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Rapporto sulla situazione dell'emigrazione italiana in Svizzera: b'emigrazione italiana tra integrazione sistemica e integrazione sociale Indice pagina Capitolo I 1 Capitolo It 8 Capitolo III 17 Capitolo IV 47 Capitolo v 53 Note 55 Bibliografia 64 Documenti 70 Indice delle tabelle 72 Sandro Cattacin, Istituto Universitario Europeo, Firenze Zurigo, 1T settembre 1988 gurigo, settembre 1988 Sandro Cattacin, Istituto Universitario Europeo, Firenze Rapporto sulla situazione dell'emigrazione italiana in Svizzera: L'emigrazione italiana tra integrazione sistemica e integrazione sociale* L a base della regolamentazione nei riguardi dell'emigra- zione @ la legge federale di ‘dimora e domicilio degli stranieri' del 26 marzo 1931. La prima ordinanza che mette in atto la legge risale al 1° gennaio 1934}. a regolamentazione rispecchia gli sviluppi della situazione economica e sociale dell'emigrazione. Durante la seconda guerra mondiale regolamentare significa soprattutto manovrare i flussi d'emigrazione politica. Nel dopoguerra la regolamentazione cambia scenario. Non pid il rifugiato politico, ma l'emigrato lavoratore diventa punto di riferimento della discussione svizzera sull'immigrazione. E’ soprattutto l'emigrato italiano a formare questa manodopera estera, dato il tradizionale legame tra i due paesi. L'accordo fra l'Italia e la Svizzera del 22 giugno 1948 integra questa tradizione allo scopo "di mantenere e sviluppare il movimento emigratorio tradizionale dall'italia in Svizzera, e regolare di comune accordo e nell'interesse dei due paesi le modalit€ di reclutamento dei lavoratori italiani e la procedura relativa all'entrata di tali lavoratori in Svizzera e il regime applicabile alle loro condizioni di soggiorno ¢ di lavoro" (Accordo 1948). *Ringraziamo per l'appoggio: Elena Sartoris (Metron AG, Brugg) per l'elaborazione dei dati e le critiche, Tamara de Vito (Universita di Zurigo), Rita Franceschini (Universita di Basilea) e Guglielmo Grossi (FCLIS) per i consigli e per la rilettura critica del mano- scritto. I motivi generali dell'emigrazione della forza lavoro nel dopoguerra verso la Svizzera spiegati dal rapido sviluppo dell'economia e dall'acuta mancanza di manodopera, come pure dalla differenza nello sviluppo economico fra la Svizzera e i paesi adiacenti Germania, Italia, Francia e Austria (soprattutto fra la Svizzera e i paecsi mediterranei esisteva un gap di sviluppo consistente) . Fino agli inizi degli anni sessanta gli interventi di regolazione sono minimi. Le ditte e le organizzazioni imprenditoriali hanno mano Libera __nellassunzione degli emigrati. 11 principio regolatore 8 la ‘rotazione': ba manodopera straniera deve restare solo qualche anno in Svizzera e viene considerata come un aiuto per lo sviluppo economico del dopoguerra. Infatti la legge prevede una facile entrata in Svizzera, perd @ restrittiva nel concedere il diritto di dimora’. ba forte crescita della popolazione straniera in Svizzera all'inizio degli anni sessanta porta le organizzazioni imprenditoriali a reagire, regolando l'entrata degli stranieri per limitare il rischio di una congiuntura troppo spinta e per incentivare gli investimenti nei settori ad alta intensita di capitale, penalizzando i settori ad alto uso di manodopera. 11 23 gennaio del 1963 viene decisa con un ‘gentlemen's agreement! I'autolimitazione nell'impiego di manodopera estera 4a parte degli imprenditori. Le difficolta nel convincere il singolo imprenditore ad autolimitarsi portano al fallimento di questa azione delle organizzazioni impren- ditoriali. La popolazione straniera @ ormai cresciuta da 285'000 persone nel 1950 a 588'000 persone nel 1960 (che corrisponde al 10,8% della popolazione totale), della quale gli italiani costituiscono con 59,28 la maggior parte degli stranieri. La reazione statale a questo fallimento @ 1'inizio ella politica di regolamentazione economica. Punto di partenza sono i decreti di politica economica anti- ciclica. I1 'surriscaldamento' della congiuntura (aumento rapido dei prezzi, sovraoccupazione rispetto alle capacita di produzione; offerta inferiore alla domanda) dovrebbe essere fermato attraverso una politica di contegno: sia l'occupazione che il reddito, il consumo e gli investimenti devono diminuire?. 31 21 febbraio del 1963 il Consiglio federale decide di frenare l'afflusso di manodopera estera’, Le imprese potranno solo assumere stranieri, se cid non comporta ad una crescita del totale di manodopera impiegata - rispetto all'anno precedente - maggiore del] due percento (cfr. Poglia 1970:77). Negli anni seguenti le misure diventano pid severe (cfr. Braun 1965). L'assunzione all'interno di una impresa di manodopera estera domiciliata solo possibile se l'effettivo di posti di lavoro diminuisce. L'obiettivo 2 di bloccare la crescita dei domiciliati mantenendo peré una flessibilita sul mercato del lavoro®. Lo strumento adottato &@ la divisione degli stranieri in categorie con statuto legale differente®. Nel 1965 si cerca di limitare il numero di pernessi annuali attraverso un contingentamento a livello d'impre- sa. Pure questa misura non porta agli effetti desiderati: il tasso di crescita degli annuali si riduce solo i poco e la popolazione straniera domiciliata continua ad aumentare (cfr. Schwarz 1984:14). Motivo dell'in- successo sono probabilmente le molteplici regolazioni d'eccezione ed il perseguimento di una politica di mantenimento strutturale (cfr. Stalder 1979). Gli interventi massicci si susseguono a partire dagli anni settanta utilizzando a questo scopo le annuali ordinanze per a limitazione dell'effettivo degli stranieri. La popolazione straniera in Svizzera raggiunge in questo periodo le sue punte massime (1'065'000 di persone nel 1974). la crescente critica alla politica nei riguardi degli stranieri ed il continuo aumento dell'effettivo ai stranieri motivano una prassi pid rigida. Gli sconvolgi- menti all'interno del sistema politico svizzero, scaturi- -4- ti dal lanciamento della seconda iniziativa antistranieri (iniziativa Schwarzenbach)’, fanno si che sotto la guida dell'Ufficio federale dell'industria, delle arti e mestieri e del lavoro (Ufiaml) e del Dipartimento federale dell'economia pubblica (Dfep) vengono convocate riunioni ed attivate procedure di consultazione che integrano gli interessi dei cantoni e delle massime organizzazioni per elaborare un nuovo sistema di regola~ zione prima della votazione dell'iniziativa. Meta dichiarata @ fissare il mumero massimo di permessi annuali per impedire l'incremento della popolazione straniera. I cantoni ottengono un numero determinato di permessi annuali di cui disporre, che permette d'aumentare le loro competenze nell'ambito dell'implemen- tazione delle leggi. Cosi i cantoni sono pid autonomi nel giudicare il mercato del lavoro regionale, tenendo meglio conto del bisogno di manodopera estera nelle singole imprese; questo significa pure la continuazione di ouna politica di mantenimento strutturale (cfr. Meier 1981:6) e nello stesso tempo una delega di funzioni d'implementazione ai cantoni che riduce le responsabilita della confederazione in materia di regolazione dei flussi d'immigrati. La nuova regolamentazione del 1970 rappresenta a breve termine un'alternativa all'iniziativa di Schwarzenbach. A medio termine sono perd prevedibili quelle critiche e proteste volte a cristallizzarsi nelle seguenti iniziative popolari antistraniere. A partire dal 1974 il quadro di politica nei riguardi degli stranieri si chiarisce e viene determinato da due logiche: da una parte una politica della stabilizza- zione e dell'integrazione della popolazione straniera domiciliata, d'altra parte una politica congiunturale e regionale soprattutto attraverso 1'utilizzazione delle categorie pit precarie degli stagionali e dei frontalieri. Sul mercato del lavoro queste politiche portano all‘uni- ficazione del mercato interno attraverso una relativa uguaglianza di diritti fra gli svizzeri e gli stranieri residenti e ad una canalizzazione della manodopera flessibile nei rami e nelle regioni economicamente deboli (cfr. Ratti et al. 1982). La situazione sul mercato del lavoro si calma con l'arrivo della fase di recessione del 1975/76 (crisi del petrolio, ristrutturazioni forzate, razionalizzazioni ntroduzione di nuove della produzione in seguito dell’ tecnologie). La confederazione s'impegna - legittimata dalla situazione economica - in una politica di manteni- mento dei posti di lavoro. Essa riesce per la prima volta a stabilizzare la popolazione straniera (cfr. Schmidt 1985). A partire dal 1978 la richiesta di manodopera straniera ricomincia a crescere specialmente nei rami della ristorazione e del turismo. 11 conflitto tra l'obiettivo della stabilizzazione della popolazione straniera e le richieste imprenditoriali si manifesta nuovamente (cfr. per la politica dei datori di lavoro: Doleschal 1977). Questa prospettiva sistemica sulla cronologia dei meccanismi di regolazione permette di intravedere soprattutto orientamenti funzionali che cambiano secondo la situazione economica. La dimensione normativa @ stata per la prima volta portata al centro della dis- cussione dai movimenti xenofobi. Dalla meta degli anni settanta si verbalizzano pensieri normativi anche da parte delle chiese (cfr. Keller 1985), che tematizzano la 'dimensione sociale' della situazione degli stranieri in Svizzera, Queste riflessioni sono state riprese anche da movimenti di carattere solidale (come 'Essere solidali') e formano la controparte ai movimenti xenofobi 8 I movimenti della destra politica e gli ambiti solidali si articolano soprattutto nel circuito politico della democrazia diretta. La politica federale dal 1963 agli inizi degli anni settanta viene criticata per il mancato successo nella stabilizzazione della popola- zione straniera. L'iniziativa di Schwarzenbach, che viene votata il 7 giugno 1970, formula questa critica e chiede delle politiche con visibili effetti di limita- -6- zione nella crescita della popolazione straniera. Il circuito della intermediazione degli interessi - ossia quello neocorporativo - riesce ad affrontare la critica elaborando in breve tempo un nuovo sistema di regolazione che viene introdotto il 16 marzo del 1970. Le iniziative riguardanti gli stranieri, che sono state votate da allora mostrano un quadro con- traddittorio, in quanto sia le iniziative antistraniere (1970/74/77)° come le iniziative a favore degli stranieri (1981/82) sono state bocciate a livello federale??, Riassumendo si possono intravedere tre fasi distinte di politica d'integrazione sistemica nei riguardi degli stranieri (cfr. Niederberger 1982) con tre combina- zioni di razionalit& degli attori intervenuti. - Fino al 1960 sono le organizzazioni imprenditoriali che regolano nella tradizione della ‘autoamministrazione’ con dei ‘gentlemen's agreement’ 1a politica dell'immigra- zione. Lo stato si sente rappresentato nelle logiche imprenditoriali. - A partire dagli anni sessanta fino agli inizi degli anni settanta sono misure dirigiste statali che cercano i stabilizzare la popolazione straniera. E' una reazione al fallimento dei ‘gentlemen's agreements’. Gli imprendi- tori non riescono a sviluppare delle azioni collettive e lo stato riprende la funzione di rappresentante degli interessi collettivi. - Negli anni settanta e ottanta la regolazione resta nelle mani della confederazione. Vengono perd integrati elementi di scambio politico con le organizzazioni di interesse, che assumono cos] responsabilita politiche e poteri d'intervento. Sia le ordinanze annuali sulla limitazione degli stranieri, che le proposte qualitative per risolvere i problemi di tipo sociale, vengono elaborate attraverso procedure di consultazione, scambi