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marc augé che fine ha fatto il futuro? dai nonluoghi al nontempo eleuthera at Titolo originale: Oit est pase Vavenir? ‘Traduzione dal francese di Guido Lagomarsino © Editions du Seuil, 2010 Collection La Librairie duu Xle sidcle, ditigée par Maurice Olender Une premiate édition de cet ouvrage a paru en 2008 aux Editions Panama © 2009 Eleuthera Progetto grafico di Riccardo Falcinelli In copertina foto © Michael Fernabl / iStock Ti nostro sito www.eleuthera.it e-mail: eleuthera@eleuthera.it INTRODUZIONE, II paradosso del tempo CAPITOLO PRIMO. Le culture dell'immanenza CAPITOLO SECONDO Cambiamento di scala, stato delle questioni e stato dei luoghi CAPrTOLO TERZO Globalizzazione, urbanizzazione, comunicazione, istantaneith CAPrroLo QuARTO Contemporancita ¢ coscienza storica caPrTOLo Quinto Alienazione, n rdernitd, democrazia, progresso 15 25 61 canrroto sesto TL passato, la memoria, Pesilio caPrroto serrimo Lavvenire e Putopia caPrroLo ortavo I mondo di domani, 'individuo, la scienza, Vistruzione CONcLUSIONE Per un'utopia dell’educazione 73 81 105 INTRODUZIONE, Il paradosso del tempo Il primo paradosso del tempo & inerente alla consapevolezza che ‘ognuno ha di vivere in un tempo che precedeva la sua nascita e che continuera dopo la sua morte. Questa consapevolezza individuale del finito ¢ dell'infinito vale simultaneamente pet il singolo e per la societa. Infatti Pindividuo che si trasforma, cresce e poi invecchia, prima di scomparire un giorao o Falteo, assiste in quel mentre alla nascita ¢ alla crescita degli uni e all'invecchiamento e alla morte degli altri. Invecchia in un mondo che cambia, se non altro perché gli individui che ne fanno parte invecchiano anche loro e vedono generazioni pitt giovani prendere progressivamente il loro posto. Ci sono spiegazioni di tipo intellettuale per questo primo para- dosso: sono tutte le teorie che, in un modo o nell'altto, inscenano il ritorno del medesimo. Nella maggioranza delle societ’ studiate dall'tnologia tradizionale esistono rappresentazioni dell'eredit’ molto elaborate che tendono a ritenere la morte degli individui non una fine in sé quanto laccasione per tidistribuite e riciclare ali elementi che li compongoro. Le teorie della metempsicosi sono solo un tipo particolare di tai rappresentazioni. In Aftica, per esem- 7 pio, Pidea del ricorno degli element liberati dalla morte non 2 as- sociata a quella del ritorno degli individui in quanto tali, anche se, nelle grandi chefféris o nei tegni, la logica dinastica spinge in quella irezione. Altre istituzioni, come le classi di eta, otaluni fenomeni religiosi ritualizzati, come la posscssione, ricntvany in quella vie sione immanente del mondo che tende a relativizzare Popposizione tra vitae morte in virti di un’incuizione non lontana dal principio scientifico secondo il quale nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, I secondo paradosso del tempo & quasi l’inverso del primo e ri- guarda la difficolt& per uomini mortali, € quindi tibutari del tempo e delle idee di inizio e fine, di pensare il mondo senza imma- ginarsene una nascita e senza assegnargli un termine. Le cosmogo- ic € le apocalissi in varie modalit, sono una soluzione immagi- natia per tispondere a questa difficoled, Iterzo paradosso del tempo rimanda al suo contenuto 0, se vo- gliamo, alla storia. E il paradosso dell'evento, del fatto sempre at- teso e sempre temuto. Per un verso sono gli eventi che rendono sensibile il passaggio del tempo e che servono anche a datarlo, a or- dinatlo secondo una prospettiva diversa dal semplice tipresentarsi delle stagioni, Ma per un alero verso Pevento comporta il rischio di tuna rottura, di una lacerazione irreversibile con il passato, di untin- ttusione irtimediabile del nuovo nelle sue forme pitt pericolose. Per un lungo periodo della storia umana le catastrofi ecologiche, meteorologiche, epidemiologiche, politiche o militari avevano il potere di minacciare Fesistenza stessa del gruppo, ¢ lo sviluppo delle societa non ha fatto svanire la consapevolezza di rischi del ge- nete: Ii ha solo collocati su una scala diversa. Il controllo inteller- tuale e simbolico dell'evento & sempre stato al centro delle atten- zioni dei gruppi umani, Lo & ancora oggi; cambiano solo le parole € le soluzioni. E anzi possibile che il paradosso dellevento sia al suo culmine: mentre la storia accelera sotto la spinta di eventi di ogni genere, noi pretendiamo di negame lesistenza, come nelle epoche pitt arcaiche, per esempio celebtandone la fine 8 E proprio con la configurazione, la delimitazione o Pesplicita- zione di questi tre patadossi che si sono misurati, nei contesti sto- rici pitt vari, cuctii tentativi di simbolizzazione del mondo e delle societA. Se, come afferma Claude Lévi-Strauss nella sua Introdu- xione alloperu di Marcel Mauss, la comparsa del linguaggio ha comportato ipso facto la necessth di rendere il mondo significance, & ben evidente che la categoria del tempo, piit ancora di quella dello spazio, ha fornito una materia prima ideale per quell'opera- zione, perché & la pit sperimentabile, la pit immediatamente per- cepibile e, in questo senso, la meno arbitraria dei dati simbolici. La padronanza del calendario & stata una delle forme pitt efficaci di controllo religioso e/o politico esercitato sulle societ’, perché il tempo, dato immediato della coscienza, appare simultaneamente una delle component essenziali della natura e uno strumento pri- vilegiato per capirla e governarla, | poreri teligiosie politic si sono sempre serviti del tempo per dare alla cultura Papparenza di un fatto naturale, Tatte le rivoluzioni hanno dovuto fate i conti con la necessiti di ridefinice limpiego del tempo e di rifondare il calenda- rio per cercare di cambiare la societ. Resta il fatto che non avrebbe senso dissociare una riflessione sul tempo da una sullo spazio. Tutt i sistemi simbolici che si possono osservare nel mondo attestano invece il legame sempre intuitiva- ‘mente avvertito tra queste «forme ¢ priori della sensiilids, come le definisce Kant. Le culture dellimmanenza individuano, segnalano ¢ ordinano gli spazi di socialta con estrema minuzia, sia per distin- guerli dagli spazi non umani, sia per tracciare le linee di partizione che ordinano il gruppo sociale stesso (norme di residenza, sistemi di divisione, spazio pubblico e spazio privato, spazio sacto e spazio pro- fano...). Queste suddivisioni sono intimamente correlate alle rap- presentazioni del tempo sociale. Alcune di queste si manifestano solo in occasione di riti stagionali, La residenza cambia con le varie th della vita (ingresso nell’etd adulta, matrimonio. ..). Si potrebbe ost parlare di uno spazio-tempo sociale il cui grado pitt 0 meno forte di cocsione corrisponde alle diverse modalith organizzative, 9 | sae IIL LD La ptova delYaltro, nelle forme della conquista e della colonizza- zione, & spesso stata tanto pitt dolorosa quanto pitt ribaltava Por- dine spazio-temporale preesistente, da quel momento in poi con- siderato obsoleco, Agli occhi dei colonizzati tale prova era percid, prima di tutto, un evento ingovernabile che segnava una rottura it. reversibile tra presente e passato e che imponeva loro, tanto in ter- mini politici quanto religiosi, una reinterpretazione del passato ¢ una visione dell'avvenire. Parallelamente, quell’evento trasformava da cima a fondo la loro organizzazione spaziale. Lurbanizzazione, Je nuove suddivisioni amministrative, la creazione di colture indu- sttializzate destinate all'esportazione, l'integrazione forzata nello spazio del colonizzatore (per esempio in occasione della prima guetta mondiale o delle stesse guerre coloniali) hanno costituito tun abbozzo su scala regionale di quella che oggi viene chiamata globalizeazione, Non é escluso che, per un curioso ribaltamento della situazione, POccidente colonizzatore oggi si trovi davanti alle stesse difficoled che non molto tempo fa ha provocato tra i colonizzati, quando pretendeva di imporre la propria concezione pitt o meno evoluzio- niisca della storia. In effetti, nel corso del xx secolo, si sono trovati a mal partito tutti quegli schemi intelletuali sui quali, con mag. giori o minori dubbi, certezze e buona fede, siera costruita 'ideo- logia coloniale e postcolonial (il senso della storia, il volontarismo rispetto allevento, il rifiuto della contingenza e quelleredita dell Il luminismo che @ Pineludibile legame tra progresso scientifico, pro- sgresso materiale e progresso morale). A questo proposito si cita spesso, € non a torto, il falimento dei sistemi comunisti, ma biso- gna anche insistere sul disorientamento morale provocato dall'ain- pizza dei massacti resi possibili dal progresso tecnologico, sulla fine disastrosa delle avventure coloniali, che toglie ogni senso a una Parte della storia occidentale, e sulle incertezze intellettuali che opgi accompagnano il movimento aecelerato della globalizzazione. Questo movimento, tante evidente quanto imprevedibiley guarda non solo economia ma anche lascienza, la tecnologia cla 10 politica; e comporta manifestazioni del tutto inedite di violenza e di nazionalismo, convulsioni religiose e politiche senza precedenti che sanciscono il fallimento dell impresa coloniale come primo ab- bozzo della globalizzazione. Sono dunque il nostro passato pitt recente, la nostra storia pitt vicina (quella misurabile sulla durata di untesistenza individuale), che ci diventano enigmatici, Dal 1989, dopa la caduta del muro di Berlino, comincia una nuova storia che fatichiamo a capire, perché procede troppo in frettae riguarda direttamente e immediatamente tutto il pianeta. Dal punto di vista intellettuale, questo cambiamento di scala ci prende alla sprowvista. Siamo ancora nella fase di critica dei vecchi e delle visioni del mondo che li sottendevano. A questi si sostituiscono da un lato una visione pessimista, nichilista e apoca- littica, secondo la quale non c? pitt niente da capire, ¢ dallaltro una visione trionfalista ed evangelica per la quale tutto & compiuto © sta per esserlo. In entrambi i casi, il passato non é pis portatore dialcuna lezione ¢ dall'avvenire non c? pitt niente da aspettarsi. Tra queste due visioni estreme, c& posto per un'ideologia del presente caratteristica di quella che per convenzione & definita societd dei consumi, Sorto la marea di immagini e di messaggi, sotto Feffetto di tecnologie della comunicazione istantanea e della mercificazione di tutti i beni maceriali ¢ culturali, sembra che agli individui resti solo la scelta tra un consumismo conformista e passivo, anche quando le possiblitd di consumo sono ridotte, e un rifiuto radicale al quale solo le espressioni religiose esasperate sembrano in grado di fornire unlapparente armatura teorica, Sullo stesso piano ideolo- gico, vediamo inolere formarsi connubi sostanziali tra ideologia re- ligiosa ¢ ideologia consumista, pitt in particolare nel caso dell’e- vangelismo di origine nordamericana. Peril resto, le nuove forme di esclusione, delle quali la globalizzazione & nello stesso tempo il contesto generale ¢ uno dei principali fattori, generano, attraverso diverse mediazioni come quella del fondamentalismo teligioso, at- teggiamenti di rigetto o di fuga che hanno senso solo in rapporto concet un rrr allordine dominante. Quest'ultimo provoca insieme odio ¢ sedu- ione, La contestazione, la rivolta o la protesta sembrano cos) pri- gioniere di quegli stessi schemi di pensiero ai quali si oppongono, siaa livello della vita politica sia sul piano intellettuale e artistico. Ogni impero ha avuto la pretesa di fermare la storia, tanto che & possibile sostenere che altte globalizzazioni abbiano preceduto Fatcuale. Lunica differenza, che perd é di dimension, sta nel fatto che la globalizzazione presente ? cocstesa al piancta come corpo fi- sico. Ogni giorno di pitt prendiamo coscienza di occupare «un an- golo dell'universo», come diceva Pascal. In questo universo le cate- gorie di tempo e di spazio alle quali siamo assuefatti non funzionano pit, ¢ qualcosa di quella vertigine provocata dalle esplorazioni dell'astrofisica pud avere delle ricadute sulla nostra percezione della storia umana. Tutto contribuisce dunque a mettere in discussione le categorie tradizionali dell'analisi ¢ della riflessione, che pure ci hanno per- messo di capire come funziona l'ideologia e, in particolare, di indi- viduarne una caratteristica essenziale: la sua capacit’ di sottrarsi in parte alla coscienza non solo di coloro che ne sono vittime, ma anche di chi la srutea per dominare gli altri, Pud allora essere utile riprendere la categoria di tempo per intertogare nuovamente le false evidenze dell’attuale ideologia del presente. Queste evidenze assumono la forma di un triplice paradosso. Primo paradosso: la storia, intesa come fonte di nuove idee per la gestione delle societ& umane, sembra terminare proprio nel momento in cui riguarda esplicitamente l'umanit& nel suo insieme. Secondo paradosso: noi dubitiamo della nostra capacita di influire sul nostro comune de- stino proprio nel momento in cui la scienza progredisce a una ve~ locita sempre pit accelerata, Terzo paradosso: la sovrabbondanza senza precedenti dei nostri mezzi sembra vietarci di riflettere sui fini, come se la timidezza politica dovesse essere lo scotto da pagare per lambizione scientifica ¢ 'arroganza tecnologica. Questi tre paradossi altro non sono che l’odierna forma storica dei tre paradossi del tempo citati all'inizio. In questo senso atten- gono tutti all'ideologia. Ogni sistema di organizzazione e di do- minio del mondo ~ sia che quest ultimo abbia limiti geografici pit © meno estesi o che lo si voglia, come oggi, coesteso al pianeta —ha prodorto teorie dellindividuo, del mondo e dellevento. Il sistema della globalizzazione non si sottrae a questa regola. Lideologia che gli & sottesa, che lo anima e che gli consente di imporsi alle co- scienze dei singoli, pud essere analizzata in quanco tale, nonostante la complessita delle sue determinazioni e dei suoi effetti. Le rifles- sioni qui proposte, che si inseriscono nelf ottica di un’antropologia comparata delle rappresentazioni del tempo, vorrebbero dare un contributo a questa analisi. Esse dunque prenderanno in successione come oggetto i con- cetti di immanenza (riguardo alle societ o alle culture delPimma- nenza), di sviluppo (a livello delle teorie e dele azioni di sviluppo), di globalizzazione (¢, in correlazione, di comunicazione e urbaniz- zazione), di contemporaneita, di modernit’, di memoria e, infine, di utopia, nel tentativo di rispondere alla domanda in apparenza ingenua che ossessiona ogni giorno di pi i vari ambiti del faree del pensare: che fine ha fatto il futuro? Nota all Introduzione 1. Marcel Mauss, Sociologie et anthropologie, Pur, Patis, 1950 [tra it: Sociologia ¢ antropologia, Newton Compton, Roma, 1976} NS CAPITOLO PRIMO Le culture del?’immanenza Lespressione «cultura dell'immanenza» rimanda per un verso a una teoria dell'evento che ha per oggetto e per conseguenza il negarne fesistenza o il rifiutarne il carattere contingente e, pet 'altro, a un insieme di rappresentazioni della persona, della societh, dellere- diea e della tradizione che, non lasciando spazio a nessun duali- smo, sono particolarmente adate ad attivare questa negazione, Le societa politeiste, che sono state oggetto privilegiato di studio della prima etnologia, sono estrance a qualsiasi idea di trascendenza e di salvezza individuale. In esse I'individuo umano & concepito ‘come unione provvisoria (il tempo di una vita) di un certo numero di clementi che sono liberati dalla morte: alcuni scompaiono, altti entrano in nuove combinazioni, in parte arbitrarie c in parte stabi- lite dalle regole della filiazione, In Aftica, tra le popolazioni amerin- die in Oceania, le formule possono variate ainfinito, ma in ogni | gruppo umano & presente lidea delle componenti della persona, i idea collegaca in modo pitt o meno stretto a quelle di eredit& e di f- iazione. Tali componenti non sono né materiali né spirituali 0, i per meglio dire, sono indifferentemente ¢ contemporaneamente 15 «material e «spiritual, se proprio vogliamo renderne conto nelle lingue occidentali segnate dal dualismo metafisico. Queste componenti sono sia marchi identitari sia principi di azione, vertori di energia, Alcune sono strettamente individuali, altre si ereditano, Alcune sono relazionali e possono entrate in con- fatto, talvolta in modo aggressivo, con le componenti di altri indi- Vidui, altre sono pitt legate al corpo vero e proprio ed esposteallag- gtessione di componenti di altri individui, Tutte queste possibilita di attacco e di difesa, alle quali si fa talora riferimento inserendole sotto il titolo «credenze nella stregonerian, sono altrettante espres- sioni di cid che si chiama «strutcura sociale», La struttura sociale & insieme della rete di relazioni possibili e pensabili tra individui che appartengono a quelfinsieme. Nella loro maggioranza gli event, soprattutto biologici (la malattia, la morte), sono inerpre- tati come esito di quella serie di rapport, che a loro volta sono rap- porti di forza e rapporti strutturali,relazioni di senso sociale. Facciamo un esempio. Nelle societd apparentate al gruppo akan, nell’Aftica occidentale, sui due lati della frontiera tra Costa d’Avo. tio € Ghana, la filiazione & matrilineate, ma la reazione tra un fglio © suo padre (0 chi gli succede, ovvero un parente materno del padre) ha proprie esigenze specifiche. Il duplice gioco di relazioni tralalinea materna di Ego ela linea materna del padre si esplica nel tempo, Presso gli Alladiani, tra i quali ho lavorato negli anni Ses- santa e Settanta, lo status dipendeva in gran parte dalleta. Lindi Viduo si affrancava progressivamente dalla tutela del padee, per in- tegrarsi in modo pitt marcato nella famiglia della madre e acquisire tuna relativa indipendenza economica. Le vatie ppe di questo pro- cesso si traducevano in cambiamenti di residenza e in una ridistri- buzione dei prodotti del suo lavoro, Notmalmente un «bravo fi- slio» otteneva da suo padre, insieme allautorizzazione a prendere moglie, il dicitto a costruirsi una capanna nel cortile paterno a coltivare un campo di manioca sui terreni del lignaggio materno del padre. Solo dopo la nascita del secondo o del terz0 figlio acqui- siva il dititco di costeuire una cucina accanto alla propria capanna 16 di far venire la propria sposa in permanenza presso di lui. Pitt tardi ancora, alla nascita del quinto o del sesto figlio, avrebbe avuto il dititco di ridistribuire anch’egli i prodotti della sua pesca in mare. Ma fino a quel momento sarebbe stato suo padre (o Vetede del padte in linea materna) che avrebbe provveduto a questa ridistribu- zione. Dal momento in cui acquisiva quel diritto i principali bene- ficiati della pesca, al posto dei parenti materni del padre, diventa- vano i propri parenti materni. E contestualmente egli acquisiva il diriteo di lavorare sulle terre di questi ultimi e di cacciare per pro- rio conto. ern stoma del genre comportava tensioni trai diversi soggetti coinvolti e soprattutto trai lignaggi alleat, quello del padre e quello dello zio materno. La causa di ogni evento negativo era facilmente imputata a quelle tensioni, vuoi a causa di un attacco «di stregone- ria» della parentela materna, vuoi a causa di una maledizione della parte paterna. Gli scenari erano soggetti a molteplici evoluzioni ed cerano spesso complicati essendo anche possibile, in certe condi- zioni, Pintervento di terzi. Resta comunque il fatto che non cera posto per dea di malattia o di morte «naturale» (nella nostra lin- gua), perch¢ era rigorosamente priva di senso: in caso di disgrazia era necessario condurte urfindagine e identificare un responsabile. Lo scopo di un simile dispositivo non era tanto quello di punite il colpevole, anche nel caso che si trovasse un'intesa sti chi fosse, quanto di spiegare il fatto riadattandolo alla struteura. Infatt, le potenzialica aggressive o difensive erano costitutive della definizione delle relazioni stesse e nel caso non facevano che attualizzarle: erano nella natura delle cose ¢ la diagnosi o il verdetto avevano l’effetto di un ritorno all’ordine normale. La malattia o la morte erano uno scandalo solo finché non trovavano una spiegazione. Una volta ti- condotto lignoto o Pimprevisto al fatto noto, il ritorno alla norma diventava operativo, Le societa basate sul lignaggio, quelle politeiste o «animiste», non hanno il monopolio della negazione dell’evento, che pure ha tun ruolo centrale nella loro gestione dello spazio-tempo sociale. 