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ARCHIVUM MUSICUM Collana di testi rari 83 STUDIO PER EDIZIONI SCELTE G. KAPSBERGER, A. PICCININI, G. VIVIANI INTAVOLATURE DI CHITARRONE MSS. MODENA FIRENZE 1999) II manoscritto conservato presso l’Archivio di Stato di Modena e individuabile nell’ Archivio per mat © musicisti, busta 4, fascicolo B, contiene musica per chitarrone in intavolatura italiana, ascrivibile ai compositori-liutisti Alessandro Piccinini € Girolamo Kapsberger. Piccinini nacque @ Bologna, nel dicembre 1566; il padre Leonardo Marta era hutista, ¢ presumibilmente anche il nonno Alessandro.’ Leonardo Maria ebbe altri figli dopo Alessandro: Vittorio, Girolamo, Filippo, Paolo, Alfonso, Leonora ¢ Camilla. A sedici anni Alessandro git insegnava la musica (forse specificamente il liuto)ai fratelli minori per due o tre ore al giorno.” Questo fu uno dei motivi che fecero rinunciare Leonardo Maria, nel 1582, ad accettare Pinvito del Duca di Mantova a mandare alla sua corte il figlio Alessandro. La famiglia si trasferi invece, nello stesso anno, a Ferrara, al servizio di Alfonso II, come Leonardo Maria aveva precedentemente promesso al duca.’ Secondo lo studioso Victor Coelho. tuttavia, Alessandro raggiunse il padre a Ferrara solo nel 1590, ¢ i fratelli Girolamo e Filippo non appaiono nei registri di corte prima del 1597 In realt i figli potevano essere a corte gia prima di queste date, ma senza un’ ufficializzazione della loro posizione, sopraggiunta per i due pitt giovani forse solo dopo la morte del padre, il quale nel 1586 aveva dettato il suo terzo testamento. A Ferrara la famiglia Piccinini doveva aver trovato un ambiente musicale florido, perché in que- gli anni si trovavano presso la corte le celebrate dame cantatrici e suonatrici, nonche altri valenti musicisti tra cui Luzzaschi, ingaggiati da Alfonso I, grande cultore di musica. | Piccinini rimasero a corte fino alla morte del duca, avvenuta nell’ottobre del 1597. La capitale dello stato estense fu allora trasferita da Ferrara a Modena; Ferrara fu devoluta allo Stato Ponti- ficio anno successivo. II cardinale Pietro Aldobrandini subentrd al duca come nuovo gover: ante di Ferrara e, dei musici della cappella estense, assunse solo i tre fratelli Piccinini: Luzzaschi e Rinaldo Trematerra. Alessandro, presumibilmente, segui ben presto il cardinale a Roma Siamo a conoscenza dei periodi esatti in cui i tre Piccinini furono alle dipendenze dell’ Aldobrandini . di alcune loro esecuzioni musicali, nonché dei loro stipendi, grazie ad uno studio di Claudio Annibaldi.® Ne riportiamo alcuni dati che interessano soprattutto Alessandro, il quale risulta stipendiato dal giugno 1598. & da notare, per inciso, che l'anna successive, tra gli Strumenti usati dai musicisti dell’ Aldobrandini, risulta anche una «Thiorbia». Nel 1600 i tre Piccinini vengono citati due volte per aver preso parte con esecuzioni musicali a riti religiosi quaresimali presso |’ Arciconfraternita della SS. Trinita de” Convalescenti in Roma, ¢ di loro si serive che «sonano eccellentissimamente di leuto, et detto Sig.r Cardinale ha promesso mandarli tre volte la settimana», Nel settembre di quell’anno Aldobrandini parte per Firenze con al segui- to anche i Piccinini. II via stato forse molto importante per Alessandro, considerando il fermento innovativo che "era a Firenze tra i musicisti proprio nell’arco di quei pochi anni intor- no al 1600, € ricordando che Piccinini, come lui stesso scrive, aveva gia conosciuto Caccini a Ferrara prima det 1594." Aldobrandini riparti poco dopo per una missione in Francia e pare accertato che i Piceinini fos sero al suo seguito. In quell’anno 1600 Punica intavolatura per liuto stampata in Francia fu «Le Trésor d’ Orphée> di Antoine Francisque. Essa contiene una «courante» praticamente identica ad un’altra stampata in intavolatura italiana nel IT volume di Piccinini e pubblicata quasi 40 anni dopo. Per ragioni di date sembra che Piccinini abbia ‘copiato” la corrente di Francisque, ma il sta Giovan Battista Granata, nel 1659, ci fa capire come fosse un vizio ricorrente in molt musicisti ‘spolpare’ le opere di vari compositori tra cui «i Piccinini da Bologna» e farle passare come proprie.’ Poiché, come scrive Alessandro. i francesi (presumibilmente liutisti) negli anni precedenti erano stati a Bologna per comprare gli ottimi liuti di forma allungata, non @ escluso che ci siano stati scambi musicali fra Piccinini 0 suoi allievi ed i musicisti francesi. Diverse cor- renti di Alessandro ricordano il coevo stile francese. Nel 1605 Aldobrandini fa un breve viaggio a Ravenna e i tre Piccinini sono nuovamente con lui: " Vedi L. Peart, Lins efiuai a Bologna, in ‘Rivista Musicale ttaliana", XXVI, 1919. P. Cana, Detla musicu ie Manuva, Venetia, 181, pp 37, TH YA, Newconm, The musica secreta of Ferrara in the 1580's, Princeton University, 1970, diss, p. 246, * V, Coeino, nota introduttiva al CD «Intavolatura di lito, Libro primo» di Alessandro Piceinini, Nuova Ers, 1992, SC. Avnuatos, H mecenate spolitico», Ancora sul parronato musicale del curdinale Pietro Aldobrandini (IS71- 1621) in “Studi Musial, XVI, 1987, n® |e XVI, 1988, n° 1 A. Prcenu, «A gli studiosi», introduzione all/ntavolanura di tuto et di chitarrone Libro Primo, Bologna, 1623, fac-simile S.PES., Firenze, 1983, G.B. Granata, «Discorso A" Lettri» in Souvi concenti di Sonate Musicali per la Chitarra Spagnola, Bologna, 1659) anno successivo lo ripete ma Alessandro non lo accompagna. Questi spostamenti piii o meno obbligati non sembrano aver lasciato tracce positive nel compositore, che pare cominciare a di staccarsi dal cardinale: infatti questo & ultimo anno in cui risulta al suo servizio, mentre nel 1608 passa a servire i Bentivoglio, presso cui si ritroverd insieme a Frescobaldl.” In quegii ultimi anni a Roma, Piccinini deve aver avuto contatti anche con Kapsberger o con ta sua musica per liuto e tiorba, Kapsberger giunse a Roma dopo che a Venezia aveva pubblicato il suo primo volume per chitarrone nel 1604, ¢ Piccinini ne ripartira nel 1611 per tornare a Bolo- gna. Nella citta nativa Alessandro continuert a mantenere i contatti con il marchese Enzo Bentivoglio che era tomato a Ferrara, Abbiamo numerosissime lettere scritte a Bologna da Piccinini al marchese datate tra il 1614 e il 1626.” che perd non rivestono grande interesse musi- cale. L’unico riferimento utile & contenuto in una lettera del 7 ottobre 1614 . dalla quale si dedu- ce che da un anno Alessandro dava lezioni di liuto a casa propria, ostacolato perd dal fratello Vittorio, In generale, le lettere trattano di viti, uva, produzione e commercio del vino! Di Piccinini rimangono anche cinque lettere presso I’ Archivio di Stato di Modena." La prima, del 31 gennaio 1595, & indirizzata al duca estense ¢ riferisce delle sperimentazioni di nuovi tipi di fiuti che sembrano essere ancora in fase transitoria. Una seconda lettera dell’ottobre 1596 scritta al segretario ducale Laderchi , rivela che la corte ferrarese era in quel periodo in forte dissesto finanziario e che anche Piccinini si trovava in difficolta. Si passa poi ad una lettera ine- dita del 21 giugno 1622, in cui il musicista scrive da Bologna al Duca di Modena: «...poi che il star fuori molto non lo posso fare in alcun modo di venire quanto prima inanzi faci piu caldo per quattro 0 set giomni per udir il giovane e vedere quello ch’io posso operare