informali e lavori in commissione. La societa si organiz~ za secondo logiche dtinteresse settoriale, cercando ai sviluppare un'azione collettiva. Lo stato sviluppa un ruolo specifico e diventa mediatore d'interessi, perdendo la supremazia regolatrice. La tabella 1 riassume le logiche collettive. TAB. 1: Fasi storiche e cambiamenti di razionalitd collettiva COLLETTIVISTA INDIVIDUALISTA Jautoamministrazione _ |misure dirigiste lcouLeTTIVISTA |deTie regole del ldetlo stato Imeroato (fino al 1963) |(1962-1970) Intermediazione di wte- IMDIVDUALISTA lressi (neocorpor atismo) mn \(dal 1970) Questo quadro politico indica l'ambiente sociale nel quaie si muove l'emigrazione italiana. Una ricostruzione della situazione odierna dell'emigrazione italiana in Svizzera deve percid partire dai temi cre: iuti storicament: nei mondi sistemici funzionali da un lato, nella comunita culturale svizzera con le sue paure e simpatie nei riguardi dello straniero d'altro lato. Qui di seguito tentiamo questa ricostruzione dell'odierno, focalizzando la nostra riflessione sui meccanismi sistemici regolatori, sulle organizzazioni @'intermediazione fra questi sistemi e la comunita; organizzazioni, che si situano all'interno dello scambio politico ed economico e che sono pure confrontate con i bisogni e i desideri espressi nella quotidianita. Organizzazioni cio@ intermediarie che hanno come obiet- tivi l'aumento d'intensita di scambio fra mondi sistemici e mondi vitali e l'aumento di possibilita di espressione autonoma individuale e collettiva. Questa focalizzazione comporta una descrizione dei mondi sistemici che inter- vengono sulla collettivita italiana (II) e una descrizio- ne della stessa collettivita nella sua realta vitale (111). Queste ricostruzioni dovranno permettere una comprensione dei meccani di scambio e dei cambiamenti =a nelle organizzazioni intermediarie che saranno in un primo approccio descritte e in un secondo problematiz- zate dal punto di vista dei vincoli strutturali (IV) e delle possibilita d'innovazione esistenti (Vv). IL Per sistematizzare le influenze di strutture funzionali sull'emigrazione italiana @ possibile partire dalla prassi contraddittoria della politica federale nei riguardi degli stranieri. Nelle direttive della politica Gi governo (Richtlinien 1984) @ contenuto 1'indirizzo generale di questa politica (inseguita dall'inizio degli anni settanta): la stabilizzazione della popola- zione residente. Una linea apparentemente in contraddi- zione con la persistente dipendenza del 1'economia svizzera dall'apporto produttivo della manodopera estera. Lo strumento per risolvere questa contraddizione @ la regolazione delle cifre assolute d’entrata degli stranieri. Una regolazione che si @ dimostrata difficile da seguire. L'indizio principale per questa difficolta @ che gli unici successi nella politica di stabilizzazio- ne si sono verificati con le crisi economiche (recessio- ni) del 1975/76 e del 1981-83. Con la crisi del 1975/76 sono stati eliminati in Svizzera 330'000 posti di lavoro. I disoccupati registrati sono perd saliti solo di 25'000 unit&. 240'000 stranieri sono ritornati nel paese d'origine, mentre 60'000 svizzeri (soprattutto donne) si sono ritirati dal mercato del lavoro in seguito a pensionamenti anticipati, al prolungamento della socializzazione secondaria e al ritorno di tante donne al lavoro casalingo. La recessione pid debole degli anni 1980-83 ha portato alla perdita di 65'000 posti di lavoro. La disoccupazione sale nuovamente i 25'000 unit&. 20'000 stranieri rientrano nel proprio paese (cfr, Schmidt 1985; l'occupazione degli stranieri ha raggiunto oggi gli stessi livelli del 1975)1+, Questi due momenti di stabilizzazione mostrano la debolezza degli strumenti di regolazione. I1 contingen- tamento @ - oramai da dieci anni - orientato alle entrate degli annuali, degli stagionali e degli autoriz- zati a tempo limitato (tra sei mesi e un anno, secondo il ramo professionale e la dimensione del contingente). La categoria dei frontalieri non viene limitata dalla confederazione. I cantoni a loro volta, anche se hanno la competenza di contingentarla, finora non ne hanno fatto uso. La tabella 2 mostra il cambiamento dei contingenti nelle diverse categorie. TAB. 2: Svikippo dei contingenti secondo categoria 1974-1988 [ANNUALT [AUTORIZZATI A BREVE|STAGIONAL [ERMINE [contingente [contingent loontingente 1) tetto Jeantonale [UFIAML —[cantonale [UFIAML —cantonale [UFIAML —fnassimo 2)| 1974-75, 1go0o] 2500] 1 000] -| 234925] 700} 192 009] 1975-76 -| 2000} 1500] 3500] 169800) 11.000) 145000 1976-77 6000} 2500] 1500) 3500 125000) 8.000] 110000) 1977-78 6000} 2500] 1500) 3500] 135000) 8.000] 110000) 1978-79, 6090} 2500] 1507/5000 135650] 8.000] 110000) 1979-80 7000} 3000] 2000} +5000] 148966] 10.000) 110000) 1980-81 7000} 3000] 2500) 5500] 148966] 10000] 110000) 1981-82 7000} 3000} 3500 7500] 148966) 10000] 110000) 1982-83 5255| 2250] 3500/7500] 141517) 9500] 110000) 1983-84 7000} 3000} 3500) 7500] 142218| 9000] 110000) 1984-85, 7000] 3000] 4000 8000] 146724] 10000] 110000) 1985-86 7000} 3000} 5000 6000] 146724) 10000] 110000) 1986-87 7000} 3000} 5000 +6 000] 146724] 10000] 110000) 1987-88, 7000| 3000] 5000] 6 000] 146724] 10000|_110000) 1) contingentamento deMle entrate di stagionali in Svizzera 2) Timite massimo deghi stagionali valido per tutto il periodo di contingentamento fonte: ordinanze 1974-1987 Mentre i contingenti per gli stagionali [che vengono utilizzati soprattutto nei settori dell’ edilizia, Gell'agricoltura, nel settore alberghiero, della risto- razione (cfr. Horber 1983) come pure nelle regioni in via di spopolamento'*] e gli annuali (i quali vengono assorbiti dalle strutture sanitarie, dall'educazione e dai lavori ad alta qualifica) sono rimasti pid o meno uguali, la categoria degli autorizzati a breve -10- termine @ aumentata rapidamente, diventando pid importan- te per numero di quella degli annuali. Il contingente per permessi a breve durata serve a due scopi. Da una parte - cid viene sottolineato nell'ordinanza - promuove il perfezionamento delle conoscenze professionali, d'altra parte forma quella categoria di precari, che permette di ridurre la mancanza di manodopera nei settori e nelle regioni minacciate economicamente. Questa categoria ha il vantaggio di non influire sulle statistiche della popolazione stranie- ra in Svizzera, visto che si tratta di una permanenza unica non superiore a un anno. Per queste categorie ® possibile parlare di un ritorno al principio della rotazione, dato che gli autorizzati a breve durata non hanno nessuna possibilit& di stabilirsi in Svizzera (cfr. Ropetti 1985:8). L'indirizzo della regolamentazione accentua la differen- ziazione del mercato del lavoro in due segmenti (formando cost un 'mercato duale' quello stabile dei domiciliati e degli annuali e quello flessibile degli stagionali, dei frontalieri e degli autorizzati a breve durata (tre, sei o dodici mesi). Quest'ultimo viene regolato dai bisogni dell'economia, specialmente dai bisogni dei settori a basso reddito (cfr. Arbeitsgruppe 1980)1? - in minor modo - di quelli ad alta qualifica’4, Liaffiancarsi di una politica d'integrazione dello straniero 8 - come visto - una reazione alle iniziative antistraniere degli anni settanta. L'argomentazione della confederazione per giustificare questa politica rimane strumentale: 1'integrazione serve a diminuire le tensioni tra la popolazione svizzera e quella stranie- ra. Si tratta, in altre parole, di diminuire le paure per poter continuare ad utilizzare la manodopera estera in Svizzera (cfr. EKA 1979:3; Segalman 1986:93-105; cattacin 1988:47) 19. Riassumendo &@ possibile sistematizzare graficamente (tab. 3) la politica nei riguardi degli stranieri (seguendo in parte Schwarz 1988:73; cfr. pure BIGA 1980). -1- TAB. 3: Obiettivi della politica svizzera della manodopera estera POLITICA DELLA MANODOPERA ESTERA OBIETTIVI GENERALI Je Difesa dal pericolo di inforestieramento — Timitazioni per Ventrata degh stranteri |- diminuzione delleffettivo della popolazione strantera Je Integrazione dello straniero OBIETTIVIDI POLITICA ECONOMICA /© Stabitita congiunturale |-mercato duale |- favoreggiamento della Popolazione residente © Crescita | regolamentazione flessibile -seoonde fl bisogno |- miglioramento qualitative del meroato del lavoro - contingenti flessibii per ‘manodopera altamente qualificata }e Strutture di distribuzione ~ potitiche regionali di sostegno allo svituppo |- poitiche di sastegno strutturale-settoriale #1zs Le strutture a livello sistemico che interferiscono nel funzionamento di questa politica sono in primo luogo le relazioni interstatali - nel nostro caso gli accordi fra l'Italia e la Svizzera e le convenzioni internazionali (a). In secondo luogo sono i meccanismi istituzionali svizzeri che integrano evoluzioni sistemi- che in modo indiscriminato, con conseguenze per gli stranieri residenti in Svizzera e per la politica stessa di manodopera estera (b). (a) bo scopo principale degli accordi bilaterali di semplificare le modalit& di entrata cd uscita degli stranieri in Svizzera. Un'altro tema centrale @ spesso il miglioramento delle condizioni di permanenza dell'emi- grato. I temi discussi sono da individuare nell'ambito della sicurezza sociale (pensionamento, assicurazione contro 1a disoccupazione, cassa pensione), della sicurez- za sul lavoro, della scuola e della formazione professio- nale!®, gueste trattative non solo riescono a tematizzare i problemi acuti dell'emigrazione in Svizzera, ma sono pure i momenti centrali d'interferenza tra il sistema politico svizzero e quello degli stati d'origine dell'emigrato. Le interferenze sono duplici. Da un lato esistono pressioni di politica interna: gli interventi degli stati d'origine dell'emigrato creano spesso polemiche sulla sovranit& della Svizzera, che viene - si crede - messa in discussione. D'altro lato vengono formulate pretese nei confronti della Svizzera, che viene sottopo- sta a critiche internazionali’?, cid si_—trasforma in un discorso di difesa da parte delle autorita svizzere verso la comunit& internazionale, data la critica alla legittimita della stessa politica della manodopera estera. Queste due interferenze tendono a bloccare l'evoluzione degli accordi‘®, te trattative italo- svizzere rispecchiano questo andamento: il 22 giugno el 1948 viene concluso il primo accordo fra 1'Italia e la Svizzera sulla sicurezza sociale, che resta, con modifiche, in vigore pit di un decennio. L'accordo, -1- valido ancor'oggi, viene sottoscritto il 14 dicembre 1962. Questo accordo ha come risultato centrale 1'intro- duzione del calcolo della pensione pro-rata-temporis. I miglioramenti nell'accordo del 1962 sono spiegabili con la fondazione della Comunit& economica europea, la quale porta vantaggi concreti per l'emigrato negli stati comunitari. La Svizzera - durante questo periodo di alta congiuntura - rischia di non poter pid attirare manodopera estera indispensabile per lo sviluppo economi- co (cfr. Perret-Schiavi 1987:29). L'accordo regola le prestazioni dell'avs (Assicurazione vecchiaia e superstiti), dell'Ai (Assicurazione invalidi- tA), l'assicurazione per gli infortuni e le prestazioni per le famiglie di emigrati che lavorano nell'agricoltu- ra. Nel 1969 e nel 1972 il trattato viene modificato per adattarlo alle revisioni delle leggi svizzere. Ltaccordo italo-svizzero si basa sul principio di parita di trattamento tra lavoratori italiani e svizzeri. Questo concerne le condizioni di vita e di lavoro. Il principio viene adottato sulle pensioni avs e Ai, sull'assicurazione malattia, sull'assicurazione infortuni e sulle prestazioni per le famiglie di emigrati nell'agricoltura. Il principio di parita diventa problematico per 1'emigra~ to, quando