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N. BADALONI Marx e la ricerca della liberta comunista 1. Sulla svalorizzazione del capitale. In una lettera del 14 agosto 1851 Marx discute con Engels la teoria proudhoniana del capitale. Per Proudhon, dice Marx, «la pura affer- mazione del capitale @ ’interesse»: il profitto non @ che «una forma particolare di salario»'. Se si elimina l’interesse, ecco che abbiamo da capo ricostituito la sana societa borghese. Quando Proudhon propone di ridurre il saggio di interesse ad annuité, non fa che esporre come misura da prendere cid che accade normalmente nella societa borghese. Nessuno realmente ha mai riscosso, né mai riscuotera gli interessi nella forma ipotizzata da Price. Non soltanto, scrive Marx, «il capitale non paga i propri interessi, ma neanche si riproduce quanto al valore. E per questa semplice legge: il valore é originariamente determinato dai costi di produzione originaria, secondo il tempo di lavoro che era originaria- mente necessario per produrre l’oggetto. Ma una volta prodotto questo, il prezzo del prodotto viene determinato dai costi che sono necessari per riprodurlo. E i costi della riproduzione cadono costantemente e€ tanto pit rapidamente quanto pit l’epoca é industrializzata. Sicché leg- ge della costante svalutazione del valore stesso del capitale, con la quale si da scacco alla legge della rendita e dell’interesse che se no porterebbe all’assurdo. Questa é@ anche la spiegazione della tesi», avanzata da En- gels, «che nessuna fabbrica copre i suoi costi di produzione, sicché Proudhon non pud rinnovare la societa introducendo una legge che essa au fond segue gia ora senza il suo consiglio»’. Questa lettera fa seguito a una discussione tra i due amici nel corso della quale Marx aveva formulato un progetto per provocare |’abbas- samento dell’interesse istituendo «una Banca nazionale privilegiata col monopolio della papiercurrency e l’esclusione dell’oro e dell’argento dalla circolazione»*. Engels aveva obiettato che un simile piano avreb- be fatto fallimento di fronte alla necessita in cui si sarebbero trovati i ' K. MARX € F. ENGELS, Opere, vol. 38, Roma 1972, pp. 339-42. 2 Ibid 2 Ibid. 158 Il marxismo ai tempi di Marx piccoli commercianti di fare ricorso all’usura. L’aumento del circolante avrebbe favorito soltanto i grandi commercianti. Tuttavia il ragiona- mento di Marx non é privo di base. La tesi classica (anche di Ricardo) era che il circolante in carta moneta dovesse adeguarsi al movimento dell’oro e quindi aumentare quando I’oro affluiva in fase di espansione produttiva e di intensa esportazione di merci, diminuire in fase di de- pressione quando viceversa l’esportazione dell’oro era in aumento. Per Marx invece la banca avrebbe dovuto agire in questo secondo caso al contrario, favorendo, e non restringendo, le operazioni di scambio. In altre parole la richiesta di maggiore liquidita avrebbe dovuto essere sod- disfatta. Agendo diversamente la banca avrebbe interferito «senza ne- cessita», aggravando «la crisi di mercato che si stava sviluppando»’. Marx arrivava a questa conclusione in quanto riteneva che la intensifi- cazione del movimento del circolante, sia in oro sia in carta moneta, non agisse come causa, ma come effetto «del maggior capitale messo in azione»*. La depressione avrebbe potuto essere efficacemente com- battuta aumentando il circolante, cioé svalutando il capitale esistente, i debiti contratti, il saggio di interesse e la rendita e quindi riattiviz- zando il profitto a spese della ricchezza accumulata e legittimata nella forma proprietaria. Engels condivide solo in parte questa proposta di Marx. Egli ritiene che gia la depressione liberi in parte il circolante e agisca spontanea- mente su di questo. E vero che nel corso della depressione la circola- zione monetaria diminuisce sensibilmente «solo alla fine» e che «nel- L'insieme questo processo comincia spontaneamente all’inizio della de- pressione, anche se non si pud indicarlo concretamente nei singoli ca- si» *, Engels non vede tuttavia Putilita di intervenire entro la concate- nazione spontanea dei vari movimenti di circolazione. Marx intuisce invece che un’azione sul tasso di interesse, non dettata dalle preoccu- pazioni immediate della banca, avrebbe potuto attenuare gli effetti del- la crisi commerciale perché Ia svalutazione del capitale avrebbe avuto effetti positivi sul saggio di profitto. Come é noto, Marx si era occupato di questo problema della svalo- rizzazione nella Miseria della filosofia. In questo testo, seguendo Ricar- do, aveva scritto che la legge del valore come misura del lavoro reale era anche «la legge di un deprezzamento continuo del lavoro... Si avra un deprezzamento non solo per la merce portata sul mercato, ma anche * Ibid. 5 Tid. * Ibid., p. 188. Marx e la ricerca della libert& comunista 159 per gli strumenti di produzione e per la fabbrica in tutto il suo com- plesso»’. Per contrastare questo ininterrotto processo di svalorizzazio- ne, Marx aveva allora proposto una «inedita convenzione», che aveva a suo presupposto la somma totale delle forze produttive (lavoro im- mediato come indice delle possibilita produttive del lavoro accumulato) e la somma dei bisogni dall’altro. Scriveva a questo proposito: E proprio della natura della grande industria che il tempo di lavoro sia eguale per tutti. Quello che & oggi il risultato del capitale e della concorrenza degli operai tra loro, domani, eliminato il rappotto del lavoro col capitale, sara il risultato di una convenzione basata sul rapporto tra la somma delle forze produttive e la somma dei bisogni esistenti. Ma tale convenzione @ la condan- na dello scambio individuale... Alla radice non si ha scambio dei prodotti, ma scambio dei lavori che concorrono nella produzione, E dal modo di scambio delle forze produttive che dipende il modo di scambio dei prodotti *. I rapporti sociali «prodotto degli uomini», che sono «autori e... at- tori della loro storia», sviluppano questa loro storia attraverso un t plice movimento: di «accrescimento» delle forze produttive, di «di- struzione» dei rapporti sociali, di «formazione» di idee’. Nella societa presente, fondata sul lavoro salariato, i tre modelli di razionalita qui indicati (accumulazione del sapere e della tecnica, e quin- di valorizzazione; critica, distruzione, ristrutturazione del sapere e della tecnica, e quindi svalorizzazione; mutamento dei rapporti sociali, e quindi formazione di idee), funzionano sotto lo sprone della concor- renza. La condizione di base é lo sviluppo delle forze produttive (logica di accumulazione e di accrescimento). Ma questo si realizza entro i li- miti capitalistici solo attraverso la concorrenza, cioé attraverso Ia con- tinua distruzione (svalorizzazione) delle stesse forze produttive (vive o morte). Questo duplice movimento assume la forma storica del contra- sto tra lavoro accumulato (divenuto proprieta privata) e creazione di nuovo profitto. La condizione positiva per la valorizzazione @ certamen- te l'immissione nel sistema di nuova forza-lavoro. Tuttavia cid non sa- rebbe sufficiente a conferire la mobilita necessaria al sistema, se non cooperasse la condizione negativa, cioé la svalorizzazione del lavoro vivo e del lavoro accumulato. In epoca di crisi il capitale non esita a ridimensionare se stesso. II sistema produttivo capitalistico pud fun- zionare perché la somma totale delle forze produttive presenti e passate (il lavoro sociale disponibile) & sottoposto a tensioni e antagonismi (ri- duzione del tempo di lavoro necessario alla riproduzione della forza- 7x, marx, Miseria della filosofia, Roma 1949, P. 54. * [bid., p. 63. 9 Ibid., p. 89. 160 Il marxismo ai tempi di Marx lavoro e svalorizzazione del capitale accumulato). Il capitale é infat- ti «lavoro accumulato che serve come mezzo per una nuova produ- zione» ". In questi primi anni ’50, che fanno da spartiacque tra il Marx cri- tico della ideologia e teorico delle forze motrici della storia e il Marx critico dell’economia politica, l’attenzione riservata al problema della svalorizzazione del capitale, insieme come contraddizione interna e co- me strumento di vitalita del sistema, indica che Marx attribuisce gran- de importanza al fenomeno della concorrenza in connessione alla neces- sita della svalorizzazione e delle crisi. Nella lettera che abbiamo esam: nato c’é anche qualcosa di piti e cioé l’indicazione di linee possibili di intervento entro il movimento negativo, presupposto di svalorizzazio- ne. Un processo che avviene spontaneamente entro il sistema capitali- stico pud essere regolato consapevolmente, entro certi limiti, attraverso una politica economica. Proprio perché la societa borghese istituziona- lizza la proprieta privata e tende a farne la ragione di sicurezza e tal- volta di vita degli individui proprietari, il capitale, che sta alla sua ori- gine, deve di continuo ridimensionarne le proporzioni di valore. La sto- ria, come luogo in cui si realizza l’accumulazione, diventa lo scenario di questa rappresentazione che fa della svalorizzazione della ricchezza Jo strumento per procedere a produrne e accumularne di nuova. La filo- sofia del capitale é filosofia della crisi di cid che storicamente @ stato realizzato e, entro i limiti che derivano dalla riproduzione delle condi- zioni precedenti, di formazione di nuovi livelli di equilibrio. La con- dizione positiva di questo continuo squilibrio @ che esso permetta sem- pre di nuovo di praticare l’accumulazione. 2. Inflazione, salari e condizione positiva per l’accumulazione. Un abbozzo di spiegazione del rapporto tra variazione del valore monetario delle merci e movimenti del salario @ in un’altra lettera di Marx ad Engels, scritta il 22 aprile 1868. Dice Marx: Voglio ora comunicarti in breve una «inezia» che mi & venuta in mente al solo guardare la parte del manoscritto sul saggio di profitto. Uno dei problemi pitt difficili @ con cid risolto in maniera semplice. Si tratta di vedere come & possibile che, diminuendo il valore del denaro rispetto all’oro, il saggio del profitto sale e, aumentando il valore del denaro, cade... Se diminuendo il va- ore del denaro, il prezzo del lavoro non sale nella medesima proporzione, esso "© x, Marx, Lavoro salariato e capitale, Roma 1945, p. 29. Marx e la ricerca della liberta comunista 161 diminuisce; il saggio del plusvalore salirebbe, e quindi, all other things re- maining the same, salirebbe il saggio del profitto. L’aumento di quest’ultimo & dovuto (finché dura la descendant oscillation del valore del denaro) alla sem- plice diminuzione del salario, ¢ la diminuzione di quest’ultimo alla circostanza che il cambiamento del salario si adegua solo lentamente al cambiamento del valore del denaro'. E qui posta in discussione da Marx, in relazione alle variazioni del saggio di profitto, la questione dell’inflazione dei prezzi. Questi mutano in tempi pid rapidi di quanto non possa mutare in modo corrispondente il costo della forza-lavoro. Si trata di un problema che Marx aveva af- frontato nel terzo libro del Capitale, dove aveva sostenuto che un au- mento del valore monetario del saggio di profitto non poteva produrre un’effettiva riduzione dei salari, perché ’aumento doveva essere accom- pagnato «da un aumento dei salari e anche da un aumento dei prezzi delle merci che costituiscono il capitale costante»’. Nella lettera che abbiamo citato la questione viene ulteriormente precisata e una nota- zione nuova viene introdotta. Si tratta della diversita nei tempi di que- sto allineamento proporzionale, che provoca nei fatti un aumento del plusvalore, e quindi del profitto. Per un certo lasso di tempo il prezzo di mercato dei salari non si adegua al mutamento del valore nominale dei profitti e lo rende con cid non pit solo nominale, ma reale. Inoltre Marx discute se il fenomeno abbia esaurito tutti i suoi effetti dopo che & avvenuto il livellamento tra prezzo del lavoro e valore del denaro. I teorici (compreso Ricardo) rispondono che a questo punto sia il sala- tio che il profitto si esprimono in una maggiore quantita di denaro, e che quindi niente & cambiato; viceversa gli «specialisti che si occupano dei prezzi [cioé i pratici] ribattono coi fatti» ’. Effettivamente se si sup- pone che «gli elementi, 0 alcuni elementi, della parte costante del capi- tale diminuiscano di valore in seguito alla crescente produttivita del lavoro, di cui sono i prodotti», e se «la diminuzione del loro valore su- pera la diminuzione del valore in denaro», «il loro prezzo diminuira malgrado il valore diminuito del denaro»*. La questione pud essere espressa anche cosi: il tempo necessario a riequilibrare il rapporto tra plusvalore e salario é di norma utilizzato dal capitale per accrescere la produttivita del lavoro in una data branca di produzione. Quando i prezzi, compresi quelli del salario, si riequili- brano, il saggio del plusvalore e quello del profitto risultano crescenti ' MARX ¢ ENGELS, Opere, Roma 1975, vol. 43, P. 71 2 x. marx, Il capitale. Critica deli’economia politica, libro terzo, Torino 1975, p. 256. 2 Marx € ENGELS, Opere cit., vol. 43, B. 72. * Ibid. 162 Il marxismo ai tempi di Marx in relazione a un contemporaneo, non rilevato sviluppo della produt- tivita del lavoro. II riequilibrio delle grandezze sembra avvenuto attra- verso l’aumento del salario monetario fino al vecchio livello. Ma nel frattempo il vecchio equilibrio & stato di nuovo rotto, giacché nasco- stamente si é verificato un aumento della produttivita del lavoro, che comporta una diminuzione del valore del capitale costante. L’effetto & un aumento del saggio di profitto. La combinazione di un sistema di scambio con la disponibilita di una migliore tecnologia produce modi- ficazioni anche nei prezzi della parte costante del capitale. Una situa- zione limite si verificherebbe quando lo sviluppo tecnologico avesse provocato una diminuzione dei prezzi degli elementi del capitale co- stante (o almeno di alcuni di essi) che bilanciasse perfettamente |’au- mento monetario. In questo caso la diminuzione del valore del denaro e quindi l’aumento dei prezzi di tutte le altre merci provocherebbe mo- dificazioni opposte nel salario e nel plusvalore, lasciando immodificato il saggio di profitto. Inoltre, mentre il saggio di plusvalore alla fine del movimento oscillatorio si equilibrerebbe, si sarebbe verificato un au- mento del saggio di profitto, tanto maggiore quanto «il valore del capi- tale costante diminuisse pit rapidamente che non il valore del denaro, e minore se pitt lentamente>» *. La produttivita del lavoro, specialmente nelle industrie vere e pro- prie, riceve dunque un impulso «dal valore del denaro in diminuzione, dal semplice gonfiamento dei prezzi in denaro e dalla caccia internazio- nale generale alla massa del denaro aumentato»‘. Estendendo il caso da una singola branca all’intero sistema produttivo, si pud rilevare che la misura... in cui nell’un caso l’aumento del saggio di profitto con la diminu- zione del valore del denaro ¢ nell’altro la diminuzione del saggio del profitto con l’aumento del valore del denaro agisce sul saggio generale del profitto di- pendera in parte dall’estensione relativa dei particolari rami di produzione nei quali ha luogo il cambiamento, in parte dalla durata del cambiamento, perché Vaumento e la diminuzione del saggio di profitto entro particolari rami del- Pindustria hanno bisogno di tempo per incidere sugli altri, Se loscillazione ha solo breve durata rimane locale’. Nel caso esposto da Marx si combina con il modello dello scambio un riferimento diretto al tema dello sviluppo della produttivita. Il ra- gionamento di Marx si basa sul presupposto che i movimenti apparenti di riequilibrio nascondano un’effettiva variazione del saggio di profitto, che nella pratica tende per lo piti ad aumentare. Per spiegare questa va- ® Ibid., p. 73- © Ibid. 7 Ibid. Marx e la ricerca della liberta comunista 163 riazione bisogna ipotizzare l’effetto combinato del mutamento dei rap- porti di scambio sul prezzo del lavoro e la sua funzione di stimolo sullo sviluppo della produttivita. Dietro al movimento monetario che tende all’equilibrio, agisce nascostamente e in modo divergente la tendenza, pressoché costante nella produzione capitalistica, a sviluppare la pro- duttivita del lavoro. Cid gioca a favore del saggio di profitto. Abbiamo qui in nuce due problemi che resteranno al centro della riflessione di Marx. In primo luogo il sistema di rapporti che consente di trasformare lo scambio tra capitale e forza-lavoro in condizione di base per mantenere e sviluppare proprieta privata, divisione del lavoro e dominio di classe; in secondo luogo quell’accrescimento della produt- tivita del lavoro che, dati i presupposti sopra ricordati, gioca permanen- temente a favore dei ceti dominanti. Le due questioni diventano in Marx V'unico problema del modo o dei modi in cui mutando i rapporti sociali, possa divenire possibile incanalare diversamente |’accrescimento della produttivita del lavoro. Tutta la costruzione teorica di Marx & indirizzata a rendete visibili nelle complesse interrelazioni di scambio quelle che canalizzano lo sviluppo delle forze produttive verso un do- minio di classe, e viceversa a fare intravedere come lo stesso rilievo at- tribuito nella analisi a questi canali non solo li renda visibili come tali, ma anche mostri che ad essi non é connessa alcuna necessita logica o naturale, ma una necessita storica che dipende dai presupposti fattuali assunti entro il sistema e assimilati da questo. Per questo l’analisi del sistema capitalistico non prescindera mai in Marx dai rapporti giuri- dici e in particolare da quelli proprietari, e rifiutera di porsi nell’ottica del riduzionismo ricardiano che fa degli esistenti rapporti di produ- zione quelli che rispecchiano in assoluto e senza intermediazioni 0 dia- frammi lo sviluppo delle forze produttive. Essa d’altro canto non pre- scindera mai dal problema ricardiano dello sviluppo delle forze produt- tive. Non si tratta soltanto di vedere come i vecchi rapporti di scambio riappaiano nella nuova condizione. Cid potrebbe fare nascere l’illusione che, riducendone l’autonomia, cssi possano lasciare via libera a una pit civile organizzazione della societa (Villusione di Proudhon). Si tratta invece di rendere possibile che nuovi rapporti sociali, pit liberi, ren- dano disponibili a tutti l’accresciuta produttivita del lavoro. 