in suo benefitio...» In una successiva lettera inedita del 9 luglio 1622, Piccinini aggiunge: «Per poter conoscere pit facilmente in che termine si trova quel Giovanetto nel sonare di liuto I"incluso sono due opere cio® un Ricercare musicale et una Galiarda la quale gia era favorita di Vostra Signoria Illustris- ima et hora & ornata meglio ¢ l'uno e Faltra il giovanetto se le potra metere a memoria cercan- do di oservare Ii avertimenti chio li 0 notati quali indico chi non li oserva tutti non possi essere grand’huomo nel sonare. (...] Alfonso dal Violino [...] mi a dato relatione del sonare del giovanetto ¢ Ii pare che sona di altra maniera che faceva prima e ne spera asai ma bisogna eser- Citarlo a sonare grave e questo indica ancor io [_}» Abbiamo quindi una testimonianza del fatto che Piccinini avesse continuato nel tempo ad inse- gnare liuto. Pensiamo che il Ricercare musicale ¢ la Gagliarda nominati siano poi stati inclusi nel suo primo libro pubblicato l'anno successivo. E interessante notare che il liutista richiedesse che Mallievo dovesse imparare a memoria i brani assegnatigli e che dovesse seguire punto per punto tutte le indicazioni che gli aveva scritio. E inoltre da osservare che i brani composti subi- vano stesure successive (aggiunta di ornamenti o altro), come conferma anche ultima lettera ita nel gennaio 1623: «Avendo aggiunto qualche cosa alla Corente ch’io feci in Reggio la mando a Vostra Signoria Ilustrissima acid veda se & migliorata che a me pare stia [assai] me- allo [.-)» E nel 1623, dopo molte difficolta, testimoniate anche in quest ultima lettera,'' finalmente Piccinini pubblica il suo primo libro di intavolatura di liuto e di chitarrone Appare strano che egli ~ compositore, liutista eccellente e didatta ricercato ~ abbia atteso fino all’et& di $7 anni per pubblicare qualcosa che riguardasse il tiuto. In effetti, i suoi brani che ‘compaiono nel presente manoscritto potrebbero essere ben precedenti; inoltre Johannes Wolf,” tra le intavolature stampate in Italia nel [500 e 1600, elenca un «Trattato sopra la Tabulatura, Bologna 1594» di Alessandro Piccinini. Secondo Oscar Mischiati e Luigi Ferdinando Tagliavini"? pud trattarsi di un errore e il titolo dovrebbe essere riferito in realtd agli avvertimen- ti ai lettori che il liutista prepone al suo primo libro d’intavolatura, ma il diverso titolo ¢ la data cosi lontana dal 1623 ci portano a pensare che il trattato esistesse ma non ci sia pervenuto. Del resto Wolf, considerando che scrive nel primo "900, & piuttosto corretto nell’elencare le intavolature (gia molte!) allora conosciute e censite * Disko Pann's, nota introduttiva sl CD «Alessandro Piceinin, intavolature di liao et di chitarone», Tactus, 1990, " Ferrara, Archivio di Stato, Fondo Bentivoglio, om I-VI, " Modena, Archivio di Stato, Archivio per materie, Musica e musivisil, buste 1A, 2,3 B. "A questo propositoe. in generale, per uno studio sui Piccinini, vedi I'ampiaintroxuzione di O, Cessvoroxr ti alle Intavotature di fata e di chitarrone, libri Le Hl, Fence. SP-ES., 1983, "= Joaanes Wour, Norationkunde. Il, Leipzig, 1919. p 69. Voce «Alessandro Piceinini» in MGG, 1989. Dall‘anno della pubblicazione del Libro I, le notizie riguardo a Piccinini si diradano: rimangono altre sue lettere scritte ad Enzo Bentivoglio, ma non interessanti in riferimento alla musica."* E da ricordare, invece, che il liutista fece parte dell’ Accademia dei Filomusi a Bologna; Adriano Banchieri, uno dei suoi membri, scrive nel 1626: «...Ora, sebbene tutti siano uomini valenti, ve ne perd due eccellentissimi: uno si chiama Alessandro Piccinini, gia musico del Duca Alfonso Este, unico nel sono del liuto, € Valtro Alfonso Pagani, gia musicisia del Re di Polonia, singolare nel suono del violino [...