You are on page 1of 31
IL PROBLEMA «TELEOLOGIA» NELLA SEZIONE «OGGETTIVITA’» DELLA SCIENZA DELLA LOGICA di Vladimiro Giacché SUMMARY. The aim of this work is to explain the main aspects of the transition from ’Chemismus’ to ‘Teleologie’, taking place in the ‘Obiektivitat’, the last but one Section of Hegel’s Wissenschaft der Logik. To this purpose I examine first of all the most important interpretations of this Section (§ 1), and I give a brief analysis of Hegel's argument (§ 2). Then, I investigate the transition from ‘Chemismus’ to ‘Teleologie’ (§ 5), showing that it is not a self-contained or deductive one (§ 3.a), because it receives its significance from the category of subjectivity; this category is introduced here (§ 3.b) in its most general form, which cannot be reduced to the ‘purposive’ or ‘selfconscious’ subjectivity of the "Teleologie’-chapter itself. Some conclusive remarks (§ 5) are based on the systematic importance of this transition (§ 4); this is made clear through an analysis of Hegel's lessons in Niirnberg (§ 4.a), and by poin- ting out structural analogies with other important moments of Hegel’s Logik (§ 4.6). Questo lavoro ha l’obiettivo di chiarire nei suoi aspetti essenziali il significato del passaggio dal «chimismo» alla «teleologia» che ha luogo all'interno dell’«oggettivita», penultima sezione della Scienza della logica di Hegel. In primo luogo esaminerd le fondamentali al- ternative critiche presentatesi nell’analisi globale di tale sezione (par. 1). Si procedera poi ad una sommaria lettura del percorso da «mec- canismo» a «teleologia» (par. 2). In terzo luogo, nell’analisi del pas- saggio da «chimismo» a «teleologia» (par. 3) tenterd di dimostrare la non linearita del passaggio stesso (par. 3.a) e il suo significato di definitiva introduzione della soggettivita nell’ambito della Scienza della logica (par. 3.b). La centralita sistematica del passaggio e del capitolo (par. 4) sara successivamente verificata da un lato in base ad una ricostruzione della genesi della sezione «oggettivita» nelle le- zioni ginnasiali tenute da Hegel a Norimberga (par. 4.a), dall'altro individuando alcune analogie strutturali di fondo tra il passaggio in Rivista di storia della filosofia n. 1, 1988 46 Viadimiro Giacché questione ¢ due altri momenti cruciali della Logica quali il passaggio alla «vera infiniti» ¢ la transizione da «essenza» a «concetto» (par. 4.b). In conclusione (par. 5) si proporranno alcune conseguenze del- Vanalisi condotta circa la valutazione del metodo e del signi della Scienza della logica. 1. La sezione «oggettivita» della Scienza della logica La seconda sezione della hegeliana «dottrina del concetto» 2 stata subito una delle pit) discusse dell'intera Scienza della logica. In ef- fetti, gia a partire dai titoli dei suoi tre capitoli si presentano al let- tore notevoli difficolta interpretative; cosa designano nel contesto di una logica — e sia pure di una logica che rifiuta expressis verbis la qualifica di «formale» — termini come «meccanismo», «chimismo», «teleologia»? A questa domanda sono state date dagli interpreti al- meno tre risposte: a) Si tratta della discussione di strutture specifiche, corrispondenti (almeno per cid che concerne i primi due capitoli) a ben determinati tapporti del reale che ricevono pitt estesa ed adeguata trattazione nella Filosofia della natura. Non & sorprendente che questa interpre- tazione sia comune a tutti coloro che hanno rifiutato e rifiutano a questa sezione dignita filosofica pari a quella di altre parti della Scienza della logica. In effetti, chiunque tenga fermo alla definizione hegeliana della Logica come il «regno