2artt/2020, Dialogo fra Raberto Ago e Adriana Altamira | Artibune
Lezioni di critica #2. Adriano Altamira e il detour del
generale Druot
By Roberto Ago - {marzo 2018
Una densa conversazione tra Roberto Ago e Adriano Altamira, milanese classe 1947, che fin dai primi
Anni Setanta ha saputo distinguersi come una tra le figure pit singolari del panorama artistico e
culturale italiano. Affermandosi simultaneamente come artista, storico e critico dell’arte
contemporanea. E ora in mostra alla Fondazione Marconi di Milano.
‘Adriano Altamira, Conceptual Rigoletta, Courtesy Studio Marconi, Milano
Roberto Ago: Caro Adriano, in un Paese sovente distratto, smemorato e poco riconoscente con
i suoi artisti meno facili e allineati, sei pur stato un riferimento costante per tutti quegli
intenditori che stanno attenti, non dimenticano e ti sono grati per quanto realizzato nel corsu
tpn artbune.comipotesion-« rofessoitivho-e-whe/2010ntrist-adrano-akanire-mosrafondazione-marconi-mlana! 12arisra020 Dialogo fra Roberto Ago Aino Atami | Atsbune
di un’attivita pluridecennale, che altrove avrebbe conosciuto ben altre occasioni di visibilita.
La tua ultima personale in corso da Marconi a Milano (Conceptual Rigoletta), dove non
esponevi da qualche anno, é stata per me motivo di fibrillazione. Ci lega una comune passione
per il collezionismo di iconografie e la loro “‘messa in opera”, oltre che l’alternarsi di un
momento creativo con uno pi teorico e critico. E per me un dovere, prima che un piacere,
poter scambiare quattro chiacchiere con te.
Vorrei prendere le mosse da una prima evidenza: rispetto all’utilizzo della fotografia, da
sempre prevalente nella tua ricerca (penso soprattutto ad Area di coincidenza), hai optato per
una serie di fotografie e grafiche ri-disegnate. Vuoi chiarire i motivi di questa nuova
reenactment artigianale?
Adriano Altamira: A me é sempre piaciuto disegnare, e quando ho potuto ho sempre disegnato
= per esempio nel mio lavoro sui sogni (Ice dreams).
E vero che il mio impegno nel campo della fotografia ha spesso messo in secondo piano questa
mia capacita. Nel caso di Conceptual Rigoletta il lavoro é nato veramente in uno stato quasi
ipnotico. Mi sono reso conto poi di aver tentato, anni fa, di fare un’ opera simile attraverso foto
trovate qua e 18. In quel caso la frizione tra i vari linguaggi fotografici “prelevati” aveva un
effetto sgradevole che rendeva il risultato incerto e dilettantesco. Ridisegnando il tutto
ottenevo invece quel grado di fusione tra le varie foto prese a modello (alcune mie) e anche
una certa perentorieta dell’immagine. Cosi ci ho lavorato a fondo ottenendo (mi hanno detto)
risultati a volte virtuosistici — spero che sia vero.
R.A: Hai accennato a uno stato ipnotico, tipicamente innescato da una gestualita ripetitiva
Immagino sia stato tutt’uno con l’associazione di immagini e idee di sapore onirico che
compongono questa tua ultima fatica, curiosamente scandita da una moltitudine di tavolini
tratta forse di reiterate cenette intime
per due, sorta di paradossale “ristorante privato”.
con te stesso, alle quali assiste uno spettatore nei panni del cameriere voyeur? Cosa é dato
sbirciare?
A.A.: La triangolazione che tu ipotizzi (i due “io” che si fronteggiano, e l’io voyeur che li
guarda) é forse eccessiva, ma é un fatto che al tempo del lavoro sui sogni — soprattutto fra l’82
e1’84 - avevo scritto che quello che si stupisce non é 'uomo che sogna, ma l’uomo sveglio che
si guarda sognare. Anche in Conceptual Rigoletta sono venute prima le immagini (create 0
trovate) e solo in seguito la riflessione che ha portato alla loro realizzazione. Forse sarebbe pit
corretto dire che io vedo — 0 intravedo — ma non sbircio.