}.'® Tra parentesi questo Pagani & presumibilmen quell’Alfonso dal Violino di cui parla Piccinini nella lettera del 1622, e del cui giudizio music le ci fa capire di aver fiducia. Diversi anni dopo, ne! 1639, uscird a Bologna, postumeo, il secondo libro di intavolatura di liuto di Alessandro. A curarlo sara il figlio Leonardo Maria, pure musicista, che comporra anche par- te dei brani presenti, ma senza preoccuparsi di distinguere la paternita degli uni e degli altri. I volume, meno cospicuo del precedente, @ anche caratterizzato da una minor precisione nella scrittura musicale, che perd sembra riferita non tanto al momento compositivo, quanto a quello della specitica stesura del figlio, un po" sommaria e parca di indicazioni di abbellimenti Dalla musica di Piccinini, da quanto egli scrive e dalle varie testimonianze del tempo, emerge il ritratto di un uomo molto attivo e costruttivo, di grande riuscita sia nella composizione, sia nella esecuzione strumentale sia, infine, nell"insegnamento del liuto, ma di temperamento non molto “barocco", non consono a quegli anni. Piccinini non usa la magniloquenza, le sorprese, gli artifi- ci che venivano usati in pittura, scultura e musica in quel momento. Non li usa nella musica € sembrat non averli usati nemmeno nel porst in relazione coi potenti ¢ in generale nel suo am- biente. Peri il suo stile & tutt'altro che conservatore, come invece qualcuno ha seritto, Le arditezze ar- moniche delle sue toccate non sono mai arbitrarie, hanno una solidita di conoscenze compositive che ricorda Monteverdi. Alcuni loro contemporanei azzardavano di pitt con esiti pit discutibit. Dobbiamo ricordare che Piccinini ha fatto parte non solo di una famiglia di liutisti, ma ha vissu- to in una citta, Bologna, che & stata ricchissima di suonatori di strumenti a pizzico, dai liutisti rinascimentali, a tiorhisti, chitarristi e mandalinisti fino al tarda °700, e forse oltre, nei due sensi temporali. Inoltre i costruttori di questi strumenti sono sempre stati famosi in Italia e all’estero. Piccinini, perd, & unico liutista veramente emerso da questa grande tradizione di strumenti a pizzico. All’epoca non si fece conoscere all’estero come i suoi fratelli, forse perché, in quanto primogenito, doveva seguire da vicino i possedimenti di famiglia, ma oggi il corpus delle su composizioni per liuto e chitarrone richiede nuove interpretazioni ¢ studi musicologici appro- fonditi Della figura di Hieronymus Kapsberger tratteremo pit brevemente in quanto, non essendo stato solo liutista-tlorbista, ma anche compositore di musica vocale e per altri strumenti,& stato varia- ‘mente studiato, Giovanni Girolamo (Johannes Hieronymus) Kapsberger nacque nel 1580 circa a Venezia, dove visse pressapoco fino all’eta di 25 anni, almeno fino alla pubblicazione del suo primo libro di intavolatura di chitarrone de! 1604. Poco dopo egli si trasferi a Roma. Non sappiamo nulla degli anni giovanili, mentre sono ricchi di testimonianze gli oltre quattro decenni vissuti a Roma, La sua condizione di «nobile alemanno» e sicuramente la sua personalita musicale gli permisero in poco tempo di mettersi in relazione con alcune potenti famiglie romane e con diversi letterati ed artisti del tempo. Nel 1610 circa suond come liutista presso I'«Accademia degli Umoristi»," e un membro di que- sta academia, Filippo Nicolini, cureri il «Libro I d’Intavolatura’ di Lauto» del 161] ra sempre ad altri Ia stesura delle proprie intavolature, e per i tre volumi perve- 5 tratta di tre diverse persone. Il «nobile alemanno» si avvicind agli ambienti religiosi componendo nel 1622 una «Apotheosis Per la corrispondenza