You are on page 1of 27
caPrroLo {| decennio dell’inflazione In questo capitolo esploreremo, sempre facendo riferimento soprattutto all’l- talin, le principali caratteristiche del terzo decennio della crescita economia dei “trenta gloriosi”. Questo terzo decennio 2 stato decisamente meno ‘glo seo? dei due che 1o hanno preceduto. Vedremo infatti che rispetto aii due tlecenni precedenti, quelli della golden age, la dinamica del Pil 8 stata un pe secre orte (il tas medio di crescita si abbassa) ed @ stata pith irvegolare foal di significativi aumenti del Pil si alternano a fasi di erescita molto pit mata e, verso la meta del periodo, anche da una breve recessione), Vedremo inoltre che andamento dell’economia reale é stato accompagnato da wa Motevole crescita dei prezzi, Anche se @ rimasta ben al di sotto dei piecii tovcati negli anni della guerra e immediatamente successivi, tuttavia in pit th ana oceasione V'inflazione annua italiana ha superato, e anche di parecchio. 110% (inflazione “a due cifre”).! Vedremo infine che il quadro dei mereati nternazionali @ stato caratterizzato da una spiceata instabilitd dei tasst d cambio 4.1 La fine della golden age 4.1.1 Le avvisaglie I principali meccanismi che avevano alimentato, in Italia e all’estero, la Grande crescita della golden age vennero meno tra la fine degli anni ses ta ¢ Vinizio del decennio successivo. Ne parleremo in dettaglio. Ma aleun Seanali di malfunzionamento avevano gia cominciato a manifestarsi qualche Gano prima. Il pin importante di questi sericchiolii era tuna conseguenza in- Ma anche negli altri paest (europei e non solo) Vinflazione media (per non Parlars tell ste) @ stata molto pit alta di quella del ventennio precedent 78 Cw0104 diretta della guerra del Vietnam in cui gli Stati Uniti si erano sempre pid Saviochiati, a partire dal 1963, per quasi dieci anni. Per finansiarla Yam- vninistrazione americana si indebito. Una frazione rilevante dei titoli, pub- biici (bond) emessi venne sottoscritta dalla banca centrale, ¢ si tradusse in creaziore di moneta. Il passivo della bilancia dei pagamenti usa” trasfer, parte di questi dollari all’estero, alimentando, in modo eccessivo rispetto al fabbisogno, la liquidita internazionale. La presenza crescente di dollari in cit colazione fuori del mercato americano (eurodollari) comincid a generare ut tensione sui prezzi dei mercati internazionali e, indirettamente, sui prezti dei vari mercati interni. ‘Manon é stata questa Ia conseguenza pid grave. Ricordiamo, infatti, che i dollaro rappresentava il mezzo di pagamento usato da tutti per le transazioni ‘aternasionali e la principale componente delle riserve valutarie presso le varie Lanche centrali. In teoria, il sistema di Bretton Woods prevedeva (per le anche eentrali) la possibilita di convertire il dollaro in oro (al cambio di 35 dollari per oncia d’oro), ma nessuno aveva pensato a mettere in pratt ca questa possibilita, C'era infatti un consenso diffuso sulla stabilita della una ditninuzione della produttivita del lavoro, o altro ancora. Questo signi ica che, se il prezzo de re i costi e i profitti e i costi sono aumentati, | livello di P aumenta passando dal vecchio valore un nuovo valorc P,, tanto pid alto di P) quanto maggiore é l’entita dello shock. Riportando sul grafico questo nuovo valore di P si vede subito che il Pil diminuisce. Il suo nuovo livello sara Y, minore di Yo. L’effetto macroeconomico di un sup: ply shock & duplice: i prezzi aumentano (AP > 0) e il prodotto diminuisce AY <0). Il supply shock tende a spingere l'economia verso la recessione Per tornare ora alla nostra storia, abbiamo visto che all’inizio degli an- ni settanta del secolo scorso l'economia italiana (come, del resto, tutte le conomie dell’Occidente capitalistico, anche se in modo meno violento) venne investita da un concentrato di supply*shock (sui salari, sui prezzi delle ma erie prime, sulla produttivita e, alla fine del 1973, sul prezzo del petrolio). IL modello che abbiamo appena illustrato ci suggerisce che diventava concreta na prospettiva di recessione, e, data l’entita degli shock, di una recession di forte intensita. 