2ert/2020 Roberlo Aga e la storia dalfarte, Quarta puntata | Artribune
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Nuova “lezione di critica” di Roberto Ago, che stavolta punta sulla storia dell’ arte italiana
contemporanea.
La Stori(ell)a dell’Arte Italiana qui raccontata riguarda l’arte prodotta in Italia negli Anni Zero
e Dieci, ovvero negli ultimi vent’anni. ‘Tra il serio e il faceto, essa consta di una pars destruens
(la Prima), nella quale mi limiterd a saggiare alcune questioni inerenti alla difficolt, nel
nostro asistematico sistema dell’ arte, di storicizzare un’ arte in fieri (operazione gia di per sé
complicata), e di una pars construens (la Seconda), nella quale mi proporré di suggerire,
acclarata tale difficolta, alcune “posture” atte a fronteggiarla. Chiude i lavori, nella Terzae
ultima Parte, l’individuazione di quelli che ritengo essere gli artisti pi rappresentativi
dell’ arte italiana, tra quanti emersi in questo avvio di millennio. Com’é facile immaginare,
considerati singolarmente sono scoperta dell’acqua calda; cié che risultera inedito é mia
selezione e i motivi per cui va considerata come la migliore e la pitl rappresentativa.
Questi tre momenti delineano un’allerta generale: la necessita di ricominciare prima a
distinguere, quindi a promuovere in modo adeguato, gli artisti idonei a scrivere una Storia
dell’Arte Italiana prossima ventura, pena un discredito progressivo della nostra arte sulla
scena sia nazionale che internazionale, al quale I’Italia é¢ avvezza da pili di due decenni. Se non
sara dato di negoziare la loro individuazione e selezione a un livello consensuale allargato (@
cid che si suggerisce), é chiaro che I’alternativa sta sempre e solo nell’iniziativa dei pochi
rispetto ai quali questa mia vuole ambire a precedente paradigmatico. Io stesso vado segueiu0
hitps:wwartibune.comvart-visive!2018/07lrtica-stora-ate-contemporaneastalianal mt21/2020 Roberta Ago el storia dears, Quata puntata | Artribune
V’esempio di due maestri “fai-da-te” come Germano Celant e Achille Bonito Oliva: dove
sarebbe oggi l’arte italiana senza la loro intraprendenza solitaria?
‘Tra il serio e il faceto, dicevo, perché tale tentativo ha ambizioni storiografiche serie
perseguite attraverso un medium inconsueto che non consente approfondimenti né apparati
bibliografici; perché le critiche scanzonate che muoveré ai nostri addetti ai lavori susciteranno
in qualcuno ilarita poco divertite; perché promuoveré, infine, alcuni artisti al rango di
protagonisti dell’arte italiana attraverso categorie storico-critiche di seconda mano, le quali si
adattano loro perfettamente. Se la post-produzione é il dato saliente che li accomuna, perché
produrre manifesti alternativi a quelli esistenti? Ma non é tanto a Nicolas Bourriaud, che pure
evidentemente li riguarda da vicino, che faré riferimento, bensi ai due numi tutelari sopra
menzionati, con implicite le riletture storiografiche col senno di poi.
Prima di procedere, due parole sulle prerogative delle mie “lezioni” e sull’accoglienza
favorevole che vanno riscontrando tra i lettori, che ringrazio. L’avvio di questa rubrica di
critica volutamente non é stato accompagnato da alcuna dichiarazione d’intenti, identita e
metodo da parte mia: che i testi parlino da soli, mi ero detto e continuo a dirmi. E mia
convinzione che nell’Italia dell’arte parlino un po’ troppo gli attori e troppo poco gli
argomenti. Siccome, inoltre, pit di un artista e perfino un collettivo di curatori mi hanno
scritto chiedendomi degli expertise, devo chiarire che di mestiere non faccio il talent scout né
tantomeno il mentore. Se anche la mia rubrica sa offrire uno sguardo inedito sull’arte che
mostra di venire apprezzato, non mi compete elargire pareri se non all’interno della stessa.
hitps:wwartibune.comvart-visive!2018/07lrtica-stora-ate-contemporaneastalianal amtarn1/2020 Roberlo Aga la storia dalfarte, Quarta puntata | Atribune
1 *Fantastici Quattro” delart
italiana. In senso orario, Francesco Vezzoll, Vanessa Beecroft, Rudolf Stingel e Maurizio
Cattelan
FINE DELLA STORIA (DELLARTE)?
