You are on page 1of 9
PAUL RICOEUR Ermeneutica filosofica ed ermeneutica biblica yey P s ai PAIDEIA EDITRICE BRESCIA Gii studi di P. Ricoeur qui pubblicati sono trate da: Exegesis. Problémes de méthode et exercices de lecture (Gendze 22 et Luc 15) ‘Travaux publis sous la direction de F. Bovon et G, Rouiller ‘Traduzione italiana di Auilio Sottli © Delachaus ot Nist, Nouchel 2977 © Paideia Edittice, Brescia 1977 INDICE Premessa (F.Bovon) .......2+6++ Il compito dell'ermeneutica . 4Dalle exmeneutiche regional allermeneutica ven 21 tino eluogor deliterpetaine «..- 2°, Schleiermacher ; 3-W.Dilthey . i, Dalfepistemologiaallontologia 3M. Heidegger 5.0. 2G. Gadamer La funzione ermeneutica della distansiazione .......+++ 6 1. Leffettuazione del linguaggio come discorso 1. Il discorso come opera «+. ‘uk Tl rapporto parolescrittura . 1. Il mondo del testo ‘v. Comprendere se stessi davanti alPopera - Ermeneutica filosofica ed ermeneutica biblica 1, Le formes del dizcoreo biblico 1 La parolae la serittura ri essere nuovo e le cose del te 1. La costituzione ermeneatica della 213, on B ly +33 8 33 6 3 Dalle nostre riflessioni sulla situazione ermeneuti- ca del cristianesimo si deduce che il rapporto parola- scrittura @ elemento costitutivo del cherigma, della predicazione, della proclamazione, come si suol chia- mare, In primo luogo viene comunque in luce la con- catenazione di parola-scrittura-parola, o anche scrit- tura-parola-scrittura, dove Ia parola fa da connessio- ne tra due scritture, come nel caso della parola di Gest nei riguardi dell’Antico ¢ del Nuovo Testamen- to, ¢ la scrittura tra due parole: & quanto accade a proposito del vangelo in relazione alla predicazione della chiesa primitiva e alla predicazione dei nostri giorni, La concatenazione & condizione che rende pos- sibile la tradizione nel senso fondamentale di trasmis- sione di un linguaggio, perché la tradizione, prima di venire aggiunta alla scrittura come fonte supplemen- tare, ¢ la dimensione storica del processo che collega fra loro parola e scrittura, sctittura ¢ patola. L’ap- porto della scrittura consiste nella distanziazione tra- mite cui il messaggio si allontana da chi lo ha pro- nunciato, dalla sua situazione iniziale e dal suo desti- natario dorigine. Grazie alla scrittura la parola arti va fino a noi, raggiungendoci non pid tramite la «vo- ce» di chi Pha annunciata, ma attraverso il «signifi caton e la «cosan. Ci si chiedera quale sia il carattere specifico della parola e della scrittura bibliche rispetto ad altre pa- role ¢ ad altre scritture. Riguardo al rapporto della parola e della scritrura in quanto tali un carattere specifico non esiste: Voriginalita deve infatti consi- stere nella «cosa» del testo. 88 III. L'ESSERE NUOVO E LA COSA DEL TESTO Sempre prendendo come guida le categorie del- Vermenentica generale sopra elaborate intendo ora affrontare la terza fra queste categorie, Ia «cosa del testo» o «mondo del testo». Posso affermare che tan- to per ermeneutica filosofica come per quella bibli- ca si tratta della categoria centrale sulla quale si arti colano tutte le altre categorie: oggettivazione tramite struttura e distanziazione tramite serittura sono solo condizioni preliminari perché il testo comunichi qual- cosa che sia «la cosa» del testo. Quanto alla quarta categoria, la comprensione di sé, gia ho detto che es- sa ha bisogno dell’appoggio del mondo del testo per giungere alPespressione linguistica. Oggetto dell’er- meneutica 2 «la cosa» del testo; cosa del testo @ il mondo che il testo dispiega davanti a sé; tale mon- do, € cid vale specialmente per la letteratura» poe- tica e di invenzione, si allontana dalla realta quotidia- na cui invece @ diretto il discorso ordinario. Applicandole all’esegesi, facciamo apparire anche la vera finalita di queste considerazioni. Applicandole anzi alla Bibbia come ad una categoria di testi fra al- tri testi si rende realizzabile il capovolgimento che trasforma l’ermeneutica generale in organon dell’er- meneutica biblica. Seguiamo dunque la strada della semplice «appli- cazione» del tema