3. Sul potere borghese e sull’arricchimento dell’individuo umano. La svalorizzazione del capitale esistente e della forza-lavoro deriva dai rapporti di scambio; l’accrescimento della produttivita del lavoro 164 Il marxismo ai tempi di Marx deriva dall’interferenza entro lo scambio della scienza e della tecnica. Lo scambio si appropria della natura umana, come si appropria dell’in- telligenza dell’uomo e della sua capacita di disporre delle cose. La ridu- zione della natura umana ai rapporti mercantili di scambio e l’identifi- cazione dell’individuo umano con il proprietario privato non sono in- venzioni di Marx, ma affermazioni ripetute e difese pressoché da tutti i filosofi della sua epoca. E Marx che sostiene criticamente che i «ta- Jenti naturali» umani sono cose diverse dalle attitudini delle specie animali. Essi infatti non sono la causa, quanto I’effetto della divisione del lavoro’. Al centro dell’attenzione di Marx é il pensiero degli idéo- logues e in particolare di Destutt de Tracy. Sia per quest’ultimo, sia per J. B. Say, la societa @ una serie di reciproci scambi e la produzione non pud avvenire senza scambio. I ricardiani come James Mill han- no polemizzato contro il sistema monetario, ma questa polemica, dice Marx, non pud «portarci ad alcuna vittoria decisiva, nonostante tutto il suo acume». Infatti se la rozza superstizione economica del popolo e dei governi si attiene alla sen- sibile, tangibile, visibile borsa del denaro, e quindi all’assoluto valore dei me- talli nobili, cosi come crede che il loro possesso sia l’unica realta della:ricchez- za; se poi l’economista illuminato ed esperto del mondo viene a dimostrare loro che il denaro una merce come tutte le altre, il cui valore, quindi, come quello di ogni altra merce, dipende dal rapporto dei costi di produzione con Ya domanda, concorrenza, e V’offerta con la quantita o la concorrenza delle altre merci; a questo economista si replichera giustamente che il valore reale delle cose é il loro valore di scambio e che, in ultima istanza, questo esiste nel de- naro, cos{ come il denaro esiste nei metalli nobili, che quindi il denaro é il vero valore delle cose e dunque la cosa piti desiderabile. Le dottrine dell’eco- nomista, in ultima istanza, tenderebbero a questa saggezza; solo che egli pos- siede la capacita di astrazione che gli consente di riconoscere questa esistenza del denaro in tutte le forme di merci e quindi di non credere al valore esclu- sivo della sua esistenza metallica ufficiale. L’esistenza metallica del denaro non & che l’espressione tangibile, ufficiale dell’anima del denaro che si cela in tutte Je articolazioni delle produzioni e dei movimenti della societa civile. L’oppo- sizione degli economisti moderni al sistema monetario consiste soltanto nel- Laver cosi concepito il denaro nella sua astrazione ed universalita*. E pitt oltre Marx annota: L’economia politica... parte dal rapporto dell’uomo con l'uomo, in quanto rapporto del proprietario privato col proprietario privato. Se si presuppone T'uomo come proprietario privato, cioe come possessore esclusivo, che attra- verso questo esclusivo possesso conferma la sua personalita e si distingue dal- Yaltro uomo e, ad un tempo, si rapporta ad essa (la proprieta privata essendo 1k. MARX, Manoscritti cconomico-filosofict del 1844, in Opere, vol. 3, . 345. 2 MARX € ENGELS, Opere cit., vol. 3, PP. 231-32. Marx e la ricerca della liberta comunista 165 la sua personale, distintiva e percid essenziale esistenza), allora la perdita o il trasferimento della proprieta privata & una alienazione dell’uomo stesso e, in- sieme, della proprieta privata’. Il denaro «possiede la qualita di comprar tutto, la qualita di appro- priarsi tutti gli oggetti; & cosi l’oggetto in senso eminente»‘; poiché esso, «in quanto concetto esistente e attivo del valore, confonde e scam- bia tutte le cose, esso & cosf la generale confusione e inversione di ogni cosa, dunque il mondo sovvertito, la confusione e inversione di tutte le qualita naturali»’*. Alla alienazione del denaro si contrappone l’uomo come ente ogget- tivo, cio come un ente che ha bisogno di oggetti per perpetuare la pro- ptia esistenza naturale e ha bisogno di rapporti sociali per arricchire se stesso. Alla base dell’idea marxiana dell’uomo come ente oggettivo sta una nuova visione della oggettivita, strettamente connessa al bisogno di oggetti, e una nuova idea dello scambio come rapporto sociale tra individui umani. Scrive Marx che «un ente che non sia esso stesso og- getto per un terzo non ha alcun ente come suo oggetto, cioé non si com- porta oggettivamente, il suo essere non é niente di oggettivo»‘. Allo stato attuale delle cose, la relazione sociale nella quale sto con te, il mio lavoro per il tuo bisogno, & mera parvenza, cui la reciproca rapina fa da fondamento. L’intenzione di rapi nare ¢ di frodare sta inevitabilmente in agguato, essendo infatti il nostro scam- bio uno scambio egoistico, dalla tua parte come dalla mia, e tentando ogni egoismo di battere I’altro, ne segue necessariamente che noi cerchiamo di fro- darci. La misura del potere che io concedo al mio oggetto sul tuo ha certamen- te bisogno del tuo riconoscimento onde poter diventare un effettivo potere. IL nostro reciproco riconoscimento del reciproco potere dei nostri oggetti & perd una lotta, e nella lotta ha la vittoria chi possiede pit energia, pit forza, pitt giudizio o abilita. Se @ sufficiente la forza fisica, allora io rapino direttamente. Se il regno della forza fisica @ tramontato, allora tentiamo di abbindolarci a vi- cenda’. La contrapposizione tra l’ente oggettivo umano e la realta alienata dei rapporti mercantili, anch’essi oggettivi, ma ridotti a mera parvenza, non consiste in una regressione a una natura collocata prima e al di fuori dello scambio, ma in una riappropriazione della oggettivita sociale a nata. I] punto di partenza é la nuova situazione per cui «ciascuno.. comporta effettivamente come I’altro lo considera...» La prodazigne 2 Ibid., p. 236. + marx, Manoscritti economico-filosofici cit., p. 350. * Ibid., p. 353. $ Ibid., p. 365. 7 MARX € ENGELS, Opere cit., vol. 3, D. 245. 166 Il marxismo ai tempi di Marx di un altro «significa, vuole esprimere Pacquisto del mio oggetto... Il nostro valore reciproco & per noi il valore dei nostri oggetti reciproci» *. Come superare questa situazione di alienazione, in cui il nostro po- tere si esprime nella possibilita di disporre del potere degli altri, in cui come il denaro cos{ il rapporto di signoria-serviti @ appena scrostato dai suoi aspetti piti immediati, ma «questa servité reciproca dell’ogget- to su di noi all’inizio dello sviluppo appare adesso anche realmente come rapporto di signoria e schiavitd»’? La risposta di Marx é che que- sto rapporto reciproco di utilizzazione é solo l’espressione ingenua del nostro rapporto essenziale, e che se noi potessimo ipotizzare di pro- durre come uomini, allora «il mio lavoro sarebbe libera manifestazione della vita». In realta, nelle condizioni della proprieta privata, esso 2 alienazione della vita; infatti io lavoro per vivere, per procurarmi mezzi di vivere. Il mio lavoro nox & vita. In secondo luogo, nel lavoro sarebbe quindi affermata la peculiarita della mia in- dividualita, perché vi sarebbe affermata la mia vita individuale. 11 lavoro sareb- be dunque vera ed attiva proprieta. Ma nelle condizioni della proprieta privata la mia individualita @ alienata al punto che questa aftivita mi & odiosa, per me un tormento, e solo la parvenza di un’attivita, ed @ pertanto anche soltanto attivita estorta e impostami soltanto da un accidentale bisogno esteriore, e non da un bisogno necessario interiore ". In particolare da questo ultimo brano, che presenta in modo dra- stico la tematica dei bisogni come base del problema della liberta, come riappropriazione di una socialita che nella realta storica ancora involta in rapporti di signoria-servitd, si pud intendere che Marx mostra con questa sua critica il rapporto proprietario come intrinseco a tutto il mondo dello scambio e a quello della ricchezza. Si sente assai rilevante V influenza di Fourier. L’esercizio critico é concentrato, come dicevamo, sugli idéologues e sui «dottrinari». Per questi, facolta umane e rapporti proprietari costituiscono un tutt’uno e la natura é sussunta e risolta entro il rapporto proprietario. La critica dello scambio, in questa acce- zione assai ampia, che @ al centro delle pagine che abbiamo esaminato, @ al tempo stesso la critica alla naturalizzazione di un determinato rap- porto sociale, che appare intriso ancora di sotterranee presenze della figura del servo-padrone. Nella Sacra famiglia & riconosciuto che la ridu- zione «ideologica», «dottrinaria» e anche «positivistica» della indivi- dualita umana alla sua forma proprietaria ha trovato in Proudhon il suo ctitico pit acuto. Questi ha obiettato a A. Comte che dalla limitatezza * Thid., p. 247. ° Ibid. © Tbid., pp. 247-48. Marx e la ricerca della liberta comunista 167 della «terra» non pud derivare alcun diritto di proprieta. Comte avreb- be invece dovuto concludere che, proprio perché la disponibilita della terra é limitata, essa non pud diventare oggetto di appropriazione. Dalla appropriazione «di acqua e di aria non deriva un danno per nessuno perché ne resta sempre abbastanza, essendo esse illimitate. Il godimen- to della terra deve quindi di necessita, nell’interesse universale, essere regolato» ". La natura é un presupposto per le capacita produttive che sono tutte create dall’uomo quando sia data la materia come un presup- posto”. Ma la critica di Proudhon é limitata. Essa investe tutti i rap- porti economici escludendo il tempo di lavoro e il materiale del lavoro. Egli accetta acriticamente di fare del tempo di lavoro, «esistenza imme- diata dell’attivita umana in quanto attivita, la misura del salario e della determinazione di valore del prodotto». In tal modo egli rende decisivo entro l’economia politica il Jato umano (giudizio che Marx riferira pres- sappoco con le stesse parole a Ricardo), ma reintegra l’uomo nei suoi diritti «in un modo ancora economico-politico e quindi contradditto- rio» ". La critica proudhoniana dell’economia politica «riconosce tutte le determinazioni essenziali dell’attivita umana, ma le riconosce solo in una forma alienata, estraniata». Per questo essa «trasforma il signi- ficato del tempo per il Javoro umano nel suo significato per il salario del lavoro, per il lavoro salariato» ". Con tutto il rispetto per i critici che hanno visto il rapporto tra il Marx giovane e il Marx maturo come passaggio da interessi filosofici a interessi scientifici o da una visione umanistica dell’uomo a una con- siderazione strutturale dei rapporti sociali, va detto che il carattere pe- culiare della prima critica svolta da Marx nei confronti della societa bor- ghese consiste nell’attacco complessivo al blocco tra rapporti proprie- tari e loro mobilizzazione nell’economia politica, per sottoporre gli uni e laltra alla medesima critica. La ricchezza immobiliare, il denaro, la proprieta che si esercita sul lavoro e sui prodotti del lavoro, il loro scambio sono tutti rapporti proprietari. La diversita della loro fenome- nologia non deve trarre in inganno. La socialita dello scambio presup- pone questi rapporti in cui si cela un potere. In questi anni Marx non si pone il problema dello sviluppo delle forze produttive come stru- mento di liberazione. Ricardo e i ricardiani sono coloro che hanno dato dei rapporti proprietari una definizione pitti moderna, che coinvolge ap- 4p ENGELS © K. MARX, La sacra famiglia ovvero Critica della critica critica. Contro Bruno Bauer ¢ soct, Roma 1967, p. 54 © [bid., p. 56. 8 Ibid., p. 59. * [bid., p. 60. 168 Il marxismo ai tempi di Marx punto il tempo di lavoro. Proudhon si & limitato a scrostare i rapporti proprietari e quindi la figura del servo-padrone dai suoi caratteri pitt arcaici. La ricerca di una soluzione piti radicale non va perd nella dire- zione di riconoscere nello sviluppo delle forze produttive almeno una condizione per la rivoluzione comunista: all’opposto, l’economia poli- tica (Ricardo) da una rappresentazione piti conseguente della ricchezza borghese. Certo nell’Ideologia tedesca la consapevolezza che il mondo @ stato trasformato dall’industria, é assai forte. La piti semplice certezza sensibile, dice Marx, é il risultato di «uno sviluppo storico-sociale del- Vindustria e del lavoro umano» *. L’uomo é attivita sensibile. Sono gli individui umani viventi nella loro connessione sociale che hanno sus- sunto nella storia la loro stessa animalita. La coscienza gregale dell’uo- mo «perviene a uno sviluppo e a un perfezionamento ulteriore in vir- ti dell’accresciuta produttivita, dell’aumento dei bisogni e dell’aumento della popolazione, che sta alla base dell’uno e dell’altro fenomeno» “. Le possibilita sociali dell’uomo si moltiplicano, ma dando luogo a «un potere obiettivo che ci sovrasta, che cresce fino a sfuggire al nostro con- trollo, che contraddice le nostre aspettative, che annienta i nostri cal- coli»”. Tra le due grandi scuole del diritto, l’'una delle quali considera il potere come fondamento di ogni regolazione dei rapporti tra gli uomi- ni, e l’altra che fa derivare le leggi dalle volonta, Marx si schiera deci samente con la prima. II potere che si espande sulle masse degli uomini e le domina é assai piti articolato che non lo Stato. Se si prende «il po- tere come base del diritto, come fanno Hobbes e gli altri, il diritto, la legge, ecc. non sono altro che sintomo, espressione di altri rapporti, sui quali riposa il potere dello Stato» ". Oltre che nello Stato il potere pro- mana (come abbiamo gia visto) dai ceti proprietari e inoltre dai «ceti teologici». Il lavoro intellettuale deve assumere nel modo di produ- zione capitalistico forme peculiari. Le diverse funzioni «si presuppon- gono reciprocamente,... i contrasti nella produzione materiale rendono necessaria una soprastruttura di ceti ideologici la cui attivita (sia essa buona o cattiva), é buona perché é necessaria; ... tutte le funzioni sono al servizio del capitalista e tendono al suo bene; ... perfino le produzioni intellettuali pit elevate possono essere apprezzate e giustificate agli oc- chi del borghese solo se vengono rappresentate e indicate come produt- 1K. MARX e F, ENGELS, L’ideologia tedesca. Critica della piti recente filosofa tedesca nei suoi rappresentanti Feuerbach, B, Bauer e Stirner, Roma 1958, p. 16. "© Ibid., p. 21. " Ibid., p. 24. " [bid., p. 303. Marx e la ricerca della liberta comunista 169 trici dirette di ricchezza materiale» ”. Prendendo spunto dalle lezioni tenute da H. Storch al granduca Nicola, Marx nota che, secondo lo Storch, «il medico produce salute» ”. Ma obietta: Si pud dire altrettanto bene che la malattia produce i medici, l’ignoranza i professori e gli scrittori, la mancanza di gusto i poeti e i pittori, ’immoralita i moralisti, Pincredulita i predicatori e Pinsicurezza generale i governi. In real- ta questa maniera di dire che tutte queste attivita, questi servizi... producono un valore d’uso reale o immaginario, viene ripresa dagli scrittori successivi per dimostrare che essi sono lavoratori produttivi... nel senso smithiano, cioé che essi producono direttamente non i prodotti della loro propria specie..., ma i prodotti del lavoro materiale e che quindi producono direttamente ricchezza Lo stesso modo di presentare il proprio lavoro come produttivo, in senso smithiano, é in Nassau Senior. Questi, di fronte al «borghese», esprime «il servilismo che consiste nel rappresentare tutte le funzioni come se fossero al servizio della produzione della ricchezza per lui...» Di fronte agli operai esprime la tesi «che la grande quantita di prodotti consumata dagli improduttivi rientra completamente nell’ordine delle cose, perché questi contribuiscono alla produzione della ricchezza quan- to gli operai, anche se vi contribuiscono nel loro modo particolare» * Marx vuol cos{ mettere in rilievo un nuovo clima intellettuale rispetto all’epoca di Adam Smith. Riferendosi a Pellegrino Rossi, osserva: Occupandosi della divisione del lavoro, lo Smith spiega come queste ope- razioni si ripartiscano tra persone differenti, ¢ il prodotto, la merce, é il risul- tato del lavoro che esse compiono in cooperazione, non del lavoro di una sola persona tra di loro. Ma la preoccupazione dei lavoratori «intellettuali» alla Rossi, @ di giustificare la grossa porzione della produzione materiale che essi ricevono*. E importante sottolineare questa differenza di clima intellettuale per capire anche alcune delle posizioni teoriche di Marx. In primo luogo il suo modo di misurare cid che — riprendendo la tradizione smithiana — Marx chiama le «false spese di produzione». Secondo Smith, «lo Stato, la Chiesa sono giustificati solo nella misura in cui sono comitati d’am- ministrazione o di gestione degli interessi comuni dei borghesi produt- tivi; e i loro costi, poiché appartengono in sé e per sé alle spese acces- sorie di produzione (faux frais de production), devono essere ridotti al minimo indispensabile. Questa concezione ha importanza storica per il suo aspro contrasto sia con la concezione del mondo antico, in cui il x. marx, Teorie sul plusvalore. Libro quarto del «Capitale», Roma 1961, vol. 1, P. 447- » Thid. ™ Ibid. ® [bid., p. 432. » [bid., p. 438. 