le sue condizioni di lavoro e di vita sono frontalieri differenti da quelle del residente stabil e stagionali sono esclusi da tutte le prestazioni che prevedono la residenza in Svizzera (prestazioni supplementari Avs e Ai, rendite nei casi di rigore, assegno per grandi invalidi). Il criterio della residenza porta soprattutto all'esclusione dei minorenni, dei familiari (moglie/marito) senza reddito e delle vedove e vedovi - come pure degli stagionali, i quali non possono raggiungere i limiti di carenza di un anno di residenza- dalle prestazioni del1'assicurazione invalidit& per la reintegrazione. con il ritorno delltemigrato in Italia 8, in questo senso, garantito solo il ritiro dell'avs. L'Ai viene -14- concessa unicamente nel caso che 1'emigrato sia assicura~ to all'ivs (assicurazione invalidita, vecchiaia e superstiti) italiana. Tutte le altre prestazioni di sicurezza sociale non sono esportabili. Nonostante 19 a possibile a contratta= queste lacune negli accordi bilaterali affermare (seguendo Pittau (1984:147) che " zione degli ultimi anni ha permesso di consequire degli importanti obiettivi di tutela". (b) Altre interferenze all'interno della Svizzera di tipo sistemico e non collegate direttamente alla politica della manodopera estera, mostrano degli effetti sull'emigrazione - soprattutto su quella residente. Queste interferenze possono essere caratterizzate dalle politiche che integrano tutti i gruppi sociali, cio® dalle politiche di stampo sociale. Nel quadro internazionale la Svizzera pwd essere collocata tra gli stati benestanti. Nonostante questo benessere lo stato sociale svizzero si 8 sviluppato lentamente e, paragonato agli stati dell'guropa occidentale, con ritardi: la spesa sociale relativa al prodotto interno lordo si colloca sotto la media degli stati comunitari?°,; i'assicurazione per la vecchiaia viene introdotta appena nell'immediato dopoguerra”}; pid ovvio @ il ritardo nei riguardi dell'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione, la quale viene introdotta solo il 1° aprile 1977. Questo _—ritardo mostra la sua fatalit& con l'avvento della recessione degli anni settanta. Quando la crisi afferra 1'economia svizzera infatti, sono assicurati contro 1a disoccupazio- ne solo il 22% dei dipendenti (cfr. Saxer 1977:210). La crisi occupazionale si ripercuote solo minimamente nelle statistiche della disoccupazione, a causa del rientro di migliaia di emigrati e del ritiro dal mercato del lavoro di una consistente parte dei dipendenti (sono soprattutto donne e anziani prepensionati che formano una ‘riserva occupazionale'; cfr. Schmidt 1985:112). Negli ultimi dieci anni & da analizzare in primo 1uogo - quale interferenza sulla regolazione della manodopera -15- estera - lo sviluppo del sistema d'assicurazione sociale 22_ pue cambiamenti all'interno del sistema di sicurezza sociale mostrano effetti indiretti sulla politica della manodopera estera, i quali possono essere definiti emergenti € non sottintesi al momento dell'introduzione. Si tratta da un lato della legge per 1'assicurazione contro la disoccupazione (i), @taltro lato della legge per la previdenza professionale (ii). (i) L'intreduzione dell'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione (cfr. Avig 1983) & caratterizza- ta da due elementi generali della politica Svizzera (rilevati dall'ampio studio di Kriesi 1980:625): - dalla lentezza nell'adeguamento delle leggi come espressione di una politica reattiva, - dalla maggiore forza degli interessi imprenditoriali e dei partiti 'borghes Kriesi utilizza questa caratterizzazione anche per la ritardata introduzione dell'assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione del 1977, che @ una reazione alla crisi occupazionale degli anni settanta3, 1,'assicu- razione obbligatoria integra tutti i dipendenti svizzeri e stranieri che pagano per contratto 1'Avs, cio® anche gli stagionali e i frontalieri (cfr. EKA 1977). L'incidenza dell'introduzione dell'Avig si manifesta sul mercato del lavoro con l'aumento delle cifre assolute di disoccupazione registrate?*, 11 cambiamento significa per l'emigrato la possibilita di poter disporre di un sostegno anche in caso di disoccupazione (aventi diritto sono coloro che hanno lavorato ininterrottamente per 180 giorni prima della disoccupazione) e di non dovere ritornare al paese d'origine una volta disoccupa- to. Con questa nuova situazione viene attaccato uno dei pilastri della politica del mercato del lavoro svizzera, dato che si riduce la flessibilita nella politica della manodopera estera e viene messo in discussione l'obiettivo ai stabilizzare il numero degli immigrati. Una crisi occupazionale non pud pid essere dissimulata e il rientro dello straniero disoccu- - 16 - pato non 8 pid immediato. (ii) Gli effetti del sistema di risparmio obbligatorio (cassa pensione oppure secondo pilastro), introdotto i1 1° gennaio 1985, non sono ancora stati studiati nei dettagli (cfr. Legge federale del 25-6-1982). Le poche ricerche compiute finora permettono perd delle considerazioni riguardanti l'emigrato e la politica della manodopera estera. L'introduzione del risparmio obbligatorio ha in primo luogo avuto degli effetti sul potere d'acquisto dei singoli assicurati. Infatti - come mostra una ricerca di Ernst/Wechsler (1985) - 1'aumento del risparmio obbligatorio viene compensato solo in parte da una diminuzione del risparmio volontario, con 1'effetto di una diminuzione del potere totale d'acquisto e del consumo effettivo a breve termine?>. Combinando questo effetto con lo stabilizzarsi del salario reale - in certi rami di occupazione della manodopera estera con la sua diminuzione ~ @ prevedibile che con 1'introdu- zione della cassa pensione obbligatoria, vengono penaliz- zati i gruppi a basso reddito*®, Per l'emigrato questa penalizzazione viene aggravata dalla ridotta possibilita di trasferire regolarmente capitale nel paese d'origine. In questo senso egli perde la possibilita di preparazione ad un rientro, anche se con il ritorno in Italia il capitale accumulato viene liquidato dalla cassa pensione. La liquidazione?” significa s? una possibilita di disporre ai un elevato capitale, ma solo al momento del rientro, Durante la fase di risparmio obbligatorio i capitali risparmiati non sono disponibili, situazione che non permette la creazione di valori permanenti nel paese d'origine. L'effetto sulla politica della manodopera estera contra- sta il principio della stabilizzazione, a causa del legame materiale esistente con la Svizzera: la possibili- t@ di disporre del capitale solo con il pensionamento riduce l'interesse al rientro; la sicurezza sociale resta cosi legata alla residenza in Svizzera*®, -17- un secondo effetto @ da rilevare nell'ambito della mobilit& della manodopera. 11 cambiamento del posto di lavoro viene ostacolato. La cassa pensione di una ditta deve trasferire il capitale accumulato al nuovo datore di lavoro. Un trasferimento questo che implica spesso una perdita parziale del capitale risparmiato??. a conseguenza @ 0 una diminuzione delle prestazioni (casse con primato dei contributi) o la richiesta (da parte della cassa pensione) del pagamento di un importo ingente per ‘riacquistare' le prestazioni perse (casse con primato delle prestazioni). D'altra parte vengono discriminate quelle fasce di dipendenti che non rientrano nell'obbligo @'assicurazione (fissato ad un reddito di frs. 18'000.- all'anno). Sotto questo limite cadono molti occupati a tempo parziale ed in particolare molte donne. In questi gruppi gli stranieri sono sovrarappresentati. ssi non godono cost delle prestazioni delle casse pensioni. Si teme persino che da parte imprenditoriale (a volte anche da parte del dipendente) si cerca di mantenere il salario al di sotto di questo limite, per cost evitare il pagamento dei contributi obbligatori (cfr. Mahrer 1987; Leuthy 1982:12). I meccanismi sistemici qui descritti sono da considerare il quadro strutturale che circonda il mondo di vita degli emigrati e¢ nel quale vengono istituzionlizzate le regole di valore collettivo. In seguito sara da analizzare come le forme di vita, confrontate con questi meccanismi, si esprimono nella loro quotidianita. 411 Fare un rapporto sulla situazione del quotidiano dell'emigrazione italiana comporta una descrizione - focalizzata soprattutto sulle frizioni esistenti - delle tre componenti del mondo vitale: la socializzazione (a), la viproduzione degli standard socio-culturali (b) e l'integrazione sociale (c). (a) La socializzazione pud essere differenziata (analiti- camente) secondo gli agenti di socializzazione in - 18 - famiglia (i), i gruppi dei pari (ii), la scuola (iii) e l'ambito lavorativo (iiii). (i) ba situazione della famiglia italiana in Svizzera nella sua funzione di fornire al bambino un apparato affettivo, non dipende solo dal tempo a disposizione, anche se questo @ relativamente modesto, perché spesso i genitori sono ambedue integrati nel proceso lavorativo 30 La vera problematica dell'educazione familiare sta perd nel fatto che i genitori, vivendo in una comunita culturale differente dalla propria, non possiedono gli strumenti adatti per preparare i loro figli all'in- tegrazione nella comunita circostante (cfr. Schafroth 1980:68). I1 sapere trasmettibile della famiglia italiana infatti consiste nella socializzazione ottenuta in Italia ed & legato generalmente ad una delle due subcul- ture cristiano-sociale o socialista®’. con la decisione di emigrare genitori riescono in genere a vivere la contraddizione fra la propria cultura e la cultura dell'ambiente nel quale si muovono. Accettano come dato di fatto il problema del vivere 1'emigrazione. I figli, d'altro canto, non si sono mai decisi di fare il passo dell'emigrazione; essendo nati (o giunti da giovani) nel paese d'immigrazione dei genitori, devono confrontarsi alle discrepanze tra le due culture. La socializzazione familiare pud cost solo essere utilizzata se viene tradotta e trasformata in concetti che permettono d'agire nell'ambiente circostante. La socializzazione familiare pud essere considerata dal punto di vista di un'integrazione facilitata nell'ambiente, non come aiuto diretto, ma indiretto. In tal senso si tratta per il bambino di un'esperienza di contrasto con la comunit& circostante?*, che — lo. spinge a una reazione di autodefinizione. Oggi questo contrasto viene vissuto gia molto prima rispetto a dieci anni fa. La maggiore informazione © sensibilizzazione dei genitori italiani ha portato infatti ad una frequenza del quasi 100% delle ecuole materne (paragonato al 648 di dieci anni fa), dove = 19 < la maggior parte dei bambini ha il primo impatte a livello di interazioni con la realt& svizzera e con gli svizzeri (cfr. tab. 4). ‘TAB. 4: Bambini italiani che frequentano la scuola materna rispetto _alrnumero totale dei bambini italiani nel 5. e 6. anno di et’ lanno He. bambini itatiani Nr. totale bambini [56 rispetto ai bamn- Iscolastioo fohe frequentano _italianidinel'S. _|bini italiani detla lia scuolamaterna_|e6. anno dieta_|relativa fascia deta 977/78 14.987 23 456] 648 1986/87 *)8721 8.865] 988 +) dei quali ca. 3'000 in souole materne di lingua italiana fonte: Ufficio federale di statistica (ii) La situazione dei figli di emigrati - la seconda generazione - si pud caratterizzare dal punto di vista della socializzazione familiare come problema di tradu- zione dei valori familiari in concetti d'agire rilevanti. Una situazione che spinge il giovane di seconda gene- razione ad associarsi a gruppi di eta omogenei per sviluppare 12 concetti d'identita e d'agire pid stabili di quelli che possono fornire i genitori, e per affron- tare nel collettivo il problema di traduzione dei valori familiari (cfr. Heusser 1985). I gruppi dei pari assumono cost un ruolo importante di socializzazione per i giovani della seconda generazione; in parte vengono a sostituire le funzioni di socializzazione della famiglia con il vantaggio dell'iniziazione all'in- tegrazione sociale e all'agire nell'ambiente circostante (cfr. Meyer-Sabino 1987:141s). Semplificando si possono identificare due tipi d'integra~ 33 zione in gruppi dei pari®*: da una parte un tipo d'inte- grazione che si realizza attraverso gruppi dei pari di seconda generazione. Ltaf: liazione a gruppi che comportano un rischio minore di destabilizzazione d'identita e che hanno rutture d'interazione piuttosto = 20 - prevedibili?