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caprro1o Nell‘Eurozona prima della crisi Con linizio del nuovo secolo Veconomia italiana entrd dunque a far parte dell’Eurozona. Nel sentire popolare, in quegli anni aver realizzato Paccessc alla moneta unica era vissuto come una grande conquista. E associato a questo il giudizio sull’euro era nettamente positivo. I] nuovo regime era visto come una cosa buona, come un fattore di stabilita e di crescita. I giudizi sull’euro cambiarono nettamente dopo lo scoppio della crisi finanziaria de 2008 ¢ soprattutto dopo che, a seguito di quella crisi, le economie di tutto il mondo avanzato entrarono in un lungo periodo recessivo da cui, in partico- lare quelle dell’Eurozona, faticarono parecchio a riprendersi. Dopo l'avvento della “grande recessione” i giudizi sulla moneta unica e sull’Eurozona hanno ‘eso a cambiare nettamente di segno: in quasi tutti i paesi hanno cominciato ad acquistare voce, e anche peso politico, le posizioni di chi riteneva che l’eu. ro fosse in realta un ostacolo al benessere sociale e alla crescita economica Un tale rovesciamento dei giudizi richiederebbe un’istruttoria approfondi ta. Qui di seguito cercheremo di portare almeno qualche elemento util discussione 7.1 L’economia dell’ 2uro 7.1.1 La macroeconomia di un mercato aperto Dobbiamo studiare il funzionamento dell’economia italiana nel momento in ui entra a far parte di un’unione monetaria come l'Eurozona. Questo s ‘economia in questione non solo @ aperta alle transazioni col resto del mondo (ossia opera, oltre che nei mercati interni, anche nei mercati alle altre dal fatto di condividere la moneta (e l’autorita monetaria) i mercati finanzia nnternazionali delle merci dei capitali) ma appunto ¢ 158 Coer0107 dove questi ultimi sono caratterizzati da un’ampia mobilita dei capitali tra tGascun paese e gli altri, sia allinterno dell’Eurozona, sia nel resto del mondo Per descrivere il funzionamento di questa economia possiamo utilizzare i {framework del modello della domanda e offerta aggregata di cui ci siamo pit volte serviti nei precedenti capitoli, ovviamente con gli opportuni adattamen= ti il principale det quali riguarda il salto di qualita nel funzionamento del mercati finanziari, Gli economisti formalizzano nei loro modelli quest’ultima japetto assumendo “perfetta mobilita dei capitali”, un'ipotesi che implica i livellamento tra le varie economie dei tassi di interesse, le cui residue differen= zp (spread) possono dipendere solo dalla presenza di “rischi paese” e di “rischi di cambio”. Ma, nel caso dell’Burozona degli inizi, questi rischi non erang percepiti dai mercati come rilevanti. Di conseguenza, allinizio del secolo, Pes ‘un paese all’interno dell’ Eurozona il vinoolo estero praticamente non esistevas Tn nssenza di questi rischi data la presenza della moneta unica, la singola economia dell’Eurozona poteva finanziare il suo (eventuale) passivo correnté importando capitali al tasso di interesse dei mercati internazionali, opputs poteva compensare il suo (eventuale) surplus corrente esportando capital sempre a quel tasso. Per riformulare la cosa in termini leggermente pitt tecnici, il vincolo estero @ soddisfatto perché il mercato dei capitali impone che si abbia Tuguaglianza fra tasso di interesse interno e tasso estero ( 7 = Tr). Cio significa che, nel modello, lequazione che impone il vincolo estero influenza il livello del prodotto solo attraverso il valore di rr. Pertanto, anche in questo caso il modello si riduee alle due solite curve (v p. 89) della domanda aggregata (AD) e delVofferta aggregata (45). Ricos diamo che la prima curva 2 decrescente (um livello del Pil pit alto @ associat ‘an livello dei prezzi pid basso, e viceversa). A parita di prezzi, il Pil dipend positivamente dalle componenti autonome della spesa interna (consumo, im vestimento, spesa publica), dalla spesa autonoma del resto del mondo (com presi gli altri paesi dell'unione), dall’offerta di moneta e dal tasso di cambi reale, Fin qui nulla di nuovo. Anche per quanto riguarda l'offerta aggre hon ci sono grandi novita. Continuiamo ad avere una retta orizzontale