170 Il marxismo ai tempi di Marx lavoro materialmente produttivo porta il marchio della schiavit e vie- ne considerato come un semplice piedistallo per il cittadino ozioso (ci- toyen oisif), sia con la concezione della monarchia assoluta o aristocra- tica uscita dal dissolvimento del Medioevo, che il Montesquieu, il quale ne é ancora dominato egli stesso, esprime cosi ingenuamente nel passo seguente (Esprit des lois VII 4): “se i ricchi non spendono molto i po- veri moriranno di fame”»™. La borghesia, con Adam Smith ha cam- biato questo rapporto, ma appena la borghesia @ divenuta padrona del campo «e da un lato si é impadronita essa stessa dello Stato, dall’altro lato é addivenuta a un compromesso con gli antichi depositari del po- tere, non appena ha riconosciuto i ceti ideologici come carne della pro- pria carne, e li ha dovunque trasformati in suoi funzionari, adeguati a essa; non appena la borghesia stessa non si contrappone piti a questi come rappresentante del lavoro produttivo, ma i veri e propri lavora- tori si ergono di fronte a essa e l’accusano a loro volta di vivere della laboriosita altrui, non appena essa si é sufficientemente ‘raffinata, fino al punto da non immergersi completamente nella produzione, ma da desiderare anche un consumo raffinato; non appena gli stessi lavori in- tellettuali, in misura sempre crescente, vengono compiuti al suo servi- zio, entrano al servizio della produzione capitalistica, le cose mutano aspetto ed essa cerca di giustificare “economicamente” dal proprio pun- to di vista, cid che prima combatteva criticamente» *. Cid che preme sottolineare @ l’importanza che il rapporto tra ceti produttivi e improduttivi ha in vista di una fissazione dei diversi modi di produzione e dei rapporti sociali che loro corrispondono. E qui, co- me vedremo, una delle chiavi fondamentali di comprensione del mate- rialismo storico. Il mistero che un prodotto del lavoro cela é dato ap- punto dai rapporti di produzione da cui esso esce come «cosa». Un ve- stito é un vestito. Ma fatelo confezionare nel modo corrispondente «a uno scambio in cui le figure dell’imprenditore e del lavoratore sono se- parati» e «avrete la produzione capitalistica e la moderna societa bor- ghese»; fatelo confezionare nel modo corrispondente alla produzione per il consumo diretto e «avrete una forma di lavoro manuale che si accorda con gli stessi rapporti di produzione asiatici o con quelli me- dievali» *. In secondo luogo preme sottolineare che la pressione dei ceti intellettuali per vedere riconosciuta una loro funzione produttiva é@ in se stessa erronea, ma storicamente importante. Essa rappresenta un % Ibid., p. 466. % Tid. * Ibid., p. 459. Marx e la ricerca della liberta comunista 17t elemento discriminante tra l’epoca di Adam Smith e quella dei Garnier e degli Storch, degli idéologues e dei positivisti. Nell’ Ideologia tedesca, che é il testo fondamentale in cui questa pro- blematica viene espressa, ma che & anche deviante perché appunta i suoi strali ancora sulla interpretazione e trasformazione speculativa del- la filosofia degli idéologues, & detto in un passo fondamentale che la societa civile «@ il vero focolaio, il teatro di ogni storia» ”. Il potere della societa civile si esprime come «una mano invisibile», che ha preso a dominare al di sopra e al di fuori degli individui. Oggetto della cri- tica di Marx (come di Owen e di Fourier) & la dipendenza universale imposta dalla mano invisibile del commercio. La salvezza pud stare solo «nel controllo e nel dominio cosciente di queste forze le quali, prodotte dal reciproco agire degli uomini, finora si sono imposte ad essi e lo han- no domato come forza assolutamente estranea»™. Nell’Ideologia tede- sca le forze produttive sono comprese come espressione della attivita umana e ne ritmano la storia. Nella societa capitalistica, come la vede Marx a questo momento, il rapporto tra la creativita umana e i suoi prodotti tende a scomparire, perché dappertutto si inframette un rap- porto utilitario. Per questo aspetto Destutt de Tracy é al centro della riflessione critica di Marx: egli identifica proprieta e personalita umana in generale”. Bisogna, dice Marx, riconoscere «la sua franchezza e im- pudenza». Effettivamente un borghese «crede di essere un individuo solo in quanto @ un borghese»; ma l’identificazione teorica della pro- prieta del borghese con la individualita umana e insostenibile”. In mo- do del tutto conforme J. Bentham, l’ideologo inglese per eccellenza, in- sinua sempre l’interesse «tra sé e le manifestazioni della sua vita» ": a ciascuna facolta umana «si richiede un prodotto a essa estraneo» ”. La creativita umana @ sottomessa a rapporti utilitari, la cui suprema espressione materiale é il denaro, «il rappresentante dei valori di tutte le cose, uomini € rapporti sociali» ”. Cosi, la critica dell’alienazione umana é in ultima analisi critica dei rapporti utilitari di tipo mercantile. In questa critica Ricardo svolge gia un ruolo importante perché permette a Marx di interpretare tutto il complesso dei rapporti sociali borghesi come espressione di un vasto si- stema di potere ben articolato nelle sue strutture (da quelle proprietarie 7 Marx ¢ ENGELS, L’ideologia tedesca cit., p. 26. ® Thid., p. 28. ® Ibid., p. 210. ” [bid., p. 211. 2 [bid., p. 195. ® Tbid., p. 400. » bid. 172 Tl marxismo ai tempi di Marx Scasstone a cura di Grattactelo- a quelle statali, fino a quelle dei ceti ideologici), che ha perd nella forma della ricchezza in generale la sua sostanza. Per questo Ricardo é pitt avanti di Proudhon, perché la sua idea della ricchezza é@ piti astratta, pud comprendere in sé un numero maggiore di forme particolari. Tut- tavia questa interpretazione del contributo apportato da Ricardo all’e- conomia come scienza, pur restando un punto di approdo permanente del pensiero di Marx, fa del ricardismo un momento interno di questa generale mobilizzazione concettuale della ricchezza, che, resa astratta, pud comprendere tutti quei nuovi contenuti di dominio e di potere che la forma trasformata della figura servo-padrone consente. La ricerca di Marx non abbandonera mai questa linea interpretativa: non per niente anche I capitale partira dalla ricerca sulla merce e da quella sul valore. Il valore @ appunto il materializzarsi entro lo scambio dei rapporti di dominio e di potere che lo condizionano. E tuttavia nelle ricerche degli anni ’50 si fa strada in Marx una nuo- va convinzione. La nuova idea é che Ricardo, pur avendo accettato pie- namente la forma sociale dello scambio, abbia avvertito che l’elemento fondamentale e primario era |’accrescimento della produttivita del la- voro e che questo tendeva a entrare in contraddizione con la presup- posta forma dello scambio. Di cid non vi & traccia nel Marx giovane. La sua critica del sistema dello scambio é la critica dei rapporti utilitari che si sovrappongono come rapporti estranei ai bisogni di quell’ente oggettivo che é l’'uomo. II nuovo fattore (l’accrescimento della produtti- vita del lavoro), interferendo con i rapporti sociali, ne mostra l’insoste- nibilita nel lungo periodo. Esso autonomizza il valore del tempo libero, sottrae il tempo di lavoro alla sua funzione di condizione primaria della ricchezza, crea la condizione materiale per il formarsi di ricche indivi- dualita di massa. Marx si & sforzato di unificare i due filoni della sua ricerca, e di fatto Il capitale & il risultato di questo sforzo di unificazione. Tuttavia pro- prio su tale saldatura si é sempre esercitata la critica. Il Marx «profe- ta», «umanista», «filosofo» @ sempre stato quello che ha sottoposto a critica i rapporti borghesi di produzione e di scambio. I] Marx scien- ziato & colui che ha accolto da Ricardo il tema dell’accrescimento della produttivita del lavoro. La saldatura, per cui il «tempo liberato» dive- niva la condizione materiale per la critica teorica e pratica e del sistema dello scambio, non é stata vista in tutta la sua pienezza. Politicamente cid ha lasciato spazio al sistema capitalistico e in generale ha reso diffi- cile il problema di riconoscere il nesso tra socialismo e liberta. Eppure solo dall’accostamento dei due filoni poteva derivare il completamento del programma di ricerca di Marx che, come é noto, si estendeva alla Marx e la ricerca della libert’ comunista 173 politica, alla teoria dello Stato, a quella dell’individuo. In questo senso, dopo avere sviluppato il tema della contraddizione tra i rapporti di pro- ptieta e le forze produttive materiali, e dopo avere dettato le regole della nascita, della vita e della morte delle formazioni sociali, Marx concludeva la Prefazione a Per la critica dell’economia politica con que- ste parole: A grandi linee, i modi di produzione asiatico, antico, feudale e borghese moderno possono essere designati come epoche che marcano il progresso della formazione economica della societa. I rapporti di produzione borghese sono Pultima forma antagonistica del processo di produzione sociale... Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno della societa borghese creano in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo. Con que- sta formazione sociale si chiude dunque la preistoria della societ’ umana ™ Questa diagnosi del processo di trasformazione sociale restera un dato acquisito per Marx. Egli la ripetera in una pagina del Capitale, do- ve é fatta oggetto di critica la concezione che considera come storici solo i rapporti di distribuzione, e non quelli di produzione. Questa conce- zione — particolarmente in J. Stuart Mill — si fonda sulla confusione e sulla identificazione del processo sociale, con il processo la- vorativo semplice, che deve compiere anche un uomo artificiosamente isolato, senza alcun aiuto sociale. In quanto il processo lavorativo @ soltanto un pro- cesso fra l’uomo e la natura, i suoi elementi semplici rimangono identici in tutte le forme dell’evoluzione sociale. Ma ogni determinata forma storica di questo processo ne sviluppa la base materiale e le forme sociali. Quando 2 rag- giunto un certo grado di maturita, la forma storica determinata vien lasciata cadere ¢ cede-il posto a un’altra pid elevata. Si riconosce che & giunto il mo- mento di una tale crisi quando guadagnano in ampiezza e in profondita la con- traddizione e il contrasto tra i rapporti di distribuzione, ¢ quindi anche Ia for- ma storica determinata dei rapporti di produzione ad essi corrispondenti, da un lato, ¢ le forze produttive, capacita produttive e sviluppo dei loro fattori dall’altro. Subentra allora un conflitto fra lo sviluppo materiale della produ- zione e la sua forma sociale *. Tn piti rispetto al passo citato sopra, vi € — in questa seconda rap- presentazione teorica della trasformazione delle forme storiche — il rife- rimento alla capacita produttiva (cioé al lato soggettivo delle forze pro- duttive). Inoltre i conflitti nell’ambito della distribuzione sono assunti come segni di una crisi pit profonda. Quest’ultimo aspetto della questione andrebbe ricordato a coloro che anche oggi riducono la ragione della conflittualita alla sola sfera della distribuzione della ricchezza. In realta & in gioco anche il modo * La si veda in appendice a Maxx, Il capitale cit., libro primo, p. 958. ° Thid., libro terzo, p. 1185. 174 Il marxismo ai tempi di Marx di produzione cui Marx fa riferimento citando uno scritto anonimo su Competition and Cooperation ™. La sua opinione é che lo sviluppo della produttivita del lavoro crei le condizioni materiali per la trasformazione storica di un modo di produzione fondato sulla competizione in uno fondato sulla cooperazione. Non é piti solo l’alienazione (condizione ne- gativa) che entra in discussione: é anche la riappropriazione (come con- dizione positiva derivante dalla possibilita di indirizzare i nuovi livelli raggiunti dalla produttivita del lavoro verso una libera associazione di produttori). L’economia segnala la condizione materiale della liberta e anche indica la via della sua realizzazione, se i suoi presupposti sono sottoposti a ctitica. Tuttavia l’idea che essa segnali anche il massimo di alienazione dei rapporti proprietari e rappresenti anche il punto di ap- prodo del loro ammodernamento, interferisce di continuo con la prima possibilita. Di fatto tale interferenza rappresenta il delinearsi del cam- po della lotta delle classi e delle ragioni di tale lotta. 