You are on page 1of 6
313 LA GIUSTIZIA PENALE 1982 (Parte Seconda: Diritto Penale 4 date art, cla 3 del Coie da stad, | men, ¢ al poameno dele see pocesmal, vist Tut irogalper le durata di anni uno € mest si 31 el’ Coaice della Strada dispone ‘che alla Malosct! sia FLOAT a Pretore dihiare Manet Mara Tees clp- | Soupan la patente gdh peranni no tea 4 ABO vole del reato aseritole al capo.Ae la condanne ala we Mimpataata dallacsuse dl cul al capo B, perché il fatto 4 giomn venti di arresto,sextiuti con lire 500000 ai'am | hon cosutunce resto per mancanza di dole. Fiethe Fsurdita dell nelle ratio stessa del ‘dempiono ad una duplice funzione, Da un lao, tentano di im pedire ali effet ncgativi dellespiacione della” pena’ detentis breve, considerata « sproporzionata per Ia sua natura, alla, tazione sociale. det fattl>, criminogena e dleadattante per ‘celia legslativa trova il suo fondamento | Solo im tall modo ogni equivoco verrebbe fugato © di conse- ‘misure sosttutive. Esse a nostro avviso | gucnza si supercrebbero le imprecision! ¢ distorsioni della lease {ul punto, sf restiturebbe concreta funzionaita alle misure so- Mitatve e, opportunamente, si eliminerebbero movivazion! inutli 6, per forza cose, spesso stercoipate 7 Dott ssa MARIA GRAZIA COPPETTA dell'isituto di diviwo ¢ procedura penale deli Universita di Macerata trie di tattemente, provrse liana di nine dl cele, | DIBATTITI ‘no atte a favorire > del £00, si deve ar metere che ce possono avere messor fica dela pene de Soi piano dca prevenrione apse 42 ow io fer Note in tema-di concorso di norme Torta comune i foto che Ta scl fn favre la sanine | € COMCOrSO di reatf in materia penale valutaria sosttutiva & in rapporto alla gravita del reato en funaione rie 1. Alcune recenti pronunsie giurispradensiali, di legitt- nih edi mento Un’ pertcolere, Tibunale di’ Romar 14 {ennaio 1982; imp. Coreeco ed als, in questa Riv), hanno Fiproposto al ‘i Iutarly due rilevanl problemi di earattere 12) #2, Fspetto ad un modesimo opgett9 materiale Tors | aD de delta eit eaport uta ( Semensaas SSNS ps cee sme Jowkn ows ev | scabbando valutaro) © di illeeia costitusione df attivieh al 4i omessa reintroduzione in Italia di beni Fito, in ogni caso timara Incsepula uit alPestero e di illecta costituzione di dite pensare che si riesca a rconeliar, in base al sv- | Peralror| frat toate crt seams dfn | ell) e quanto xt configura come rceheesa nuova; a “amc te etal ul comes a snfernoe onda aia da lin Che cootial aggro Sel grins Sipe ani comme gery ne utr | fv etna, Hp «dy cate apt a teil Siactectines, Salta So. me, stsicre | Saat cbblign peraiscar saclonaso Ga PE Lear) al ecleee Uriel ae reponse addons.” | reinrodtons taille al weal Sells sorwativa alors — BIE LA GIUSTIZIA PENALE 1982 (Parte Seconda: Diritto Penale) 376 generale (art. 2 ed 8 dJ. 6 giugno 1956 n. 476, conv. in lege 25 luglio 1956 n. 786). Quindi, se Tizio esporta valuta ¢ la investe proficuamente all’estero, rispetto alla nuova chezza prodotta e non « nazionalizzata » potra configurarsi il delitto di illecita costituzione di attivita all’estero, concor- rente con il contrabbando valutario, salvo poi a configurarsi la continuazione, ex art. 81/1 C.p., ove sussista identita del iengae criminoso; cita esportazione e di illecita costitu- spetto alla condotta, come reati even- Pertanto, la pluralita di episodi in funzione all’unicita della lesione, e quest'ultima portata, quanto all’oggetto materiale, al coacervo dei diffe- renti comportamenti illeciti posti in’ essere, . 2. « Come accennavamo, pur nell'apprezzamento del rigo- re logico mostrato dal Tribunale di Roma, riteniamo che entrambe le soluzioni siano da rifiutare, anche se la prima solo in parte. Iniziamo da essa. Che ad identita di oggetto non possa configurarsi un con- corso reale di norme incriminatrici, ma solo un concorso apparente delle stesse, @ principio di solare evidenza, che si deduce: a) dall‘inconciliabilité oggettuale delle differenti incrimi- nazioni penali valutarie (criterio di consu vo, che diversamente dovrebbe ammettersi, in contrasto con principi anche costituzionalmente rilevanti («ne bis in idem » sostanziale) c) dalVirrazionalita (apprezzabile ex art. 3 Cost.) di una due reati, quando la ric- (diversa) soluzione, che configuri ed uno solo, quando es- chezza esportata venga conservat: sa venga dissipata. Al riguardo, ci permettiamo amare quanto scritto in alira sede (1) ove — in riferimento al comportamento del. Tagente, success contrabbando valutario — abbiamo nfigurato (e la tesi & valida anche rispetto alla fattispecie ai i all'art. 2 Legge 689/76) un « postfactum » non pu- nibile, Ma, una volta accolta (come ha fatto il Tribunale) questa soluzione, & possibile affermare che « tale jrrilevanza penale risulta limitata ai soli beni oggetto di illecita esportazione e non al loro successive incremento che, se derivante da un impicgo degli stessi costituenti attivith speculativa... integre- ret limitatamente a tale surplus — sicuramente il de- lito di cui al 2 co. del cit, art. 1»? E’ qui che, rispetto alla soluzione adottata dai giudici romani subentrano ragioni di dissenso. Ed invero: aa) la teoria del post-fatto non Ben (pitt ancora che rispetto all’esclusione della cumulabilitt di incriminazioni i ad un fatto ontologicamente unitario sotto {I profilo fico ¢ sotto quello della lesione: nel qual caso @ pit lare di «ne bis in idem sostanziale », come fa il ¢ sviluppata proprio in riferi mento a quei fatti post che tendono a realizzare il Profitto o il prodotto del reato principale ad opera dello stesso soggetto attivo di questo. In tal senso, si esprime con molta lucidita i Bettiol: « 11 comportamento dell’agente, dal punto di vista della sua va lutazione psicologico-sociale, presenta pur sempre un carat. tere unitario, in quanto l"unicitd del fine cementa, tra loro, i vari frammenti di azione, L'azione di colui che ruba e rivende per intascare il de- naro © il prezzo della cosa rubata pud considerarsi social mente come una azione unitaria, anche se essa rcalizza, nel suo svolgimento, una pluralita di fattispecic » (3). E, con il consucto rigore logico, osserva il Vassalli che V'esigenza va- lutative ‘comune anche alla figura del reato progressivo — sussiste fin tanto che sia rinvenibile « quel rapporto di mezzo a fine che porta ordinariamente, sia 0 meno espressa dalla legge Ja relativa riserva, all'impunita del fatto di uti- lizzazione quando questo sia commesso dallautore de fatto (1) Lemme, If detitto di contrabbando valutario + Profiti penati sostanziali, Napoli 1980, p. 76. (2) Diritto penale, Padova, 1979, pp. 417 © ss, (3) Diritto penale, Padova 1978, p. 636. principale (di appropriazione, di falsificazione e via dicen. do) » (4). . Dunque, se si accoglie Ia tesi del post-fatto non punil come ha fatto il Tribunale di Roma, non pud limitarsi la stessa alla semplice ipotesi in cui l'oggetto materiale del reato cronologicamente prioritario resti inalferato, ma deve ammettersi V'irrilevanza penale di tutti i comportamenti suc- cessivi attraverso i quali laure di esso tenda ad a: sene il prodotto od il profitto, anche mediante una qu attivita «lato sensu» a carattere speculativo, che si —rispetto alla prima — come un logico sviluppo 6b) la soluzione proposta @ stata confortata con argomen- ti desunti da una _valutazione finalistica del reato, immanen- te al sistema: valuti 1 che lo stesso Vassalli, cosi pru- dente nel ostarsi dai criteri di stretta logicita, ammette ed illustra, nel suo studio richiamato, tuttora fondamentale nonostante il quarto di secolo trascorso. Ma noi aggiungeremmo che 1a soluzione medesima @ con- fortata altresi — da argomenti desunti dall’oggettivita dei_reati valutari. Questi, invero, colpiscono ¢ reprimono J‘illecita sottrazio- ne al Monopolio dei Cambi dei mezzi di circolazione della ricchezza, con pene certamente assai severe, proprio in rife- rimento a quella capacita, propria di tali beni (come ha messo in luce l’economia Keynesiana), di costituire non solo (@ non tanto) ragione di scambio, ma attraverso la circols- zione, fonte di produzione di nuova ricchezza, In ‘altri termini, il legislatore, quando sanziona — ad es, — il contrabbando valutario ¢ l’omessa introduzione o reintroduzione di mezzi di pagamento, intende punire il fat- to non in