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Be
MBG & 2.
Adriano Altamira. Conceptual Rigoletta. Courtesy Studio Marconi, Milano
R.Az: Intendevo che a sbirciare é lo spettatore, non tu che pure sei il primo spettatore di te
stesso. Interessante la tua puntualizzazione ego-riferita: se |’alterita reca con sé l’idea di
intrusione, illecito é estenderla alla propria persona. Nondimeno, hai esposto un ostensorio di
quella che appare come una intimita onirica. Evocando la “machina per registrare sogni” in
Fino alla fine del mondo di Wim Wenders, l’analogia richiede una distinzione: é Conceptual
Rigoletta una pseudo-registrazione onirica solo apparentemente prossima a Ice dreams,
cosa fa “intra-vedere”?
A.A.: Ovviamente c’é una parentela fra Ice dreams e Conceptual Rigoletta, che é un lavoro
sulle associazioni mentali. Il lavoro sui sogni era peré scisso in due momenti distinti: la
registrazione dei sogni (disegni e a volte descrizioni); e realizzazione in 3D - di fatto dell.
hitps:lww.artibune. comyprofessioni-<-protessionistiwho-is-whe/2018/0S/intenista-sdrano-altamire-mostra-fondazione-marconi-milanol aitaarv2020 Dialogo fra Roberto Ago Aino Atami | Atbune
sculture, spesso di complessa realizzazione. Qui invece la comparsa dell'immagine e il disegno
sono quasi un tutt’uno — direi che si completano a vicenda: anche se spesso, volutamente,
sembrano accennare alla realta pitt che rappresentarla. # una realt& che passa attraverso il
ricordo, il pensiero, la sensazione anche. D’altro canto, come mostra bene la scelta degli
eserghi, qui mi pongo delle domande sulla natura dellimmagine (penso a Meister Eckhart in
particolare) di taglio pitt concettuale rispetto al lavoro sui sogni, volutamente irrazionale dopo
pid di dieci anni di Area di coincidenza, il mio lavoro decisamente pit teorico.
R.A: Si pué notare in effetti come il tuo compendio di icone disegnate sembri ricalcare non
solo la freudiana associazione di idee, ma addirittura la retorica onirica, senza mai scivolare
nel surreale. Rispetto al rigore analitico di Area di coincidenzae alla successiva
compensazione intimistica di Jce dream, la tua ricerca attuale sembra concentrarsi sui
meccanismi dell’analogia, dello spostamento e della condensazione, secondo un modus a
cavallo tra Freud e Warburg. Cosa puoi dirmi in merito alla sovrapposizione di psicoanalisi e
iconologia che Conceptual Rigoletta sa evocare?
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Adriano Altamira. Conceptual Rigoletta. Courtesy Studio Marconi, Milano
A.A. Ho notato che tutti quelli che seguono il mio lavoro hanno riscontrato una somiglianza
fra Conceptual Rigolettae Area di coincidenza, mentre quasi nessuno (a parte te) ha visto una
relazione col lavoro sui sogni. Sara forse per questa mia tendenza ad accostare immagini
apparentemente disparate attendendo, un po’ maieuticamente, che facciano il loro effetto
nella mente di chi guarda, piti che suggerirglielo io stesso. Se Area di coincidenza era m lavoro
decisamente warburghiano (nota che quando l’ho iniziato avevo forse 22 annie di Warburg
sapevo poco o niente) qui in effetti le icone giocano pit liberamente fra loro, in senso non so
se freudiano, ma certamente psicoanalitico: un aspetto che nel lavoro sui sogni era invece
poco — se non per niente - sottolineato. Tuttavia é anche vero che in sequenze come quella di
‘Mrs Martins, in cui il vero personaggio @ Duchamp, si cerca anche di fare un discorso sull’~~*-,
sulla irrealizzabilita del desiderio, sull’assenza.