7 Quando I'evento travalica per ampiezza le normali capacita di dia- gnosi, si attivano procedure specifiche, che la letteratura etnolo- gica designa spesso con il termine generico di «titi di inversiones Una siccita, unfepidemia o la morte di un capo, eventi rincorrenti ma irtegolari che minacciano equilibrio e talvolta la sopravviveniza del gruppo, fanno scattare quelle che si potrebbero chiamare ri- twalizzazioni di urgenza. In generale queste mettono in scena, nel senso davvero teatrale del termine, il dramma i cui effetti vogliono scongiurare. Si tratta allora di un tentativo «estremo», di una ti tualizzazione «con le spalle al muro», La colonizzazione & Pevento Ja cui esistenza nessun rito & stato capace di eliminate 0 negare, l'e- vento che ha prodotto proprio cid che ogni rito cerca di scongiu- rare: un fossato invalicabile trail passato e il presente, Quando Lévi-Strauss parlava di societ’ wlredde» o atiepiden, evi- dentemente non intendeva suggerire che queste fosseto senza sto- ria, ma mirava piuttosto a definite il loro rapporto con Ia storia, ‘Questo infatti varia storicamente, anche nelle societ& occidentali,e oggi si pone la questione, come vedremo pitt avanti, di capire se le societi cosiddette «sviluppate» non siano sul punto di entrare, in quest ottica, in una fase «iepida», Tlrapporto con la storia non sintetizza da solo tutte le concezioni del tempo in funzione nella via individuale e sociale. La prima ca- rattetistica delle «culture dell'immanenza», come abbiamo visto, & il forte legame solidale che postulano tra corpo individuale e corpo sociale, tra identita e altert’, e per questa stessa tagione tra evento e struttura, Ma questa consonanza si afferma all'interno di una concezione pitt ampia, per la quale la distinzione tra vita e morte, tra veglia e sonno, tra uomini e déi non ha niente Le elaborazioni antropologiche e cosmologiche dei diversi gruppi umani sono, evidentemente, tutte diverse ¢ singolarmente raffi- nate, ma si potrebbe affermare, a costo di qualche semplificazione, cche gli dai del politeismo sono uomini antichi che si manifestano attraverso il sogno e i fenomeni di possessione; una volta adegua- tamente interpretati dagli specialist, il sogno ¢ la possessione sono 8 | i canali ateraverso i quali i due mondi solidali comunicano, for- mandone uno solo. Truoli affidat rispettivamente al sogno e alla possessione sono di versi pet ogni societd. Tradizionalmente la possessione occupa un posto importante nelle strategie dellimmaginatio afticano. Le cul- ture amerindie sono state invece definite dall’antropologo Kroeber «culture del sogno». In ogni caso, @ la prossimitd delle origini che manifesta, 2 la cosmogonia che si tiattiva. In Aftica, le forze ance- strali delle origini si impadroniscono dei corpi dei posseduti, men- tre lo sciamano amerindio viaggia in sogno verso la linea del? oriz- zonte per andare a prendere notizie dei morti recenti che hanno raggiunto le divinita ancestrali. Nel complesso, ¢ dunque la prossi- ‘ita spaziale e temporale del presente e del passato mitico che si af- ferma ¢, pitt ancora, la dipendenza del primo dal secondo. Si capisce come in queste condizioni osservatori pitt o meno in- teressati a questo aspetto della faccenda (missionari, amministra- tori, funzionari di ogni genere... ed etnologi) siano stati tentati di attribuire genericamente alle societ’ non occidentali, non inda- striali, sottosviluppate, un rapporto con il tempo troppo soggetto al fascino dell'evocazione delle origini, troppo invischiato nella ti- petizione rituale del ritorno ancestrale e nel rifiito dell’evento in- novatore per riuscire a lanciarsi con efficacia nelPavventura della modernita, Era chiaramente un modo per confondere le acque e, soprattutto negli anni Sessanta del secolo scorso, in un petiodo in cui coesiste- vano pitt modelli epistemologici, per fare concessioni nello stesso tempo al modello culeuralista e a quello evoluzionista. Secondo il primo, in ogni insieme socio-cultutale esistono pitt livelli di realt& sociale, ognuno dei quali, per®, &espressione degli altri: se si scopre Ja cifia i una delle lecture possibili, si ottiene al contempo la capa- ith di capire le alee ¢ il eutto specifico che esse compongono. Se- condo il modello evoluzionista, a via dello sviluppo & rigorosamente indicata ¢ ha, in patticolare, implicazioni psicologiche individuali e colletcive che tutti gli enti di ricerea, nel decennio di cui parliamo, 19 inserivano nei propri questionari come voei pertinent (per esempio, il asenso del progresso» o il «tempo come valore in sé»). I punto problematico consisteva chiaramente nel presupporre un concetto sociale di tempo che si credeva di porer inferire dalla presenza o assenza di qualche categoria abitualmente considerata parte incegrante della cassetta degli attrezzi propria a imprenditori, leader e ditigenti della classe capitalista. D'aleronde, in quello stesso periodo (1965), Louis Althusser in Leggere il Capitale\ faceva la critica di quel concetto di tempo omo- _geneo € contemporanco a sé che autorizeava quella che definiva «la ccesura di essenza». Tale cesura, «dove ogni elemento della toralith & dato in una copresenza, che & essa stessa presenta immediata della sua essenza, diventata cosl immediatamente leggibil in s6, puntava ad aggiornare la struceura specifica della totalitd sociale che la ten- deva possibile. Ci trovavamo allora, in realt, davanti a una visione evoluzionista e culturaista del mondo, secondo la quale le societ’ si collocano su un continuwm dove ognuna di esse, nella sua totale pienezza, occupa un proprio posto funzionalmente armonioso. concetto di un tempo sociale proprio di ciascun insieme so- ciale & inammissibile, evidentemente ci saranno tante concezioni del tempo quante sono le mansioni da compiere: per riprendere per tun istante lesempio degli Alladiani, i lavori agricoli non impon- gono le stesse scadenze ele stesse urgenze di una giomata di pesca in mare o dell elaborazione di strategie matrimoniali a lungo termine. Inoltte, si potrebbero fare dstinzioni tra un tempo ciclico, legato al calendario e ai riemi agricoli (i quali tra parentesi, fanno si che tra ali agricoltor ci sia un senso acuto delle scadenze), e un tempo cu- mulativo legato all'eta al percorso sociale, Edmund Leach aveva fatto questa distinzione nella sua Critique de Vanthropologie3. Nel 1947 Maurice Halbwachs aveva git fatto notare Pesistenza, in un'u- nica sociec, di ranti tempi colletivi quanti sono i gruppi separati ¢ Fassenza di un tempo unificante che si impone a tutti, A sua volta lo storico Jacques Le Goff, dopo aver distinto, nel Medioevo, ‘tempo della Chiesa da quello del mercante, osservava come il primo 20 fosse un orizzonte presente anche nellesistenza del mercante, ma che il tempo nel quale operava professionalmente non era quello in cui viveva religiosamente®. La distinzione dei diversi tempi era da molto tempo alla base delle inchieste emologiche sul campo. Gia nel 1939 Edward B. Evans-Pritchard, a proposito dei Nuer, aveva di- stinto tra tempo structurale e tempo ecologico®. Di nuovo negli anni Sessanta, una ricerca diretta da Georges Balandier distingueva tra tempo non utilitario, tempo ecologico ¢ tempo utilitario”. Si vede dunque che non tutti gli etnologi e non tutti gli osserva- tori sono stati vietime dell'llusione evoluzionista e culturalista, Ma non & questo Pasperto pitt importante. Per quello che qui ci inte- ressa, l'aspetto rimarchevole & l'insistenza con la quale etnologi, so- ciologi, storici e filosofi sono tornati, nel decennio in questione, sull'argomento del tempo ¢ dello sviluppo. Per la maggior parte di costoro non sié trattato di una discussione puramente speculativa, ima del tentativo di riflettere sulle condizioni che rendono possi- bile lo sviluppo. Per qualcuno non si trattato tanto di sviluppo, un concetto del quale si denunciava il carattere ideologico, quanto di rivoluzione. In ogni caso, da parte sia dei marxisti sia dei teorici li- berali dello sviluppo ¢ del «decollo», c’ stato il tentativo di co- struire un pensiero dell'avvenire che, per quanto attraversato da contraddizioni e polemiche, non era ancora minato dal dubbio ¢ dallo scetticismo. Questo atteggiamento sari dominante fino agli anni Settanta. E possibile fare ur‘ alera osservazione a proposito dell'espressione culture dellimmanenza». Essa non tende tanto a distinguere que- ste culture dalle altre quanto a individuare in ogni societa la propria dimensione immanente, la propria parte di immanenza. Perché i imenti collettivi ufficiali sono una cosa ¢ le modalita pratiche di «sistenza un'altra, Gli individui ¢ i geuppi umani in maggioranza privilegiano la sicurezza di un ambiente a loro noto a un avvenire prefigurato esi sforzano di limitare per quanto & possibile la portata dellevento. Nelle societi complesse, nelle quali le divisioni di classe ¢le differenze di rango e di qualifica professionale sono nette e mol- teplici, Fimpiego del termine «cultura», sempre problematico, & par- ticolarmente delicato. Mi sembra comunque possibile accostare la cultura dellimmanenzay a cid che Pierre Bourdieu chiama habitus, definito come «sistema di disposizioni a essere ea fare», «desiderio di essere che, in certo modo, cerca di crearc le condizioni del proprio conseguimento». Quel sentirsi «a casa» nel quale si ritrovano gli in- dividui e al quale contribuiscono, indipendentemente da qualsiasi specifico riferimento cosmologico, canto il contesto materiale (edi- ficio, mobili, actrezzature domestiche) quanto i tapporti di prossi- ‘ita (amici, congiunti,relazioni), & un mondo dell immanenza, un luogo di immanenza che & tale proprio nella misura in cui coloro che lo creano, a prescindere dalle determinazioni che rimangono in gran parte esterne a loro, intendono perpetuarlo il pita lungo pos- sibile, soprattutto cercando solo fi le ragioni del proprio divenire, Sctive Bourdieu: «ll corpo ¢ nel mondo sociale, ma il mondo so- iale & nel corpo [...]. Le strutture stesse del mondo sono presenti nelle structure (0 meglio negli schemi cognitivi) che gli agenti met- tono in funzione per capiti[...]s8, Non si potrebbero definire me- gio le socicta del ignaggio afticane o altre societd pitt o meno in- differenziate che sicuramente Bourdieu, etnologo della Kabilia, aveva in mente nel momento in cui scriveva queste parole: «L’indi- scutbile fascino delle societ® stabil e poco differenziate, luogo per eccellenza secondo Hegel, che ne aveva avuto unintuizi sima, della liberta concreta dellessere ‘a casa propria’ (bei sich scini) in cid che é, trova il suo principio nella coincidenza quasi perfetta tra habitus e habitat, tra gli schemi della visione mitica del mondo ¢ la struttura dello spazio domestico organizzato secondo le stesse opposizioni, 0 ancora tra le speranze e le opportunita effettive di realizzarle, Nelle stesse societ’ differenziate tutta una serie di mec- canismi sociali tende ad assicurare 'adeguamento delle disposi- oni alle posizioni, offtendo cosi a chi ne beneficia un'esperienza incantata (0 mistificata) del mondo sociale», Lerrore di certi fautori dello «sviluppo» degli anni Sessanta & certamente consistito nel pretendere di agire direttamente su ne acutis- 2 schemi mentali dei quali non comprendevano né la natura né la fanzione, facendone espressione di una amentaliti» considerata da qualcuno riformabile e da alti icrimediabilmente crisallizzata, Di convverso, tutti i dibactiti del periodo che affrontavano i rapporti tra tempo € societa sono interessant per due ragioni: da una parte sollecitano a riflettete sulla categoria del simbolico ¢ sullo stacuto degli schemi preesistenti alla produzione di senso da parte degli individui in societs dalPaltra ci invitano a interrogarci sui moti pet cuiil grande dibattito sul tempo e sul futuro degli anni Sessanta abbia mancato Lobiettivo e, al di la di questo, sui motivi per cui ogg) il cempo come principio di speranza sembra essere scomparso dalle nostre discussioni, dalle nostre coscienze e dalle nostte pro- spettive politiche. Note al capitol 1. Louis Althusser, Lire fe Capital, Maspero, Pais, 1965 (tad. ie: Leggee if Ca- pitale, Mimesis, Milano, 2006] 2. Ibid, >. 40. 3. Edmund Leach, Critgue de Fanthropologie, Pur, Pati, 1968 [ediz. originale Rethinking Anthropoleg, Dikens, Northampton, 1966} 4, Maurice Halbwachs, La ménoire collective ee temps, «Cahiers incernationaux de sociologies, 1, 1947 [trad it: La memoria cllettiva, Unicopli, Milano, 2007] 5. Jacques Le Goft, Temps de VEglise et emps di marchand, «Annales», XV (3), smaggio-glugno 1960 [ead, ics Tempo della Ciera e tempo del mercantee ler sage sul invoroe la culsura nel Medigevo, Binaudi, Torino, 2000] (6. E, Evans-Pritchard, Nuer Time Reckoning, «ASticas, 12, 1939 (era. ts I Nner: sutanarchia ordinata Pranco Angeli, Milano, 2004]. 7. Georges Ralandien Fe Tope et lt monte on Afique noi, Rédértion horlogice suse, Benne, 1963, 8, Pierre Bourdieu, Médizationspacalennes, Seuil, Ptis, 2003, p. 218 (trad. it Medieaconi pascaliane, eltineli, Milano, 1998) 9. Ibid, p. 213. 3 CAPITOLO SECONDO Cambiamento di scala, stato delle questioni e stato dei luoghi Sul mondo dei nostri riferimenti quotidiani, come sull'impero di Carlo V, non tramonta mai il sole e noi abbiamo il presentimento che, bene o male, la sorte degli uni non possa essere del tutto estra- nea a quella degli alti. II mondo fatto di informazioni e immagini che ci sommerge conferma la nostra sensazione di vivere in una s- tuazione (globale) «ad anello», dalla quale sono eventualmente eli- ‘minati gi scart alla regola pitt inopportuni. La resistenza a questo stato di cose si & espressa di recente pitt volte negli incontti dei movimenti cosiddetti «no global o «altermondialisti», movimenti piuttosto eterogenei che vanno prima di tutto considerati sintomi di una presa di coscienza planetaria, Una presa di coscienza, tut- tavia, che rimane per il momento frammentaria e impotente: il nuovo spazio pubblico planetario non @ ancora nato e, a conti fatti, quella che domina tra gli osservatori del mondo contempo- raneo una sorpresa affascinata davanti all’ampiezza di un im- provviso cambiamento di scala e di scenario, del quale non hanno saputo né sanno ancora immaginare gli effetti c le conseguenze a lungo termine. a5 Noi viviamo, senza avere abbastanza coraggio per rendercene conto, in un periodo di transizione al termine del quale la Terra sark solo un punto di riferimento e di partenza. L’esplorazione dello spazio & appena agli inizi, ma l'evoluzione politica e scientfica del planeta git ora profondamente orientata verso questa nuova pro- spettiva, La misura del cempo e dello spazio cambia dal momento in cui la Terra nel suo insieme diventa un punto di riferimento e di parcenza, ¢ cambia sulla Terra stessa: in molti ambit’ il pianera in quanto tale & diventato l'uniea spaziale di riferimento; mentre ill secolo, che potrebbe apparire un'unita storica tisibile rispetto allo spazio-tempo alf’interno del quale apprendiamo luniverso, rimarri un riferimento troppo vasto per dare conto della storia a venire. La famosa accelerazione della storia non é altro che la storia dei cambiamenti di misura e di riferimento che ne hanno permesso il farsi: a posteriori, noi identifichiamo le epoche preistoriche solo in termini di ere e di etd, essenzialmente sulla base delle innovazioni tecnologiche che vi hanno visto la luce; i tempi storici si misurano in millenni e poi in secoli, Per dare conto della lotta per 'egemo- nia tra cristianesimo ¢ islam nell'Europa mediterranea, contiamo ancora per gruppi di secolis tra la «riconquista» cristiana di Toledo ¢ quella di Granada intercorrono quattrocento anni. Per dare in- vece conto dell’epoca moderna, il secolo diventa un periodo troppo esteso; tra Pinizio e la fine dei secoli xvi, XVI e XIX Pampiezza dei cambiamenti scientific e politici & notevolissima, e anche se gli stili di pensiero e quelli esetici portano il segno di questo o di quel secolo, a costo di grandi approssimazioni, la pertinenza di una scansione storica a frazioni di cento anni pone diversi problemi. Sono sfumature che rappresentano il massimo piacere per cert sto- rici, ma essenziale riguarda il presente: non basta affermare che nell’ultimo mezzo secolo si sono verificate trasformazioni scientfi- che e tecnologiche pitt numerose ¢ profonde di quelle che si sono verificate dalla comparsa dell'umanita? Nel corso del x01 secolo, per avere la misura dei cambiamenti avvenuti non bisogner’ forse studiare per frazioni di venti o di dieci anni? 26 Non appena prendiamo atto della brusca accelerazione dei cam- biamenti che hanno reso il pianeta uno spazio di comunicazione, subito si attivano le sperimentazioni che domani renderanno il corpo umano atto a sopportare a lungo Lassenza di peso, a molti- plicare le prestazioni, a integrare elementi meccanici ed elettronici, ad avvicinarsi al modello di uomo «bionico» immaginato dalla fan- tascienza. Peralero, la cooperazione internazionale in materia di esplorazione dello spazio ben esprime I'unita imposta al pianeta dai suoi nuovi obiettivi, anche se questa unith conferma i rapport di forza esistenti. Un bel giorno verremo a sapere della scoperta di una nuova Ametica, o di tante nuove Ametiche, mentre avemo visto partire gli esploratori dei nuovi tempi senza dare loro unvim- portanza maggiore di quella che, sei secoli fa, diedero ai conguista- doresi contadini dell’Estremadura. Eppute le conseguenze di que- sta nuova conquista saranno alla fine, da ogni punto di vista, ancora pits decisive per il futuro dei terresti di quelle della prima. Da uno o due decenni il presente & diventato egemonico. Agli occhi dei comuni morrali esso non é pili frurto della lenta matuta- zione del passato, non lascia pit trasparite i lineamenti di possibili futuri, ma si impone come un fatto compiato, schiacciante, il cui provviso sorgere fa sparire il passato e satura Pimmaginazione del futuro. ; ‘Questo mondo del presente & segnato dall'ambivalenza dellim- pensato e dellimpensabile: impensato del consumo, che rispecchia immagine di un presente invalicabile, caratterizzato dalla sovrab- bondanza degli oggetti che ci propone; impensabile della scienza, sempre al di lA delle tecnologie che ne sono la ricaduta. Il mondo del consumo basta a se stesso, mostrando rimandi a una cosmolo- gia: si definisce attraverso le proprie modal’ di uso. La cosmo- tecnologia, intendlendo con questo termine|insieme delle tecnolo- gie messe a disposizione degli umani per la gestione della propria esistenza materiale ¢ linsieme delle rappresentazioni a queste le- fate, &fine ase stssa Essa definisce la natura ele moduli delle re- lazioni che gli umani possono intrattenere quando vi 7 mondo dell’immanenza nel quale immagine timanda all’imma- gine e il messaggio al messaggio; mondo da consumare subito, come i bign® alla crema; mondo da consumare ma non da pen- sare; mondo dove si possono attivare procedure di assistenza ma dove non & possibile elaborate strategie di cambiamento, I mondo della scienza, invece, & sempre in movimento, alle frontiere del noto e dellignoto che tracciano le proprie orbite va- riabili negli spazi dellinfinicamente grande e dellinfinitamente pic- colo. Rispetto alla sua vera finalita, ogni giorno pitt esplicita (strut- tura dell universo, origini meccanismi della vita), le tecnologie che si richiudono ad anello intorno al pianeta sono solo una rica- duta rassicurante e, in questo senso, alienante. Ma l'indissolubile coppia scienza-tecnologia, per parte sua, ci promette soltanto sco- perte, orizzonti sempre diversi e rovesciamento di prospettive. La storia delle scienze, la storia delle idee ¢ la storia delParte hanno tenuto sempre conto del contesto, ma il concetto di conte- sto pud essere inteso in modi differenti e inolere non ha lo stesso statuto quando si rferisce alle scienze «dure» o alle scienze mane, Le scienze ¢ le arti si sviluppano in ambiti particolari, in epoche particolari, e tutti sanno che non é possibile studiatle e compren- derle completamente se non alla luce di quel contesto generale. Ma si sviluppano anche in funzione di un contesto specifico a ognuna di esse, alla storia propria della disciplina. La distinzione classica nella storia delle scienze tra il punto di vista «estetno» € quello «interno» non & perd assoluta ed & suscettbile di evoluzione, In ogni caso, quello che & in discussione @ il rapporto tra lo stato delle questioni (il punto di vista «interno») e lo stato dei luoghi (i punto di vista xesterno»).. In tutte le discipline scientifiche e artistiche lo stato delle que- stioni & evolutivo: c® un avanzamento delle conoscenze, visibil- mente cumulativo nel caso delle scienze tanto inesauribile la loro materia; pitt travagliato 2 il caso delle arti nella misura in cui la materia stessa dell opera (il suono, la luce) o le sue forme (la melo- dia, la figura, i colori) diventano Poggetto e non pitt il mezzo della 28 creazione ¢ della ricerca artistica Il che pud dare spunto a riscoperte 0 acedimenti al gusto del giorno che non hanno equivalenti nel mondo scientifico: la scoperta dellearte negra», a suo tempo, quella dei dipinti degli aborigeni, pitt di recente, appartengono a un tempo specificamente artistico, Ul caso delle scienze sociali si colloca a mezza via. Non si pud negare che abbiano fatto progressi nel corso del xx secolo: la catto- grafia del sapere si & atricchita; sono state studiate le modalitd di or- ganizzazione sociale pitt diverse; si sono aperti campi novi rivo- Juzionari (la psicoanalisi); nel caso della storia, i cambiamenti e i traumi che ha imposto, spesso tragicamente, agli individui e alle so- cieta hanno rappresentato una sorta di sperimentazione in vivo che é stata per queste discipline 'equivalente degli esperimenti scienti fici. Gli etnologi, per esempio, hanno potuto studiare solo gruppi profondamente sconvolti dal contesto coloniale, Probabilmente, nel campo delle