2art1/2020 Maurizio Callslanspiegato da Roberto Ago | Arkibune
hitps www artibune.comlart-vsivelarte-contemporanea(2016i04Iezion/--crice-maurzo-catelan! ato2ert/2020 Maurizio Callslanspiegato da Roberto Ago | Arkibune
Un logos sacrificale informerebbe la spettacolare carriera artistica di Maurizio Cattelan cosi come le
sue produzioni “post-ritiro”. Roberto Ago si propone di illuminarlo e di trarne una lezione generale
sulle fondamenta nascoste dell’ arte e del museo contemporanei
All (2011), duchampiana “pira antincendio”, segna com’? noto il commiato dalla carriera
artistica di Maurizio Cattelan. Sié assistito, in realta, alla celebrazione di un “divo” che in
barba alla scaletta va differendo a tempo indeterminato la sua “‘apoteosi”. Decisivo, ancora
una volta, il suo incerto sentimento d’appartenenza nei confronti di qualsivoglia contesto
espositivo: “torno subito” (la prossima volta), “‘scappo” (ma ci rivedremo), e da ultimo
“addio” (per un po’). Se da sempre l’artista fugge solo per essere inseguito, & chiaro come di
fronte all’antologica della vita l’arrivederci dovesse apparire definitivo 0, all’inverso, l’addio
“sospeso”. Naturalmente Cattelan non ha mai inteso che avrebbe smesso di creare, ma solo
che non accettera mai di vedersi imbalsamato in un museo. Buffo, per uno che non ha fatto
altro.
Se fino a l’altro ieri l’algido museo poteva ancora essere violentato a suon di vacche in
formaldeide, pornodive maritate e, nel caso del nostro, mirabolanti evasioni, oggi che si @
tornati all’ ordine e l’'agognata meta é stata raggiunta elargire una provocazione da manuale
sarebbe apparsa come una strategia logora. Con Al/Cattelan non fugge pit, opera c’é eccome,
ma non dove dovrebbe essere, e cosi per le sue produzioni post-ritiro, in particolare America
(2016) e il brand Made in Catteland (2017). Queste ultime sanciscono come all’ interno del
display museale non siano pit praticabili arrembaggi, se non all’entrata (il book-shop) e
all’uscita (Ia toilette), per due ulteriori e definitive negazioni del palcoscenico preannunciate
dalla mezz’aria del Guggenheim. II post-artista sembra aver maturato la consapevolezza che
nelle sale di un museo (e a maggior ragione di fiere e gallerie) nessun’ opera di qualsivoglia
artista potra pili sorprendere come un tempo, perché da che le platee erano ancora a digiuno di
provocazionié stato nel frattempo fagocitato e digerito letteralmente “tutto” (AlN.
La piattaforma espositiva, inseguita/rifuggita fin dagli esordi e che anche per questo gli
rendera onorie glorie, é propriamente il medium sacrificale utilizzato per una consacrazione
che é tutt’uno con un rito di passaggio. Ma la strategia “sacrificale” riguarda il fenomena
Cattelan nel suo complesso, il quale consiste innanzitutto in un ininterrotto e dissimulato
hitps www artibune.comlart-vsivelarte-contemporanea(2016i04Iezion/--crice-maurzo-catelan! 2029/1/2020 Maurizio Cattolan spiegato da Roberto Ago | Artibune
sabotaggio del display espositivo. L’opera omnia compendiata con enfasi in una zona liminare
del Guggenheim solo esorbita gli episodi precedenti, mentre il colpo di grazia inflitto
attraverso il bookshop e la toilette non riguarda pit solo il museo ma anche la cara, “vecchia”
arte. Una differenza fondamentale, infatti, distingue le neonate invenzioni scaturite dalle
ceneri di quella: esse riconnettono la star al discolo degli anni giovanili con un’autentica
peripezia” (rivolgimento dei fatti verso il loro contrario), nel momento stesso in cui si
colloca in pianta stabile nel museo, Cattelan fugge definitivamente da esso. Con America e
Made in Catteland egli non si limita a sacrificare le consuete aree espositive, ma produce due
esempi singolari di arte applicata che disinnesca dall’interno il registro artistico, venendo
fruita a margine delle esposizioni mentre svolge la sua funzione pratica e rituale. Come poter
tornare alle finzioni posticce di una volta ora che si é raggiunto un tale incomparabile
traguardo, che poi non é altro che quello di arte radicata nella vita activa?
La peripezia qui individuata non si limita alla parabola personale, né a quella generazionale.
Cattelan é un tale sismografo del sistema internazionale dell’arte da suggerire che i capolavori
della pensione anticipata debbano riguardare l’arte contemporanea nel suo complesso.
