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Dipartimento di Energetica “S.

Stecco” UNIVERSITA’ DI FIRENZE


Sezione di Macchine – HTC group Facoltà di Ingegneria

Metodologie numeriche
parte 2

Introduzione alla modellistica della


turbolenza

 Update: 01/12/2009
 Autore: Cosimo Bianchini cosimo.bianchini@htc.de.unifi.it

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Dipartimento di Energetica “S.Stecco” UNIVERSITA’ DI FIRENZE
Sezione di Macchine – HTC group Facoltà di Ingegneria

Fenomenologia della turbolenza


 Turbolenza: stato di moto fortemente irregolare di un fluido caratterizzata da variazioni "caotiche”
delle grandezze termofluidodinamiche nel tempo e nello spazio.
 Origine della turbolenza
 Instabilità di un flusso laminare: fenomeno della transizione.
 Interazione fra fluido e pareti solide o fra correnti di fluido con velocità differenti (shear layer).
 Principali caratteristiche della turbolenza
 Fenomeno intrinsecamente non-stazionario e 3D.
 Esistenza di un ampio spettro di scale spaziali e temporali.
 Fenomeno “continuo”: le più piccole scale sono comunque molto più grandi di qualsiasi scala molecolare.
 Possibilità di una descrizione statistico-probabilistica del campo di moto: fenomeno caotico ma coerente.
 Dipendenza dal numero di Reynolds (al crescere di Re cresce l’intensità di turbolenza).
 “Energy cascade”: continuo trasferimento di energia dalle scale più grandi verso quelle più piccole e
viceversa (“back-scattering”).
 Fenomeno fortemente diffusivo e dissipativo: forte incremento del trasporto di massa, quantità di moto ed
energia.
 La dissipazione avviene solamente alle scale più piccole mediante conversione energia cinetica in energia
termica
 Estrema sensibilità alle condizioni al contorno ed iniziali
 Memoria del flusso: le strutture di moto di maggiori dimensioni persistono nel flusso per lunghezze (e tempi)
relativamente elevati  lo stato dinamico del flusso in un punto non può essere correttamente correlato
facendo riferimento esclusivamente allo stato locale ed istantaneo

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Fenomenologia della turbolenza

L
≡ Re 4
3

lK
T
≡ Re 4
3

tK

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Approcci alla Modellistica della turbolenza - definizioni


 Direct Numerical Simulation (DNS)
 HP: Le equazioni di NS contengono tutte le informazioni necessarie alla modellizzazione fisico-matematica di
un flusso turbolento
 Risoluzione delle equazioni su di una griglia sufficientemente fine e con passi temporali sufficientemente
piccoli da cogliere l’intero spettro delle scale spaziali e temporali
 Large Eddy Simulation (LES)
 HP: Large Scales:
 Caratterizzano la dinamica del flusso, regolano la transizione e la produzione di energia cinetica
turbolenta
 Dipendono dalle condizioni al contorno e sono anisotrope
 Contengono la maggior parte di energia cinetica turbolenta (80%)
 HP: Small Scales: RANS LES
 Rispettano l’ipotesi di isotropia di Kolmogorov, carattere universale
 Responsabili della dissipazione viscosa
 Risoluzione diretta delle scale più grandi
 Modellazione delle scale più piccole (subgrid scales) DNS
 Filtro spaziale definito localmente sulla dimensione della mesh
 Reynolds (Favre) Averaged Navier Stokes equation (RANS)
 Tutte le scale vengono modellate, la soluzione è la media statistica
 Solo gli effetti della turbolenza sul moto medio vengono inclusi
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Approcci alla Modellistica della turbolenza – pro e contro


