You are on page 1of 23
a EE SIZ IONE | ea TTALIANA manuale tecnico pratico per le scuole della Sardegna | edizione Kae NO) Sterate @copyright gennaio 1991 Compagnia d'Arte Laterale Coop. a r.1. cagliari~ Via Lamarmora, 111 qutti 4 diritti riservati 00 [654114 ore (6653136 PRESENTAZIONE C: sembra utile, nell’ ambito della cultura generale o di esperienze artistiche di base, dare avviso, a chi inizia I'esplora- zione di sistem di segni, che varianti espressive, in un testo da re- citare, possonodipendere dallevariantidi pronuncia(conrelativi tratti paralinguistici) che i dialetti riversano nel sistema fonolo- gico. Per la linguaiitaliana, dotatadi musicalita riconosciuta, 'or- toepia é importante. Oggi in Sardegna, per motivi di sviluppo turistico e culturale, la comunicazione tra italiani del nord, del sud ¢ isolani, tra questi e gli stranieri, rifleste due tendenze gid secolari nella penisola: risolvere il problema della lingua “dal- alto”, 0 cedere a una “democrazia dei dialeni”. Senzapolemica verso chi nega utilita di un codice certo del parlare italiano, esigenze didattiche da un lato, e il bisogno d'identita culturale in Europa dall altro, fanno desiderare un criterio di uniformita. Questo manualesipropone di llustrare caratteristiche fono- logiche, molto evolute ma anche fragili, di nostra lingua, cost come ld parlano quanti, lavorando nella comunicazione di massa, 1a diffondono in milioni di case. Una tra le pitt competenti di queste persone lo ha curato donato ai giovani operatori della nostra Compagnia; i quali, ri- cambiando!’affetto, loripropongono come strumento dipiitlargo impiego che quello del sussidio didattico LA COMPAGNIA D’ARTE LATERALE. L’uomo possiede un linguaggio articolato che gli consente di comunicare agli altri uomini le sue sensazioni ei suoi pensieri. Se I'uomo pud parlare non si deve tanto al fatto che i suoi organi fonatori sono conformati in maniera diversa da quella degli altri animali; ma al fatto che il suo cervello & provvisto dicentri nervosi atti a questo scopo (“i suoni vengono prodotti dalla laringe, ma si parla con il cervello” - Gorgoni, Caliceti etc.). Esistono, nella corteccia cerebrale, centri nervosi esclusivamente destinati al lin- guaggio (area del Broca). Il processo fisiologico dell’ emissione dei fonemi attraverso gli organi fonatori ¢ la loro percezione attraverso l'udito formano oggetto della fonetica. + Che cos’é la fonetica. E quella parte della linguistica che studia gli elementi sonori di cui 2 composto il linguaggio umano. E la dottrina, espressa in regole ¢ norme, dei linguaggi e dei suoni, C’é una fonetica parti- colare per ogni lingua, Mente nell’ ortografia ci siriferisce alle lettere dell’alfabeto (grafemi), in fonetica ci si riferisce ai fonemi. + Che cos’é il fonema, Bijl fantasma del movimento acustico-muscolare necessario per produrre un dato sono, I fonemi possono essere rappresenta- ti attraverso uno strumento o attraverso la nostra immaginazione, per stabilire quale posizione debbano avere gli organi vocali per emettere il suono esatto di ogni vocale. I fonemi sono gli elemen- ti minimi non scomponibili del materiale sonoro che forma il linguaggio umano. In altre parole, con il termine fonemasiintende 1a minima unita linguistica, di per sé priva di significato, ma tale che il cambiamento di una sola di esse comporta un cambiamento di significato nella parola. Per esempio: caso con modificazione del fonema ¢ pud diventare naso, vaso, raso, etc.; pazzo con la modificazione del fonema a pud diventare pezzo, pizz0, pozzo, puzzo. i Tutti i fonemi, ¢ pid in generale tutti i suoni articolati, hanno in comune tre fattori 1) una corrente daria, 2) un ostacolo alla corrente d’aria (che manca solo nei fonemi vocalici), 3) una cassa di risonanza che da al suono un timbro particolare. Tfonemi vocalici sono prevalentemente puri, non associati a rumori come i fonemi consonantici. Se aria passa dalla glottide nella cavita boceale senza incontrare ostacoli si ha la produzione di vocali, altrimenti di consonanti. + Respirazione, fonazione, articolazione. ‘Sono i tre elementi che, nella loro successione, concorrono a formare il suono. La fonazione riguarda principalmente le vocali, 'articolazione riguarda principalmente le consonanti. E necessario che il rumore che distingue le consonanti non abbia il sopravvento sul suono che distingue le vocali. Caratteristiche variabili del suono: intensita - durata- altezza (0 registro). Le corde vocali sono costituite da un fascio fibroso-elastico ricoperto da un sottile tessuto epiteliale ¢ dal muscolo vocale, ‘Nel tempo della respirazione le corde vocali sono distanti V'una dal altra ¢ la glottide & aperta; nel tempo della fonazione le corde sono rawvicinate, la glottide & chiusa ¢’aria le fa vibrare su tun piano quasi esclusivamente orizzontale. Sono appunto tali vibrazioni che producono la voce. Tsuoni che producono vibrazioni glottico-laringali sono detti sonori (0 fonici); quelli che non producono vibrazioni glottiche sono detti sordi (0 afoni), La differenza tra i fonemi sordi e quelli sonori & molto sensibile in italiano. Molto meno sensibile nella parlata afona 0 bisbigliata, Possiamo rendercene facilmente conto se pronuncia- mo prima a voce alta € poi a voce bisbigliata due parole che abbiano opposizione fonologica relativamente alle sorde ¢ alle sonore. Esempio: callo - gallo; pelle - belle; etc. La differenza, sensibilissima a voce alta, si perde completamente nella voce bisbigliata, + Che cos’é il timbro o metailo. E una delle proprietd fondamentali di ogni suono; @ il colore, Ja qualita che distingue fra loro due suoni della medesima altezza e intensita. Nella voce umana ci permette di distinguere ad orecchio la voce di una persona da quella di un’altra. Il timbro ha una fisiono- mia individuale e pud essere naturale o facoltativo, + Che cos’e ortoepia. E la retta pronuncia. E quella parte della grammatica che insegna la pronuncia corretta di una lingua, E il rapporto pit esatto tra respirazione - fonazione - articolazione, Essa é parallela all’ ortografia, che ¢ quella parte della grammatica che insegna la corretta scrittura, + Il fraseggio. Deriva da frangere. Spezzare, dividere, separare, secondo logica, secondo buon senso e buon gusto, le parole che compon- gono la stessa frase e le frasi che compongono lo stesso periodo, in modo da dare alla lettura la voluta e giusta espressione, alle parole, alle frasi, alle pause, il loro giusto valore. + Che cos*é la dizione. El’arte del dire (implica chiarezza). La