riferimento esclusivo a quella ricchezza che viene al monopolio dei cambi, ma anche in riferimento ricchezza che ne potrebbe venire generata, ¢ che @ sottratta al patrimonio nazionale. reati valutari sono offensivi dell'eco- fma un concetto a nostro avviso iesatto sul piano ico, in quanto si confonde tra bene tutelato (monopolio dei cambi) ¢ i multiformi interessi sot- tostanti alla normativa valutaria penale (5); ma si evidenzia, nel contempo, come, attraverso lo strumento della tutela penale del monopolio dei cambi, si intenda tutelare, in ul- ima istanza, tutta quella serie di fenomeni monetari indotti, che rendono imprescindibile I’esigenza di non sottrarre al Paese gli strumenti di circolazione della ricchezza, Dunque, come — sul piano del negozio giuridico di dirit- to privato — i motivi, in se stessi irrilevanti (arg. ex art. 1345 c.c.), si coordinano e completano nello schema causale, € concorrono a individuarlo in concreto, cosi, nel diritio penale valutario, i multiformi interessi (economici, tribut internazionali) si coordinano nel bene tutelato (monopol dei cambi) e concorrono a individuare |'offesa « in eoncre- to» ad esso. Dunque, nell’oggettivitd delle varie figure delittuose pre- viste in materia penale valutaria Presa tutta Ia poten: ziale efficacia offensiva che @ implicita nella sottrazione di mezzi di pagamento al monopolio dei cambi, ¢ del tutto ingiustificato risulterebbe, pertanto, configurare nel « sur plus», ricavato all’estero dalla ricchezza sottratta, l’oggetto di un nuovo, ed autonome fatto di reato. Pertanto, seguendo il ra ma, si ayrebbe un’ammissibile proliferazione di sanzi spetto ad un fatto che gid viene colpito, all’origine, nella 1a globale potenzialith offensi cc) Ma vi @ tn ulteriore argomento, a nostro avviso deci 0, che conferma nella soluzi Proposta. Ed invero, se quanto in contrario affermato fosse esatto, colui che ha commesso un reato valutario, una volta che si fosse assicurato un prodotto od un profitto dello stesso si troverebbe in questa alternativa: o introdurre in Italia il «surplus », cosi evidenziando il reato principale (6), 0 man- (4) Voce « Antefatto non pu , del Diritto, vol. 1, p. 517. (5) Cfr. Lemme, Op. cit., pp. 89 © 85. ©, pitt diffusam « Sull’ammissibilitd della costituzione di parte civile del Mi stero del Tesoro nei procedimenti penali per reati vatutari >, in Riv, Dir. ed Econ. Valutaria, 1981, pp, 750 © ss, (6) I «surplus», infatti, dovrebbe esscre introdotto in Italia attraverso i canali ufliciali, per non incorrere in altro fatto- delit- le, post fatto non punibile», 37 LA GIUSTIZIA PENALE 1982 (Parte Seconda: Diritto Penale) tenere anche tale nuova ricchezza all'estero, ¢ rendersi cosi colpevole di un nuovo reato. In altri termini, © auto accusarsi, 0 commettere un nuovo reato! Ora, non & chi non veda come una simile soluzione si porrebbe in manifesto contrasto con un principio fondamen- tale del nostro ordinamento, anzi, della nostra civilta giyri- dica: quello che si esprime nel brocardo latino « nemo te- netur édere contra se», ¢ che assume, omy ilevanza costi- tuzionale, in riferimento al 4 Ed allora, se 2 vero che « in ambi; accipienda est significatio, quac ‘voluntas legis ex hoc colligh po re uni'nterpretazione che porrel lel ret, precsertnt cum sit (i), da respin in contrasto la norma ‘imi tema ¢ con il dettato costituzionale, ed & da accogliere — viceversa — la solu. zione «quae vitio caret». Pertanto, deve ritenersi, a nostro avviso con certezza, che Virrilevanza penale dei comportamenti successivi al fatto di teatocronologicamente antecedent, si estenda anche a quel ttivi di una nuova ricchezza che costituisca il pro- dol od il profitto di esso, ¢ ne rappresenti il logico svi- WP miniemo ora, il secondo problema: quello relati- vo all‘affermata unitarieta, nella figura del reato eventual mente abituale, di una pluralita di condoite intese illeci oa ad esportare, © a cost all'estero, mezzi di pag: “a v delicotezza del problema appare evidente: — sul piano delle conseguenze sanzionatorie: ove, nell’i- esi considerata, si dovesse configurare reata continuato, pena da irrogare in concreto non potrebbe esser