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CAPITOLO QUARTO. ANALISI NON LINEARE IN CAMPO ELASTICO DEL TELAI SPAZIALL. Aurelio Ghersi Sommario. Si presenta un procedimento iterativo per la risoluzione non lineare di telai spaziali per edifici, che permette di tener conto dell'efietto instabilizzante dei carichi verticali e della variazione di rigidezza delle aste per effetto dello sforzo assiale. Si analizza Pimpostazione incrementale per la valutazione del carico cri ‘0 € si propone un procedimento che consente di individuare con immediatezza un intervallo entro cui tale valore @ racchiuso. Summary. An iterative technique for non linear analysis of tridimensional building fra- mes is here presented. It allows to take into account both the effect of vertical loads displacements (P-é effect) and the member nonlinearity due to axial force The incremental analysis for the evaluation of the critical load and a technique for a quick determination of an interval including its value are examined 4.1. Introduzione. La verifica di resistenz ata viene normal- mente condotta determinando le tensioni che in essa nascono per effetto dei carichi applicati e controllando che queste non superino i valori ammissibili di riferimento. Si assume quindi che il coefficiente di sicu- rezza della struttura sia pari al rapporto tra il valore limite della tensione sopportabile dal materiale e quello determinato col calcolo. In questo modo di operare @ implicita V'ipotesi che sforzi interni e deformazioni crescano proporzionalmente ai carichi, e quindi innanzitutto che il mate- riale mantenga un comportamento linearmente elastico. Pur non essendo cid sempre vero, l'analisi in campo elastico pud comunque fornire al pro- gettista strutturale utili indicazioni ed eventualmente costituire un passo preliminare alla molto pitt complessa analisi in campo elastoplastico Il progressive miglioramento delle caratteristiche meccaniche dei materiali da costruzione, e in particolare la diffusione dell’uso di profilati in acciaio, ha reso possibile la realizzazione di strutture sempre pit snelle e deformabili. In conseguenza a cid @ cresciuta, anche nel caso di materiale linearmente elastico, V'influenza di fattori che rendono non lineare il comportamento di una struttura intelaiata. Innanzitutto si pud osservare che le azioni verticali P trasmesse dalle travi ai nodi vengono a trovarsi, a causa della traslazione orizzontale 6 dei traversi, non pitt cen- trate rispetto alla base (fig. 4.1) e provocano quindi un effetto ribaltante (effetto instabilizzante dei carichi verticali, 0 effetto P-8). In secondo luogo occorre ricordare che il legame elastico tra azioni agli estremi delle aste e conseguenti deformazioni (cio® la matrice di rigidezza dell'asta) @ in realta dipendente dalla presenza di sforzo assiale. Quando questo diventa un’aliquota non trascurabile del carico critico culeriano dell’asta, la rigidezza di essa si riduce provocando un incremento di deformazioni ed una ridistribuzione di tensioni nel telaio 154 Capitolo quarto Il primo obiettivo di una analisi non lineare in campo elastico della struttura di un edificio @ ovviamente la determinazione del coefficiente di sicurezza rispetto al raggiungimento della tensione limite del mate- riale. A tal fine @ ancora possibile utilizzare il modello di telaio spaziale Figura 4.1 regolare, che considera la struttura composta da un doppio ordine di telai a maglie rettangolari, mutuamente collegati da impalcati indeforma- bili nel loro piano. Le equazioni risolutive in precedenza_proposte devono essere modificate per tener conto dei due fattori innanzi discussi Occorre sottolineare che in questo caso l’indipendenza tra i due ordini di telai @ solo parziale. Nel valutare il carico verticale sui ritti, causa diretta della non linearita esaminata, occorre infatti tener conto delle azioni trasmesse da tutte le travi ad essi collegate, che in genere apparterranno a due telai ortogonali Un obiettivo strettamente connesso al precedente @ la determina- zione del coefficiente di sicurezza rispetto all’instabilita globale della struttura, ovvero del moltiplicatore critico dei carichi. Il problema 2 numericamente riconducibile a quello del calcolo degli autovalori della matrice di rigidezza laterale della struttura. NelFottica iterativa fin qui seguita @ pero piti semplice una impostazione incrementale, che segue cio? il comportamento dello schema statico al crescere dei carichi ver- ticali fino al raggiungimento di una configurazione instabile. E altresi possibile, in analogia al caso piano, saggiare la deformabilita della struttura con arbitrari insiemi di forze orizzontali per determinare un intervallo entro il quale sia racchiuso il moltiplicatore critico ricer- cato. 4.2. Un esempio di analisi non lineare. Prima di affrontare il caso generale del telaio spaziale, ¢ opportuno puntualizzare i concetti esposti nel paragrafo precedente facendo riferi mento ad uno schema molto semplice, quale quello di un portale con trave infinitamente rigida soggetto a carichi nodali verticali ed orizzon 155 tali (fig. 4.2) Analisi_non lineare in ‘campo elastico dei tel spaziali E=modulo elastico Figura 42 In una analisi lineare, il legame tra freccia orizzontale 6 ® espresso da: il moltiplicatore dei carichi « ela aF=Ké ovvero: ene a =e essendo K la rigidezza alla traslazione del ritto, che in assenza di sforzo assiale vale: 12EI 2) ng Per tener conto delPeffetto instabilizzante dei carichi verticali, si pud scomporre il carico P che agisce sulla struttura deformata in due ali- quote, una orizzontale H e V'altra assiale N (fig. 43). Nella ipotesi che lo Figura 43 156 spostamento orizzontale sia piccolo rispetto allaltezza del ritto esse Capitolo quarto valgono H= men cos = II legame tra moltiplicatore dei carichi e freccia orizzontale diventa in tale caso: a(F+H)=Keé da cui si ottiene: aF = _ 3 o= I aPh ® In figura 4.4 sono mostrate graficamente le due relazioni trovate ‘analisi lineare p = 22EI analisi non lineare-K costante cas _ Wel aaa aa aa P= analisi non lineare -K variabile con « Figura 4.4 senta un asintoto orizzontale per il valore di a che annulla il denomina- tore della (3): WEL he a@P=Kh= (4) Questo valore rappresenta in prima approssimazione il carico critico del telaio esaminato. Esso in realta non ® corretto perché la rigidezza alla traslazione dovrebbe essere valutata tenendo conto della presenza dello sforzo assiale Per operare in maniera rigorosa