*, viene preferito da quei giovani italiani che elaborano la situazione d'incertezza nella famiglia per cid che riguarda un possibile rientro in Italia. In questi gruppi le possibilit& @'apertura verso 1'am- biente nel quale vivono sono minori paragonati ai gruppi misti, © i processi d'apprendimento del vivere in una societ& di diversa cultura vengono frenati. Problemi individuali pid che collettivi preoccupano questi giovan: il rientro dei genitori, visto come pericolo (o possibilita), crea problemi personali {o visioni utopiche) che sono collegabili all'insicurezza del proprio futuro (cfr. Allemann-Ghionda et al. 1988). D'altra parte ci sono giovani italiani che hanno scelto l'integrazione in Svizzera (o ai quali i genitori dichiarano che il rientro non @ una meta a corto termine; cfr. Kolb 1983:12) e che cercano di sfruttare tutto l'arco di possibili gruppi dei pari. L'integrazione nella comunita viene cosi facilitata e il confronto tra le due culture accentuato*®, £' perd prevedibile che questa forma d'integrazione crei dei conflitti all'interno della famiglia, perché lo stacco dai valori socializzati nella famiglia @ pid radicale. I vantaggi - l'apprendimento del vivere in due culture - vengono in questo senso spesso compensati dagli svantaggi che comportano un'alienazione prematura dalla famiglia. (iii) Mentre nei gruppi dei pari & possibile rallentare il processo di confronto con la comunita svizzera, nella scuola diventa un obbligo cercare di collocarsi all'interno dell'ambiente di vita. Le predisposizioni motivazionali all'apprendimento sono migliori per il giovane di seconda generazione che non per il coetaneo indigeno (cfr. Wilpert 1980:137-149). Questa motivazione sensibilmente maggiore @ il risultato in primo luogo di una socializzazione primaria che trasmette i valori di autorealizzazione legati alla decisione d'emigrare presa dai genitori. La motivazione all'apprendimento viene inoltre accentuata dall'esperienza del giovane di seconda generazione -21- durante le vacanze in Italia, dove vede che le sue possibilita di realizzarsi sono minori che nel paese 4" immigrazione dei genitori. E' pure possibile che i giovani vedano nel paragone con loro coetanei e specialmente nel doppio legame culturale una possibilita d'emergere. Queste motivazioni - che caratterizzano 1'emigrazione in generale come élite motivazionale - vengono continua- mente attaccate durante l'esperienza scolastica. I giovani italiani realizzano che le pretese nei loro confronti sono maggiori rispetto ai loro coetanei. Queste pretese diventano ostacoli quando il giovane di seconda generazione non riesce a confrontarsi - sviluppando una forte immagine di sé stesso ~ ai mecca- nismi di selezione tipici della cultura del paese d'immigrazione (in Svizzera que: i meccanismi sono: una forte selezione dovuta al sistema scolastico svizzero organizzato federalisticamente che non ha una politica d'educazione nei riguardi della seconda generazione e© che si trasforma molto lentamente; una selezione nata dalle poche possibilita e competenze d'intervento giuridiche e linguistiche dei genitori). La selezione si riflette sia nell'alto tasso di bambini italiani nelle scuole speciali (tab. 5; cfr. pure Schuh 1979) che nella bassa frequenza degli italiani nelle scuole medie che permettono un accesso alle scuole superiori (tab. 6). ‘TAB. 5: Frequenza dei bambini italiani nelle classi speciati [Totale dei bambini [di oui fin 5 dei Bambini nella anno lohe frequentano [stessa fascia det’ soolastion jolassi speciali | taliani sviezeri italiani |svizeeri 1977/78 39.493 5557] -304ia| 7.28 4.08) 962/83 34 589] 4623] 25022 6.98 3.88 1987/88 33 160 3997/2299] 798] 4.08] fonte: Ufficio federale di statistica - 22 - aQ.SIEIS Ip a{es9pa} LUNN: 2} jasze jase fase, ez1 fee [ivOz [es ise zoe mero fi fizz joscs wes |zezsiloreez 28/9861 sce fees fuse lech sei fee feies lwo we jeoo j- |- |- jase |er |icrzilzrroz be/0861 Bu se Su Sosy pen Su ee pain Sa) Se RUN Su) ea pounT Tae wo | t}woti |i fw ijwl ot i 61-91 248,P| on;seloos SURE PaHaNVEW PzUES eo HET TWAS) THvian] —elosey euiau ouue -48dns ajonos| _pibunjeu uoo o9o4| j4o}dedhs ajonos aayie} te “uojssajoud "zew40p| ouojzewaos Hsipuaudde |juejLey jueAc| ‘140ye6,.990-350d ajonos eljeu yuepey \16ap ezuenbeay=2 “AY. OSES Ip ajes9pay oraysN : 2900) “(OAL 18 eddnab Un ep oo};sRL005 OUUR, [Lap O$.00 [au ayOUR evessed ond CAaLIR UN) PUSS L#p pusgeeuised eeu oye ayp p4d #98}su09 oyBbejURA Y “Ceilabed elJau ayouR opeoU0U auaLA oddnab o.9L8, {1 0 OUn, {Le CAaHLe, [Lap €2U8U0} edde, |) eae. pid a yezUeAe nid fddnab UL aUaLAAe oyLaWeubesul,| oyuUNb UL “RAIELEA BLARING g aUO}ZeOU JUN, | Bduab Ul "ePRO}|IUN RIAL RLONOS | Junwod joBujs U} UR;UELY) 4eds © CUGoNPOZ}U} BYo {UO}URO | OURjUBLUNE ayo e;INSL4 e[Laqey EILEq ‘aLEUOIUES ezUE}adWOO Ip ¢ ROL}SE[OOS BUOIze 185169] 7 (2 Huojaadns ajonas ale (euoiss}wiue jp awese un jp oyuswieedns [5 ofAdad) oss000e,| OUUEP ayo a}peu e[onos (Z Jaojsadns ajonds ajje osssooe ezuas aypeui ajonos (1 68 |xo1 [pees [cose jmo9 |mce jopecrilcess faze leer jssber [izeol [sep zpzlies iz jets ez 86/2861 imp fast [geo ts [izez js09 joe |tcoezilecze |aoe |wes lerp soi leez et lezz zezlelesz |lo9 eve 20/Z861 sz |e iezes jeez ses |mse jppeceilocce lace |wi9 [ase szileppsi |poorigizei sz jiis zoe eL/etél wo [ 1 wo | 1 wo [1 cs) 7 ¥ T STEROFL9P BS | jawzziAs| sueweyt [ATE oy Lop w UF] ezzyAs| jueyeys|5[ev0F 15) 96 ‘aipaus ajonos] oorsejoos: ae Latioos our (&_eyeoyun eypews eionog| _(Z eyrojsHenb t4d aypaw ajonos| _(4ayeoys}Lenb ovewi aypaus ajonos nop aueyon ‘pau ajonos ojieu wereyt Gap ezueNbeAd :9 “EV ~ 23 - Oggi gli insegnanti sono pid preparati e capiscono la situazione linguistica dei giovani della seconda generazione. Nonostante cid devono dare loro dei voti paragonandoli agli altri coetanei ed astraendo dalla loro competenza linguistica normalmente pit ampia, dovuta ai doppi legami culturali. Le alte pretese perd non vengono tramutate in cambiamenti qualitativi del sistema scolastico (cfr. Steiner-Khamsi 1985:56s.). Questo continuo attacco alla motivazione pud portare il giovane straniero al riconoscimento del proprio fallimento scolastico e ad una visione degli altri coetanei come allievi a lui superiori (cfr. Allemann- Ghionda/Lusso-Cesari 1986). La sua motivazione non viene per questo ridimensionata ma piuttosto canalizzata in attivita meno qualificate nelle quali il giovane cerca di realizzarsi (come descrive Wilpert 1980:138). I dati concernenti 1a formazione post-obbligatoria mostrano i problemi d'accesso dei giovani italiani nelle scuole di formazione qualificata. Indicano perd pure una fascia consistente di adolescenti che sono riusciti a confermarsi nel sistema scolastico (cfr. tab. 7). Riassumendo @ indicativo, che l'integrazione scolastica post-obbligatoria professionale della seconda generazione sta raggiungendo livelli paragonabili ai coetanei svizzeri, mentre rimane relativamente sottorappresentata nelle scuole di formazione superiori?®, (iii) La situazione professionale di partenza dei giovani della seconda generazione @ caratterizzata dunque da due realtA rispetto alla formazione scolastica di base: quella dei confermati e quella degli esclusi dal sistema scolastico. Gli ultimi si integrano in professioni che non richiedono una formazione oppure che si svolgono nel settore industriale e nel terziario meno qualificato (commessi, parrucchieri ecc.), dove la percentuale dei giovani italiani 8 superiore a quella dei coetanei svizzeri (cfr. Gurny et al. 1984:6; cfr. tab. 8). - 24 ‘TAB. &: Italiani che assolvono un apprendistato secondo aleuni rami professionali lramo 1977 1981 1986 lprofessionale Beal in & del in del or._|_ totale totale nr. __|_ totale impiegato/a dt commercio 1075| 11.4%] 1736|__1258|| _2395|__ 15.28 Imeceanico d‘auto 734|___ asl 1091] san] 7304.68 latuto farmactsta 39|__ 06s 20.78) tes]__1.185 Imuratore 136| 1.983 276] __ 1.88 3562.38 imbianchino 156] 1.78 259 __ 1.988 374|___ 2.48 loameriere/a a4] ose] 45|__ 0.38 64|__ 0.485 ela e70|__ 7185 933|67%||_1308|__ 8a lcommesso/a 442| 4.755 813|__58x|| 1094 7.088 Imeccanico di [precisione 114] 1.28 131] 0.98 | 65|___ 0.48 FFotate Haliand che assolvono lun apprendistato 9408] 100%] 13980] _1008| 15752] _ 10055 lin 95 deg itatiani neta stessa fascia lareta 44% 49% TB fonte: Ufficio federale di statistica Il successo dell'integrazione professionale dipende inoltre dal grado di sostegno da parte della famiglia (cfr. Berchen et al. 1983:75). Questa pud per esempio influenzare la decisione del giovane straniero di naturalizzarsi per aumentare cos? le sue possibilita d'integrazione nel mercato del lavoro (cfr. Ley/Agustoni 1976). ba conseguenza prevedibile di un'integrazione dei giovani italiani nei settori poco qualificati @ la percezione degli svantaggi relativi subiti, che pud portare a una passivita verso l'ambiente svizzero © - nel caso di una continua delusione delle aspettative di cambiamento del livello professionale - a una perce- zione d'impotenza nei riguardi dell'esterno (cfr. - 25 = Raki€/Terenziani 1988:22s)?7, La sfida pid grande per 1a seconda come per la prima generazione @ perd rappresentata dalle nuove tecnologie. Gli effetti sulla manodopera estera sono ancora poco analizzati. Si pud perd prevedere che specialmente nei settori industriali le nuove tecnologie incidono in maggior modo sulla manodopera estera, la quale rischia il licenziamento o 1a collocazione in reparti non automatizzati. La situazione occupazionale secondo i rami economici indica che gli italiani sono ogai ancora sovrarappresentati nei settori ad alto cambiamento tecnologico 0 a facile automazione di mansioni, cio® nell'industria in generale e nel commercio?®, Inoltre per la manodopera straniera l'impatto con le nuove tecnologie ha spesso un effetto di squalificazione professionale in seguito all'attribuzione di facili funzioni di controllo. Questo pud essere visto anche come un problema transitorio. Pid importanti sono i vischi dal lato della riqualificazione. Quattro sono i fenomeni che incidono sull'emigrato e rendono possibile una specie di automarginalizzazione (cfr. Al lemann-Ghionda/Pedrina 1985:5s.)