delle ombre», sia collegandola all’altra dove il suo contenuto @ definito come I’«esposizione di Dio... prima della creazione»', sia — pit correttamente — intendendola nel senso della presentazione di complessi categoriali dotati di pregnanza on- tologica, non pud non restare perplesso di fronte al contenuto di questa sezione, tanto pili in quanto essa pretende di essere I'invera- mento del «concetto» quale scaturisce dalla discussione ¢ trasforma- zione — nella sezione «soggettivitae — dei contenuti tradizionali della logica formale. A questa interpretazione si 2 richiamato da ultimo R. Bubner, il 1. Vedi risp. Wissenschaft der Logik (d'ora in poi citata in testo con WL’) 155=41 © 144=31; qui e in seguito, ove non altrimenti indicato, si cita in base ai Werke in zwanzig Bénden, a cura di E. Moldenhauer ¢ K.M. Michel, Suhrkamp, Frankfurt a.M. 1970 sgg. (in cui Wissenschaft der Logik HW 5-6); Ja trad. it. utilizzata & quella di A. Moni da C. Cesa e con intr. di L. Lu- gatini, Scienza della logica, Laterza, Bari 1968, rist. 1981 (2 voll. con numeraz. progr.). II problema «teleologia» nella sezione «oggettivita» della Scienza della logica 47 quale per un verso annette alla sezione «oggettivita» il valore di una edimostrazione» dell’esistenza del mondo esterno (sia pure riferita non ad enti, ma a complessi), per un altro stabilisce un parallelismo tra il suo contenuto e quello della Filosofia della natura’. Ma essa aveva avuto i suoi primi seguaci in alcuni esponenti della «scuola» hegeliana, ai quali buona parte della sezione «oggetti era parsa non difendibile proprio a causa della concretezza del suo contenuto. Cosi H. Ulrici elimind le prime due categorie dell’«og- gettivita» dal suo System der Logik (1852), seguito in questo dal pid illustre Karl Rosenkranz con la sua Wissenschaft der logischen Idee (1858-9); entrambi riproposero nelle rispettive logiche soltanto il capitolo «teleologia» tra quelli facenti parte dell’«oggettivita entrambi i casi, inoltre, la valutazione globalmente negativa di questa sezione della Logica comporta un giudizio assai drastico anche sui primi due capitoli dell’«idea». Pitt precisamente, il primo elimind le prime due categorie dell’«oggettivita» dal suo System der Logik, ma dedicd allo «scopo», a cui attribuiva significato di categoria cosmo- logica, ben due trattazioni’, Analogamente, si comportd il Rosen- 2. Pit in particolare, i comporsi del richiamo hegeliano alla prova ontologi- ca nel passaggio all’«oggettivita» col contenuto di tale sezione comporta secon do R. Bubner un allargamento dell’ambito di validita della prova stessa «dal peculiare concetto di Dio al concetto in generale»: da cid risulterebbe un ri stabilimento dei diritti dell'sintera metafisica» tradizionale, e dunque «una ricaduta al di sotto del livello dell'analisi, che era stato conquistato — ¢ am- mirevolmente tenuto — dall‘inizio della scienza della logica» (Zur Sache der Dialektik, Reclam, Stuttgart 1980, p. 110). La Logica in quanto tale si chiude per il Bubner con la sezione «soggettivita» del concetto (ivi, p. 114); ¢ «la stessa ripetizione del tent ssaggio all'oggettivita (una prima volta da «soggettivita» ad «oggettivita», una seconda volta dalla Logica alla Filosofia della natura) «prova che la logica non riesce ad andare oltre sé» (p. 116). I parallelo con la filosofia della natura @ spinto troppo oltre da M.J. Inwood ¢ da D.O. Dahlstrom, che riconducono il contenuto di tutta Ia sezione «oggetti- vita» (compreso il capitolo «teleologia») a quello della seconda parte dell’En- ciclopedia (Inwood, Hegel, Routledge & Kegan, London 1983, p. 336; Dahl- strom, Hegel's Science of Logic and Idea of Truth in «ldealistic Studies», XII [1983], 1, p. 40). Tale inesattezza & probabilmente riscontrabile gid nella Dia- lettica della natura di F. Engels (Dialektik der Natur, 1873-86, prima ed. 1925; cfr. tr. it. di L. Lombardo Radice in K. Marx, F. Engels, Opere, Editori Riu- 1974, vol. 25, p. 531). 