90 Camo104 Tl modello @ molto semplice ¢ ha degli evidenti limiti descrittivi. Il suo principale limite @ di essere un modelo statico, che cio’ non de- serive un sistema macroeconomico in cui i Pil eresce (con maggiore minore velocita, e con la possibilita di arrestarsi o anche diminuire) via un sistema macroeconomico in cut il Pil di equilibrio @ fermo (pri- ma dello shock, appunto, al livello Yo). Percid le sue conclusioni non vanno prese alla lettera ma interpretate. Vanno appunto prese come sggerimenti II lettore deve fare uno sforzo per tenere sempre distint iI modello e la realta. Un modo per farlo & quello di pensare che il modello non descriva Pandamento del livello del Pil ma l'andamento ‘deeli scarti del livello del Pil dalla sua tendenza di lungo periodo (op- pure, in alternativa, i ivello dell’ output gap) e che lo stesso valgn Pet i prezzi, In questo senso tuna diminuzione del Pil nel modello pud essere interpretata come un rallentamento rispetto alla crescita tenclenziale, e cos via. In effetti, nel biennio 1971-72 i tasso di crescita del Pil italiano rallento in modo vistoso, Nel triennio precedente (1968-70) Ia crescita viaggiava 1m media sopra 1'8% amnuo (la. golden age si congedava con i fuochi d artificio). Nei primi due anni del decennio, invece, la media del tasso di crescita del Pil precipitd al di sotto del 3% annuo. 4.2 La crescita inflazionistica 4.2.1 L’intervento “anticiclico” Tl modello illustrato nelle pagine precedenti suggerisce perd che la recessiove von ® uns conseguenza inevitabile del manifestarsi di un supply shock, Ab- biamo visto infatti che la posizione della curva, AD pud essere controllata dalla politica economica. Se il governo risponde allo shock aumentando la spesa publica e/o riducendo il prelievo fiscale (politica di bilancio espansiva on conseguente formarsi di un disavanzo), la curva AD si sposta a destra Fla curva si sposta a destra anche se la banca centrale risponde allo shock Fiducendo i tassi di interesse, aumentando il credito, oppure svalutando 7 tasso di cambio (politica monetaria espansiva). Questi interventi Possone essere calibrati (fine tuning) in modo da spostare @ destra la curva AD di quel tanto che riporta il Pil al livello pre-shock (Yo) in corrispondenza del Ti confronto con I tassi di erescita attuali ci fa dite, ogg, che era sempre un bel crescere tna jl confronto con gli anni immediatamente precedenti faceva pensare,allora, quasi ai crollo. livelle ticicli riport ca ec shock inter La 5 cenn Pil k gene nazic publ inrLazione 91 livello dei prezzi post-shock (P,), ¢ il gioco @ fatto (politica economica “an ticiclica” ). Se lo shock ha natura temporanea, ossia si esaurisce rapidamente Hportando i costi delle imprese al livello di partenza, questo tipo di politi. © economica anticiclica presenta ben poche controindicazioni, Se invece lo shock ha natura persistente, c mette parecchio tempo (anni) a esaurirsi le cose, come vedremo tra poco, si fanno pitt complicate Fin dall’inizio degli anni settanta la politica economica prese in Italia una decisa direzione espansiva: la domanda aggregata venne sostenuta attraverso, interventi a carico del bilancio Nei primi anni del decennio il disavanzo dello Stato, misurato in ray Porto al Pil, crebbe rapidamente, fino a superare il 13% nel 197: Successivamente continud a oscillare su livelli elevati (avrebbe toccato un nuovo massimo nel 1975). Nel corso del decent seese mai sotto 1'8%, con un livello medio nettamente superiore al 10! La spesa pubblica aveva gia cominciato a crescere negli