4. Sviluppo produttivo e circolazione monetaria. Il denaro comprende, secondo Marx, tre determinazioni. In primo luogo esso va concepito come misura ideale, attribuzione di prezzo alle merci. A questo livello il prezzo @ un presupposto della circolazione, una possibilita che non necessariamente si realizza. Perché questa pos- sibilita diventi realta, la merce deve effettivamente circolare, «realiz- zarsi». Come pure misure ideali, cio come prezzi relativi attribuiti alle merci prima della loro effettiva circolazione, le merci sono tutte quante comparabili sulla base del lavoro sociale di cui sono la materializzazio- ne. Nella realta del processo di scambio esse devono essere misurate nel denaro. A questo secondo livello il rapporto non é piti «ideale». Le merci, il denaro possono essere intralciati nel loro misurarsi reciproco da circostanze accidentali (una rivoluzione di valore delle merci o del denaro o movimenti che investono entrambi). Gli economisti (Ricardo, Say, James Mill, ecc.) tendono a unificare questi due momenti. Essi fan- no del rapporto venditore-compratore un rapporto puramente riflessi- % Lo scritto di cui qui si tratta & intitolato: A Prize Essay on the Comparative Merits of Co petition and Cooperation, London 1834. Questo scritto anonimo rappresentava con estremo real smo quella condizione per cui se le macchine diminuiscono il costo dei beni necessari alla vita, esse «rendono piti a buon mercato anche loperaio» (ibid., p. 27). Altrove sso mostrava come il contributo delle parrocchie era stato utilizzato per mantenere la concorrenza tra i telai meccanici € quelli a mano: «La competizione tra telaio a mano ¢ telaio meccanico & mantenuta con la tassa dei poveri. I lavoratori sono ridotti «da artefici rispettabili ¢ in un certo grado indipendenti a esseri miserabili e striscianti che vivono del pane avvilente della cariti (ibid., p. 29). Marx e la ricerca della liberta comunista 175 vo, espressione di una identita. In tal modo, negando la scissione dei due concetti e la separazione dei due momenti, soffocano sul nascere il principio di vita delle crisi, leggono armonie 14 dove sono i germi delle contraddizioni. Storicamente @ questa scissione che ha fatto dei ceti mercantili una corposa realta separata. Lo scambio non é in sé un fatto esclusivamente capitalistico; come non lo sono i fenomeni di gene- rale caduta o rialzo dei prezzi. Il fenomeno diventa capitalistico quando il denaro diventa il rappresentante della ricchezza generale. A questo punto, alla idealita del prezzo come misura, alla realta dello scambio come incontro-scontro dei prezzi su un mercato, si aggiunge il feno- meno tipicamente mercantile della autonomizzazione del denaro come equivalente della ricchezza generale, come fesoro. Dopo che é apparsa questa terza determinazione, il denaro non pud piti essere presentato come una macchina di scambio, un congegno che fa circolare la ricchezza. Esso é l’oggetto della brama di arricchimento, Ja fonte del rapporto proprietario. Per questo suo terzo aspetto, Marx rida significato ai grandi teorici del mercantilismo (W. Petty e P. Bois- guillebert), anche se riconosce il loro feticismo. La moderna economia politica ha ctiticato questo feticismo, in realta raffinandolo senza mai liberarsene interamente. I rapporti proprietari, oggetto delle brame di arricchimento, non sono affatto venuti meno. Le soprastrutture giuri- diche, le ideologie avvicinano tutte le attivita umane (anche quelle che le sono estranee) alla forma dei rapporti proprietari. E perché esiste lo sprone a possedere che la societa borghese moderna adatta le sue forme a tale impulso. Ne risulta mobilizzazione potenzialmente integrale del possesso. La proprieta borghese @ sottoposta alle rivoluzioni di valore, cioé al vincolo di poter essere costretta a rientrare nel movimento dei rapporti di scambio. D’altro canto l’impulso all’autonomizzazione del- la ricchezza, cioé la tendenza a stabilire il rapporto proprietario e ad esercitare il relativo potere, é lo sprone da cui lo scambio stesso di- pende. Il modello semplice qui esposto (ma quello pit complesso che coin- volge il capitale riproduce anche se in forma piti elaborata questo pro- cesso semplice), viene dunque costruito da Marx partendo dalla idealita 0 generalita dei prezzi (valori), per passare alla accidentalita-particola- rita dello scambio in cui i prezzi devono realizzarsi come valori di scam- bio, per passare infine alla sostanza del valore di scambio che fuoriesce dal processo, si autonomizza da questo e ne é il fine € lo sprone. Si par- te dalla idealita iniziale (la ricchezza come somma di prezzi), che si rea- lizza caricandosi di accidentalita nello scambio reale, e fuoriesce come denaro che si é valorizzato. La natura del problema pud essere chiarita 176 Il marxismo ai tempi di Marx in un confronto con Ricardo. Questi ticonosce che nell’economia poli- tica si ha a che fare con il valore di scambio, ma si limita poi a parlare di distribuzione del prodotto, «come se nel caso della ricchezza fondata sul valore di scambio si avesse a che fare soltanto con il valore d’uso, e il valore di scambio fosse solo una forma cerimoniale» '. Egli giunge alla conclusione che la ricchezza aumenta solo nella sua forma mate- tiale, cio@ come valore d’uso. Ma obiettivamente quando aumentano il plusvalore relativo e il capitale in assoluto, aumenta anche il valore di scambio in quanto tale, il denaro in quanto tale. La valorizzazione crea valore di scambio, che non é affatto un «equivalente di valori di scam- bio esistenti o anche di tempo di lavoro esistente»’. Per Ricardo «il valore di scambio dei prodotti diminuisce nella me- desima proporzione in cui viene accresciuta la forza produttiva di una data quantita di lavoro (di una data somma di capitale e lavoro) e la produzione raddoppiata ha ora il medesimo valore che precedenza ave- va la meta di essa»’. E gia stabilito a priori che si possa vendere una certa quantita di prodotti del lavoro e che si possa vendere una massa raddoppiata di quella stessa merce. Ma l’aumento della massa é solo un mezzo per determinare un’eccedenza di valore. Se @ vero che il valore é relativo, @ anche vero che, «perché il valore del profitto aumenti, de- v’esserci una terza cosa il cui valore diminuisce... L’eccedenza non con- siste in questo scambio, sebbene si realizzi soltanto in esso. Consiste nel fatto che... il valore del salario diminuisce nella stessa misura in cui aumenta la forza produttiva del lavoro» ‘. Inoltre lo scambio é decisivo per la realizzazione, cioé per passare dalla idealita dei prezzi alla realta del mercato che determina le loro reciproche frizioni. Lo scambio, cioé, «trova dei limiti nei mezzi e nei bisogni degli altri per ogni merce deter- minata che pud essere prodotta in un paese e perfino in un dato mercato sul mercato mondiale» ’. Alla produzione deve cioé fare riscontro una controproduzione, una domanda attiva. Ricardo si libera del problema sostenendo che il capitale pud sempre essere spostato verso gualche al- tra specie di merce: ma, osserva Marx, é «appunto nel “qualche” che risiede il problema» *. Inoltre, mentre Ricardo parla sempre di un capi- tale che, se si sottrae da un ramo produttivo, si getta in un altro, spesso il capitale «consiste in gran parte nel poco patrimonio fisso», e questo 1, Marx, Lineamenti fondamentali di critica dell’economia politica («Grundrisse»), a cura di G, Backhaus, Torino 1976, p. 285. * [bid., p. 305. 2 Ibid., p. 979. 4 Ibid., p. 1011. 5 Ibid., p. r014. Ibid., p. 1015. Marx e la ricerca della liberta comunista 177 si distrugge quando il lavoro viene sciolto dal suo legame con esso’. Riassumendo, Marx discute Ricardo perché egli ha cancellato la ter- za determinazione del denaro e ha fortemente spostato la seconda verso Ja prima. Per un lato, la brama del denaro é divenuto il normale funzio- namento di un sistema in cui il profitto @ solo indice di produttivita; per l’altro, le determinazioni relative di valore, quali si esprimono nel movimento dei capitali, sono riportate all’indietro sul terreno di una «idealita» che ne attenua le contraddizioni. I] sistematico aumento del- la produttivita del lavoro si concilia senza problemi con il mercato. Ri- ducendo denaro e capitale a strumenti di una circolazione, per molti aspetti ideale, si dimentica la fuoriuscita (autonomizzazione) del denaro come scaturigine di rapporti di proprieta e di potere storicamente deter- minati. Marx legge la teoria ricardiana dell’accresciuta produttivita del lavoro con la lente del mercantilismo moderno di J. D. Steuart*, non come una macchina di funzionamento del processo organico sociale (ap- punto lo scambio); ma come il luogo di formazione della brama di po- tere dei ceti dominanti. Il «mercantilismo» resiste per questo aspetto al «riduzionismo» ricardiano. 5. Sulla produzione e sulla circolazione in generale. Abbiamo gia ricordato un passo del Capitale in cui Marx accenna al fatto che, «in quanto il processo lavorativo & soltanto un processo fra Puomo e Ja natura, i suoi elementi semplici rimangono identici in tutte le forme dell’evoluzione sociale». Marx aggiunge subito dopo che «ogni determinata forma storica di questo processo ne sviluppa la base mate- riale e le forme sociali» '. E quasi lo stesso discorso che Marx ripete nel- la sua lettera a Kugelmann dell’11 luglio 1868 (ma sara un’affermazio- ne che, come vedremo, ripetera anche altrove): L’analisi dei rapporti reali, data da me, conterrebbe la prova ¢ la dimostra- zione del reale rapporto di valore anche se nel mio libro non vi fosse nessun capitolo sul «valore». Il cianciare sulla necessita di dimostrare il concetto di valore & fondato solo sulla piti completa ignoranza sia della cosa di cui si trata, sia del metodo della scienza, Che sospendendo il lavoro non dico per un anno, ma solo per un paio di settimane, ogni nazione creperebbe, & una cosa che ogni 7 Ibid., p. 1005. ® «Lo Steuart é l'espressione razionale dei sistemi monetario ¢ mercantilistico» (maxx, Teorie sul plusvalore cit., vol. 1, p. 126). In realta Steuart é tutto immerso nella illusione del profit upon alienation, ma non bisogna dimenticare che questa iflusione ¢ una necessita per il sistema capita- listico, che presenta come scambio l'appropriazione gratuita della forza-lavoro. * marx, Il capitale cit., libro terzo, p. 1185. 178 Il marxismo ai tempi di Marx bambino sa. E ogni bambino sa pure che la quantita di prodotti corrispondenti ai diversi bisogni, richiedono quantita diverse quantitativamente definite del lavoro sociale complessivo *. Questo testo @ stato particolarmente segnalato come indizio di un permanente naturalismo di Marx. Alla categoria di produzione in gene- rale & stato attribuito il significato di un’astrazione che designa il conte- nuto materiale di ogni forma di produzione, che resta percid costante e inalterato attraverso i mutamenti. Non vi é dubbio che vi sia in Marx la ragionevole idea che tutte le societa sono produttrici di valori d’uso, di beni che permettono il ricambio originario della specie umana con la natura. Cambiano le forme di questa appropriazione, permane il conte- nuto. La societa capitalistica borghese ¢ appunto una forma di organiz- zazione sociale che fa della valorizzazione della ricchezza il mezzo per accrescere la disponibilita dei mezzi di scambio. In cid la sua specificita, le barriere poste dai rapporti sociali al modo di produzione, la crisi da cui é di continuo minacciata. Vorremmo per altro sottolineare il fatto che il «generale» non ha in Marx questo solo significato. Marx si serve ai suoi propri fini della grammatica che gli era offerta dalla logica di Hegel e in particolare dal- la logica del concetto con le sue tre determinazioni di generale 0 univer- sale, particolare e individuale. Quando imposta la sua analisi come ri- cerca sul capitale in generale, Marx presuppone che tutte le potenzialita storiche contenute nel concetto di «capitale» siano sviluppate o svilup- pabili. La particolarita e V’individualita non sono solamente note del concetto generale, sono anche momenti che lo contraddicono o, come & il caso dell’«individuale», lo «tolgono» dall’astrattezza dell’universa- lita. Cosi nell’ambito del particolare stanno la concorrenza e le crisi; nell’ambito dell’individuale & riconoscibile la via di uscita dal sistema capitalistico come formazione dell’«individuo sociale». L’oggetto spe- cifico della ricerca di Marx & certo il capitale in generale, cioé il capitale di cui é ipotizzata la capacita di sviluppare tutte le proprie potenzialita. Solo cosi Marx pensava di poter misurare la capacita di resistenza del modo di produzione, lo sviluppo della sua logica interna in presenza di barriere e contraddizioni che ne definivano il concetto. Tuttavia il capitale in generale o il capitale secondo il suo concetto non é la defini- zione del significato di un nome. Se parlare di capitale ha un senso (e non é produzione semplice che si ritrova in tutte le epoche), esso si pud definire solo entro la storia, riconoscendo nei fatti gli elementi dalla cui articolazione il capitale stesso ha preso le mosse. II capitale presup- 2 MARX e ENGELS, Opere cit., vol. 43, PP. 597-98. Marx ¢ la ricerca della libert& comunista 179 pone determinate realta sociali che, prese isolatamente non sono capi- tale, ma lo divengono al momento in cui entrano in rapporto tra loro e imprimono alla societa un certo movimento. I presupposti del capi- tale sono allora «posti» entro di esso, ne costituiscono il fondamento e si sviluppano nella misura che é consentita da quel fondamento o base. Questi presupposti sono di origine sociale, non sono cioé le sem- plici condizioni tecniche della produzione divenute socialmente dispo- nibili. Implicano invece l’esistenza di classi e lo sfruttamento dell’una sull’altra. Questo nel linguaggio di Marx si pud esprimere nell’indica- zione che il capitale non é una forma assoluta di produzione, ma una forma di produzione storica, tale cioé che gli elementi della sua genesi divengono le condizioni «naturali» da cui é frenato lo sviluppo delle forze produttive. Tuttavia esso manifesta la tendenza a una forma asso- luta di produzione, e questa tendenza viene espressa dal capitale nelle sue forme peculiari, connesse alla brama di arricchimento di cui gia si é fatta parola. Il capitale é cosi una realta particolare che manifesta una tendenza universale. Nel confronto tra Ricardo e Sismondi, il primo é colui che ha compreso di piti la «tendenza universale» del capitale, il secondo la sua «limitatezza particolare» come realta fattuale di base’. Per Ricardo la capacita di superare ostacoli @ «nella natura del capita- le». Sismondi scopre le contraddizioni e vorrebbe limitarle con ostacoli esterni alla produzione di natura etica, giuridica, ecc. Ricardo accentua il lato della «universalita», sublimando la produzione semplice, che come tale é anche nella produzione capitalistica, a produzione in gene- rale quando appunto sia investita dalla tendenza all’assoluto propria del capitale. Per questo, per non concedere che il capitale incorra in crisi, Ricardo deve prescindere «da tutte le sue proprieta specifiche, dalle sue determinazioni concettuali e concepire la produzione capita- listica come una produzione semplice per il valore d’uso immediato» *. R. McCulloch, James Mill, J. B. Say, come abbiamo gia ricordato, iden- tificano immediatamente domanda e offerta. Il momento della valoriz- zazione, dell’autonomizzazione del valore di scambio viene espunto, ¢ produzione e consumo si identificano, come se ci si trovasse di fronte a una forma assoluta di produzione e non a una forma storica e deter- minata. A evitare malintesi vale la pena di ricordare che per produzione as- soluta Marx intende un tipo di organizzazione della produzione in cui lo sviluppo universale delle forze produttive abbia come unico presup- 3 marx, Lineamenti cit., p. 378. * Ibid., p. 379. 180 Il marxismo ai tempi di Marx posto «il superamento del punto di partenza»*. In altre parole si in- tende per forma assoluta della produzione quella basata unicamente sullo stato della tecnica, sullo sviluppo delle capacita produttive e sulla capacita dei soggetti di prevedere i bisogni sociali (si ricordi l’inedito contratto della Miseria della filosofia). La produzione capitalistica non @ una produzione assoluta di tale tipo, anche se manifesta la tendenza a esserlo, cioé, nel linguaggio di Marx, a sviluppare la produzione in generale. Quest’ultima @ un’astrazione che permette di fissare il tipo della forma assoluta dello sviluppo delle forze produttive. Cosi, riferen- dosi a Ricardo, Marx pud scrivere: «giustamente per il suo tempo, Ri- cardo considerava il modo di produzione capitalistico come il piti van- taggioso per la produzione in generale» ‘. Altrove accenna a un limite «non inerente alla produzione in generale, ma alla produzione fondata sul capitale»’. In modo ancora piti impegnativo questo significato del termine produzione in generale risulta quando é connesso con !’opera- zione di astrazione dalle diverse forme di produzione, attraverso la in- termediazione del loro fondamento comune. E come se Marx dicesse: se togliamo le determinazioni particolari dei diversi modi di produzio- ne, l’astrazione che ne risulta é cid che Hegel chiama fondamento, cioé una tendenza, una potenzialita che assume significato in rapporto alle determinatezze particolari che sono «andate a fondo». In altre parole se io considero la sostanza comune che si realizza nei diversi modi di produzione spogliandola delle sue determinazioni particolari e non identificandola con nessuna di esse, non resto con una semplice astra- zione, ma porto in luce una tendenza, un movimento della realta. An- che Marx tenta l’operazione logica di rilevazione del fondamento. Quan- do questo si rivela sullo sfondo dei vari modi di produzione, esso pos- siede un che di determinato, la determinatezza appunto della produzio- ne in generale ovvero della produzione assoluta. Si legga questo passo che risulta, ci sembra, del tutto incomprensibile, se non si tengono pre- senti le avvertenze di cui sopra: Se riconduciamo il salario alla sua base generale, precisamente a quella par- te del prodotto del lavoro dell’operaio che passa nel suo consumo individuale; se liberiamo questa parte dai limiti capitalistici e la estendiamo al volume con- sentito da un lato dalle forze produttive esistenti della societa (cioé dalla forza produttiva sociale del suo lavoro considerato come lavoro effettivamente socia- le), € richiesto d’altro lato dal pieno sviluppo della personalita; se riduciamo inoltre il pluslavoro e il plusprodotto alla misura che € richiesta nelle date con- 5 Ibid., p. 528. $ max, Teorie sul plusvalore. Libro quinto del «Capitale », vol. 2, Roma 1973, p. 119. 