3
 
L
( )
3
 Direct Numerical Simulation (DNS) N ≡   ≡ Re 4 ≡ Re
3 9
4

 Risorse di calcolo enormi e tempi computazionali molto lunghi  lK 


 Impossibile affrontare con questo strumento flussi di interesse applicativo (Re elevati)
 Strumento fondamentale dal punto di vista scientifico per lo studio delle proprietà della turbolenza
 Estrema sensibilità alle condizioni iniziali e al contorno
 Large Eddy Simulation (LES)
 Crescente interesse da parte della comunità scientifica e industriale
 Applicazioni limitate principalmente da risoluzione a parete (vincoli su x+, y+ e z+)→geometrie semplici
 Fondamentale per fenomeni strettamente in relazione con la turbolenza (combustione turbolenta, effetti
di scia, reazioni chimiche)
 Approcci ibridi: Detached Eddy Simulation filtro spaziale opera un passaggio tra una modellazione
RANS vicino parete e una modellazione LES nel freestream
 Necessità di condizioni al contorno adeguate
 Reynolds (Favre) Averaged Navier Stokes equation (RANS)
 Stato dell’arte per simulazioni di interesse industriale con scambio termico
 Poco costosa computazionalmente per fenomeni stazionari
 Condizioni al contorno semplici da assegnare
 Vincoli sulla risoluzione a parete solo in direzione y
 Case dependent modeling
 Ipotesi di equilibrio → non affidabili per zone con gradiente di pressione avverso e zone di separazione
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Approccio RANS

 RANS: Reynolds Averaged Navier Stokes (Equations)


 Descrizione del flusso in termini di grandezze statistiche
 Media alla Reynolds (o alla Favre) delle equazioni di moto
 Decomposizione delle grandezze fluidodinamiche in
componenti medie e fluttuanti
 Proprietà del filtro

Tensore di Reynolds

Flusso termico turbolento

 Tensore di Reynolds simmetrico 6 incognite, Flusso termico turbolento altre 3


 Problema della chiusura: determinare relazioni matematiche che consentano di esprimere i termini incogniti in
funzione delle variabili che definiscono il flusso medio
 Assenza di teoria fisico-matematica rigorosa: necessaro ricorrere a formulazioni approssimate.
 L’insieme delle relazioni che legano i termini incogniti ed il flusso medio costituisce quello che viene
comunemente indicato come modello di turbolenza.
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L’ ipotesi di Bousinnesque
 Alla base della maggior parte dei modelli fin qui sviluppati ed in particolare dei più usati
 Ipotesi fondamentale: analogia fra il comportamento delle molecole a livello microscopico ed i “vortici” che
costituiscono la turbolenza.
 Possibilità di correlare attraverso uno coefficiente µ t , detto viscosità turbolenta, il campo del tensore degli
sforzi di Reynolds con il tensore delle velocità di deformazione medio

2  1  S = 1  ∂ U i + ∂ U j  ∂U k
ρ U i U j − ρ kδ ij = −2 µt  Sij − Skkδ ij  ij  S kk =
3  3  2  ∂ x j ∂ xi  ∂xk
 Problema ridotto alla determinazione del campo dello scalare µt
Dalla teoria cinetica dei gas ν t ≡ U L
* *

 I modelli basati sull’ipotesi di viscosità turbolenta differiscono per come vengono determinatiU * l*
e
 Modelli algebrici: stima per mezzo di funzioni algebriche
 Cebeci-Smith, Baldwin-Lomax interesse storico
 Modelli ad una equazione: risoluzione di una equazione di trasporto per la scala di velocità
(funzione algebrica per la lunghezza caratteristica)
 k-l usato nei modelli Two-Layer (extended wall function) U ≡ k
*

 Spalart-Allmaras per calcoli aerodinamici sfrutta equazione di trasporto per viscosità


turbolenta ν ≡νɶ
t
 Modelli a due equazioni: risoluzione di due equazioni di trasporto aggiuntive
 k-epsilon, k-omega
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Modelli a due equazioni


 Per le scala di velocità e per la lunghezza integrale si ha
3
3
k 2
k2
k νt = Cµ k = Cµ
2
1 ' ' L ∝
*
1

U* ∝ k 2 =
1 2
U iU i ε ε
2 ε
 Vengono quindi risolte:
 Un’equazione di trasporto per l’energia cinetica turbolenta

ε
 Un’equazione di trasporto per la dissipazione dell’energia cinetica o analogamente per ω=
k

 Il termine di produzione ha la seguente forma:

 Per il flusso termico turbolento si procede definendo una diffusività termica turbolenta che viene generalmente
calcolata a partire dalla viscosità turbolenta attraverso la definizione di un numero di Prandtl turbolento

∂T µt ⋅ c p
c p ⋅ ρ ⋅ T '⋅u ' i = − kˆ t ⋅ kˆt =
∂x i Prt

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Modelli Reynolds Stress

 Risoluzione di 6 equazioni aggiuntive: una per ogni sforzo di Reynolds


 Manipolando le equazioni di Navier-Stokes è possibile costruire un set di equazioni esatte, ma non chiuse, per il
trasporto degli sforzi di Reynolds