hitps:lww.artibune. comyprofessioni-<-protessionistiwho-is-whe/2018/0S/intenista-sdrano-altamire-mostra-fondazione-marconi-milanol sit2anv2000 Dialogo fa Roberio Ago e Aciano Aare |Atibune
R.A. Credo sia l’associazione solo apparentemente libera di icone relative alla
contemporaneita a restituire un sapore prossimo alla retorica onirica: esse vedono all’ opera
meccanismi semiotici e immaginari sovrapponibili. Indispensabili alla piena intelligibilita di
Conceptual Rigoletta, sono i dodici testi in catalogo, che con altrettanta ispirazione hai
composto. Da uno di essi, Pussy Galore (mitica), ho estrapolato il lemma “la contemporaneita
indistricabile dei vari livelli di racconto”. Mi sembra che questa dissimulata sentenza
apofantica (“la contemporaneita éun intrico di differenti livelli di lettura”) possa sintetizzare
il senso generale di Conceptual Rigoletta, questo vortex narratologico il cui vertexideale &
rappresentato dal bendato generale Druot, un Altamira-Tiresia che va rovesciando il mondo
in interiorita e viceversa. Vorrei tentare un’ermeneutica del tuo (o suo?) detour, naturalmente
parziale e prospettica. Siccome il senso dei vari episodi lo hai gia illustrato tu nel catalogo, mi
indirizzeré al reperimento degli ingredienti trasversali a tutte le portate. “Io” narrante a
parte, essi sono: personaggi storici e culturali “rettificati” in tuoi alter ego
(emblematicamente introdotti da Duchamp); ombre, vuoti e veti; piedi e scarpe femminili;
animali, domestici e non; sguardi di donne-animali e di voyeur dotati di raggi X; donne del (e
di) mondo; marchingegni tecnologici in quantita; libri, film e media in genere; architetture,
opere d’arte e iconografie. Ti risuona un tale elenco in bilico tra il palinsesto onirico e quello
della modernita?
hitps:lww.artibune. comyprofessioni-<-protessionistiwho-is-whe/2018/0S/intenista-sdrano-altamire-mostra-fondazione-marconi-milanol ent2artt/2020, Dialogo fra Raberto Ago e Adriana Altamira | Artibune
Adriano Altamira. Conceptual Rigoletta. Courtesy Studio Marconi, Milano
A.A: Ti rispondo, in disordine, partendo dal mare di suggestioni e di domande che mi invii.
R.A.: Ne hai facolta: tale opera, cosi Pesegesi.
A.A. Giusto é quanto dici sui personaggi storici “rettificati”: in particolare il generale Druot,
effettivamente un alter ego. Non ti sara sfuggito il fatto che con l’aria di niente ricordo la
circostanza di una sorta di performance fatta in Svezia, durante la quale, bendato, ritto su una
scogliera a picco sul mare disegnavo a memoria, ¢ al buio, il paesaggio circostante.
Altri due personaggi, Duchamp all’inizio, Isidore Ducasse (Lautréamont) alla fine, portano
con loro una sorta di indicazione di tendenza — nonostante il fatto che tu sottolinei
opportunamente, che io cerchi sempre di tenermi a distanza dal Surrealismo in senso stre__
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Infatti mi 2 sempre interessato di pid il Dadaismo, nella chiave Duchamp/Picabia, piuttosto
che Tristan Tzara, nonostante si debba a quest’ultimo la scoperta, o il lancio, di Ducasse.
R.A.: Anche l’universo femminile é ben presente, nel tuo lavoro...
A.A. Vorrei sfatare la leggenda di un Altamira feticista del piede, anche se non sarebbe cosi
grave. Teoricamente dovrebbero bastare le due citazioni dai manoscritti del Mar Morto e dagli
appunti di Margherite Yourcenar per fare chiarezza, ma al pubblico piace rimestare nel
torbido, e delle volte anche a me. In realta io adopero il piede in funzione anti-psicologica. In
effetti un tempo i maestri, come per esempio Rubens o Reynolds, nei ritratti, dipingevano
volto e mani (le parti “espressive”), lasciando poi al maestro di panneggi i vestiti e al maestro
di paesaggi gli sfondi. Mi diverte dedicare al piede, parte non nobile del corpo,
quell’attenzione che solitamente si riserva al volto. Oggi poi che tutto diventa “segno”, in
senso filosofico, le scarpine con gli aculei di metallo, piuttosto che un elegante motivo pied-
de-poule, hanno una funzione “espressiva” tutt altro che trascurabile.