la posizione ci da il livello dei prezzi. Questo dipende dai costi unitari (lavorg Inaterie prime, energia, ecc.), dalla produttivita e dal grado di monopolio cui dispongono le imprese. A queste variabili va aggiunto il t i nominale, che influenza il prezzo delle materie prime importate. Sintetizziamo: la retta AS si sposta in alto quando aumenta il costo del lavoro (salario lordo diviso per produttivita), quando aumenta il Il livello del prodotto effettivo Ivendo il modello (o identifican a AD ela retta iodo, il livello del Pi A di politica econ bbiamo vi 1 non @ pit sotto il controllo dell smica del paese. Infine dobbiamo tener p: n politica di vineoli strit Il livello de AD a destr lla spesa autonoma interna. percid Un suo aumentc umentare il Pil (e vice V stabilita” p ssibilita di stimolare 1a con le politiche di bilancic sposta la sottolineato che la presenza di “patti a spesa intern in tutti i paes adere unione monetaria in cui tal vincolan| 160 Cxen0107 Restano percid solo il consumo autonomo e Vinvestimento. Il loro livello dipende dal tasso di interesse (estero) e dallo stato delle aspettative sul redditi e sui profitti futuri Il livello della spesa autonoma estera. Anche un questo caso, un suo aumento sposta la AD a destra, con quel che segue. Qui si deve distinguere tra la domanda che proviene dalle altre economie appartenenti all’unione monetatia e quella che proviene dal resto del mondo. In entrambi i casi il peso di queste componenti della domanda aggregata @ rilevante sul livelle del Pil del paese (nelle due direzioni). Ovviamente la possibilita del paese di influenzare direttamente queste componenti della domanda aggregata © trascurabile (0 quasi). Resta solo la possibilita di influenzare indirettamente (per via politica) le scelte di politica economica degli altri paesi appartenentl all'unione, Tl livello dell’offerta di moneta. Lo strumento 2 importante ed efficace) (un suo aumento sposta la AD a destra), ma la sua gestione non spetta al pa bensi all’autorita monetaria dell’unione. Tl livello del tasso di cambio nominale. Va notato che un suo aument (svalutazione) sposta la curva AD verso destra ¢ la retta AS' verso l'altog cché il suo effetto netto sul prodotto non & necessariamente espansivo. La svalutazione del cambio nominale ha tre effetti sul prodotto: (i) accresce la competitivita a parita di prezzi; (ii) fa salire i prezzi provo- cando una riduzione della competitivita; (iii) fa salire i prezzi provo- cando una diminuzione dell’offerta reale di moneta. Il primo effetto @ espansivo mentre gli altri due sono depressivi. Il primo effetto prevale sugli altri due se 'economia presenta determinate caratteristiche (la cosiddetta “condizione generalizzata di Marshall-Lerner”), che sono in genere presenti nelle economie avanzate (come la nostra). Comungue anche il livello del cambio non pud essere controllato dalla pe litica economica del piccolo paese aderente all’unione ma solo dall’autorit monetaria dell’ unione. Le variabili che influenzano i costi unitari e i profitti. Ci riferiamo salari (Jordi), ai prezzi delle materie prime e dell’energia, al livello della prg duuttivita, al livello del grado di monopolio. Ciascuna di queste componen agisce sul Pil per il tramite del livello dei prezzi: se quest‘ultimo diminuise ch fla ci no le umn at ment: 7.1.3 Moneta un a e bilancia dei pagamenti ‘Ompetitivita delle imprese esportatrici. Anch to caso ent 5 Quand tore netto. Quanto dett aderente all’unione monetaria, ciascuno dei plus. Assumiamc enctane oT ione di pareggio per l'area valutaria nel suo complesso." Si generano allora flussi di capitali dai pacsi in centi passivi. Questa situa 162 Coon0107 prossimi capitoli che dopo la crisi del 2008 il panorama @ parecchio un m cambiato) di pat fondi Il ruolo di questi flussi di capitali per 'evoluzione complessiva dell’are Spits lutaria merita di essere approfondito. Anche se non é inevitabile, questi squilibri tendono ad accumularsi nel corso degli anni. Nel periodo che stiamo considerando, ci sono stati paesi, come la Gre- cia o la Spagna, le cui partite correnti erano state sistematicamente