+ - l'insicurezza del posto di lavoro (e spesso la speranza del vicino ritorno in patria) che impedisce al singolo una pianificazione a lungo termine. - la formazione in media pit bassa dell'emigrato che riduce le possibilita di accedere a corsi di riqualifica (impedimento rafforzato in Svizzera tedesca dalle difficolt& linguistiche). secondo i dati della Prognos (1984) sono soprattutto i posti a bassa qualifica che verranno razionalizzati, dato che si tratta di funzioni facilmente automatizzabili. In questa fascia gli stranieri sono ancora relativamente sovrarappresenta~ ti (cfr. pure Schéneberg 1982:478)°9, - l'esclusione delle fasce gia escluse dal sistema scolastico anche dai lavori che richiedono una formazione integrante le nuove tecnologie??. cis, nonostante il miglioramento della situazione lavorativa della #266 seconda generazione dal punto di vista della formazione professionale e della competenza linguistica. - l'impossibilita dei ricongiunti (stimabili tra i 4000 e i 5000 ragazzi sotto i 18 anni all'anno; cfr. EKA 1980b:4-8; Allemann-Ghionda/Pedrina 1985:5) di svolgere un apprendistato se non vengono introdotti attraverso corsi @'integrazione speciali (cfr. per bisogni formativi degli emigrati Al lemann-Ghionda et al. 1988). (b) La riproduzione socio-culturale deve essere differen- ziata sia nei contenuti (i) che nei modi (ii) di riprodu- zione, sia per la prima che per la seconda generazione @titaliani in Svizzera. (i) Per la prima generazione i contenuti della riprodu- zione sono facilmente individuabili - a livello norma~ tivo - nella tradizione cristiano-sociale e socialista in cui si esprime normalmente anche la provenienza regionale dell'emigrato. La grande maggioranza della prima generazione mantiene intatta una definizione @'identita originaria, anche se a livello motivo non @ pid primaria l'identita del luogo di provenienza - eccetto quelle realt& d'emigrazione regionale assieda- tasi come nucleo nella stessa localita -, ma un'identita italiana: prima dell'emigrazione 1'identita si costitui- sce dall'appartenenza locale. Con l'emigrazione si sviluppa un'identita italiana, la quale @ l'unica realta riconosciuta dal paese d'immigrazione. L'accresce- re dell'associazionismo regionale non @ una controtenden- za, bensi untulteriore indicazione dell'esistenza di un'identita non locale. La regione come simbolo ha la funzione di recupero e viene riempita con elementi eterogenei che rivelano una cultura di minoranza e che colmano spesso lacune identitarie. Probabilmente questo atteggiamento & correlato con atteggiamenti di rifiuto della regione d'accoglimento. La funzione simbolica consiste nel fatto che, secondo noi, in associazioni del genere confluiscono elementi che rivelano non solo elementi culturali italiani ma anche elementi di provenienza della cultura svizzera. 11 27 = che d& una veste eterogenea a queste aggregazioni che potrebbero essere descritte come una formazione di una cultura di minoranza (cfr. Franceschini/Matthey 1988). Una differenza tra la prima e la seconda generazione consiste anche nel fatto che la seconda generazione, forte delle esperienze maggiori di contatto con la cultura svizzera, vive tale eterogenita in modo meno idealizzato ma cosciente. A livello fattuale questo legame della prima generazione con l'italia si manifesta anche in altri modi. Da una parte - certamente - rimane un interesse legato alle origini che si manifesta nell'andirivieni vacanziero degli italiani nei luoghi d'origine. D'altra parte viene rafforzato un legame materiale attraverso 1'inve- stimento di risparmi nel paese d'origine. Le rimesse continuano infatti ad affluire nei luoghi d'origine (anche se si verificano dislocazioni di rimesse in altre regioni non originarie): dalla Svizzera sono stati inviati 580 miliardi e 72 milioni di lire nel 1987 a cui vanno aggiunti 698 miliardi e 440 milioni di lire per vaglia postali internazionali (cfr. vrc 1988), che rispecchiano bene nella loro ripartizione regionale le entita delle comunita regionali emigrate’!, Questo legame della prima generazione con 1'Italia ® costatabile anche nel basso tasso di naturalizzazioni e nelltancora alta percentuale di rimpatri all'eta di pensionamento: - le naturalizzazioni nella fascia d'eta con pid di 34 anni (che pud essere un'approssimazione della prima generazione) riguardano nel 1987 458 persone. Cid corrisponde al 15% delle naturalizzazioni di italiani nel 1987 (che sono 3029) e al 3,78 di tutte le naturaliz~ zazioni del 1987 (che sono 12'370). Calcolato sul numero totale degli italiani che hanno la possibilita di naturalizzarsi, cio8 i residenti con permesso C, la percentuale diminuisce allo 0,128 (cfr. BEA 1987). Gli italiani della prima generazione naturalizzati - come mostra una ricerca di prossima pubblicazione (Arend 1989) - non sono perd in maggioranza disposti a cambiare la loro definizione d'identit& dopo il passaggio al passaporto svizzero e continuano a definirsi italiani*?, - i rimpatri all'et& ai pensionamento si possono stimare con i dati sulla struttura @'eta della popolazione italiana residente, i quali mostrano (vedi tab. 9) un calo continuo e consistente a cominciare dalla fascia d'eta tra i 50 e 54 anni, quando insomma sono possibili i rientri per la raggiunta et& di pensionamento © per il raggiungimento del numero di anni di lavoro necessari per la richiesta della pensione italiana. ‘TAB. 9: Struttura d'eta degli italiani residenti (permesso C), 1987 iani resident Totale % della [fascia ogi itatiant | fascia d'etd \detis ‘vomnini donne | residenti | al totale dei residenti o-4 9 196 sess] 17.894] 438] 59 10968] 10406) 21 274 5.78} 10-14 14495] 14033] 28528] 7.78) 15-19 16998] 16352] 33 250] 908} 20-24 16420) 15295] 31675] 858} 25-29 14353] 11.616] 25 969] 7.08} 30-34 14166] 10495] 24.661 6.68) 35-39 17269] 12 29351 798] 40-44 20326] 13 108| 33 434] 9.08} 45-49 24385] 14912] 39297] 10.68 30-54 20282] 12995| -38277| 9.08 55-59 14171 g628] 22.793] 618 60-64 7521 5377| 12.898 353 65-69 3281 2845) 6 126 1.688 70-74 2.029 207 4 106 118 79 1517] 1996] 3513 0.98 80-84 720) 1 223| 1943} 058) 85+ 352] a 1.263} 038 TOTALE 208249| 163009] __371 258] 1008 fonte : Ufficio federale per gli stranieri Questo gquadro della prima generazione @ da relativizzare per cid che riguarda 1a donna emigrata, la quale nella maggioranza dei casi fa con l'emigrazione un passo . 4 emancipatorio pid grande dell'uomo4?, — untemancipazione - 29 - difficile che significa in primo luogo doversi integrare nel mondo lavorativo svizzero. I primi effetti sono una maggiore insicurezza della donna nella societa svizzera che la sradica non solo dalla struttura tradi- zionale del paese d'origine, ma la spinge pure a doversi adattare alle forme di vita svizzere per sostenere il lavoro casalingo quotidiano*# (anche se in questo ambito @ possibile costatare un'elevata disponibilita del marito all'aiuto casalingo; cfr. Ley 1977:113s). A lungo termine la donna sviluppa reazioni di autodifesa e processi d'apprendimento svolti a costruire delle identita stabili. L'emigrazione comincia cost ad offrire alternative e pud diventare per la donna emigrata un contesto d'esperienza positivo (cfr. Ambrosi 1982), se paragonato ai deficit per lei sempre pit vistosi del paese d'origine (cfr. Behrmann/Abate 1984) 4°. La ricerca di bey (1977) dimostra infatti che il lavoro della donna emigrata, nonostante sia spesso duro, viene giudicato da lei positivamente (non nel contenuto ma come possibilita d'attivita). Questo porta da una parte ad un’ambivalenza tra la funzione tradizionale della donna come sposa, madre e casalinga e la realta della donna lavoratrice. D'altra parte permette di intensificare i contatti con l'esterno - al lavoro, nel contatto con altre famiglie e con la scuola dei figli - che significa per la donna una situazione pid avvantaggiata rispetto all'uomo, e un allentamento delle regole tradizionali di comportamento e di divisione del lavoro nella famiglia (cfr. Meyer 1980). Questa esperienza emancipatoria della donna si ripercuote nel suo atteggiamento nei confronti dell'italia. Le donne sviluppano con la loro esperienza di ruolo produt- tivo e grazie all'esperienza di una differente razionali- ta tra il paese d'origine e il paese d'emigrazione una coscienza pil critica e spesso di rifiuto al momento del rientro. Non si tratta peré di un'esperienza emanci- patoria collettiva ma individuale, perché con 1'emigra- zione la donna viene esclusa sia dal movimento femminista italiano che da quello svizzero che non @ riuscito = 30 - ad integrarla. Nell'emigrazione sono si discriminate e isolate ma il loro ruolo nella famiglia viene valoriz- zato. L'emigrato di prima generazione @ invece pid sicuro di poter ristabilire i ruoli tradizionali che gli conferiscono maggior peso e stima nel paese d'origine (cfr. Behrmann/Abate 1984). Per la seconda generazione - che ormai rappresenta la met& degli italiani in Svizzera - i contenuti della riproduzione socio-culturale cominciano a variare © soprattutto a relativizzare i legami con 1'Italia. Certamente il bagaglio della socializzazione primaria - cio& una delle due subculture italiane - viene trasmes- soe riprodotto. Nonostante cid vengono sviluppati nuovi orientamenti normativi pid tipici per l'eta e per l'ambiente nel quale si muove la seconda generazio- ne. Pid ovvio diventa per essa lo sviluppo normativo nell'ambito di nuovi valori e nell'ambito socializzato secondariamente {cio& negli orientamenti rispetto alla situazione svizzera) e, con il passaggio dall'am- biente familiare all'ambiente lavorativo, l'interesse primario per i cambiamenti nel mondo dell'economia svizzera (cfr. Raci¢/Terenziani 1988:24). Naturalmente rimane centrale a breve termine il retro- terra socio-culturale della famiglia, per sviluppare orientamenti capaci di confrontarsi con la scuola e il lavoro in Svizzera. A lungo termine perd diventa un obbligo - certe volte esistenziale (cfr. EKA 1980b; Conseil d'Europe 1979) - vivere quale partecipe della cultura svizzera e cercare un'integrazione delle due culture in una stessa identita. A livello cognitvo infatti si pud costatare che la seconda generazione si definisce sempre pid attraverso untidentita positiva, che si stacca dalle schematizza~ zioni della propria famiglia e dell'ambiente svizzero (cfr. RakiG/Terenziani 1988; Meyer-Sabino 1988:56s). A livello emotivo lo stacco dall'Italia viene relativiz- zato dalla situazione sociale nella quale si trova la seconda generazione. Infatti definirsi italiani ha un carattere d'autodifesa (anche se il contenuto -31- di questo ‘sentirsi italiani’ pud essere visto come multiculturalita; cfr. Meyer-Sabino 1988:58). Generalizzando si pud assumere che & in atto un'estensio- ne @'identit& anche verso un legame emotivo pit differen— ziato nei riguardi delle due culture socializzanti. Indicativi possono essere considerati i dati quantitativi concernenti le naturalizzazioni di italiani di seconda generazione e i matrimoni misti tra svizzeri e italiani negli ultimi dieci anni: - i dati per la fascia d'et& che corrisponde approssima- tivamente a una parte della seconda generazione, cio® da 15 a 24 anni, mostrano una bassa percentuale di naturalizzazioni paragonata al potenziale della stessa fascia (tab. 10). azioni degli italiani nelle fasce d'et 15-19 anni e 20-24 anni (italiani residenti = permesso C) in & deght in % degit anne 15-19 italiani nella 20-24 italiani nella anni stessa fascia ani stessa fascia 1981 652] 1.98 302| 1.485 1983 568] 168 250) 1.085 1985 666] 1.933 401 1.485 1987 598] 1.78 385] 128) fonte: Ufficio federale di statistics Sensibile @ la differenza tra i giovani che vengono naturalizzati con il permesso dei genitori (i minorenni) e quelli che decidono autonomamente di naturalizzarsi erenze relative dello 0,5%). La spiegazione qualita- Fibbi 1985 (diz tiva, rilevata da diverse ricerche (cfr e Rakié/Terenziani 1988:27-42), sta nella radicalita 0 della nazionalita con la quale neila prassi dell'acquis svizzera viene richiesta un'identita assimilata, e nell'impossibilit& di ottenere la doppia cittadinanza‘®. I giovani della seconda generazione non riescono ad assumere un comportamento indifferente verso la natura- lizzazione (con perdita legale del doppio legame), come & invece pid frequente in persone di prima genera- zione, ed esprimono l'esigenza di trovare soluzioni -32- pit adeguate all'identita multiculturale. - mentre naturalizzarsi significa abdicare legalmente al doppio legame culturale, sposarsi permette di mantene- re questo legame. La ricerca di Arend (1988) mostra che i matrimoni misti tra svizzeri e italiani sono aumentati dagli anni 1969-72 agli anni 1979-82 di i una maggiore integrazione pid del 10%, indice questo e di un legame pid forte degli italiani - soprattutto giovani - con la Svizzera (cfr. pure Allemann-Ghionda et al. 1988). Riassumendo si possono schematizzare le differenze nei contenuti della riproduzione socio-culturale (tab. a1): TAB. 11: Contenuti deTla riproduzione socio-cutturale della prima e seconda gener azione contenuti — NORMATIVI COGNITIVI ‘SOGGETTIVI [prea cultura cattolica ‘dentitaitationa ogame all italia JOENERAZIONE o sociatista A cultura cattotica o | identitd muttioutturale | legame al'ttatia faveracone | svt mvt veri eves vices (ii) Se a livello dei contenuti le realt& della prima @ seconda generazione si congiungono nella doppia appartenenza culturale, pil difficile & 1'accomunamento lturale. Le differen- nei modi della riproduzione socio ze possono essere focalizzate nell'azione individuale e nell'azione collettiva. A livello in ividuale possono essere identificati per le prima e la seconda generazione diversita @'aper- tura nelle interazioni. I limiti nell'apertura della prima generazione possono essere visti nell'uso di codici relativi alla cultura italiana e nel rifiuto di codici culturali del paese d'immigrazione. Le possibilit& di interazione vengono inoltre limitate dalla difficolt& @i progettare a lungo termine il = 335 proprio mondo di vita in Svizzera. L'instabilita che gli emigrati ostentano @ percepita anche dagli svizzeri © porta ad una comunicazione che non lascia spazio ad una creazione di una rete di sostegno che non sia italiana. 