3. La prima — Ia pitt importante — si trova all'interno del capitolo dedicato alle «Verhiltnif- oder Wesenheitskategorieen» (System der Logik, Weigel, Leip- zig 1852, pp. 318-441), la seconda nel capitolo che ha per tema le «Ordnungs- kategorieen» (ivi, pp. 442-589). Il concetto di scopo viene adoperato da H. iccezione antimaterialistica ed at i (p. 413); a questo fine @ usata particolarmente la nozione di «finalita interna», radicalmente tra- 48 Vladimiro Giacché kranz, il quale nella «Metafisica» (1858), prima parte della sua Wissenschaft der logischen Idee, all’«ontologia» (grosso modo corri- spondente alla hegeliana «logica dell’essere») ed all'«eziologia» (corri- spondente all’«essenza») fece seguire immediatamente una terza se- zione dal titolo «teleologia»'. Ancora piti drastico dei due hegeliani menzionati, G. Weifenborn credette opportuno escludere totalmente dalla propria Logik und Metaphysik (1850-1) il contenuto della pe- nultima sezione della Logica hegeliana’, sformata secondo pitt direttrici per poterla applicare all’Assoluto: abbiamo cost in primo luogo l'identificazione di scopo «immanente» e «durevole» (p. 415); secondo Iuogo lo Zweck & recisamente interpretato come una causa che viene dal futuro: «grazie alla potenza determinatrice del concetto di scopo il futuro fa_presa (hindbergreifen) sul passato ¢ precorre il presente (vorgrei fen)... Il fine nel suo piit alto grado, I'Unico scopo universale, i ritorno del tempo nell'eternita dell‘assoluto» (p. 420): infine, la reciproca com penetrazione di mezzi ¢ fini @ letta come il cessare — da parte degli enti finiti — di essere mezzi in quanto essi sono mezzi di realizzazione dell'assoluto (p. 421; ma cfr. tutto il § 41, dedicato a «Causa finale, scopo e mezzo»: pp. 406-420). 4. Cir. la Wissenschaft der logischen Idee, Borntriiger, Kénigsberg 1858 ¢ 1859, 2 voll. 1.497-540. Anche K. Rosenkranz assume lo scopo come categoria cosmologica (1.518); a compimento ideale della trattazione dello scopo sono da lui menzionati «vita» € «spirito» come «Selbstzwecke» (1.534): ma né «idea della vita», né «idea del conoscere» trovano spazio nella parte corrispondente della trattazione del Rosenkranz, ¢ cio’ nella «dottrina delle idee o ideologias (v. la «Logica e dottrina delle idee», 1859, volume conclusivo della Wissenschaft der logischen Idee, op. cit., 2.205-434); la sostituzione del contenuto delt'intera sezione finale della Logica hegeliana rispettivamente con «principio», «metodo» € «sistema» (quest'ultimo al posto dell’sidea assoluta») 2 motivata col fatto che «la scienza logica ha a che fare soltanto col concetto astratto della ragione, non ancora con le forme concrete del suo realizzarsi (Verwirklichung)» (2.227 sag.), cosicché per tener fermo allo spirito edil’corientamento» di Hegel & necessario appunto abbandonare la sua «esposizione» (2.229). 