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une UU lo sguardo di Chiara d’Assisi oggi 10 43, n. 3. * Maggio-Giugno 2006 * €5,00 14 PAROLA E SILENZIO Don Divo Barsor Nel binomio “parola ¢ silenzio” si esprime un rapporto di opposizione oppure un rapporto di identita? Certo, immediatamente sembra essere pit vero il rapporto di opposizione, anche perché quanto pitt si vuole che il bi- nomio esprima una opposizione, tanto pitt & facile in noi capire ¢ dare un senso alle nostre parole. Si, alle nostre parole, ma le nostre parole non sono la Parola di Dio! Allora ci viene da domandare che cosa significa il binomio “parola e si- lenzio” nel suo rapporto di identita. Il “silenzio” vuole esprimere un rifiuto dell’anima ad una conoscenza concettuale: ci dice la ineffabilita di Dio. Non @ dunque negativo. Si sempre detto che la conoscenza pitt vera che 'uomo puo avere di Dio @ la “non-conoscenza”, ma perché io possa rifiutare una conoscenza concettuale é necessario che io trascenda ogni conoscenza con- cettuale, precisamente per affermare il silenzio. Mi sembra pertanto di giocare con le parole: in realta che cosa vogliamo dire con il binomio “parola e silenzio”, se non il cammino dell’anima nella conoscenza di Dio? La parola, in questo caso, ¢ ordinata al silenzio, e solo nel silenzio si fa pienamente presente. Di fatto, la parola per sé non pud espri- mere che una conoscenza concettuale. Cosi, anche se si vuole dire che il bi- nomio dice un rapporto di identita, devo aggiungere che non & mai piena Videntita tra parola e silenzio. Sempre prevale il silenzio sulla parola. Non po- trebbe muoversi l’anima nella sua ricerca di Dio se dovesse prima di tutto negare una conoscenza concettuale, che & quella concezione che & propria dell'uomo; da questa comincia il cammino dell’uomo verso Dio, e non pud mai prescindere dal valore che ha la parola, in quanto ci dona una conoscen- za non certo perfetta, ma vera, di quel Dio che l’anima vuole conoscere e amare. Verra il momento in cui alla parola subentrera il silenzio, che dira l’inca- pacita dell’anima ad una vera conoscenza di Dio. Allora il silenzio non espri- mera soltanto Pimpotenza umana a raggiungere Colui che @ inaccessibile: ci dira piuttosto la sua trascendenza. L'uomo deve negare in qualche modo se stesso se vuole raggiungere Dio. E nel vuoto della creatura che Dio si fa pre- sente. Ma Puomo deve rimanere proprio in questo vuoto, non escludere que- sto passaggio attraverso l'aridita, Pimpotenza, E nella misura in cui vorra ac- cettare una sua morte, che potra anche vivere una partecipazione a quella re- surrezione che é la vita del cristiano. Di fatto, il cristiano, in quanto é cristiano, non vive la vita puramente umana che ha la sua radice e il suo fondamento nella realta del mondo visibile, ma é partecipe della resurrezione del Cristo. Risorgendo, il Cristo non ha portato al’'uomo soltanto la salvezza, ma ha fatto si che l'uomo, trascendendo questa povera vita, potesse vivere, pur rimanendo nel mondo, la sua unione con Dio; perché se ’uomo non pud raggiungere Dio, é Dio che ha raggiunto l'uomo, é Dio che assumendo l’uomo lo ha fatto partecipe della sua stessa vita. E la vita del Cristo risorto. La resurrezione implica il trasferimento del- Puomo da questo mondo al Regno di Dio. Non é solo Gesii di Nazaret che risorgendo ora vive anche come uomo la partecipazione alla vita divina, ma tutta l'umanita in Cristo ha compiuto misteriosamente questo trasferimento. Cosi la parola non dice pit soltanto un riferimento al mondo presente, ma dice un riferimento alla presenza di Dio che vive nell’uomo, e mediante il suo Spirito si dona e vive in Lui. Per questo la parola ora pud divenire veramente il dono di Dio che si co- munica a noi e vive in noi. Finché la parola non é assunta dal Verbo divino, la parola sara sempre incapace, impotente a dirci, a comunicare all’uomo una co- noscenza reale di quel Dio che deve essere invece il