You are on page 1of 6

38 Mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio; e una

donna, di nome Marta, lo ricevette in casa sua. 39 Marta aveva


una sorella chiamata Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù,
ascoltava la sua parola. 40 Ma Marta, tutta presa dalle faccende
domestiche, venne e disse: «Signore, non ti importa che mia
sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi
aiuti». 41 Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e
sei agitata per molte cose, ma una cosa sola è necessaria. 42 Maria
ha scelto la parte buona che non le sarà tolta».
Care sorelle, cari fratelli,
non so come vi sentite voi, quando avete sentito il racconto delle
due sorelle e non so nemmeno quali delle due vi è più simpatica,
so solo che talvolta accade che un brano proposto per la nostra
riflessione parla solo di un aspetto della nostra fede.
Oggi, infatti, siamo testimoni di un episodio che contiene solo una
caratteristica della nostra fede, una caratteristica che non
dobbiamo generalizzare nel senso che diventi la caratteristica della
nostra fede, non dobbiamo quindi farne una regola esclusiva.
Infatti, Luca racconta la visita di Gesù a casa di Maria e di Marta
insieme ad un altro avvenimento, anzi insieme alla parabola del
buon Samaritano, che è necessaria per non far zoppicare la nostra
fede, possiamo dire che una gamba su cui cammina la nostra fede
è quella del buon Samaritano, l'altra è quella del racconto di Maria
e Marta.
Mentre nel racconto di Marta e Maria il motto della fede è “siediti
e ascolta”, la parabola del buon Samaritano ci dice: “va e sporcati
le mani”. Penso che l'evangelista Luca abbia volutamente messi
insieme questi due racconti. Luca ci vuol dire che non basta
sedersi e ascoltare, il tempo dell'ascolto della parola non è il
tempo esclusivo della nostra fede, ci vuole anche l'altra faccia
della medaglia: dove una persona si trova nei guai, dove ci sono
uomini e donne che hanno bisogno del nostro impegno concreto,
sarebbe un errore non fare niente e affermare che la fede è ascolto,
anzi, in quel caso non dovremmo fare altro che agire - “va e
sporcati le mani”.
Certo, vale anche il contrario. Ci sono dei momenti in cui Gesù
vuole parlare con noi, e in quei momenti non dovremmo correre lì
e là, ma sederci e aprirci alla sua Parola.
Talvolta ci vogliono quindi due racconti per farci capire la
pienezza della nostra fede, per non farci fare delle cose a metà.
Importante è capirlo e non mettere un aspetto contro l'altro. La
fede ha bisogno dell'ascolto ma non si esaurisce in esso, ci vuole
anche l'azione. Di conseguenza anche il nostro essere chiesa non si
può né basare su un semplice attivismo né su una
spiritualizzazione assoluta che si limita solo all'ascolto.
Oggi però non siamo chiamate e chiamati a riflettere su entrambi
gli avvenimenti, oggi vogliamo riflettere sul “siediti e ascolta” del
nostro racconto, ma lo vogliamo fare senza dimenticare l'altra
verità della nostra fede, quella dell'agire.
L'apostolo Paolo scrive ai Romani Così la fede viene da ciò che si
ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo.1
sottolineando così che la fede inizia e prende forma con l'ascolto
della Parola. Penso che tutte e tutti noi abbiamo fatto questa
esperienza, io vi posso dire che all'inizio della mia fede sta la
Parola.
Ho ascoltato Gesù, ho ascoltato le parole di Gesù tramandati dal
Nuovo Testamento, e man mano le ho anche lette. Le Parole della
Bibbia per me sono diventate importanti e hanno formato,
plasmato la mia fede. Dal giorno della mia conferma – il 12 marzo
1978 – mi accompagna un versetto della prima epistola di
Giovanni: tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa
è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede.2

1 Romani 10:17
2 1 Giovanni 5:4

-2-
E' sono sempre Parole che continuano a essere importanti per me.
Parole che mi contaminano, che mi cambiano, che mi indirizzano,
Parole talvolta cantate, perché non nascondo che mi piacciono
molto le passioni scritte da Bach o il Messia di Haendel.
Maria è seduta di fronte a Gesù (spiegare il fatto). Maria vuole
dare ascolto alle parole del maestro, Maria è l'esempio di una
donna che crede perché ascolta. Lei sente parlare Gesù di Dio, del
perdono, di un Dio che è amore. Le parole si fanno strada e
arrivano al cuore di questa donna di 2000 anni fa.
Maria non si può immaginare altro che essere seduta davanti a
Gesù e ascoltare le sue parole. A lei non interessa che così facendo
rompe le regole del suo tempo che impediscono alle donne di dare
ascolto ai maestri. Maria, nell'ascolto, sperimenta l'amore
inclusivo di Dio e sente profondamente la forza rivoluzionaria di
quell'amore che abbatte ogni muro di separazione, e con Maria ci
sono altre donne che lo sperimentano:
– la samaritana al pozzo di Giaccobe
– le donne che seguono Gesù e che fanno parte dei gruppo
itinerante dei discepoli come per esempio Maria Maddalena
La parola ascoltata rompe gli schemi della società, la forza della
Parola libera dalle restrizioni della cultura.
Marta invece è diversa. Probabilmente Marta è la padrona di casa.
Lei invita Gesù a casa sua e fa di tutto per rendere piacevole il
soggiorno del suo ospite. Gesù ha la fama di essere un buon
predicatore e un maestro capace di interpretare la legge.
Il suo darsi da fare però aiuta Marta di incontrare veramente
Gesù?
In Germania spesso ho fatto una simile esperienza. Nelle grandi
parrocchie luterane il pastore visita le persone nel giorno del loro
compleanno, almeno le persone che hanno più di 70 anni. Spesso