dizione un‘arte, che conferisce al soggetto parlante la capacita di trasmettere il suo pensiero in modo piacevole, credibile. Si piega alle regole valide per tutta la comunita dei parlanti ¢ alla capacita inventiva dell'individuo nel trasmettere messaggi. Recitazione: da re-citatio, citare di nuovo e percid, pratica- mente, dire quanto da altri e da noi stessi fu precedentemente citato. Declamazione: dade-clamatio, Chiamare ad alta voce, come da una tribuna, Recitazione enfatica, da oratore. Grazia: dono. Dire con grazia, cio’: con il dono di bei suoni e belle espressioni, Una concordia, di suoni e significati, che non sia uniformita; quindi, gradevole. eriodicita di un fenomeno. Nella dizione, il fenome- no interessato al ritmo @ l’accento delle parole. Le frasi in cui gli accenti sono disposti a intervalli regolari sono frasi ritmiche, I versi poetici ne danno molteplici esempi. Il ritmo & primario quando gli intervalli tra gli accenti sono sempre uguali. E secon- dario quando intervalli disuguali si alternano tra loro. Pronunciare: dire avanti, cio’ porgere all’interlocutore gli elementi del proprio discorso. Stile: & una metafora, Stilus indicava I’asticciola con cui gli antichi scrivevano su tavolette di cera: impressione sulla cera. Lo stile la personalita, l’insieme dei tratti fondamentali che caratte- rizzano il modo di esprimersi di una persona, il modo di scrivere Gi un autore, 'impronta personale che ognuno da al proprio linguaggio. Lo stile non deve diventare artificio. Consonant: rumori prodotti da un ostacolo, costituito dalla lingua, dalle labbra, dai denti. Le consonanti suonano assieme alle ‘vocali. Secondo gli organi che adoperiamo per pronunciarle esse si dividono in : labiali (m, b, p, f, v), dentali (t, 4, s, 0, z, 1, 9, palatali (v,c, ce, pe; ci, pi), gutturali (c, g, ca, ga; C0, go; ghi, ghe; chi, che), nasali (m, n). Rotacismo: errata pronuncia della r. Sigmatismo: errata 0 imperfetta pronuncia del suono 5, + Fenomeni eccezionali importanti, Analogia: ad esempio féndere (anzich® féndere da findere latino) per analogia di réndere, tndere, préndere. Invece di vagabondo, alcuni dicono vagamondo, per analogia di pensiero (colui che vaga per il mondo), Assimilazione: popone - dal latino pepo - per assimilazione con 0. Dissimilazione: venenum diventa veleno ¢ arbor albero; Federico da Frederico. Metaitesi: trasposizione di consonanti; alcuni, per metatesi, dicono spengere per spegnere, interpetrare per interpretare, dren- to per dentro, areoporto per aeroporto. ___ Protesi: accrescimento in principio, Esempio: in Ispagna per in Spagna, in Isvizzera per in Svizzera, Epéntesi: acorescimento in mezzo. Esempio: inghilesi per inglesi, da ruina si ha rovina. Epitesi: accrescimento in fondo. Esempio: piue per pid (Dante), cognacche per cognac. Aferesi: la caduta di uno o pit! fonemi in principio di parola. Esempio: badia per abbadia, limosina per elemosina, romito per eremita, Sincope: la caduta di uno pid fonemi all’interno di una parola. Esempio: opra per opera, dritto per diritto, spirto per spirito, Apdcope: Ia caduta di uno o pi fonemi alla fine di una parola, Esempio: far male invece di fare male, caval per cavallo, San Pietro per Santo Pietro, dir bene per dire bene. + Regole per ’esatta pronuncia della lingua italiana L'alfabeto italiano & composto di vocali e di consonanti ¢ recisamente 5 vocali ¢ 16 consonant. ; rE Ogni parola ha un accento, dettotonico, su quella sillaba sulla quale lavoce si appoggia. La vocaleditale sillaba sichiama vocale tonica. : Per quanto riguarda I’accentazione grafica, 1a lingua italiana hala possibilita di adoperare due accenti: il grave ()¢T’acuto () che servono ad indicare tanto la retta pronuncia tonica quanto ella fonica di una parola. itt : see Laccento acuto si adopera per le vocali di pronuncia chiusa, i Tia. Praccento grave per quelle di pronuncia aperta, ‘Delle cinque vocali solo la e ¢ lao, quando vi cade I’accento tonico, devono essere pronunciate aperte o chiuse, a seconda dei casi; le rimanenti tre: a, i, u, rappresentano ciascuna un fonema ‘unitario comunque si presenti’ accento tonico. Pertanto, le vocali orali italiane nella pronuncia tipica basata sul toscano letterario sono sette: 162.406 u. Possiamo disporre le vocali in sillaba tonica nel seguente modo: u 10 Se partiamo dalla vocale a posta al vertice del triangolo noi troviamo che, pronunciandola, 1a laringe sofire lo spostamento minimo: la bocca largamente aperta ¢ la lingua, quasi in posizio- ne di riposo, retratta verso il piano boccale, cosi che il tubo fonatorio assume la forma di un imbuto aperto in avanti. E questa la vocale che il medico fa pronunciare al paziente di cui voglia esplorare il fondo della cavita orale senza ricorrere a strumenti speciali. Se da questa posizione quasi di riposo, la lingua si protende lievemente in avanti, mentre ’angolo intermascellare diminuidce, avremo la vocale e. Siccome in una pronuncia corretta le singole vocali italiane sono articolate e pronunciate con grande chiarezza, un ¢ medio in sillaba tonica, non esisteche in pronuncie dialetali e per cid stesso difettose rispetto alla pronuncia toscana colta, Avremo dunque la vocale 2 aperta (0 larga) situata nella zione di a (es.: pérla, dénte, bello, béne, etc.); ¢ la vocale é chiusa (0 stretta) situata nella direzione di i (es.: véro, néro, séra, védo, pinéta, abéte, siréita, vétta, etc. Se dal punto i vista dell'articolazione in cui si pronuncia la vocale é chiusa, noi procediamo ancor pil! avanti nella serie palatale sollevando Ja laringe, ritraendo le labbra e allargando trasversalmente l'apertura boccale, arriviamo alla vocale i. La linguaé sollevata dal piano della bocca versoiil palato, i bordi della lingua toccano i molari dell’arcata dentaria superiore, cosi da Jasciare all’aria un’apertura molto stretta, La vocale i dell italiano & netta, chiara, dal timbro piuttosto chiuso. Se tomiamo alla posizione della lingua quando articola la vocale a ¢ procediamo in senso opposto verso le vocali velari troviamo una articolazione sempre pit) arretrata verso la parte posteriore del palato (velo del palato), una diminuzione del numero delle vibrazioni, un arrotondamento delle labbrae un loro 11 progressivo restringimento: avremo in questo modo articolato la vocale 0. Liitaliano corretto di tipo toscano conosce, in sillaba tonics due specie di o, del tutto parallele alle due specie di eche abbiamo gia desoritto. Abbiamo cio’, un 6 aperto (0 largo) e un é chiuso(o stretto). Come per la vocale