scienze sociali non & possibile, né auspicabile, di- stinguere nettamente lo stato delle questioni clo stato dei luoghi. Lo stato dei luoghi é il contesto generale (economico, politico) nel quale sioriginano atteggiamenti mentali e comportamenti. Nel linguaggio marxista degli anni Sessanta ¢ Settanta, si parlava in questo senso di ideologia dominante. Le cose si semplificano e insieme si complicanc per il fatto che, evidentemente, lo stato delle questioni fa parte ogni giorno di pitt dello stato dei luoghi. I media diffondono unfinformazione sulla scienza e sulle sue ricadute tecnologiche che conttibuisce alla for- mazione della coscienza sociale, E soprattutto, le politiche della ri- cerca, la scelta dei programmi (che costano sempre di pit) dipen- dono in gran parte dallo stato dei luoghi. Le mode culcurali, le Vicissitudini storiche e pitt ancora i giochi economici gravano sullo stato delle questioni. Lo scienziato, per «dura» che possa essere la sua disciplina, non é rinchiuso nella sua torre d'avorio. I caso delle scienze umane o sociali & particolae: lu stato dei luoghi fa tradizionalmente parte del loro oggetto, In questo senso sono scienze storiche (prese nella storia), Le scienze della natura e 29 della vita scoprono una complessita crescente, o cost almeno si dice, Ma quella che cresce davvero ? la consapevolezza che esse hanno di tale complessita, che era fi fin dallinizio. I grandi eventi ai quali queste scienze possono riferirsi (comparsa della vita, nascita del- Tuniverso) non si collocano ovviamente in un tempo storico, ma sono piuttosto espressione della complessitd del loro oggetto. Le scienze sociali, di converso, hanno a che fare con una du- plice complessita. In primo luogo, quella inerence al loro oggetto, ‘Atle proposito & possibile parlare di progresso della conoscenza (noi sappiamo pitt cose oggi rispetto a ieri del modo in cui si strut- turano e si simbolizzano le relazioni di potere, filiazione, alleanza, i sistemi religiosi, le organizzazioni economiche...). In secondo uogo, la crescente complessit storica del loro oggetto: cambiano le formazioni politiche e social, le ideologie, Porganizzazione dello spatio e la demografia, e questo stesso cambiamento & anchiess0 oggetto delle scienze sociali. Cid significa, per un verso, che lo stato dei luoghi & qui una limicazione, come per le scienze dure, ma anche un oggetto; e, per laltzo, che le scienze sociali, per questa stessa ragione, non sono evidentemente scienze a pati titolo di quelle dalla natura e della vita. Questa constatazione non é affatto 2 favore di una concezione relativista, qualitativa elassista di tali die scipline, ma rimanda semplicemente al fatto che, nel campo delle scienze umane e sociali, gli oggetti e la sperimentazione sono sto- rici, a differenza di quanto avviene nelle scienze della natura e della vita. Non sono qui in discussione i mezzi cle tecniche della ricerca, € non bisogna farsi illusioni al riguardo: né la demografia né V'eco- nomia quantitativa, per esempio, hanno altro oggetto al di fuori di quello storico. Non sono scienze nel senso della fisica, della chi- mica o della biologia. In tutti i casi, & dell’evidenza che la ricerca deve diffidare. Lo stato delle questioni, in euete le discipline della scienza, delPaite « della gestione, pud essere un fattore di immobilismo, di routine, di ripetizione, quando si esprime in modo apparentemente definitivo nelle formule che sanzionano la tirannia del presente; citiamo tra le 30 piit recenti quelle che hanno spopolato: la «fine della storia», la «globalizzazione>, o magarila pit classica e vetusta legge del mer- cato», tutte formule che, presentate come invalicabili, rappresen- tano altrettanti interdetti a pensate. Le espressioni dell'evidenza, trasmesse ¢ amplificate dal sistema mondiale delle comunicazioni, spesso appartengono simultanea- mente allo stato delle questioni c allo stato dei luoghi, ¢ questa du- plice porosita ha tutte le probabilies di aumentate in futuro, Ma & caratteristica della fase di tansizione che vede il pianeta trasfor- matsi insensibilmente nel punto di partenza e di riferimento: una trasformazione che tocca insieme la storia generale ela storia delle scienze, Questo cambiamento di scala pud avere una conseguenza posi- tiva, obbligando le scienze, la filosofia e le artia scoprire e a esplo- rare i tertitori che hanno in comune, Il regno della cosmotecnolo- gia presenta due facce: la prima & quella delle evidenze, luminosa e accecante; la seconda, la faccia nascosta, & quella sulla quale si pud imparare a decifrare la necessita delle consonanze tra scienze, tec- nologie e societ3. La ricerce scientifica fa scoperte la cui applica- zione in tutti i campi pud teasformare la vita e perfino Pidentit’ degli csseri umani. Le questioni che pone riguardano la societ’, non solo gli «esperti» o le anime belle ma tutti coloro che si preoc- ccupano dell avvenire sociale del'umanita. Le commission’ etiche 0 gli alts organismi ad hoc esprimono a loro modo Pesigenza di que- sta nuova collaborazione. Ma ben oltre questa esigenza, la loro stessa comparsa rappresenta un fenomeno rilevante: la storia ha raggiunto la scienza, La storia ha raggiunto la scienza 0, per essere pitt precisi, la scicnza & entrata nella storia. Non semplicemente nel senso che le conseguenze della scienza, le sue applicazioni, possono porte pro- blemi ctici (bisa da tempo cre wscienza senza coscienza rovina Pa- tnima»), ma anche nel senso che gli oggetti della speculazione scien- tifica sono diventati oggetti storici. La «onquista dello spazio» 0 Tesplorazione del vivente appartengono ormai allo stato dei luoghi 3 non solo in ragione delle loro possibili applicazioni alla Terra e agli umani, ma anche perché aggiomano i parametri dell awenire, Gli scienziati ne sono cosi consapevoli che sempre pitt si affret- tano a sottolineare gli aspetti pratici, applicabili, delle loro sco- perte, in particolare a loro ricaduta in ambito medico (a proposito della clonazione o degli esperimenti che combinano neuroni e mi- croprocessori), quasi a moderare con il linguaggio rassicurante della cosmotecnologia la vertigine che introducono nella storia ‘umana. Lavvenite delle nostre societ3, Pavvenire del pianeta come insieme di societi, non & immaginabile facendo astrazione dalla scienza. E questa, a conti fatti, che ordinera il sociale, e opposi- zione tra i punti di vista «interno» ed «esternoy diventerd rapida- mente obsoleta. CAPITOLO TERZO Globalizzazione, urbanizzazione, comunicazione, istantaneita Esiste oggi un‘ideologia della globalit’ senza frontiere che si mani- festa nei piit diversi campi dell attivita umana mondiale, Quella attuale ¢ una global in rece che produce effetti di omogeneizza- zione, ma anche di esclusione. Questa tensione o contraddizione la possiamo misurare interrogandoci sul concetto di globalizzazione nelle sue numerose accezioni e sul fenomeno piit impressionante del secolo da poco compiuto: 'urbanizzazione del pianeta, identi- ficata dal demografo Hervé Le Bras come una tappa decisiva della storia umana, un fenomeno di importanza pati a quello del passag- gio dall’economia di raccolta all agricoltura. I termine «globalizzazione> richiama due ordini di reales da un lato cortisponde all'estensione, su tutta la superficie terrestre, del mercato cosiddetto libero ¢ delle reti tecnologiche di comunica- ione ¢ informazione; dall'altro rimanda a quella che si potrebbe chiamare coscienza planetaria, o «planetarizzazione», che presenta anch'essa due aspett Ogni giorno di pitt ci rendiamo conto di abitare uno stesso pia- neta fragile ed esposto a minacce, infinitamente piccolo in un uni- 3 ‘verso infinitamente grande. La coscienza planetaria & di natura eco- logica ed & una coscienza inquieta: tutti noi condividiamo uno spa- io limitato elo trattiamo male. Questa consapevolezza influenza incontestabilmente il nostro rapporto con la storia, con la nostra storia, nella misura in cui la delocalizza, anche a costo di lacerazioni e sofferenze senza precedenti su questa scala. Le nuove situazioni di acculturazione, migrazione o esilio trasformano la percezione del tempo ancor pitt profondamente della percezione dello spazio. Siamo anche consapevoli del divario ogni giorno pit grande tra i pi ricchi dei ticchi c i pit poveri dei poveri, e di quello parallelo tra sapere ¢ ignoranza; questa linea di rottura non si sovrappone perfetamente a quella tra paesi sviluppati e sottosviluppati (ci sono poveri ed esclusi dal sapere nei paesi cosiddecti «sviluppatin; ci sono paesi scientificamente emergenti), ma contribuisce a riprodutla, in quanto i paesi sviluppati sono sempre meno impegnati nella pro- pria missione di diffusione scientifica. La coscienza planetaria, come coscienza ecologica e sociale, & pertanto una coscienza infelice. Lattuale termine «globalizzazionen si riferisce allesistenza di un ‘mercato mondiale libero, o presunto tale, ¢ di una rete tecnologica estesa alla Terra intera, alla quale perd non ha ancora accesso un gran numero di persone. II mondo globale ¢ dunque un mondo in rete, un sistema definito da parametti spaziali, ma anche econo- ici, tecnologici e politici La dimensione politica é stata messa in evidenza da Paul Vitilio in varie sue opere e soprattutto in La bomba informatical, nella quale analizza la strategia del Pentagono americano e il suo con- cetto di opposizione tra globale e locale. Per il Pentagono, ci spiega Virilio, il globale il sistema che ho appena descritto, ma conside- rato dal suo punto di vista, dal punto di vista del sistema: esso & quindi Pinterno; se testiamo in quest ottca, il locale diventa cost Vesterno. Nel mondo globalizzato, il globale si contrappone al locale come interno all’estemno. Quando Francis Fukuyama evoca «a fine della storia» per sottolineare come il connubio democrazia rap- 34 presentativa-economia liberale sia intellettualmente insuperabile, introduce nello stesso tempo una contrapposizione tra sistema e storia che ricalca quella tra globale e locale. Nel mondo globale la storia, nel senso di una contestazione al sistema, pud solo venite dalfesterno, dal locale. Il mondo globale presuppone, almeno ideal- mente, fa cancellazione delle frontiere ¢ delle contestazioni, a van- taggio di una rete di comunicazioni istantanea, La cancellazione dale frontiere, che si vortebbe Fosse una cancel- lazione del tempo, & messa in scena dalle tecnologie dellimmagine ¢ dallorganizzazione dello spazio. Sul pianeta si moltiplicano gli spazi di circolazione, di consumo e di comunicazione, tendendo vi- sibile molto concretamente I'esistenza della rete. La storia (il di- stanziamento nel tempo) & congelata in rappresentazioni di diverso ordine che la rendono uno spettacolo per il presente e in partico- Jare peri turisti in visita nel mondo. La distanza culturale e geogra- fica (il distanziamento nello spazio) subisce un’identica sorte. Lie- sotismo, che & sempte stato urvillusione, diventa doppiamente illusorio da quando & messo in scena, Le stesse catene alberghiere, le stesse reti televisive,rinserrano il globo per darci la sensazione di un mondo uniforme, uguale dappertutto, in cui solo gli speteacoli cambiano, come a Broadway e Disneyland. Il regno dellimma- gine, rafforzato dallo sviluppo delle reti di comunicazione, accen- tua nello stesso tempo il carattere «iperreale» del sistema, per ri- prendere lespressione di Umberto Eco, ela ctescente indistinzione tra realtd e fiction, Nel sistema tutto & spertacolo, ma accesso allo spettacolo si identifica con il massimo del consumo, II nuovo spazio plaretario esiste, ma non esiste uno spazio pub- blico planetario. Lo spazio pubblico & quello in cui si forma Popi- nione pubblica. Nella Grecia della polis, cera una coincidenza tra lo spazio materiale dell agort e il luogo di espressione e di forma- zione dell opinione publica. In certe citth italiane, dove sussiste uuna cultura della pubblica piazza, si vedono ancora gruppi di per- sone (soprattutto uomini) che discutono, talora con passione, delle faccende locali o nazionali. A Londra, Hyde Park accoglie i predi- 35 a ‘catori, ma anche gli oratori che esptimono la propria opinione sulla pubblica via. ; ; “Tuttavia, ci si rende ben conto come negli Stati moderni lo spa- zio pubblico non poss limits a qualche pizza nel centro delle cited. IL loro posto & stato preso dalla stampa ¢ dalla radio, che in linea di principio gestiscono rubriche («spazi») nelle quali i letori © gli ascoltatori possono esprimere le loro opinioni. La stampa & parte dello spazio pubblico anche quando si afferma come stampa «dPopiniones. Ques ultima, che ssa pitt o meno d'accordo con le sue idee, svolge un ruolo importante nella formazione e nellinfor- mazione del pubblico, proprio perché & «impegnata» nella vita ppubblica eprende posiione. E piustosto a stampa cosiddetta apo- Jitica ad avere spesso un ruolo insidioso in quanto presenta Pattua- lita ufficiale come la norma, modellando cost inconsapevolmente i modo di sentire degli individui. Le cose si complicano con la tecnica dei sondaggi detti «d’opi- none» e ancor pitt con la televisione. I sondaggi pretendono di for- ire una fotografia istantanea dell’opinione in un momento dato, ‘ma si sa che le risposte fornite nel corso delle inchieste dipendono spesso da come sono formulate le domande La televisione sempre pitt parolaiaeoltretutto da voce a testimoni o organiza edibatitn tra individui che si suppone esprimano la diversita dell opinione publica, senza perd che vi sia alcuna garanzia di una rappresenta- tivitd statistica. Le nuove tecniche di comunicazione, soprattutto Internet, offrono uno straordinario canale per scambi di ogni ge- nere, ma Internet non & aperto a tutti, pud essere confiscato da gtuppi organizzati si presta a talune manipolazioni. ‘ La globalizazione rende ancora pits complicato lo schema, sia perché comporta una proliferaione delle immagini e dei messaggi, sia perché contribuisce a uniformaze Pinformazione, gli orienta menti ei gusti. Non esiste uno spazio pubblico planetatio proprio quando noi, ogni giorno di pitt, ci rendiamo conto che la nostra esistenza dipende da decisioni e da fatti che sfuggono al nostro controllo diretto € che non hanno senso se non su scala globale, 36 I media, che per il momento rappresentano un succedaneo di tale spazio pubblico planetario inesistente, sono costantemente esposti alla tentazione di confondere spazio pubblico e spazio del pubblico, nl senso teatrale del termine. II pubblico, che talora si vuole se. durre ¢ lusingare piuttosto che informare, é spesso indotto a consu- ‘mare passivamente le notizie del mondo, come un qualunque spet- tacolo cinematografico o televisivo. Lessere umano, perd, rimane un «animale politico», nel senso sreco del cermine. Quali che siano i limit del sistema globale, qu sto animale non rinuncia a esprimersi, in piazza, con il voto o in altri modi. Di recente @accaduto un fatto che non sari certo privo di conseguenze: sono state condotte alcune inchieste mondiali a proposito delle elezioni presidenziali americane del 2004. La scelta del mondo ~ che ha preferito Kerry a Bush, tranne in due pacsi — non & stata quella della maggioranza del popolo americano. Ma Paspetto pitt interessante e significativo é che, pet la prima volta nella storia del pianeta, qualcuno abbia avuto Lidea di fare quei sondaggi. Sappiamo tutti che le scelte degli Stati Uniti riguardano ognuno di noi. Sappiamo tutti che la vita politica, come quella economica, ha cambiato di scala. E che sta per nascere qualche cosa che assomiglia a un'opinione pubblica mondiale. Us’opinione mondiale non vuole necessariamente dire un’opinione unanime, quanto un'opinione che si occupa del mondo intero. Alla stessa stregua, una cultura mondiale non @ una cultura omogenea 0 unica, ma una cultura che si preoccupa delle sorti del mondo. Non siamo ancora cittadini del mondo, ma se non smettiamo di interes. sarci allo stato del mondo avremo la possibilica di rescare cittadini del nostro paese e di diventate forse un giorno cittadini della Terra, Cé dunque un che di affascinante nella rapida propagazione dei mezzi di trasmissione iseantanea dei messaggi e delle immagini, Eun fenomeno del quale non si pud ignorare ’esistenza o sottova- lutare Pimportanza, ma bisogna essere vigiliriguardo ai rischi che comporta. Che sono commisurati alle speranze che pud suscitate, per esempio nel campo dell’istruzione e dell'informazione: i media sono un'ottima cosa, purché chi vi fa ricorso non dimentichi che si tratta di mezzi e non di fini e che le immagini non sono la realt’ Quest'ultima proposizione pone tuttavia numerose difficolea. Prima di tutto i media, nella forma attuale, tendono a insinuarsi nell’intimita del corpo di chi li utilizza. Si vedono sempre pit per- sone che sembrano dipendere quasi fisicamente dal cellulare, dal computer, dal mondo musicale che, con le cuffie alle orecchie, si portano in giro nel cuore delle citi come in viaggio. Questo acco- stamento dei mezzi di comunicazione al corpo, che le persone ac- quisiscono progressivamente e finiscono per abitare, ® propric fenomeno prefigurato dalla fantascienza (pensiamo all'uomo e alla donna sbionici» dei telefilm americani) e dalle favole del passato, in tutte le culture, che giocano con le capacita del corpo umano. E lo novazioni pitt recenti nel campo della si- ritroviamo anche nelle i curezza: oggi, in alcuni paesi, certi piccoli criminali o delinquenti colpevoli di reati sessuali sono lasciati in libert apparente, ma ob- bligati a portare un braccialerto elettronico che ne segnala la pre- senza o 'identita. Sappiamo gia che un individuo ricercato per un. qualsiasi motivo pud essere rintracciato 0 ritrovato grazie al suo cellulare. Non ci & possibile, ormai, dissociare immagine dei ‘media dalla funzione che svolgono discretamente, mettendo sotto sorveglianza la vita publica e privaca. Un giorno forse Pessere umano sar’ tanto dipendente dai meazi di comunicazione, ai qual il suo corpo & sempre pitt lerceralmente connesso, quanto lo & dal corpo stesso, il quale, come ben sap- piamo, impone di malattia in malattia la propria legge all'essere che alla fine scompare con lui. uomo dipendera dai nuovi mezzi di comunicazione e informazione allo stesso modo in cui oggi di- pende dai propri occhiali o dall'apparecchio acustico. La miniatu- rizzazione dell’eleteronica accentua questa tendenza, come pure fa multifunzionalita degli apparecchi: con il nostro cellulare possiamo gid fotografare e addititcura guardare la televisione. E difficile i ‘maginare Peffetto di queste nuove contiguit’, di questi innesti rec- nologici, sulle generazioni a venire 38 Infine, continua a potsi il problema di quello che i media diffon- dono ¢ trasmettono. Abbondano gli esempi di manipolazione da parte dei poteri costituiti. Sappiamo che & possibile far dire alle immagini quello che si vuole. Ma la questione ¢ ancora pitt com- plessa ¢ la globalizzazione non semplifica le cose: non solo vediamo solo quello che ci vogliono mostrare, ma la forza delle immagini reiterate @ tale da poterci indurre a considerate i messaggi whe vengono imposti come la storia stessa [a pura e semplice realt. Non ci sono pitt eventi al di fuori di quelli mediatizzati. Lespres- sione «evento mediatico» ¢ un pleonasmo. Anche quando non siamo d'accordo con questo 0 quel commentatore, anche se ab- biamo reazioni «personali» davanti ai fatti del mondo, noi cre- diamo di conoscerlo questo mondo ¢ i suoi attori. Abbiamo una fa- miliarit& sempre pitt grande con lo stato del mondo, e evidenza delle immagini ci fa dimenticare che in realtd non abbiamo visto niente, che sappiamo poco ¢ lo sappiamo male, Alla stessa stregua, erediamo di conosoete le persone che ci governano perché ne reo” nosciamo immagine, Leffetto perverso dei media, indipendente- mente dalla qualita e dalle intenzioni di chi li ditige, sta nel fatto che ci insegnano a ticonoscere, ovvero a credere di conoscere ¢ non aconoscere o ad apprendere, Leffetto perverso dei media consiste anche nel cancellare im- percettibilmente la frontiera tra realtd e finzione. La televisione opera per lo pitt nel senso di questa cancellazione, perché crea un mondo artificiale con persone reali, il «mondo della televisiones, rnel quale si ritrovano indifferentemente, in una specie di Olimpo catodico, personalita politiche, stelle del varietd, attori, presenta- tori, campioni sportivi ¢ altre celebrita. Nei telespettatori nasce pian piano la sensazione che appatitesullo schermo sia la prova ul- tima di un'esistenza riuscita. Vivere intensamente 2 a conti fatti ¢sistere nello sguardo degli altri, diventare un’immagine, passare dalfaltra parte dello schermo. Ma latelevisione non & sola in que- sta faccenda e fa appello a tutte le risorse della tecnologia per in- durre gli spetcatori a diventare oggetto dello sguardo degli alt 39 in funzione Invita il pubblico a scrivere e-mail ¢ SMS, a a compuse ellis che afro vols susctano immagine dun mondo senza fiontiete nel quale I comunicssione &stantanea, fino al punto di offtire la ricompensa suprema: entrare schermo in occasione di un programma di reality. ; In alri termini, i media svolgono ogg il ruolo che ws tempo spettava alle cosmologie alle vsioni del mondo che sonoal emo steso vision