7 marx, Lineamenti cit., p. 383. Marx ¢ la ricerca della liberta comunista 181 dizioni di produzione della societa, da un lato per la costituzione di un fondo di assicurazione e di riserva, dall’altro per l’allargamento continuo della ripro- duzione nella misura determinata dai bisogni sociali; se comprendiamo infine nel n. 1, nel lavoro necessario, e nel n. 2, nel pluslavoro, la quantita di lavoro che i membri della societa in grado di lavorare devono sempre effettuare, per coloro che non possono ancora o non possono piti lavorare, in altre parole, se spogliamo sia il salario che il plusvalore, sia il lavoro necessario che il plusla- voro del loro specifico carattere capitalistico, non abbiamo piti queste forme, ma semplicemente i loro fondamenti, che sono comuni a tutti i modi di produ- zione sociali*. Alla conclusione del passo il lettore non si aspetterebbe il riferi- mento al fondamento comune, ma invece la proiezione verso cid che Marx chiama produzione assoluta, cioé appunto quella che parte dallo stato delle tecniche e dallo sviluppo delle personalita umane. Si ricordi come, nella Critica al programma di Gotha, Marx sostenga che dal pro- dotto sociale complessivo si deve detrarre cid che occorre per reinte- grare i mezzi di produzione consumati, una parte supplementare per Vestensione della produzione, un fondo di riserva e di assicurazione contro infortuni, danni causati da avvenimenti naturali, ecc., e poi an- cora le spese d’amministrazione generale che non rientrano nella pro- duzione, cid che é destinato alla soddisfazione di bisogni sociali (scuole, istituzioni sanitarie, ecc.), un fondo per gli inabili al lavoro, per giun- gere infine alla ripartizione individuale di cid che resta del prodotto so- ciale complessivo. Il procedimento discorsivo @ inverso (dal prodotto complessivo sociale alla ripartizione nel secondo caso, dalla spoliazione delle forme della ripartizione capitalistica per detrarre il fondo sociale nel primo caso), ma la sostanza del discorso é la stessa. Eppure nel se- condo caso Marx si riferisce alla societa comunistica, nel primo alla spoliazione dei fondamenti della societa capitalistica. I] mistero si pud risolvere solo ammettendo che la spoliazione del fondamento, mandan- do a fondo le determinatezze, scopra il «fondamento» come radice di quella tendenza assoluta che nella societa capitalistica é contrastata dal- Je basi storico-fattuali del modo di produzione, cioé nella sostanza dalla divisione e sfruttamento delle classi. Attraverso il fondamento si arriva alla produzione in generale e dalla sua combinazione con la ricca indi- vidualita si arriva al corretto rapporto soggetto-oggetto, e quindi alla possibilita di una societa comunistica. Non mi sembra che, a proposito di questa combinazione tra ricca individualita e forze produttive, cioé a proposito della problematica della spoliazione delle forme, si debba parlare di naturalismo. I] discorso verte invece su due condizioni che * marx, Il capitale cit., libro terzo, pp. 1174-75. 182 Il marxismo ai tempi di Marx sono la produttivita del lavoro da un lato e la personalita ricca dall’al- tro. Finché le condizioni materiali della produzione hanno permesso che il lavoro dei piti servisse a creare la ricca individualita dei pochi, ogni operazione di spoliazione del fondamento era impossibile. Ma quando lo sviluppo della produttivita del lavoro renda possibile combinare i due elementi della produttivita e della personalita in modo tale che sia materialmente possibile assicurare un tempo libero alle masse ed a que- ste utilizzate per formare una propria ricca individualita, allora quel- Poperazione assume il significato di una ristrutturazione profonda di tutta la storia umana, di una sua rifondazione rivoluzionaria, al cui cen- tro sta lo sviluppo della ricchezza e della liberta delle masse. Avendo fatto della produzione in generale la forma assoluta della produzione, diviene possibile considerare il capitale come una forma che ha solo la tendenza all’assoluto, ma che @ anche impedito, per i suoi stessi pre- supposti, a realizzarla. Volendo arrivare alla produzione in generale o produzione assoluta senza spogliare le forme e ricondurle al loro fondamento, si giunge a sublimare la produzione capitalistica come forma assoluta della produ- zione, cioé a scambiare la tendenza con la realta. Ricardo solo raramen- te e in modo parziale giunge a intendere la storicita del modo capitali- stico di produrre. Solitamente egli fa della produzione capitalistica una produzione assoluta, annullando le basi, obliando la genesi delle cate- gorie. E tipico del suo procedimento scientifico una «riduzione» ed eliminazione degli aspetti che contrastano o contraddicono le sue gene- ralizzazioni. Per esempio, é tipico del suo modo di considerare la pro- duzione capitalistica che, nel calcolo, il problema della «realizzazione» sia gia dato per risolto. Nel calcolo del capitalista produttore, le diffi- colta di realizzazioni sono presupposte come nulle. Ricardo porta questa concezione alla conseguenza estrema che non esistano crisi neppure co- me possibilita e che quei fenomeni che alcuni economisti designano con tale nome sono semplicemente attriti prodotti dallo spostamento dei capitali da una branca a un’altra. Se si assume poi il punto di vista del capitale produttivo di interesse (cioé un punto di vista prericardiano che tuttavia Marx ritiene inelimi- nabile dalla rappresentazione della societa capitalistica), lo stesso pro- cesso produttivo assume |’apparenza di un intralcio, di una dura neces- sita che tuttavia é solo il riflesso di cid che per questi capitalisti & uni- camente importante, cioé l’accrescimento dei valori di scambio. In que- sto caso lo sviluppo della produttivita diviene solo un mezzo per accre- scere la produzione del valore di scambio. L’idea di Marx é che la figura del capitalista produttore di interesse «nasce necessariamente per il fat- Marx e la ricerca della liberta comunista 183 to che il capitale come proprieta giuridica si separa dalla proprieta eco- nomica, e una parte del profitto, sotto il nome di interesse, affluisce a un capitale a se stante o a un possessore di capitale completamente estranei al processo di produzione»’. Come abbiamo gia rilevato, Prou- dhon credeva di rendere visibile la produzione assoluta espellendo que- ste forme dal gioco. Per Marx, come sappiamo, esse sono invece ineli- minabili. Cancellarle @ solo fingere di non vederle. Cid non toglie che anch’egli, entro il complesso movimento delle merci e dei capitali, tenda a isolare metodologicamente il momento della produzione da quello della circolazione. Ma si tratta appunto di un modo di visualizzare nelle sue diverse manifestazioni un’articolazione complessiva che infine deve essere almeno approssimativamente rappresentata in modo non ridut- tivo. Teoricamente questo tipo di metodologia ha come duplice obietti- vo polemico il riduzionismo ricardiano e il gioco riflessivo di Hegel, inteso come identificazione immediata di produzione e consumo, di ac- cumulazione e di reddito. In altre parole, Marx generosamente concede che il movimento reale possa apparire in modo da giustificare la ridu- zione della realta a gioco riflessivo, a una sorta di prospettivismo gene- rale, da cui Ricardo esce solo riducendo alla norma gli aspetti eccezio- nali della realta. Comunque I’universale a cui la produzione borghese tende é la ricchezza nella sua forma generale, il denaro. Il capitale attua la produzione della ricchezza stessa, ¢ percid lo sviluppo universale delle forze produttive, il continuo rivoluzionamento dei suoi pre- supposti esistenti, come presupposto della sua riproduzione. Il valore non esclude nessun valore d’uso; percid non include nessun tipo particolare di con- sumo, ecc., di traffico, ecc., come condizione assoluta; ¢ parimenti ogni grado di sviluppo delle forze produttive sociali, del traffico, della conoscenza, ecc., gli si presentano soltanto come un ostacolo che esso mira a sormontare. I] suo stesso presupposto — il valore — @ posto come prodotto, non come presupposto superiore aleggiante al di sopra della produzione. II limite del capitale & che tutto questo sviluppo procede antiteticamente, ¢ l’elaborazione delle forze pro- duttive, della ricchezza generale, ece., della conoscen: si presenta come alienazione dello stesso individuo che lavora alle condizioni da lui elaborate, egli si riferisce non come a condizioni della propria ricchezza, ma come a con- dizioni della ricchezza altrui e della propria povertd. Questa stessa forma anti- tetica & perd effimera e genera le condizioni reali del proprio superamento. II risultato & lo sviluppo tendenzialmente universale e dunamei universale delle forze produttive — della ricchezza in generale -, come base . ° x. marx, Storia delle teorie perché essa mnomiche, 3 voll., Newton Compton 1974, vol. 3, p. 102 (uso ja attualmente esistente del terzo volume, condotta sull’edizione li Kautsky: va notato peraltro che gli errori di traduzione sono tanti ¢ incredibili da costringere a una continua revisione del testo). 1 marx, Lincamenti cit., pp. 529-30. 184 Il marxismo ai tempi di Marx La possibilita che lo sviluppo delle forze produttive si trasfonda in quello della ricca individualita sta nel fatto che la ricchezza prodotta é, ora come prima, autonomizzata, condotta a restringersi e alienarsi nei rapporti proprietari. II capitale non é una funzione sociale, ma un rap- porto di potere e di godimento. Tale rapporto si nasconde entro I’appa- renza della esclusiva funzionalita sociale, ma lascia aperto il margine a un’appropriazione soggettiva. La tendenza alla produzione assoluta si esprime nel capitale nello sforzo di «creare in tutti i punti i presupposti della circolazione» ". II tempo di circolazione appare esso stesso come «un limite della valoriz- zazione» ”. La tendenza a ridurre a zero il tempo di circolazione é la conseguenza necessaria di tutto cid. Se «la circolazione non causasse alcuna sosta, se la sua velocita fosse assoluta e la sua durata = 0, ossia se essa si compisse in nessun tempo, sarebbe come se il capitale avesse potuto ricominciare immediatamente il suo processo di produzione ap- pena ultimato» ". E anche ovvio che la riduzione a zero del tempo di circolazione é, nel modello di Marx, il massimo cui possa giungere il tempo di produzione, ove a questo termine si voglia dare il significato di produzione di valore, tuttavia mediata da un processo di produzione reale, perché ove si volesse ridurre tutto il processo di produzione alla valorizzazione, lo stesso tempo di produzione reale, dal punto di vista del valore, dovrebbe tendere a zero. Ma restando al punto di vista ricar- diano del primato del capitale produttore di merci, «nessuna velocita di circolazione potrebbe aumentare la riproduzione del capitale o piut- tosto la ripetizione del suo processo di valorizzazione oltre questo pun- to» ideale della durata zero. «II tempo di circolazione, in sé, non é una forza produttiva del capitale; ma un ostacolo alla forza produttiva, un ostacolo che risulta dalla sua natura di valore di scambio» ". Secondo il punto di vista di Ricardo, le difficolta di valorizzazione di un deter- minato capitale si risolvono automaticamente nella molteplicita delle alternative di investimento offerte al capitale in generale. Per Marx cid @ solo una tendenza ideale del capitale che si scontra con la realta della circolazione, e tuttavia, come tendenza, fa parte della realta, perché ispira comportamenti, suggerisce aspettative e oscura aspetti della real- ta che sono in contraddizione con tali comportamenti. Se si resta al «generale», la continuita della produzione presuppone dunque «I’eliminazione del tempo di circolazione» “. Evidentemente vi " Tbid., p. 53%. 2 Ibid. 8 Ibid., p. 533. ™ [bid., p. 534. * Ibid., p. 538. Marx e la ricerca della liberta comunista 185 é divergenza tra la idealita e la realta. Il capitale mercantile ha una fun- zione di primaria importanza “. Esso tuttavia, anche come capitale ban- cario, opera per sviluppare questa apparenza di idealita. Il credito come «misura» del plusvalore subordina a sé il denaro come circolante. Marx mostra come Ricardo tenda a dare per scontato «il livello generale del profitto» sulla base di un rapporto «tra profitto totale e salario totale, che non viene alterato dalla concorrenza» ”. Nel modello di spiegazione proposto da Ricardo é data la condizione della «concorrenza illimitata». Cid equivale a dire «che le leggi del capitale si realizzano appieno sol- tanto nell’ambito della concorrenza illimitata e della produzione indu- striale. Su questa base produttiva e su quel rapporto di produzione, il capitale si svilupperebbe in forma adeguata; le sue leggi immanenti si traducono cioé in realta». Ma se cos{ stanno le cose, osserva Marx, «bi- sognerebbe mostrare come la concorrenza illimitata e la produzione in- dustriale siano delle condizioni di realizzazione del capitale che esso stesso deve generare in misura sempre crescente». Invece qui l’ipotesi assume I’aspetto ideale «in maniera estrinseca e arbitraria, non come sviluppi del capitale stesso, bensi come suoi presupposti logici». Del resto solo in questo modo Ricardo ha «|’intuizione della natura storica delle leggi economiche borghesi» “. In altre parole, secondo Marx, Ri- cardo da per scontato il rapporto del capitale con se stesso nella sua forma pura di autovalorizzazione, che, attraverso l’interesse, opera il passaggio dalla forma economica della ricchezza a quella proprietaria. Per Ricardo tale forma, apparentemente pura, non é una tendenza che si scontra con la dura realta del capitale produttore di merci (e che inol- tre ha, come la rendita fondiaria, una genesi in rapporti di signoria- serviti che travalicano la forma capitalistica di produzione) ma una realta. Ricardo non ha compreso la formazione del capitale, la sua sto- ria: «egli parla sempre soltanto di divisione di una quantita data, non della formazione originaria di questa differenza» ”. Nella sostanza dunque Marx vede nel processo di circolazione e ne- * In una lettera a Engels del 30 aprile 1868, Marx, presupposti i prezzi di produzione cerca di calcolare come il capitale commerciale influenzi il saggio medio di profitto. Se & dato il capitale produttivo della societa e se & dato i totale del capitale mercantile, 'ipotesi di Marx & che il com- merciante ricavi dal suo capitale il saggio medio di_profitto. L’incidenza del capitale commerciale fa abbassare per altro il saggio medio di prolitto calcolato per il solo capitale produttivo. In que- sto modo «le merci sono, en masse ¢ su scala sociale, vendute al loro valore». Il capitalista com- merciale realizza il totale della ricchezza sociale, mentre il suo proprio capitale aggiunto a quello produttivo gli serve solo come capitale monetario circolante. «Quel che il commerciante ingoia in pid o & semplice truffa o speculazione sull’oscillazione dei prezzi delle merci, o, nel caso del vero ¢ proprio commerciante al dettaglio, salario, seppure per un lavoratore miserabile e improduttivo, sotto forma di profitto» (MARX € ENGELS, Opere cit., vol. 43, P. 81). 1 marx, Lincamenti cit., P. 343. 8 [bid., pp. 547-48. ” Tbid., p. 590 186 Il marxismo ai tempi di Marx gli agenti di questa, una formazione che condiziona con la sua genesi anche il presente, anche se @ stata modificata in modo da corrispondere al concetto del capitale. La corrispondenza non é né logica né natura- listica, ma logico-storica, cioé costituita da presupposti storici origina- riamente autonomi e quindi divenuti funzionali al modo di produzione capitalistico. Cid non toglie che, spogliando le forme storiche, non sia possibile riconoscere in esse cid che Marx ha definito il loro fondamento comune, Ma la spoliazione delle forme, la riscoperta del fondamento comune é in realta la genesi di cid che in Ricardo appare come sviluppo della produttivita del lavoro, come produzione in generale e tendenza all’as- soluto. Questa tendenza si manifesta nella societa capitalistica in un contesto determinato, storico, operanti sia nel senso di ridurlo ideal- mente, sia in quello di «contraddirlo» nella pratica. Anche il capitale che idealmente appare come soggetto che sviluppa se stesso (che si autovalorizza), di fatto resta bloccato in ciascuna delle sue forme fisse. Per esempio, finché non entra nel mercato, é semplice prodotto del la- voro; finché resta fermo nel mercato, é merce; finché non pud scam- biarsi con le condizioni della produzione (la forza-lavoro e il lavoro og- gettivato), @ denaro. Nella tendenza all’assoluto insita nel capitale é compresa oltre che la produzione in generale anche la circolazione in generale, cioé la irrefrenabile tendenza del capitale a non fermarsi in nessuna di tali sue forme. D’altro canto il capitale come non é pro- duzione in generale, ma solo tendenza a essa, cosi non é circolazione in generale, ma solo tendenza a essa. Per usare l’espressione della Cri- tica al programma di Gotha, nella societa capitalistica (e persino nella prima fase di quella comunistica) non «@ scomparsa la subordinazione servile degli individui alla divisione del lavoro»; il lavoro & mezzo di vita e non «bisogno di vita»; con lo sviluppo generale degli individui non sono cresciute anche le forze produttive «e tutte le sorgenti delle ricchezze sociali» non «scorrono in tutta la loro pienezza»”. La circo- lazione in generale sarebbe appunto questo scorrere nella loro pienezza di tutte le sorgenti delle ricchezze sociali. Idealmente, anche in una so- cieta comunistica cid corrisponderebbe a un’assenza di intralci esterni, a un’esclusione delle crisi. Ma il capitale non si libera realmente di que- ste ultime, ma solo idealmente, perché, come sappiamo, il costo di cir- colazione @ presupposto come eguale a zero. Nel tipo ideale della pro- duzione capitalistica, la realizzazione @ gid preliminarmente e intera- mente presupposta come realizzata. 