R.A.: Dimentichi i piedi di ninfa di warburghiana memoria, dunque cosi feticista non sei.
A.A. Quanto agli animali, di cui sono da tempi non sospetti un grande estimatore, vorrei
notare come essi, ancor oggi, costituiscono un ponte di collegamento preferenziale col mondo
mitologico, che si collega naturalmente al mondo di icone che vado creando.
Venendo ai personaggi femminili, si, forse costituiscono una sorta di galleria di amori sognati
pitt che vissuti, Cosi come alcune architetture — penso a San Lorenzo e all’arco alla fine della
piazza — rappresentano gli spazi in cui mi muovo abitualmente.
La citazione di opere d’arte come il Filipino Lippi e il Piero Di Cosimo é per me abituale,
anche se qui vengono metaforizzate in senso personale.
Per quanto riguarda i macchinari, infine, in genere funzionano un po’ come dei readymades, a
meta strada fra oggetti a funzionamento simbolico e metafore congelate, i fotogrammi dei
film hanno un ruolo ben pit attivo. II film di Pabst ad esempio, muto ma privo di didascalie, &
un precedente illustre di Conceptual Rigoletta, anch’esso privo di didascalie esplicative. Mi
piace pensare che le storie raccontate alla fine del libro (non @ un semplice catalogo) ~ che in
effetti era il vero scopo della mostra, il suo suggello — siano le “mie” storie, che chiunque
altro potrebbe raccontare in altro modo.
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Adriano Altamira, Conceptual Rigoletta. Installation view at Fondazione Marconl, Milano 2018
R.A.: Purtroppo il web non ci consente di proseguire oltre. Nel salutarti invitando il pubblico a
non perdere assolutamente la tua mostra da Marconi, alla quale dedicare un po’ pit di tempo
del solito, magari sfogliando le agili chiavi d’accesso del “libro”, vorrei lasciarti con
un’ulteriore suggestione: godi anche tu nel pensare ai cartigli dei dipinti che evolvono come le
specie naturali, tanto da scoprirsi bolle dei fumetti?
A.A: Anche i cartigli lasciati in bianco prima da Filipino Lippi, poi da me, potrebbero
originare vari “fumetti”. Il fatto di non precisare sempre “‘cosa” o perché, é lo spazio di liberta
lasciato all’arte. Se uno dovesse dire al suo lettore “cosa” immaginare, arte avrebbe finito di
essere uno spazio libero. Soprattutto in questa civilta che si picca di prevedere i nostri
desideri, di indirizzare il nostro gusto, di pianificare il nostro futuro.
- Roberto Ago
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Dialogo ta Raberto Ago e Adriano Altamira | Artibune
Adriano Altamira - Conceptual Rigoletta
08/02/2018 ore 18
dal 08/02/2018 al 10/03/2018
Adriano Altamira
arte contemporanea, personale
FONDAZIONE MARCONI ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA
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Roberto Ago
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Roberto Ago é figura poliedrica attiva in molteplici rami inerenti allestetica
Critico delle immagini, iconologo, artista, editorialista, dopo gli studi darte
presso [Accademia di Brera sta conseguendo la seconda laurea in filosofia presso
(Universita degli Studi di Milano, con particolare riferimento a uniantropologia delle
immagini dimpronta transdisciplinare. Ha allattivo numerose pubblicazioni apparse sulle
principali testate nazionali darte contemporanea, parallelamente a unattivita espositiva
che lo ha visto ospite ci importanti gallerie e musei sia nazionali che esteri, dove ama
esporre i precipitati delle sue indagini
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