C’é una questione che occorre innanzitutto assumere, relativamente al tentativo di
storicizzare un’arte in fieri in un Paese come I’ Italia: di quale arte, o meglio di quale
generazione di artisti ci si deve occupare? Mentre scrivo infatti non solo sono ancora in pista i
“fantastici quattro” (Cattelan, Beecroft, Stingel e Vezzoli che perd, nonostante i clamori, non
& certo all’altezza dei primi tre), ma addirittura un Penone, Paolini, Pistoletto e Paladino, solo
per citare altri quattro nomi storicizzati riconducibili all’insieme P. E poi via tutti quelli vy “i
dopo, e sappiamo come il ricambio artistico in Italia avvenga mediamente ogni cinque ani.
hitps:lwwu.artibune. comvart-visive!2018/07lrtica-stora-ate-contemporanea:ital'anal ait2arisra020 Roberto Ago ela stra deft. Quarta puntata | rtivune
(sic). Si dira che & propria di un artista l’epoca che lo ha visto affermarsi, o nella quale ha
prodotto quei lavori che un giorno ancora lontano da venire lo consacreranno, e cid &
indubbiamente vero. Resta dunque da vedere chi si aggiudica gli anni Zero e Dieci, perché tra
sara chiuso un ventennio.
un paio danni s
Senonché il problema non riguarda piil, come é stato con |’Arte Povera, la Transavanguardia e
i quattro assi di cui sopra, degli artisti affermatisi oltre ogni dubbio, ma una marea montante
di nomi di cui si fatica a soppesare il valore storico-artistico. Il fenomeno é cominciato negli
Anni Novanta e non si é pit arrestato. In quanti conoscevano Baruchello sul finire del secolo
scorso? Ricordo ancora quando ventenne, con le docenti della Sapienza Simonetta Lux e Carla
Subrizi, andammo a trovarlo nella sua tenuta di campagna vicino Roma. Eccezion fatta per le
due sodali, era un nome per lo pit ignoto, e parliamo di un artista avanti negli anni gia allora.
Oggi ha avuto il riconoscimento che meritava, ma c’é voluta una vita intera. In quanti sono
oggi nella sua condizione?
E chiaro come chi scrive dubiti di ogni distinzione manichea tra valore di un artista e suo
riconoscimento: senza l’uno non si da !’altro, ancorché distinguibili sono consustanziali. Cosi
sembra pensarla il corso della Storia. Mai pienamente affermatisi nel corso degli anni, i nostri
artisti sono cid nonostante variamente noti e apprezzati. Questa sorta di limbo della notorieta
che interessa gli artisti italiani emersi negli Anni Zero e Dieci é tutt’uno con un’incertezza
diffusa circa il loro valore, da cui una storicita artistica che appare sospesa. La loro arte vale 0
non vale? Chi pué certificarlo con una qualche credibilita? Ecco il punto. E propriamente
Vindecidibilita intorno al loro peso specifico a costituire il problema fondamentale di un non-
sistema dell’arte quale il nostro, rispetto alle cui lacune strutturali mi permetto di rinviare
anche a uno mio scritto “pre-critico”. Non sto nemmeno alludendo ai mancati ingaggi da
parte dei nostri curatori attivi all’ estero (il che é a dir poco clamoroso), quanto al
riconoscimento limitato alla sola Italia, che non é mai unanime. Se anche pitt di qualcuno é
d’accordo sulla bonta delle loro ricerche, i nostri artisti non ottengono mai un’attestazione di
stima generalizzata, certa e inequivocabile.