in passivo e paesi, come la Germania, le cui partite correnti erano sistematicamente in surplus. Per i paesi con partite correnti in passivo strutturale, questi squilibri gene= rano un crescente debito estero, cui corrisponde un crescente credito ester per i paesi con partite correnti in surplus strutturale. Come va valutata que sta situazione? La risposta non @ né semplice né univoca. Secondo alcunl studiosi la compresenza di paesi con partite correnti in deficit e paesi col partite correnti in surplus avrebbe conseguenze “virtuose”, avvantaggiandoy entrambi i tipi di paesi, sia nel breve che nel lungo periods. Vantaggi nel breve periodo. Un surplus strutturale di partite corrent © un sintomo del fatto che il paese risparmia “troppo” (vedi p. 43) e. sappiamo (vedi sempre p. 43), nel breve periodo questo eccesso di risparm non é una buona cosa (nel paese non c’é sufficiente domanda per tutto quell che le imprese sono in grado di produrre). Dall’altra parte, un paese con passivo strutturale di partite correnti @ un paese che tende ad acquistare pif beni di quelli che riesce a produrre. In questo quadro, i capitali che dai pa in surplus affluiscono verso quelli in passivo danno una soluzione a entr: i problemi: forniscono ai paesi in passivo le risorse per acquistare pidl beni forniscono ai paesi in surplus lo sboceo per la loro produzione in eccesso. conclusione, l'apertura dei mercati per le merci e per i capitali, ¢ la preset di un mezzo di pagamento (la moneta unica) che elimi il rischio di cambio, consente la formazione di squilibri delle partite con (in entrambe le direzioni) ¢ accresce il benessere sia dei paesi in di quelli in passivo, Tutto questo, appunto, nel breve periodo. Vantaggi nel lungo periodo. Ma c’é di pid. Come sappiamo, i capil muovono alla ricerca del massimo rendimento, il che significa che quelli paesi in surplus di partite correnti vanno a finanziare gli investimenti dei ps in passivo e, se i mercati funzionano bene e danno i segnali giusti, tend a finanziare gli investintenti pid redditizi. Consideriamo, per semplific RMA DELA CRS! 163 mondo con due soli paesi, che etich premo come paese A (in surplus di ps whe da eutl) € Paese B (in disavanzo di partite corenti). Il fussy di ‘ondi che dal paese A si dirige verso il paese B finanzia 2 laccumulazione di capitale di quest’ultimo e in questo modo ne accelera Ia ita Ricordiamo che 'accumulazione di capitale (AK > 0) & uno dei mee. anisini che provocano la crescita del prodotto potenziale (AY; > 0 Not * non ci fosse apertura dei mercati (delle merei e dei eg Pital) tra i due pacsi, Paccumulazione di capitale nel pacse B amrehiy inferiore, perché limitata dalla sua disponibilita di risparmio, Il risultato di tutto cid @ che si mette in moto ur processo di “inseguimente p) del paese B verso il paese A che promuove una convergenza tra i due paesi. Ovviamente un processo del genore richiede det nears la tendenza é chiara. Va ¢ unto che, gi mulazione di capitale « © ¢ della produttivita, il paese B pud, col ana tuazione di competitivita sui mercati internazional correnti, facendolo mare da importatore netto a esportatore netto, Gli studiosi di queste problematiche segnalano al riguard si storici molto istruttivi: ( ziamento della costruzione delle fer ovie americane nell’Ottocento da p: apitali europei (elementc non trascurabile dell'unificazione del paese, dell'allargamento del sey > interno e de sivo be economia american; ca raiamento estero dell’estrazione del petrolio norvegese del Mar lel Nord alla fine anni settanta del secolo scorso, che spiega il ‘pico andamento prima passivo e successivamente attivo delle parti correnti della Nor PU “lato oscuro” dei finanziamenti este Tl quadro descritto fin qui BE racconta, perd, solo uns Parte della storia. Infatti, i capitali che afflu : rel paese (a compensazione del suo passivo di parte corrente) non sonc bligati a finanziare progetti di investimento sulla bas del valore attuale de @ ‘lusso dei dividendi attesi da questi ultimi, ossia de loro valore fondamental (fundamental). In generale, i finanziatori (non sok quelli esteri) hannc hon cone ue