della persona e che creano uspparenza di senso le gando stettamente i due punt di vst. Le cosmologe artico 7 Jo spazioe il eempo esimbolizzandolin, cio’ imponendo a = tun otdine arbitrario che si afferma anche sulle elazioni che gli es seri mani intrattengono tra di loro ¢ con il mondo. Linipens bile necessic di dare senso alluniverso, che Lévi-Strauss lega a Vapparzione del Tinguageo, si &atuata con Fimposizione sl realti del mondo di una logica simbolica applicata anche alle rela- Zon agi mani, Oggi sista verifcando laste siazione i auelleche si potrebbero chiamare le societA del codicen, ee ora erelazioni tra umani dipendono ogni giorno di pit dalle rela- zioni con le recnologie e i media, che sono i prodotti pit elaborati della societ& dei consumi: sono relazioni che passano attraverso i mezzi di comunicazione, In questo senso non sono pitt relazion simbolizzate; sono comandate da codici e da regole effimere. Dopo iL oro uso, lutilizzatore/consumatore ritorna alla sua solitudine. Nello stato attuale del mondo il rolo dei media e delle teenolo- gie® inscindibile dal fenomeno della globalizzazione, se con questo termine intendiamo la combinazione del mercato liberista planeta- rio e della comunicazione generale istantanea, Questa combina- zione ® in sintonia, sul piano flosofico, con il tema della «fine della storia». Il regno delle immagini e dei messaggi, che crcl in ogni direzione e in modo istantaneo grazie alle tecnologie della co- municazione, conforta questa idcologia del presente. Nella son epoca, le ecnologie fanno concortena alle religion e alle filosofie nella ricomposizione del tempo ¢ dello spazio. I media steuccurano il nostro tempo quotidiano, stagionale c annual. La vita politica, 40 quel paesi per loro «fuo artistica, sportiva non & pitt concepibile senza Pintromissione dei media, che cambiano la nostra relazione con lo spazio e coa il tempo imponendoci, con la forza delle immagini, una certa idea del bello, del vero e del bene, e anche una certa idea delPabituale, del solito e, a conti fatti, della norma; in altte parole, un'idea del consumo che continuano a riprodurre essendo essi stessi beni di consumo. Sono totalitari per essenza, La cosmotecnologia spicga {utto, racconta tutto e si rivolge a tutti. Come le alere cosmologie, aliena chiunque la prenda alla lettera, Completano questo quadto urbanizzazione del mondo, 'e- stensione dei «filamenti urbani» di cui parla il demografo Hervé Le Bras nel suo libro La Plandte au village’, il fatto che la vita politica ed economica del pianeta dipenda da centri di decisione situati nelle grandi metropoli mondiali, tutte interconesse, che costitui- scono insieme una specie di «metacitea virtuale» (Paul Virilio). Il mondo & come un'unica immensa cited. Questo mondo-cieta, al cui interno citcolano e vengono scambiati prodotti di tutti i tipi, compresi i messaggi, gli artistic le mode, estende i propri tentacoli su tutto il pianeta e costituisce lo spazio nel quale si esprime in ogni suo aspetto la cosmotecnologia. E perd anche vero che ogni grande citta é un mondo a sé ¢ che rlassume in sé il mondo, con la sua diversita etnica, culturale, so- iale ed economica. Le frontiere o le barriere la cui esistenza te: diamo spesso a dimenticare, davanti allo spettacolo affascinante della globalizzazione, le ritroviamo evidenti, impietosamente di- scriminanti, nel tessuto urbano tanto variegato quanto lacerato, Si ha in mente la cited quando si parla di quartieri dificil, di gheet, di poverta c di sottosviluppo, Nella grande cieta, nella megalopoli, # dove si concentrano gli immigrati in fuga dai paesi del «Sud, istema» ma che ospitano spesso le stru:- {ure alberghiere internazionali dove vengono a tilassatsi i ruristi ve- futi dal «Nord», Una grande metropoli oggi accogliee tiene sepe- rate tutte le diversita e le diseguaglianze del mondo. Trace di Sottosviluppo si ritrovano in un centro urbano come quello di New 4 York, mentre ci sono quartieri d’affari connessi alla rete mondiale in alcune citta del Terzo mondo, La citth-mondo relativizza 0 smentisce con la sua sola esistenza le illusioni del mondo-cited. Muri, separazioni, barriere appaiono su scala locale e nelle pitt banali pratiche quotidiane dello spazio. In Nord-America esistono citeA privates in America latina, al Cairo, e ovunque nel mondo, si vedono nascere quattieri privat, setori della citta dove non & pos- sibile entrare se non giustificando la propria identita e le proprie relazioni. Ci siamo abituati al fatto che lo stabile nel quale viviamo accesso, ¢ abbiamo accesso al con- in citta sia protetto da codict sumo grazie a certi codici (che siano carte di credito, telefoni cellu- lari o carte speciali create da ipermercati, compagnie aeree o altre aziende). Visto con gli occhi del singolo e dal centro della cited, il ‘mondo globale @ un mondo della discontinuita c dellinterdetto. Lopposizione tra mondo-cittd e citti-mondo & parallela a quella tra sistema e storia. Ne rappresenta, per cosi dire, la concreta tradu- zione spaziale ¢ comporta conseguenze nel campo dell estetica, del- Parte e dellarchieeteura. I grandi archicetti sono diventati star inter- nazionali: quando una citta aspira a figurare sulla rete mondiale, cerca di affidare a uno di loro la realizzazione di un edificio che abbia valore di monumento, di testimonianza, che ne provi la pre senza al mondo, overo lesistenza nella rete, nel sistema. I progetti architettonici tengono conto, in linea di principio, del contesto storico e geografico, ma alle loro spalle piomba il consumo mon- diale: la massa di turisti provenienti da tutto il mondo che ne san- ziona il successo, Il colore globale cancella il colore locale. Questo, crasformato in immagine ¢ accessorio d'arredo, ¢ un locale dai co- lori globali, un'espressione del sistema. La grande architettura mondiale si inscrive nellestetica contem- poranea, untestetica della stanza che tende a fate ignorare cut ght ceffecti di rottura. Le foto prese dai sateliti le vedute aeree, ci abi- tuano a una visione globale delle cose. Vista da lontano e dall'ato, Ja miseria @ bella e piteoresca. Le grandi torri di uffic o abitazioni educano lo sguardo, come hanno fatto ¢ continuano a fare il c vs nema elatelevisione. Le auto che corrono sullaucostrada il decollo degli aerei sulle piste degli aeroport, i navigarorisoltati che fanno il giro del mondo a vela sotto lo sguardo dei telespettacor, ci of. frono unvimmagine del mondo come ci piacerebbe che fosse. Ma questa immagine svanisce se la osserviamo troppo da vicino ese ci impegniamo, come ci invitava Michel de Certeau, a misurare a piedi la cit, per riscoprirla nella sua intimieaviolenta, contrastata ce contraddittoria, , Lo spettacolo del mondo globalizzato ci pone cosi davanti a una serie di contraddizioni che hanno eutca Papparenza della fasta. Contraddizione tra l'esistenza proclamaca di uno spazio planetario, apertoallalibera cicolazione delle merci, delle persone ¢ delle idee, ela reat di un mondo nel quale i pit forti proteggono i propr in. tetessi e la propria produzione; nel quale i pitt poveri eentano, spesso invano ea costo della loro vita, di rifugiarsi nei paesi ricchi, che li accolgono con il contagocce; nel quale la guerra delle idee ¢ delle ideologie trova un campo di azione nuovo nella rete intern zionale delle comunicazioni. Contraddizione tra l’esistenza procla- mata di uno spazio continuo ela realta di un mondo discontinuo, nel quale proliferano i divieti di ogni genre. Contraddizione, in. fine, tra il mondo del sapere, che pretende di indicare la data di na- scita dell universo, di misurare in milioni di anni-luce la distanza dalle galassie pit lontane, di datare con certeza la breve comparsa dell’uomo sulla Terra, ¢ la realta sociale ¢ politica di un mondo nel quale tanti esseri umani si sentono insicme spossessati del proprio passato ¢ privati del futuro. Note al eapitolo 1, Paul Vili, La Bombe informatique, Gali, Pati, 198 [tad it Le bomba informatica, Cortina, Milano, 2000) 2. Hervé Le Bras, La Planite au village, UAube-Datar, La Tour-d Aigues, 1993 4B CAPITOLO QUARTO Contemporaneita e coscienza storica Pensare il tempo rappresenta ogg una sfida e una necessit). Una sfida, perché ogni cosa ci suggerisce o vuole farci ctedere che vi- viamo in un sistema che si colloca definitivamente fuori della sto- sia, Una necessita, perché il tema della fine della storia che nega la speranza ai tanti esclusi del sistema globale oggi esistente, & porta- tore di tutte le violenze. ar’ forse utile, prima di interrogarci su un possibile pensiero del tempo nel contesto della globalizzazione economica e tecnologica, aprire una parentesi sulla questione dell’arte e dell'estetica. Larte e, pitt precisamente, la creazione artistica e letteraria pongono infatti ilproblema della contemporaneit3. Da molti punt di vista sono te- stimoni del nostro tapporto con il tempo e in particolare del rap- porto simultaneo con il passato il futuro che, quando & condiviso, definisce una forma di contemporaneit’. Per tispondere alla do- manda «che significa oggi essere artista 0 cteatore?», & necessario tener conto di numerose questivni che hanno tutte una dimen- sione antropologica e, soprattutto, considerate i tre seguenti incer- rogativi: 45 ee a. Che significa eappartenere al proprio tempo»? b. Che cos’ ogg il «nostro tempo»? ¢. Dove sicollocano i punti di articolazione tra la nostra epoca e la creazione artistica e letteratia? Michel Leitis, nel suo saggio Le Ruban au cow d’Olympial, fa due osservazioni in contrasto tra loro, Da un lato nota come arrivi un ‘momento, nella vita delle persone, in cui queste possono avere la sensazione di non apparcenere pitt completamente all’epoca in cui peraltro vivono; una sensazione che pud essere particolarmente do- lorosa per il creatore, scrittore o artista, che si accorge di non avere pitt niente da dire alla propria epoca, perché essa non gli dice pit niente. Ma Leiris fa anche notare come sia sempre difficile definire © inquadrare i caratterispecifici dell’epoca in cui si vive. Se si volge lo sguardo al passato, capita invece di percepire con maggiore chia rezza gli elementi che legano un artista 0 un autore al proprio tempo. II particolare in pittura sarebbe uno di questi elementi che evidenziano simultaneamente Pappartenenza di un artista al suo tempo e la sua presenza (0, se si prefetisce, la sua sopravvivenza), nella storia dell arte, Perché sta qui il paradosso: bisogna apparte- nere pienamente al proprio tempo per avere la possbilita di soprav- vivergli I particolare pud allora appatire a posteriori un segno che promette una pertinenza storica. II nastro nero intorno al collo di Olympia?, quel povero nastro, lusso da poveri, ci rimanda a di- stanza l'interesse, nuovo per Parte di quel petiodo e soprattutto nel- arte nobile del ritratto, che Manet provava per la gente del po- polo ¢ in senso lato per la cittd ¢ la rivoluzione industriale. E tuttavia Manet era un artista inquieto, scontento di non essere ap- prezzato nel giusto valore dai suoi contemporanei. Ci sarebbe vo- uto un certo lasso di tempo prima che gli fosse riconosciuta una concordanza con la sua epoca, la sua pertinenza, e che siaffermasse la sua presenza agli occhi della posterit’. Insomma, Partista 0 P'au- tore contemporaneo che lascia trasparire nelle opere del passato tracce di pertinenza storica e che & sensibile alla loro presenza (gli 46 SSE parlano ancora) deve trovare in questa esperienza motivi di spe- ranza, La contemporaneita non & Pattualita I paradosso & dunque che un'opera non é pienamente contem- poranea se non é al tempo stesso originale nei due sensi del ter- mine (d'epoca ¢ unica insieme), ovvero se si accontenta di ripro- durre lesistente. Sono gli artsti che innovano ed eventualmente sorprendono o sviano quelli che, retrospettivamente, apparter- ranno a pieno titolo al proprio tempo. Per essere contemporanei ce bisogno del passato e del futuro. Cid significa anche che Parte si misura in base alle sue capacita ‘abilie relazioni, cio’ in base a quella che si potrebbe definire la sua capacita simbolica. Senza referenti, senza pubblico, l'arte atte- sta una solitudine assoluta, Deve essere sociale. La sua capacit’ sim- bolica si afferma ancora di pitt quando rimane presente nel tempo, anche se la domanda di cui é oggetto pud evolversi o cambiare. Fa. cendo asttazione dalle leggi del mercato dell'arte (il che, va am- ‘messo, oggi 2 particolarmente difficile), # possibile artivare alla con- clusione che in arte la legge della domanda e dell offerta tende per lo pitt a funzionare allinverso: Pofferta dellartista ha la forma di tuna domanda (mi capite?) ¢ la domanda del pubblico ha la forma di un appello (diteci qualcosa!). In sintesi, oggi come ieri, Popera Parte si misura in base a tre pac ramet a. I suo inscriversi in una storia specifica, la storia «interna», sia pure titolo rivoluzionario. b, II suo articolarsi al proprio tempo, il suo esistere in rapporto alla storia «esterna», contestuale, anche se si manifesta solo a distanza di tempo. Questi due primi parametri definiscono la pertinenca di un'o- pera, sia in rapporto alla sua epoca sia rispetto alla storia dellarte, . La sua capacita simbolica, anche se si manifesta in ritardo. 47 Questa capacitA simbolica éI'attitudine a create un legame (ine tellettuale, affettivo 0 sociale) con coloro che la scoprono. E cid che definisce la presenza di un‘opera. I nostro tempo, quello nel quale abbiamo la sensazione di vi- vere, ? dunque un tempo accelerato che ci impone di fare i conti con altri tre paradossi, che si aggiungono a quelli che pensiamo di aver gid individuato, I primo paradosso, di cui abbiamo parlato in precedeuza, & spa- zio-temporale. La misura del tempo e dello spazio cambia. La Terra @ ormai solo un punto infinitesimale rispetto al quale la distanza dalle stelle si misura in anni-luce, ma i cambiamenti sono tali, sulla ‘Terra, che avremmo bisogno di periodi pit brevi per misuratli, Il secondo paradosso riguarda la comparsa, ogi, di un nuovo spazio-tempo che sembra sancire la perennit’ del presente, come se accelerazione del tempo impedisse di percepitne il movimento, Di qui una pregnanza dello spazio nel linguaggio. Lopposizione tra lo- cale e globale appartiene alla geografia e alla strategia, Riprendiamo brevemente le carattetistiche del nuovo spazio-tempo nel quale sembra inscriversi la vita politica ed economica del globo: a. Nelle rappresentazioni della globalizzazione economica e tec- nologica é owviamente all opera il riferimento mondialista, ma lo & anche nella coscienza ecologica e sociale di chi guarda con preoccu- pazione al crescente divatio trai pitt ricchi dei ticchi e i pid poveri dei poveri. Uniformazione e disuguaglianza procedono di pati paso. b. La citcolazione delle immagini e dei messaggi intomo al globo ¢ da.un punto all’altro del pianeta corrisponde a quella che ab- biamo chiamato «cosmotecnologia». Parallelamente, vediamo estendersi su cutto il pianeta gli spazi del codice. Questi spazi della ‘comunicazione, della citcolazione e dei consumi — questi nonluo- ghi, per riprendere il termine gia proposto nel 1992 —sono riservati a singoli utilizzarori e non implicano la creazione di telazioni sociali specifiche e durevoli, Mettono solo provvisoriamente in coabita- zione individualita, passeggeri, passanti, 4B 7. ¢-A questo sistema che suddivide lo spazio sulla Terra, senza perd ricopritla nella sua interezza, corrisponde una teoria della fine della storia formulata da Fukuyama, ma anticipata in un certo senso da Lyotard quando parlava della fine delle «grandi narrazionin, La fine della storia non @ tanto la fine della storia evenemenziale quanto affermazione di un accordo, che si presume generale, sul carattere definitivo della formula che coniuga economia di mercato e demo- crazia rappresentativa. A sua volta, la fine delle grandi narrazioni si applicava alla supposta scomparsa sia dei miti otiginati patticolari- sti (le cosmogonie proprie di un gruppo) per effetto della modernitd affermatasi dal xvi secolo, sia dei miti escatologici universalist, queste visioni del futuro delPumanita, a causa dellemergere della condizione postmoderna successiva alle disillusioni del xx secolo, Il terzo paradosso, che & un'estensione del secondo, riguarda il fatto che la nuova ideologia del presente ¢ quella di un mondo che, se pet un istante si facesse astrazione dalle apparenti evidenze dif- fuse dal sistema politico e tecnologico esistente, ci apparirebbe per quello che &: un mondo in piena eruzione storica. La scienza non & mai progredita con tale rapidid. Nel giro di pochi anni I'idea di quello che possiamo fare delPuniverso, ma anche dell’ uomo, sar completamente stravolta, D'altro canto, la storia non ci ha mai posto sfide di tale portata, ovvero quelle di una storia planetaria comune in corso di realizzazione. Infine, ¢ probabile che stiamo vivendo, con lurbanizzazione del mondo, un cambiamento pati, se dobbiamo credere a Hervé Le Bras, a quello che ha segnato il pas- saggio dal nomadismo allagricoltura, E questo tende ancora pitt intollerabile idea che le tante diseguaglianze svuotino di ogni con- tenuto reale il cema della contemporan Se oggi le articolazioni della creazione artistica nel tempo che vi- viamo sono cosi difficili da individuare, cid avviene proprio perché questo tempo accelera e si sottrae al tempo stesso e perché la so- vrapposizione sul linguaggio temporale del linguaggio spaziale, primato del codice, che prescrive i comportamenti, sul simbolico, 49 che costruisce le relazioni, ha effetti pesanti sulle condizioni della creazione. Il mondo che citconda artista e Pepoca in cui vive gli si palesano solo in forme mediatizzate — immagini, avvenimenti, messaggi ~ che sono esse stesse effetti, aspetti e motori del sistema slobale. Questo sistema ¢ Pideologia di se stesso; funziona come le istruzioni per l'uso; fa letceralmente da schermo alla realt, alla quale si sostituisce o meglio della quale occupa il posto. Il malessere o lo smartimento degli artisti davanti a questa situazione sono anche i nostri, o piit esattamente tendono a duplicate i nostri, e cos) ci in- terroghiamo non sulla pertinenza degli artisti rispetto all epoca, ‘ma sulla natura cil significato della loro presenza: che cosa hanno da disci? Per questo ci capita ogni tanto di avere la sensazione che i grandi artisti de! nostro tempo siano gli architetti. Sono loro che sposano il proprio tempo, ne elaborano le immagini e i simboli. I pid fa- mosi edificano singolariza ai quatero angoli del pianeta. Singolariea in duplice senso: sono opere singolar, firmate, contrassegnate dalla sigla di uno stile personale, ma anche opete che, al di lt della loro giustificarione locale, sono concepie come curiositi planetate, in grado di atcrarre flussi curistici da tutto il mondo. Nello stesso tempo l’erchitettura mondiale, nelle sue opere pitt significative, sembra alludere a una societ’ planeraria ancora inesistente e pro- pone frammenti brillanti di urvuropia esplosa: una societa della trasparenza che non esiste ancora da nessuna parte. Se per un verso mette inseme le illusioni dell ideologia del presente ed esprime il trionfo del sistema nei punti pis forti della rete planetaria, per Pal- tro verso disegna qualcosa che rientra nell’ordine dell utopia e del- Pallusione, prospettando e rappresentando un tempo che non & ancora artivato, che forse non artivers mai, ma che resta nel campo del possibile, In questo senso, il rapporto con il tempo espresso dalla grande architettura urbana contemporanea riproduce, ribaltandolo, ilrap- porto con il tempo espresso dallo spettacolo dei ruderi. I ruderi accumulano troppa storia per esprimere una storia. Quella che sot- 50 = topongono al nostro sguardo non & storia, E infatti cid che vi per- cepiamo 2 piuttosto l'impossibiliea di immaginate quello che rap- presentavano per coloro che le vedevano quando non erano to- vine, Non ci dicono la storia, ma il tempo, il tempo puto. Quando contempliamo le piramidi maya nella foresta tropicale del Messico o del Guatemala o i templi di Angkor che emergono dalla foresta cambogiana, abbiamo davanti agli occhi uno spetta- colo inedito, che non ci mostra nessuna storia: le ovine si edificano sulle rovine e ritornano alla natura solo quando sono abbandonate dagli uomini. Davanti allo spettacolo dei ruderi, quella che petce- piamo é limpossibilita di apprendere la storia, una storia concreta, datata e vissuta. La percezione estetica del tempo & percezione di un'assenza, di un vuoto. Tale coscienza del vuoto ¢ inerente alla fruizione estetica dell’o- pera originale. Per questo le copie riconosciute come tali deludono: scontano la mancanza del vuoto. E ci rendiamo ben conto che un pittore che oggi si mettesse a dipingere come Rubens o come qual- che altro grande artista classico non interesserebbe a nessunio, men- te Popera di Rubens degli altri grandi artisti classici ¢ sempre percepita come presente e pertinente. Quello che vale peril passato pottebbe essere vero anche per il futuro. II tempo puto ¢ indifferentemente passato (anche se non & storia) o futuro (anche se non riguarda le prospettive o a pianifica- zione). La percezione del tempo puro ? la percezione attuale di un vyuoto che strurcurail presente