hitps:wwartibune.comvart-visive!2018/07lrtica-stora-ate-contemporaneastalianal amtGLI ARTISTI
tps29/1/2020 Roberta Ago el storia dears, Quata puntata | Artribune
Che dire infatti, a caso, degli innumerevoli Icaro, Nannucci, Garutti, Pirri, Moro, Aird,
Esposito, Bartolini, Arienti, Pietroiusti, Vitone, Pancrazzi, Cecchini, Senatore, Manzelli,
Migliora, Berti, Benassi, Mangano, Maloberti, Masbedo, vedovamazzei, Toderi, Lambri,
Gioli, Cresci, e chi pit’ ne ha pit ne metta? (A proposito, apro una parentesi doverosa sulla
fotografia italiana perché meriterebbe un discorso a parte: essendo copiosa, diversificata e di
qualita, pit di un’arte di difficile valutazione avrebbe meritato ingaggi che non sono mai
arrivati). La lista appena suggerita rischia di procurare una vertigine, se solo la infoltiamo di
quei nomi ulteriori che tutti abbiamo in mente, avanzando con la cronologia. Tutti costoro
sono bravi o no? Perché é vero che in molti espongono regolarmente sia in Italia che all’estero,
ma, a parte rarissimi casi, nelle rassegne internazionali non compaiono dawvero mai. Il dato
che li accomuna é il fatto di essere in bilico tra un talento non cosi strabordante da essere
inequivocabile, e una carriera artistica impossibilitata a una valutazione unanime, seria e
attendibile.
Tutto cid non vale per i critici e curatori che di questi artisti si sono occupati, i quali o hanno
smarrito sul nascere ogni militanza critica degna di questo nome, o non sono competenti
nonostante le buone intenzioni, altrimenti avrebbero saputo imporli meglio di quanto non sia
avvenuto. La verita 2 che si danno entrambe le opzioni: alcuni non ci hanno creduto loro per
primi, altri hanno fallito clamorosamente le loro scommesse (puntualmente documentate),
altri ancora un misto delle due cose. Eppure nessuno é a giudicarne l’operato. Perché gli artisti
possono languire per anni nel limbo o anche scomparire per sempre, mentre i loro mentori
possono spartirsi fiere e musei a fronte di un’inedia malcelata e cantonate pitt o meno
plateali? A questo proposito, va rilevato come uno dei modi attualmente pit diffusi per eludere
la responsabilita delle proprie cattive scelte sia quello di occuparsi di tutti e di nessuno,
cosicché i nostri artisti sembrano tanti orfanelli adottati a tempo determinato senza che
nessuno se ne assuma mai la paternita. Forse gli artisti dovrebbero tornare ad auto-
legittimarsi come un tempo, per ottenere quel credito e/o discredito che pid non conoscono.
Se non fosse che, per molte differenti ragioni, non appaiono pili consapevoli che tale opzione
sia non solo legittima, ma perfino necessaria, basti pensare a quanta arte moderna e
contemporanea si @ imposta all’attenzione senza alcun ausilio della critica.
Gli artisti d’Italia variamente liminari hanno perso il treno di una consacrazione puntuale con
la loro eta anagrafica, ecco il problema. Nessun Celant 0 Bonito Oliva sul loro cammino
solitario, né manifesti programmatici auto-redatti. Per qualcuno, in futuro, senz’altro il treno
del riscatto passera, ma per molti, verosimilmente la maggior parte, non sara cosi, anche
perché nel frattempo nuove generazioni avranno fatto a gomitate per occupare i binari.
Occorre comprendere che é un misto di responsabilita degli artisti e di incapacita diffusa della
nostra classe di critici e curatori nell’individuare e selezionare la qualita in tempo reale, a
generare tanta incertezza circa i meriti e demeriti della nostra arte. Detto altrimenti, assieme a
una diffusa, scarsa professionalita dei nostri docenti d’accademia nel plasmare gli artisti, vi
sono troppi incompetenti a occuparsi dei frutti delle loro semine, disperdendo su legioni
hitps:lwwu.artibune. comvart-visive!2018/07lrtica-stora-ate-contemporanea:ital'anal ent2ert/2020 Roberlo Aga la storia dalfarte, Quarta puntata | Atribune
artisti “cosi-cosi” quelle poche risorse che, a esser pit selettivi, potrebbero essere convogliate
in modo efficace.