e, nella pronuncia corretta italiana un 0 medio tonico non esiste. sistema pit pratico per distinguereii due tipidio’-come per Jae - quello di mettere l’accento grave sulla vocale 6 aperta (es.: budno, sudno, rdba, rosa, etc.), e l’accento acuto su quella chiusa (¢s.: sdle, s6lo, s6no, célpa, pélpa, etc.) Lad aperta sara situata nella direzione di a, Ia 6 chiusa nella direzione di u. Noteremo a questo punto che mentre Ia é ¢ le 6 aperte si ‘trovano solo in sillaba tonica, le chiuse &ed 6 possono trovarsi sia in sillaba ronica che in sillaba arona. Se dalla vocale 6 chiusa procediamo lungo la serie delle ‘yocali velari, abbassando la laringe, portando in avanti e arroton- dando ancor pid Ie labbra giungiamo alla vocale 1. : Quando articoliamo la u Ja laringe @ abbassata al massimo, apertura orale ¢ridotta al minimo e spinta in avanti lungo il piano boccale, mentre la lingua innalzata indietro verso il velo del pa- lato (es.: fumo, duro, muro, luce, etc.). Abbiamo con cid preso in esame le nostre sette vocali ¢ ci siamo resi conto che basta che la posizione dell’articolazione sia anche solo lievemente spostata in avanti o indietro perché risulti una alterazione ¢ quindi una variazione del colore della vocale stessa. Ivalore fonico delle vocali suggerisce i seguenti concetti la a évocale ditrasparenza; attraversoadessa, la voce passaeripassa 12 senza contrasto. In qualunque parola si trovi, questa vocale non ud essere pronunciata che con un unico suono. Lai vocale di vibrazione: ferma repentinamente la voce per lasciarla vibrare, Laué vocale di profondita: prolungata, da un’espressione di terrore, Laeévocale di metallo: si apree sichiude alla pressione della voce a seconda che sia pronunciata larga o stretta, Quando & aperta si awvicina alla trasparenza di a. Laoévocaledi melodia: non hala trasparenzadi a, ladurezza metallica della e, né produce la vibrazione della i. H la vocale che fonde questi suoni dando un’impressione di canto, ¢ -pit di ogni altra- giunge lontano nello spazio (i richiami di montagna si ap- poggiano, infatti sulla 0), Cioccuperemo quasi esclusivamente della dizione vocalica, ¢ pill precisamente della dizione delle vocali intermedie nel triangolo che abbiamo tracciato: la é di vewro, la é di finestra, lad di porta, la d di moglie, poich® sono quelle che presentano maggiori difficolta, e che l’influsso dei dialetti, soprattutto, fa usare in maniera errata, Per influsso del dialetto sardo, ad esempio, si & portati ad aecostare ciascuna di queste vocali, nella doppia scala a V che abbiamo segnato, alle vocali estreme (ua - i) quando queste siano Comprese nella sillaba successiva, ad esempio: vétro vétei, porto POrti, sco ésci, mdndoméndi, quadérno quadémi, néronéri, rbsso T6ssi, quéllo quélli, véro véri, questo quésti, etc. Rivediamo adesso le stesse parole nella pronuncia esat vétro vétri, porto port, tsco ésci, méndoméndi, quadémno quadér- ni,néro néri, réssoréssi, quélloquélli, véro véri, quésto quésti, etc. ‘Una regola, che é necessario enunciare per noi sardi, éche la vocale tonica del tema di ogni parola conserva lo stesso acento, 13 nel corso della declinazione o coniugazione della parola stessa, in tutti i casi in cui rimanga tonica. Occorre percid evitare I'attrazione esercitata dalle vocali estreme sulle intermedie che precedono. Nel verbo prendere, per esempio, la¢ della prima sillaba sari sempre aperta in tutta la coniugazione; come nell’aggettivo poco Ja 6 rimarra ugualmente aperta anche al maschile plurale (pdco pochi). Ovviamente, noi ci occuperemo dell’esatta dizione delle vocali toniche, e comincjeremo dalle terminazioni piticomuni che permettono la formulazione di alcune regole per!"esatta dizione di decine e decinedi parole; daremoquindi alcune normedi carattere scientifico e pratico ed elencheremo le oscillazioni, i dubbi e gli errori pitt frequenti. In una lingua neolatina ogni riferimento all’evoluzione stori- ca e ogni richiamo al latino & un utile chiarimento giacché rendendoci conto di un fenomeno linguistico, generale 0 ariche particolare, lo terremo nella memoria molto meglio. + Parole ossitone o tronche. Le parole tronche che terminano in o devono avere, senza eccezione, I’accento grave, giacché la pronuncia della vocale tonica & sempre aperta (perd, balld, pud, nd, lascid, pass®, etc.). L’accento tonico sulle parole tronche terminanti in ¢ pud essere invece grave o acuto; tale vocale infatti si pronuncia, a seconda dei casi, aperta o chiusa. Esempi di pronuncia chiusa: godé, cedé, perché, wé, sé, mereé, scimpanzé, né, ché, ré, viceré, etc, Esempi di pronuncia aperta: @, cio’, ahim®, ré (nota musica- Ie), No’, Mosé, Giosué, Salome, etc. Inoltre, le parole di origine straniera: canape, gild, the, caffe. 14 + Accento atono. In ogni parola vi é una sillaba che ha I’accento pid spiccato (sillaba tonica) rispetto alle altre, le quali, pur non essendo prive di accento, l’hanno in minor grado. Tale acento é detto atono. Ne deriva l'importante regola secondo cui I’accento atono non determina variazioni nella pronuncia dellae e dellao, lequali, quando sono prive di accento tonico, devono essere pronunciate chiuse, Per riassumere: delle cingue vocali in sede tonica , e ed o possono avere suono largo (bello, decdro, dttimo, éstero, etc.) € suono chiuso (véro, estéso, délore, éncia, lire, etc.); in sede non accentata hanno sempre suono chiuso, + Vocali lunghe, vocali brevi. Le vocali in sillaba atona non sono mai lunghe, mentre quelle in sillaba tonica possono essere brevi o lunghe. Se pronunciamo, per esempio, la parola pépolo abbiamo tre sillabe con la vocale 0; nella prima sillaba, I'o tonico & di timbro aperto ed @ pitt lungo Cio’ ha maggiore durata) dei due o delle sillabe seguenti che sono atoni postonici. Cosi nella parola ala il primo a tonico @ indubbiamente pid lungo del secondo che & atono in sillaba finale. Naturalmente vi sono gli allungamenti di carattere psicologico, voluti dal parlante in determinati casi, per dare maggiore effetto al suo discorso. + Opposizione di durata, Consonanti brevie lunghe: caro carro,ecoecco, nono nonno, eraerra, etc., dove abbiamo una sillaba tonica lunga seguitada una consonante breve (caro); e una yocale tonica breve seguita da una consonante lunga (carro). Altri esempi: acanto accanto, anélo 15 anéllo, baco Bacco, bruto brutto, camino cammino, cane canne, dita ditta, dote dotte, fata fatta, politico polittico, fideo fidcco, fumo fummo, grato gratto, mdto motto, rupe ruppe, pani panni, péna pénna, trota trotta, tufo tuffo, vale