si consideri la figura 4.5, nella quale si 2 indicato conSVazione flettente trasmessa dall’incastro alla base del pilastro. Il momento flettente ad una generica sezione a distanza x dalla base vale: M=aFx+aPy- L’equazione della linea elastica del ritto & quindi. Ely'=-M=~a@Fx-aPy+ 9 oF aE h x 2 4 an or ’ oP NY om Figura 45 ovvero aF eye Ey weve ET ** ET avendo posto: aP EI (5) Liintegrale generale di questa equazione differenziale & del tipo: y= Asinkh + Boos kh~ oer x+ Fay Imponendo le condizioni ai limiti: y (0) = 0, y’ (0) = 0, y‘ (h) = 0, si ottiene: aFh 1 ~ ET (kh) p -— SEY _1~cos kh 1 (kh) sin kh =cos kh, OM = «Fh ——— o kh sin kh Noti questi tre parametri, @ possibile calcolare lo spostamento oriz zontale 6: @Fhi aF 6) ETc cK : d=y(h)= 157 Analisi non lineare in campo elastico dei telai spaziali 158 Capitolo quarto avendo posto (kh)? sin kh 12 (2— 2 cos kh ~ kh sin kh) ® La relazione (6), rappresentata graficamente dall'ultima curva di figura 4.4, costituisce lesatto legame tra moltiplicatore dei carichi e spo- stamento. L’asintoto orizzontale si ha ora per il valore kh = x che annulla il coefficiente c, cio’ per: wEI he (8) Questa espressione coincide con quella ben nota del carico critico eule- riano di un’asta i cui estremi siano impediti di ruotare ma non di traslare 4.3. Effetto instabilizzante dei carichi verticali. 4.3.1, Equazioni di equilibrio La risoluzione dello schema intelaiato spaziale pud essere effettuata col metodo degli spostamenti, assumendo come incognite le rotazioni dei nodi (g)) ¢ le tre componenti di movimento relativo degli impalcati (cx, bor, ®,, con riferimento ad un arbitrario punto G,). Il procedimento pro posto richiede la definizione dei legami elastici tra componenti di movi- mento ed azioni agli estremi delle aste, la scrittura diretta del sistema di equazioni che impongono lequilibrio dei nodi alla rotazione e degli imps cati alla traslazione e rotazione e infine la soluzione iterativa di tale sistema Se si vuole tener conto dell’effetto instabilizzante dei carichi verti- cali, occorre esaminare l’equilibrio tra carichi ¢ caratteristiche di solleci- tazione facendo riferimento alla struttura deformata (fig. 4.6) e non, come in genere si fa, confondendo questa con la posizione indeformata contribute all'equilibrio orizzontale T+ Ny Figura 46 a variazione dei legami elastici all'interno delle aste per effetto degli sforzi assiali su esse agenti non viene per il momento con- siderata. L’azione flettente all'estremo di una generica asta ik e quella tagliante in un generico ritto sono quindi fornite dalle relazioni gia note: — Sin) May = Ma + 4 way 91+ 2 Wing ue — 6 Way (9) i i + bi Ty = 6 Wy PP — 12 whay PE (10) Invariata @ anche la relazione che esprime 'equilibrio alla rotazione del generico nodo i 1 14 Wi r — 4 a YM. + D2 Way 4 — 26 Winy +] qa) Diversa @ invece la situazione nel caso dell’equilibrio alla traslazione degli impalcati. A causa della rotazione y dell’asse dei ritti, la forza assiale N ha infatti una componente orizzontale, pari a Nw nell ipotesi di piccoli spostamenti, che si somma a quella tagliante T. Il contributo di ciascun ritto allequilibrio orizzontale & quindi: ; by 1 OO ou by Th = Ta + Na PE = 6 way PEPE — 12 wy) Ft Na ovvero, in maniera formalmente identica alla (10): 4 6, Ta = 6 Wy EP — 12 win) FE (12) avendo introdotto l'indice di rigidezza modificato wii wii Niche (13) Why = Way — in = Way — ES In tal modo, scegliendo come punto di riferimento G, il baricentro degli indici di rigidezza modificati, anche le equazioni di equilibrio alla traslazione e rotazione degli impalcati rimangono formalmente inalte- rate: (14) 159 Analisi non lineare in campo elastico dei telai 160 Capitolo quarto + CARATTERISTICHE _GEOMETRICHE 50 a 3! ‘ED _ELASTICHE FE ravi parallele a x HE 2408 \3) » paraliele 2 y HE 2008 50 a lastri_ P= 2° ordine 0.8 F pllastre P-2 He 2ac 90-6" ordine HE 200.8 350 caralteristiche dei profilati F HE 240 8 Iqax 7763 ome Iga «2769 emt 350 HE 2008 tqae= 3692 emt : pin #1996 emt modulo ai elasicita 350 & = 2100000 Kgem? E [oso PROSPETTO CARICHE | { | campate 1-2,2-3,5-8 2000 Kgm-t ——— + campata 7-8 3000 Karn wal 8) campata 4-5 4000 Kgm-" \ campate peratiele ay 400.Kgm- t | 500 . i F = 1000 Kg a tutti i pian Hl F al 5 6 i \ { 500 ,—500_ 500 PIANTA Figura 47 yg Wii ] 1 5 M, +26 TH (@:+ 6) dy] —— = — (as) ‘ ‘ Yash di Occorre rilevare una differenza sostanziale che intercorre tra Yanalisi di uno schema intelaiato piano e quella di uno schema tridi mensionale. Nel primo caso, se si trascurano le deformazioni estensio- nali dei ritti Peffetto instabilizzante dipende esclusivamente dal valore totale dei carichi verticali, cio® da una quantita nota a priori. Nel secondo caso, invece, leffetto @ legato alla distribuzione degli sforzi normali che a sua volta dipende, per la continuita delle travi, dalla distribuzione dei momenti flettenti e quindi dalle componenti di movi mento incognite. Una soluzione rigorosa pud essere ottenuta in manicra iterativa, utilizzando nella valutazione degli indici di rigidezza modificati i valori degli sforzi normali ottenuti nella fase immediata- mente precedente. Ai fini pratici @ pero in genere sufficiente Ia risolu- zione di un unico schema, nel quale gli sforzi normali siano calcolati trascurando la continuita o adottando coefficienti approssimati_per tenerne conto. 4.3.2. Esempio numerico. me operativa per una risoluzione dello schema di 0 spaziale regolare che tenga conto delleffetto instabilizzante dei carichi verticali & sostanzialmente coincidente con quella che si avrebbe qualora si volesse trascurare tale effetto. L'unica differenza consiste nella necessita di una valutazione preliminare dello sforzo normale nei ritti ¢ nel ricorso agli indici di rigidezza modificati, defi- niti_in_ precedenza. A titolo esemplificativo si & presa in esame la struttura a sei impalcati illustrata in figura 47, costituita da un insieme di telai in acciaio a nodi rigidi, non controventati. Le sezioni delle aste sono state scelte in modo da non superare i valori ammissibili della ten- sione per soli carichi verticali ed ottemperare alla limitazione dello spostamento imposta dalla normativa (freccia non superiore a 1/500 delPaltezza sotto Pazione di forze orizzontali fittizie pari a 1/80 dei carichi verticali). Non si 2 invece tenuto conto di azioni sismiche o del vento, per fronteggiare le quali sarebbe stato necessario un irrigidi- mento della struttura. Scopo dell'esempio