L'ambasciata é diabolica come il suo araldo: 1) “sono ancora e sempre il numero uno” (vero,
complimenti); 2) “tuttavia, un’arte museificata alla nascita, questa singolarita affetta da
autoimmunita, ha finito per consumare tutte le mie avance, disinnescando il desiderio
reciproco. Cosi non cié rimasta altra possibilita che operare all’interno degli unici interstizi di
vita autentica che, celati sotto al naso, ancora resistevano alla mummificazione. Non so se
saprd scovare altre riserve indiane da annettere/contrapporre alla west art, ma nel caso mi
bastera ribadire il mio ritiro”.
Dimostrando di non aver smarrito la sua musa, egli mostra altresi di diffidare del display
museale sia quando si trattava di conquistarlo, sia oggi di conservarlo. Tanta insistita
ambivalenza nei confronti del proprio oggetto d’amore non é solo tipica di chine teme la
perdita, al punto da abbandonare per primo, ma anche di chi sa bene come la logica sacrificale
alla radice del processo di museificazione sia tutt’uno con la sua dis-missione. Si tratta di una
torsione paradossale: se l’arte museale mangia la vita, quest’ ultima deve continuamente poter
rinascere dal cadavere imputridito di quella, perché entrambe continuino a essere, secondo un
processo circolare tipicamente sacrificale. Cosi idea di occupare delle zone liminari “pid
erogene” di quelle tradizionali non riguarda tanto un desiderio “di” Cattelan, quanto
un’ingerenza ostinata del sistema dell’arte: “eccitami, ché ne ho costantemente bisogno”.
Detto fatto. Ma nessuno, nemmeno Cattelan, pud riaccendere ad libitum un desiderio che teme
a tal punto l’abitudine da averne fatto la sua compagna terribile. Fagocitato da un museo in
presa diretta, occulta dimora di quella, esso si oblitera dappertutto, perfino in un bagno
pubblico.
“Dappertutto”. Ecco il primo dei tre ingredienti del vulnus che in compagnia di Maurizio
Cattelan andiamo disvelando. A distanza di tanti anni da una Biennale veneziana che con
ingenuo entusiasmo aveva profetizzato il museo diffuso, vederlo agito da un campione de”
hitps www artibune.comlart-vsivelarte-contemporanea(2016i04Iezion/--crice-maurzo-catelan! artozarv20e0 Mauri Catalan sigat da Robart Ag | Aue
museificazione in lotta con se stesso lo conferma in quanto pharmakon ambivalente dell’arte
contemporanea in genere.
hitps www artibune.comlart-vsivelarte-contemporanea(2016i04Iezion/--crice-maurzo-catelan! ano2artt/2020, ‘Maurizio Caltslan spiegato da Roberto Ago | Arribune
‘Maurizio Cattelan, America, 2016. Courtesy Solomon R. Guggenheim Museum, New York _ Sandro Botticell, La mappa
dell’ Inferno 2b, 1481-97. Biblioteca Apostolica Vaticana, Citta del Vaticano
OVER THE GAME
hitps:wwn.artibune.comiart-vsivelarte-contemporanea/2018i04/lezion'-d-crice-maurizo-cattelan! 51102anv2000 Maurizio Catalan spagato da Roberta Ago | Artibune
Il postmoderno, che in arte é solo un eufemismo per dire manierismo, dopo il canto del cigno
degli Anni Novanta (del Novecento?) é tornato alla ribalta, parrebbe per |’eternita. Non va
risparmiando nessuno, tra quanti emersi in questo avvio di millennio, mentre gli innovatori
dei decenni precedenti hanno continuato indisturbati sui vecchi binari (non Cattelan). Nulla di
male in ci
, in arte il manierismo é la regola, le rare eccezioni non segnando altro che il
passaggio da un canone all’altro. Ma se non va certo paventata la fine di quel gioco di societ’
transgenerazionale che é |’arte, nemmeno é lecito continuare a millantare forza e novita, né
sperare in un loro ritorno “garantito” dalla dialettica generazionale. Convertite in prassi, le
due opzioni non solo si vedono condannate al déja-vu e all’invecchiamento subitaneo ma,
invocate a priori, si scoprono anti(parte)cipate, gia-mai esperibili. La congiuntura, quindi, di
tale temperie artistica con un’inedita (lei si) inflazione di domanda e offerta, va producendo
assuefazione mista a insoddisfazione: l’onda lunga delle ripetizioni differenti (manierismo) si
é rovesciata in differenti ripetizioni (consumismo). II secondo ingrediente del vulnus non sta
in un’arte di maniera, che di per sé pué essere un’ ottima cosa, sta tutto nell’avverbio
“sempre” che connota la sua attuale declinazione maniacale e consumisti
Si dir
incarna in un coacervo di manierismi differenti, dagli esiti spesso pregevoli. Vero, peccato che
: se anche la divinita odierna é l’imene di Prassi&Canone, come nell’arte egizia, essa si
i devoti contemporanei, a differenza degli Egizi, verso il politeistico ordine costituito nutrano
sentimenti tanto ambivalenti da invocare continuamente la vecchia divinita (Forza&Novita),
la quale @ emigrata chissa dove. Frustrante paradosso, occorre ammetterlo. Non si vuole dar
credito ai tanti indovini guastafeste che ne individuano la causa in un’arte professionalizzata?