∂ ρ ⋅ u'i ⋅u' j ∂ ρ ⋅ u'i ⋅u' j ⋅ uk ∂u j ∂


∂t
+
∂xk
= −ρ ⋅ u' j ⋅u'k ⋅
∂ui
∂xk
− ρ ⋅ u'i ⋅u'k ⋅ +
∂xk ∂xk
( )
− ρ ⋅ u'i ⋅u' j ⋅u'k + u' j ⋅τ ik + u'i ⋅τ jk − p ⋅ u'i ⋅δ jk − p ⋅ u' j ⋅δik +

 ∂ u' i ∂ u' j   ∂ u' j ∂ u' i 


+ p ⋅ +  −  τ ik ⋅ +τ ⋅
 ∂x j ∂x i   ∂ x
jk
∂x k 
   k 

 All’interno di queste equazioni sono presenti termini aggiuntivi che non compaiono nelle RANS e che necessitano
di una appropriata modellazione
 Potenzialmente molto più accurati in quanto frutto di una modellizzazione fisico-matematica del
comportamento della turbolenza molto più fedele alla fisica.
 Non facile modellazione dei termini incogniti (in particolare i termini di interazione fra fluttuazioni di velocità e
pressione).
 Molto pesanti dal punto di vista computazionale (6 + 3 + 1/2 equazioni aggiuntive).
 Problemi di stabilità numerica.
 Non sempre si ha un incremento dell’accuratezza della soluzione che giustifichi il loro utilizzo.

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Approccio Large Eddy Simulation (LES)


 Filosofia dell’approccio LES
 Simulazione “grandi” scale (dipendenti da geometria e dinamica del problema specifico)
 Modellazione piccole scale (universali)
 Filtro temporale RANS diventa un filtro spaziale (dimensione del filtro è implicitamente data dalla griglia)
 Stesso tipo di equazione mediata: effetti di sottogriglia considerati attraverso una viscosità di
sottogriglia ν ≡ U * L* = ∆ ⋅ S ⋅ ∆
sgs
 Necessità di modellare solamente le scale più piccole:
 Maggior universalità dei modelli
 Minore dipendenza della soluzione dal modello di sottogriglia
 Simulazione intrinsecamente tridimensionale ed instazionaria
 Descrizione più fedele della fisica del flusso.
 Possibilità di studiare fenomeni che dipendono fortemente dalle locali instabilità del flusso.
 Sound source predictions, aeroacustica, combustione
 e loro combinazioni:
 Aero-thermo-acustica (camera di combustione turbina a gas)
 Importante in flussi “dominati dalla turbolenza” (sistemi di raffreddamento e camere di combustione)
 Risorse di calcolo richieste molto elevate ma comunque decisamente inferiori alla DNS

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Approccio Large Eddy Simulation (LES)


 Costi elevati per risoluzione diretta delle strutture coerenti a parete
−1 3
 LUτ   LU Re 
3

( )
10 3
N ≡ ≡ ≡ ≡ Re 2.7
9

  Re 10

 ν   ν 
 Non si conoscono bene tutti i meccanismi di formazione e redistribuzione delle fluttuazioni in prossimità
delle pareti
 Modelli di sottogriglia inadeguati alla trattazione nel boundary layer
 Per attached boundary layers l’approccio RANS si comporta abbastanza bene
 ricorso all’approccio DES (Detached Eddy Simulation)
 Stesse equazioni per la zona RANS e per quella LES, modello a una o due equazioni
 La lunghezza caratteristica cambia automaticamente tra la distanza a parete (l* RANS) e la
dimensione del filtro (l* LES)
l * = min( y, CDES ∆)
 Storicamente applicato al modello SpalartAllmaras
LES
 Esteso successivamente a molti modelli RANS

RANS

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Modellistica della turbolenza – esempi


 In generale modelli di turbolenza più “semplici” forniranno risultati meno accurati e corretti a fronte di un risparmio
di tempo di calcolo e di semplicità di interpretazione dei risultati

Vorticity contours.
Constantinescu and Squire, AIAA J., 2000
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Il trattamento delle zone vicine a parete