non @ perd lesame della validita del dimensionamento, ma piuttosto la evidenziazione degli effetti non lineari, possibile solo per strutture notevolmente defor- mabili In figura 4.8 sono riportati i valori degli spostamenti orizzontali provocati dai carichi di esercizio e da forze orizzontali pari ad 1/80 di tali carichi, valutati con una analisi sia lineare che non lineare. Si pud rilevare che Veffetto instabilizzante dei carichi verticali provoca un incremento delle deformazioni, e conseguentemente anche delle ten- sioni, superiore al 15% In figura 49 sono riportati i valori ottenuti raddoppiando tutti i carichi. Liincremento di deformazioni provocato dall’effetto instabiliz zante & ora notevolemente aumentato e supera il 40%. Gli spostamenti sono quindi quasi triplicati rispetto a quelli conseguenti ai carichi di esercizio 161 Analisi_non Tineare campo elastico dei telai spaziali 162 Capitolo quarto Variazione di rigidezza per effetto dello sforzo assiale. 4.4.1, Relazione tra azioni flettenti e rotazioni dei nodi Il primo passo per la definizione dei legami elastici tra componenti di movimento ed azioni agli estremi di un’asta ® sempre l'esame di uno schema isostatico. Si prende quindi in esame la trave semplicemente appoggiata di luce I, la cui sezione ha momento di inerzia 1, soggetta ad uno sforzo assiale di compressione P (fig. 4.10). Occorre determinare le rotazioni yi € 9 provocate in tale schema da una coppia flettente M applicata ad un suo estremo Facendo riferimento all'asta deformata, il momento flettente in una sezione generica a distanza x dal primo appoggio @ somma di un’aliquota ast CARICHI DI ESERCIZ10 ANALIST LINEARE spostamente (cm) piano telaio.-—stelato.—telato 3 5-6 7-8 6 3.65 4,08 ast 5 3.36 3.76 4.15 4 2.88 3.22 3.56 3 2.19 2.45 2.70 2 4.29 4.45: 1.8 1 0.61 0.67 0.73 ANALISI NON LINEARE spostamento (em) piano telafo,—telato — telat. 32253 45-6 7-8 6 4.26 4.79 5.31 5 2.96 4.45; 4.93 4 3.43 3.88 4.27 3 2.64 2.08 3.26 2 1.82 4.78 1.90 1 o7t 0.78 0.85 Figura 48 dovuta al carico flettente M, ed una provocata dal carico assiale P a 165 causa della deformazione M=™M, (-A}+ry L’equazione della linea elastica @ quindi: Analisi non _lineare in campo elastico dei telai spaziali RADDOPPIATI | | x Ely’=-M -m(1-4)-Py owvero: ytky=— +) q-2 CARICHI ANALISE LINEARE spostanento (ca) plano telalo—telato — telat 1-2-3 4-5-6 7-8 6 7.29 2.15 8.01 5 6.72 7.54 8.31 4 5.78 6.48 Taz 3 4.37 4.09 5.41 2.59 2.90 gat 1 1.22 1.98 1.48 ANALISI NON LINEARE spostamento (om) plano telalo—telate —telato 1203 a"5-6 7-8 6 10,34 11.68 12.99 5 9.69 10.94 12.18 “ 8.48 9.87 10.66 3 6.5 7.95 8.18 2 3.66 4.38 4.63 88 1.87 2.05 Figura 49 avendo posto: ae (16) Figura 410 tegrale generale di questa equazione differenziale & del tipo: M, x y= Asinkx + Beoskx~ ME (1- x Imponendo le condizioni ai limiti y(0) = 0 € y (I) = 0, si ottiene: Mi EIk? M, EIk’ A B tek Noti questi due parametri 2 possibile calcolare la rotazione delle due estremita: ’ MI J oi = ¥ 0) = SE Uns (7) avendo posto: 3 1 1 Un air ig kl } (18) 6 1 1 Vow = 30 (a KI a Figura 4.11 Analoga ? I'impostazione nel caso che lo sforzo assiale P sia di trazione (fig. 4.11). L’equazione differenziale della linea elastica @ in questo caso: che ammette come integrale generale la funzione: 165 Analisi non lineare in r campo elastico dei telai 0-3) = —M_ EIk y=Ce&+De%+ Imponendo le condizioni ai limiti y (0) = 0 e y (1) = 0 si ottiene M, 1 Elk? ey M, ex! Elk? e—1 E quindi possibile ricavare le rotazioni dei due estremi, che possono essere espresse ancora dalla relazione (17), ponendo in questo caso: uv, <2 (ent | x ( 1 4 BW Veta kl KI \ tgh kl kd y -2(b 2S $4-a) wo Vd 1 KI \KI sinh kl Si noti che le espressioni cosi ricavate differiscono dalle (18) solo per il segno e per la presenza delle funzioni iperboliche tgh e sinh al posto delle usuali funzioni trigonometriche tg e sin. 44.2. Azioni agli estremi delle aste. Le espressioni ora determinate possono essere utilizzate per analiz- zare lo schema iperstatico di trave con rotazione ad un estremo 0 con uno spostamento relativo degli estremi, in maniera identica a quanto fatto nel caso di travi con tratti rigidi agli estremi o con deformabilita a taglio. II momento flettente all'estremo di un’asta ed il taglio in un ritto sono quindi forniti dalle relazioni gia determinate nel secondo capitolo, che per comodita si riportano di seguito: bay Mu = My + wiay (+ Au 9 + 2 Buy a ~ 6 Cu = co (20) Ty = 6 why —EL ACHP 19 wr, ae con: 3U, Uy + Ux + Vou P 3 Vw) ny Tit Un + Voy cy = —2Uat Vn Un + Un + Viw 1 Un+Ua+ Vin yy win) = Wig 4 Uy Uni ~ Vi, Si noti che, essendo Uy, = Ux, il coefficiente Cy, assume in questo caso valore unitario. Esso verra pertanto omesso nel seguito 166 I coefficienti A, By ¢ il rapporto w"/w' hanno Ja funzione di adat Capitolo quarto tare le espressioni ricavate per aste non soggette a sforzo assiale al caso in cui questo sia invece presente, Una valutazione immediata dell'entita di tali coefficienti correttivi pud essere fornita all’esame della figura 4.12, asta_compressa_ Ban Figura 4.12 nella quale essi sono diagrammati in funzione del rapporto tra sforzo assiale applicato, P, e carico critico euleriano dellasta con estremi impe diti di ruotare e non di traslare, P,.. Si sottolinea inoltre che il rapporto w'/w' si annulla quando P / P., = 4, cio® al raggiungimento del carico critico per lo schema di asta in cui anche la traslazione impedita Se si vuole tener conto della deformazione della struttura, il contri buto di ciascun ritto all’equilibrio orizzontale ® ancora fornito dalla relazione: Bit Pe Sir Ti = 6 Wiig 12 wi * (22) i= 6 wh Win HE 22) nella quale Vindice di rigidezza modificato vale Wiiny = Wh — 443, Equazioni di equilibrio In base a quanto mostrato in precedenza, lequazione che impone Fequilibrio dei nodi alla rotazione differisce da quella ricavata nel secondo capitolo solo per l’assenza del termine Cy, ora unitario: oy - 4 1 Mut) 2 Bay Win) Ge~-L 6 Win) —+-]| —————__ (24) lz 22 Bow Winn 6-26 Winn TIA ws ¥ Le equazioni che impongono Fequilibrio degli impalcati alla trasla- zione ed alla rotazione possono essere ottenute dalle relazioni (14) e (15) del paragrafo 4.5. semplicemente sostituendo in esse V'indice di rigidezza Wray col valore wi + oo} —_. (25) Yi2 Sie 9, = (M+ T69* (+04 y12 Te ay 4.4.4. Esempio numerico. Per valutare esemplificativamente I'efietto della riduzione di ri dezza dovuta allo sforzo assiale si ® presa in esame la struttura descritta