Ebbene, lo si dia all’artista per antonomasia, perché la parabola della sua luminosa carriera
artistica, coronata da un eloquente voltafaccia, denuncia esattamente tale crisi strutturale
congenita. II logos davvero sofocleo delle sue peripezie & inequivocabile, riguarda tutti
sancisce che non c’é (pit!) speranza, all’interno dei luoghi deputati, di disinnescare gli
sbadigli, perché sono propriamente tali luoghi e le pratiche che comportano a essere divenuti
strutturalmente soporiferi. Cid non significa, naturalmente, che si debba abbandonare seduta
stante un’arte sacrificale d’ufficio al museo, non foss’altro perché un’alternativa ancora non
si vede. Che fare? Nulla, comprendere.
Cattelan a parte, un altro italiano avvezzo al sacrificio, l’indovino Luca Rossi, sembra aver
presagito con largo anticipo come, a partire dalla data simbolica dell’11 settembre, l’'arte
avrebbe conosciuto, a lato di un vertiginoso sviluppo, un concomitante calo di prestazione.
Egli ha anticipato a parole cid che Cattelan mettera in scena qualche anno dopo, sfatando
Pinveterato luogo comune che l’arte anticipi il pensiero. Il loro messaggio, che anche il
Bonami di L’arte nel cesso. Da Duchamp a Cattelan sembra condividere seppur con minore
lucidita (per lui il problema resta l’opera e non il contenitore), & il medesimo: “se gid la
caverna, il tempio e la cattedrale si dimostrarono a un certo punto inadeguati, tanto da far
sorgere ’esigenza di luoghi e pratiche pitt consoni al mutare dei tempi, non si vede perché non
potrebbero rivelarsi tali anche quei teatri di cartongesso che sono musei, fiere e gallerie”.
Essi tuttavia non diffidano del contenitore museale in sé, ma solo di un suo uso in diretta, ..
hitps:wwn.artibune.comiart-vsivelarte-contemporanea/2018i04/lezion'-d-crice-maurizo-cattelan! si10arn1/2020 Maurizio Callslanspiegato da Roberto Ago | Arkibune
presente, che continuamente sacri
ica la vita sull’altare di un’arte atemporale o mortifera.
Andando alla radice del loro comune scetticismo, scopriamo che sono i bisogni e le aspettative
dei devotie il loro effetto di ritorno sulle pratiche dell’arte (sia artistiche che curatoriali)
Panello della catena che genera la crisi di sistema, crisi implementata e non causata dalle
vertigini del mercato. Una logica tipicamente sacrificale investe spettacoli ar
istici che, al pari
di tanti altri desiderata che causano dipendenza, non hanno tra le loro prerogative quella di
poter continuamente eccitare senza contemporaneamente produrre assuefazione e crisi
d’astinenza.
ra, l’assillo di vitalita proprio di ogni dipendenza appare, a ben guardare, del tutto
inopportuno in santuari consacrati ad Apollo, letteralmente “fuori luogo”. Da dove diavolo
giunge e perché tormenta i devoti delle arti visive a partire dalle inquiete Avanguardie (se non
gid dagli impressionisti)? Se I'arte moderna e contemporanea invecchia prima e peggio di
quella tradizionale, cid non accade per caso. Occorre rintracciare la causa delle sue crisi di
vitalita intermittenti in un “culto occulto” che, pur contagiandola in profondita, non haa che
il
dionisiaco miraggio che da oltre un secolo generazioni di artisti tentano a pili riprese di
vedere direttamente con essa. E la ritualita delle origini sacrificali di Homo sapien:
emulare, patendo sia l’opera che lo spazio espositivo e mai sospettando di non essere idonee a
ospitare Dioniso, non in pianta stabile almeno (Cattelan docet). L’arte contemporanea, se
osservata in profondita, oltre le sue variopinte staffette generazionali, mostra di essere una
forma dissimulata di sacrificio che continuamente cerca di ri-presentarela vitalita perduta
attraverso un dio che se certo rinasce, non sa resuscitare egli stesso. Ecco spiegata la
periodicita delle impasse e, anche, equivoco “filologico” che informa tutta l’arte che va da
Duchamp a Cattelan. se la dimora delle Muse si é trasformata in un palcoscenico sacrificale
misconosciuto é perché il devoto contemporaneo, inconsciamente, rammenta come gli antichi
Greci andassero a teatro, non al museo — da cui quel fenomeno ibrido e mai davvero riuscito
si andassero a vedere una manciata
che @ la performance. Egli non sospetta nemmeno come es
appena di spettacoli talmente selezionati da divenire dei classici immortali, e lo facessero in
rare occasioni legate a una paideia ritualizzata, non certo quotidianamente, tra folle di
solitudini.