generale al testo, del quale stata messa in evidenza la strattura interna. Lungi dal sottomettere Permeneutica hiblica ad tuna legge estranea, questa «applicazione» la restitui- 85 sce a se stessa liberandola da pitt di un’illusione. Scompare anzitutto la tentazione di introdurre pre- ‘maturamente e quasi a controbilanciare eventual ec- cessi dell’analisi strutturale, categorie di comprensio- ne esistenziali o esistensive. La nostra ermeneutica generale ci porta a indicare nel dispiegarsi del mondo del testo Ia tappa intermedia inevitabile tra analisi stratturale e comprensione di sé. Infine il dispiegarsi del mondo del testo plasma e trasforma secondo la propria intenzione Vessere sé del lettore. E di signifi- cato notevole Pimplicazione teologica che ne segu: compito primo dell’ermeneutica non @ suscitare nel lettore una decisione, ma permettere dapprima a quel mondo d’essere che @ Ia «cosa» del testo, di dispie- garsi. Quella proposizione di mondo che nel linguag- gio biblico si chiama mondo nuovo, nuova alleanza, regno di Dio, rinascita, si trova cosi situata al di so- pra di sentimenti, tendenze, credenza e non credenza, ¢ forma un complesso di realta dispiegate davanti al testo, per noi indubbiamente certe, ma a partire dal testo, In questo consiste cid che possiamo chiamare Pessere nuovo progettato dal testo, Seconda implicazione: quando si mette la «cosa» del testo al di sopra di tutto, di necessita si cessa di porre il problema dell’ispirazione scritturistica in ter- mini psicologizzanti, quasi che il senso venisse in- sufilato all’autore che proietta sé e le proprie rappre- sentazioni nel testo, L’affermazione che la Bibbia & rivelata riguarda la «cosa» detta dalla Bibbia, lessere nuovo che la Bibbia dispiega. Oserei allora affermare che la Bibbia @ opera rivelata nella misura in cui es- 90 sere nuovo di cui si parla @ a sua volta rivelante nei riguardi del mondo e di tutta intiera la realt’, ivi compresi il mio mondo e la mia storia. Se vogliamo che l'espressione abbia veramente un significato, dob- biamo considerare Ja rivelazione come una caratteri- stica essenziale del mondo biblico. Otbene, non le intenzioni psicologiche nella loro immediatezza, ma, per via mediata, le strutture del- opera sono asse portante di questo mondo nel qua- Je unicamente pud introdurci tutto quanto & stato esposto pitt sopra sui rapporti, ad esempio, tra forma narrativa azione significante di Jahvé, eroe ¢ guida della grande epopea, oppure sulle relazioni tra forma poetica e indicazione che il Signore minaccia e pro- mette al di Ja della distruzione. La forma pit forte di capaciti rivelativa nasce dal contrasto e dalla conver- genza di tutte le forme del discorso prese insieme. La terza applicazione teologica della categoria di mondo del testo come mondo che ha un otizzonte globale ¢ una totalita di significati, consiste nella completa mancanza di qualsiasi privilegio di princi- pio per messaggi indirizzati al singolo individuo co- me tale ¢ in genere nell’assenza dal rapporto dell’uo- mo con Dio di preferenze per aspetti personalistici uali il tipo di relazione To-Tu, Il mondo biblico ha aspetti cosmici perché @ creazione, comunitari per- ché si riferisce alle vicende di un popolo, storico-cul- turali perché trata d’Israele e del regno di Dio, € personali. L’uomo viene colto nella molteplicita del- Ic suc dimensioni, cosmologiche ¢ storico-mondane, ma anche antropologiche, etiche e personalistiche. or Quarta applicazione teologica della categoria di mondo del testo. Si 2 affermato che il mondo del te- sto «letterarion & progettato e si distanaia poetica- mente dalla realta quotidiana, La cosa sara tanto pit vera a proposito dell’essere nuovo progettato e pro posto dalla Bibbia, il quale, fuori d’ogni dubbio, do- vrebbe essere in grado di aprirsi un cammino attra- verso il mondo dell’esperienza ordinaria nonostante Ja nota chiusura di questa. Certamente la forza di progettazione del mondo biblico si manifesta come rottura e apertura, e quindi anche a questa progetta- zione di mondo va riconosciuta dimensione poetica nel