nel paragrafo 4.3.2 Lo scarico delle travi sui pilastri @ stato per semplicita calcolato tra- scurando la continuita delle campate. Nella tabella di figura 4.13 sono riportati i valori del rapporto tra gli sforzi normali cosi ottenuti ed il carico critico euleriano dei profilati. Si pud facilmente notare come lo sforzo normale sia quasi ovunque una percentuale non trascurabile del rico euleriano, situazione non comune nella prassi progettuale dovuta alla scelta di sezioni tali da rendere la struttura il pit deformabile possibile. Nonostante cid, i corrispondenti coefficienti correttivi Ay. , By e w'/w' non sono molto discosti dall'unita, I risultati ottenuti per i due casi in precedenza considerati (carichi di sono riportati in figura 4.14. Il confronto con i corrispondenti valori determinati nel paragrafo 4.3.2. tenendo conto del solo effetto P-6 mostra un ineremento di spostamenti molto limitato, non superiore al 2% per a=1e al 5% per a=3 4.5. Anal crementale dell’instabilita in campo elastico. 45.1. Procedimento operativo. L'impostazione fin qui seguita per valutare lo stato tensionale e di deformazione tenendo conto dell’effetto instabilizzante dei carichi verti- cali e della variazione di rigidezza provocata dallo sforzo assiale nei ritti pud essere utilizzata anche per determinare il moltiplicatore critico dei carichi in campo elastico. Nel caso di telai per i quali i carichi di esercizio non provocano spo- stamenti orizzontali, cio& per strutture simmetriche per geometria e carico (curva 1 nella figura 4.15), il moltiplicatore critico & quel moltipli- catore dei carichi verticali cui corrisponde un punto di biforcazione dell’equilibrio. NelV'ipotesi di piccoli spostamenti, a tale valore corri- sponde una situazione di equilibrio indifferente (ramo a della curva 1); il telaio pud cio’ essere in equilibrio in infinite posizioni, con freccia oriz~ zontale di entita qualsiasi ma con forma della deformata ben precisa (deformata critica). Nel campo dei grandi spostamenti tale ramo di equi- librio 2 invece leggermente crescente; pertanto ad ogni valore del carico superiore a quello critico corrispondono due distinte configurazioni di equilibrio, una indeformata (ramo 6) ed una che presenta spostamenti elevati (a’). Strutture dotate di pit gradi di liberta hanno pit punti di biforca zione dell’equilibrio (fig. 4.16). Per un telaio piano con 7 traversi ci sono n valori del moltiplicatore critico, a:, 2 .. a, ed deformate critiche, che Analisi non lineare in campo clastico dei telai spaziali 168 Capitolo quarto RAPPORTO TRA SFORZO ASSIALE & CARICO CRITICO EULERIANO Pilastripilaztri pilastre pilactre pilastro 3 piano profi iste 1/378. 78 2 2 e HEZ00K 0.027 0.098 0.048 0.083.075. 5 E2004 o.0ss 0.075 0.097 0.10850 4 E2008 ceo a.18 0.148 tsa 228 3 HE2008 0.108 0.180 0.485212 so 2 E2004 o.ese 0.081.447 0.428 et 1 HEZA0R 0.077 0.108 o.tat tse ot. Figura 4.15 ANALISI NOW LINEARE (won rigidezza funzione dello sforzo agsiale) qe CARICHI DI ESERCIZIO spostanento (ca piano telate sata e 4.38 5.40 y s 4.05 5.03 4 3.80 4.35, a 2.67 3.92 2 156 1.78 1.83 1 0.72 0.80 0.87 ase CARICHI RADDOPPLATI setanento (om) piano telafo —telato telat ies" atss6 78 ° 10.88 12,281.62 10.22 4182 azen ‘ 0.98 so.iz 14.25, a 6.80 71.78 8.65 2 4.38 4.05 1 1.96 2.16 Figura 414 presentano un numero crescente di punti di inversione della freccia 169 Analogamente per un telaio spaziale con m impalcati vi sono 3m moltipli-.Analist_non_tineare in catori critici ed altrettante deformate, ciascuna delle quali in genere campo clastico dei telai comporta contemporaneamente spostamenti nelle direzioni x e ye rota- SPa#iali zioni planimetriche. Ai fini pratici, nella determinazione del coéfficiente xs Figura 415 di sicurezza rispetto all’instabilita interessa ovviamente solo il pid pic: colo tra i valori del carico critico La situazione innanzi descritta é in effetti puramente teorica, perché le strutture reali presentano sempre imperfezioni costruttive che pregiu- dicano la simmetria di comportamento. In tal caso, o a maggior ragione in presenza di azioni orizzontali, le deformazioni del telaio crescono in maniera non lineare col carico (curva 2 di figura 4.15). Al moltiplicatore critico corrisponde un asintoto della curva a — 6; all’avvicinarsi ad esso lo spostamento tende all’infinito, ed a piccoli incrementi di carico corri- spondono quindi elevatissimi incrementi di deformazione Richiamandosi al comportamento fisico della struttura, ® possibile determinate il moltiplicatore critico dei carichi in maniera incrementale, cio® risolvendo lo schema geometrico soggetto ad una sequenza di deformate critiche % oO Figura 4.16 170 Capitolo quarto carichi via via crescenti, fino alla situazione in cui gli spostamenti ten- dono a infinito, ovvero il procedimento risolutive non converge. Se nel telaio sono presenti solo carichi verticali @ necessario applicare anche azioni orizzontali per avviarne la deformazione L'impostazione incrementale & valida sia per i telai piani che per quelli spaziali, Tra le due tipologie vi @ pero una differenza sostanziale, legata alla gia richiamata esistenza di pitt punti di biforcazione dell’equi: librio. Negli schemi piani il telaio tende ad assumere sempre la configu razione corrispondente al carico critico pit basso, qualunque stribuzione in verticale e Ventita delle forze applicate. L’un zione si ha nel caso, altamente improbabile, che le forze siano tali da mantenere per tutto il processo incrementale il telaio deformato esatta- mente secondo una configurazione critica diversa. I! principio & analogo per gli schemi tridimensionale; in questo caso & perd molto pit: probabile giungere a configurazioni differenti, a seconda che si applichino forze in direzione x 0 y oppure momenti, specialmente nel caso di strutture sim- metriche per le quali le deformate critiche sono disaccoppiate, ciot pre sentano solo traslazione in una direzione 0 solo rotazione. Nello sce- gliere entita e tipo delle azioni orizzontali da applicare & quindi necessa- rio tener presente quale sia la direzione di maggior deformabilita della struttura, oppure procedere a pitt tentativi con insiemi di forze differenti 4.5.2. Esempio numerico. Il procedimento proposto & stato applicato alla struttura a sei impal- cati descritta nel paragrafo 4.3.2., soggetta a carichi verticali e forze oriz zontali parallele allasse x, cioe nella direzione pit debole de! telaio In figura 4.17 sono diagrammati i valori dello spostamento massimo in direzione x, che si ha sempre in corrispondenza della sommita del janalisi lineare solo effetto P.