ultimi anni del de- cennio precedente, quando le condizioni economiche e la vigorosa crescita del Pil lo consentivano. Vennero riformate le pensioni, che divennero molto pid Senerose, venne riformata la sanita, con l"ntroduzione del sistema sanitario nazionale. All’inizio degli anni settanta la ndenza espansiva della spesa pubblica continuo. Va notato che la politica di bilancio espansiva di quegli anni aveva un Chiaro ruolo “anticiclico” ma non era una vera politica “anticiclica”. Il ¢ tuning richiederebbe che le manovre di bilancio siano reversibili devono aumentare indo il Pil diminuisce (recessione) ma devona poter diminuire quando il Pil tora ad aumentare (ripresa), Invece molte delle spese pubbliche effettuate in Italia in quegli anni (pensioni, sanita, erano strutturali e rigi Il peggioramento del bilancio A tale politica di bilancio venne associata una politica monetaria accomodant se non proprio espansiva Si tenga conto del fatto che, allora, la Banca d'Italia non era indiper lente. Per esempio, era obbligata a sottoscrivere tutti i titoli del debito mani del governo. Come vedremo pitiavanti, le cose cor ron a 92 Cimmo1o4 In tutto il decennio i tassi di interesse rimasero assai bassi. Se si tiene con- to dell’inflazione, in alcuni anni i tassi di interesse realé furono addirittura negativi 11 tasso di interesse nominale i 2 la somma che si deve restituire dopo 10 in prestito. Tl tasso di interesse reale r anno di tm euro prestato: la somma 2 pit grande (perché viene incassato il tasso di interesse noril- acquisto effettivo dipende, appunto, da quanto, Per calcolare il tasso di inte- un anno, stun euro Pr (ex post) @ il potere d'acquisto dopo un nale), ma il potere d nel frattempo, sono aumentati i prezzi vesse reale si deve sottrarre da quello nominal il tasso di inflazione + =i — Ap. Sei tasso di inflazione durante il periodo del prestito 1 tasso di interesse nominale, ne segue appunto risultato maggiore de dire che chi ha prestato il denaro che il tasso reale & negativo (come hha pagato per prestarlo invece di essere pagato) 4.2.2 Tl deprezzamento della lira Gili effetti della gestione espansiva della politica monetaria nel corso del de- wennio si vedono molto bene osservando 'andamento del tasso di nbio. Come si 8 detto allinizio del capitolo, nell’estate del 1971 era finito il regime i cambi fissi che aveva. caratterizzato la golden age. Da quel momento il “lollaro comincid a deprezzarsi nei confronti delle monete europe, <1° i- per lornire il lavoro necessario a produrre Yo @ possibile solo se c’@ un aumentc minale che ristabilisce il precedente livello di salario reale. E i lavoratori e i loro rappresentanti faranno pressioni per ottenere esto recupero salariale ed @ altrettanto chiaro (pur se a prima. vista meno Scontato) che le imprese saranno disposte, magari con un po’ di riluttanza. concederlo: di fatto pagherebbero lo ste alario reale di prima, anche sultante, appunto, da salari nominali pid alti e prezzi pid alti Tuttavia questo aumento del salario nominale ha a sua volta un effetto aacroeconomico: dato che i costi delle imprese aumentano, nel grafico la a orizzontale del prezzo (la curva di oferta aggregata) si sposta nuovamente n alto, sicché tutta la storia ricomincia da capo: se il policy maker non nulla si finisce in recessione; se invece interviene per evitarla, diminuisce 1ovamente i] salario reale; se i lavoratori chiedono e le imprese concedono amenti dei salari nominali per salvaguardare quelli reali, la curva di offerta gregata si sposta nuovamente in alto, cosi via. Di fatto, mantenere il Pil livello Yq é possibile solo se si accetta una continua rincorsa tra prezzi ¢ Salari. Il supply shock da cui tutto @ partito ha innescato inflazione. Datc l'impulso iniziale é una spinta dei costi delle imprese che fa salire i prezzi esto processo é noto