tra Piccinini ed il marchese Enzo Bentivoglio vedi D. Fanais, Mecenati ¢ Musici, document sul patronato artstico dei Bentivoglio di Ferrara nell epoca di Monteverdi (1585-1645), Lucca, di imminente pubs blicazione "A, Banciun) Discorso dé Camillo Scaliggeri dalla Fratta, Bologna, 1626, riporato da G, Veccw in: Le Accademie ‘musical dl primo seicento e Monteverdi a Bologna, Bologns, 1969, p. 84 Cir. la nota bibliografiea de'introduzione di O. Crastoroxern a G. Karsuexaer, Libro Primo 'intavolanura di chitarone, Firenze, SP-ES., 1982, Vedi W, Wrrzensas, voce «Johann Hieronymus Kapsberger», in N.G.D., London, 1980, seu consecration, ra rappresentazione che celebrava la canonizzazione di Ignazio di Loyola. Due anni dopo mise in musica delle poesie in latino composte da Maffeo Barberini, ingrazian- dosi in questo modo il neo-eletto papa Urbano VIII, Infati, proprio nel 1624, Kapsberger venn ufficialmente assunto alla corte papale, diventando uno dei musicisti pit pagati di Roma, insie~ me a Girolamo Frescobaldi."© Nei pitt di quarant’anni vissuti_a Roma, Kapsberger compose molta musica per liuto chitarrone, varia musica sacra, un’opera, «Fetonte», oggi perduta, altra musica strumentale, e di- versi volumi di villanelle, arie € mottetti, tutti per una o pid voci e basso continuo. In alcuni di ‘questi volumi egli inseri anche lintavolatura per il chitarrone e l’alfabeto per la chitarra. Ricordiamo ora pit specificamente le sue composizioni per gli strumenti della famiglia del liut. Per il chitarrone: «Libro primo d’intavolatura di chitarone», Venezia, 1604, con ristampe nel 1611, 1616 e 1626; un secondo libro stampato probabilmente nel 1616 a Venezia e comunque non pervenutoci: un terzo libro, Venezia, 1623, oggi non ancora noto in quanto conservato in una biblioteca privata non visitabile; «Libro quarto d’intavolatura di chitarone», Roma, 1640. Per il liuto: «Libro Primo d’intavolatura di auto», Roma, 1611, con ristampa nel 1623:! un se- condo libro, perduto, viene datato da alcuni studiosi 1623 e da altri 1626. Inoltre nel 1633 Leone Allacci, in «Apes urbanae...», scrisse che in quel momento altri libri di Kapsberger erano pronti per la stampa, tra cui il IV, V e VI libro di intavolatura di chitarrone iL Me LV libro di intavolatura di liut Non sappiamo se tutte queste opere furono in seguito pubblicate, ma lo fu, evidentemente, alme- no il IV libro di chitarrone. Sappiamo perd che qualche decennio dopo, nel 1676, nella libreria Franzini di Roma erano presenti due libri di Kapsberger:una intavolatura di chitarrone (nom sap~ piamo quale) € una «Intavolatura di chitarra spagnola spizzicata»™®, Dunque Kapsberger aveva composto non solo per liuto ¢ tiorba, ma anche per chitarra, ¢ non con i semplici accord impli- Citi nell’alfabeto, ma nello stile «pizzicato»pitt impegnativo. Per arriechire ancora il corpus delle opere di Kapsberger, gia cospicuo e vario, bisogna ricordare i «Capricci a due strumenti, Tiorba ¢ tiorbino», che pure non ci sono pervenuti. II solo titolo ricorda quello di un libro di Castaldi ¢ quindi fa pensare ad un errore, ma lo studioso Wolf li attribuisce a Kapsberger ¢ li dice pubblicati a Roma nel 1617, mentre, subito dopo, elenca di «), «campanelle» Ce anche ricerca timbrica con passaggi presentati prima su una corda e poi, con fe stesse note, su altte corde (ricerca realizzata da non molti autori dopo Capirola), e Vindicazione degli «echi» nella Battaglia Inoltre i ritmi sono vari, complessi, con sincopi, spostamenti di accenti e cambiamenti di metro. Considerando tutte le caratteristiche compositive e i segni nell"intavolatura sopra descritti, viene quasi da pensare che Kapsberger stesso abbia ricopiato anche i brani di