orientandolo verso il passato 0 Pav- venire; ed essa si produce tanto davanti allo spettacolo dell’ Acropoli quanto osservando il museo di Bilbao. L’Acropoli e il museo di Bil- bao hanno unfesistenza allusiva, la presenza forte di una pertinenza indefinibile Oxggi gli artiste gli scrittori sono forse condannatia ricercare la bellezza dei «nonluoghi», a scopritla tesistendo alle apparenti evi- denze dell'atcualita. E lo fanno scoprendo il carattere enigmatico degli oggett, delle cose disconnesse da ogni esegesi eda ogni istru- ione per l'uso, mettendo in scena e prendendo come oggetti i su . Cs mezzi di comunicazione che si spacziano per mediator, rifiutando il simulacro e la mimesi. Mallarmé chiedeva che si procedesse con termini «allusivi, mai direttin; per lui 'apparente ermetismo della poesia, come ricorda Alain Badiou nel suo piccolo manuale di Jnestetica3, 2 espressione di quella momentanea ambiguita che serve a segnalare una pre- senza inaccessibile, in quanto sta oltre 'oggetto. Quello che Mal- larmeé dice della poesia vale anche per le attuali elaborazioni artisti- che, che si vogliono irriducibili a urvesegesi funzionale, storicista 0 etnologica. Quando entrano in scena le religioni africane, quando siespongono tno accanto allaltro atari religiosi si sottolinea nel- Poggetto cid che resiste alla sua immagine ¢ al suo impiego pra- icv. Siam nel campo della «de-oggettivazione mallarmeana», che manifesta inolere un tempo «puro», nella misura in cui da questi oggetti stata asportata la storia: essi non sono riducibili a nessuuna storia che ne potrebbe dar conto, Lermetismo dell'arte sta in questo: prende per oggetto le evi- denze del contesto per disfarle, Probabilmente & sempre stato cos), ma oggi l'arte deve fate i conti con il dilagare delle immagini, con la confusione tra realtd e finzione, con Pevento mediatico, con il re- gime dell'evidenza e con il liberalisro che, permettendole di fare qualsiasi cosa, a recupera per farne un prodotto di metcato, per as- segnarla alla residenza museale 0, molto pitt semplicemente, per ignorarla, Cosi la misura della pertinenza e della presenza sugli esempi del passato e sull'attesa del fururo & resa pitt difficile a causa dell accelerazione della storia, Larte contemporanea é sempre soggetta al rischio di essere rect perata dal consumo planetario. Lorganizzazione della vita artstica, attraverso le fondazioni, le biennali ¢i forum, disegna un mercato dell’arce che ha tutte le apparenze del mercato liberista globale. Questa situazione mette in evidenta a contrario la necessit’ di unfarte che prenda le distanze, che non si lasci assorbire dalla cul- tura dominante (Jean Dubuffet, nel suo pamphlet Ayphyxiante Culture pubblicato dalle Editions de Minuit, aveva scritto gia all’ 2 nizio degli anni Ottanta che il primo dovere dell artista 2 quello di rifuggire dalla cultura). Ma Parce mette anche in evidenza la diff- colt’ di questa auspicabile presa di distanza. Yves Michaud, nel suo Larte allo stato gasoso4, afferma che Vestetica ha preso il posto del- arte, che la grande arte @ morta, che Parte contemporanea & un'e- sperienza globalizzata come il turismo di massa, che non esistono piit Fopera, laura, la contemplazione, ma ci sono solo le mode. Le opere sarebbero state sostituite dalle pose: gli eventi, gli incontti, le performance, le instalazioni altro non sarebbero che riproduzioni del contesto. In altre parole, il contesto farebbe da contenuto del- Tarte, che cost conserverebbe una certa pertinenza (rispetto all’e- ppoca), ma perderebbe qualsiasi presenza, qualsiasi capacita simbo- lica, trovandosi costretta a sottrarsi alle evidenze dell’immagine con una nuova forma di ermetismo, Bun giudizio certamente troppo severo o troppo pessimista, ma ha il merito di sottolineare il fatto che, nell’arte come altrove, il contesto 2 stato sconvolto e che oggi sarcbbe urgente ripensare le condizioni della pertinenza, riannodando i legami tra storia in- terna.e storia esterna, tra storia della disciplina e storia contestuale, Larte stenta ad attirare Pattenzione di un vasto pubblico sulle poche intuizioni luminose che continuano a fondarne lesistenza: Vimmagine non @ la realta; il reale dell’immagine non 2 la cosa stessa la storia continua, ¢ continua tanto la storia interna che lega arte al proprio passato quanto la storia contestuale che ne inter- roga il fururo, E appunto questa la nuova sfida lanciata all arte con- temporanea: resistere alla fagocitazione del contesto. A pensarci bene, si doved ammettere che le scienze sociali c la letteratura, di- rettamente o indirettamente, si trovano davanti a untidentica sfida e che, come le arti figurative, hanno il compito urgente di prendere come oggetto proprio il contesto, se vogliono sortrarsi all aliena- zione che le minaccia. In altre parole, per gli artisti cost come per gli osservatori della societa e per i politici, si atta di ritrovare insieme al senso del tempo anche una coscienza storica che consentano loro di edificare 3 tuna contemporancita reale, Larte, k societ’ ela storia sono conso- rnanti nella buona e nella cattiva sorte, Oggi le arti, anche le arti plastiche ¢ Parchitettura, chiacchie- ano volentieri II bisogno di mettere le cose per iscritto erode il processo artistico, come se I'espressione letteraria tendesse a diven- tare il complemento indispensabile delliniziativa formale. Questa constatazione fa sorgere numerosi interrogativi, quelli che si rivol- gono all'arte tessa, di cui abbiamo cercato di dare un’idea, e quelli che riguardano direttamence Ia leteerarura. Quest ultima & un fat- tore 0 un’espressione del cambiamento? Esercita un’azione sulla propria epoca o neé un riflesso? La sua situazione e il suo ruolo, in quest ottica, sono diversi da quelli dellarte? Bisogna parlare di cam- biamento attraverso la letteratura o di cambiamento nella lettera- tura? In quali termini, infine, si pone oggi questo duplice interro- gativo? Laletteratura un fattore o unfespressione del cambiamento? Di primo acchito avvertiamo che quello» ¢ approssimativo, non in- dica un‘alternativa netta. Ma bisogna qui distinguere e precisare. Quella che si& convenuto chiamare lerteratura vimpegnata» & di so- lito considerata un fattore di cambiamento, 0 quanto meno una decisa presa di posizione nei dibattti che animano la societ3. Ma il ‘messaggio va a segno solo quando ¢ in grado di essere inteso, ov- ‘vero se esprime qualcosa dello spirivo ¢ della sensibiliea di una so- ciet& e di un’epoca. Quando si dice, per esempio, che i flosofi del XvItI secolo hanno «preparato» la Rivoluzione francese, si intende dire che sono stati gli ostetrici del loro tempo, un po’ come la ‘maieutica socratica faceva esprimere agli interlocutori di Socrate certe verita che non erano consapevoli di possedere. Rousseau, Vol- taire ¢ Diderot sono «precursori», o «annunciatori», o ancora «fer- menti della Rivoluzione», perché sono pienamente nel loro tempo. Esprimono ideali ed esigenze di giustizia, uguaglianza, sapere e pro- gresso che dovevano essere detti per esstere pienamente. Per patlare a unfepoca, bisogna saperla intendete, Ritroviamo cost il concetto di pertinenza. 54 ‘Veri precursori sono solo coloro che appartengono in tutto e per tutto al proprio tempo, ma tale appartenenza si misura meglio a una certa distanza. Potremmo anche dite che la necessitd di certe pete, la loro eccezionale pertinenza, # dovuta al fatto di non essere completamente contemporanee o di allargare Porizzonte della con- temporaneitd, La forza dirompente, la performativite stotica, se pos- siamo usare questo termine, ¢ legata cost a questa doppia preseniza nella storia, ma gli effetti di rottura possono essere i pitt vati e ri- guardare diversi spazi temporali II Consrasto sociale di Rousseau e Il Capitale di Marx ci riguardano sempre, ma non é possibile analiz- zare evento della Rivoluzione francese senza riferitsi al primo né quello della Rivoluzione di Ottobre senza riferirsi al secondo. Freud ci riguarda pitt che mai, ma la sua rivoluzione non ha quella di- mensione di evento, La forza dellesistenzialismo sartriano sta piut- tosto nelPessere post-evento, nellessere una lerteratura successiva alla prova, una letteratura del dopoguerra. Diciamo, per farla breve, che le modalita del cambiamento in letteratura e attraverso la lette- ratura sono nell ordine dell'annuncio, della resistenza 0 del rinno- vamento e che si misurano anche in base all’importanza degli eventi © delle congiunture con cui si pongono in telazione. Il cambiamento attraverso la letteratura solleva anche la que- stione del cambiamento in letteratura: ci si deve infatti chiedere se in letteratura esiste un rapporto con il cambiamento 0 con la rivo- luzione che non passi attraverso la forma, Una letceratura nuova 0 rivoluzionaria & prima di tutto una letteratura che si svincola dai gener, daglistlie dalle regole che Phanno preceduta. La questione dei generi @ la pitt immediata, In letteratura il ge- nete condiziona la natura del messaggio, del contenuto. Passare dalla tragedia al dramma significa anche cambiare punto di vista sulla storia e sul mondo, come si vede nel caso della tragedia greca. Lactisi di un genere dice qualcosa di un‘altra crsi, dice qualcosa del pubblico, della societ’, delle condizioni di quella che ho chiamato pettinenza. Voltaire era convinto di essere un grande autore tra- gico, mentre ai nostri occhi é soprattutto importante per le sue no- 5% ee velle dall'ironia micidiale e per i suoi pamphlet contro T'ingiustizi eincolleranza. In un certo senso, noi siamo giudici migliori di lui sulla sua attualita, la sua originalita c la sua influenza, Dopo Vol- taire il mondo non sari pitt quello che era, ma certo non per me- tito delle sue tragedie. Interrogarsi sul prevalere di un genere in tuna societa ¢ in unepoca date vuol dire interrogatsi su quella s0- cieta e su quell’epoca. 1 romanzo si & sviluppato in modo particolare nel xIx secolo e ha sempre come sfondo e, indirettamente, come oggetto la societ’t © pezzi di societa. La pertinenza del romanzo rispetto alla societ3 & incontestabile: ¢ di questa che parla, Anche quando non é esplici- tamente «impegnato» (un termine che entra in uso dopo la seconda guerra mondiale), offre una visione della societ4, dei gruppi e delle classi che la compongono, dei turbamenti e delle passioni che visi esprimono, insomma la interpreta, quanto meno nel senso in cui uun musicista interpreta un’opera. Il romanzo esprime un punto di vista singolare sul mondo (quello dell’autore) attraverso i ritratti che propone dei suoi eroi 0 antieroi, ma quel punto di vista 8 ab- bastanze convincente agli occhi di certi lettori da trasformassi in urfopinione — la forma letceraria di una sensibilita accettata daghi uni, ¢ magari insopportabile per altri ~e da assumere cosi una di- mensiore politica, nel senso primo e originale del termine. Basta citare i nomi di Dostojevski o di Stendhal per mettere in luce que- sto paradosso di apparenza: gli scrittori pitt presenti nella propria opera sono anche quelli che sono stati pitt presenti nel proprio tempo. Proposizione d'altronde ribaltabile: &certamente grazie alla sua propensione a ritrarre le miserie della prima etd industriale che Zola, diomanzo in romanzo, impone la propria presenza e sensi- bilita. A questo va aggiunto che il romanzo ottocentesco & stato ‘un gencte popolarissimo, pubblicatu a puncate sui giornali, e anche che nelle versioni pitt romanzesche e pitt lette ha molto spesso pro- posto ura letcura critica della societ’. La questione della forma é pitt delicata. Basta emettere il berretto {rigio al dizionario», come diceva il giovane Hugo, per fare opera di 56 cambiamento? Se la rivoluzione della forma & necessatia, & anche sufficiente? Alcune formule folgoranti di Rimbaud («changer la vie», we est un autres), lanciate in piena futia adolescenziale sulla scia della Comune di Parigi, sono rimbalzate sulla superficie della storia esplodendo nel maggio 1968 o nella prosa lacaniana. Forse non hanno ancora perso niente della loro forza ed possibile aspet- tarsi di percepire un giorno o Palo gli effetti differiti della rivolu- zione apportata al linguaggio e alla poesia dal genio fugace del poeta adolescence. Ma la forma, la forma da sola, ha un tale potere? Caeslaw Milosz, il grande poeta polacco, ha rimproverato all’ Occi- dente di avere inaridito, dopo Mallarmé, la fonte viva della poesia, sacrificata all’ermetismo e alla soggettivita Il filosofo Alain Badiou li risponde, in Jnestetica, che Mallarmé non & precisamente erme- tico, ¢ suggerisce che in poesia le cose funzionano in sostanza come in matematica, Pud esistere, spiega Badiou, una poesia «demago- gica» che sembra rivolgersi a tutti perché blandisce la forma sensi- bile delle opinioni del momento. Ed esiste anche una matematica simbastardita» al servizio del commercio e della tecnica. Ma se si definiscono tutte le persone egualitariamente per il pensiero, ele operazioni poetiche ¢ le deduzioni matematiche sono il paradigma di cid che si rivolge a tutti». Formulata in questo modo, l'elevata csigenza del filosofo della poesia anticipa utopia di un’uguaglianza di cutts il carattere «ermetico» della poesia esprimerebbe solo l'as- senza di tale utopia e, indirettamente, la sua necessit’. Siamo qui a un punto estremo, a partite dal quale la pertinenza di ur‘opera si definisce in negativo, come constatazione di assenza, e di conseguenza si annienta da sola. Quando la letteratura e Parte, che pute si inscrivono agevol- mente nella loro storia interna, fos anche con un rovesciamento ti- voluzionario, si staccano progressivamente dalla loro storia conte- stuale, ciot dal pubblico pitt vasto, c il rischio concreto che continuino sia esprimere qualche cosa della societ& (dei suoi smar- rimenti e delle sue incertezze), ma rinunciando a svolgervi un tuolo, In questo caso, la difficolta con cui dobbiamo fare i conti si 7 pud sintetizzare in questo modo: come conciliare Pitriducibiliea della lerreratura alla sua funzione sociale o storica con la sua irricu- cibilitd alla pura preoccupazione della forma? ‘A me sembra che si possa cercare una risposta a questo interro- gativo ¢ insieme a quello che rimanda al rapporto tra letteratura e cambiamento oggi ~ owero l'ora del mondo globalizzato, del mer- cato liberista, della comunicazione generalizzata, della guerra ci. vile planctaria, del distacco crescent tra i pitt riechi dei ricchi ¢ i pitt poveri dei poveri, l'ora che qualcuno indica contraddittoria- mente come «fine della storia» o wscontro di civiled» — a partire da quella che chiamerei la dimensione antropologica della letteratura, La pertinenza dell’opera al proprio tempo si stabilisce infacti con ctiteri eminentemente antropologici: il rapporto dell'io con se stesso, il rapporto dellio con gli altri, il rapporto dell'uno e degli altri con il tempo, che & loro comune ma che ognuno vive per la propria parte. I generi letterari, pitt facilmente i quelli artstici, possono essere collocatie definiti sulla base di questi tre criteri, ela forma letteraria a mio avviso & semplicemente il risultato della loro conformazione. Non si tratta di criteri formali, perché anzi richie- dono una forma, ma non sono nemmeno criteri sociologici o sto- tici, non direttamente comunque: sono semplicemente portatori di risonanze, di tracce della societ’ ¢ della storia che si trovano trasf rie nelle relazioni elaborate per proprio conto da un individuos il poeta, il romanziere, il drammaturgo o il personaggio da questi creato. La letteratura, come ricerca o scoperta di sé e degli altri, possiede, per il solo fatto di questa dimensione, una forza critica e prospettica che travalica il proprio oggetto immediato. Non si pud parlare negli stessi termini della citta dopo Baudelaire o Dos Passos, della solicudine dopo Flaubert o Joyce, della memoria o della gelo- sia dopo Proust. Certo, un giudizio del genere & ancora pit facile da esprimere ri- guardo a studiosi dell’economia o della psiche, come Marx o Freud, che hanno scosso le fondamenta della fiducia ingenuamente carte- siana che lindividuo occidentale poteva avere nella propria aurono- 38 mia e nella propria libert’. Tuttavia Marx e Freud, ognuno a suo modo, sono stati autori che volevano dare una spinca alla societ’, ¢ hanno creato grandi narrazioni, pet usate la definizione di Lyo- tard, in cui Marx immaginava la societa futura ¢ Freud il mito fon- datore del complesso di Edipo. Se dobbiamo dar retta a Lyotard, oggi il problema & appunto che le grandi nattazioni sono morte, Bastonato dalle espetienze totalitarie, un gran numero di intellet- wali guarda ora con sospetto tutte le posizioni con pretese «pto- stessiste», sia perché hanno qualcosa di déje-vu, sia perché possono condurre a un volontarismo tirannico, Sembra trionfate il sistema della globalizzazione economica e tecnologica, come se per ut iro- nia tipica della storia, solo il capitalismo fosse riuscito a tealizzare, naturalmente in tna versione sui generis, due grandi sogni del so- . E quella che Sofocle definisce la dike degli dei, la giust: dovuta o giurata agli dai, Non sappiamo che idea avesse Sofocle delle diviniea, ma Castoriadis ricorda che frequentava il citcolo di Pericle, al pati di Protagora di cui cita un frammento: «Per cid che actiene agli d2i, nulla posso dire, n¢ se ci sono, né se non ci sono, né quale aspetto possono averes8. In questa dike che va coniugata, «tessuta insiemen, con le leggi della citta, Castoriadis vede un prin- cipio di superamento, ovvero, nel suo lessico, I «autotrascendenzay della societa, quella sua irriducibiliea a cid che viene di volta in volta istituito. B possibile cambiate le leggi in funzione dei principi che trascendono la legge positiva e che con gli déi hanno solo un rapporto metaforico. II miracolo greco sarebbe allora il principio della storicita in quanto «autoalterazione», cosi come lo proclama esplicitamente la tragedia sofoclea. Sivede allora quello che Castoriadis individua nella democrazia ateniese: la costante capacit’ di superarsi partendo da una rifles- sione su se stessa, di non farsi intrappolare da una cultura teificata Aristotele individua undici rivoluzioni nella storia ateniese. Questa opera di riflessione e superamento @ apprezata anche da altri stu- diosi della cultura ellenica in relazione ad altri argomenti che atten- 69 nn i ee —(i‘isS gono alla definizione di vita democratica. Cosi Nicole Loraux ha messo in evidenza i dibattti, le contraddizioni e le evoluzioni che hanno sempre contraddistinto la vita politica ateniese riguardo a due questioni spesso presentate in modo troppo frettoloso © ap- prossimativo: quella relativa allo statuto degli stranieri e quella re- lativa allo statuto degli schiavi Quella tensione che Pierre Rosanvallon! pensa di poter indivi- duare al centro dell universalismo, cost com’? concepito nella tra- dizione francese, non la si ritrova forse alla base di qualsiasi pensiero democratico? B in ogni caso quella che giustifica 'ambizione di Marcel Détienne di «comparare lincomparabile», ovvero nello spe- cifico Videale giacobino con quello della polis greca. Peri Greci non basta che i citadini siano «uguali e intercambiabili», devono anche avere diriteura morale e virtt. Elo stesso dilemma dei giacobini!l La posta in gioco riguarda ogni volta opposizione tra senso (nel- Paccezione che ho dato a questo termine) ¢ liberta. Se si concede tutto al senso, alla necessaria relazione tra gli uni ¢ gli altti cost com’? definita a priori in nome della societ® o della cultura, si perde la liberta, ovvero ’individuo. Se si concede tutto al desiderio indi- viduale, gli si sottrae Poggetto, si perdono la relazione e la societd Lavita sociale non pud essere orientata o comandata né dalla follia totalitaria né dalla follia della solitudine. Zuomo apolis denunciato dalla tradizione ateniese si smarrisce nell’una o nelPaltea dire Chiaramente la cited ateniese non ci fornisce un modello, e nem- meno un ideale, per la societ’ di oggi. I nostri problemi sono su una scala diversa, Nonostante sia stata fino al 1! secolo della nostra cra una specie di capitale culturale dell'Impero romano, non pud essere considerata la realizzazione compiuta di un modello demo- cratico, Piuttosto ci propone un esempio di dibattito permanente e di rifiuto di una chiusura concettuale, ¢ avremmo torto a non twarne ispirazione. Oggi la viea politica, tanto sul piano nazionale quanto su quello internazionale, sempre pit difficili da distinguere, 2 infatti prigioniera di concerti vuotie di intuizioni cieche che gui dano le nostre analisi invece di esserne oggetto. Influenzati come ne, 70 _— siamo dal sistema delle comunicazioni che stringe il pianeta in una ‘morsa e sembra dargli un senso, ci abituiamo a consumate le im- ‘magini, le parole, i messaggi. Siamo percid indotti, senza neppure accorgercene, a praticare la ragione retorica di cui parla Vernant, la quale non fa altro che giustificare Iesistente cost com’. In tal modo, ci modelliamo su quel che di peggio vi énella cultura del- Vimmanenza: il ritorno del medesimo, E al contempo rinunciamo alla parte migliore della tradizione del paganesimo nella versione greca c pit precisamente ateniese: la capacita di introspezione intel- lectuale, Pattitudine a spostare i contfini, la vocazione a restare nella storia senza immolarsi alle illusioni del sistema. Lacultura come natura, ecco indubbiamente il maggiore rischio concettuale (ma con conseguenze tragicamente concrete) cui siamo esposti oggi da parte tanto dei teorici dello «scontro tra culture» quanto degli illuminati fautori del proselitismo religioso. Contro le ideologie della cultura come natura, che si ispirano tutte, pit 0 meno direttamente, a una visione teleoogica della natura, pud es- sete utile ricordare che l'uomo non pud in alcun caso essere definito da una e solo una appartenenza «culturaler. Quando diciamo «uomo», di chi parliamo? Di tre uomini, in real: del uomo singolo nella sua diversita (voi, io, miliardi di altri); dell'uomo culturale (che hha connivenze storiche, geografiche o sociali con un certo numero di altri); infine dell'uomo generico (quello che ¢ andato sulla luna, quello che ci ha portati a essere cid che siamo nel bene e nel male, quello la cui immagine sentiamo ferita quando si attenta alla gait’ di un singolo essere umano). E sono questi tre che ne fanno uno: 'individuo concreto e mortale, Lindividuo esiste solo per Pinsieme di relazioni che stabilisce con gli altri, insieme culturale in questo senso, collocato nella sto- ria cin un luogo. Ma la sua storia pud cambiare come pud cambiare di luogo. Gli individui sono tantie ognuno & «ondivago e diverso», come diceva Montaigne; la relazione di ognuno con la pluralit’d delle culture e con la diversita di ogni culeura pub cambiare finché non muore, Ma resta uomo, dovunque sia ¢ comunque sia. E uomo n di diriteo, I diritti dell’uomo sono Puomo tutto intero e sono ogni uuomo, ogni essere in diritto di costrure le proprie relazioni con gli altri e con la storia, di costruire la propria «essenza», nel senso esi- stenzialista del rermine.I diritti dell uomo, in questo senso, sono il dirito al’esistenza, alla libert, alla scelta, Il riesame del concetto di cultura & indispensabile per eludere le crappole intelleteuali di ogni genere alle quali serve da alibi, La riabilitazione dell'individuo/sog- getto& indispensabile per condurre a buon fine questa impresa e per fondare antropologicamente la difesa dei diritti dell'uomo. E ci sono due tradizioni incelletcuai ta loro antagoniste, ma che hanno talvolta saputo dialogare, ovvero lo strutturalismo e esistenziali- smo, cui possiamo fare appello, in modo complementare, per aiu- tarci a capire come le culture siano artefati storici necessari, ma anche come P'uomo generico sia insieme il limite di ogni egemonia culturale ¢ Porizzonte di ogni esistenza individuale. Note al capitolo 1, Marcel Mauss, o. cit, p08. 