valle, vile ville, etc. + Opposizioni fonologicamente rilevanti. Fra due timbri di e tonica: aecetta ’incarico - sembra tagliato con l'accétta; i salumaio affétta il prosciutto - lei affetta noncuranza; Varéna (0 la réna) & umida - I’ Aréna di Verona; @ un ottimo colléga - non colléga le cause ¢ gli effetti; non importava che corrésse - il maestro lo corrésse; gli datti da tradurre un brano dei détti di Socrate; &sca di qua - I’ésca per i pesci; Mario legge un decreto di legge; la pésca @ stata abbondante - mangio una bella pésca matura; penso sempre a té - gradisci una taza di t8? Fra due timbri di o tonica: accérsi in suo aiuto - mi accdrsi del pericolo; un sacco di botte - una bétte di vino; tun uomo c6ito - non ho cdlto il doppio senso; mangio pane ¢ céppa - bevo una cbppa di champagne; ho c6rso a perdifiato - Napoleone fu un grande Corso; un piccolo féro - il foro romano; o sc6po io il pavimento - lo scdpo della domanda; la rdcca in cima al monte - la récca per filare; un tdcco di pane - il t6cco della campana; io mi volto triste in vélto. + Rafforzamenti sintattici. : Si tratta dell’allungamento delle consonantiiniziali di parola 16 Per influsso di parole precedenti. A volte, la grafia, basata sulla realtA fonetica, indica I’allungamento scrivendo la consonante doppia=addosso, accanto, dabbene, davvero, soprattutto, etc., ma non ci insegna che la medesima pronuncia si ha anche se si scrive separatamente =a, dosso, a canto, da bene, da, vero, sopra tutto, ete. Vediamo quali sono ora le parole italiane che hanno effetto rafforcante; parole dopo le quali, se non vi sono pause (indicate, ma non sempre, da segni di interpunzione) le consonanti iniziali della parola seguente vengono rafforzate (cio pronunciate lun- ghe 0, come si dice pit comunemente, doppie): + tutte le parole tronche (si noti la differenza fra canta bene e cantd, bene, bellezza vera ¢ bonta, vera, dove la b di bene e lav di vera vengono rafforzate per effetto della parola tronca che le precede) +a: abito a Roma = che: che vuoi, che, dici + chit chi, viene, chi.Jo dice + cid: cid, det, cid ch’io vidi = da: vengo da casa ~ da (3° persona sing. ind. pres.): dammi + do (1° persona sing. ind. pres.): te ne do, poco + di (2° persona imperativo dire): di tutto, di, presto ~ € (congiunzione): bianco e ero ~ & (verbo): & vero, & bello, & ui + fu: fu, vero, fy malato + fa: fa piacere + fra: fra noi, fr8 (per frate): Fra, Galdino, Fra, Nicola + gid: gid detio, gid, fatto + gilt: git, nell’inferno ~ ha, ho: ha visto, ho voluto 18,1 (avverbi di luogo): I. sotto, li, sopra, anche /a nota musicale 17 = ma: ma,no, mache, dici «me (pron. pers. Solo quando é tonico): a mé, Jo dici; non quando @ atono: me lo dici + mi (nota musicale): mi bemolle = né: né, bianco né nero = no: no_certo = 0 (congiunzione): 0 questo, o, quello = pill: pit, bello = qua, qui: qué sopra, qufvicino - re (sostantivo): re galantuomo, re nota musicale « sa, $0: lui sa, tutto, lei sa, poco, io so bene = 86 (pronome tonico): per sé Jo volle + se (congiunzione): se venisse «= si: si certo, si nota musicale + su: su_nel cielo = sta, sto: sta_bene, sto, male = te: ate piace + tre: tre, cani (notare: due cani, due pezzi, tre, pezzi) + tu: tu fai, m vuoi, tu, dici. + Parole bisillabe con effetto rafforzante. + come: come, vuoi, come me, come mai = dove: dove vai = qualche: qualche, volta + sopra: sopra.Ja panca, sopra tutto - Dio: rafforza il d iniziale (ugualmente dei, dea, dee). ‘Non awiene il rafforzamento dopo le interiezioni, ad esem- pio: Oh Romal; Deh parla! + Parole dotte, italiano ha anche un numero considerevole di parole dotte 18 ¢ semidotte prese dal latino come elementi culturali nel MedioEvo € in eth modema. Ora, Ia distinzione di timbro fra e (lungo) pronunciato come stretto ed e (breve) pronunciato largo, non esiste in questi elementi. Per una abitudine scolastica, la cui origine non 2 del tutto chiara, le vocali latine, indipendentemen- te dalla loro quantiti, sono state lette tutte aperte. Allora, tutte le parole dotte che hanno in sillaba tonica una e © una o sono pronunciate con vocale aperta indipendentemente dalla quantita della corrispondente vocale e ed o del latino. Saranno quindi latinismi, e contro la ragione etimologica: crudéle, estrmo, completo, féto, ménsa, ttro, dove abbiamo un ¢ aperto in sillaba tonica in corrispondenza di un ¢ lungo latino: ccrudelis, extremus, completus, fetus, mensa, teter tetra tetrum, Non 2 perd cosa facile distinguere in italiano le voci dotte da quelle popolari e quindi il criterio sopra indicato non sempre aiuta, anche nelle parole di origine latina la cui etimologia é trasparente, + Dittongo - iato, Voeali forti: ae 0 Vocali deboli: i u 2 vocali forti = iato (paese, leone, poeta, idea, leale, aorta, liceo, neo, Paolo, cacao, etc.). 2 vocal deboli = dittongo (chiuso, piuma, fiume) 1 vocale forte + 1 vocale debole = dittongo (cielo, dieci, uovo) Se pero l’accento cade sulla debole = iato (faina, Caino, abbaino, paira). Se lavocale debole (0 semivocale) precede la vocale avremo dei dittonghi ascendenti (cosi chiamati perché si passa da una minore sonoriti, quella della semivocale, a una maggiore sonorita, quella della vocale). Esempi: id fidto; ie pide, side, miéte, fiero, ditci, etc.; ié fischiétto; id chiddo; i6 fidre; iu chiude; ud qua, 19 guaio; ué guérra, eloquénza; ué quéllo, questo; ui guida, qui; ué budno, udmo, cudre. Sono dittonghi discendenti quelli nei quali la semivocale segue la vocale, e nei quali si passa da una maggiore sonorita data dalla vocale auna minore sonorita rappresentata dalla semivocale. Esempi: ai zAino, mai; au rauco, fauci, idrdulico; 2i saréi, vorrei; 4inéi (preposizione articolata); éu féudo, propedeutica; eu feuda- le, eufemismo (solo in sillaba atona). + Pronuncia chiusa della vocale e, Nelle terminazioni nominali in: |: bréccia, villaréccio, libéccio, carraréccia, tréccia, fréc- cia, Eecezione: féccia. - éechia (0): sécchia, catapécchia, paréechio, orécchio, etc, Eece- echio, specchio, puléggia, campéggio, paréggio, contéggio, etc, Eoce- zioni: réggia, péggio, seggio. ~ égna (0): légna, conségna, Sardégna, inségna, dégno, contégno, etc. - éppa (0): zéppa, céppo, etc. Eccezione: teppa, ~ éppia (0): gréppia, séppia, etc. - éa (0) (¢): diféso, offés0, contésa, paése, péso, bolognése, nuorése, etc. Eccezioni: Créso, Teresa, Agnése, obéto. ~ éssa: duchéssa, dottoréssa, contéssa, badéssa, etc. Eccezioni: osséssa, préssa, réssa, + ésca (0): trésca, fantésca, romanésea, pésca (pescare), pazzésco, etc, Eccezioni: ésca (uscire), pésca (frutto del pesco). = ésimo (nei sostantivi): cristianésimo, battésimo, etc. Eccezione: crésima. 