Piccinini nel manoscrit- to, ma filtrati dalla sua personalita, Magari i duc liutisti avevano avuto veramente un periodo in cui le loro composizioni si incrociavano, si somigliavano, si ‘citavano’, periodo che corrispon- deva a quei pochi anni di comune permanenza a Roma, ma poi le ragioni commerciali avevano dettato la scelta di far pubblicare i brani che maggiormente li diversificavano, per caratterizzarli alle otecchie de! pubblico. La presente edizione comprende anche un secondo fascicolo, che si trova sempre presso I’Ar- chivio di Stato di Modena, in particolare nell’ Archivio per materie, Musica e musicisti, nella stessa busta del precedente manoscritto Si tratta di un'intavolatura italiana per tiorba a 14 ordini che reca l’annotazione «...Del sig.r Girolamo Vivianive, di seguito, con inchiostro ¢ calligrafia diversi «Mio Patt.n Gio.mo 1631». La data @ stata letta da qualche studioso come 1691," ma a noi, confrontando la grafia con quel: Ja di altri manoycritti seicenteschi, sembra si possa leggere 1631. In ogni caso non si tratta di tuna data certa della stesura del manoxcritto, poiché non fa parte dei fog imtavolati, ma & esterna aud essi, Dobbiamo perd tener presente che lo stile di queste composizioni sembra posteriore al primo Seicento. Girolamo Viviani @ un autore del tutto sconosciuto, non contemplato dai dizionari musicali Certo, il nome riporta subito alla memoria quello i Geronimo Valeriani per assonanza. Valetiani fu liutista proprio del Duea di Modena e proprio nel periodo in cui il manoscritto po- teebbe ensere stato stilaty, perche fu assunto a corte a partire dal 1624, Esiste tra altro un suo V. Cotto, Manuseripr sources of 17th Century Lute Music, New York, 1995. ritratto dipinto da Lodovico Lana (1597-1646), attualmente in collezione privata, in cui Valerian sta suonando una tiorba a 15 ordini e ha davanti a sé un libro di intavolatura con Ie seguenti iscrizioni: sulla pagina destra «Corente pp. il lauto del Sr. Gironimo Valeriani Lautinista del $. Duca di Modena», sulla pagina sinistra «corente per la tiorba».2* [ nomi Geronimo ¢ Girolamo erano interscambiabili (vedi anche Kapsberger) ¢ il cognome potrebbe es- sere stato mal ricordato © riportato da chi appose l'indicazione sutl'intavolatura, forse molto tempo dopo la sua stesura, Si tratta, naturalmente, di una semplice ipotesi. Comunque, il dipinto & databile tra il 1624 e i primi anni °30: esso ci mostra un Valeriani molto giovane, ed egli po- trebbe aver composto musica ancora qualche decennio dopo. Tl manoscritto misura em 24,5x20,5 e consta di 14 pagine di intavolatur: pagine con lesagramma vuoto che non abbiamo incluso. La musica contenuta richiede una buona tecnica strumentale. La scrittura musicale & di stampo Virtuosistico ¢ lo stile molto personale, diverso da quello degli altri tiorbisti-compositori del sei- cento, Prevede uso di tasti oltre l'ottavo non solo sul cantino, ma fino al 7° ordine di corde, ¢ ampi spostamenti della mano sinistra sulla tastiera, che non sempre trovano una motivazion evidente Riportiamo qui di seguito i segni di abbellimento ¢ altre indicazioni che compaiono nell’ intavolatura fornendone un’interpretazion sono inoltre varie indice mano destra ippoggiatura (quando & posto sotto un’unica nota) arré (posto a destra dell’accordo) ipresa In generale lo stile delle danze ¢ H'uso dell'indice della mano destra su pit! corde contigue ricor- dano la musica francese. Compaiono perd continuamente anche gli stilemi della musica tiorbistica italiana: «campanelle» e «strascini». Bisogna anche annorare che ta gratia di questa intavolatura r delle cadenze per tiorba del manoseritto conservato sempr Estense (G 239), Infine ricordiamo che Alessandro Piccinini, in una lettera del 6 ottobre 1623, comunica al cardi nale Alessandro d’Este, quando Valeriani era ancora al servizio di questultimo, di aver dato alle stampe la propria intavolatura di liuto e chitarrone e spera che sia di suo gradimento, «se ben il Sig.r Gironimo ne avera poco bisogno»..