2, Cornelius Castoriadis, Linstitutionimaginaine de la saciee, Sel, Ptis, 1975 (cra. it: Lisitucione mmaginaria della societt Bollati Boringhies, Torino, 1995), 3. Louis Althusser, Pour Mars, Maspero, Pais, 1965 (ctad. it: Per Marx, Mime- sis, Milano, 2008}, 4. Jean-Paul Vernant, Mythe et pense chez les Gres, Maspero, Paris, 1965 (trad. it ‘Mito e pensiero preso i Greci, Einaudi, Torino, 1970] 5. Mare Augé, Comelius Castoriadis, Masia Dara etal, La Gre pour penser lar venir, UHarmattan, Pais, 2000. 6. [bid p. 153. 7. Ubi p. 159. 8. Ibid, p. 168 9. Nicole Loraus, Néde le tres Mythe ct politique t Aehines, Sei, Pasis, 1996. 10, Pierre Rosanvallon, Le Saere du citaen, Gallimard, Paris, 1992. 11, Marcel Détienne, Comparer incomparable, Seil, Pais, 2000, pp. 125-126. pm CAPITOLO SESTO I passato, la memoria, l’esilio Si potuto affermare che il XIX secolo é stato il secolo della storia, Sarebbe perd difficile attribuire questa proprieta anche al xx se- colo. Per certiversi, la letteratura storiografica ha continuato a svi- lupparsi, soprattutto in Francia, e la rflessione storica &rimasta al centro dei principali dibattiti politici. Si pensi, per esempio, alle analisi sulla Rivoluzione francese, considerata come modello intel- lertuale del totalitarismo comunista, e ai dibattiti alle polemiche che ne sono seguiti. E ttavia vero che questi dibattii hanno tex appunto a presentare il XX secolo come un periodo di chiusuta, il secolo della sperimentazione calamitosa di idee elaborate in un’e- poca precedente. Il che ci ha collocato nella prospettiva della fine delle grandi narrazioni. In senso generale, non & certo che lo sviluppo della storiografia esprima semplicemente ¢ direttamente il nostro rapporto con fa storia 0, se si vuole, il nostro senso della storia, Possiamo anche porci la domanda inversa e chiederci se il metodo storiografico non sia stato influenzato, nel corso dei secoli, dai cambiamenti interve- nnuti nella nostra percezione del tempo e degli avvenimenti. B | a e—s—CSS ‘Nella seconda meta del xx secolo, inolere, Puna e 'altra hanno in- contestabilmente sublto, a gradi diversi e con modalitd differenti, influenza della psicoanalis. In effeti, il rapporto con il passato che la psicoanalisi cerca di mettere in luce non é quello della storiogra- fia, Michel de Certeau, nella raccolta di saggi dal titolo Storia e psi- coanalisi. Tia scienza e finzione!, spiega come la psicoanalisie la sto- ria abbiano due modi diversi di distribuire quello che definisce do spatio della memoria». Cid che Freud ha scoperto, messo in evi- denza ed esplicitato & la presenza del passato nel presente, nella forma del ritorno del rimosso. La memoria, ci dice ancora de Cer- teau, diventa un «ampo chiuso» dove si effettuano due operazioni di senso opposto: oblio, che non éaffatto un fenomeno passivo ma un dispositivo di lotta contro il passato, la «traccia mnesica, che & il ritorno del dimenticato, cio® un‘azione di questo passato ormai costretto al mascheramento»2, II passato, come il fantasma dell’Am- ‘eto, infesta il presente. La storia ® «cannibale Notiamo subico come la scoperta freudiana faccia vacillare ~ mostrandoli per quello che sono, cio illusori — quegli universi in- dividuali o colletivi, quei mondi rassicuranti del perenne rimando all'io, che ho proposto di chiamate mondi delPimmanenza. Se te- rniamo presente che per Freud Fllusione non & in prima istanza un errore, ma un prodotto del desiderio, come ha spiegato riguardo alla teligione in Liavoenive di una illusione, possiamo allora capire che il passato rimosso introduce una tensione della quale possono essere indiziilrftueo dell'evento e la mania interpretativa, Quello che @ in discussione & dunque il desiderio o, in termini pid antro- pologici, la feicita, ovvero lidea che uno é indotto a farsene in una situazione data. La ricerca di tale «eliciti» & una delle caratteristi- che dell’ habitus che Bourdieu definisce appunto «desiderio di es- seres: «Guidati dalle simpatie e dalle antipatie, dagli affetti e dalle avversioni, dai gusti e dai disgust, ci si crea un ambiente dove ci si sente ‘a casa propria’ e dove & possibile conseguite la piena realizza- ione del proprio desiderio di essere che si identifica con la feli- citi, Michel de Certeau sottolinea con forza il ruolo dirompente 74 i. del ritorno del rimosso nei confronti di tutti gli ordini simbolici cosi costruiti: «Ogni ordine autonomo si costituisce grazie a cid che elimina e produce un ‘resto’ condannato alf’oblio, ma Pescluso si insinua nuovamente in quel posto ‘pulito’, vi riemerge, lo scot volge, rende illusoria la coscienza che ha il presente di stare ‘a casa propria’, rimane acquattato in un angolo, e quel ‘selvaggio’, quel- Mosceno’, quella ‘sporciza’, quella ‘resistenza’ della ‘superstizione’, vi deposita, all’insaputa del proprietario (10) e contro la sua vo- Jonta, la legge dellaltro»4. II passato come sintomo & embricato nel presente La storiografia, invece, pone in linea di principio una cesura tra il passato in quanto oggetto di conoscenza (sistem, eventi)e il pre- sente come Iuogo della conoscenza, dove si raccolgono i materiali esi elaborano le rappresentazioni del passato. L rapporti tra storiografia e psicoanalisi, perd, si evolvono e que- sta evoluzione ci dice con molta chiarezza qualcosa del nostro nuovo rapporto con il tempo, Per limitarci alla storiografia fran cese, potremmo dire che trail «tempo lungo» di Fernand Braudel, Pantropologia storica di Jacques Le Goff o di Georges Duby, la sto- ria delle idee come I'kanno concepita e rinnovata Frangois Furet ¢ Pierre Rosanvallon, i luoghi della memoria» di Piette Nora, si con- figura un’evoluzione zl termine della quale l'opposizione tra le due discinte strategie descritte da Michel de Certeau tende a sfumare. Esaminando un evento, un personaggio 0 una rappresentazione, Vantropologia storica cerca di osservare il passato come un presente € ne prende in considerazione, in una visione olistica, la totalita degli aspettie linsieme delle determinazioni, In senso inverso, la nuova storia delle idee pone al presente interrogativi per i quali pensa di trovare elementi di risposta nel passato, ma in certo modo & cid che scopre nel presente che orienta e sostiene la sua riscoperta del passato, Furet interroga la Rivoluzione francese sulla scorta del Cotalicarismo sovietico. Rosanvallon, quando fa la storia del suffra- gio universale in Francia, parte dalla constatazione delle tensioni interne alla democrazia intesa come «religione» (dell uguaglianza) a come «regime (di sovranit’ popolare); tensioni che si riativano, per esempio, in tutte le discussioni sulla definizione politica del. Europa comunicatia, Se poi consideriamo limpresa affrontata nei Luoghi della me- moria, almeno nella presentazione fatta da chi ha concepita e wcu- rata», ovvero Pierre Nora, non ci troviamo davanti a una domanda sul passato, ma sul nostro rapposto con il passato. Cid che Pha resa significativa e, secondo il termine usato da Leiris, particolarmente «pertinente» é stato appunto il suo carattete collettivo e il fatto che vi si siano riconosciuti e associati numerosi storici, ma anche Peco che ha avuto lespressione stessa di «luoghi della memoria», sia pure a spese di qualche approssimazione o distorsione. Se ha patlato a tuti, se ha comunicato qualcosa a tuti, probabilmente & stato gra- zie allaccostamento delle due parole «luoghi» e «memoria», che sembrano ricostituire un nuovo spazio-tempo di riferimento ti- spetto al quale ogni nostro contemporaneo ha avuto la sensazione di tiuscire a collocarsi Secondo Nora, il censimento dei «luoghi della memoria» ob- bliga a ridefinire il metodo storiografico, Egli fa osservare, con una terminologia che in parte evoca quella psicoanalitica (ma la evoca soltanto), come loggetto della storia sia cambiato. Per questo se- sgnala incidentalmente che gli toric parlano ormai del proprio og- getto e non del proprio soggetto. A proposito della Francia, a chlessa definita una realta«simbolica», scrive che ormai aperta la via verso una storia completamente diversa: «...] non pitt le cause, ‘ma i loro effetti; non pit le azioni memorizzate e nemmeno com- ‘memorate, ma la loro traccia e la messa in scena delle commemo- razionis non i fatti in sé, ma la loro costruzione nel tempo, la can- cellazione e il riemergere dei loro significati; non il passato come si @ svolto, ma il suo continuo riuso, consumo e sfruttamento, la sua regnanza sui successivi presenti; non la tradizione, ma il modo in cui si & costituita ed 2 stata trasmessay5, Questo cambiamento di oggetto si spiegherebbe con la comparsa di un nuovo insieme di elementi diversi «che modifica profondamente il rapporto con il 76 ee passato econ le forme tradizionali del sentimento nazionalesS. La storia, fino a un passato relativamente recente, & stata scritea dal punto di vista dell’avenire, in funzione di cid che sarebbe 0 do- vvrebbe essere il futuro: restaurazione, progtesso 0 rivoluzione. Lo storico si definiva allo stesso tempo come un notaio ¢ come un profeta, come un traghettatore», prosegue Nora. Ma «le asprezze del secolo hanno progressivamente inaridito le speranze ¢ le illu- sioniv legate alle tre possibili visioni del futuro: «{...] tra Poppri- mente imprevedibilita di un futuro infinitamente aperto e cuttavia senza avvenire ¢ 'ingombrance molteplicita di un passato ritornato a essere opaco, il presente & diventato la categoria della nostra com prensione di noi stessiv?. Resta i fatto che il rifugio nel passato e il rappotto con Fimpre- vedibilita del futuro non sono vissuti nello stesso modo ai due estremi della gamma sociale. Linteresse degli studi sulla condizione coloniale, in particolare attraverso i fenomeni che esprimono una relazione tra patologia sociale e patologia individuale, soprattutto dovuto al fatto che ci presentano situazioni in cui numerosi indi- vidui smartiscono la capacita di collocarsi in modo pitt 0 meno stabile nel presente, nell’immanenza intima di un mondo personale («personalizzato», come dicono oggi i messaggi pubblicitati); un mondo nel quale il rapporto con il passato immediato e 'avvenire imminente non rappresenta un problema, il mondo dell habitus, se si preferisce. In Africa, in particolare, la colonizzazione é stata un fe- nomeno improvviso e rapido, e generazioni di bambini e di giovani sono state indotre ad accettare da un giorno all'alero che il mondo nel quale erano ctesciuti e nel quale erano stati educati fosse privo di senso. I missionari facevano bruciate i feticci, ma pitt in generale la derisione di un passato fino a quel momento condiviso e am- messo come evidente scatenava un sisma mentale tanto pits trau- matico in quanto eliminava ogni prospettiva di futuro, anche a breve termine. La situazione dei sottoproletari, nella maggior parte dei casi un esito dellimmigrazione, riproduce oggi questo stato di ade-simbolizzazioneo. 7 Coie ci dice Bourdieu, i disoccupati sono esclusi dal gioco so- Cale e dalle illusioni che lo fanno funzionare, le illusioni che ci aiu- tano a vivere. Perdendo il lavoro, essi smarriscono anche i mille niente grazie ai quali la loro funzione era conosciuta e riconosciuta: ‘Se il tempo sembra annullarsi,& perché il lavoro salariato é il sup- porto, se non il principio, di gran parte degli interessi, delle attese, delle esigenze, delle speranze ¢ degli investimenti che attengono al piesente, ma anche al futuro o al passato che questo implica, in- somma & uno dei principali fondamenti dell ithaio come impegno nel gioco della vita, nel presente, come investimento primordiale che produce il tempo (come insegnano tutte le scuole sapienziali quando identificano lo sradicamento dal tempo con lo sradica- ‘mento dal mondo), che 2 il tempo stesson8, Lo sradicamento dal tempo & proprio cid che, in un altro contesto e in urtaltra epoca, ma non cosi lontana, hanno vissuto tanti colonizzati o quanti, dopo lindipendenza politica, hanno subico e continuano a subire nellimpotenza la retorica dello sviluppo. Che cos? Fesilio? Non & semplicemente un concetto territoriale, ¢ forse non lo & neppure nella sostanza. E una perdita, provvisoria 60 meno, mai dimenticata, mai cancellata: una perdita di identitd che passa talora da quella della lingua, spesso da quella della filia- zione, sempre dalla perdita della storia, Nel nostro mondo le si- tuazioni di esilio diventano sempre pit numerose; sono prodotte dai conflitti politici ¢ dalla miseria economica, ma spesso sono anche sostenute dal gioco delle rappresentazioni immaginarie in- dotte dalle cattve politiche di accoglienza, dalle cattive politiche di integrazione e dalle difficolta economiche. C’? una bella distanza tra il racconto epico della conquista del West e della creazione del Nuovo Mondo e I'evocazione pauperista e vergognosa delle quote di immigeazione nell Europa contemporanea. Senza cadere in una visione ingenuamente buonista della «nascita di una nazione», che come sappiamo bene passata attraverso infinite sofferenze ¢ ha avuto tra le sue cause la miseria in Europa, bisogna comunque am- zmettere che lo stesso anelito non sembra animare oggi limmigra- we zione un'Europa che recalctra allidea di diventare una nuova America, perché non ne ha né i mezzi né la volonta. In ogni parte del mondo, inoltre, si creano situazioni di isolamento (profughi, ri- fugiati, clandestini, sans-papier) che cortispondono a un duplice stadicamento dal tempo, perché nello stato di «durevole provviso- rita» si smarriscono insieme il riferimento al passato (abolito) al faturo (bloceato). Gli individui perdono in tal modo Yattitudine a impegnarsi nel «gioco della vita» perché tutto (comprese le forme di assistenza di cui sono fatti oggetto) conferma loro che ne sono esclusi. A dite il vere, cid da cui sono esclusié la stotia, e non biso- gna stupirsi se ilrischio di vederli rientrate nella storia per le vie pitt pericolose e folli non & mai molto lontano. Note al capivolo 1, Michel De Certeau, Hitore et pychanalye ene scence et fiction, Gallimard, Paris, 2002, cap. 1, «Psychanalyse ex histoire [tra. it: Storia eprcoanalis. Ta scienza e fnzione, Bollai Boringhieri,Totino, 2006), 2. Ibid, p. 86. 3. Piere Bourdieu, op. cit, p. 216. 4, Michel De Certeau, op itp. 86. 5. Pierte Nora, Les Liewx de mémoire it, La France,1, Gallimard, Pais, 1992, p. 24 6. Ibid, p. 27 7. be 8, Pierre Bourdicu, op. ci, p. 320. 79 CAPITOLO SETTIMO Lavwvenire e l'utopia Le situazioni che si definiscono di «contatto culturale» sono state, per lo pitt, casi di scontro ideologico, Dalla scoperta dell’ America, POccidente europeo é sbarcato a casa d’aleri con armi e bagagli, ma anche con 'arsenale completo del proprio immaginario. Nei diversi continenti dove si sono svolte quelle lunghe ctociate, oggi si ritro- vano le tracce pitt o meno profonde e le manifestazioni pitt o meno vitali e originali di quelle loute per linfluenza, di quelle prove di forza, a volte di obbedienza catcolica, a volte procestante. Non & un caso sc i sistemi religiosi pitt strutturati (il moroteismo islamico, anchiesso capace di proselitismo) o pitt legati a foreistruttute poli- tiche (Cina, Giappone) si sono rivelat i pitt refratari alla penetra zione ctistiana. La storia della colonizzazione e della occidentalizza- zione del mondo ha avuto anche una dimensione onitica, e gli osservatori hanno talora penato a rappresentare il caratterealluc- nato, sia perché appartenevano anch'essi a una ttadizione teligiosa che Ii induceva a considerare naturale il fenomeno, sia perché, allin- verso, lo consideravano un epifenomeno, una semplice conseguenza © un riflesso di sconvolgimenti politico-economici pitt profon 8 Rimane il fatto che uno dei settori pitt avvincenti ¢ consolidati della ricerca antropologica attuale riguarda le manifestazioni reli giose nel contesto coloniale o postcoloniale, ¢ anche (giacché la storia & cutt altro che conclusa) nel contesto della globalizzazione. Non possiamo interessarci al futuro senza incontrate la presenza massiccia ¢ anomala dell'immaginazione. Se infatti vero che non vivono ogni giorno con il pensiero dei propri fini ultimi, gli umani non possono tuttavia accontentarsi indefinitamente di un’eternitd fiacca, di un tempo chiuso. Questo vale per i pitt deprivati, ma anche per gli altri. La corsa al senso si svolge dunque anche nelle peggiori condizioni. Il senso non é necessariamente il destino post mortem, Vimmortalita o il paradiso, E Vesistenca del domani, un in- sieme di relazioni con gli altei sufficientemente consistente per scongiurare assurditd di una solitudine senza oggetto e senza fine, nl doppio senso del termine. Tutti i movimenti socio-teligiosi che ho avuto la possibilita di studiare in Aftica e in America latina (ma Posservazione ? generalizzabile) aggregavano in modo stabile o ef fimero individui alla ricerca di un nuovo ambito di riferimento, sia con intenti definitivi (vifugiandosi presso un profeta come in un asilo), sia pitt puntualmente, come nel caso di movimenti del tipo candomble 0 umbanda, in Brasile, che modellano il calendario di ciascuno trasformando la sua vita in un'esistenza di «feste» e di in- contri, Il successo delle sette rimanda a questo desiderio, al bisogno di imbellettare la realtd o di sosticuisla con Partficio di un mondo parallelo, intimo, nel quale ci si possa riconoscere e farsi ricono- scere, aspettare il seguito e lottare contro il panico di un presente definitivo. Lillusione parla il linguaggio dei fini, che &anche quello del desiderio, ma si limita a servirsene, lo sbrticiola, lo distilla in dosi omeopatiche; i suoi espedienti sono il rovescio negativo del d scotso sociale sempre incompiuto dei politici e degli economist: essa non pretende di orientare la societd, la rimpiazza. E qui necessario distinguere bene. La constatazione di fondo, globale, & che il trauma che l'Occidente ha inflitto all’immaginario degli altrinon & stato privo di conseguenze sul proprio immagina- 82 rio. La colonizzazione e loccidentalizzazione hanno provocato una specie di big bang ideologico, le cui ricadute si disperdono oggi, in apparente disordine, sul mondo globalizzato, Sono ticadute di varia natura € non sono esenti da influenze reciproche Le tradizioni religiose istituite sono talora interpretate dai loro rappresentanti o dai loro adepti pitt intellettuali come una morale, urfetica o addiriteura una filosofia, e non saprebbero pitt farne og- getto di una fede letterale, quella ingenua dell’uomo semplice, Nello stesso tempo, perd, i fondamentalismi non sono mai stati cos virulenti. Certi movimenti evangelici, per esempio, dei quali non va sottovalutatal'espansione e influenza