6tto (a) diminutivi: galléto, fascéto, carrétto, bimbétto, etc. (ma 20 non i participi forti di tipo létto, corrétto, prottto, elétto, etc.). - évole: agévole, colpévole, sociévole, arrendévole, etc, Eccezio- ni: figyole, che segue la regola per cui la e di una sillaba tonica preceduta dalla i si pronuncia sempre aperta. (Es.: didci, chiésa, iti, pidtra, sitro, cielo, ciéco, notando che la iin cidloe cidco ha valore puramente grafico). ~ &2za: giovinézza, bellézza, doleézza, carézza, ete. Eccezioni: pezza, tramézza, = ménte (0) (a): doloémente, caraménte, finalménte, e nei sostan- tivi in ménto: aliménto, laménto, moménto, nutriménto, etc. Eccezioni: Clemente, veeménte, deprioante. = yéndolo (a): pescivéndolo, fruttivéndolo, straccivéndolo, etc. + to (particelle derivative): ruttéto, olivéto, pinéta,roséto, canné- to (ma non nelle terminazioni nominali: céto, faceto, alfabéto, ete,). Hanno altresi la prontncia chiusa della e tonica le parole: ramméndo, péntola, méntre, diméntico, céncio, éntro, déntro, ¢ composti, Inumeri vénti, trénta, i verbi scéndere, véndere, véndi- co, sémbro. + €guo (gruppo gu + vocale): séguo, adéguo, diléguo, wégua, strégua, etc. + Pronuncia aperta della vocale & Nelle terminazioni nominali in: ~énne (io): venténne, perénne, indénne, millénnio, etc, Eccezioni: bipénne, pénne. ~ éndo (a): orréndo, reveréndo, bénda, faccénda, etc. Eccezione: ramméndo. ~énse (a) (0): forense, castrénse, cénso, incénso, imménso, dénso, etc, ~énte (0) (a): corrénte, paténte, valente, sapiénte, coerente, cénto, 21 Rento, polenta, placenta, etc. Eccezioni: terminazioni in ménte, trénta, Trénto. -to- mnéo, plebéo, marta, platéa, cicisbéo, etc. - dca: bibliotéca, mantéca, etc. = dda (0) (e): schéda, arrédo, séde, eréde, etc, Eccezioni: féde, mereéde. - ddia (0): tragédia, india, tédio, media, etc. = dma (0): diadéma, poéma, fonéma, estrémo, Polifémo, Rémo, téma (argomento), etc. Eccezioni: rémo (strumento voga), téma (temere), scémo. énia: nénia, tenia, venia, etc. - bra: primavéra, panttra, sféra, emisftro, altéro, etc. Eccezioni: céra, cér0, capinéra, péra, péro, néro, séra, véro. - ira (0): secondo la regola del dittongo ie sentitro, primitra, cavalitre, coppiére,etc. - dria (0) (e): materia, imperio, série, rie, miséria, Valeria, etc. - sta (€) (0): testa, celéste, péste (morbo), molésto, innésto, festa, exc. Eccezioni: pésta (orma), pésto, césta, crésta, désto, codésto, quésto. éstra (e) (0): finéstra, minéstra, orchéstra, pedéstre, campéstre, baléstra, déstro, maéstro, etc. Eccezione: capéstro. Sia Firenze sia Roma dicono, contro la ragione etimologica, capestro (dal latino capistrum). La forma con e aperto 2 dovuta ad una tendenza fonetica per cui le vocali ¢ ed 0 tendono ad aprirsi dinanzi a sir (maéstro, minéstra, canéstro, etc.). - 2volo: malévolo, benévolo. - dzia (0): indzia, fackzia, Iezio, Lucrézia, Venézia, etc. -@nza: negligenza, sapiénza, pazitnza, valenza, dectnza, utén- za, senza (senza pronunciato con un e aperto quando ha accen- to autonome, per esempio: non si pud star senza, L'e appare invece neutra o chiusa quando, per fonetica sintattica, la parola 22 perde il suo acento autonomo per appoggiarsi procliticamente alla voce seguente. Es.: senza dubbio, senz’altro. In questi casi la vocale e diventa atona) + dsimo (numerale): ventésimo, trentésimo, dodicésimo, centesi- mo, etc. - Uo (a): fratéllo, sorélla, ombréllo, cappéllo, béllo, snéila, etc. Eccezioni: capéilo, stélla, quéllo, élla. Particolarita degna di nota & quella che si rileva nelle parole che hanno, in sillaba tonica, la vocale e che precede la consonante m (gruppo em). La pronuncia della ¢ in questi casi & quasi sempre aperta; li- mitatissime le eccezioni. Fanno regola costante (tranne marémma) i vocaboli con terminazioni in emma: dilémma, sttmma, gémma, flémma, etc. Molte altre sono le parole con desinenza varia che denotano questa particolarita: lémme, mémbra, sémpre, settémplice, tempia, tm- pio, témpra, t@mpora, settembre, novembre, dicémbre, etc. Fra le eccezioni sono: émpio, scémpio, lémbo, grémbo, némbo, sémplice, sghémbo, il verbo émpiere, i suoi derivati e i suoi composti; le voci verbali sémbrare e scémpiare. Meno uniforme, ma interessante, il comportamento fonico della e quando precede la r (gruppo er) nella sillaba tonica: generalmenteé aperta, sia in parola piana sia in parola sdrucciola. Principali eccezioni: cérca, ricérca, le voci del verbo cercare ei suoi derivati; cércine, c&rchio/a (sostantivoe verbo), cicérchia, férmo (sostantivo ¢ verbo), érmo, érpice, érta, schérmo, schérzo (sostantivo e verbo), sérqua, vérde, vérga, vérgo, vérgine, inérpi- 0, etc. Le parole sdrucciole che hanno la pronuncia della ¢ tonica aperta sono le pit. E evidentemente impossibile elencare le numerose eccezioni. 23 Sard invece utile rilevare alcune terminazioni sdrucciole che ‘Yogliono la pronuncia aperta della e. + btico: dialéttico, catalattico, ete. - btico: magndtico, ipotttico, etc. = &ttrico: eléttrico, etc. - &trico: métrico, perimétrico, etc. - *rrimo: celebérrimo, etc. - trmico: térmico, ipodérmico, etc. - trico: collérico, periferico, gentrico, sérico, etc. anico: ellénico, fotogénico, ete. ico: anémico, polémico, endémico, etc. = ico: gadlico, mefistofelico, aristotélico, etc. = dico: oltico, onomatoptico, etc. = &falo: cBfalo, macrocéfalo, microctfalo, etc. + Pronuncia chiusa della vocale 6, Nelle terminazioni nominal i 6ce: atréce,ferdce, néce, véce, veléce, etc. Eccezione: precéce. = 6gna (0): cicégna, vergdgna, s6gno, cotégno, biségna, etc. = Gio: vassbio, frantdio, raséio, scorsdio, etc. = éne: azine, occasiéne, religiéne, passibne, diziéne, libréne, tutti gli accrescitivi. = Gre: amére, dolére, favére, signére, fidre, etc. -6rdo: s6rdo, ingérdo, balérdo, ete. Eecezioni: le termina- zioni in cordo, (accdrdo, ricdrdo, scdrdo, etc.). - 650 (aggettivi): amoréso, prezidso, faticdso, fastididso, noidso, misteri6so, ete. Eccezione: esdso. I sostantivi in oso non hanno tuna particolare regola, sia la loro terminazione in a e in o. Generalmente vogliono la pronuncia aperta (chidso,cdsa, spdso, qualcdsa, ripdso, ete.) Tuttavia -specie se la desinenza @ in a - qualcuno di essi segue la legge degli aggettivi (mimésa, cimésa, 24 Tolésa, Cert6sa, etc.). -6nda (o): frénda, méndo, moribéndo, vagabéndo, féndo, téndo, rot6nda. Eccezione: péndo. + Onta (0) (e): ménta, fénte, cénte, cénto, frénte, raffrdnto, confrénto, bisénte, etc. - Orme: endrme, uniférme, différme, conférme, etc, - 6gnolo: amardgnolo, verdégnolo, azzurrégnolo, ete. Nei participi passati in: ~ 6sto: rispésto, nascésto, pésto, dispésto, etc. + 6tto: rétto, condétto, ridétto, etc. Quando nella sillaba tonica la o precede la m (gruppo om) la pronuncia & chiusa (sémma, rémbo, témbs, témbola, Réma, bémba, colémba, gémma, etc.) fuorché nelle voci cdmma, dém- ma, (dégma), coma. Se la consonante & una n (gruppo on) ugual- ‘mente, pur essendo nella generalitA dei casi chiusa (cénte, monte, brénzo, facdndia, bisénte, rondine, etc.) a volte la 0 & aperta. L.numero di tali parole & limitato, sicché possiamo ritenerle delle eccezioni alla regola: cdngruo, cdnscio, incdnscio, cdnsono, ditténgo, génna, pondo, respénso. + Pronuncia aperta della yocale Nelle terminazioni nominali i + decia (0): figlidccia, fantdccio, bisbdccia, etc. Eecezioni: géc- cia, déccia, méccio, ~dda (e) (0): mada, sdda, lode, prode, nddo, frédo, etc. Eccezioni: c6da, réde (rédere). - dgio (a): magio, oroldgio, Ambrogio, etc. ~ oggia (0): foggia, pidggia, mdggio, pdggio, etc. Eccezione: rg- gio. + dma (0): ardma, soma, gndmo, tdmo, etc. Eccezioni: Réma, pémo. 25 - dmio: bindmio, encdmio, etc, - onia (0): acrimonia, fanddnia, demdnio, cerimdnia, testimanio, etc. - dpio: periscdpio, scoldpio, etc. - dppa (0): grdppa, toppa, galdppo, zdppo, cdppa, etc. Eecezior péppa, cdppa (salume), cdppo. 2 eldquio, solildquio, ete. aldoria, gloria, storia, meméria, sussultdrio, etc. ipndsi, tubercoldsi, calcoldsi, scolidsi, etc. - dsia: ambrosia, sdsia, simposio, etc, - 0880: fss0, moldsso, ddsso, etc. Eccezione: rdsso. + dtto: aquildtto, giovandito, ldtto, mdtto, doto, etc. Eccezioni: sétto e le forme sostantivate derivanti da participi passati latini: viaddtto, salvacdndotto, acquedétto, etc. + daza (0): qualora appartengano a derivati di parole madri: tindzza, predicdzzo, etc. Nelle altre voci si ha pronuncia varia, benché molte siano quelle che seguonola presente regola: bdzza, piccdzza, tdzza, cdzzo. Tra i vocaboli che hanno la o tonica chiusa: g6zz0, pdzz0, pézza, sézz0, sdzza, singhidzz0, mézz0 (termine marinaresco e verbo), 14220, etc. ~ dea (0): foca, tapidea, paco, trasloco, etc, = deca (0): cdcca, scdcca, stdcco, etc. Eccezioni: bécca, sbécco, récca (per filare). - dechio: dcchio, gindcchio, findechio, etc. + dlico: edlico, anatdlico, cattdlico, apostdlico, etc - dro: O70, ristdro, tesdro, cbro, etc, Eccezione: lavéro. Desinenze sdrucciole di sostantivi e aggettivi con pronuncia della o aperta: + dtico: ipndtico, nevrotico, etc. - dstico: agndstico, prondstico, etc. 26 + drieo: caldrico, metafbrico, ete, + dpico: ciclapico, spettroscdpico, etc. - dnico: coldnico, lacdnico, ete. - metro: mandmetro, termdmetro, etc. = dmico: agrondmico, gastrondmico, etc. - mane: biblidmane, cleptomane, etc. ~ dlogo: astrdlogo, etc. 0: bucdlico, etc. ide: celluldide, metalldide, etc. grafo: litdgrafo, storidgrafo, etc. gico: frenoldgico, meteoroldgico, etc - dgeno: gassbgeno, vaccindgeno, etc. - dforo: galattdforo, termoforo, etc. - dfobo: idrdfobo, anglfobo, etc. - dfilo: esierdfilo, georgdfilo, germandfilo, etc. ~ dfago: esdfago, ittidfago, ete. - ddico: metddico, melddico, periddico, ete. + 0-ed e sono chiuse: = davanti a gn: légno, inségna, dégno, régno, ségno, vergégna, 6gni, spégnere ( ¢ quindi io spéngo, tu spégni, egli spégne, etc.) va guadagnando terreno anche a Firenze conto il pit) toscano spengere (io spengo, tu spengi, e cost il participio spénto prevale oggi su spénto); (prognosi, Mantegna, esempi di parole dotte). + davanti a Im: élmo, mélma, célmo, élmo, etc. (Ansélmo, Gugliéimo, dotte).. - davanti a mm: marémma, fémmina, bestémmia, vendémmia, g6mma, erdmma, sémma, etc. (flémma, gémma, stémma, dot- te). + davanti a nn: cénno, pénna, sénno, anténna, coténna, vénne, ténne, sénno, ténno, colénna, etc. Eccezioni: dénna, génna, 27 ménna, (perénne, Porsénna, dotte). Ed inoltre: ~ é chiusa nei pronomi: quésto, quéllo, stésso, medésimo, égli, lla, té, mé, sé, etc. Eccezioni: léi, costéi, colei. ~ é chiusa davanti a ce: sécco, tréccia, sécchia, orécchio, etc. Eccezioni: éccito, ecco, féccia, pécca, spécchio, vecchio. - é chiusa davanti a ce: péce, invéce, etc. Eccezione: préce. -échiusa davanti app: céppo, gréppia, séppia, stéppa, zéppo, etc. Eccezioni: séppi, séppe, séppero, Giuséppe, Beppe, téppa. + € chiusa davanti a zz: altézza, bellézza, doleézza, carézza, capézzolo, brézza, olé220, etc, Eccezioni: mézz0, pézz0, prézz0, pézza, tramézza. + 6 chiusa davanti a m+consonante; (tranne nel caso in cui la consonante che segue sia un $ ) 6mbra, témba, trémba, pompa, cémpito, compra, bmba, rémbo, bémbola, etc. + 6 chiusa davanti a n+consonante: nascénde, péngo, biéndo, vagabéndo, spénda, brénzo, réndine, géndola, g6ngola, génfio, conto, ménte, cénte, pénte, céntro, bréntola, énta, bénzo, g6nz0, ete. + 6 chiusa davanti a I+p: Célpa, vélpe, etc. - 6 chiusa davanti a 141: vélto (viso), mélto, célto, etc. ~ 6 chiusa davanti a Ite: s6lco, bifélco, délce, etc. + 6 chiusa davanti a L+f: gélfo, 26lfo, etc. 6 chiusa davanti a I+: pélso, bélso, etc. chiusa davanti a r4/: érlo, t6rlo, etc. + 6 chiusa davanti a r+n: férno, t6mo, intémo, etc. - 6chiusa davanti a r+m: forma, érma, endrme, st6rmo, mérmo- 1a, ete, Eccezione: norma (ammissibile anche nérma per influsso di forma dal latino forma con o lungo). Sempre aperto il nome di luogo e il nome personale femminile Norma. 28 + 6 chiusa davanti a r+s: 6rso, Orsola, t6rso, c6rso, etc. - 6chiusa davanti a r+r: férra, pérre, dispérre, bérra, correre, etc. Altre eccezioni: cémo, dérmo, mérso, dérso, pérro, pérsi (porgere), Califénia, drrido, sbarnia, scorsi (scorgere), trsi (tor- cere), Andérra, abdrro, trrido, Campoformio, ete. +E edo si pronunciano aperte: + davanti a ns: ptnso, constnso, dissénso, dispénsa, esténse, intdnso, cdnsole, etc. + davanti a q: Equo, eséquie, osstquio, colldquio, etc. + davanti a consonante+2 voeali: Venézia, d2i0, celia, Aurelio, miséria, ferocia, collégio, commédia, dlio, ddio, dormitdrio, pednia, etc, Eccezioni: frégio, impécio, etc. -nelle voci in consonante+!: plebe, &gloga, gléba, gldssa, globo, flemma, deploro, deflaro, etc. Eecezione: cémplice. = nel dittongo ia: vitni, siédi, pide, miele, diéci, etc. nel dittongo ud: budno, sudno, tubno, rudta, fudco, mdi, sudi, budi, cudcere, nudcere, mudio, cudio, udva, etc. Inoltre 6 aperta: fine di parola tronea: Pd, lod®, portd, canterd,etc. - davanti a d: brddo, mado, sddo, moda, gddo, nddo, fodera, allodola, etc, Eccezioni: cdda, dédici, rédo. ~ davanti a b: rdba, adddbbo, gdbbo, etc. Eccezioni: condbbi, condbbe, ottdbre, rdbbia. + davanti af: scrofa, stoffa, gdffo, etc, Eccezioni: rofia, sétfio. + davanti a f (sdrucciole): botola, cidtola, zitico,etc. Eccezione: cética. + davanti a s (sdrueciole): elemdsina, spropdsito, rdsolo, etc. - davanti a consonante doppia in sdrucciole: sdffoca, vidttolo, wdttola, ndcciolo, mdccolo, bdssolo, etc. 29 + Quaiche cenno sulle consonanti. La consonante, che di per se stessa é priva di suono 0 lo ha imperfetto e simile arumore, si sonorizza nell’atto dell’emissione della voce, quando & pronunciata unitamente a una vocale. Nella perfetta dizione la consonante & dotata d’ una sua propria -anche se impercettibile- armonia. La f & consonante di lieviti; la g di profondita; ta J di trasparenza; la m ela n di morbidezza; la r di opacita; las e la z di silenzio; la ¢ € la g quando sono unite o stanno tra vocali di trasparenza, acquistano esse pure valore di trasparenza: es. acqua, nacque. L’unione della con le consonanti b, p et pud dare immagini Gi desolata tristezza (all! ombra dei cipressi e dentro l'urne). Laconsonante !combinatacon econ rrende!"idea del soffio ¢ del fruscio (farfalla, frullo). Lacon lare las dail senso onomatopeico della esplosione interdentale; esprime pertanto concetti di dolore (tristezza).. Lace lag unite alla r, esprimono, per -onomatopea, la sensazione fonica di taluni rumori (scroscio, grido, gracidio). Per quanto riguarda la loro musicaliti le consonanti si dicono sorde quando, pit che suono, sono rumore prodotto dall’emissio- ne del fiato: 6, f, p,q. © z aspre; sonore se sono accompagnate da tuna vibrazione delle corde vocali: b, d, g, 1, m,n, r, v,5.¢ z dolei. Alla lettera h non corrisponde un suono proprio. + Norme pratiche per la pronuncia di s sorda (S) e sonora (S). La nostra grafia non dispone di due segni diversi per disti guere il grado di sonorita delle sibilanti s; e questa é la principale causa della confusione che fanno gli italiani non toscani che non sono guidati neppure dall’ortografia. Inseriremo dunque questo segno: S per rappresentare la s 30 sorda e forte; I'altra, la sonora o lene, la rappresentiamo grafica- mente cosi: $. ssorda: - iniziale di parola dinanai a vocale: sale, sette, si, Sole, etc. + in casi di composizione con prefisso: disegno, designo, desi- gnare, desistere, risolvere, risoluzione, etc. - Penelitica si (particella atona che si congiunge con la parola che precede formando una voce sola) in casi come: affittasi, devesi, dovevasi, dicesi, etc, ~nej numerali con secondo elemento sei, sette: sette, etc. -dopoil prefisso bi: bisettimanale, bisolfuro, bisestile, bisillabo, bisettrice, etc, ~ dopo il prefisso di: diseccare, disegno, disegnare, disopra, disotto, etc. (Bisogna fare attenzione anon confondere:ilprefisso di col prefisso dis dinanzi a parola che comincia per vocale; questa ha, infatti, sempre s sonoro. Es.: disaccordo, disadatto, disadorno, disagevole, disarmante, disuguale, disertore, disil- lusione, etc. = dopo i prefissi pre e pro, come: presentire, proseguire, preside, presidenza, etc, (Hanno invece s sonoro voci come: presagio, presente, presepio, presunzione, proseliti, etc.) = dopo il prefisso ri, per esempio: risalire, risaltare, risanare, risarcire,riserva, risentimento, risolvere, risorgimento, risulta- to, riSurrezione - in aleune voci in cui la composizione non & facilmente evidente come: coseno, desiderio, desueto, dinosauro, resi- duo, resipiscenza, risacea, risorsa, unisono, ete. Hanno invece 5 sonoro: creosoto, bisaccia, deserto, desinenza, desolato, esangue, eseguire, esistere, esilio, esule, filosofo, quasi, etc). - 5 si pronuncia per lo piit sorda nelle terminazioni: 50, ésa, rentisei, venti- 31 ése, ésero, ési, 650, dsa, dsi, dse. Becezioni: lési, lése, Iésero, 1é50, illéso ( da ledere). Nei perfetti in usi solo chiudere ha sorda: chiusi, chiuse, chiusero; gli altri hanno la sonora: delusi, fusi, illusi, intrusi (intrudere). Nei perfetti in isi, il solo ridere ha le forme con la sorda: tisi, riso, ete; glialtri hanno la sonora: divisi,elisi, incisi, intrisi, misi, recisi, ucci persuasi. Alla regola in ese con s sorda si associano gli aggettivie i sostantivi in ése: milanése, torinése, olandése, inglése, etc. Eccezioni francése, paese. Gi aggettivi in oso si pronunciano in toscana con s sordo: animoSo, pietoso, curioso, geloso, noioso, etc. Dal punto di vista pratico abbiamo con la z le medesime difficoltA dis, e cio® la presenza di due fonemi diversi, uno sondro € uno s6rdo, rappresentati nella scrittura da un unico segno z. Possiamo differenziarli cosi: z sorda forte; sonora o lene. Distinguere: Il mézzo di bastimento - Il mzzo della ruota; La razza négra - il pesce razza. - Esempi di z sorda in alcuni proverbi: Chi pratica lo zoppo impara a zoppicare. Di marzo, chi non ha scarpe vada scalzo. L’ozio @ il padre di tutti i vizi, Ne ammazza pili Ia gola che la spada, Ragazza che dura non perde ventura. = Ancora esempi di z sorda: Zappa, zattera, zécca, Zecchino, 2éppo, Zitto, Zitella, Zoccolo, zdppo, Zucca, Zucchero, zuffa, 2uffolo, Zuppa,26lfo, 2ampa, zampogna, Zinco, zanna,zimbello, Zingaro, Zio, zazzera, aguZzo. - Esempi dizsonora: arzillo, barzelletta, bénZo, bronzo, donzel- 32 Ja, frénzolo, ganzo, g6nZ0, manzo, Manzoni, 6r2a, 6120, penZo- Ioni, pranZo, romanzo, ronzare, ronzino, verza, verziere, Zafferano, zaffiro, Zefiro, Zotico, Zabaione, Zavorra, Zbra, Z210, Zenit, zibellino, zigomo, zimarra, Zodiaco, zna, Zulli, 26nzZero, Zanzara, Zigzag (onomatopeico), Zizzania, Z6nZo, Zuzzerellone, zaino, 200, Zoofilo, Zoologia, raZZo, garzone. L’elencosi potrebbe allungare, aggiungendo nomi di persona: Zalenco, Zeno, Zenéne, Zebed’o, Lazzaro, Nazario; ¢ i toponimi Zara, Zevio, Zagabria, Zelanda, Zurigo, etc. Per riassumere: la z ha sempre suono sordo ( 0 aspro) nelle desinenze in zia, zie zio, in zidne, in énza, in é2za (eccezioni: brézza, tramézza, grézza). Anche le desinenze in anza hanno generalmente la 2 sorda (eccezioni: ganza, romanza). Lazha suono dolce nella terminazione izzare, Non mancano le eccezioni, tra le quali ricordiamo: aizzare, auizzare, drizzare, indirizzare, stizzare, Le desinenze izzatore ¢ izzazidne hanno sempre pronuncia dolce, salvo nei casi in cui il sostantivo proviene da un verbo che fa cecezione alla regola precedente (aizzatore, attizzatore).. E importante aggiungere che le parole empiriche fin qui esposte con un certo numero di esempi (¢ riportate da tutti i manuali di ortoepia italiana) hanno moltissime eccezioni; e poiché leeccezioni sono circa nello stesso rapporto esistente trai due tipi di z, si pud concludere che esse hanno pochissima utilita pratica. 