11 mantenimento dei codici utilizzati in una provincia con significato ben definito dalla cultura e dalla socializzazione italiana porta ad una limitazione ad interazioni con altri immigrati della stessa condizio~ ne ed ostacolano il flusso d'inforamzione con il mondo svizzero. Per la prima generazione l'obbligo d'interazione esiste dapprima per al posto di lavoro, dove perd i codici funzionali propri del mestiere praticato contengono solo in minima parte elementi che fuoriescono dall'ambito pratico. A livello di azioni collettive la prima generazione si & organizzata in tutta la Svizzera. Questa rete associativa rispecchia il dislocamento dei residenti italiani che 8 stato propagato dalle autorita svizzere per impedire concentrazioni troppo massiccie di stranieri (cfr, Niederberger 1982:49)47 e che ha avuto come effeto secondario una diffusione capillare dell'associa~ zionismo italiano. ba storia dell'associazionismo italiano infatti & caratterizzata dalla ricerca pit o meno cosciente di nuovi spazi culturali persi con 1'emigrazione, che si basavano sul sostegno collettivo e sulla coesione. 11 numero delle associazioni italiane in Svizzera ammonta nel 1980 a 1211 unit& (cfr. Ministero degli affari esteri 1980). La loro diffusione secondo cir- coscrizioni consolari 8 riassunta nella tabella 12. ba polarizzazione tra la Svizzera tedesca da una parte © quella francese/italiana dall'altra 8 indice del maggior bisogno di organizzarsi nell'ambiente cultural- mente pid differente (e pid ostile). Un'analisi di Fibbi (1983) fa una tipologia delle associazioni italiane per tre circoscrizioni consolari (tab. 13). -34- ‘TAB. 12: Numero deTle associazion’ italiane secondo circoscrizione consolare circoserizione Ww. di circoscriztone ar di consolare | assoviazioni consolare __| assooiazioni [zurigo 302||Losanna 83] [San Gatto 201||Ginevra 49} \Berna 168]]Neuchétel 49] [Basitea 117] Wottese al lLucerna 86]|Tioino 33] |Baden 2 Griaioni 24] totale Svizzera [totale Svizzera ltedesoa 970]}francese ¢ italiana 21 fonte : Ministero degti affari esteri pologia delle assoviazion’ secondo obiettivi soeltt Ssootariont | associaztoni | assocTazion! | associazion | associazioni totale di [con obiettivi | sportive | regionali }con abiettivi | riereative acini | potitih ai fermazione Lio 302| 198 118 2085 9 1235 loinevra 49 28 108 5035 28 oR | oma 83 278 28 178 108 4235) L'alta percentuale delle associazioni con obiettivi politici 8 lo specchio della situazione dell'emigrazione come classe sociale discriminata che tende ad organizzar- si per migliorare la propria situazione. Pid interessanti sono le associazioni di stampo culturale e ricreativo, formate negli ultimi 10-15 anni. Esse concettualizzano la cultura come autodifesa di un ambiente, che andrebbe altrimenti perso con la sola identificazione di classe. Le associazioni regionali e ricreative diventano cosi la sintesi di un'identita sociale ed etnica. La dimensione culturale, che viene tralasciata dalle associazioni con obiettivi politici, si manifesta in un modo particolaristico, proprio della realt& socio-culturale italiana. La dimensione politica appare di secondo piano, anche ot 35 se le associazioni regionali e ricreative continuano a rispecchiare la scena politica italiana. Essa & caratterizzata dalla rivalutazione della personalita locale in un nuovo contesto. Una personalita che gode di un prestigio, dipendente pid dal successo economico e dalla cerchia di conoscenti che da un reale potere politico (cfr, Fibbi 1983a:82s). La problematica della riproduzione di una logica non inmerente alla situazione dell'emigrazione italiana in Svizzera, ma ad una realt&a di vita italiana, si ripercuote nelle azioni delle organizzazioni/associazioni dell'emigrazione. Gli interventi in seguito alla terza conferenza nazionale del 16-17 febbraio 1985 rispecchiano le difficolta nel formulare pretese di valore collettivo e i meccanismi intrinseci di auto-ostacolamento (cfr. Interventi 1985). Questa ricostruzione schematica dell'associazionismo @ certamente da approfondire (vedi Iv). Nonostante cid & indicativo che la seconda generazione si alieni dalle strutture dell'emigrazione organizzata. L'adesione della seconda generazione alle associazioni italiane &@ - eccetto nelle organizzazioni sportive - molto debole. Questa distanza &@ spiegabile sia a livello individuale che collettivo: - a livello individuale 1'uso di codici viene e deve essere esteso. Forzato dalle contraddizioni evidenti tra codici familiari e dell'ambiente sociale, & necces- sario un adeguamento per poter confrontarsi negli ambiti scolastici, di lavoro e sociali. Per la seconda generazione soggetto e ambiente sono molto pid immediati e portano a lungo termine a partecipare - volutamente © no - alla societa svizzera. Nel confronto quotidiano della seconda generazione con i codici socializzati nella famiglia e quelli nei gruppi dei pari, le inter- azioni cominciano ad integrare elementi e a produrre momenti d'incertezza e di interpretazione. Elementi € momenti questi, che tendono nella loro contingenza a varcare le provincie di significato pre-socializzate e ad aprire le definizioni dei codici utilizzati (cfr. -36- Franceschini et al. 1984). La trasmissione di senso nelle interazioni, la quale @ legata a codici culturali, costituisce per la seconda generazione emergenze in quanto sensi comuni nelle due culture vengono continua- mente messi in discussione. Con l'accettazione del confronto di due legami culturali, la seconda generazione @ spinta ad un'accezione del quotidiano come pluralita culturale, che permette l'utilizzo dei codici esistenti nelle diverse espressioni*®. vivere 1a cultura svizzera e quella dell'emigrazione italiana diventa cos? una continua ricerca d'integrazione e una continua elabora- zione della propria integrita che agli altri appare come ambiguita. ~ questa accezione pluriculturale @ difficilmente integrabile a livello collettivo nelle strutture esisten- ti dell'associazionismo dell'emigrazione, le quali sono caratterizzate da un'alta codificazione dei messaggi nel linguaggio della prima generazione e dalla struttura~ zione dell'attivita secondo schemi d'azione legati unicamente alla cultura italiana’?, organizzare a livello collettivo la seconda generazione d'italiani diventa cost non solo difficile per le strutture dell'emigrazione, ma anche per le associazioni svizzere (cfr. EKA 1980:55-59; Riedo 1983). Una soluzione d'azione collettiva si prospetta nella forte adesione dei giovani italiani ai gruppi dei pari. Molto presto infatti si verificano queste adesioni che fungono come gruppo intermediario tra la famiglia, la scuola © il lavoro e che formano campi di relativa certezza @'azione © comprensione. Sono ambiti che tendono a sviluppare una coscienza d'identita propria. Base per questa competenza d'azione @ un'articolazione che permette di formulare richieste collettive. Sono modi e strutture di stampo multiculturale e generazionale = come mostrano le poche esperienze - che sono riusciti a trasmettere finora pretese di valore di carattere collettivo della seconda generazione. La tabella 14 riassume le differenze nei modi di riprodu- zione socio-culturale tra la prima e la seconda genera- zione. ‘TAB. 14: Modi d'azione della prima e seconda gener azione azione| (COLLETTIVA NOMDUAE lPReia assooiazione ad interazioni con uso di |GERERAZIONE organizzazione regionale ‘un codice cutturale |seconDA afmmazione generazionale | — interaztont con uso dt |GENERAZIONE ed interoulturale codioi plurioultur ali (c) L'integrazione sociale degli italiani in Svizzera deve essere differenziata secondo le possibilita d'in- tegrazione economica (i) e politica (ii) nella societa svizzera e culturale (iii) nella comunita svizzera Gin. (i) Per a prima generazione d'italiani il lavoro 3 1'ambito centrale @'integrazione e costituisce una parte centrale dell'identificazione parziale con la Svizzera. La situazione pit debole dell'emigrato, colui che ha meno potere contrattuale degli svizzeri e che deve subire senza protestare, lo spinge all'in- tegrazione anche soggettiva nell'attivita lavorativa, pena l'esclusione dal mercato di lavoro (cfr. Frigessi Castelnuovo 198 09). Nonostante questa integrazione e acculturazione nell'ambito lavorativo, la discussione nelle imprese tra svizzeri e stranieri @ spesso ancora caratterizzata da pregiudizi e da paure dei dipendenti svizzeri. I sindacati svizzeri hanno riconosciuto questa problematica ed hanno iniziato una campagna per una liore comprensione tra svizzeri e stranieri nelle imprese, luogo dove si decidono, soprattutto per la prima generazione d'emigrati, le possibilita di convivenza (cfr. SGB 1985; Btre solidaires 1982). Per la seconda generazione il lavoro ha perso quelle determinanti di fonte pid importante d'identita. Gli elementi di legame soggettivo al lavoro (rileva - 38 - da Meyer-Sabino 1987:39) restano perd importanti e paragonabili alla prima generazione. La forte esigenza di riuscita e, legata ad essa, di riconoscimento al posto di lavoro ne @ l'elemento comune. Per la seconda generazione l'integrazione economica @ facilitata dal padroneggiamento all'eta lavorativa della lingua e dalla conoscenza della mentalita e delle abitudini locali. Per quanto riguarda le attivita collettive nelle aziende, l'importanza degli emigrati viene sempre pid sottolineata dai sindacati, che riconoscono gli interessi e gli obbiettivi comuni agli svizzeri e agli stranieri sul posto di lavoro. Nonostante questa percezione, certamente influenzata dalla forte adesione degli stranieri ai sindacati svizzeri°°, i sindacati hanno difficolta ad inserire una rappresentanza di stranieri nei loro quadri direttivi. La storia dell'integrazione sindacale degli stranieri @ descrivibile come uno sviluppo di posizioni contradditorie del sindacato. Cominciando dall'aperta campagna contro gli stranieri degli anni sessanta (cfr. Riedo 1976; FCLIS 1970 e SGB 1960:12), al sostegno dell'integrazione e della stabilizzazione della popolazione estera alla fine degli anni settanta (cfr. Schafroth 1978) ed infine alla moderata posizione degli anni ottanta (cfr. Ebel/Fiala 1982:7s.; SGB 1982:365s e 206; SGB 1985), il sindacato si dimostra molto sensibile e influenzabile dal clima politico generale. La