nel mondo, si basano su parole d’ordine semplici che trovano eco in tutti coloro che re- clamano certezze, soprattutto negli Stati Uniti e in America latina, ‘ma anche in Africa ¢ in Europa, sopractutto nell’Europa dell’est ¢ in Russia, perché vivono in solitudine, senza riferimenti simbolici, in situazioni di miseria materiale e morale, Il fondamentalismo islamico trova radiciin un identico terreno. ‘Tutti questi fondamentalismi hanno in comune un riferimento, uunfambizione e una modalit’ di azione. Il riferimento 2 origine: la disputa tra i tre monoteismi si basa essenzialmente sul punto di partenza, sull’origine della sola storia che conti ai lore occhi, quella del vero messaggio. La disputa sul riferimento & anche la causa dei diversi scismi all'interno delle religioni monoteiste. Lambizione ¢ il mondo intero. I monoteismi in generale aspi- rano all'universalizzzzione del proprio messaggio. Si apparentano pet questo alle grandi narrazioni di Lyotard, in quanto si basano sia sul passato sia sul futuro. Se ne differenziano, per, perché pre- tendono, in quanto cosmogonie, di parlate all'umanita intera, anche se ben presto passano a evocare una storia precisa, popoli ¢ territori particolari,e perché la loro visione dellavvenite, tanto degli esseri umani quanto della societa terrena, é singolarmente vuota, cessendo la loro ultima prospertiva la fine del mondo come estremo compimento, La modalita di azione, infine, il proselitismo, che distingue in % soluto i monoteismi dai politeismi. Gli integralismi — espressione militante e attiva dei fondamentalismi ~ esasperano questa volont’ di proselitismo conferendole accenti guerreschii: Pat- tualia ci mostra come possano derivarne dei passaggi all azione, quasi che le realta della globalizzazione agiscano da stimolo alla loro immaginazione. Lintegealismo una globalizzazione dellimmaginario che pud avere conseguenze terribilmente reali. E anche la globalizzazione dei poveri (anche se, ovviamente, pud essere usata, manipolata e so- stenuta dai soldi dei ricchi); in questo senso ¢ una globalizzazione mimetica. La globalizzazione ¢ i suoi agenti sono mimetizzati, come lo erano la colonizzazione ei colonizzatori. Il mimetismo ela rappresentazione sono le armi simboliche cui si ricotte quando la relazione diventa impensabile, impossibile da negoziare. Nelle situazioni di dominio tanti personaggi hanno interpretato €orchestraro questo ruolo di un Altro troppo lontano e troppo po- tente. I sprofeti» africani prendono questo termine in prestito dalla Bibbia dicoloro che cercano di convertili, ma pitt che profetizeare, recitano, continuano a rappresentare immagine della colonizza- zione ¢ dei suoi agenti. Il gioco della ri-presentazione, il mimeti- smo, ¢ ultima tappa prima della violenza, in quanto manifesta la rottura o pituttosto l'impossibilita della relazione, Gérard Althabe! aveva utilizzato l'espressione wliberazione di immaginatio» pet ca- ratterizzare certi movimenti politico-religiosi che si affermavano incontestabilmente come forme di reazione e di tesistenza all op- pressione coloniale. Quei movimenti, quando cercavano di uscire da un ambito strettamente locale, avevano bisogno di rimand esterni: di qui spesso la loro relazione ambivalente e un certo debito di ispirazione con le Chiese cristiane, ma anche con Fislam 0 con il marxismo. Fermerestando le ovvie differenze, oggi ci troviamo in una situa- ione analoga, solo che le reazioni, spesso provocate da circostanze locali, si esplicano su un’altra scala, Tutti hanno ormai capito che il locale si esprime attraverso il globale e che, per giunta, i movimenti modo a 84 Jocali di protesta hanno pitt che mai bisogno di collegamenti con il mondo intero ¢ con la scena mondiale fornita dai media. Oggi pitt di ieti, sono le religioni a vocazione universale che possono procurare i mezzi intellettuali e materiali per questa estensione. Il ‘marxismo ¢ le ideologie progressiste in generale, che avevano in- fluenzato i movimenti politici di indipendenza e di liberazione, sono in declino e i paesi comunisti, che li avevano in cetti casi so- stenuti, sono in via di sparizione, Limmaginazione, in questo caso, vaal traino della storia. Leclettismo occidentale, per parte sua, ? modellato dalla menta- lita consumista: le arti, la cultura, la flosofi, le religioni del mondo intero, perfino nelle forme pit sincretiche, possono essere oggetto di scelte individuali ¢ di ricomposizioni personali. Ognuno si co- struisce su misura la propria cosmologia, ricorrendo, se necessario, alle nuove tecnologie. Il mondo della televisione & esemplare per questo postmodernismo dei poveri: se ci sono tante persone che desiderano esprimere in quell'ambito le proprie convinzioni, le pro- prie preferenze, la propria vita, quando é evidente che non hanno niente di originale, & perché cosi possono crederci anche loro, gra- zie al prestigio dell’immagine che consolida all occorrenza V'assicu- razione fornita dal prendere la parola. Nonostante legocentrismo forsennato, questi comportamenti indotti dalla societ’ dellimma- gine non sono poi tanto diversi da quelli che governano la fede del- Puomo semplice (che peraltro non gli competono in modo esclu- sivo): in entrambi i casi si tratta di una questione di sopravvivenza, Ci troviamo cosi, d'ora in avanti, in una situazione in cui siamo in grado di percepire, davanti a un campo di rovine metafisiche nel quale i fondamentalist illuminati e gli individualisti alienati continuano a rovistare per assemblare un senso a partire da qualche rottame, che colonizzati ¢ colunizeatori hanno vissuto la stessa sto- tia e che la colonizzazione altro non ® stata che la prima tappa della globalizzazione. Siamo tutti quanti ai piedi dello stesso muro. Dopo le tristi espetienze del secolo scorso, ¢ questa la sfida che ci aspetta: come possiamo reintrodurre nella nostra storia finalita che 85 OOO eee | ciaffranchino dalla tirannia del presente ma che non siano allori- gine di un nuovo dispotismo intellectuale e politico? Come pos- siamo, pitt che prefigurare il futuro (essendo il cambiamento tanto inimmaginabile quanco incluttabile), aterezzarci nella misura del possibile perché sia Pavvenire di eutti? termini di questa sfda interessano gli antropologi perché cor- rispondono a una situazione che, da un certo punto di vista, ri- pete o tende a ripetere un'esperienza della quale sono gia stati testi- ‘moni, senza prestarvi tutta I'attenzione che sarebbe stata augurabile ¢ senaa trarne tutte le conseguenze: I'esperienza della colonizza- zione ¢ quella della decolonizzazione, in quanto quest ultima ha rapidamente cancellato i discorsi sulle finalith che servivano a giu- stificare la prima. Anzi, questa cancellazione forse & cid che defini- sce la decolonizzazione, cid che ne costituisce Fessenza. Il tema esplicito della fine della storia e quello pitt o meno implicito di una divisione del mondo tra chi & dentro le cose e chi ne & tagliato fuori, tra assistenti e assistiti, privilegiano una letcura attuale della storia che sottrae ogni pertinenza allidea di progresso o a quella di un mondo migliore per il domani. Localmente, perd, questi ideali sono ancora formulati in modo vago ¢ confuso, Si delineano forme di resistenza allo stato di cose esistente, ma in nome di ideali par- ticolari, incompleti ¢ talora concrastanti (le culture minoritarie, il mondo contadino, lecologia) che, anche quando tentano di espri- mersi su scala planetara, stentano a costruire progett leggibili per il futuro, a proporre obiettivi che non siano in sostanza difensivi. Questa situazione, intellettualmente interessante, ritengo possa essere colta pitt efficacemente se la si osserva su scala antropolo- gica, ovvero in quelle unit’ ridotte nelle quali si fanno perd sentire gli effetti del nuovo contesto: il contesto planetario (sotto il du- plice, e contraddittorio, aspetto della globalizeazione tecno-econo- mica e della coscienza planetaria in pieno sviluppo). I radizionali ambiei empicici delltnologia si prestano bene a tale approccio (& il loro contesto, che si trasforma ¢ li trasforma) e, a maggior ra- gione, si prestano bene anche gli altri ambiti toccati da qualche 86 anno dagli antropologi (nion solo la citta, che vanta gia titoli di no- bilta nella tradizione professionale, ma anche l'impresa, i grandi agglomerati, i campi profughi, i gruppi di immigrati, le ONG. ..). A condizione, perd, che lo studio dei rispettivi mictocontesti ¢ del contesto globale si basi precisamente sulle finalit’ di cui esi sono © non sono portatori. E proprio perché’antropologia si definisce simultaneamente ri- spetto al proprio oggetto intellettuale (la relazione pensata e isti- tuita, il senso sociale) ¢ rispetto al contesto in cui lo osserva, che mi sembra possa costituite un percorso privilegiato per Posservazione dei mondi contemporanei, La sicuazione attuale la obbliga per prima cosa a definissi antropologia e non pitt solo etnologia: il con- testo oggi sempre mondiale e, per quanto rimanga necessatio lo studio dei microcontesti local o regionali, essa acquista tutto il pro- prio senso soltanto in relazione al contesto globale nel quale sono inseriti i microcontest. Il passaggio da un'etnologia particolare a un'antropologia comparata o generalizzata & oggi una necessitt, se si vuole dare conto di una situazione che, pur senza cancellare del tutto i particolarismi ¢ le storie locali, li trasforma profondamente confrontandoli con la global del mercato, delle ecnologic e delle immagini. Di fronte allideologia del presente e dellevidenza diffusa dal si- stema globale, di fronte alle illusioni micidialie libetticide dei to- talitarismi integralist, abbiamo pitt che mai bisogno di un ritorno allo sguardo critico capace di rivelare i giochi del potere dietro alle formule che si appellano a una quiete illusoria o una mobilitazione fanatica, I ritorno a quello sguatdo ctitico che io attribuisco all antropo- logia evidentemente aon basta a cambiate il mondo. Ma pud con- tribuire a dare la misura delle vere poste in gioco. Viviamo in un mondo nel quale, agli estremi, si formano crepe sempre pits profonde, come quelle che si allargano tra i pitt ricchi dei richie i pitt poveri dei pover, o tra la somma delle conoscenze accumulate nei laboratori scientifci pitt attrezzati del pianeta elo stato di igno- 87 Sr ———e—“‘(‘i‘i“a “ s ranza nel quale viene tenuta la maggioranza della popolazione mondiale, tanto nei paesi cosiddetti sottosviluppati quanto all’in- terno degli stessi paesi industeial, ; Il problema & che oggi sul pianeta regna un'ideologia del pre- sente ¢ dell'evidenza che paralizaa lo sforzo di pensare il presente come storia, untideologia impegnata a rendere obsoleti gli insegna- menti del passato, ma anche il desiderio di immaginare il futuro, Da uno 0 due decenni, il presente & diventato egemonico. Agli occhi del comune mortale, non deriva pitt dalla lenta maturazione del passato e non lascia pitt trasparire i lineamenti di possibili fu- turi, ma si impone come un fatto compiuto, schiacciante, il cui improvviso emergere offusca il passato ¢ satura limmaginazione del fucuro. Quella che abbiamo chiamato ideologia del presente si manife- sta in diversi modi e qui ne abbiamo individuato Fesistenza sulla scorta di tre fenomeni concomitanti. Con il primo ritroviamo Lyo- tard ¢ la fine delle grandi narrazioni basate sull’avvenire. Questa fine corrisponde alla perdita dell illusioni coltivare sul progresso ‘umano, soprattutto dopo le atrocith ele esperienze totalitarie del Xx secolo. Il momento postmodemo sarebbe pertanto quello in cui i iti moderni, i miti del futuro e i miti universalist, che si erano so- stituiti alle cosmogonie particolariste, scompaiono a loro volta. Una delle ragioni di questo fllimento& quella che Lyotard definscedis- io, cio’ la differenza di percezione tra chi inventa teoricamente unfideologia universalista e liberattice e chi ne subisce storicamente gli effetti. La Rivoluzione francese era un atto di liberazione univer- sale o semplicemente l'espressione dell espansionismo francese, che avrebbe trovato il suo autentico eroe nella figura di Napoleone? Probabilmente luna e Paltra cosa, ed @ da qui che cominciano le difficolea. Il tema della fine delle grandi narrazioni ne ha preceduto un altro, sviluppato da Fukuyama, che ha ottenuto una notevole at- tenzione: la fine della storia. Ma i due temi, come appare evidente, non vanno affatto confusi, Lyotard, quando parlava della fine delle 88 due grandi tipologie mitologiche, ci invitava a riflettere sulle nuove modalita di relazione con lo spazio ¢ con il tempo che definivano la condizione postmodera. Con la fine della storia, siamo in tuttaltro contesto: @ il tentativo di realizzare una nuova «grande narrazione». La fine della storia non & evidentemente, il blocco degli eventi, ma a fine di un dibattico intellettuale: tutti quanti, ci dice in sostanza Fukuyama, sarebbero oggi d’accordo nel ritenere che la formula che coniuga il mercato liberista ela democrazia rap- presentativa sia insuperabile. Derrida, nel suo libro Gli spettri ai Mars, osserva a tal proposito che le formulazioni di Fukuyama ‘non sono molto chiare e che permane un dubbio, a fine leteura, sul significato da dare al concetto di «fine della storiay: si tratta di un dato di fatto incontestabile o di un'ipotesi speculativa? Fukuyama presenta la «buona novella» (Derrida sottolinea quel linguaggio evangelico) dell’avvento della democrazia liberale ora come fatto empirico ora come ideale normatore: «L’avvenimento é sia la realiz- zazione sia 'annuncio della realizzazione», Ma questa stessa incer- tezza (0 incoerenza) & tipica di un'atmosfera intellettuale in cui niente é pit difficile da immaginare del futuro. Cissi potra fare un‘idea di questa difficoltd interrogandosi sullo stato dell’evento oggi. Come abbiamo visto, nelle societh dellim- ‘manenza evento & negato nei limiti massimi del possibile: lo si i- manda alla serie di determinazioni concepite al contempo come sociali ¢ antropologiche che lo riversano sulla struttura. Quando questo riversamento, questa «eziologia sociale», non & pitt possi- bile, perché Pevento & enorme e sproporzionato rispetto agli abi- ‘wali strumenti di misura e di interpretazione, per esempio nel caso dell'iuzione coloniale, alora lo si mima, lo si recita lo si metee in scena (secondo lo schema dei riti di inversione celebrati in occa- sione di epidemie o della morte di un capo), nella speranza che quella sorta di sfida simbolica basti a scongiurarlo, Nel caso della colonizzazione la speranza é sempre andata delusa e il «profetismon afticano, per esempio, ha continuato a ripetersi in un balbettio fino un passato molto recente, Ma localmente e pet molto tempo & 89 ee riuscito a scongiurare la violenza, per cui & sempre stato difficile, per gliaftcani come per gi etnologi, decidere se i proftifossro collaboratori o resistenti, perché evidentemente erano l'una cosa e altra ‘Nelle societA oggi pitt sviluppate assistiamo a una crescita della paura dellevento (si pensi alla categoria del rischio, al ruolo delle assicurazioni, alla regolamentazione giuridica della pratica medica, allidea di insicurezza o al timore del cambiamento limatico). La ctescita della paura comporta classicamente una ricerca delle cause e dei responsabili che, anche in un contesto sociologico diverso da quello delle societs politeste, ne richiama comunque alcuni aspett. Se invece l'evento ha una portata inaspettata ¢ si presenta a prima vista imprevedibile, come nel caso dell'attentato dell'LI settembre 2001, c¢ un rapido cambio di strategia, La ricerca dei colpevoli diretti, morti, e dei responsabili pit lontani, irrintracciabili in un futuro prevedibile,lascia presto il posto a una nuova ii porale: si fa dell'evento non un punto di atrivo che b c gare, ma un punto di partenza che tutto spiegheri. B questo il senso e il ruolo della seconda guerra in Iraq ¢, pitt in generale, della guerra dichiarata al terrorismo. : La parola chiave, qui, & «dichiarazioney, Forse la formula «di- chiarazione di guerray non era pitt stata utilizzaca dal 1939. La di jarazione di guerra ha precisamente leffetto di un annuncio che cancella con un tratto il passato per convertire gli animi allattesa e al seguito. il passaggio alla violenza legittima, o comunque le- gale; & un ribaltamento delle coordinate temporali, una rifonda- zion; il canto di chi parte. Il problema & che nella complessita delle societ’ moderne non & cost facile riuscire in questa operazione sim- bolica, passare dall’ordine delle cause a quello degli effetti, dalla diagnos al progetto. Cos il discors ufficale sul terorismo si sdop- pia gli si dichiara guerra, certo, ma questo non cambia niente, si vive come prima (sia pure con un po’ pitt di vigilanza poliziesca). Cambia tutto, non cambia niente, Alle persone pit anziane questa uplicica fara venire in mente Patteggiamento rassegnato con cui la 90 Francia aveva dichiarato guerra alla Germania nel 1939, Julien Gracq, nei suoi Carnets du grand chemin3, fa un efficace schizzo di questo episodio contrastato: «La totale assenza di ardore della na- zione a ‘gettari’ nella guerra del 1939, gia dichiarata con scarso en- tusiasmo, giustfica la solennit’ dei riti che contraddistinguono ovunque nella storia antica il passaggio allo stato di belligeranza: Jo stato di guerra & cosi poco naturale per una nazione moderna che essa non pud che ‘gettarcisi’ a occhi chiusi; & necessatio creare 2 ogni costo una rottura itteversibile, non lasciare un millimetro di spazio ai dubbi reconditi [...]. Il governo Daladier, nel 1939, an- dava invece alla guerra con gli occhi aperti e facendo ill conttatio [...}; tutto quello che faceva, o piuttosto che non faceva, sussurrava alle orecchie della truppa, su un tono minore ma eloquente, il motto di Giraudoux, suo propagandista, in La Guerre de Troie: Vale la pena prendersi un minuto di pace’»4. La storia, in effect, non & pit la stessa dopo P'L1 settembre 2001. Quel nuovo inizio, perd, non invalida e non deve invalidare agli cocchi di chi ha concepito il tema della fine della storia, proprio perch¢ il nuovo coflito prende senso nel nuovo mondo globaliz~ zato, nel quale rappresenta una perversione momentanea e locale. In questa prospettiva, non ct contraddizione tra il tema della fine della storia e quello dello scontro di civilta. Questo non contrad- dice quello: @ uno dei sintomi della sua attuzzione. Il secondo fenomeno riguarda a prevalenza del linguaggio spa- ziale st quello temporale ed & strettamente legato al fenomeno pitt vasto della globalizzazione ¢ al paradosso analizzato in precedenza. Ma é utile ricordars qui la rivoluzione che comporta nella nostra percezione dello spazio o, pitt esattamente, il rovesciamento dei apport tra interno ed esterno. La coppia globaleflocale ha preso il posto dell opposizione particolare/universale, la quale, associata a tuna concezione dialettica della storia, si inscriveva nel tempo, Las similazione dell opposizione globale/locale a quella internolesterno assume tutto il suo significato in relazione al tema della fine della storia inteso come avvento della democrazia liberal, cio’, in defi- on nitiva, in rapporto all’opposizione sistema/storia. Ricordiamo an- cora losservazione di Virilio: per il Pentagono Pinterno & cid che sta dentro al sistema economico e tecnologico le cui reti fanno la glo- balizzazione; l'interno til globalee il globale é interno. Viceversa, estemno ® il locale, in quanto non é una semplice duplicazione del globale, ma interferisce con il sistema e quindi @ imputabile di un possibile reato di ingerenza. In una prospettiva del genere si capi- sce come mai la storia, in quanto perturbazione di un sistema che pretende di presentarsi come utopia realizzata, possa avere solo urforigine locale. E il linguaggio spaziale che esprime c in un certo senso protegge lorganizzazione attuale del mondo. Il terzo fenomeno che va preso in considerazione ® il regno delle immagini, soprattutto delle immagini televisive. Queste in parte ci racchiudono nello spazio. I satelliti fissile rimandano da un punto del pianeta allalero. I fatti delPattualita sono rimbalzati, interpretati € rappresentati quasi simultaneamente in tutto il mondo. Ci abi- tuiamo a essere informati a ore fisse, In un senso pitt ampio, il no- stro ambiente tecnologico svolge quasi il ruolo delle cosmologie ttadizionali che ponevano coordinate nello spazio (compteso il corpo umano) e nel tempo (comprese la nascita ¢ la morte) per dare un ordine simbolico al mondo. Oggi siamo circondati da oggetti ‘materiali estremamente raffinati che invadono ogni giorno la nostra csistenza e sembrano fornirle un senso. Ogni giorno ci stanno sem- pre pitt accanto: ci eleggono a domicilio, si agganciano al nostro corpo, ci fanno comunicare con il mondo intero senza farci spo- stare, ci assuefanno a stare in una sorta di bozzolo tecnologico che ci mette al ripato da passato e futuro, quasi esistesse solo il presente. Dietro il gioco di immagini e messaggi che, nonostante le vio- lenze dell'attualita, possono dare la sensazione che non succeda niente, stanno invece per compiersi formidabili progressi. E co- minciaca la conquista della galassia e noi sappiamo bene che tra qualche decennio non guarderemo pitt il cielo con gli stessi occhi. Lesplorazione dello spazio non é la sola che ci offte prospettive vertiginose. La scienza progredisce anche nell’esplorazione della 92. a vita: presto sard individuata e varcata la frontiera tra materia € vita. La genetica permette di interrogarsi sulla prossimitd di certe specie in apparenza distanti e anche sulla realta e sui limiti dellindividua: zione. La coscienza si interroga sulle condizioni della propria com- parsa. La scienza, perd, a differenza delle cosmologie tranquilliz- zanti che postulano una totalita distributrice di senso, avanza nell’ignoto spostandone gradualmente le frontiere. Affronca P'i- ghoto ¢ forse per questo la sua immagine ¢ ambivalente: da una parte si sa che all origine di tutte le tecnologie che ci citcondano, dalPaltra ci fa sentire Pimmensie’ di cid che ancora ignoriamo, La scienza non 2 rassicurante, Oltretutto, nonostante le apparenze veicolate dalla globalizea- zione, la disparita dei saperi @ ancora pitt grande di quella delle ric- chezze. Questo inizio di secolo @ caratterizzato, oltre che da una crescita dello scarto tra i pitt ricchi dei ricchi e i pitt poveri dei po- veri, anche da un aumento dellignoranza e da un allargamento dello scarto tra chi dispone di conoscenze echi non ne dispone. Se si pensa al denaro, alle collaborazioni c agli appoggi politici che richiede oggi una vera politica della scienza, ¢ il fondato so- spetto che il mondo di domani si scomporr’ in tre parti: una pic- cola aristocrazia mondiale del sapere ¢ del potere costituita dagli scienziati ¢ dai loro finanziatori, coloro che saranno abbastanza istruiti da capire dove stanno andando, ¢ infine una massa ogni giorno pitt numerosa di esclusi dalla conoscenza, che potranno es- sere semplici consumatori o essere esclusi sia dal sapere sia dai con- sumi, Il forte timore & infatti che, a livello globale, Patistocrazia del sapere ¢ quella del denaro si sviluppino parallelamente. Questo rischio di una divisione irreversibile renderebbe impossibile il costi- tuitsi di unumanitd unificata, di un'umaniti-societa, o pitt preci- samente darebbe alla societ’ planetaria in fo:mazione un voleo in- quietante ¢ profondamente non democtatico. Utopia nera, che pud essere contrastata solo dall'utopia del sapere per tutti, cio® da una visione del futuro finalmente sgombra dalle illusioni del pre- sente veicolate dall'ideologia della globalizzazione consumista, 93 Note al capitolo 1, Gérard Alhabe, Oppresian et libéaron dans limaginare, Maspero, Pais, 1969. 