wha pluralita di alternative per collocare i loro fondi. Esei, cleo, 20H sono vincolati alla sola opzione di acquistare (parte di) un progetto d 164 Cuer0107 (i) hanno un orizzonte temporale di lungo periodo; (ii) guardano al- la redditivita del progetto e percid anche al quadro istituzionale del pase. Il singolo finanziatore dispone perd di una gamma di alternative. Pud infatti destinare i propri fondi a un investimento di portafoglio, ossia all’acquisto di un asset finanziario, o pit in generale di un portafoglio costituito da una pluralita di assets, In quest’ambito chi investe pud anche puntare a realiz- zare profitti di breve periodo, Quando il finanziatore prevede che il prezzo di un asset (un titolo, un’abitazione, ecc.) salira nel prossimo futuro, si affret= tera ad acquistarlo per rivenderlo non appena l'aumento del prezzo si sara realizzato, lucrando appunto sulla differenza tra prezzo corrente e prezzo ate teso. Se questo comportamento é diffuso tra i finanziatori, le loro richieste di acquisto fanno effettivamente salire il prezzo, mettendo in moto una “bolla speculativa” (bubble). Naturalmente, se gli speculatori cominciano a vendere (prevedendo una diminuzione del prezzo) la bolla scoppia, il prezzo comincig a scendere (wn processo che pud essere molto rapido) ¢ gli ultimi ad aver acquistato I' asset subiscono delle perdite. Per completezza va aggiunto che lo speculatore che osserva un prezzo pitt alto del valore fondamentale potrebbe anche ritenere transitorio tale scarto; data questa aspettativa, per Ini diventa razionale decidere di vendere (prima appunto che il prezzo torni indietro). Quando fa cosi, Jo speculatore si comporta come arbitraggista e contribuisce col suo comportamento a stabilizaare il prezzo attorno al fundamental, In questo caso la bubble non si mette in moto. La possibilita dell’emergere di bolle speculative in una piccola economia apet ta in cui una parte rilevante dei capitali proviene dall'estero introduce nell’é conomia alcuni importanti clementi di instabilita. Questo, appunto, pet la consistenza e la composizione dei portafogli degli investitori possono & sere fatte variare con estrema rapidita con operazioni di compravendita 1 mercato. L’orizzonte temporale di queste scelte di portafoglio pud essere & spesso &) di brevissimo periodo. Cid perché esse sono guidate da diffe ze nei prezzi e nei rendimenti di dimensioni anche molto piccole, dato in un ambiente di perfetta mobilita dei capitali i costi di transazione trascurabili. Molto spesso, inoltre, gli operatori si servono di intermes finanziari (banche ma non solo). Nella maggioranza dei casi, sono prop questi intermediari che raccolgono il risparmio ¢ lo moltiplicano attravers la leva finanziatia. [NEL’EUROZONA PRMA DELA CAS) 165 Tecnicamente, la “leva finanziaria’ il orto tra Vind bitamento delle banche e i loro mezzi propr mente le bi impiegano gran parte de > raccolta sotto forma di prestiti e d acquisti di titoli. La parte di raccolta che rimane presso le banche sotto forma di riserve @ molto bassa (a meno che la banca centrale non imponga alle banche ia). Le banche da yer scontato che, in cone normali, i reditori (i de | mercato interbancario (accrescono la propri re ba Se la pressione sulla lic rere ai prestiti della banca central prestatore di ultima istai Infine, per | it 7 non resta che la possibilita di attingere al propr Una volta raccolto, il risparmio viene destinato al finanziamento delle imprese ¢, in misura inferiore ma non trascurabile, anche delle miglie (si pensi ai generale, al fenomeno c credito al consumo). Inoltre, pe una quota rilevant ente), prende la via del finanziamento dello State I capitali (esteri) che affluiscono allo Stato p nanziare inve timenti pubblici (€ privati niano trasferimenti alle prese); in tal « ano le condizioni per una riduzione f ’ debito « Oppure are pubblici ( amite di trasferimenti alle famiglie, anche privati); in tal caso crea ‘ondizioni per un ulteriore accumulo futuro di debito estero. Ma fore estero (o all’intermediario) la destinazione del finanzi interessa: Vinvestitore (0 V'intermediario) guarda soprat utto