* E Gironimo doveva essere quel Valeriani che il Cardi- nale stimava tanto da scrivere nel suo testamento che avrebbe lasciato «a messer Girolamo Valeriano tutti Tiuti,chitarre et chitarroni accid possa studiare. pregando il S.r Duca trattenerlo in casa in risguardo dell’amore che li porto per la sua virtir»2° Poteva il giovane Girolamo Valeriani aver composto in seguito I’intavolatura per tiorba soprav- vissuta fra i documenti d'archivio della corte estense? Se un Viviani liutista professionista non ha Lasciato nessuna traccia documentaria e un Valeriani & stato cosi importante per gli estensi da ‘orda molto quella del compilatore a Modena, ma alla Biblioteca » A questo proposito vedi R. Srencex, Chitarrone, Theorbo and Archlute in “Barly Music’, 1976, 1V. % Vedi: "Sovrane passion”. le raccolte d arte della Ducale Galleria Estense, catalogo della mostra a cura di Bune, Milano, 1998, p, 302, © Clr. D, Fans, Andrea Falconieri Napoletano, Roma, 1987, p. 36, farsi ritrarre e lasciare un'eredita da loro 2 ipotizzabile che possa trattarsi della stessa persona, tantopiit che la musica rimasta ci suggerisce che sia stata scritta non da un dilettante ma da un virtuoso di corte. Ringraziamo I'Archivio di Stato di Modena per averci gentilmente concesso la seguente ripro- duzione in fac-simile (Prot. n. 2087/V.9).. Faancesca ToReLut INDICE Canz[on] franzese, HK (incompleta) Toccata 1, HK {Toccata] 2, HK [Toccata] 3, HK (incompleta) [Toccata 4], anonima (incompleta) {Toccata] 5, [Monica], anonima Corente I, AP {Corrente] 2, HK [Corrente] 3, AP [Corrente] 4, AP. [Corrente] 5, AP [Corrente] 6, AP Gaggliarde I, AP [Gagliarda] 2, AP [Gagliarda] 3, HK [Gagliarda] 4, AP Battaglia, AP ‘Tenore I, HK [Tenore] 2, AP Aria di Fioren: [Aria di Fiorenza], AP Romanesche, AP [Romanesca] 2, AP Calasone[Colascione], AP Ricerchata, HK Toccata, anonima Ciachone, anonima Anepigrafa (incompleta) [Danza] [Danza] [Toccata] {Danza con variazioni] {Danza {Danza} {Danza} {Passacaglia] [Danza con variazioni} [Danza] [Danza] 10 14 15 16 7 19 21 22 23 25 26 27 29 30 32 39 40 42 43 45 46 48 50 54 57 59 65 65 67 69 70 a TT RD 75 11 8 BI aed ALAMBL AAAS Ea s 4 Tae TT Oe [pert OE 7 LZ A fA EAT 7 fo} 7tF EAS (lr 180, ede ae IG ; lah JOM AAT S eae G = a ES Co - ay (13) Tra la presente pagina e la seguente si suppone fossero interposte alcune pagine, oggi ‘mancanti, contenenti la parte finale della Toccata 3 e quella iniziale della Toccata 4. {14} <| : Ata JA IKEA us} BIA STA JY PAliia TP MALAI AT. [16] A Z FRE EZ U7] yl J) A! I. 118] KA Zs | i? AX SAT dh Faw [19] [20] ZL IAR IA! £61 a % PAA ATT A Ry 122) [23] PGE JAI EF rn J a} es (24) JIM TAL RUA IA lg [25] (261 227) ee je [29] J) J , a is x 1 Db es I zz fet AY J Zi d yr (30) 1] ~ = R Id ALAIA / ql (331 134) e- #¢ ——— 7 Cth Ht OBB EA OP Y er ge BT” Cel A rob 35] [37] [38] (39) {40} J NIA TB nice ae it == A Baar xe EB MB IB ATS d0 oe sit any {42} (43) [44] (45) ZS. RB PAbA1 A! B&B AAG 2 ay ma ran ae re y TERR LB A te (47) POAT GALEN [48] (49) {s0] (51) A APNALA eo] 7 7 Ap a < WA (52] (53] ALAL AL AL TANT AIC BIESS [54] [55] [56] 4, I. (aah ee TuatA tnt} ZA a 0 can jo a lay =e ta ae ey (57) [58] / d Po oe th ey LA {59] [60] ; inl he Ke CaM hes, 7 (61) [63] ; A a 15 eh A EST [65] $ P J 1 | J = Zee iB ] 44 x + T f BS. lege 2 - 53-5} arte 166 | | H =z ial my as : SS) 8 3 ‘ ah “et oe |. 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