2k. marx, Critica al programma di Gotha, Mosca 1947, pp. 25-26. Marx e la ricerca della liberta comunista 187 L’annullamento dei tempi di circolazione non avviene nella realta, ma solo nella «idealita» di un capitale che ha gid presupposto che l’in- tero prodotto sia realizzato. Ricardo ha la pretesa che cid avvenga, pur con qualche attrito, nella realta. Per Marx si tratta di due esperimenti ideali (produzione in generale e circolazione in generale), il cui referen- te reale é una tendenza insita nella societa capitalistica. E come se Marx ci avesse detto: cosi accadrebbe se nel concetto del capitale fosse com- presa la sua realta. Quest’ultima @ perd profondamente diversa, perché si é costituita assumendo come posti i presupposti servili della rendita fondiaria, dello sfruttamento del lavoro, della divisione del lavoro, dei rapporti proprietari, della brama di arricchimento e di potere. II pre- supposto di tutto il discorso é l’esperimento ideale (ma per Ricardo era Ja realta), per cui il capitale nella sua prepotente vitalita considera co- me gia realizzata la sua idealita, come «fatti» le sue «tendenze»; il va- lore scientifico dell’esperimento sta nel fatto che esso sia considerato dallo scienziato come tale. Proprio accettando i presupposti ideali di Ricardo, Marx se ne serve per mostrare come la «poesia» del capitale, che si valorizza come «au- toriflessione», nasconda la prosa dell’appropriazione di lavoro non pa- gato. Ma a prescindere da cid, vi é in Marx anche un piti vasto rifiuto della riduzione della realta alla sua idealizzazione. E scientificamente utile presupporre realizzata la circolazione in generale (l’assenza di cri- si); ma altrettanto utile mantenere la consapevolezza della realta delle crisi, come della barbarie precapitalistica che sprigiona dai rapporti di servitt-signoria, nascosti nella forma proprietaria. Certo non é semplice intendere questa combinazione di elementi storico-fattuali, di tendenze reali e di idealita sperimentali. Gramsci, a questo proposito, ha accen- nato a leggi di tendenze, attribuendole a Ricardo. In realta esse corti spondono al modo come Marx interpreta Ricardo, facendo delle leggi naturali del sistema, la manifestazione delle sue tendenze ideali. Pas- sando disinvoltamente su questa problematica, oggi si da per buono che i rapporti servili e di sfruttamento siano indimostrabili, che quelli pro- prietari e di potere siano scomparsi dalla faccia della terra, che la mo- neta sia solo un mezzo di scambio e che le crisi siano un ricordo del pas- sato. La critica di Marx a Ricardo @ posta in ombra e la differenza tra una produzione che tende a essere assoluta e produzione assoluta perde ogni significato. Soprattutto si perde di vista cid che in Marx era cen- trale, anche se non svolto, e cioé che quella tendenza che si esprime nel concetto di produzione in generale e di circolazione in generale, signi- ficava in ultima istanza interferenza sui rapporti di scambio e su quelli proprietari dello sviluppo della produttivita del lavoro. Se il denaro 188 Il marxismo ai tempi di Marx era l’autonomizzazione del rapporto di scambio in rapporto proprieta- rio, il tempo libero era l’autonomizzazione dello sviluppo della produt- tivita del lavoro in termini di condizione materiale per il sorgere di una nuova civilta. I termini di questa alternativa vanno ulteriormente chia- riti, anche perché se da un lato diviene indimostrabile cid che & ovvio (che i rapporti proprietari sprigionano potere e sfruttamento in un mo- do loro proprio), dall’altro sembra affermarsi l’idea che 1a volonta di potenza sia un elemento astorico, connaturato all’uomo e agente all’in- terno di ogni suo rapporto. Si uscirebbe dal riflessivismo e dal prospet- tivismo solo attraverso la volonta di potenza. Cid che interessa in que- sta sede & che per Marx si esce da tale condizione prescientifica riafter- mando che «omnis determinatio est negatio», e che nel caso specifico il tempo libero delle masse pud divenire negazione di quelle condizioni servili che sono penetrate anche nel modo capitalistico di produzione. 6. Tempo libero e formazione dell’individuo sociale. E assai importante una lunga nota dei Grundrisse in cui Marx osser- va che alla creazione del lavoro eccedente da un lato, corrisponde una creazione di la- voro in meno, di relativo ozio (e nel migliore dei casi non produttivo) dall’al- tro. Cid 2 evidente anzitutto per il capitale stesso; ma lo & poi anche riguardo per le classi con le quali esso spartisce; dunque per i poveri, i parassiti, i ga- loppini, ecc., in breve per tutto il codazzo dei dipendenti; per la parte del- la classe servile, che non vive di capitale, ma di reddito. Differenza di fondo sostanziale tra questa classe servile ¢ la classe lavoratrice. Rispetto all’intera societi la creazione di tempo disponibile appare poi anche come creazione di tempo per la produzione della scienza, dellatte, ecc. II movimento di sviluppo della societa non comporta assolutamente che, avendo soddisfatto il proprio bisogno, il singolo individuo ora crei il suo sovrappiti; essendo invece un indi- viduo o una classe di individui costretta a lavorare piti di quanto & necessario per il soddisfacimento dei suoi bisogni — essendoci cio’ lavoro eccedente da un lato — viene posto non-lavoro e ricchezza eccedente dall’altro. Nella realta lo sviluppo della ricchezza esiste solo in queste antitesi: potenzialmente proprio il suo sviluppo costituisce la possibilita del superamento di queste antitesi. Oppure il movimento di sviluppo della societi comporta che un individuo pud soddisfare il proprio bisogno solo in quanto soddisfa in pari tempo il bisogno di un altro individuo e un’eccedenza oltre questo bisogno. Cid si palesa brutal- mente nel caso della schiavité. Solo nella condizione del lavoro salariato cid conduce all’industria, al lavoro industriale. Malthus @ quindi del tutto coerente quando, accanto al lavoro eccedente ¢ al capitale eccedente, pone lesigenza di oziosi che consumano senza produrre, ovvero la necessita dello spreco, del lus- 50, dello sperpero, ec. '. * maxx, Lineamenti cit., p. 367. Marx e la ricerca della liberta comunista 189 Il passo é interessante intanto perché ridimensiona il Marx profeta: qui é detto esplicitamente che il convogliamento del tempo libero verso Ja formazione di una ricca individualita di massa é solo una possibilita. Anche teoricamente la previsione @ assunta nell’ambito della determi- nazione teorica della possibilita. Sono le circostanze non armonizzate e non armonizzabili (le contraddizioni economiche come contrapposizioni alle armonie economiche di Bastiat e di Carey) che aprono la strada a possibilita’, E interessante anche dal punto di vista della rappresenta- zione della realta, perché, permanendo il sistema capitalistico, i sovra- stanti hanno tutto l’interesse a sviluppare quella classe servile che scam- bia il suo lavoro col reddito. Se il capitale appare alla borghesia come sua proprieta privata e come tale le consente di esprimere socialmente una funzione di padronanza, tuttavia essa esplica anche una funzione sociale. Talvolta il capitalista stesso ha cercato di giustificare se stesso presentandosi come lavoratore dipendente a servizio di quella funzione sociale. In realta esso é un rapporto proprietario. Per questo Marx insi- ste sul fatto che il capitalista ha individualmente la possibilita di sce- gliere il momento in cui il suo profitto si presenta socialmente come reddito e pud, solo apparendo come tale, essere riconvertito in capitale. Tuttavia questa scelta, pur reale sul piano individuale, resta teorica sul piano della classe, che non deve solo produrre e consumare ma provve- dere a riprodurre il suo capitale. Di qui l’accrescimento di potere reale che deriva al capitalista al momento in cui, restando tale, pud tuttavia anche moltiplicare le figure servili di coloro che scambiano il loro lavoro con il suo reddito. Malthus ha dunque una parte di ragione e Marx non esita a dirlo, nonostante la giustificata avversione che egli dimostra alle tesi di lui. Anche vista da questo lato, la questione mostra come il con- vogliamento del tempo libero verso una diminuzione del tempo di la- voro e poi verso la conquista di condizioni di sviluppo culturale di mas- sa, non possa essere che una «possibilita», cioé il risultato di un insie- me di lotte coordinate nel tempo e nello spazio secondo un progetto storico. Ma ritornando all’altra possibilita, quella per cui, rimanendo immo- dificata 0 scarsamente modificata la condizione operaia, il tempo libero si convoglia verso il lusso dei sovrastanti e verso lo sviluppo delle fun- zioni servili, va sottolineato che non é solo a Malthus che Marx fa rife- rimento. La questione interessa in vario modo tutta |’area degli econo- misti politici, e anche Ricardo. A quest’ultimo, come sappiamo, Marx rivolge l’obiezione di non avere saputo pensare una teoria del denaro ? Sulla questione G. G. F. HEGEL, La scienza della logica cit., vol. 2, p. 213. 190 Il marxismo ai tempi di Marx corrispondente al sistema capitalistico. Marx intende con cid rimpro- verare Ricardo per non avere rinvenuto, entro i rapporti di scambio, il processo di autonomizzazione del denaro e di formazione dei rapporti proprietari. Lo scontro di classe viene colto in un suo nodo essenziale (la conflittualita tra salario e cid che Ricardo chiama profitto), ma limi- tatamente a questo. L’antitesi prende la forma della ricerca del massimo di prodotto netto rispetto al prodotto lordo e questa ricerca viene giu- stificata e sublimata come necessita naturale. La conseguenza sociolo- gica di tutto cid é che «in questa forma antitetica, le classi della societa, il cui tempo é assorbito soltanto parzialmente, o non lo é affatto, dalla prtoduzione materiale, anche se ne godono i frutti, debbono essere il pit possibile numerose in confronto alle classi il cui tempo & comple- tamente assorbito dalla produzione materiale e il cui consumo costi- tuisce semplicemente una partita dei costi di produzione, una semplice condizione del loro essere bestie da soma. L’aspirazione a non condan- nare alla schiavitt del lavoro, al lavoro forzato, se non la parte pit pic- cola della societa, @ il massimo cui si possa giungere dal punto di vista capitalistico»’. Questa esposizione della sociologia implicita nel pensiero economi- co di Ricardo va rapportata al passo sopra ricordato su Malthus. Nel- uno e nell’altro caso si arriva al risultato di ritenere strettamente dipendente dallo sviluppo della societa capitalistica nella sua forma di- spiegata, I’accrescimento dei ceti improduttivi e dei ceti medi. In un altro passo assai significativo del permanente dialogo di Marx con Ri- cardo, Marx accenna a due tendenze che si incrociano di continuo nel tentativo di interpretare il rapporto conflittuale tra capitale e lavoro salariato: una tende a liberare forza-lavoro, |’altra ad assorbirla in una misura sempre maggiore. Una tendenza, scrive Marx, > marx, Storia delle teorie economiche cit., vol. 3, p. 223. Nonostante la condanna cosi com- minata ai lavoratori produttivi, questa non raggiunge mai la brutale espressione che & contenuta in questo giudizio di Nietzsche: «Non vedo cosa si voglia fare dell’operaio europeo. Egli si trova troppo bene per non chiedcre modo pid immediato: alla fine ha dalla sua parte il numero. E del tutto svanita la speranza che si formi una specie d’uomo modesta e parca, una schiavitd nel senso piti mitigato della parola, insomma una classe, qualcosa che abbia inalterabilita. Si fatto Voperaio militarmente abile: gli si dato il diritto di voto, il diritto di associazione; si & fatto di tutto per guastare gli istinti su cui si potesse fondare una Cineseria operaia, sicché Voperaio sente ¢ fa sentire gid attualmente la sua esistenza come uno stato di angustia (in termini morali, come una ingiustizia). Ma che cosa si vuole?... Se si vuole un fine, bisogna volere ; se si vogliono degli schiavi (e se ne ha bisogno!), non bisogna educarli in'modo da farne dei signori» (F, NIETZ- ScHE, Frammenti postumi. 1887-88, Milano 1971, p. 241). Ealtrove, in relazione al modo come Nietzsche provvede alla soluzione del tempo libero: «Si ticonosce la superiorita dell’uomo greco e dell'uomo del Rinascimento, ma lo si vorrebbe avere senza le loro cause ¢ le loro condizioni» (ibid., pp. 270-71). Questa nota, come pure l'esposizione della sociologia implicita di Ricardo vo- gliono essere contributi a intendere la tcoria della produzione in generale di Marx come possibi- lith di tempo libero per le masse. Non nascondo che esse intendono anche evitare di nascondere, dictro al silenzio wittgensteiniano, il fatto che neoricardiani ¢ neonietzschiani aspirano all’egemo" nia culturale sul movimento operaio. Marx e la ricerca della liberta comunista 9 scaraventa sul lastrico gli operai e crea una popolazione sovrabbondante (po- pulation redundant), Valtra l’'assorbe di nuovo ed allarga in senso assoluto la schiavitd salariata (wages-slavery), cos{ che Poperaio oscilla sempre nella sua sorte e tuttavia non se ne libera mai. Percid l’operaio considera lo sviluppo delle forze produttive del suo proprio lavoro come a lui ostili: d’altro canto il capitalista lo tratta come un elemento da allontanate continuamente dalla produzione. Queste sono le contraddizioni in cui Ricardo si dibatte in questo capitolo. Cid che egli dimentica di rilevare é il continuo accrescimento delle classi medie che si trovano nel mezzo fra operai (workmen) da una parte, ca- pitalisti e proprietari fondiari (La#dlords) dall’altra e che direttamente si nu- trono in sempre maggiore ampiezza e in gran parte del reddito (Revenue), che gravano come un peso sulla sottostante base lavoratrice (working) e aumen- tano la sicurezza sociale dei diecimila soprastanti *. Poche pagine avanti nello stesso testo Marx aveva fatto riferimento alla teoria ricardiana del macchinario, per affermare che «se una parte degli operai muore di fame, un’altra parte pud nutrirsi meglio, vestirsi meglio, cosi come i lavoratori improduttivi e i gradi intermedi fra ope- rai e capitalisti»’. Questa discussione con Malthus e Ricardo (che investe peraltro an- che J. B. Say) & importante anche sul piano filosofico. La tendenza del capitalista a creare ceti improduttivi intermedi in grado di vivere sul lavoro produttivo degli altri, era gia stata notata da Bentham. II rap- porto tra Bentham e Ricardo pud essere cosj sintetizzato: per Ricardo la ricchezza di una societa non sta nella estensione del lavoro produt- tivo a scapito di quello improduttivo, come in Smith, ma nell’intensita del primo: il numero dei condannati al lavoro deve essere relativamente piccolo e la produttivita del lavoro quanto é pit possibile alta. Quando si verifica quest’ultima condizione, una societa @ ricca. L’intuizione di questo esito si esprime filosoficamente nel pensiero di Bentham nella formula della maggiore felicita possibile per il maggior numero possi- bile di uomini. Possiamo, io credo, cogliere un rapporto di affinita tra il residuo di infelicita implicito nell’utilitarismo benthamiano e la con- danna al lavoro produttivo del minor numero possibile di uomini che Marx riconosce nel «cinismo» di Ricardo. Vi sono coloro che possono godere della ricchezza sociale accresciuta e vi sono coloro che sono con- dannati a produrre nelle condizioni peggiori. L’utilitarismo riecheggia questa soluzione nei limiti imposti al raggiungimento della felicita a una parte degli uomini. Tuttavia il rapporto tra filosofia ed economia politica non si ferma a questa affinita. Bentham fissa nel borghese il tipo dell’uomo normale. 4 marx, Teorie sul plusvalore cit., vol. 2, pp. 619-20. 5 [bid., p. 606. 