-3-
però queste visite non mi hanno fatto conoscere le persone. Sono
venuto per parlare e per ascoltare ma mi dovevo limitare a
mangiare e bere.
E' bello essere ospite, ma ci sono anche dei rischi. Maria si
accorge che c'è di meglio per definire una relazione solo per
mezzo del fare.
Il psicoterapeuta e ex-sacerdote Eugen Drewermann scrive nel suo
commentario all'Evangelo di Luca: “Cara Marta, se tu mi inviti
cerca di fare ciò che avevi in mente, e non avevi certo in mente
una serata stressante piena di adempimenti. Perciò la tua protesta è
più che giustificata. Però, cara Marta, non risolvi il tuo problema
trasferendolo semplicemente su tua sorella.”
Talvolta la frenesia non aiuta e conviene spegnerla per poter
parlare della fede, della vita, delle gioie e dei problemi. Ascoltare
e parlare, dialogare quindi è importante.
Drewermann affronta in modo egregio la questione dello sfogo di
Marta contro sua sorella. A me ha sempre dato fastidio che Marta
si rivolge a Gesù per parlare di Maria invece di affrontare
direttamente sua sorella: “Signore, non ti importa che mia sorella
mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti.”
Sarebbe stato meglio rivolgersi direttamente a Maria invece di
“denunciare” sua sorella davanti a Gesù. Lei lo fa perché si fida
dell'autorevolezza di Gesù e vede in Gesù la persona giusta che
può dire a Maria cosa si deve fare quando c'è un ospite di riguardo
da servire, Marta si aspetta da Gesù che metta a posto Maria.
Maria deve dare una mano invece di sedersi lì e fare roba da
maschi.
Gesù non cade nella trappola di Marta, Gesù non fa ciò che Marta
si aspetta dal maestro, Gesù non entra nel gioco di lei, rivolge a
Marta delle parole che ella non si aspetta e la invita a vivere
meglio la sua relazione con l'ospite: “cara Marta ci sono dei modi

-4-
migliori di relazionarsi con l'ospite, non ti limitare al fare e alle
apparenze, alle regole della società e della cultura. E' necessaria
un sola cosa, ascoltare le mie parole.”
Marta riceve parole di vita, parole che aprono gli occhi a ciò che è
veramente necessario, e il necessario, Luca lo descrive con
l'immagine della donna seduta di fronte a Gesù per ascoltare le sue
parole.
Visto che l'ascolto è importante, Gesù sceglie con cura le parole
che vuole rivolgere a Marta. Gesù si dimostra molto sensibile e
risponde con parole soft. Inoltre prende sul serio la questione di
Marta3, nonostante ciò indica il pericolo in cui Marta si trova, il
pericolo di voler definire la relazione per mezzo delle sue attività
da padrona di casa.
Il fare non può e non deve essere il contenuto esclusivo della mia
fede, è l'ascolto che apre al “va e agisci”. Ed ecco, siamo tornati
all'inizio del sermone per sottolineare l'importanza dell'ascolto e
dell'agire.
I commentari antichi vedono nel racconto di Marta e Maria due
forme di spiritualità: la vita contemplativa e quella attiva. Questo
modo di vedere il racconto non mi piace. La faccenda delle due
sorelle vuole mettere in risalto l'ascolto come la parabola del buon
samaritano vuole sottolineare l'importanza del fare.
E vi devo dire che in tutte le chiese ho trovato entrambi i tipi di
persone. Ci sono persone che apprezzo per il loro dono di saper
fare, di dare una mano, di non aver la paura di sporcarsi le mani.
Ma ho conosciuto anche le persone più incline all'ascolto, al
silenzio, alla preghiera, al contatto diretto con le persone, persone
che hanno il dono di fare visita ad altri e a confortare con la
parola.
E' bello trovare questa diversità anche qui nella nostra chiesa,
3 Marta, Marta, tu ti affanni e sei agitata per molte cose

-5-
perché essa è un segno che ci vogliono il buon samaritano e
Maria. Amen.

-6-

You might also like