& J Aceffetto P-& e rigidezza dei ritti variabile con N 8 [em] ae sanne el 250 300 Figura 4.17 telaio 7-8. Tenendo conto solo delleffetto instabilizzante dei carichi ver- cali, il moltiplicatore critico @ pari a circa 5.7. Leggermente pitt basso, 5. @ il valore ottenuto tenendo conto anche della variazione di rigidezza provocata dallo sforzo assiale, valutato per semplicita come effetto dei soli carichi verticali trascurando la continuita delle travi. In figura 4.18 sono riportate planimetricamente le due deformate corrispondenti, raf- frontate a quella fornita dalPanalisi lineare im Analisi non lineare campo elastico dei telai spaziali analisi lineare deformata critica rigidezza costante rigidezza variabile con N Figura 418 Si osserva ancora una volta, come gia nel semplice esempio illustrato nel paragrafo 4.2., che la differenza tra i due risultati non @ notevole, pur essendo per @ = 5 il carico assiale nei pilastri del terzo ordine media- mente pari all’80% del carico critico euleriano, con una punta massima del 150% nel pilastro 5. La presenza in alcuni ritti di sforzi assiali superiori ai valori che provocherebbero V'instabilita se gli estremi fossero impediti di ruotare ma non di traslare non deve sembrare strana. In tal caso, infatti questi ritti vengono sostenuti da quelli che sono ancora lontani dailo stato critico. L’unico valore limite che sicuramente non pud essere superato & guindi quello corrispondente ad un’asta i cui estremi siano impediti anche di traslare, che @ quattro volte maggiore del precedente. 4.6. Valutazione approssimata del carico critico in campo clastico. 4.6.1. Procedimento operativo Pur non presentando particolare difficolta, le elaborazioni necessarie per la determinazione del carico critico mediante l’analisi incrementale proposta nel paragrafo precedente, o con metodi matriciali che portano al calcolo di autovalori, risultano sproporzionate rispetto alle esigenze dei professionisti, che sono interessati solo a garantire un adeguato coef- ficiente di sicurezza rispetto a tale fenomeno. Possono pertanto risuitare utili procedimenti che consentano di ottenere con immediatezza indica- zioni anche solo approssimate, purché cautelative L'impostazione che qui si propone rappresenta Pestensione a schemi tridimensionali di quella seguita da M. Pagano per il caso piano [22]. Si prende in esame un telaio spaziale soggetto a carichi verticali e si indicano con N i conseguenti sforzi assiali nei ritti. Si suppone per semplicita esposi- tiva che schema e carichi siano tali da avere sempre una configurazione di equilibrio con spostamenti nulli, ma cid @ irrilevante ai fini applicativi Per poter determinare il moltiplicatore critico @ necessario innanzi- tutto saggiare la deformabilita dello schema, Si valutano pertanto gli spo 472 Capitolo quarto stamenti conseguenti ad un arbitrario sistema di azioni orizzontali (forze © momenti di piano), in assenza di carichi verticali. Si indica con Q V’in- sieme delle risultanti ai diversi impalcati e con 6 gli spostamenti relativi ottenuti Si considerano ora i carichi verticali agenti sulla struttura cosi defor- mata, Come gia mostrato in precedenza, in tal caso gli sforzi assiali pena lizzano il contributo a taglio dei ritti, ovvero equivalgono a taglianti oriz~ zontali aggiuntivi pari a Né. Si indica con H l'insieme delle risultanti di questi taglianti Se le Q stessero a tutti i piani in uno stesso rapporto a con le H, la configurazione trovata sarebbe una ulteriore posizione di equilibrio (oltre a quella indeformata) per lo schema con carichi @ N, perché le azioni insorte per la deformazione sarebbero coincidenti con quelle necessarie per portare il telaio in tale posizione; « sarebbe quindi rigoro- samente il moltiplicatore critico cercato. Data la arbitrarieta del sistema deformativo prescelto, 2 molto improbabile trovarsi nella situazione innanzi descritta. Si avranno quindi in generale per un telaio ad n impalcati 3 » valori distinti di a. Si pud osservare che il moltiplicatore critico & sicuramente superiore al minore di tali valori. In uno schema con carichi appena pitt bassi di ani, N le azioni instabilizzanti sarebbero infatti tutte inferiori a quelle necessarie per mantenere il telaio nella configurazione deformata. Analogamente, si telaie piano N bn NB/n ra co re 6 23 0.60 E-3 o.o1a 5 46 Alig E-3 01085 a 68 1179 E-3 o.124 3 92 2:38 E-3 0.219 2 115 1183 E-3 0.210 1 138 1167 E-3 0.230 2x 6 35 0.67 E-3. 0.023 5 70 1133 E-3 0.093 a 105 2:00 E-3 0.210 3 140 2166 E-3 0.372, 2 178 2108 E-3 0. 364 1 210 1186 E-3 0.386 an 6 7 0.75 Es. 0.013 5 34 4a7 E-3 0.050 4a 51 2121 E-3 otis 3 68 2193 E-3 0.198 2 85 2:33 E-3 0.138 1 102 2.01 B-3 0.208, ty 6 26.5 0.06 E-3 0.002 5 53 0.12 E-3 0: 006 4 78.5 O17 E-3 oLo1a 3 108 0.23 E-3 0.024 2 192.5 0.2: E-3 0.028 1 159 0116 ES. 0.022 ay 6 36.5 0.01 Bs. 0.000 5 73 0.02 E-3 0.001 4 109.5 0.08 E-3 =0:008 3 148: 0108 E-3 0.007 2 182.5 0,08 E-3 0.007 1 218 =0.03 E-3 0.007 ay 6 12 -0.09 E-3 0.001 5 24 70.16 E-3 0.004 a 36 70124 E-3 0: 008 3 48 70.32 E-3 0,015 2 60 70.30 E-3 0,018 1 72 0119 E-3 -0.084 Figura 419 pud affermare che esso deve essere inferiore al maggiore tra i valori determinati Come detto all'inizio, ai fini pratici interessa il garantire un adeguato coefficiente di sicurezza rispetto allinstabilita. Se l’estremo inferiore dell’intervallo trovato soddisfa tale requisito, @ inutile un ulteriore appro fondimento dell’analisi. In caso contrario si potrebbe iterare il proced mento eventualmente assumendo per le azioni deformanti valori propor- zionali alle H, che gia risentono in qualche modo sia della deformabilita della struttura che dell’entita dei carichi verticali applicati 46.2 Esempio numerico. I procedimento proposto @ stato applicato alla struttura a sei impal- cati gia pitt volte richiamata. Nella tabella di figura 4.19 sono riportati i valori degli sforzi assiali dovuti ai carichi verticali e delle deformazioni provocate da un insieme di forze orizzontali unitarie parallele alla dire- zione x, applicate allimpaleato in corrispondenza del pilastro 5. Si sono quindi determinate le azioni instabilizzanti N 6/h che insorgono per effetto dei carichi verticali nello schema cosi deformato e le loro risultanti (come componenti in direzione x ed y ¢ momento rispetto allorigine del sistema di riferimento). In figura 4.20 sono riportati i valori delle azioni componente in direzione x piano Q 4 4 re) ro 5 1.000 0.050 5 2! 