2, Jacques Derrida, Spectres de Marx, Galilée, Pais, 1993 (trad. it: Gli spettri dé Mars, Stato del debit, lavoro del luttoe nuova Internazionale, Cortina, Milano, 1994) 3, Julien Gracg, Carnets du grand chemin, José Cort, 4. Ibid, pp. 208-209. aris, 1992, 94 CAPITOLO OTTAVO. Il mondo di domani, l’individuo, la scienza, l’istruzione In tre espressioni correnti, ma di antica data, la parola «mondo» oc- ‘cupa un posto centrale. La prima il giro del mondo~ @ in appa- renza la pits geografica, ma 2 diventata ben presto uno strumento per misurare il tempo ¢ la velocita dei mezzi di trasporto. La se- conda ~ I'altro mondo 0 un mondo migliore — & stata utilizzata dalle religioni monoteiste e, nella sua versione laicizzata, dagli uto- pisti e dai rivoluzionari del x1x secolo. La terza —la fine del mondo ~esiste in due versioni e gioca talvolta sull’ambivalenza della patola «fine» (termine 0 scopo). Il loro significato ha subito unevoluzione significativa nel corso degli ultimi anni e non & inutile riprenderli qui nel tentativo di capire dove ci collochiamo oggi nei nostri rap- porti con «il mondo». Occorre innanzi tutto ricordare che, evidentemente, la parola «mondo» é una sorta di concetto buono per tutti gli usi in grado di ‘mascherare le nostre contraddizioni e ambiguir’. Ma bisognaanche ricordare che l'ovvia constatazione del fatto che in pochi decenni il mondo sia radicalmente cambiato corrisponde a un’esperienza con- divisa sul cui contenuto & possibile porsi qualche interrogat'vo. 95 I giro del mondo ‘C’ voluto parecchio tempo perché 'umanita scoprisse che la Terra ¢ roronda. Dal momento in cui 2 diventata ufficialmente sfe- sca, & stato possibile impegnarsia farne il giro. Questa del «giro del mondo» é una vecchia storia, se si accetta la tesi dellorigine unica ¢afticana degli esseri umani, i quali avrebbero cominciato a fare il giro della cerra (a popolarla) senza immaginarsi che fosse rotonda, Tnvece 2 una storia recente, se si pensa alla rivoluzione copernicana ai progressi dell'astronomia negli ultimi cinque secoli. Il mondo del quale si pud fare il giro trova nuova attualit’ con il cema della globalizzazione o mondializeazione, ma il tema stesso cvidenzia la plasticita di un falso concetto che pud cortispondere tanto allidea di una totalita compiuta quanto all’idea di una plu- ralica irriducibile (il mondo ® fatto di mondi). Questa tensione tra unit’ e pluralita oggi é pit evidente che mai: come abbiamo visto, con la globalizzazione si intendono due fenomeni distinti, uno che rimanda all unia del mercato economico e delle reti teenologiche di comunicazione, ¢ 'altro che rimanda a una coscienza planetaria, tuna forma di coscienza infelice che prende atto delle fragilita eco- logiche del pianeta e delle distorsioni sociali di ogni genere che la- cerano l’umanita. La tensione tra unitd ¢ pluralita si esprime oggi nell’opposizione globaledlocale, che vorrebbe risolverla ma invece contribuisce a ri- produtla ed esasperarla, In certi casi il locale & concepito a immagine © somiglianza del globale e del sistema economico-tecnologico del quale &espressione; in alti visto come unteccezione, un accidente © uno scarto rispetto al sistema nel suo insieme, ¢ per questo deve es- sere richiamato ¢ riportato all ordine. Il concetto di edititto di inge- renza» & quello che meglio mette in luce il carattere politico del ri- fetimento al mondo e ai mondi. Qui le analisi proposte da Virilio a proposito della visione strategica del Pentagono assumono piena- mente il loro significato e corrispondono in effetti alla visione glo- bale di un sistema-mondo o, meglio, di un mondo-sistema, al mo- 96 mento sotto il controllo politico, economico e tecnologico degli Stati Unisi, Contto tale sistema, ¢ al suo stesso interno, spuntano poi nuove candidature alla ridefinizione del mondo. I candidat si definiscono anch’essi «mondo», mondi singolari e parziali in un primo tempo, ma con I'aspirazione all'unie’ c all'egemonia in un secondo tempo. Si parla dunque di mondo istamico, di mondo asiatico, cost come sid potuto parlare di crollo del mondo comunista. ‘A causa della sua ambivalenza (indica sia la totalit’ sia la diffe- renza), il termine «mondo» ci dice qualcosa della nostra attualita, che coniuga un'effettiva globalita (la globalizzazione nei suoi due aspetti), talune differenze esasperate che restituiscono senso a vec- chi concetti (class, ieologie, alienazione) ¢ una simbolizzazione in ctisi tenuta in vica€ dissimulata dalle tecnologie della comunica- zione (Internet, immagini video, televisione). Phileas Fogg, Peroe i Jules Verne, oggi potrebbe fare il giro del mondo in molto meno di ottanta giorni, senza cambiare ambientazione (frequenterebbe, da un capo allaltro del mondo, le stesse catene alberghiere), senza smettere di guardare le stesse serie televisive o di apprendere in retta (Ji) su BBC News le notizie del suo paese, senza dover inter- rompere i contatti con i suoi amici grazie al telefono e a Internet; € cosi attraverserebbe, senza vederli, i mondi pit diversi e pitt scon- volti dalla storia: 'uniformazione dello spazio, da questo punto di vista, un corollario dell accelerazione del tempo. Un mondo migliore, un alsro mondo I tema del migliore dei mondi va messo in relazione con due ti pologie di miti apparsi nella storia i miti dell origine fondatori delle religioni, che secendo quanto hanno affermato i filosofi occidentali sono stati uccisi dalla moderniti nel xvii secolo, ¢ i miti del fu- turo, le grandi narrazioni fondatrici delle ideologie politiche pro agressiste, che la storia del xx secolo avrebbe fatto scomparire. 7 Entrambe le declinazioni del tema di un mondo altro presen- tano alcuni paradossi e certe diversita e analogie, Le utopie laiche possono sembrare pits disinceressare e generose delle religioni salvi fiche, perché non prospettano alcuna ricompensa individuale a breve termine e non si interessano della morte del singolo. Tutte e due, perd, producono effetti nel mondo attuale (e intendiamo per «mondo attuale» quello in cui viviamo ¢ per «mondo virtuale» quello che le religioni o le utopie pretendono di sosticuirgli). Le re- ligioni salvifiche, infutti, danno importanza alle «opere», mentre le tutopie laiche sono spesso legate a filosofie della felicita che hanno modificato il rapport con lesistenza emondana». Le une ¢ le alere sono state storicamente, per una moltitudine di individui, un modo di vivere il mondo attuale pitt che una maniera per cambiarlo, Pud darsi che Pattualita ci sollecitia sfumare le tei sulla fine di entrambe le tipologic mitologiche, Se & vero che Fesistenza di forme religiose aggressive (islamismo, evangelismo) pud farci pa vventare un XX1 secolo lacerato da concezioni del mondo contrappo- ste e altrettanto retrograde (il che smentitebbe la tesi della fine dei iti dell origine e del trionfo della modernit’), non va perd sotto- valutato laspetto politico delle nuove affermazioni teligiose, né il loro carattere reattivo. Pud anche darsi che la modernita sia ancora da raggiungere e che noi ci troviamo nel pieno di una crisi che si apparenta, in reat, a una fine, Inoltre, se bisogna ammettere che le proiezioni politiche di alto profilo si sono indebolite, in questo campo non si possono escludere sorprese: le concezioni dominanti non sono pitt cette di quelle che le hanno precedute ¢ I'assenza 0 Vindebolimento delle rappresentazioni strutturate del fututo pos- sono costituire un opportunita per cambiamenti effettivi alimentati dall’espetienza storica concreta, Pud persino datsi che stiamo impa- rando a cambiare il mondo prima di immaginarlo, convertendoci a.una sorta di esistenzialismo pratico. Le innovazioni tecnologiche che hanno profondamente modificato i rapporti tra isessio le mo- dalith di comunicazione (la pillola, Internet) non sono nate dal- Puropia, ma dalla scienza e dalle sue ticadute tecnologiche, Les 98 genza democratica e l'affermazione individuale seguiranno proba bilmente strade impreviste che oggi possiamo solo intuire. Dall'inizio del xx secolo, la scienza ha compiuto progtessi sem- pte pit rapidi tai da farci oggi intravedere prospettive rivoluziona- rie, Cominciano ad aprirsi davanti a noi nuovi mondi: da un lato universo le galassie (e questo cambiamento di scala non sara privo di conseguenze sull'idea che abbiamo del pianeta e dell'umanie’), dall’altr la frontiera tra materia e vita, lintima essenza degli esseri viventi, la natura della coscienza (e queste nuove conoscenze impli- cheranno la rideSnizione dellidea che ogni individuo pud farsi di se stesso). Cid che sapremo del mondo cambier’ il mondo, ma quei cambiamenti sono ogg inimmaginabili: non possiamo sa- pere, per esempio, quanto progredir’ la scienza nei prossimi trenta 0 quarant’anni, Due osservazioni a questo proposito: a. Se non si compiono cambiamenti rivoluzionari nel campo dell'struzione, cil rischio che P'umanit’ di domani si divida tra un‘aristocrazia del sapere e dell'intelligenza e una massa ogni giorno meno informata del valore della conoscenza. Questa disparita ri- produrra su scala pit grande la disuguaglianza delle condizioni eco- nomiche. Listruzione é la prima delle priorita b. Le ricadute tecnologiche della scienza sono come una seconda natura Siamo citsondati da immagini e da messaggi che ci rassicu- rano e ci alienano dal nuovo ordine delle cose senza offi sariamente i mezti per comprenderli. Sta qui il rischio di quella che ho chiamato cosmotecnologia. Ci da Fllusione che il mondo sia fi nito. Ci aiuta a vivere, ma se non si ha una coscienza esatta del suo statuto, pud anche essere il tramite di cutte le forme di sfrutta- mento. neces- La scienza, per parte sua, non ha bisogno di disuguaglianze né di dominio. Se nei ftti dipende dalle politiche che la finanziano e in larga misura la orientano, di per sé risponde solo al desiderio di sa- pere. Rispetto a questa esigenza, la miseria e l'ignoranza sono fat- 99 tori di ritardo. Un mondo che ubbidisse solo all’ideale della cono- scenza (e dell'istruzione) sarebbe nello stesso tempo pitt giusto € pitt ricco. Se si ammette che la scienza cambia il mondo, si am- ‘mete anche che non esiste altro mondo al di fuori di quello che stiamo cambiando e che esso ha in sé il proprio fine. La fine del mondo Quello della fine del mondo un tema vecchio e caro al mono- teismo cristiano, che lo associa al Giudizio Universale. II monotei- smo ha bisogno della morte per dare un senso alla vita. Fvacua la vita nellaltro mondo: la resurrezione & il passaggio alla vita atcra- verso la morte, il passaggio all’altro mondo. La fine del mondo altro non & che la ricapitolazione generale di tutte le fini indivi- duali che si sono successe e accumulate nella storia del mondo che sta in basso. La parola «mondo» evidenzia qui tutta la propria am- biguiea: deve finite perché cominci altro mondo. Un inizio che & insieme promessa ¢ minaccia («Dies inte, dies lla»). In alti termini, il mondo attuale ¢ subordinato alla rappresentazione di un mondo virtuale, La sua finalita gli & esterna. I tema della fine del mondo era tornato di attualita durante la Guerra Fredda per il timore di unfapocalisse nucleare. Oggi le nuove paure del terzo millennio sono piuttosto di ordine ecologico (iscaldamento del pianeta, desertficazione) 0 mediche (nuove pan- demie, malattie legate all alimentazione di massa). Tali paure sono ravvivate dallo spettacolo quasi familiare dei pianeti morti, come Marte, sui quali si suppone siano state possibili forme di vita; im- ‘magini concrete ed estranee di mondi nei quali non c pitt posto pet 'womo o non c' mai stato, nei quali qualsiasi vita& stata sem- pre assente o 2 scomparsa, senza possibilita di sapere quale tra que- ste ipotesi sia la pitt inquietante; immagini concrete della nostra fine a lunghissima scadenza, ma che le minime alterazioni meteo- rologiche sembrano rendere attuali alla nostra fantasia, 100 I eema della fine del mondo ? in continua evoluzione ed 2 sottil- mente legato a quello della fine della storia. Quest ultima, indipen- dente dalla sua pertinenza 0 meno alla realt, fa molto concreta- mente riferimento a un modello di societa che ha i suoi costi, i suoi problemi ¢ le sue ambizioni. Da sempre, si scontrano al suo interno prudenza ecologista e ambizione prometeica: da una parte il rispar- io energetico, le energie dolci, lo sviluppo sostenibile, dall'altro lo sfruttamento di nuove forme di energia, soprattutto dell’energia atomica, lo sfruttamento minerario ed energetico degli astri a noi pit vicini, Si ripresenta qui Pambivalenza del tetmine «fine», che indica sia un compimento sia uno scopo. Quale mondo si delinea allorizzonte delle diverse strategie che si confrontano per lo sfrutta- mento del mondo cosi com’é? E pensabile un mondo senza finalita? Pet finire vortei evocare untaltra eveluzione, anch’essa in corso e che alla fine potrebbe rivelarsi la pitt ivoluzionaria: quella relativa allidea di individuo. Il concerto di mondo, come quello di culeura, schiaccia 'esistenza individuale sotto un peso dal quale il singolo fa fatica aliberarsi. Non appena alcune catene si spezzano, subito se ne inventano altre a tal punto l'umaniti sembra avere paura della i berta (la libert& assoluta dell’individuo), preferendo piuttosto rifu- giatsi nel senso (Valienazione delle forme istituzionali). Si pud avere un‘idea di questo equilibrio precario se, per esempio, si presta atten- zione agli attuali dibattti sull’omosessualita. La lotta contro la de- terminazione in base al sesso (determinazione che si ritrova al cen- tro dei simbolismi pit: presenti in tutte le culture) & in certo senso la pitt rivoluzionaria possibile, ma oggi porta stranamente a una ri- vendicazione di istituzioni, come il matrimonio o la filiazione, ap- parentemente molto conformiste. Davanti ai contrasti del mondo in cui viviamo, in cui coesistono i pitt vertiginosi progressi scienti- fici e le pit arcaiche rappresentazioni religiose, la coscienza acuta dei diritti dell individuo ¢ le forme pid eclatanti di totalitarismo, non si pud non constatare come Pevoluzione delle societi non sia un ungo fiume tranquillo, il cui corso possa sempre essere misurato e previsto. ror In una tale situazione, V'idea di postmodernit appare o troppo ambiziosa 0 troppo oziosa. Talvolta essa sembra definire una condi- zione che si sarebbe sottratta una volta per tutte alle vecchie deter- minazioni ¢ che sarebbe dunque in grado di coniugare armoniosa- mente al suo interno la diversiti delle culture e il fiorire delle individualita, ma anche F'incrocio delle une e delle altre ela loro re- ciproca fecondazione. Per certi versi, questa appare come la ver- sione cooled ecologista della fine della storia e del! utopia liberale Diversa & invece l'interpretazione se la si evoca per rferitsi a una si tuazione non utopica, ma vaga e indeterminata, della quale non si riesce a dare una spiegazione se non in modo parziale e indiretto, Si ignorano deliberatamente, in questo caso, gli effetti al eempo stesso omologantie disegualitari indocti dal mercato e dalle tecnologie. In centrambi i casi, idea di postmodernita presuppone una rottura (eventualmente una rottura «molle», in forma di decomposizione) con il moderno, a sua volta concepito come l'epoca delle grandi ipotesi universaliste, Nella storia, il pensiero della roteura reca sem- pre in sé Pammissione di un'impotenza o di una sconfitta, Come il cambiamento di paradigma nella storia della scienza o nella storia delf’arte, la rottura in ambito storico é un fatto che rimanda ad at- tori, autor, creatori, ma essa non & arbieraria e la sua necessita, 0 possibilia, si inscrive in quella continuita che intende spezzare, Dal punto di vista di chi osserva o analizza, Pavanguardia, leresa, il sa- crilegio ¢ la rivoluzione sono pensabili, cio’ situabili, Quando ho proposto il concetto di «surmodernita» per definire la situazione attuale, 'ho fatto appunto per situarla in relazione all’epoca della modernitd. In effetti, quella & il prolungamento di questa, ma & soggetta all'influenza di molteplici fattori, complessictalvolta con- traddittori, che ne rendono difficoleosa Panalisi. Si trata di una si- tuazione «surdeterminatay, nel senso in cui utlizzano Freud e poi Althusser. Ed in questo senso che essa ¢ surmoderna. Ul tema dell'individuo costituisce, da questo punto di vista, un Iuogo strategico. Nella sociera cosiddetta dei consumi tutto induce a considerare l'individuo come il motore della vitalita economica. 102 Non tanto, come nella prima ideologia capitalista, perché c biso- gno di imprenditori, quanto per la fragiliea di un sistema che pende dalla buona volonta dei consumatori. Un attentato, un calo di passeggeti su qualche linea aetea, e grandi imprese che si crede- vano floride sono andate in fallimento, Per questo una parte note- vole dell'activith dei media & dedicata a sedurre, a convincere L'in- dividuo consumatore, e questo anche nei paesi poveri nei periodi di marasma economico: ? indispensabile far ripartire la macchina ‘© comunque impedirle di grippare. Lindividuo é re, ma @ un re nudo che tutti vogliono rivestire, nuttire, curate, abbellire, nella misura, in tutta la misura, dei suoi mezzi (e il credito & li per que- sto). Probabilmente il sistema economico si accontenterebbe di questo individuo passivo, al quale é sufficiente circolare tra gli scaf- {ali di un supermercato o ascoltare le varie promozioni dei presen- tatori celevisivi per avere la sensazione di essere libero nelle proprie scelte ¢ opinioni Ma in una situazione di surmodernita, nella quale le determinazioni sono complesse e la memoria non & mai paria zer0, Vindividuo, per condizionato che sia, pud sorprendere il suo mondo prendendo alla lettera i messaggi che gli vengono rivolti, giocando in conttopiede e schivando gli ostacoli. La paura di di- ventate poveri, il senso del tempo che passa, limpazienza della dolescente o il pessimismo di chi invecchia, il senso dell’urgenza, per ditla tutta, sono armi terribili che risvegliano la lucidiea. Lllu- minismo, da questo punto di vista, retail riferimento tivoluziona- rio pitt consono, perché aveva puntato sul risveglio delle coscienze individuali che tutto lapparato politico ¢ religioso dell’ Ancien Ré- gime intendeva tenere addormentate. Quella battaglia non mai stata completamente vinta, ¢ continua ancora. Liidea di indi mondo nasce con mee muore con me. Tutte le culture si sono co- struite contro questo solipsismo, ed & proprio questa la ragione della loro forza, perché l'alteriea ¢ al centro dell identita; Pidentitd individuale non &definibile, pensabile e vivibile se non in relazione con altri, Ma anche il senso sociale a sua volta si smarrisce se Pin- luo rimane sovversiva finché significa che il 103

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