5. Oltre a questo, G. WeiBenborn (Logik und Metaphysik, Knapp, Halle 1850-51) portd la hegeliana «soggettivita» sotto i §§ 41-44, intitolati all'«idea del conoscere» ¢ facenti parte a loro volta della «gegensiitzliche und endliche Idee» (8§ 40-5, pp. 328-364), che precede «l’idea dell'assoluto», conclusivo del- Vopera (§ 46, pp. 365-74); quella esclusione cosi come questo spostamento tro- vano la loro ragione nel punto di esplicito contrasto dell’Autore con Hegel, @ cui il Weifenborn rimprovera di aver fatto dell'io, quale si realizza nei processi del conoscere € dell’agire, Massoluto. Iluminante in proposito il § 46: sso @ dedicato in buona parte ad una dimostrazione della finitezza di cono- scere ed agire (pp. 365-371), alla quale segue (pp. 371-4) la proposta del mo- dello di un Dio trascendente a cui per essere «Person» & necessario creare il mondo (v. partic. p. 372; sulla trascendenza di Dio come «Cardinaldogma» della filosofia cfr. gid la prefazione, p. V1). All'uomo resta I’einfinita formale», € I'scimmortalita personale» dimostrata dalla sua capacita di pensare I'assoluto. Il problema «teleotogia» nella sezione «oggettivitas della Scienza della logica 49 b) Una diversa interpretazione di questa sezione della Logica ave- va proposto J.E. Erdmann nel suo Versuch einer wissenschaftlichen Darstellung der Geschichte der neueren Philosophie, ritenendo che oggetto di essa fossero «rapporti universali di ragione»; egli, nel so- stenere questa tesi, aveva posto in rilievo il fatto che Hegel nell’«og- gettivita» si era servito di esempi tratti anche dall’aml dello spi- rito proprio allo scopo di chiarire che in quella sezione non si tratta- va solo della natura’. Proprio sulla falsariga della interpretazione erdmanniana si svi- luppd nel decennio successivo la polemica contro la parziale esclu- sione dell’«oggettivita» dalla Wissenschaft der logischen Idee del Rosenkranz. Particolarmente decisa la posizione di F. Lassalle, per il quale l'assenza di «meccanismo» e «chimismo» e lo spostamento della «teleologia» comportavano un totale mutamento di significato dell’«idea», facendone «necessariamente una determinazione mera- mente formale e soggettiva, estrinseca ed estranea rispetto all’imme- diatezza»’. Ulteriore espressione della polemica sull'importanza del- V'eoggettivita» & il primo libro del sistema di Michelet, Das System der Philosophie als exacter Wissenschaft («Die Logik», 1876): in 6. Di J.E. Erdmann cfr. risp. il Versuch einer wissenschaftlichen Darstellung der Geschichte der neuern Philosophie, 3. Band, 2. Abtheilung: Die Entwick- lung der deutschen Spekulation seit Kant, 2 Theil, Vogel, Leipzig 1853, p. 768; ed il Grundriss der Logik und Metaphysik, Schmidt, Halle, 4 ed. 1864 (= 3° ed. 1848); tr. it. di G.V. Di Tommaso e pref. di V. Verra, Compendio di logica € metafisica, Prismi, Napoli 1985, § 192, p. 175. 7. Cosi F. Lassalle si espresse in una conferenza tenuta a Berlino nel 1859 € pubblicata due anni dopo nella rivista di Karl Ludwig Michelet («Der Ge- danke. Philosophische Zeitschrift», 1 [1861], 2, pp. 123-150) col titolo Die Hegel’sche und die Rosenkranzische Logik und die Grundlage der Hegel'schen Geschichtsphilosophie im Hegel’schen System (il lavoro fu ristampato a Leip- zig, presso Heims, nel 1928). Dalle affermazioni riportate nel testo (1861, Pp. 136-7) il Lassaile conclude che la Wissenschaft der logischen Idee del Ro- senkranz si riduce ad un «Neo-Kantianismus» (p. 147). Non solo, infatti, non @ vero che meccanismo ¢ chimismo si trovino solo in natura (p. 151), ma «il trapasso in Hegel de! concetto nella categoria dell’oggettivitd &... il punto pid importante dellintera logica hegeliana... Se viene a mancare questo... vien meno ogni legittimazione scientifica a considerare l'oggettivita (Gegenstindlich- keit) come V'esistenza (Dasein) del concetto», e con cid si perde fra !'altro «uno dei pid importanti risultati della filosofia hegeliana.... la comprensione della storia (die begriffene Geschichte)» (p. 138), in quanto la concezione hegeliana della storia ha le sue eradici» proprio nella sezione oggettivitd della Logica (p. 159). Nelle pagine successive de! suo articolo il Lassalle reca a sostegno della sua tesi diversi esempi, che provano quanto diretto e¢ semplificato fosse il nesso da lui stabilito tra la Logica hegeliana e le Lezioni sulla filosofia della storia (cfr. pp. 139-44). 