192 Il marxismo ai tempi di Marx J. Stuart Mill invece non accetta integralmente questo limite, ma va ol- tre e sviluppa tendenze progressive entro i limiti del sistema capita- listico. Ad evitare malintesi — sctive Marx — osservo che se pure uomini come J. Stuart Mill sono degni di biasimo per la contraddizione fra i loro vecchi dogmi economici ¢ le loro tendenze moderne, sarebbe estrema ingiustizia met- terlo in un sol fascio con il gregge degli apologisti dell’economia volgare *. Le tendenze progressive di Mill si possono identificare in tre punti: 1) egli non accetta che la quota parte della ricchezza sociale, che deve servite come fondo-lavoro o salario, sia recinta da catene naturali e da barriere impenetrabili. Come l’esperienza storica ha dimostrato vi @ un margine per l’aumento dei salari, senza alterare il rapporto capitalistico di produzione; 2) respinge l’idea che la felicita dei pit sia, nelle condi- zioni storiche date, inseparabile dall’infelicita dei condannati al lavoro produttivo. Di qui la sua sensibilita per le forme associative di organiz- zazione del lavoro e la sua insofferenza per il rapporto di dominio giu- tidico e morale dell’uomo sulla donna. Il modo come egli spiega l’ac- cettazione psicologica degli esistenti rapporti di dominio & connesso a una logica dell’associazione, che si solidifica in abitudini e comporta- menti. Questi possono perd essere mutati e dare Juogo a nuove forme di associazioni di idee tendenzialmente meno costrittive. Un’organiz- zazione socialista fondata sull’associazione dei produttori @ per Mill una possibilita; il termine di un raffronto possibile, di cui l’elemento deci- sivo é l’accrescimento di liberta che esso pud determinare’; 3) il pro- cesso di formazione intellettuale per l’aspetto per cui trasmette e perfe- ziona abilita fa parte a tutti gli effetti del lavoro produttivo. Marx ritenne giusta questa correzione di Mill. Lo criticd severa- mente invece su altri punti, e in primo luogo per la sua giustificazione * marx, Il capitale cit., libro primo, p. 750 nota. Per questo invece Nietzsche & «contro la giustizia,... contro John Stuart Mill. Aborro la’sua trivialita che dice: non bisogna avere due pesi € due misure; cid che non vuoi ecc... non farlo neanche tu agli altri; che vuol fondare tutti i rap- porti umani sulla reciprocita delle prestazioni in modo che ogni azione appare come un ripagare un’azione rivolta a noi. Il presupposto & qui plebeo nel senso piti basso; si presuppone Vequiva- enza delle azioni per me e per te; il valore personalissimo di un'azione & semplicemente annullato. La reciprocita @ una grande volgarita... In un senso profondo non si restituisce mai perché si & qualcosa di unico e si fanno sol cose uniche, Questa convinzione fondamentale contiene la causa dell’ixolamento aristocratico dalla moltitudine, poiché la moltitudine crede nell'uguaglianza e quin- di anche alla possibilita di una compensazione ¢ alla reciprociti» (NiETZSCHE, Frammenti postumi cit., pp. 269-70). cosa ancora da accertare se il sistema comunistico possa essere compatibile con quello sviluppo multiforme della natura umana, quella molteplice diversiti da individuo a individuo, quella disgregazione di gusti ¢ di talenti'e quella varieta di punti di vista degli intelletti umani le quali non soltanto rappresentano gran parte dell’interesse della vita, ma portando le menti de uomini in fecondo contatto reciproco ¢ presentando a ciascun uomo innumerevoli idee che egli non avrebbe saputo concepire da sé solo costituiscono il principale fattore del progresso intellet- tuale e sociale» (J. s. MULL, Principt di economia politica, Torino 1953, p. 206). Marx ¢ la ricerca della liberta comunista 193 apologetica del profitto come effetto dell’astinenza dal consumo da par- te del capitalista. Era la teoria di Nassau W. Senior, che solennemente aveva affermato di voler sostituire all’espressione lavoro e capitale quel- la di lavoro e astinenza. Invece il signor J. Stuart Mill — scrive Marx — da un lato fa estratti dalla teoria del profitto del Ricardo, e dall’altro si annette la «remuneration of absti- nence» del Senior. Quanto gli ignota la «contraddizione» hegeliana, fonte di ogni dialettica, tanto si trova a suo agio in contraddizioni banalissime. E aggiunge: L’economista volgare non ha mai fatto la semplice riflessione che ogni azio- ne umana pud essere concepita come «astinenza» del suo opposto. Mangiare @ astinenza dal digiuno, camminare astinenza dallo stare, lavorare é astinenza dall’oziare, oziare astinenza dal lavoro. Questi signori farebbero bene a medi- tare una volta il detto di Spinoza: «Determinatio est negatio» *. In secondo luogo lo critica per la sua «naturalizzazione» del pro- cesso produttivo da lui sottratto alla storia. Mentre storicamente modi- ficabile é il lato della distribuzione, il processo produttivo é quasi natu- rale. La combinazione del processo produttivo con le condizioni natu- rali & cosi stretta che essa tende ad abbassare a mera tecnologia la sfera della produzione. In complesso Mill ha messo in movimento un mecca- nismo di bisogni sociali cui non sa abbinare una teoria del superamento strutturale dei limiti capitalistici del fondo di lavoro. Sulla questione del comunismo, avendo presente soprattutto R. Owen, Mill osserva che «se si pud arrischiare una congettura é probabile che la decisione dipenda in gran parte da un’unica considerazione: quale dei due sistemi sia compatibile col massimo sviluppo della liberta e della spontaneita umana»’. E il massimo punto di apertura del pensiero di Mill, che tut- tavia si rifiuta di considerare quanto di liberta sarebbe concretamente e storicamente realizzabile ove si creasse la condizione ipotizzata da Owen di un’«autogestione» del lavoro e di un consapevole dirottamen- to del tempo libero da ricchezza in sé dei sovrastanti e di coloro che dal loro réddito direttamente dipendono a tempo libero delle masse. Bentham anticipa dunque una tendenza che Ricardo fara sua fissan- do entro limiti invalicabili l’«infelicita» dei produttori diretti e defi- nendo come «felicita» il rapporto di servitt implicito o esplicito che la maggior parte degli vomini instaura con il reddito dei sovrastanti Andando assai oltre il «cinismo» di Ricardo, che non manca mai di * Ibid., pp. 204-5 ° maxx, I! capitale cit., libro primo, p. 733 nota. 194 I] marxismo ai tempi di Marx mantenere un rapporto con le verita della scienza e che posto dinanzi alla scelta tra queste e gli interessi di classe, sa optare per la prima”, Bentham resta del tutto involto nei rapporti borghesi. E nota la pagina ferocemente polemica che Marx gli dedica: L’economia classica ha prediletto da sempre concepire il capitale sociale come una grandezza fissa dal grado di efficacia fisso. Ma questo pregiudizio & stato consolidato in dogma dall’arcifilisteo Geremia Bentham, questo oracolo del senso comune borghese del secolo xrx, arido pedante e chiaccherone bana- le... Col suo dogma diventano del tutto incomprensibili i i fenomeni pit comuni del processo di produzione, come per esempio le improwvise espansioni ¢ con- trazioni e perfino l’accumulazione. Questo dogma é stato utilizzato a scopi apo- logetici tanto dallo stesso Bentham, quanto dal Malthus, da James Mill, dal McCulloch, ecc. E in particolare @ stato usato per rappresentare come gran- dezza fissa una parte del capitale, il capitale variabile, ossia quello convertibile in forza-lavoro. L’esistenza materiale del capitale variabile, ciot la massa dei mezzi di sussistenza che esso rappresenta per l’operaio, ossia il cosiddetto fon- do di lavoro, venne favoleggiato come una parte speciale della ricchezza sociale recinta da catene naturali e impenetrabili... Certo, per mettere in movimento i mezzi di produzione occorre una «massa determinata di lavoro vivente», «data tecnologicamente». Ma «non é dato né il numero degli operai necessari per rendere liquida questa massa di lavoro, perché cid cambia con il cambiare del grado di sfruttamento della forza-lavoro individuale, né é dato il prezzo di que- sta forza-lavoro, ma soltanto il suo limite minimo che per giunta @ molto elastico». Alla base di questo dogma stanno questi fatti: «da una parte l’operaio non ha diritto di dir la sua nella divisione della ricchezza sociale in mezzi di godimento di coloro che non lavorano e in mezzi di produzione; dall’altra parte, l’operaio pud ampliare il cosiddetto fondo di lavoro a spese del reddito del ricco soltanto in casi d’eccezione favo- revoli»" Come abbiamo gia rilevato, la tesi di J. Stuart Mill @ assai diversa. Il socialismo resta aperto come possibilita, le barriere non sono fissate in modo drastico. Le classi intermedie possono anche favorite cambia- menti sociali, purché questi non limitino le loro libertad. In parte se- condo questa linea (e non secondo quella di Bentham) si sono svilup- " «La mancanza di riguardo di Ricardo era dunque non solo scientificamente onesta, ma scien- tificamente necessaria per il suo punto di vista. Ma percid gli & anche del tutto indifferente che lo sviluppo delle forze produttive uccida la proprieta fondiaria o gli operai... Se la concezione di Ri cardo & nel complesso nell’interesse della borghesia industriale, lo & solo perché e in quanto V'in- teresse di questa coincide con quello della produzione ¢ dello sviluppo produttivo del lavoro uma- no. Quando quello entra in conflitto con questo, egli @ altrettanto privo di riguardi verso la bor- ghesia, come del resto lo & verso il proletariato ¢ I'aristocrazia» (Maxx, Teorie sul plusvalore cit., vol. 2, p. 120). A questo si riduce la teoria della partiticita della scienza in Marx. "marx, ID capitale cit., libro primo, pp. 748-50. Marx e la ricerca della liberta comunista 195 pate le cose nelle societa a capitalismo sviluppato, che si pongono ap- punto il problema di amministrare secondo i princip? di Ricardo (cioé mantenendo al profitto il carattere di un rapporto indipendente”) la ripartizione della ricchezza sociale. Eppure risulta sempre comprensi- bile la critica di Marx. Egli scrive infatti: La legge dell’accumulazione capitalistica mistificata in legge di natura espri- me... in realt solo il fatto che la sua natura esclude ogni diminuzione del gra- do di sfruttamento del lavoto 0 ogni aumento del prezzo del lavoro che siano tali da esporre a un serio pericolo la costante riproduzione del rapporto capi- talistico e la sua riproduzione su scala sempre piti allargata. Non pud essere diversamente in un modo di produzione entro il quale Poperaio esiste per i bisogni di valorizzazione di valori esistenti, invece che, viceversa, la ricchezza materiale esista per i bisogni di sviluppo dell’operaio. Come l’uomo & domi- nato nella religione dall’opera della propria testa, cos{ nella produzione capi- talistica, egli 2 dominato dall’opera della propria mano ". La tesi fondamentale di Marx @ in sostanza la seguente: il capitali- smo sviluppa le forze produttive, libera tempo di lavoro. I] meccanismo della societa capitalistica reimmette questo tempo liberato entro il pro- cesso produttivo, allarga le branche di produzione di beni di lusso, di servitori, di sovrastanti, di preti, di funzionari dello Stato e di mana- gers". Ne deriva che tendenzialmente la societa capitalistica (pur non muovendosi entro le colonne d’Ercole ipotizzate da Bentham) impedi- ® qLa ragione per cui il salario stato adottato inizialmente come variabile indipendente & che si era supposto che esso consistesse del mero necessario alla sussistenza quale & determinato da condizioni fisiologiche o sociali indipendenti dai prezzi ¢ dal saggio di profitto. Ma appena si ammetta la possibilita di variazioni nella ripartizione del reddito nazionale, questo argomento per- de gran parte della sua forza. E quando il salario sia assunto come “dato” in termini di una unit di misura piti o meno astratta, € non riceva una definizione concreta fino a che i prezzi delle merci non siano determinati, la posizione & capovolta. Il saggio di profitto, essendo un rapporto, ha un contenuto che @ indipendente dalla conoscenza dei prezzi ¢ pud bene essere “dato” prima che i prezzi siano fissati. Esso & quindi suscettibile di essere determinato da influenze estranee al siste- ma della produzione, ¢ particolarmente dal livello dei tassi dell'interesse» (Pp. sRAFFA, Produzione di merci a mezzo di merci. Premessa a una critica della teoria economica, Torino 1960, p. 43). Non si deve peraltro dimenticare che mentre per Bentham il salario era fissato da limiti naturali, corri- spondenti a leggi di natura, la esternita del saggio di profitto ¢ la sua dipendenza da quello di interesse, dipendono, restando alla interpretazione di Marx, dai rapporti proprietari che si autono- mizano rispetto al sistema produttivo. Ipotizzando che le’classi lavoratrici governino il rapporto tra salari e saggio di profitto e determinino i prezzi, i rapporti proprietari sono estromessi dal con- trollo che promana dal sistema produttivo e anzi ¢sercitano su di questo un’influenza fondamen- tale. Su questo punto la lezione di Marx di non separare critica dell'economia politica, critica del potere e dei rapporti proprietari resta difficilmente aggirabile, a meno di fare anche del potere una variabile indipendente. ® Marx, Il capitale cit., libro primo, pp. 763-64. ¥ Bassai spiritoso laccostamento di tali. figure sociali. Quella del manager ha assai buona stampa negli ambienti tardocapitalistici. Ma Marx: «L’uomo ha esteriorizzato il suo rapporto con Ja propria natura ¢ il prossimo in forma religiosa, al punto di essere dominato dalle immagini da lui stesso create, € aver bisogno del prete ¢ della sua mediazione. Con la scomparsa della forma religiosa della coscienza, cessera di entrare nel processo di produzione sociale anche il lavoro del prete, e come cessera il lavoro pretesco del manager, cosi cessera quello che il capitalista in quan- to capitalista compie e fa compiere ad altri» (marx, Storia delle teorie economiche cit., vol. 3, baz 196 Il marxismo ai tempi di Marx sce di fatto l’allargamento del tempo libero dei produttori, limitandosi ad abbassare il tempo necessario a produrre beni salario, cioé di fatto contribuendo a diminuire il fondo destinato ai salari. La classe operaia puod intervenire su questo terreno con le sue lotte: di fatto la storia del movimento operaio nel corso del secolo x1x é stata, oltre che lotta sala- riale, lotta per la riduzione del tempo di lavoro. Marx scrive a questo proposito in una lettera a Bolte del 23 novembre 1871: Ogni movimento in cui la classe operaia si oppone come classe alle classi dominanti e cerca di imporre la propria volonta con una pressione dall’esterno & un movimento politico. Ad esempio, il tentativo di imporre a un singolo ca- pitalista una riduzione d'oratio di lavoro per mezzo di scioperi di una singola fabbrica 0 perfino in un singolo reparto, @ un movimento puramente econo- mico; al contrario, il movimento per conquistare la legge delle otto ore 0 si- mili & un movimento politico. Ed @ in questo modo che ovunque si sviluppa un movimento politico sulla base dei singoli movimenti economici dei lavora- tori, cio’ il movimento di classe, il cui scopo & quello di affermare i propri in- teressi nella loro espressione generale, potere complessivo, socialmente coerci- tivo. Se da una parte questi movimenti presuppongono un determinato livello di organizzazione preesistente, dall’altro a loro volta sono mezzi per lo svilup- po di tale organizzazione ®. La questione presenta potenzialmente perd anche altri aspetti. Si tratta del fatto che la riduzione della giornata lavorativa va stretta- mente connessa all’accrescimento della produttivita del lavoro. Le due questioni sono strettamente collegate perché, restando la piccola circo- lazione (cioé lo scambio tra capitale e forza-lavoro), l’aumento della produttivita potrebbe compensare o addirittura accrescere la massa di valore di cui si impadroniscono i soprastanti. II problema reale @ percid politico, come Marx fa intendere nella lettera a Bolte. Ma lo sbocco po- litico deve derivare da uno sviluppo di cid che chiama «coscienza enor- me» del lavoratore, cioé della capacita di riconoscere «i prodotti come propri» e al tempo stesso la sua separazione da loro «come separazione indebita, forzata»". Nella realta sociale esistente la macchina sopra- stante il lavoro appare «come unita che lo domina» come potere «in cui il capitale stesso consiste» ". L’accumulazione «del sapere e dell’abi- lita, delle forze produttive generali del cervello sociale, in tal modo @ assorbita nel capitale in contrapposizione al lavoro» ", diventa «appli- cazione tecnologica della scienza»”. Le macchine non vengono in soc- 5 Si veda la lettera in K, MARX e F. ENGELS, I sindacati dei lavoratori, Milano 1972, p. 119. "© marx, Lineamenti cit., p. 441. ” Tbid., p. 708. " Tbid., p. 709. ® Ibid., p. 710. Marx ¢ la ricerca della liberté comunista 197 corso all’operaio (come Ricardo aveva riconosciuto nella sua celebre autocritica del capitolo trentunesimo dei Principi). Ma se si forma la coscienza enorme, allora é «lo sviluppo dell’individuo sociale, che si presenta come il grande pilastro della produzione e della ricchezza. II furto di tempo di lavoro altrui, sul quale si basa la ricchezza odierna, si presenta come una base miserabile in confronto a questa nuova base creata dalla grande industria stessa»”. In luogo della produzione ba- sata sul valore di scambio, subentra «il libero sviluppo delle individua- lita» ® La teoria dello individuo sociale é dunque l’esatto corrispettivo sul terreno della soggettivita di cid che sul terreno della oggettivita é la scoperta del «fondamento» della forma capitalistica di produzione. Marx sottolinea che il tempo di lavoro necessario avra la sua misura nei bisogni dell’individuo sociale, giacché «la ricchezza reale @ la forza produttiva sviluppata di tutti gli individui» ”. Gli individui, nella nuo- va condizione «si riproducono come singoli, ma come singoli sociali» ”. E evidente ancora la presenza delle tre determinazioni hegeliane del concetto (universale, particolare, individuale). La via di uscita dal capi- talismo é la produttivita del lavoro, che si combina con la ricca indivi- dualita. I presupposti materiali sono ora posti entro l’individuo. Si riuniscono in questa combinazione due filoni critici della ricerca di Marx. Il primo é quello che ha per oggetto Ricardo e il ricardismo. Lo sbocco finale di questa critica pud essere simboleggiata nel passo in cui Marx annota, a proposito di un anonimo postricardiano, che «il tempo di lavoro, anche se il valore di scambio é@ soppresso, resta la so- stanza creatrice della ricchezza e la misura del costo che richiede la sua produzione. Ma il tempo libero, il tempo disponibile & la ricchezza in se stessa, sia per il godimento di prodotti, sia per la libera attivita, atti- vita che non @ determinata al pari del lavoro dalla costrizione di un fine esteriore da raggiungere, il cui raggiungimento & una necessita na- turale o un dovere morale che dir si voglia»™. D’altro canto la for- mazione dell’individuo sociale non implica alcun particolare addestra- mento nel senso per cui l’uomo é indotto a superare i propri limiti na- turali. Da questo punto di vista si avverte sia l’affinita, sia la distanza dalla problematica del comunismo utopistico. I cedimenti di J. Stuart Mill ” Ibid., p. 717. % Ibid., p. 718. ® Ibid., p. 721 ® Ibid., p. 870. ™ marx, Storia delle teorie economiche cit., vol. 3, p. 223. 