000 0.198, 4 3.000 0.407 3 4000 0.790 2 $1000 0.772 1 8.000 ole2a componente in direzione y Piano a # 4 ire) co 6 9.000 0.001 5 0.000 0.003 4 0.000 0.00% 3 0.000 0.002 2 0.000, 0.003, 1 0.000 0.003 piano a 4 ttm) ttm] “ s 255 19.81 : bio 3180 ‘ 18.000 21250 Biss 3 20.000 ass ra 2 25.000 eis eas i 30/000 aise nae Figura 4.20 173 Analisi_non linear in campo elastico dei telai spaziali 174 Capitolo quarto deformanti Q ed instabilizzanti H, nonché i loro rapporti. Si noti che non si? presa lerazione la componente in direzione y, molto piv pic- cola e quindi irrilevante; valgono comungue le considerazioni gia fate in precedenza, circa opportunita di scegliere le azioni deformanti in modo da avviare la deformazione strutturale nel senso della sua maggiore debolezza. Dai risultati ottenuti si pud concludere che il moltiplicatore critico @ compreso tra 4.96 e 20. L'intervallo & molto ampio, ma gia il valore minore (4.96) @ nettamente maggiore del coefficiente di sicurezza rispetto all'insta- bilita richiesto dalla normativa per strutture in acciaio (2.5), E opportuno notare che il procedimento seguito non tiene conto della variazione di rigidezza per effetto della compressione, perché nel determinare gli spostamenti conseguenti alle azioni orizzontali i ritti sono stati considerati assialmente scarichi. Il valore del carico critico cortispondente a tale semplificazione, determinato nel paragrafo pre dente, 2 5.7, interno all'intervallo ora calcolato e molto vicino al suo estremo inferiore, cosa del resto intuibile se si osserva che quasi tutti i valori di « sono prossimi a tale estremo Bibliografia 1 © Belluzzi, Scienza delle costruzioni, vol I e IV, Zanichelli, 1941 2B Bleich, Buckling strenght of metal structures, McGraw-Hill Book Company, 1952 3. M. Pagano, Sul carico critico dei telai elastici multipiani, Costruzioni Metalliche, 1960 4. M. Pagano, G. Zingone, I! calcolo di verifica dei telai piani alle soglie dell'insta- bilita, Costruzioni Metalliche, 1961 5S. P. Timoschenko, | M. Gere, Theory of elastic stability, 2nd edition, McGraw- Hill Book Company, 1961 6 M. Como, Teoria della stabilita dell’equilibrio elastico, Liguori, 1967 7. V. Franciosi, Scienza delle costruzioni, vol. Ie V, Liguori, 1967 8 M. Gregory, Elastic instability. analysis of buckling modes and loads of framed structures, E. & F_N. Spon Ltd, 1967 9A. Raithel, L’equilibrio elastico. La trave ~ la fune ~ Varco, Liguoti, 1969 10. R Baldacci, G. Ceradini, E. Giangreco, Dinamica e stabilita, CISIA, 1971 IL. A Chajes, Principles of structural stability theo, Prentice Hall Inc, 1974 12. L. Corradi, Instabilita delle strutture, Clup, 1975 13. RS Nair, Overall elastic stability of multistory buildings, Journal of Structural Division, ASCE, 1975 14. M.Capurso, Introduzione al calcolo automatico delle strutture, Cremonese, 1977 15. A. Ghersi, Strutture intelaiate spaziali per edifici, Giornale del Genio Civile, 1977, 16. A. Ghersi, Impostazione manuale del calcolo dei telai spaziali, Ingegneri, 1979 17 M. Pagano, Teoria degli edifici Telai per edifici a maglie rettangolari, Liguori, 1979 18 M. Pagano, Stabilita globale delle costruzioni, Costruzioni Metalliche, 1980 19 A. Badal, G. Oliveto, Alcumi risuliati teorico-sperimentali sull'effetto inigidente dei solai nell'instabilita delle strutture intelaiate spaziali, Giornate del CT. A., 1981 20. G. Alpa, E. Bozo, L. Gambarotta, Influenza della distribuzione delle rigidezze nella stabilita delle strutture a telaio per edifici multipiano, Costruzioni Metal- liche, 1982. 21, E Bozzo, L. Gambarotta, Sulla stabilita globale di strutture a telaio in acciaio, Convegnd CTA, 1983 22. A. Giliberti, M. Pagano, Telat in regime non lineare elastico, Universitaria Napoli, 1984. 25. L. Pagnini, B, Palazzo, Instabilita elastica tridimensionale di edifici multipiano, Costruzioni Metalliche, 1984 24. A Ghersi, S. Saglimbeni, Prove Pilota per una indagine sul comportamento non Tineare dei telai spaziali, Atti del X congresso CTA, 1985, entro Stampa Opera APPENDICE AL CAPITOLO QUARTO PROGRAMMA PER L’ANALISI NON LINEARE IN CAMPO ELASTICO DEI TELAI SPAZIALL Aurelio Ghersi a. Introduzione. Il programma che qui si presenta @ una estensione di quello illu- strato in appendice al capitolo 1, e consente di tener conto dell’effetio instabilizzante dei carichi verticali e della variazione di rigidezza dei ritti a causa dello sforzo assiale. Rispetto alla versione base & necessario 'uso di un maggior numero di variabili; di conseguenza il dimensionamento, fatto nellintento di non superare un ingombro di 64 Kbytes, limita il pro gramma alla risoluzione di schemi composti da un massimo di 20 telai, con un totale di 70 pilastri e 7 piani. I paragrafi successivi contengono la documentazione del pro gramma, vista come integrazione di quella gia fornita per la versione base. Il paragrafo b contiene la descrizione delle variabili aggiunte rispetto alla prima versione. In esso sono anche riportate precise indica zioni sull'ingombro di memoria, che consentono di variare i limiti anzi- detti in funzione della capacita di memoria del proprio calcolatore ¢ delle possibilita del BASIC utilizzato. Nel paragrafo c sono descritti i blocchi di istruzioni aggiunti o modificati. Il relativo listato @ riportato nel successivo paragrafo d. Il paragrafo e contiene le indicazioni necessa- rie per utilizzare il programma. I paragrafi { e g contengono infine due esempi, che mostrano 'effetto instabilizzante dei carichi verticali, da solo © accoppiato alla riduzione di rigidezza dei ritti dovuta alla compres- sione. Per essi sono essari per elaborazione ed i risul- chi. verticali e zione di rigidezza dovuta allo sforzo assiale nei ritti, occorre un limitato numero di variabili aggiuntive, per memorizzare le informa- zioni relative allo sforzo normale ed ai coeificienti correttivi Ax, € Bau. Si riporta di seguito Velenco di tali variabili; si analizza infine il nuovo ingombro complessivo di memoria, in modo da consentire con facilita variazioni dei limiti di dimensionamento teoria programma descrizione P pilastro generico nello schema spaziale, indivi- duato mediante la numerazione in carpenteria MP massimo valore ammissibile per P EI indica se bisogna tener conto (EI = 1) oppure no (EI = 0) delleffetto instabilizzante dei ca- richi verticali RR indica se bisogna tener conto (RR no (RR = 0) della variazione di ritti