al rendimento atteso; in realt guarda anche al rischio, che per i Ai debiti sovrani, @ stato a lungo considerato trascurabil azione che negli ultimi anni @ ¢ ticamente cam! Se ora torniamo alla struttura macroeconomica di base e riprendiam« luce di quanto detto, la questione del saldo delle partite co: ‘ente movimento di capitali, ci rendiamo facilmente conto che la si- tuazione risulta molto meno semplice “tranquilla” di come appariva quando 166 Cuon0107 Consideriamo, per esempio, un paese con un rilevante debito estero. Sup- poniamo che dal resto del mondo si verifichi un_improvviso ritiro di fondi. Questo lascia le banche del paese in crisi di liquidita, soprattutto se ave vano fatto un uso un po’ troppo disinvolto della leva finanziaria. La crisi si trasmette alle imprese, soprattutto quelle pit dipendenti dal credito. Ne consegue un aumento delle sofferenze. Per evitare una catena di fallimenti, Jo Stato rifinanzia le banche. In regime di moneta unica, questa operazion€ provoca una trasformazione del debito estero in debito pubblico. La crescita, di quest’ultimo costringe il governo a politiche fiscali restrittive. Al contem po, il suo aumento fa crescere i tassi di interesse sul mercato interno, il che fa si che le banche preferiscano destinare le loro (scarse) risorse residue nell’acy quisto di titoli del debito pubblico. Le imprese, a loro volta gia in difficolta subiscono gli effetti del credit crunch. Il risultato di tutto cid é la recessione ‘Abbiamo visto che il processo appena illustrato viene innescato da um ritiro dei fondi esteri. Da che cosa pud essere provocato? Ci limitiamo @ considerare due possibilita. La(prima ® uno shock che colpisce il paese itl surplus da cui provenivano i fondTesteri. Pud trattarsi di una recessione riduce leccesso di risparmio. # il ben noto meccanismo dei libri di testo elementari di macro- economia: quando si verifica una recessione diminuiscono i redditi ¢ diminuisce anche la frazione di essi che viene risparmiata. Oppure pud trattarsi di una crisi finanziaria che colpisce gli intermedi del paese in surplus ¢ li costringe a ridurre la loro esposizione verso il del mondo. O puo trattarsi di una combinazione delle due. La @eco possibilita non riguarda la situazione del paese in surplus, ma l'ammOnte e la dinamica del debito estero del paese in deficit. L’osservazione di debito estero elevato e rapidamente crescente pud far emergere, presso ale investitori esteri, la percezione (pid o meno giustificata) di un rischio crescente, ossia 'aumento della probabilita che gli intermediari, le imprest persino lo Stato non siano in grado di far fronte ai loro debiti e siano indotl percid, prima o poi, a ricorrere al default. La teoria coonomica afferma ¢h a livello individuale, le risposte razionali a questo tipo di rischio sono di Yaumento dei tassi di interesse (la crescita dello spread) ¢ il razionamer A livello aggregato queste risposte individuali, alimentate da meccanis di “contagio”, finiscono con V'accrescere il rischio paese la probabilita 4 default. Nei mercati finanziari il ruolo informativo dei preszi é particolarmente importante. La decisione di alcuni operatori di ritirare i propri fondi Ne 167 7.2 Cambiamenti epocali 7.2.1 Problemi e sfide N ‘imc Mc per a 1'F soni uello che precedette la crisi a stce \ e”, Yeconomaia italiana stava finendo di co: : : ampetitivo ch 1 ereditatc I ne c orima met li anni t I correnti r 993 al 1999 (cc La no nia poteva inolts 1 un soddisfacente andamer mportanti paesi emergenti. Altri not ili vantag, guiva lall’adesion mneta unica: ta com edevano ¢ ui cinquanta del secolo scorso); inflazione contenuta ¢ certa protezione dalle perturbazioni dei mercati finanziari ; ; luto nelle £ \ Ae it h ¢ 1a a C01 : perc crescit a (cfr. Rossi 201 | Infine, un ultimo importante vantaggio era costituito dal progressivo ampli nto degli sbocchi per la produzione delle imprese grazie allo smant Degli inconvenienti associati alla moneta unica abbiamo gia detto. Per I" talia, i principali erano rappresentati dalla (ovvia) impossibilita di ricorrere, per il futuro, alla svalutazione del cambio (cosi