superio- re mr bide, di quella prevista per la pitt grave delle diffe- enti violazioni; ove, viceversa, si dovesse configurare un reato abituale, la pena andrebbe commisurata (per la mulia, , in ordine alla gravit del reato, ivi compresa la configu: rarione eventuale dell’aggravante ‘di cui al quinto comma quanto costituisce il coa- conseguenze peggio- ative per il reo di facile percepibilita! — sul piano processuale: I'Accusa dovrebbe analiticamen te menzionare — 412 Cp.p.) — ¢ poi dimostrare, i singoli episodi ove si trattasse di reato continuato, Iaddove una - genza non si porrebbe certo in relazione ad una fattispecic di reato abituale. lema, oltre che delicato, @ anche nuovo, se si ec- cettuino alcuni iali ¢ scarsamente motivati accenni dot- trinari (8), che furono da noj vivacemente contrastati (9) ¢ se si cocettuino alcune pronunzie giurisprudenzialj che, non affrontando a fondo il problema, non possono considerarsi ve. blema, dunque, proprio per la sua delicatezza ¢ , deve essere affrontato con un'analisi part ero lutea 9 veibcars 26'1 reel velo icolarmente | di Vart. 1 159/76 siano strutturati in modo tale da | consent ire la loro classificazione come « eventualmente abi- tuali», 4.- La verifica deve essere precedut un breve « exct sus» storico — dottrinario sul reato abituale, al fine di viduare quali siano da considerare, nell’attuale prtlappo 3 del. la scienza penalistica, gli seoal a di figu- ra dommatica, 0, come sarebbe ors i appropriate dire, le componenti strutturali de! reato abituale, ‘Osserviamo, allora, che la dottrina italiana, gid sotto I"im- pero del codice Zanardelli — che, al pari del codice attuale, mancava di un generale riferimento alla figura in fame ammetieva Yopportunita di profilare 1a categoria del re abituale per indicare quei reati «la cui nozione csige, co- tuoi (art, 1, terz0 comma, Lp.v.), ¢, pertanto, dovrebbe es sere indicata la causale di esso. “7) E’ un passo dl Celto, riportato in D. 1, 3, 19, sul quale non sembra che Ia nosira dottrina e Ia nostra giurisprudenza meditine abastanzal (8) De Felice, La nuova disciplina dei reati valuiari, in Arch. Pen., 1976, p. 457; Di Amato, La disciplina penale delle infra- tion! valuiarie, in Giust. Pen., 1977, 1, 308, (9) Lemme, I delitto, eit., pp. 92, 95. 378 me elemento costitutivo, la reiterazione abitudinaria 0 pro- fessionale di fatti che, presi singolarmente, non sarebbero reati» (10). Nello stesso tempo, perd, essa negava che po- tessero reperirsi nel sistema figure criminose in cui l'abitua- Tita assumesse la funzione di clemento costitutivo, ammet- tendo invece solo = categoria di reati | aggrevatl per bi- reati_essenzial- Iegislazione fran- cese, in Italia non ne conosciamo», aggiungendo che: «Tabitualita nel nostro diritto considerata, nci pochi casi tassativamente preveduti dalla legge, come circostanza ag- gravante », Condividevano l'opinione del Manzini il Massari (11), il Puglia (12), iT Paolt (13). Non @ il caso di soffermarsi sull'attuale validith o meno ai tal affermazioni, che peraltro non erano unanimi: il Flo- , ad es. (14), ammetieva l'esistenza nel nostro dirit Una ‘duplice classe di reat abituall, quell si atteggiava ad elemento costitutivo — art. 346 in eui si atteggiava a circostanza aggravanie. Quello che interessa, invece, 2 vedere come, entrato in vigore il codice Rocco, ¢ con esso l'art. 534 C.p. (sfrutta- mento della nimemente cl prestivuzione) la dottrina italiana ritenne una- ¢ tale reato fosse un esempio tipico, ¢ secondo addirittura l'unico (15), di reato caratteriz- 1¢ costitutiva del tuali », caratterizzati dal fatto che Ia fattispecie penale risul- in modo tale da poter essere integrata sia con one di un fatto singolo, sia tramite pitt fatti reiterati. A fornire lo spunto al Leone per la configurabilita di questa categoria, furono due figure criminose, Ia relazione adulterina (art. 559) ¢ la relazione incestuosa (art. 564): la prima, del tutto nuova, mentre la seconda costituiva nel codice abrogato l'ipotesi semplice di incesto. Ed & proposto della prima delle due ipotesi di reato indi- cato che il legislatore ebbe ad alfermare: « Ho espressamen- te prevista