dovuta allo sforzo assiale N SNP (P,K) sforzo normale nel ritto P, K 1) oppure idezza dei 176 Capitolo quarto KL KL kl =2/P/P,, Aw AR (I, K) coefficiente A per il ritto I, K Bay BR(,K) — coefficiente B per il ritto I, K U U coefficiente U per un ritto generico Vv v coefficiente V per un ritto generico vo Un + Uni + Vor An A coefficiente A per un ritto generico Baw B coefficiente B per un ritto generico w/w ww valore per un ritto generico Ingombro complessivo di memoria L’ingombro della versione in GWBASIC del programma é di circa 20 Kbytes. L’ingombro delle variabili pud essere calcolato in funzione dei valori massimi di MI, MJ, MK, ML, MP utilizzati nel loro dimensiona- mento. Si sono utilizzate 47 variabili con indice e 45 variabili semplici, per un numero totale di valori pari a 19 x MI x MK+MP x MK +2 x MJ x MK +2 x MI+3 x MJ+10 x MK+ +3 x ML+41 Se si pone M 70, MP = 50, MK = 7, MJ = 20, ML = 50, il numero totale di variabili @ pari a 10401, corrispondente a un ingombro di memoria pari a quasi 42 Kbytes, valore che, sommato a quello del pro- gramma, si mantiene inferiore al limite di 64 Kbytes, caratteristico del GWBASIC. Lo stesso ingombro complessivo pud essere ottenuto variando i limiti del dimensionamento l'uno a scapito degli altri. Si pud cosi per esempio, portare il numero massimo dei piani MK a 12 riducendo il numero di pilastri MI a 38, e cosi via €. Deserizione del programma, Nel listato, riportato nel paragrafo seguente, sono ripartati esclusiva- mente quei blocchi di istruzioni che hanno subito aggiunte 0 modifiche rispetto alla versione base. Denominando i blocchi principali con le stesse lettere utilizzate nel paragrafo 1.c, si ha: A) Dimensionamento delle variabili con indice Nella linea 100 @ stato ridotto il valore limite per il numero di pilastri MI ed @ stato aggiunto quello per la numerazione in carpenteria MP. & stata inserita inoltre la linea 190, contenente il dimensionamento delle nuove variabili con indice B) Programma principale. E stata aggiunta Vistruzione per la lettura delle variabili EI ed RR che definiscono il tipo di elaborazione da effettuare. E stato inoltre elimi- nato il richiamo ai sottoprogrammi 3000 e 6000 (elaborazioni iniziali dei dati geometrici ¢ di carico), che vengono ora utilizzati direttamente nella fase di calcolo C) Input dei dati geometrici ed clastici E stata modificata la routine di lettura della numerazione dei pilastri in carpenteria, nella quale & stato aggiunto un controllo per evitare che si superi il limite definito nel blocco A D) Stampa dei dati geometrici ed elastici Inalterato B) Elaborazione iniziale dei dati geometrici E stato cambiato il sottoprogramma 3100 (indici di rigidezza delle aste), che ora determina anche i coefficienti correttivi A e B ed il rapporto w"/w, utilizzando il sottoprogramma 3300, prima inesistente Sono stati modificati anche i sottoprogrammi 3400 (somma degli indici di rigidezza, nel quale interviene il coefficiente A), e 3600 (calcolo del baricentro degli indici di rigidezza, che dipende anche dallo sforzo as- siale N). F) Input dei carichi verticali, nodali ed orizzontali Inalterato. G) Stampa dei dati relativi ai carichi Inalterato H) Elaborazione iniziale dei dati relativi ai carichi. Inalterato. J) Risoluzione iterativa del sistema Le operazioni svolte da questo blocco, mostrate sinteticamente dalle istruzioni 7000-7080, presentano alcune differenze sostanziali rispetto alla versione base. Dopo l'azzeramento delle incognite viene calcolato lo sforzo normale nei pilastri (come somma delle quantita ql/2 delle travi, cio? trascurandone la continuita). Vengono poi utilizzati i sottopro- grammi 3000 ¢ 6000 (claborazione iniziale dei dati geometrici e di carico, che ora comprendono la valutazione di alcune grandezze dipendenti dallo sforzo assiale e non possono quindi essere effettuate indipendente: mente). Segue infine il ciclo di risoluzione mediante operazioni di nodo e piano. Sono rimaste invariate, anche se rinumerate, le istruzioni per 'az- zeramento delle incognite, mentre quelle relative all’operazione di nodo sono cambiate per tener conto dei coefficienti A e B L) Calcolo delta caratteristiche di sollecitazione agli estremi delle aste e degli spostamenti dei traversi E stato modificato il sottoprogramma 8100, relativo al calcolo del momento flettente agli estremi delle aste, per tener conto dei coefficienti correttivi M) Stampa dei risultati E stata aggiunta la stampa di una scritta che indica il tipo di elabora- zione svolta 177 Analisi non fineare in campo elastico dei telai spaziali 178 Capitolo quarto 4. Codifica del programma. Si riportano di seguito solo i blocchi variati rispetto alla imposta- zione di base, individuati mediante le lettere gia utilizzate nel para- grafo Le A) Dinensionamento delle var: bili. 100 MI=70 : MK=7 : ML=50 : HJ=20 : MP2S0* valori limite per gli indict degli array 110 OPTION BASE 1 * estreno inferiore dell’indice degli array 120 DIM MRCMJ), 1RCMJ), DLCMI-£), HCMK) ,NPCMT) , DT CMI) 130° DIM NTCHI-1, MK), NRCME, MK), ZB(ML), ZHCML), Z1 (MLD 140 DIM WTCMI~1)HK),URCHI) HK) WNCMI, MKD, XGCHK) , YGCMK) DG (MJ MK), WXCMKO , WYCMKD , UF CHK) 150 DIM QCHI=1,MK) , MNCHL, MKC, XF (MK) , YE CHK), FXCMK) , BYCMK) , FMCMKD 460 DIM SHCMI, MK), QX(MKD, QV (MKD, QM CK) 470 DIM FI CMI, MK), DK(HK) , DY (MK), DFCMK), DCMS, MKD 180 DIM MSCHI-1, Mk), MOCMI-1, MK), MTCML,MK) ,MPCHI, MKD, TSCHI=1, 6K) TDCMI-1, 4K), TROML, HK), SNCMT, MK) 190 DIM ARCH, MKD, BROMI, MKC), SNPCMP, MK) B) Programaa principale. $00 READ E1,RR’ legge tipo di analisi 510 GOSUB 1000 * legge dati geonetrici 520 GOSUB 2000 ° stampa dati geonetrici 530 READ IV, IM, 10 S40 IF IV=O AND IM=0 AND 1020 THEN END 550 GOSUB 4000 legge i carichi 560 GOSUB S000 * stampa i carichi 570 GOSUB 7000 effettua la risoluzione iterativa del sistema 580 GOSUB 8000 ' calcola caratterist. di sollec. e spostamento 590 GOSUB 9000 * stampa i risultati 600 READ IV, IM, 10 610 GoTo 540 c) Input dei dati geonetrici ed elastici. 1480 ° legge numerazione dei pilastri in carpenteria 4490 ° individua il numero di pilastri per ciascun telaio 1500 1-0 1505 FOR J=1 TO JZ 1510 IRC 1515 READ N 1520 IF N=O THEN 1s85 1525 IF I=M1 THEN PRINT "NUMERO ECCESSIVO DI PILASTRI" : STOP 1530 IF NoMP THEN PRINT "NUMERO IN CARPENTERIA NON AMMISSIBILE":STOP 1535 fete 1540 nea 1545 READ N 1580 GOTO 1520 1555 MRCJ)=1-1R() 1560 NEXT J 1565 1 1570 RETURN E) Elaborazione iniziale dei dati geonetrici. 