pieno significato della parola, come si 2 fatto per Ia cosa del testo. Se allora vogliamo andare fino in fondo e giungere alle ultime conseguenze dobbiamo affermare che nel- Ia realta quotidiana @ stata spalancata una realt’i nuo- va, quella del possibile. Torniamo un istante a una delle pitt preziose osservazioni fatte da Heidegger a proposito del Verstehen, il quale, secondo appunto Heidegger, @ in opposizione polare alla Befindlich- eit nella misura in cui esso si rivolge ai nostri pos- sibili pit propri, decifrandoli in una situazione che a sua volta non pud essere progettata perché gid ci troviamo gettati in essa, Applicando le considerazio- ni di Heidegger al linguaggio teologico, Vaffermazio- ne «ll regno di Dio viene» & un appello ai nostri pos- sibili pit propri partendo dal significato stesso di que- sto regno che non viene da noi. Ma da questa osser- vazione derivano implicazioni che bisogneri ancora spiegare pitt avanti, riprendendo il concetto di fede 92 alla luce della quarta categoria ermeneutica, quella del «comprendersi davanti al testo». Ho seguito fino ad ora la strada dell’«applicazio- ne» di una categoria ermencutica generale all’erme- neutica biblica considerata come ermeneutica regio- nale, rimanendo fedele alla mia tesi che questa sia la sola via che porta a scoprire, se percorsa fino in fon- do, la specificita della «cosa» biblica. In tal senso Ebeling & nel giusto: quando si ascolta il libro bi- blico fino alla fine quasi fosse un libro come gli altri, si scopre che il libro & parola di Dio. Ma la scoperta del libro come parola di Dio ancora una volta non hha per oggetto un concetto psicologico di ispirazione, come se gli autori ripetessero parole mormorate loro all orecchio: la scoperta riguarda l’essere nuovo, cosi come egli annuncia se stesso, la sua qualita. Si sa che uno dei caravteri specifici del discorso bi- blico @ il posto centrale che in ess Dio ha come ca- tegoria referenziale: il problema non & certo negare questo ruolo e questo posto, ma cercare di capicli. L’analisi fin qui condotta ha posto in evidenza che il significato di questa categoria referenziale del discor- so biblico 2 connesso, sebbene in una maniera parti- colare che ancora non abbiamo spiegato, ai moltepli cic solidali significati delle varie forme letteratie (rac- conto, profezia, inno, sapienza, ecc.). Il God-Talk, per riprendere espressione di McQuarrie, sorge da concorrenza € convergenza dei discorsi parziali e di- versi che Dio, come referenzialita, coordina insieme, 4.God-Tolk, An Evamixation of the Language and Logic of theology, London 1567. 93 presentandosi perd come segno della loro incomple- tezza e loro punto di fuga. La parola di Dio, intesa in questo senso, non ha pitt la funzione di un concetto filosofico, ad esempio quello di essere, sia ess concepito in senso medie- vale o in senso heideggeriano. Anche quando si cede alla tentazione di affermare nel metalinguaggio teo- logico di tutti questi linguaggi preteologici, che Dio 2 il nome religioso dell’essere, la parola Dio ha una pottata pitt vasta perché presuppone il contesto totale costituito dall’intero spazio di gravitazione dei rac- conti, delle profezie, dei testi legislativi, degli inni, ecc. Comprendere Ia parola di Dio significa seguirne la freccia, V'indicazione significante, il suo doppio po- tere di raccogliere i significati sgorgati dai discorsi e di aprire un orizzonte che sfugge alla finitezza del discorso. Ritengo di dover ripetere laffermazione a propo- sito della parola Cristo, che alla doppia funzione se- gnalata per la parola di Dio, aggiunge la capacit’ di incarnare tutti i significati religiosi in un simbolo fon- damentale, quello di un amore che si sactifica, che & pitt forte della morte, Tocca alla predicazione sulla Croce € sulla Risurrezione conferire alla parola di ‘Dio una densitd del tutto estranea al termine essere: il significato della voce Dio implica infatti la nozione del suo rapporto verso di noi quale datore di grazia e della nostra relazione verso di lui «infine» raggiunti e quindi

You might also like