50 Viadimiro Giacché ess0 le categorie dell’«oggettivita» sono ristabilite nei loro diritti, all'interno di uno schema che riprende formalmente quello della Lo- gica hegeliana, nella successione di «meccanismo», «dinamismo» — cio’ «chimismo» — ¢ «teleologia»’, c) Una terza interpretazione dell’«oggettivita» assegnd infine a questa sezione un significato cosmologico. Tale lettura era connessa alla precedente nello Erdmann, il quale da un lato sottolineava la pertinenza delle categorie dell'oggettivita a differenti ambiti del reale, dall'altro scriveva nel suo Compendio di logica e metafisica: «ogget- tivita @... soltanto come totalita, come sistema. Una totalita con il carattere dell'immediatezza & perd un mondo, loggettivita percid & un mondo di oggetti»’. Una lettura chiaramente cosmologica della sezione «oggettivita» troviamo invece in Kuno Fischer, seguito su questo punto da Nicolai Hartmann'®. Nessuna delle tre tendenze interpretative sopra ricordate appare priva di appigli testuali. La seconda di esse (b) sembra collocarsi tra le due estreme, in quanto — come si @ potuto vedere poco sopra — 8 K.L. Michelet, Das System der Philosophie als exacter Wissenschaft. 1. Theil: Logik, Dialektik, Metaphysik, Nicolai, Berlin 1876. Il Michelet si era pronunciato circa la Wissenschaft der logischen Idee del Rosenkranz gid in due articoli pubblicati sulla rivista «Der Gedanke»: Logik und Metaphysik: Rosenkranz und Hegel (1 (1861), 1, pp. 20-58); «Rosenkranz und Hegel. Schluss des Berichts» (ivi, 2, pp. 81-111); sulla sezione «oggettivita» della Lo- gica si veda il primo di essi (cfr. partic. le pp. 26, 49-52). 9. Erdmann, Grundriss, cit: § 191, p. 174; nel passo citato «mondo» & contrapposto ad «aggregato» ed in quanto tale pud sia designare differenti sistemi (cfr. p. 174, note) che assumere significato propriamente cosmologico. 10. La parte introduttiva generale al capitolo dedicato da K. Fischer al- Maoggettivitt» nel suo Hegels Leben Werke und Lehre (Geschichte des neuern Philosophie, 8° vol. in due tomi, 1901, 1911"; ‘ssenschaftliche Buch- gesellschaft, Darmstadt 1963, pp. 544 sgg.) si intitola infatti «ontologia € co- smologia». In questo modo il Fischer portava alle estreme conseguenze un’ postazione gid presente nel suo System der Logik und Metaphysik oder Wis- senschaftslehre (Bassermann, Heidelberg 1865%), nel quale aveva interpretato con molta decisione la categoria di scopo come «Weltzwecks, «Inbegriff» di tutti gli oggetti (ivi, p. 500), necessario al «compimento del concetto di mondo (Weltbegriff)» (p. 501). Anche per Nicolai Hartmann (Philosophie des deut- schen Idealismus, 2. Teil: G.W.F. Hegel, De Gruyter, Berlin 1929; tr. it. di B. Bianco € cura di V. Verra, La filosofia dell'idealisimo tedesco, Mursia, Mi- lano 1972: 2* parte: «Hegel», pp. 259-576) il tema dell’«oggettivita» & «cosmo- logico: Voggetto in generale di un soggetto & il ‘mondo’. Percid le categorie dell‘oggettivita sono categorie cosmiche (Weltkategorien)» e in questo senso © «passivitae allinterno della sostanza & e380 stesso tutt’uno con V'attribuzione del carattere del pensiero all'auto- riflessione nella sostanza, e dipende, come questo, dall'introduzione del sog- getto; il Diising trascura proprio questo aspetto, e conseguentemente riduce il «concetto» all'eunica sostanza nel modo del pensicro-di-sé ¢ della liberta» (p. 252; cfr. pid oltre, ad es. pp. 309 € 379, lattribuzione al Nous — ¢ solo ad esso — di liberta e pensiero di sé). Parimenti insoddisfacente lidentifica- zione, operata da E.E. Harris, di «autocoscienza di sé del tutto in quanto tale» © «soggettivitt» (An Interpretation of the Logic of Hegel, Univ. Press of America, Washington 1983, p. 201). 