198 Il marxismo ai tempi di Marx a Nassau Senior avvenivano proprio quando «al di qua della Manica imperversava l’owenismo, al di 1a il sansimonismo e il fourierismo» * Il limite teorico di questa grande corrente di pensiero consisteva nel fatto che essa riproduceva, invertendone i termini, la filosofia degli idéologues. Come questi avevano, per cosi dire, ritrovato in natura l’uo- mo borghese e avevano naturalizzato l’individuo proprietario, cosi le correnti del socialismo utopistico ritrovavano nella liberazione dell’uo- mo naturale le radici di una sana socialita. Per Marx Ja naturalita da riconquistare come vita vissuta, da riaggregare, per cosi dire, alla capa- cita umana di fruizione e di godimento era quella accumulata dal lavoro umano e divenuta proprieta dei sovrastanti. Per questo non si limita a criticare Mill per avere impoverito il grande progetto di Owen, ma lo critica soprattutto per non avere pensato la storicita del modo di pro- duzione borghese. L’antropologia marxiana non é quindi la teoria di un arricchimento naturale delle facolta, anche se lo sviluppo della sensibi- lita si accompagna a quel raffinamento dei sensi di cui le classi domi- nanti hanno fatto il loro possesso esclusivo. L’antropologia marxiana é in pari tempo la teoria di un’appropriazione storica della cultura e della scienza e di un conseguente sviluppo complessivo delle capacita dell’individuo sociale. In un passo assai tardo, che non pud percid essere tacciato di gio- vanile feuerbachismo, Marx scrive a proposito del movimento profon- do che porta alla formazione dell’individuo umano. Al pari di ogni altro animale [gli uomini] incominciano col mangiare, bere, ecc., ossia non con lo «stare» in un rapporto, bensi col comportarsi attivamen- te, con ’impadronirsi di certi oggetti del mondo esterno mediante l’azione, soddisfacendo cosi i loro bisogni. (Essi incominciano cioé con la produzione). Con la ripetizione di questo processo la proprieta che questi oggetti hanno di «soddisfare i loro bisogni» si imprime nel loro cervello... A un certo livello dell'evoluzione, dopo che anche i loro bisogni ¢ le attivita svolte per soddi- sfarli si sono moltiplicate e sviluppate, gli uomini daranno un nome anche al- Vintera categoria di questi oggetti che l’esperienza ha loro insegnato a distin- guere dal resto del mondo esterno... Ma questa denominazione linguistica non fa che esprimere, sotto forma di rappresentazione, cid che la ripetuta conferma ha trasformato in esperienza, ossia che agli uomini che gia vivono in un certo contesto sociale (questo € un presupposto necessario a causa del linguaggio) certi oggetti esterni servono a soddisfare i loro bisogni... Questi oggetti sono loro utili, ed essi conferiscono all’oggetto questo carattere di utilita come ca- rattere posseduto dall’oggetto, sebbene difficilmente una pecora considererebbe sua qualita «utile» il fatto di essere commestibile per gli uomini “. % sarx, Il capitale cit., libro primo, p. 732. % TI brano che fa parte delle cosiddette Glosse a Wagner si pud leggere in appendice a MARX, II capitate cit., libro primo, pp. 1411-12. Marx e la ricerca della liberta comunista 199 I problemi contenuti in questo brano sono molteplici. In primo luo- go Marx suppone un comportamento attivo degli uomini rispetto alle cose in piena corrispondenza con le sue tesi giovanili; in secondo luogo l’operazione di denominazione (gia sociale, perché presuppone il lin- guaggio), serve a rappresentare un’utilita che fissa e seleziona i compor- tamenti attivi; in terzo luogo gia in questa operazione, in quanto coin- volge il linguaggio, & indicato un pericolo di reificazione, cioé la ten- denza a trasferire a proprieta degli oggetti quei caratteri che l’espe- rienza ha fissato come rapporti utilitari. Se ne deve dedurre che la rifles- sione critica deve coinvolgere fin dall’inizio il linguaggio. Un’avver- tenza importante per fissare il carattere laico di tutto il sapere e del marxismo stesso e la sua finitezza teorica. Si deve presupporre inoltre che la scienza lavori sulle codificazioni linguistiche. Anch’essa é un com- portamento attivo dell’uomo. In un passo divenuto famoso in relazione a recenti discussioni epistemologiche, Marx scrive: «Cid che fin da principio distingue il peggior architetto dall’ape migliore é il fatto che egli ha costruito le cellette nella sua testa prima di costruirle in cera»”. Ma per rendere piti completo il suo pensiero, questo passo andrebbe integrato con l’altro in cui Marx sostiene che, «a differenza di altri ar- chitetti, la scienza non soltanto disegna castelli in aria, ma costruisce qualche piano abitabile dell’edificio prima di gettarne le fondamenta» *. Questa conclusione é una rappresentazione di cid che é o dovrebbe essere il marxismo stesso (oltre che una caratterizzazione dello stato della scienza del secolo x1x per quanto riguarda il darwinismo, la chi- mica, la matematica e la fisica stessa). E veramente interessante che Marx ne abbia consapevolezza. In fondo é proprio a questa consapevo- lezza che egli affida il destino della sua critica della scienza ricardiana. Si tratta del fatto che l’accrescimento della produttivita del lavoro di- viene una realta immediatamente afferrabile a livello della coscienza comune da un lato, e che la divisione delle classi con l’accrescimento del tempo libero dei sovrastanti e lo sviluppo della massa degli impr. duttivi divengono fatti altrettanto riconoscibili dall’altro. A collegare i due ordini di fenomeni stanno le contraddizioni sociali, le crisi. Marx non crede che il «raffinamento» delle coscienze possa assumete carat- tere di massa, indipendentemente dalla penetrazione nel senso comune di questi due presupposti. Di qui il suo immane lavoro scientifico e la speranza che esso potesse in una forma o nell’altra fare emergere nella coscienza comune gli elementi fondamentali del suo discorso. 7 Ibid., p. 216. 3 Manx, Per la critica dell’economia politica (la si veda in appendice a 1., I! capitale cit., libro primo, 'p. 995). 200 Il marxismo ai tempi di Marx Vi @ un passo di quello che, nel programma di lavoro di Marx, do- veva essere il quarto libro del Capitale, in cui Marx ha indicato con grande acutezza i termini dello sviluppo storico che egli si attendeva. Il passo, che é un brano della sua discussione con T. Hodgskin, suona cosi, espresso nella forma nervosa dell’appunto: Accumulazione di grandi capitali mediante l’annientamento dei piccoli. At- trazione. Decapitalizzazione degli anelli intermedi fra capitale e lavoro. Questo é soltanto I’ultima potenza e forma del processo che trasforma le condizioni di lavoro in capitale, poi riproduce il capitale su scala sempre piti larga, e infine separa i capitali formatisi nei molti punti della societa dai loro possessori, con- centrandoli nelle mani dei grandi capitalisti. Esteriorizzando le sue antitesi ¢ contraddizioni, la produzione, anche se in forma alienata, si trasforma in pro- duzione sociale. Lavoro sociale e comunita degli strumenti di produzione nel processo lavorativo reale. I capitalisti, come funzionari del processo che nello stesso tempo accelera la ptoduzione sociale e con cid lo sviluppo del processo produttivo, diventano superflui nella stessa misura in cui ne godono I’usufrutto per procura della societa e comandanti del lavoro sociale. Succede a loro come ai signori feudali, i cui diritti si sono trasformati, nella stessa misura in cui i loro servizi diventavano superflui, in antiquati e inutili privilegi, cos{ affret- tandone il tramonto”. A proposito di questo passo si pud osservare che esso smentisce le semplicistiche riduzioni del «crollo». Marx vi parla di concentrazione dei capitali, ma questa teoria non é affatto equivalente (come @ stato invece anche di recente sostenuto da eminenti studiosi delle classi so- ciali) a una riduzione dei ceti medi. Questi, lo sappiamo, tendono ad accrescere il loro numero, ma con una diversa funzione sociale. Marx sostiene che questo cambiamento corrisponde a una diminuita intensita della funzione sociale e invece a un accrescimento del potere, della fun- zione di comando. La funzione del produttore si sposta verso quella del proprietario. Con piena coerenza Marx ha permanentemente soste- nuto che dietro al produttore borghese, che Destutt de Tracy identifi- cava con l’individuo umano, stava il proprietario. La tendenza storica che rileva é appunto caratterizzata da una diminuzione della funzione produttiva e da un accrescimento della padronanza proprietaria. Cid delinea i termini di una transizione storica. Le funzioni produttive si trasferiscono agli individui sociali, quelle proprietarie restano concen- trate nelle vecchie classi la cui funzione storica decresce. Del resto anche volendo tener fermo alla forma umana dell’indivi- duo borghese produttore e proprietario, esso @ qualcosa di profonda- mente diverso da quella dell’«individuo sociale». Marx ha descritto fe- ” marx, Storia delle teorie economiche cit., vol. 3, p. 200. Marx e la ricerca della liberta comunista 201 rocemente il primo riferendosi a Bentham, ma gia il raffronto presenta alcuni caratteri del secondo: Il principio dell’utile non @ stato un’invenzione di Bentham, il quale non ha fatto che riprodurre senza nessun spirito quel che Helvétius ed altri fran- cesi del secolo xvimt avevano detto con spirito. Per esempio se si vuol sapere che cos’é utile a un cane, bisogna studiare a fondo la natura canina. Ma questa natura stessa non si pud dedurre dal «principio dell’utile». Applicato all’uomo, se si vuol giudicare ogni ato, movimento, rapporto, ecc., dell’uomo secondo il principio dell’utile, si tratta in primo luogo della natura umana in generale, e poi della natura umana storicamente modificata, epoca per epoca. Bentham non ci perde molto tempo. Egli suppone, con la pitt ingenua banalita, che ’uo- mo normale sia il filisteo moderno e in ispecie il filisteo inglese * Confrontiamo questi caratteri con quelli del nuovo produttore, l’in- dividuo sociale. Egli tien fermo al principio del lavoro produttivo, ma il valore supremo, la ricchezza in se stessa é il tempo libero; egli non ha bisogno di mascherare il lavoro universale («ogni lavoro scientifico, ogni scoperta, ogni invenzione»; esso dipende in parte dalla coopera- zione dei vivi, in parte dall’utilizzazione del lavoro dei morti”) nella forma del lavoro produttivo; egli pud giudicare del proprio passato di- staccandolo da sé. Parlando di Fourier, Marx scrive: Egli caratterizza le epoche della civilta attraverso la monogamia ¢ la pro- prieta privata del suolo. La famiglia moderna contiene in germe non solo la servitus (schiavitd), ma anche la servitd della gleba, poiché essa fin dall’inizio @ in rapporto con i servizi per il coltivatore dei campi. Essa contiene in sé in miniatura tutti gli antagonismi che si sviluppano largamente nella societa ¢ nel- la sua storia. Storia, scienza, riappropriazione della vita come godimento del tem- po libero, cioé come socializzazione dello sviluppo della produttivita del lavoro e come realizzazione di questa liberazione come rimozione di tutte le forme servili, ecco le caratteristiche dell’individuo sociale in confronto all’utilitarismo borghese. Gia nell’Ideologia tedesca Marx aveva detto: I tre momenti, la forza produttiva, la situazione sociale, e 1a coscienza, possono e debbono entrare in contraddizione fra loro, perché con la divisione del lavoro si da la possibilita, anzi la realta, che V’attivita spirituale ¢ Vattivita materiale, il godimento e il lavoro, la produzione e il consumo tocchino a indi- ° marx, I! capitale cit., libro primo, p. 749 nota. % [bid., libro terzo, p. 155. * The Ethnological Notesbooks of Karl Marx, Studies of Morgan, Phear, Maine, Lubbock transcribed and edited, with an introduction by Lawrence Krader, Assen 1972, p. 120 (in corso di pubblicazione presso Einaudi). 202 Tl marxismo ai tempi di Marx vidui diversi, e la possibilita che essi non entrino in contraddizione sta solo nel tornare ad abolire la divisione del lavoro *. Dal passo che abbiamo citato sopra risulta come Marx attribuisca alla ricomposizione della contraddizione un carattere processuale. Cid che resta fermo @ una direzione di movimento, un segno che sono gli uomini a imprimere alla storia, ove la contraddizione sia avvertita, e diventi impulso a un comportamento attivo. Il vecchio cinismo di Bentham (espressione di una classe che si autogiustificava come pro- duttiva), ha preso ovviamente oggi altre forme e sono le ideologie dei sovrastanti, proprietari e non pid produttori, a presentare come neces- saria la «cineseria» di massa. 7. Sul metodo delle astrazioni «transitorie». Non é dunque possibile intendere i] rapporto socialismo-liberta, sen- za convogliare la lotta politica nella direzione indicata da Marx. Lo svi- luppo della produttivita del lavoro & compreso nella lotta di «libera- zione» delle masse. Questa si realizza attraverso un processo storico di lotta di classe, di diffusione della cultura, di limitazione della divisione sociale del lavoro, di riduzione del potere e della proprieta dei sovra- stanti. Condizione perché questo processo si sviluppi é che i diversi «blocchi» analitici che ci permettono di considerare la societa capitali- stica come un «insieme», restino visibili e compresenti, che non sia cioé «tolto» in modo definitivo cid che @ provvisoriamente sospeso come oggetto di analisi. Detto altrimenti, Marx procede secondo il metodo di tiduzioni 0 astrazioni transitorie. Non si tratta soltanto di analizzare fenomeni allo stato puro, ma di farli transitoriamente scorrere in modo che l’insieme risulti illuminato ora da questo, ora da quel lato, e corri- spondentemente altre zone di esso risultino ora pit, ora meno in ombra. Se ad esempio il processo lavorativo considerato come processo di valorizzazione, come lavoro morto che si trasforma in valore autovalo- rizzantesi, allora & necessario fare transitoriamente astrazione dal pro- cesso della grande circolazione. Cid si ottiene non togliendola, anzi al- Vopposto «idealizzandola» come pienamente funzionante, come se pet il capitale non esistesse problema di «realizzazione». In questo caso la «piccola circolazione» @ unica assunta entro il processo di produzione come una variabile, cio@ come la variabile dello sfruttamento. Da tutto * MARX € ENGELS, L’ideologia tedesca cit., p. 22.

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