I'ipotesi di relazione adulterina che, “ella realta, coultuisce Is forma in cul pitt frequentemente si manifesta il reato in esame. Ed ho disposto, per tale ipotesi, una pena pit grave. Con tale disposizione ha voluto derogare alle norme stabilite nella generale in tema di reato conti- nuato. La relazione adulterina deve considerarsi reato per tutti ft efit tit Ia previsione, pertanto, attua uni vazione confronto del reato continuato, non si limi soltanto all isura della pena» (18), Liinnovazione di cui parlaya_ evidente: per tre che i singoli fatti di incesto), pur carattere di reato, venivano considerati un i commessi con In stems persoaa (solo cov, infatti, & possi le oe di i ie»). 2 altrettanto ‘evidente che il Iegislatore aveva collegato insieme, in unica struttura di reato, una pluralit di azioni delittuose in base alla considerazione che i due delitti di adulterio 0 di incesto, per la loro natura, normalmente non rappresentano mai degli episodi isolati, ma sono costituiti 120) Masala, Tattle af seas ponaia Ballons, Teles 1929, vol. I, pag. a) Pe tet senerali, 1930, p. 35. (12) La recidiva, in Enciclopedia del dir. pen., vol. V, p. 679, (13) Principi di dir, pen., vol. Ill, 1929, p. 353. (14) Trattato i diritto penele, parte generale, vol. 1, Milano 1926, p. 532, italiano secondo il Codice del 1930, o> Tratato di dir, pen, vol I,m. 236, p33. ) Leone, Del reato abituale, continuato e permanente, 1933, pag. 147; Carnelutti, Teoria smal dl reato, 1953, pag. 515; De Marsico, Diritto penale, parte generale, 1937, pag. 21 Petrocelli, Principi di diritto penale, Napoli 1950, pag. 291; Antolisei, Manuate di diritto penale, parte speciale 1, 1954, pag. 392; Pannain, Manuale di diritto penale, parte generale, 1962, vol, 11, pag. 508. (17) Op. cit., pag. 146, (18) Lavori Preparatori, vol. V, parte II, m. 622, p. 342. 373 punto, ¢ la io apparen- da 1apporti di una certa durata, da relazior relazione, come notd subito il Leone, « per qu . € per quanto costituisca qualcosa di pid ice adulicrio © del semplice concubinato, pid alta, @ meno grave di una tanto da meritare una pe pluralita di reati commessi con persone diverse: non ¢ chi non veda la minore graviti di una relazione adulterina cor- rente tra le medesime persone in rapporto ad una seri¢ di adulterii che la moglie infedele consumi insieme @ Persone diverse. E* questa forse la ragione che ha indotto il legislatore a ‘creare delle figure autonome, derogando sia alle norme del concorso, sia a quella del reato continuato; anch derazione di un particolare presumibile Iegame psi she unisce i vari reali» (19), Da queste parole del Leone risulta evidente come I'illu. stre Autore, pur ricercando la motivazione di politica slativa che ha spinto il Iegislatore a collegare insicme in vun'unica struttura di reato una pluralita di azioni delittuose, non abbia rinunciato a fondare I’unit& del reato abituale su precise basi ontologiche (lo dimostra V'accenno al « legame psicologico che unisce i vari reati »), aprendo cos) una pro- lematica che @ stata successivamente affrontata dal Pe- jatti, pur negando che il fattore reale che affa- ia unitariamente le varie componenti del reato abituale rossa ritrovarsi nell’elemento psicologico (in quanto in tal aso vi sarebbe solo una differenza di oggetto rispetto al isegno criminoso tipico del reato continuato), ha ugualmen- te titenuto che Tunita del reato abituale non fosse solo frutto di una valutazione normativa e quindi di una « fictio juris », ma avesse un valore reale. Nello stesso tempo, perd, il Petrone si ¢ discostato anche dalla posizione di chi, come I’Antolisei (21), ha contestato s stessa definizione di « reato abituale » (proponendo quel- : di «reato a condotta plurima »), sulla base del rilievo che non & necessario sussist i fatti che compongono un ato abituale, un legame di abitualita o 1a prova della in- fo soivito della lease non & altro che La volonth del legislator, jo in «quanto si desume dalla lexze obictivamente cons ‘> 0, in alte parole, Ia volonth della legge considera Aipendentemente daloutore dl essa (Mamie, cit, 1V ed, 192, | Milano, SE, pp. 6466).

You might also like