33 OMONIMI accétta —_sostantivo affétto verbo aréna sabia béi da bére che relativo colléga verbo corrésse da correre crédo—verbo créia_——_argilla dei prep. art. détti da detare e congiunzione ésca sostantivo ésse Pronome Iégge —_sostantivo lessi aggettivo méle —— pomi ménte _sostantivo mésse pl. di méssa mésto verbo méta_—_sterco bovino nei rep. art. péra sostantivo pésca da pescare péste pl. di pésta réni (Ie) accétta affetto aréna bei che! colléga corrésse crédo Crea dei dati é asca asse legge lassi male ménte messe masto meta nai pera pesca peste reni (i) 34 aggettivo Sostantivo circo (da bearsi o bélli) esclamativo sostantivo da corréggere sostantivo isola sostantivo da dare da essere da uscire lettera da léggere da leggere midle da mentire raccélto aggettivo fine, scopo pl. di neo da perire frutto mérbo te téma véglio vénti accérsi bette eélto céppa come c6rs0 foro fosse impésta indétto porsi porti pose posta récea r6g0 scdpo scorsi sorta téeco torre térta volgo volio voto pronome timore verbo numero da accérrere recipiente da coltivare parte del collo da correre da correre buco da essere tassa da indurre méuersi ménterti da porre da pore str. per filare rév0 da scopare da scérrere da sérgere da toceare sostantivo sostantivo plebe viso proméssa we tema veglio venti accorsi batte alto cdppa corre corso foro fosse imposta inddtto porsi porti pose posta occa ogo scdpo scdrsi sorta tocco torre torta volgo volto voto 35 bevanda argomento vecchio pl. di vento da accorgersi percésse da cogliere tazza cogliere di Corsica piazza pl. di fossa finéstra incolto da porgere da portare pl. di pésa sostantivo forterza pira fine da scorgere specie pezz0 togliere da tércere da volgere da volgere vuoto ELENCO ALFABETICO DI PAROLE CON LA E CHIUSA (non comprese nelle regole) A abéte, Alirédo (¢ simili: cosi a fi; ma aperti a pi), allégro, altalé- na, annégo, Arcétri, arcobaléno, aréna (réna), assémbro, avéna, B baionétta, baléna, balbétto, barzellétta, basétta, bélva, bellétto, bére, berrétto, béstia, béttola, bottéga, Bréscia, Busséto. c Caltanisséta, candéla, caténa, cédro, cémbalo, céna, céncio, cénere,céra, cérea, cérchio, cércine, Césare, céspo, césto, cétra, Chersonéso, chéto, cinguétio, civétta, cométa, erédere (ma: il Crédo; crédulo; incrédulo), créscere, eréspo, crésta, eréta, cutréttola. D débito, débole, decréto, déntro, désino, désto, détto, diméntico, discépolo, discréto, Doménico. E édera, ¢hi!, Elba, élce, Elda, éllera, émbrice, émpio, émpito, Empoli, énfio, éntro, érica, érpice, érta. F faléna, féde, fedéle, fégato, félce, félpa, Féltre, féltro, férmo, fésso, féta, fréddo, frégo, frégola, fréno, frétta. 36 G garétto, gingpro, Ginévra, ghétta, grégge, gréto, grétto. I inérpico, inférmo. L lébbra, lécito, légge (norma), légo, lémbo, Lérici, lésina, 1ésso, lético, lucchétto. M Maddaléna, Maométto, mélo, méncio, méno, méntre, mercéde, méscere, méscolo, mése, mésto (verbo), méstolo, méttere, mol- téplice, monéta, mughétto. N nébbia, négo, négro, némbo, néro, nétto, néve. P palairéno, palischérmo, paréte, partécipe, pégola, Pellégro, pélo, Peloponnéso, péltro, péna, péntola, pépe, Perétola, péro (sost.), Pésaro, Pésca (da pescare), pésce, Péscia, pésto, péto, pettégola, pianéta, picchétto, podére, Polésine, prezzémolo,pulédro, R rébbio, réfe, Réggio, réna, réni (le), réte, ricévere, Rovétta, s saétta, scégliere, scémo, scémpio, scévro, schéggia, schémo, schérzo, sédici, ségale, ségo, segréto, sélce, sélva, sémbro, 37 séme, sémino, sémola, sémplice, séno, séra, seréno, sérqua, séta, séte, sétola, sghémbo, sgrétolo, sollécito, sollético, sorbét- to, Spoléto, Stéfano, stéga, strétto, svéglia, schérma, T tappéto, téglia, tégola, téla, téma (paura), témo (paura), texréno, tétta, trafélo, traghétto, trapélo, travéggole, trébbia, trédici, tréfolo, trésca, tréspolo, U umétto. v vallétto, vedétta, védo, védovo, véglia, veléno, Velléti, vélo, véna, vendétta, véndico, vérde, vérga, vérgine, vérgola, véro, vérzia, vérzica, véscia, véscovo, vétro, vétta. Z zénzero, zibétto. 38 ELENCO ALFABETICO DI PAROLE CONLA 0 CHIUSA (non comprese nelle regole) A accércio, adéro, affégo, agésto, ampéila, B bagérdo, baldrdo, bitérzolo, bécca, béllo, bérdo, bérgo, bétte (la). c Certésa, cipélla, cécca, cocémero, cognéme, célo, céme, cond- scere, consélo, céppo, cérte, cérto, costéro, cévo. D deteri6ro, div6ro, déccia, déga, démo (verbo), dépo, déppio. F f6ga, félgore, f6rca, fbrfora, fro (buco), f6sco, féssi e fossi (da essere). G germéglio, ghidtto, gidgo, Gidrgio, gidvane, gidvo, géccia, géla, gémena, gémito, gérgo, gorgdglio, gotta, g62z0, gréppo. I inghi6uo, ingbio, ingéllo, ingérdo, ingérgo, invdlo, 39 L lavéro, ldgoro, lérdo, 16r0, Iésco. M manigéldo, mardso, midéllo, mimésa, méccio, méglie, mésca, méscio, mésto, mézz0. N néme, nipéte. 0 hl, 6ra (¢ derivati), Orba (fiume), ércio, érdine, orgéglio. P pélla, péllo, pélvere, pémice, pmo, péppa, pérpora, péto, 6220, pézza. Q quattérdici. R rampéllo, ricévero, rigdglio, récca (per filare), réggio, r6vo (spina), Réma, Rémolo, r6ss0, révere, régo, rézza, s sat6llo, scdlo, sc6pa, scércio, scértico, sgémino, sgérbia, sin- ghi6zzo, sfégo, soggislo, séle, s6lo, s6pra, sércio, sérdo, sérge- re, $6220, spilércio, stéppa, st6ppia. T técco (verbo), Tolésa, térba, torbido, térdo, térta (sost.), t6rtora, 40 tésco (toscano), téso (verbo), t6sse. v ‘v6ga, vélgo, vélo, voto (sost.). 41 FORME VERBALI (2! coniugazione) Indicativo presente pot éte futuro pot-r-émo pot-r-éte imperfetto pot- évo pot- évi pot- éva pot - évano Passato remoto pot i pot ésti pot-é pot - émmo pot - ésie pot - érono Congiuntivo imperfetto pot éssi pot - ésse pot - éssimo pot - éste pot - éssero 42 tT | dov - atti dov - étte dov - éttero Condizionale presente pot-r-@i pot-r-ésti pot-r-&bbe pot -r-émmo pot-r- éste pot -r-@bbero Infinito presente pot - ére Gerundio presente pot- éndo Participio presente ~ tnte (anche se preceduto da m) passato = btto (da ecrus: perfetto da perfectus) ~ étto (da ictus: détto da dictus) Forme verbali particolari da ricordare: To s6no, tu sti, egli 2, voi siéte, essi sno. To conébbi, egli condbbe, essi condbbero. Jo séppi, egli séppe, essi séppero. Tu fésti, voi féste. 43 Finito di stampare nel gennaio 1991 nello studio grafico di Arte Laterale -Cagliari- Via Lamarmora, 111

You might also like