“Solitudine”: ecco infine l’ultimo ingrediente del vulnus. Prima di ogni riflessione sulla
poiesis, occorrerebbe interrogarsi sul carattere “trascendentale” dei tre apriori che lo
sintetizzano, non a caso prossimi alla tripletta kantiana di Spazio, Tempo ed Ego. Essi
informano una platea dell’ umanita alienata su una scala divina (Dappertutto); avida di
Ingegno senza Privazione (Sempre); bisognosa di una linfa vitale che andrebbe cercata in riti
collettivi oggi estinti (Solitudine), non certo in addobbi scenografici nati per celebrare quell.
Nell’impossibilita di calibrate estasi collettive, andiamo patendo ogni santo giorno un’arte
dionisiaca “in scatola”, per giunta filtrata dallo screen. Una nemesi nel segno di Apollo,
naturalmente.
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‘Maurizio Cattelan, Made in Catteland, 2017. Photo courtesy Pierpaolo Ferrari _ Stadio di San Siro, Fossa dei Leoni, Milano
POSTILLA
hitps www artibune.comlart-vsivelarte-contemporanea(2016i04Iezion/--crice-maurzo-catelan! arto2arisra020 Mauricio Callolan spegato da Roberto Ago| Artibune
Non é vero che una qualche indicazione operativa, al di la di una prima comprensione dello
statuto sacr
vita con un pizzico in pit di ebbrezza, invece di ubriacarci di un’arte strutturalmente
icale dell’arte e del museo contemporanei, sia preclusa. Se sapessimo vivere la
narcotica, certamente la qualita di quest’ ultima ne risentirebbe in positivo. Poiché cosi non &,
che almeno un Dioniso taroccato non ci procuri un’ overdose. In un periodo storico-artistico in
cui ogni stratagemma vitalistico é disinnescato alla nascita, un gemellaggio di Apollo non pit
con lo “straniero”, ma con suo fratello Ermes, sarebbe consigliabile. Un’ermeneutica
dell’archivio creativa, intelligente e consapevole che sostituisse lo spettacolo confusivo con
una intelligibilita complessa appare oggi come una strada preferenziale, strada che in effetti
molti artisti hanno imboccato a partire dal fatidico 2001. Senonché non basta allestire le
reliquie per riportarle in vita, occorre la difficile arte della loro “resurrezione”, la quale come
sié detto non é appannaggio di Dioniso, ma delle Muse.
‘Tanto per essere concreti, quando Kris Martin colloca lo scheletro di una pala d’altare in riva
al mare, grande é ’arricchimento interpretativo che questa semplice dislocazione comporta. Il
problema é che il ring dell’ opera-zombie é pitt arduo dei tanti KO spacciati per un ritorno del
morto-vivente, mentre il circo dionisiaco sempre ama fare capolino, vedi la pleonastica
Stonehenge di Deller “gonfiata” quanto I’ originale. Sgonfia e inutilizzabile sarebbe stata
molto pid efficace, ma Deller non é Martin né tantomeno Cattelan, che gonfia l’avrebbe
affidata alle acque agitate della Manica per un autentico capolavoro.
~ Roberto Ago
Lezioni di critica #1. La sindrome di Warburg
Lezioni di critica #2. Adriano Altamira e il detour del generale Druot
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Autore Maurizio Cattelan
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Roberto Ago
http:/ wwwrobertoagoit
Roberto Ago é figura poliedrica attiva in molteplici rami inerenti allestetica
Critico delle immagini, iconologo, artista, editorialista, dopo gli studi darte
presso [Accademia di Brera sta conseguendo la seconda laurea in filosofia presso
(Universita degli Studi di Milano, con particolare riferimento a unantropologia delle
immagini dimpronta transdisciplinare. Ha allattivo numerose pubblicazioni apparse sulle
principali testate nazionali darte contemporanea, parallelamente a unattivita espositiva
che lo ha visto ospite di importanti gallerie e musei sia nazionali che esteri, dove ama
esporre i precipitati delle sue indagini
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