contenuto della sua vita. Di fatto non ci sembra che la parola abbia subito un suo trasferimenty di senso alla resurrezione di Gest, ma se noi crediamo che la vita spirituale dell'uomo dipende dall’ascolto della parola di Dio, non possiamo dubitare che la parola umana sia diventata realmente Parola di Dio. Don Duwvo Barsorr Casa S. Sergio, 10 maggio 2002 Pubblichiamo di seguito la testimonianza sul proprio rapporto con la Parola di Dio che don Divo aveva scritto per Forma Sororum XXXIX (2002), 292: Il mio cammino di ascolto della Parola di Dio ha avuto come inizio un nulla di fatto. Sono arrivato al sacerdozio senza aver letto nemmeno un Li- bro della Sacra Scrittura, sia dell’Antico come del Nuovo Testamento. Ben presto perd sono stato quasi disgustato dei libri di pieta che erano Palimento di tutte le anime pie. Finalmente ho capito che se volevo nutrire la mia anima, dovevo nutrirla di un cibo solido, cioé dell’ascolto della Parola di Dio. Cosi ho letto e meditato personalmente la Sacra Scrittura. Dio ci ha parlato non perché noi fossimo dottori in sacra teologia o sto- tici della pieta, ma per stabilire con noi un rapporto d’amore. Non é forse la parola lo strumento pit efficace ad una comunione di amore? No, Dio non ci ha dato la Bibbia perché noi potessimo divenire degli studiosi, ma anime che vivono una comunione vera con Lui. Pochi, anzi pochissimi, sono i santi che hanno fatto della Bibbia l’unico alimento alla loro vita spirituale. Questa certo una mancanza grave nella nostra formazione spirituale, ma non dobbiamo dimenticare che la Parola della Scrittura non & per sé pitt efficace che la Parola di Dio che ci parla nel segre- to del cuore. Dobbiamo amare la Scrittura, ma diviene anch’essa un ostacolo se nutre soltanto lintelligenza e lascia arido il cuore. Da allora (giovane sacerdote) ho sempre letto la Sacra Scritcura, tutti i giorni. La mia meditazione implicava la preferenza della Scrittura su ogni al- tro libro, e all’interno della Sacra Scrittura alcuni libri particolari: il Deutero- nomio, Isaia, Geremia, la Genesi, |'Esodo. Del Nuovo Testamento invece mi sono soffermato in tutti questi anni soprattutto sul Vangelo di Giovanni e sulle due lettere della cattivita di Paolo: Colossesi ed Efesini. Certamente Dio si fa trovare a chi lo cerca attraverso una lettura di fede dei libri ispirati. SOMMARIO 130 Jn. questo.numero 132 Card. Caro CAFFARRA Deus caritas est: invito alla lettura 144 Don Dwo Barsorti Parola e silenzio 150 Gerard PIETER FREEMAN Il digiuno delle Clarisse nel XHI secolo — IX, conclusione 170 Mons. Marian WLosiINski Istanza ecumenica del libro del Siracide RUBRICHE 147 “Tu sei bellezea” M. Anna Maria CANopr! osb. Bellezza, splendore di santita 162 Nel solco di Chiara Sr. CHIARA CRISTIANA STOpPA osc. Un fiore per I’Immacolata. In ricordo di M. Chiara Lucia Canova osc. 180 Monasteri nel mondo Le CLARISSE DI IGLESIAS Cronaca di una visita a sorpresa. II Ministro generale ad Iglesias 182 Per la Revisione di vita 186 Recensioni Ill di copertina Festa in famiglia Nella luce di Dio { FORMA SORORUM: Anno 43, n. 3 - Bimestrale - Maggio-Giugno 2006 | - Direzione - Redazione - Amministrazione: Monastero S. Lucia - Viale Icilio Vanni, 6 06062 Citta della Pieve - PG Editore: Monastero di S. Lucia delle Clarisse - 06062 Cired della Pieve - PG Direttore Responsabile: Paolo Scandaletti Stampa: Grafica Salvi - Perugia Autorizz. Trib, Perugia del 20-6-1972, n. 423 Poste Italiane S.p.A. - Spediz. in ab. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Perugia. Quote di abbonamento: ITALIA, ordinario € 22,00; sostenitore € 50,00; benemerito € 100,00 - EUROPA € 28,00 - RESTO DEL MONDO (via aerea) € 38,00. Da versare a: FORMA SO- RORUM - Monastero S. Lucia - Viale Vanni, 6 - 06062 Citta della Pieve (PG) - Italia - C.C. Postale n. 12143061. Per i numeri arretrati, si richiede il pagamento delle spese postali. 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