posizione moderata odierna @ infatti una reazione alle difficolt4 che hanno incontrato le proposte di cambiamento di legge a favore degli stranieri, come la revisione della legge sugli stranieri bocciata nel 1982 e l'iniziativa ‘essere solidali' bocciata nel 1981. A livello strutturale 1l'integrazione economica della prima e della seconda generazione di residenti @ garanti- ta per legge. Ci sono perd fattori che rendono insicura la situazione dello straniero: in seguito ad un licenzia- mento egli non solo viene escluso dal mercato del #395 lavoro, ma spesso pure dalla societ& svizzera (cfr. CPRS 1982:26). Inoltre & da rilevare che la formale uguaglianza tra svizzeri e stranieri sul mercato di lavoro non significa l'assenza di discriminazione al momento dell'assunzione. Il datore di lavoro infatti non @ tenuto a giudicare il canditato per un posto di lavoro secondo le sue capacita. Cid influenza la decisione di naturalizzarsi che viene spesso motivata con l'aumento delle possibilita di ottenere posti di lavoro migliori, oppure posti non accessibili senza la nazionalita svizzera (cfr. Piazza 1988:8). (ii) L'integrazione politica dello straniero in Svizzera ® molto debole. La politica viene spesso vissuta come ambito negato ed @ espressione della marginalizzazione. Il] consenso tra i partner sociali nel trovare soluzioni non spettacolari e nel decidere la politica della manodopera estera in commissioni e in luoghi informali, indica la loro paura di essere strumentalizzati da raggruppamenti e partiti antistranieri. Questa chiusura verso lo spazio pubblico, per non creare discussioni e controversie, non permette agli stranieri di percepire la politica della manodopera estera ufficiale. La sua tematizzazione viene cost pubblicizzata solo da un'angolazione vicina a discorsi xenofobi (bel/Fiala 1983; Simmen/sutter 1985). Infatti nelle argomentazioni delle autorita svizzere e dei datori di lavoro viene sottolineato che sono le proteste nazionaliste e populiste, non orientate ad un'integrazione del sistema politico ed economico, a mettere in discussione le esigenze di regolazione ufficiali. Sono proteste queste, che non sono facilmente controlla~ bili e che si collocano oltre lo schema classico di potere tra imprenditori e sindacati (cfr. Cattacin 1988:49). In questi movimenti della destra politica vengono formulati elementi nazionalistici ed ideologici a livello d'integrazione sociale, che indeboliscono le posizioni imprenditoriali d'integrazione del sistema Politico ed economico, e tematizzati valori egoistici = 40 = non solidali, che indeboliscono la pretesa monopolisti- ca dei sindacati di rappresentare gli interessi collet- tivi dei lavoratori dipendenti. Le attivita dei gruppi di potere integrati rientrano nella logica di mantenere lo status quo che viene percepito dagli stranieri come una politica d'esclusione dei loro interessi (cfr. Cattacin 1988:52). L'ostacolamento di innovazioni nell'ambito della politica della manodopera estera si ripercuote sulle possibilita d'intervenire con successo a favore degli stranieri. Ogni proposta di miglioramento delle loro condizioni viene collegata al rischio di rafforzare le posizioni dei raggruppamenti e dei partiti antistranieri. Diventa cost difficile per le organizzazioni degli stranieri, come per le organizzazioni solidali con loro, a legitti- mare la pretesa di un proprio ruolo politico (cfr. Mitenand 1978; Wettstein 1982). La supremazia dell'argomentazione a favore della stabi- lizzazione e contro l'integrazione d'interessi volti ad un cambiamento, fa st che la politica della manodopera estera rimanga controllata dai meccanismi di scambio politico delle organizzazioni imprenditoriali, sindacali e dello stato. L'interdipendenza di questo sistema pud solo essere interrotta dalla destra antistraniera (cfr. Linder 1983:317). La possibilita d'integrazione politica degli stranieri a livello strutturale 8, nonostante la sua maglia differenziata, poco incisiva. Strutturalmente @ garantita allo straniero la liberta di religione e di coscienza, Ja liberta di stampa e di associazione, la liberta di libera espressione e il diritto alla petizione con la clausula generale che devono in tutti questi casi essere mantenuti l'ordine pubblico e la sicurezza interna ed esterna della Svizzera (cfr. EKA 1982:55). Le possibilita d'integrazione politica aumentano se gli stranieri si organizzano, in modo da permettere 1a mobilitazione di risorse ed aumentare le potenzialita conflittuali delle pretese. -41- Elenchiamo di seguito brevemente le possibilita d'inter- vento nelle amministrazioni (p), nei partiti (q) e¢ nello spazio pubblico (r). (p) In diversi comuni esiste 1a possibilita di parteci- pare a commissioni miste consultive e a consultori per gli stranieri®!. A livello cantonale sono stati sperimentati, soprattutto nell'ambito scolastico, modelli di partecipazione degli stranieri°*, spesso esistono anche a livello cantonale delle commissioni consultive con funzioni di coordinamento intercomunale (cfr. EKA 1980). un'altra possibilit& di partecipazione a livello cantona~ le consiste nell'implementazione di leggi federali. spesso sono delle commissioni tripartite che regolano le modalit& specifiche del cantone nell'implementazione delle direttive federali. se si tratta di tematiche concernenti gli stranieri, i sindacati inviano spesso come rappresentanti dei funzionari stranieri. Gli stranieri sono inoltre rappresentati in Svizzera tedesca e in Svizzera francese nelle commissioni di sorveglianza della radio e televisione svizzera. A livello federale le organizzazioni degli stranieri hanno - come tutte le organizzazioni - la possibilita di trasmettere le loro considerazioni durante la proce- dura di consultazione. Esse non fanno perd ancora parte delle organizzazioni invitate a giudicare progetti di revisione di legge. Alcuni rappresentanti delle organizzazioni degli stranie- ri sono inoltre membri effettivi della Commissione federale per i problemi degli stranieri. Questa commis- sione ha come obiettivo l'elaborazione di materiale © informazioni per le decisioni éell'amministrazione e del parlamento federale concernenti gli stranieri. Fornisce pure materiale informative a coloro che sono interessati alle questioni relative ad essi. La Com- missione non ha poteri decisionali (commissione consulti- va) ed @ stata negli ultimi anni ridimensionata, perdendo cost anche peso politico (BKA 1981). = 426 A livello internazionale @ spesso possiblile per le organizzazioni degli stranieri partecipare alle trattati- ve bilaterali. Questo permette loro d'influenzare i rappresentanti dei governi d'origine al fine di integrare certi temi. (q) Con la possibilita di aderire ai partiti svizzeri si aprono per gli stranieri canali indiretti di parteci- pazione politica, che permettono un'influenza sui rappresentanti politici eletti. Pil importanti sono le possibilit& di partecipazione nelle organizzazioni di interessi. Specialmente i sindacati reclutano stranieri come funzionari e come persone di fiducia nelle imprese. 11 numero degli iscritti stranieri @ - come gia accennato - molto elevato, mentre manca una rappresentanza proporzionale nei quadri direttivi. Nonostante questo, gli stranieri sono riusciti ad ottenere ruoli importanti e decisionali nel sindacato, soprattutto in relazione alle trattative per l'elaborazione dei contratti collettivi di lavoro. Specialmente nei rami della metallurgia, della meccanica e dell'edilizia esistono rappresentanze di stranieri. la collaborazione tra organizzazioni degli emigrati e sindacati ha inoltre preso diverse forme istituzionali. (r) Nel quadro di attivit& politiche indirizzate allo spazio pubblico, gli stranieri possono cercare di sensibilizzare la comunita svizzera per loro temi: serate culturali pubbliche, manifestazioni pubbliche a'informazione ecc. sono le forme pid generali. Soprattutto la stampa, come ambito di partecipazione e discussione, & per gli stranieri di un'importanza particolare, Una forma pid concreta di partecipazione politica consiste nella collaborazione degli stranieri e delle loro organizzazioni alla raccolta di firme per iniziative e referendum. Con la campagna in occasione della votazio- ne dell'iniziativa ‘essere solidali', numerosi stranieri sono stati integrati per la prima volta. La sconfitta nella votazione nel 1981 ha perd ridimensionato la = 43 - motivazione per una partecipazione alla raccolta di firme (cfr. SGB 1986). Gli interventi pid diretti, legalmente sanzionati anche per gli stranieri, sono possibili attraverso la petizione. E' stata cos? inoltrata da poco tempo una petizione degli stranieri a sostegno dell'iniziativa dell'Unione sindacale svizzera per le quaranta ore lavorative settimanali. Sono perd le petizioni per l'ottenimento del diritto di voto per gli stranieri, che devono essere viste come attivit& centrali: negli anni 1979 e 1987 sono state lanciate petizioni, che chiedevano il diritto di voto attivo e passivo a livello comunale e cantonale. La petizione del 1979 @ stata discussa in diversi parlamenti cantonali, non ha perd mai portato alla realizzazione delle richieste™>. La serie di petizioni del 1987 e 1988 non ha ancora portato a risultati concreti. Oltre all'obbiettivo di ottenere il diritto di voto, le petizioni hanno la funzione d'informare e sensibilizzare la popolazione svizzera e straniera (cfr. Grossi/Mlller 1988). Le possibilita d'intervento politico sembrano in un'elen- cazione di questo tipo molto differenziate. Le possibili- t2 di realizzazione delle rivendicazioni sono perd molto limitate. I canali d'intervento diretto ed indiret- to richiedono il superamento di tante barriere e la @isponibilit& di accettare compromessi, fatto che cambia fortemente il contenuto delle rivendicazioni iniziali (iii) Finora un'integrazione socio-culturale dell" italia- no emigrato in Svizzera non @ riuscita. I1 giudizio degli svizzeri sull'immigrazione estera era fino agli anni sessanta positivo. Esso era espressione del bisogno ai manodopera dell'economia svizzera. La loro funzionali- tA 1i integrava e proprio questa funzionalita, che sembra poi venire a mancare, suscita le prime reazioni xenofobe negli anni sessanta. Inflazione, ristrutturazio- ne economica, problemi sul mercato degli alloggi ecc. erano sintomi che venivano attribuiti al ‘problema = 44 - degli stranieri' (cfr. Musillo 197: et minorités 1985)°4, Questa diffidenza nella funzionalita e questo legame + Groupe migrations interpretativo fra la forte presenza di stranieri e i problemi sociali, si sono trasformati in una paura nei riguardi dell'estraneo, che si esprime in seguito nelle iniziative antistraniere. La paura veniva formulata nell'iniziativa come un pericolo per l'integrita della cultura svizzera. Questa accezione come pericolo cultu- rale del fenomeno dell‘immigrazione (cfr. Tobler 1984) si riproduce anche negli anni settanta e ottanta (cfr. BKA 1980a). Si tratta di una paura la quale ha radici nella mancante funzionalita di sistema. Questa @ stata a tal punto propagata - e legiferata - che si @ trasformata da un lato in una filosofia politica che definisce la propria identita negativamente (cio® attraverso 1'essere differente dagli stranieri”®), e d'altro lato, coloniz- zando mondi di vita, in una diffusa diffidenza verso gli stranieri che si ripercuote nei sensi comuni quoti- diani (cfr. Parin 1986)°°, Questa radicata xenofobia latente o manifesta si traduce, per lo straniero, in un'esperienza che interpreta l'ambiente come ostile o ambivalente (cfr. p.e. Castel- nuovo Prigessi 1977). Ostile, specialmente per la prima generazione, che ha subito coscientemente le discriminazioni nell'esperienza d'emigrazione; ambivalen- te, soprattutto per la seconda generazione che ha vissuto, nelle forme di selezione e nelle discussioni con i coetanei svizzeri durante le campagne per le inigiative antistranieri, la nascita del senso comune @i essere ‘un problema’. 