179 3000 3010 3020 3030 3080 3080 3100 3105 3110 3115 3120 3125 3130 3135, 3140 3145, 3150 3155 3160 3165 3170 3175 3180 3185 3280 3290 3300 3305 3310 3315 3320 3325 3330 3335 3340 3345 3350 3355 3360 3365 3370 3375 3380 3385 3390 3400 3410 3420 3430 3440 3450 3460 3470 3480 3490 3500 3510 3520 3530 3580 3590 3600 3605 3610 3615 3620 Analisi non lineare in GosuB 3100 * indici di rigidezza di travi e pilastri campo elastico dei tclai GOSUB 3400 * somma degli indici di rigidezza nei nodi spaziali GosuB 3600 * baricentro dei ws e somma nel piano RETURN ' --- calcola gli indici di rigidezza di travi e pilastri FOR Ke1 TO KZ FOR J=1 70 JZ FOR 1=1R(J)#1 TO IR()+HR(S)-1 L=NTCI,K VICI, K)=EeZ1(L)/DLC1) NEXT I NEXT J FOR I=1 10 12 LeNR(L,K) WRC, KD=EXZI(LI/HCK) P=NPCID GOsUB 3300 * determina A,B,w"/w" ARC, BRCI,K)=B RCL, KD=WWHUR CT, KD NEXT | NexT kK RETURN wn yu? Wet : RETURN determina coefficienti U, V, A, IF SNP(P,K)=0 OR RRO THEN KL=SQR(ABS (SNP (P, K)) #H(K) /UR(L,K) IF SNP(P,K)>0 THEN $320 ELSE 3340 * asta tesa Us CCEXP(2¥KL)+1)/ (EXP (24KL)~1) -1/KL) #3/KL V=C1/KL=24EXP (KL) / (EXP (24KL)-1)) 46/KL GoTo 3360 * asta compressa Us (1/KL=1/TAN(KL))93/KL V=CL/SINCKL) ~1/KL) #6/KL Gots 3360 WueVo/(axu-2-v"2) RETURN ~ calcola la somma degli indici di rigidezza delle aste nei nod: TO KZ To JZ TO MRC) + SARC, KO #URCL,K: IF MDS THEN S=S+UTC1-1,k) IF McMR(J) THEN S=S+WTCI,K IF KCKZ THEN S=S+AR(I, KL) «NRC, Ket NCI, Kae! NEXT 4 NEXT J NEXT K RETURN + --- calcola baricentro dei wt e loro somma nel piano FOR Kei TO KZ J S2=5x Gosue 3700 * calcola baricentro delle rigidezze WXCQD=S ¢ UPCK: YGCK)=S1 180 Capitolo quarto 9625 FOR J=J1 70 32 3630 DGCS, K)=DT(I)-¥G(K) 3635 «NEXT J 3640 J4=dXHL : J2=NZ 3645 GOSUB 3700 ' ealoola baricentro delle rigidezze 3650 WY(K UF (K) =WF (KD 482 3655 XG(K)=S1 3660 FOR J=J1 70 J2 3665 DGCS,K)=XG(K)-DT(I) 3670 NEXT J 3675 NEXT K 3680 RETURN 3685 * 3690 ' - calcola baricentro delle rigidezze 3700 8220 3705 H2=1/H(K)72. 3710 170 42 3718 3720 R(J)eL TO IRCIDAMR(SD 3725 PCL) 3730 VeV#URCI,K)#H2 ¢ IF El=1 THEN V=V+SNP(P, K)/H(K)/12 3735 3740 3745, 3750 3755 NEXT J 3760 IF S<>0 THEN Si=S1/S ° S20 se non esistono telai in una direzions 9765 $2=S2-S*S1*2 3770 RETURN 1D) Risoluzione iterativa del sistema. 7000 GOSUB 7100 * azzera rotazioni e spostamenti 7005 GOSUB 7200 calcola valori iniziall sforzo normale 7010 GOSUB 3000 * calcola indici di rigidezza e loro soma 7015 GOSUB 6000 calcola somma mom.inc. e soma forze 7020 S00 7025 FOR 70301 7035 FOR J= 7040 FOR 7045 +4 7050 GOSUB 7400 * —operazione di nodo 7055 NEXT 4 7060 NEXT J 7065 GOSUB 7600 * operazione di piano 7070 NEXT K 7075 IF SQ<>0 THEN 7020 7080 RETURN To KZ To sz To MRC) 7085 * 7090 ' --- azzera rotazion{ e spostanenti 7100 TO Kz 7105 FOR I=4 TO 12 7110 FICI,K)20 715 NEXT I 7120 FOR J=4 TO JZ 7125 Dis,K=0) 7130 NEXT J 7135 DXKK DY(K)=0 + DF(K)=0 7140 NEXT K 7445 RETURN 7180 * 7190 * --- calcola valori iniziali dello sforzo normale 7200 FOR K=KZ TO 1 STEP -1 7205 FOR P=1 TO MP 7210 IF KsKZ THEN SNP(P,K 7218 NEXT P ELSE SNP(P,K)=SNP(P,K+4) 7220 7225 7230 7235 7240 7245 7250 7255 7260 7285 7270 7275 7280 7380 7380 7400 7410 7420 7430 7440 7450 7460 7470 7480 7ag0 sl ‘Analisi non lineare in campo elastico dei telai spaziali 1-0 FOR J=1 70 JZ FOR M=1 TO MR(J) Islet v=o IF MDL THEN V=V-QCI-1,K) *DLGI~1)/2 TF MCHR(J) THEN V2V-Q(1,K)*DLC1)/2 PeNP(I) SNP CP, K)=SNP(P, K)+V NEXT 4 NEXT J NEXT K RETURN operazione di nodo per il nodo I,K Ie WNCI,K)=0 THEN RETURN SeSMCT, KD 464URCL, K)#D(J, K)/H(K) TF K>L THEN S=S-2eBRC1, KD¥WR(L,K)*FICL,K~L) IF KCKZ THEN S=S¢GqURC1, Ke1)*D(J, K#1)/H(K#1)-24BR(1,K+L) AUR CL, KeL) 0 FLL, Ket) IF HDL THEN S=S-2eWTC1-1,K)*FICI-1,K) IF MCMR(J) THEN SeS-2aUT (I,K) *FICI#L, K: IF ABS (S-4aWNCI,K*FI(I,K))<.0008 THEN RETURN FICI,K)=8/4/UNC1,K st RETURN L) Calcolo delle caratteristiche di sol lecitazione. 8090 8100 e110 8120 8130 5140 8150 e160 8170 6160 8190 8200 210 220 8230 8240 + --- calcola momento flettente FOR K=1 TO KZ FOR J=1 To JZ FOR 1=1R(J)#1 TO IR()4NR()-1 CL, KD DLT) *2/42 MSC1,1O= (OF ECL, K)+24F C141, KD 2NTCL, KV MDCL, K)=~((2aF LCT, K) +441 141, KD) AWTCT, K)4V. NEXT | FOR [=1R(J)+1 TO IR(J)4HR) IF Kt THEN V=FICI,K-1) ELSE V=0 NTCL, KD =~ CC4WAR CL, K)4F LCL, K)424BRC1, KD #V-6HD(J,K)/HCK) WRC,KD) HP C1, KD=C2¥BRCI, KD ¥FLCL, K) +4¥AR CL, K) #V-6HD CS, K)/HCK) ) AURCL,K NEXT I NEXT J NEXT K RETURN M) Stampa dei risultati. 9000 010 9020 9030 9040 8050 9080 2070 PRINT : PRINT : PRINT : PRINT : PRINT PRINT " — RISULTATI® IF El={ THEN PRINT ” con effetto instabilizzante dei carichi ver tieali* IF RR=1 THEN PRINT * con rigidezza dipendente dallo sforzo assia lem GosuB e100 * stampa spostamenti GosuB 9300 * stampa car. soll. travi GOSUB 9500 ° stampa car. soll, pilastri RETURN 182 Capitolo quarto e. Modalita di utilizzazione. Le modalita per l'utilizzazione del programma qui presentato sono identiche a quelle della versione base, esaminate dettagliatamente nel para- grafo 1.e. Ai dati ivi descritti devono perd essere premessi, in una prima riga DATA, i valori delle due variabili che definiscono il tipo di elaborazione. Il primo di essi deve essere posto pari ad 1 se si vuole tener conto dell’effetto instabilizzante dei carichi verticali, a 0 in caso contrario. Analogamente, il secondo deve essere 1 quando si vuole tener conto della variazione di rigi dezza dei ritti provocata dallo sforzo assiale, a 0 se la si vuole trascurare £. Primo esempio - con effetto instabilizzante dei carichi verticali. Il programma & stato utilizzato per la risoluzione dello schema inte- laiato spaziale a sci impaleati, gia descritto nel paragrafo 43.2. Le aste del telaio sono costituite da profilati metallici a doppio T; poiché il pro- gramma prevede solo sezioni rettangolari, @ stato necessario ricorrere a sezioni fittizie equivalenti come momento d'inerzia a quelle dello schema, Si riportano di seguito le linee di programma contenenti i dati e, nelle pagine successive, i risultati ottenuti 10000 * 10010 DATA 10020 DATA 10030 DATA 10040 DATA 10050 DATA 10060 DATA 10070 DATA 40080 DATA +1, .382 4, -16032, 10090 DATA 10100 DATA 10110 DATA 10120 DATA 10130 DATA 10140 DATA 10150 DATA 10160 DATA 40170 DATA 410180 DATA 10190 DATA 10200 DATA 10210 DATA 410220 DATA 10230 DATA 10240 DATA 10250 DATA 410260 DATA 10270 DATA 10280 DATA 10290 DATA 10300 DATA 10310 DATA 10320 DATA 10330 DATA 10340 DATA 183 ALTEZZA DEI PLANE Zaps: clastco det telat spaziali PIANO ALTEZZA

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