hitps:wwartibune.comvart-visive!2018/07lrtica-stora-ate-contemporaneastalianal 72artt/2020, Roberlo Ago la storia delfarte. Quarta puntata | Atrioune
"La Nuova “La Personalita “I'm not "Da Quando
Vanessa Artistica Pit Roberta~ MiHa —_ Leggo Il Blog Di
Beecroft @Luca _Interessante In Fatto Pensare Luca Rossi Non
Rossi* Italia" Pit Che Decine Mi Occupo Pit
di Della Pratica Ma
Gaceto Panton Progetti Visitati Solo Della Teoria
Dal Artistica”
Vivo"
Luca Rossi e la critica itallana. Sopra, i commenti lusinghieri di alcuni addetti ai lavori nei suol confonti; sotto, una scena dal
fim "Profondo Rosso" rivsitata per Voccasione dal nostro
NON SOLO LIMBO
ant
hitps:wwartibune.comvart-visive!2018/07lrtica-stora-ate-contemporaneastalianal21/2020 Roberta Ago el storia dears, Quata puntata | Artribune
‘Tutto male? Non esattamente. II Belpaese non é solo un limbo distopico di carriere artistiche
mai decollate, ma anche un Eldorado per operatori che possono illudersi per una vita intera di
valere qualcosa (a ragione e non), perché qualcuno con cui gemellarsi lo si trova sempre. Sono
le due facce di un sistema dell’ arte pluralistico, rizomatico e multilivello, dove il feudo di
turno concede ben piii di quindici minuti di notorieta, salvo circoscriverli al suo modesto
contado. Cid @ un male, perché si penalizzano i migliori (in ogni settore), ma anche un bene,
perché hai visto mai che nell’ombra maturino il Baruchello e i] Bonami del futuro, che ricordo
comincid come modesto pittore all’attenzione di una Angela Vettese non troppo esigente. Non
da ultimo, essendo l’arte un’ esigenza esistenziale, prima ancora che professionale, dove se
non in Italia é concesso di esercitarla anche se non si @ Picasso? Il confine tra la magnifica
illusione di esserlo e la frustrazione di non vederselo mai riconosciuto é propriamente quella
soglia sulla quale gli artisti italiani sostano, senza mai poterla varcare ora in un senso, ora
nell’altro.
Diciamolo una volta per tutte: da queste parti nessuno sembra sapere, potere o anche solo
volere distinguere I’arte di qualita da quella che non lo &, pena l’esclusione di una quota
considerevole di cid che é prodotto sul suolo nazionale, e con essa dei tanti che se ne
occupano. La latitanza delle istituzioni @ in tal senso I’alibi prediletto per coprire le mancanze
diartisti, galleristi, curatori e opinionisti che diffidando gli uni degli altri (a ragione), non
possono fare sistema.
Non é un caso se nel 2009, cio’ dopo pili di un decennio di incertezze circa il valore dell’arte
italiana, (corroborate evidentemente dalle molte scommesse perdute), si é assistito
all’irruzione pubblica di una figura affatto singolare come Luca Rossi, il quale, oltre a
fustigare gli operatori per le loro malefatte, ne ha di fatto raccolto il testimone. Con il suo
anonimato, egli rappresenta a tutt’oggi la maschera simbolica della nostra critica, a un punto
tale da essere stato considerato come il miglior artista dopo i “E
ntastici Quattro” quando
semmai, di migliore, c’& stato il suo mandato critico. Ironie del Belpaese.
- Roberto Ago
Lezioni di critica #1. La sindrome di Warburg
Lezioni di critica #2. Adriano Altamira e il detour del generale Druot
Lezioni di critica #3. Maurizio Cattelan e il culto occulto
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Roberto Ago
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Roberto Ago é figura poliedrica attiva in molteplici rami inerenti allestetica
Critico delle immagini, iconologo, artista, editorialista, dopo gli studi darte
presso [Accademia di Brera sta conseguendo la seconda laurea in filosofia presso
(Universita degli Studi di Milano, con particolare riferimento a unantropologia delle
immagini dimpronta transdisciplinare, Ha allattivo numerose pubblicazioni apparse sulle
principali testate nazionali darte contemporanea, parallelamente a unattivita espositiva
che lo ha visto ospite ai importanti gallerie e musei sia nazionali che esteri, dove ama
esporre i precipitati delle sue indagini
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