 Le equazioni viste in precedenza sono basate su ipotesi verificate solo per elevati numeri di Reynolds
 In prossimità della parete il numero di Reynolds locale diminuisce a causa dello sviluppo dello strato limite
 Lo strato limite è sede di forti gradienti di velocità e temperatura
 Strato limite cinematico
 Strato limite termico
 Un’accurata trattazione del flusso in corrispondenza delle pareti è fondamentale per un’accurata valutazione del
coefficiente di scambio termico e del coefficiente di drag
 Comportamento universale degli strati limite in termini di variabili interne

y⋅ τw / ρ u
u+ =
y+ = τw / ρ
ν
1
u+ u+ = ln y + + B
κ
 ∂u 
C f ≡ τ w = µ ⋅  
 ∂y  w
Viscous
sublayer Log layer

u+ = y+
Buffer layer q k  ∂T 
h= =− ⋅ 
A⋅ (Tw −Taw) A⋅ (Tw −Taw)  ∂y w
y+

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Il trattamento delle zone vicine a parete

 Nella CFD vengono solitamente utilizzate tre metodologie per valutare le grandezze all’interno dello strato limite
 Approccio alle “Wall Functions”
 Modelli zonali o “Two-layer”
 Modelli “Low Reynolds”
 Approccio “Wall Function”
 ognuna delle grandezze all’interno del Near Wall Layer è
determinata in base a funzioni di andamento prestabilito

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Il trattamento delle zone vicine a parete


 Approccio alle wall functions
 è possibile utilizzare mesh il cui primo elemento a parete abbia il baricentro fino a y+ = 200/300
 Grande risparmio in termini di risoluzione della griglia in prossimità della parete q quindi tempi di calcolo ridotti
 Ipotesi fondamentali non sempre soddisfatte
 Risultati poco accurati

 Approccio “Two-layer”
 L’equazione dell’energia cinetica turbolenta viene integrata fino a parete.
 Il valore della dissipazione viene imposto algebricamente
 Nello strato limite viene utilizzata una forma modificata dell’equazione dell’energia cinetica turbolenta valida
per bassi Re
 La prima cella a parete deve essere inferiore a y+ = 2/3 per calcoli dinamici e intorno a 1 per calcoli di scambio
termico
 Griglie composte da un numero di elementi molto maggiore di quello corrispondente all’utilizzo delle WF

 Approccio Low Re
 Entrambe le equazioni vengono integrate fino a parete
 Necessaria la completa risoluzione del sottostrato laminare (y+ < 11): y+ < 1 con almeno 5-6 elementi nel
sottostrato laminare
 Numero di celle a parete elevato

 Non sempre ad un approccio di maggior complessità corrispondono risultati più accurati

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Conclusioni

 Data l’enorme differenza nell’accuratezza ma anche nel costo dei diversi modelli è necessario un uso
intelligente degli strumenti a nostra disposizione.
 Lo strumento utilizzato deve essere sempre commisurato alle informazioni che si desidera acquisire.
 Modelli RANS a due equazioni sufficienti per la comune pratica progettuale (purchè utilizzati con
consapevolezza)
 LES: strumento potenzialmente utilizzabile per applicazioni industriali
 Destinato a divenire importante soprattutto in settori dove la presenza delle pareti svolge un ruolo
di minor importanza rispetto alle non-stazionarietà (combustione, aeroacustica)
 Sviluppo di approcci DES
 Le capacità di calcolo vanno rapidamente crescendo
 In ogni caso non può essere utilizzato come strumento di progettazione in maniera estesa: il suo
utilizzo deve essere limitato a quei casi in cui sia necessario cogliere elementi altrimenti impossibili
da riprodurre (stabilità di combustione, …)
 Strumento scientifico: consente, a fronte di un notevole risparmio rispetto alla DNS una
conoscenza comunque dettagliata del campo di moto.
 DNS: strumento esclusivamente scientifico

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 Bibliografia
 Mathieu, J., Scott, J., “An Introduction to Turbulent Flow”, Cambridge University Press,2000.
 Pope, S.B., “Turbulent Flows”, Cambridge University Press,2000.
 “Introduction to Turbulence Modelling”, Lecture series by the Von Karman Institute for Fluid Dynamics,
Bruxelles, 2002
 Wilcox, D.C., “Turbulence modeling for CFD”, 2nd ed., DCW Industries, 2000.

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