nella letteratura macroeconomica come inflazione da C’e un’altra implicazione macroeconomica che va sottolineata. Quando sconomia ¢ a gli scambi internazionali, I'aumento dei costi e dei prezzi Se é maggiore di quello che si verifica negli altri paesi) riduce la competitivi je imprese, ossia la loro capacita di vendere i propri prodotti sui mercat In altre parole deprime le esportazioni nette, che abbiamo visto essere a delle componenti della domanda aggregata (vedi p. 43 Un aument prezzi in quelli esteri deprime le e- portazio 6 riducc delle imp con tempo, stimola le importazioni (perché i prodotti esteri diventan relativamente meno cari). Anche questo effetto contribuisce a ridurre la domanda aggregata (le esportazioni nette sono la differenza t politica economica pud ovviare a questo calo della domanda a ndo deprezzare la moneta nei confyonti delle altre valute. L’idea & ch svalutazione rende meno costose le merci del paese sui mercati esteri « iO consente un recupero della competitivita delle imprese. Anche in sto caso, perd, la storia non finisce qui. La svalutazione, infatti, rende ostose le importazioni. E questo, se per un verso @ un effetto desiderato, 96 Crmo04 perché favorisce i prodotti del paese rispetto a quelli esteri, per un altro verso rende pit costose le importazioni dei beni che si devono per forza acquistare all’estero perché il paese non ne dispone a sufficienza: esempi tipici sono le materie prime e le fonti di energia. Il modello di cui ci siamo serviti pid volte ci dice cosa dobbiamo attenderci: l'aumento dei prezzi delle materie prime € dell’energia sposta in alto la curva dell’offerta aggregata, col seguito che abbiamo imparato a conoscere. A meno, appunto, di non far seguire alla prima svalutazione altre svalutazioni, man mano che l’inflazione deteriora la competitivita delle imprese. 4.2.4 Perché I’Italia ha avuto pid inflazione? La crescita dell’economia mondiale degli anni settanta ('ultimo decennio dei “trenta gloriosi") ha funzionato grazie all'inflazione. Quest’ultima era stata innescata dai grandi supply shocks su cui ci siamo soffermati nelle pagine precedenti e aveva conosciuto una violenta accelerazione dopo la decisione presa dall'oPEC nell’autunno del 1973 sul prezzo del petrolio. La dimensione di quell’aumento colse tutti di sorpresa e provocd di conseguenza, almeno nel Vimmediato, evidenti effetti recessivi.” Questi ultimi perd vennero supera rapidamente grazie alla pronta adozione di politiche economiche espansi che consentirono appunto la ripresa della crescita del Pil, sia pure al prezzo di alimentare l'inflazione. Nel complesso del decennio, come abbiamo detto pid volte, anche il Pil dell’economia italiana @ cresciuto e, tutto sommato, neanche poco. Ma ha po- mo visto, al prezzo di uninflazione molto pit alta d amento del tasso di cambio. In altre parole, la cres a ancora Tagguardevole conosciuta dal nostro paes ata resa possibile grazie al fattivo contributo di dae quella tra prezzi e salari e quella tra inflazione e svalutazione. ~ Sui motivi di questa maggiore inflazione molto si é cominciato a dire nelle pagine precedenti. In breve, economia italiana era strutturalmente impreparata a confrontarsi coi violenti supply shocks dell’inizio del decen- nio. Primo motivo. I sindacati italiani (al contrario, per esempio, di quel li tedeschi) non erano stati in grado di gestire, incanalandola tempestiva- mente entro piattaforme comprensive e compatibili, la pressante richiesta redistributiva che proveniva dai lavoratori dipendenti (egemonizzati dalla figura dell’operaio-massa). Secondo motivo. L'economia italiana era povera "TBfeti recessivi che hanno toceato anche i nostro paese. Vale la pens di segnalare che {#1975 @ stato Punico anno dei “trenta gloriosi” in cui la variazione annua del Pil italiano fe stata nogativa

You might also like