51. H.G. Gadamer, Hegels Dialektik, Mohr, Tubingen 1971; tr. it. di R. Dottori e C. Angiolino, La dialettica di Hegel, M Torino 1973, pp. 111 € 116. I contesto & l'interpretazione gadameriana del divenire come prima categoria in senso proprio della Logica (ivi: 110-5). UI problema «teleologia» nella sezione «oggettivita» della Scienza della logica_73 di essere e nulla nel divenire presupponeva gid l’intuizione del movimen- to: come se non fosse il movimento dell’autocoscienza a pensarsi in tutte le determinazioni del pensiero, anche in quella dell’essere>®. Gadamer pensa qui al procedimento della Logica come ad un mo- vimento in cui determinati pensieri ricevono pregnanza di significato dalla loro progressiva adeguatezza rispetto al pensiero autocosciente. In tal senso, gid il cosiddetto passaggio da essere e nulla a divenire pud aver luogo soltanto grazie ad un brusco spostamento di prospet- tiva da ‘pensato’ a ‘pensante’ (o meglio: dalla scoperta od esplicita- zione del pensante dietro il pensato)". Le osservazioni di Gadamer concordano con quanto é riconosciuto da interpreti come D. Henrich © J.N. Findlay”, 52. Gadamer, op. cit.. p. 15 (corsivo mio). 53, «Nell'essere come nel nulla non viene pensato certamente niente determinato. Cid che vi 2, & il yuoto intuire 0 pensare, cio’ nessun intuire o Pensare reale. Ma anche se non vi @ niente altro che un yuoto intuire o pen- sare, vi & in verita il movimento del determinarsi, ciot il divenire» (Gadamer, op. cit. p. 115). Ben prima di Gadamer, gid Bertrando Spaventa aveva colle- gato in polemica col Trendelenburg divenire e pensiero (in Logica e metafisica, Bari, Laterza, 1911", p. 172, cfr. 175-176). Diversi luoghi dell'importante ag- il § 88 dell’Enciclopedia confermano l'ipotesi che sotto «divenire» debba pensarsi_ il movimento dell'autocoscienza, o che tale movimento costitui Varchetipo del divenire stesso: si pensi all'affermazione di Hegel secondo cui questo essere che nel nulla rimane presso di sé & il divenire»; e ancora: «an- che il divenire in sé e per sé @ ancora una determi 1e estremamente po: vera ¢ deve approfondirsi ¢ riempirsi ulteriormente in sé. Un tale approfondi- mento del divenire in sé lo troviamo, per es., nella vita», e poi «in forma pid alta ancora nello spirito» (HW 8.192=268 ¢ 193=269; cfr. PhG 25=1.16). 54. Secondo D. Henrich la teoria di Hegel poggia (malgrado Hegel) su un «procedimento costruttivo», ed in particolare «sapere ed autocoscienza... non vengono in realtd dedotti, bensi introdot terno di questa ontologia — per quanto secondo una coerenza sistematica» (Selbstverhiltnisse, Reclam, Stuttgart 1982, pp. 205-6; cfr. E. Winterhager, Selbstbewufitsein. Eine Theorie zwischen Kant und Hegel, Bouvier, Bonn 1979, p. 40); J.N. Findlay, analogamente, so- stiene che il «primato dello spirito autocosciente» non & dimostrabile dialet- ticamente, ¢ «forme ¢ categorie inferiori dell’Essere — in realt& — vengono meno in quanto inadeguate a quella uniti-che-distingue-se-stessa» rinvenibile solo in esso (Hegel: a’Re-examination, George Allen & Unwin, London 1958; tr. itd. di L. Calabi, ILI, Milano 1972, rist. 1976, pp. 70-71). Questa interpre- tazione del Findlay fa da sfondo a quanto da lui affermato circa I'aspetto «semplicemente teleologico» del procedimento hegeliano, consistente nel per- cepire l'inadeguatezza di una nozione in base alla «coscienza della nozione adeguata corrispondente» (Hegel's use of Teleology in «Monist» 1964, n. 1, pp. 1-17; ripubbl. nel volume curato da W.E. Steinkraus e Warren, New Studies in Hegel's Philosophy, VIM (1971), Holt ecc., New York, pp. 92-107; il passo richiamato si trova a p. 95). 