11 confronto dei codici culturali @ cost spesso caratte- rizzato dal rifugiarsi dell'italiano nella sua ‘italiani ta', che pud significare calcio, gastronomia, musica ecc., e che @ l'unico ambito dove 1'immigrato non viene marginalizzato, ma accettato dalla Svizzera. Solo nelle interazioni che relativizzano il concetto = 45 - stato-cultura @ possibile 1'integrazione del concetto di pluriculturalismo. Sono interazioni possibili negli strati della comunita culturale svizzera, che si diffe- renziano dall'internalizzazione dei nuovi valori immate- riali e che fanno soprattutto parte della generazione del dopoguerra. Eesi sono confrontati con la crisi del concetto dello sviluppo quantitativo e accettano, sempre pid coscientemente, una ridefinizione dei valori, nelle loro diverse espressioni di sviluppo qualitative (cfr. De Rham 1985). Nonostante l'esistenza di questi spazi pluriculturali della quale soprattutto 1a seconda generazione ne ® cosciente, il pluriculturalismo si @ tramutato solo parzialmente in orientamenti strutturali. Da elencare sono qui soprattutto gli sforzi positivi d'integrare corsi di lingua e cultura dell'emigrato nelle strutture scolastiche, e ~ influenzato dalla crescente interdipen- denza dei sistemi culturali - la diffusione pid ampia della cultura italiana in Svizzera. La cultura dell'emi- grazione viene perd tralasciata, poich® in questo campo la stessa emigrazione mostra un deficit di compe- tenza d'intervento. I giornali dell'emigrazione”’, p.e., continuano a riprodurre rappresentazioni dell'emi- grazione limitate al mondo italiano. Pid importanti restano, a livello strutturale, le riproduzioni di meccanismi di_—smarginalizzazione dell‘immigrato: si cristalizzano nel senso comune ‘eccesso della popolazione straniera' oppure ‘infore- stieramento' (in tedesco nell'unico codice 'Ueberfrem- dung') che viene utilizzato nei testi di legge, dai partiti, dai sindacati e dalle organizzazioni imprendi- toriali, cost come dalla popolazione senza riflessione e, in questo senso, come struttura simbolica (cfr. Ebel/Fiala 1983). Il codice ‘'UVeberfremdung' @ nato durante la prima guerra mondiale ed @ stato introdotto nella prima legge sugli stranieri del 193158, 1 movimenti e i partiti xenofobi hanno strumentalizzato questo concetto = 46 = utilizzandolo per la spiegazione di qualisiasi problema- tica (dalla crisi economica ai problemi ecologici; cfr. Tobler 1984; Simmen/Sutter 1985 e il documento NA 1983). ‘Inforestieramento' 8 diventato sin dagli anni trenta il simbolo che giustifica una politica degli stranieri selettiva. Utilizzato strategicamente negli anni trenta per superare la crisi economica, riprodotto nel dopo- guerra contro le '‘infiltrazioni comuniste', @ stato messo da parte durante l'espansione economica negli anni cinquanta e sessanta, per essere ripescato durante la crisi economica del 1975/76, non solo dai movimenti xenofobi ma dalle stesse autorita federali (cfr. Ebel/ Fiala 1982:68; Briani 1972; Bovy-Lugon 1977). Nel 1979 il Consiglio federale svizzero usa nuovamente questa giustificazione nel Messaggio sull'iniziativa ‘essere solidali', argomentando che l'abolizione dello statuto dello stagionale porterebbe ad un'affluenza di popolazione straniera eccessiva. Il senso comune '‘eccesso di popolazione straniera' non 8 mai stato definito e non pud esserlo, perchd perderebbe la sua funzione strategica di giustificazione nei casi opportuni®? Questa politica, con i suoi effetti colonizzatori sui mondi di vita, mostra la dimensione centrale dei problemi d'integrazione degli stranieri in Svizzera, che si possono leggere con la chiave di una continua dialettica tra l'avvicinamento a livello personale agli stranieri, e la barriera psicologica al momento di decidere in favore o contro di loro (cfr. Neidhardt 1986). La tabella 15 riassume le dimensioni e i contenuti dell'integrazione degli stranieri in Svizzera, e deve essere letta non come un dato di fatto, ma come una ricostruzione della situazione odierna nelle sue tendenze principali. = 47 = ‘TAB. 15: Dimension’ e contenuti dellintegrazione degli stranier' in Svizzera Per cambiare e fare evolvere Gell'emigrazione bisogna introdurre le sue nei meccanism: i di scambio e uoge @ tipo] d'interazione| SOCETA COMUNIT A, {dimensione evonomioa { potitica -socio-culturale INTERPRETATIVA | tuogo d'affermazione —_—_|@ Wuogo negato allo |e xenofobia ltente nella societa svizzera straniero '@ logo deTa vissuta | espressione della ambivalence marginalizzarione INTERATIVA |» ogo di confronto fra _| difficotti nel legittimare |e confronto culturale svizzerie strantert sulle | flproprio ruole potico | net codtot usatt Possibiliti pratiohe di e"itaianiti* come convivenza ed azione -autodifesa oollettiva collettiva J phricuturalita come |e Wogo di partecipazione cesperienza di convivenza alla sootetd syizzera [STRUTTURALE J paritd at diritet sut le commission consultative |e deficit aintervento meroato del lavoro fra | a tutti iTivellifederati | culturale nella sfera svizzerie stranieri J@ aderenza a partiti e pubbtica residenti organizzazione d'interesse |@ cultura italiana come senso| le discriminazione per le trattative bilateral comune pasitivo ‘mpieght che richiedono |e manifestazioni pubbtiche |e riproduzione del senso Tanazionalitd svizzera |e racoolta di firme ‘commune ‘Ueberfreméung’ (e. insegnamento) le petizion’ Ginforestieramento) nella |® favoreggiamento det” sfera pubbtica cocupato svizzero Iv la situazione problematica pretese di intermediazione, a livello politico rivolte soprattutto alla e - in second rivolte soprattutto ai jo luogo all'italia -, Svizzera a livello economico sindacati ed alle istanze che stabiliscono le regole del mercato e a livello socio-cul- turale rivolt e di assistenz di codici culturali d'altra parte. fin qui desc e agli enti a da una parte, ritte - ossia © l'ambito socio-culturale - scolastici, di formazione agli spazi di riproduzione Le arene di scambio la politica, 1'economia hanno logiche funzionali = 48 - e - per ci® che riguarda la Svizzera come comunita - logiche vitali.difficilmente penetrabili dalle istanze d'intermediazione dell'emigrazione. — Sistematizzare il lavoro di queste istanze porta a una lista differen- ziata di attivita © rivendicazioni che la tabella 16 mostra sommariamente. Nonostante le attivit& e rivendicazioni verso 1'Italia siano notevoli, l'indirizzo sempre pid distinto verso la Svizzera rappresenta un cambiamento importante, segno di un processo d'apprendimento all'interno delle strutture dell'emigrazione®°, Le ultime elezioni dei rappresentanti nei Comitati dell'emigrazione italiana (Co.em.it.) del 30 novembre 1986 hanno mostrato certamente 1'importanza del legame con l'rtalia. La partecipazione superava il quaranta percento degli aventi diritto di voto (105'000 persone}. B' perd - e qui si devono valutare anche i risultati delle liste - un legame all'rtalia dell'emigrazione. Infatti sono state le liste delle associazioni nell'or- ganizzazione sociale dell'emigrazione, _ soprattutto liste unitarie, ad ottenere i consensi dei votanti. Interpretare le motivazioni dei votanti @, in assenza d'analisi post-elettorali, difficile. Si pwd perd ipotizzare che il voto - mostra una preparazione politica degli emigrati (data 1'alta partecipazione nonostante la breve campagna elettorale e i problemi creatisi con 1'introduzione di una nuova possibilita d'espressione); - indica una valutazione positiva del lavoro svolto dalle organizzazioni operanti in Svizzera; - infine - e qui si deve interpretare il voto degli assenti - @ pure una critica verso le strutture dell'Ita~ lia e dell'emigrazione, che sono ancora poco trasparenti e che sono cresciute nello scambio politico italiano®t, Un altro indicatore del diverso orientamento dell'emigra~ zione in Svizzera @ certamente la routine entrata nelle relazioni con 1'Italia: i legami con le autorita italiane (il Ministero degli affari esteri, le regioni, consolati) sono molto intensi e differenziati. Si - 49 - ‘TAB. 16: Principal attivitd, rivendicazioni e arene d'intervento dell’emnigrazione italiana in Svizzera 1985-1988 arena] politica economica sooto- oulturale jattivita e Irivendioazion’ verso ta le dritto di voto attivoe |e paritd di trattamento deghi_ |» sostegno detl'inserimento Svizzera Passive a livello comunale | svizzerie degli immigrati | degli emigrati nella comunt- |e mantenimento detlacittadt- | (mercato di lavoro unico) | ta locale nanza d'origine in caso di |e sostegno del 'niziativa |e maggior spazio per gli acquisizione di quella per le 40 ore settimanali | emigrati nei mass-media Svizzera '@ rafforzamento detla siou- | svizzeri le cotlaborazione con gruppi | rezza sooiale per igruppi _|@ solidarieta con in rifugiati interculturati a favore di | ogi marginalizzati sul in Svizzera tutti gl stranteri mercato del lavoro Je assoctaztone alle tntziative le autorizzazione dell'espleta- |e superamento dello statuto | interoutturali (B0DS, Mite- ‘mento del voto in loco per il] dello stagionale rand) parlamento europeo (e ita- |® diritto incondizionato al —_|@ collaborazione a pubblica~ Tiano) ricongiungimento famitiare | zioni e riviste intercultura- le adestone amie convenztont |@ migtioramento demi sttua- | 11 (Piazza) europee e internazional in | zione del frontalierato | collaborazione con le chiese materia di diritti di residen-|@ collaborazione sindacale _|@ interventi culturli:lette~ za ¢ parita di trattamento, |e miglioramento del'integra- | ratura, musica, cinema, Tberti e di parteoipazione | zione e della formazione | arte politica professionale Je amptiamento dela rete di Je rivendicazione dirihucione | commision’ consultive a delet’ di pensionamento | Tivello cantonale ¢ comunale [verso T'itatia je mantenimento della cittadi- |@ rivendicazione di finanzia-_ |e rivendicazione di una rego- nanza italiana in caso di | mento det corsi dinsert- | lare contribuzione per Ta aoquisizione di una estera | mento professionale stampa italiana allestero le rivendicazione di una rap-|@ rivendicazione di riconosci-|@ riforma deTl'intervento Presentanza democratica | mento dei titoli professio- | scolastico degli emigrati facenti parte | nali acquisitinel sistema |e rivendicazione di una mag- delle Consulte regionali | di formazione Yocake tore intensitd d'accorai |e rivendioazione di una rap- |@ rivendicazione di regolazio-| cultural di scambio presentanza degii emigrati a] ne delle trasferte di valuta | Cregionie stato) di Tivello statale (Consigtio | degtt emigrati ‘una maggiore assistenza generale degit italiani all’ |e rivendicazione d'istituzione | cutturale attraverso gli in estero) dium fondo sociale per 1’ | istituti di cultura all'estero |e rivendicazione di voto al’ | emnigrazione che coordina |e rivendicazione di un tratta- estero por Te elezioni in | investimenti dell'emigrazio-| mento migliore deTle miove ttatlae del parlamento ‘ne con politiohe di governo, | _immigraziont fn ttatia europeo (rappresentanza |e regionalie che informa |e rivendioazione di maggior’ politica diretta) Temigrato sulle possibitita | sussidi a consultori ed enti le parificare diritti degti | d'investimento i sostegno dellntegrazione| immigrati svizzeri (e altri |@ rivendicazione d'inguadra- | soolastioa stranier’ a quelli degti mento del personale della _|@ rivendicazione di un sistema immigrati comunitari in| souwla all'estero pensionistico pi efficente materia di diritto di resi- ed effettivo denza, di coTlocamento al Je rivendicazione at apertura lavoro, di aocesso agii studi

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