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Capitolo XVI Il folle viaggio di Ulisse ante e Virgilio lasciarono ’argine e risalirono su per dei gradini di roccia. Il poeta latino apriva il cammino e il suo amico lo seguiva, ma il sentiero era cosi scosceso che nel procedete bisognava aiutarsi con le mani e piti volte Virgilio dovette trarre su Dante tra rocce e massi sporgenti. I due “viaggiatori” arrivarono infine nell’ottava bolgia, che pote- rono osservare dall’alto del ponte che la dominava: come in una valle punteggiata di lucciole, nel fondo della bolgia si vedevano tante fiam- me muoversi. La meraviglia di quello spettacolo indusse Dante, ritto in piedi sul pon- te, a sporgersi in gilt, ma il passaggio era cosi scosceso che egli sarebbe ca- duto se non si fosse prontamente aggrappato alla sporgenza di una roccia. Virgilio spiegd che quella bolgia ospitava i consiglieri fraudolenti ed ogni fiamma conteneva l’anima di un peccatore. Il contrappasso era evidente: quante volte i consigli fraudolenti avevano provocato guer- te, distruzioni, incendi; ebbene, coloro che quei consigli fraudolenti li avevano dati, erano essi stessi rinchiusi in un fuoco! A Dante sembr6 che una fiamma fosse diversa da tutte le altre petché nella parte supetiore si divideva in due punte. — Devi sapere — spiegd Virgilio — che dentro quella fiamma “bi- forcuta”’ soffrono Ulisse e Diomede': in vita andarono insieme nelle loro imprese ed ora sono puniti nello stesso fuoco. Insieme ordirono inganni, mettendoci il primo P’astuzia e il secondo la forza e il coraggio, ma trasgredendo le leggi divine. Il poeta latino ricordo al suo amico ’inganno del cavallo di Troia che consenti agli Achei di prendere dopo dieci anni di assedio la citta, ma anche lo stratagemma con cui avvicinarono Achille che dalla ma- dre Teti era stato nascosto nell’isola di Scito, dove Ulisse e Diomede, 130 fingendosi mercanti, erano riusciti a scovarlo. E infine il furto sacrilego del Palladio che i due riuscirono a sottrarre al tempio sacro a Pallade, che proteggeva la citta di ‘Troia rendendola inespugnabil Dante non vedeva l’ora di poter parlare con i due antichi eroi ed impaziente aspettava che la fiamma dalla doppia punta si accosta ma Virgilio preferi interloquire lui. — Poiché essi sono Greci, — spiegd — @ meglio che a parlare con loro s nel fondo della bolgia si vedevano tante fiamme muoversi. E cosi apostrofo i due spiriti: —O voi che siete rinchiusi nello stesso fuoco, se mai io ho acquisito qualche merito sctivendo il mio poema quando eto in vita, vi prego di fermarvi a parlare con noi. In particolare, rivolgendosi ad Ulisse, gli chiese di raccontare dove ando a finire i suoi giorni dopo aver tanto navigato nel Mediterraneo. Allora la punta pit alta della fiamma comincié a muoversi, come fosse agitata dal vento, emettendo prima un suono confuso, poi una voce sempre pit chiara e distinta: — Quando lasciai la maga Circe, che per pit di un anno mi aveva trattenuto presso di sé, in quel luogo che in seguito Enea chiamé Ga- eta’, né Vaffetto per mio figlio ‘Telemaco, né quello per il mio vecchio padre Laerte e nemmeno l’amore per mia moglie Penelope, riuscirono a vincere la brama che avevo di conoscere il mondo, gli uomini, i loro vizi € le loro virtt. Ma con una sola nave e insieme ai miei compagni andai per mare. Navigai a lungo toccando le coste dell’Europa e quelle dell’A frica, dalla Spagna al Marocco, dall’isola dei Sardi? a tutte le altre che si trovano nel Mediterraneo. Ci fu un breve silenzio, poi la fiamma, sempre dimenando la punta pit alta, cosi riprese: — Eravamo ormai vecchi e stanchi quando giungemmo in vista delle Colonne d’Ercole’, il limite che gli uomini non dovevano vatcare. Ma noi, lasciando a destra Siviglia e a sinistra Ceuta®, non ci fermam- mo. Anzi, mi rivolsi ai miei fedeli compagni di viaggio, spronandoli a continuare l’avventura. Ricordo che patlai cosi a loro: “O fratelli, che mi avete seguito in questo estremo occidente, superando centomila pericoli, non vogliate negarvi, negli ultimi giorni che vi restano, l’espe- rienza di conoscere il mondo disabitato, ma seguiamo insieme il corso del sole e sfidiamo Vignoto. Siamo uomini, fatti non per vivere come bruti, ma pet seguire virtt e conoscenza”. Ci fu ancora una breve pausa, poi la voce che usciva dal fuoco cosi continud: — Con quel mio pic gni da non riuscire pid a trattenerli, desiderosi com’erano di lanciarsi verso l'ignoto. Quindi, rivolta la prua a occidente, ce la mettemmo tutta come se i remi fossero delle ali al nostro folle volo. Ci lanciammo cosi nella nostra avventura, virando poi verso sud-ovest. Riuscimmo Jo discorso, eccitai yli animi dei miei compa- 132 a vedere tutte le stelle del Polo Antartico, mentre la Stella Polare era ormai tanto bassa che rimaneva sotto lorizzonte. Cinque mesi erano passati quando scorgemmo in lontananza una montagna bruna’, cosi alta da non averne mai viste di simili. Ci rallegrammo, felici di poter finalmente toccate terra, ma presto quella gioia mutd in dispetazione perché da quella terra sconosciuta si alz6 un turbine che investi la prua della nave, faccndola girare tre volte su se stessa ¢ trascinandola in un grande vortice che infine sollevd la poppa in alto, mentre la prua si inabissava. E cosi il mare si richiuse per sempte sopra di noi... Ulisse e Diomede: wa i pit. famosi eroi achei che parteciparono alla guerra di ‘Ltota. In patticolare Ulisse, re di Itaca, eccelleva nelPastuzia, Fu sua la proposta di costruire un grande cavallo di legno per introdurre in Troia dei soldati nascosti nella pancia del cavallo, Insieme a Diomede scopri anche dove Teti aveva nascosto suo figlio Achille per sottrarlo alla guerra di Troia: Peroe viveva nellisola di Sciro, travestito da donna tra le figlie e le cortigiane del re Licomede. Ma Ulisse e Diomede, fingen- dosi mercanti, si presentarono a corte per vendere delle stoffe tra le quali avevano nascosto delle armi: Achille, scoperte le armi, le volle per sé ¢ fu subito felice di andare via con Ulisse e Diomede per partecipare anche lui alla guerta. 2 Circe... Gaeta: Enea chiamé quel laogo Gaeta per esservi morta la sua nutrice Caicta, ® isola dei Sardi: la Sardegna. * Colonne d’Ercole. con questa mitica denominazione eta indicato nell’antichita lo Stret- to di Gibilterra, considerato il limite del mondo. ® Siviglia... Ceuta: la prima é una citta della Spagna, la seconda del Marocco. © montagna brina: & Ya montagna del Purgatorio, che s’innalza nell’emisfero australe. 133

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