4 Viadimiro Giacché Neppure a chi scrive sembra che |’accertamento dell’assenza di un procedimento deduttivo nei passaggi esaminati debba comportare un rifiuto del modo di procedere di Hegel; in altre parole, né il supera- mento dell’alternativa di finito ed infinito tramite l’esibizione di una struttura dotata del carattere della «Uberendlichkeit» 0 della «Uber- veriinderlichkeit»®, né il superamento del dualismo di causa ed ef- fetto attraverso la valorizzazione dell'autoriferimento attivo proprio di determinate strutture del reale perdono il loro interesse a causa della poca cogenza su un piano strettamente logico. I passaggi in questione trovano infatti il loro proprio significato nel contesto del tentativo hegeliano di una concettualizzazione gerarchica delle strut- ture del reale. Se non si tiene conto di questo tentativo di compren- dere concettualmente ed ordinare le varie strutture della realta, che ha un suo momento fondamentale nella formulazione di criteri di distinzione tra cid che & «oggetto» e cid che & «soggetto»*, non & possibile capire le ultime due sezioni della Logica”; pid in partico- lare, sopra si & potuto vedere come il passaggio dal «chimismo» alla «teleologia» — alla pari degli altri successivamente esaminati — ri- ceva la sua importanza appunto dal fatto di costituire il punto di transizione — sistematicamente ambiguo — dall'uno all'altro, insom- ma dall’«oggettivita» all’«idea». Accettare un confronto con la filosofia di Hegel sul suo terreno significa allora comprendere che la domanda che @ pertinente porre al testo hegeliano non & se la Logica riesca 0 meno ad «andare oltre sé», se abbia luogo una deduzione della realta dalle sue categorie, ma un’altra: quella circa la validita delle definizioni che la Scienza della logica ci da dei complessi del reale, circa il valore esplicativo ¢ definitorio dei confini tracciati da Hegel tra di loro. Considerando da questo punto di vista, a titolo esemplificativo, alcune delle inter- pretazioni della Logica viste sopra, si pud facilmente rilevare sia la pesantezza del pur interessante intervento critico del Bubner, nel suo rifiuto delle ultime due sezioni della Scienza della logica®, che la parzialita del tentativo di Gadamer, il quale sembra cercare soltanto nella adeguazione di pensante e pensato il valore degli esiti della Logica. Volendo per converso accennare in conclusione ad un obiet- 55. Questi termini assai efficaci sono adoperati da Erdmann, Grundriss, p. 51. 56. Intendo questi termini nel senso in cui essi sono adoperati da Hegel nelle pagine introduttive del capitolo «Teleologia». 57. Sul fatto che l'intera Logica risulterebbe «illeggibiles, se si trascurasse 1a prospettiva de! riferimento intenzionale al reales, vedi S. Landucci, La contraddizione in Hegel, La Nuova Italia, Firenze 1978, p. 2. 58. Cfr. supra, nota 2. 11 problema eteleologias nella sezione coggettivita» della Scienza della logica 75 tivo di ricerca in grado di affrontare da una angolatura diversa ¢ pit! proficua il problema della «soggettivita» nelle sezioni conclusive della Scienza della logica, sembra utile rivolgersi alla molteplicita di usi ¢ significati del termine «Selbstzweck», la cui analisi costituirebbe un presupposto essenziale per la comprensione del termine stesso di «soggetto» all'interno del testo hegeliano.

You might also like