importante nei precedenti trent’'anni) e dai vincoli alle politiche di bilancio imposti dalle dimension del debito pubblico che, nonostante avesse cominciato lentamente a scendere a partire dalla seconda meta degli anni novanta (grazie anche ai rilevanti surplus del saldo primario registrati in quegli anni), continuava a. restare: largamente superiore alla soglia del 100% rispetto al Pil. Nel complesso, perd, il terreno era abbastanza favorevole per comincia= re a rimuovere alcuni ostacoli alla crescita dell’economia, in parte ereditati dal passato e in parte legati alle trasformazioni dell’economia mondiale che si stavano verificando in quegli-anni. Per quanto riguarda Ie sfide)da af frontare, segnalo le due pitt urgenti) La prima era quella di proseguire € se possibile, accelerare il ridimensionamento del debito pubblico. La secon da era quella di sostenere il vacillante andamento del Pil nel breve period} soprattutto, di predisporre le condizioni per una sua crescita stabile nel lungo periodo. Tali sfide andavano affrontate tenendo conto del fatto che quadro economico mondiale stava conoscendo in quegli anni trasformazionl di carattere, in prospettiva, epocale. Mi riferisco alla sempre pid dispieg ta globalizzazione dei mercati (delle merci, del lavoro, dei capitali e del finanza) e ai cambiamenti promessi dall’avvento delle ICT, ossia delle nu tecnologie dell’informazione ¢ della comunicazione. 7.2.2 La globalizzazione Una definizione (semplificata). Molto in breve, possiamo definire globalizzazione come la tendenza al continuo allargamento dei mercati del merci, del lavoro, dei capitali, della tecnologia ¢ delle attivita e passivi finanziarie fino ad assumere, appunto, una dimensione mondiale. Tale denza é stata resa possibile dal sempre pid rapido abbattimento delle barri che in precedenza ostacolavano lo sviluppo del commercio internazionale la mobilita internazionale dei capitali. B stata alimentata dalla contestut crescita (in “qualita” ed estensione) dei mercati finanziari. Ed @ stata sand in numerosi trattati internazionali, regolati dalla World Trade Organizati (wro), un’organizzazione internazionale creata appunto allo scopo di pervisionare i numerosi accordi commerciali tra gli Stati membri. Nel 20) aderivano al WTO 195 paesi, rappresentativi del 95% del commercio mondi di beni e servizi In questo quadro si sono manifestati, tra ciascun paese e tutti gli al imponenti flussi in entrata e in uscita. Essi hanno riguardato (e riguard ovviamente le merci, ma non soltanto. C’é stato (e c’@) un flusso importi New/Eurozoun Pann DaLACHS: 169) di lavoro che, partendo dai paesi poveri, si dirige verso quelli pid riechi, dove le retribuzioni sono pid alte. E c’é stato (e c’2) un flusso importante ¢ capitali che si @ mosso (e continua a muoversi) nella direzione opposta, dai paesi riechi a quelli poveri, dove i costi unitari sono pitt bassi e i profitt sono pit alti. In particolare, un aspetto caratteristico della globalizzazione @ rappresentato dalla delocaliz nei pac rati delle uzioni tradizionali e di quelle di molte componenti dei prodotti industriali 1 una certa misura, flussi del genere (dei lavoratori dalle regioni pi povere a quelle pitt rieche e dei capitali dalle regioni pitt rieche a quell ‘overe) c'erano sempre stati. Il problema @ appunto di misura B uno di quei casi in cui la quantita diventa qualita: piccoli flussi ducono pochi effetti (¢ ps essere facilmente assorbiti dai paesi ¢ Ii ricevon andi flussi trasformano nel profondo il moc junzionare e le prospet lle econo} involt Effetti della globaliz merci, lavoro, capitali e tecnologia che ve ziale). Questo per quanto riguarda i benefici. Sul fronte degli svantaggi, di nterconnessione delle varie economie e il crescente ruolo svolto al riguardc dai mercati finanziari rendono pid fragile Vequilibrio economico complessivo le economie a shock ¢ contraccolpi provenienti dal resto del mondo: focolai di crisi anche territorialmente lontani non restano pit circoscritti nell’area di origine ma possono diffondersi rapidamente ovunqu trasformando una malattia limitata in una pander un’altra difficolta: quella di affr enerale. E qui emerge sbale con strument tare crisi a carattere gl di policy pensati per gestire economie a carattere nazional C’ ancora un punto molto importante che va sottolineato. Se @ vero che a della globalizzazione, non é vero, perd, che al Vinterno della singola economia i vantaggi si distribuiscano in modo uniforme Limitando il discorso al singolo paese avanzato, la globalizzazione accresce Vofferta di merci a basso costo, e percid avvantaggia i consumatori; ma la d localizzazione peggiora nettamente la situazione dei lavoratori delle ind 170 C0107 tradizionali, Questo peggioramento dipende in misura molto limitata dallay concorrenza” dell’offerta di lavoro associata ai lavoratori immigrati. Semmai ’@ da osservare che i flussi di forza-lavoro alimentati da chi emigra verso i paesi avanzati non avvengono in modo ordinato: quasi sempre, chi emigra non dispone di un posto (job) che lo attende nel paese di destinazione; il suo viaggio @ motivato da una speranza incerta (quella che alla fine un lavoro verra trovato) e una disperazione certa (nel paese di partenza non ci sono prospettive, 0 peggio). Quanto pitt questi flussi sono ingenti, disordinati e malgestiti (e al riguardo i paesi curopei non si fanno mancare niente), tanto maggiori sono i problemi che si scaricano sul paese di destinazione, in termini di ordine pubblico, di tensioni sociali e di sicurezza percepita. Tl peggioramento dei lavoratori tradizionali dipende soprattutto dal fatto cg Ie loro fabbriche tendono a trasferirsi altrove, dove il lavoro @ pid a bu mereato, se non altro perché é meno caro il costo della vita (la “sussistenzal di cui parlava Marx). Questo non vale, pero, per i profitti di quelle attivig ta, che tornano nei paesi d'origine perché vengono distribuiti alla propriet dei capitali che hanno finanziato 'esternalizzazione (outsourcing) delle pray duzioni industriali. Ne consegue che nei paesi avanzati la globalizzazione & vorisce la tendenza a una distribuzione della ricchezza sempre pid sbilanc! a vantaggio dei ricchi, invertendo la grande tendenza verso una distribuziog pil equilibrata della ricchezza che aveva caratterizzato i decenni centrali @ secolo precedente (vedi le analisi contenute in Piketty 2013) Non @ solo la proprieta dei capitali ad appropriarsi di una parte cospicua dei vantaggi della globalizzazione. Partecipano alla festa an- che gli esponenti del top management delle imprese multinazionali, i cui emolumenti sono commisurati appunto ai profitti, ¢ anche la pro- prieta e i dirigenti delle grandi imprese finanziarie che si muovono nel mercato mondiale come pesci (pescecani?) nell’acqua. 7.2.3 Chips & Robots Dopo una hinga gestazione durata alcuni decenni, alla fine del secolo w mo le nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione (10) co rono rapidamente a diffondersi, determinando un profondo cambiames delle forme del consumo, della produzione e dei mercati. Come spesso & caduto, la prima a essere investita dalle 1cT é stata l'economia am conobbe appunto, nell'ultimo decennio del secolo, il boom della new ‘omy. Ma era solo Vinizio: ben presto le nuove tecnologie cominciarong Pee BRSESO FEF NewEuRoZONA PMA DELA CRS! 171 Btata dalle liffondersi nel resto delle economie av . no nei paesi nzate, nei paesi emergenti, e persi- rretrati. La loro influenza sul funzionamento delle economic ha gid cambiato il presente e nel prossimo futuro si prospetta enorme. Mi limito molto brevemente a segnalare i punti principali di questa annunciata rivoluzione dei Chips & Robots, come la defini, tanti anni fa il lungimirante Nobel dell’economia James Meade (1983). Cambiano i prodotti. di prodotti Alcuni sono completamente nuovi, inimmaginabili prima delle P nuove tecnologie (il pensiero corre allo smart; Con le ICT si sono diffuse nel mercato nuove classi hone eal tablet, ma ovviamente ssimo di pid). Altri — per esempio, i libri, i giornali, i supporti di ascolto musicale (dischi) ~ esistevano gia, ma le loro caratteristiche vengono completamente trasformate dall'avvento delle 1cr. Le novita pid grandi Bo ct perd, non riguardano tanto i beni quanto ce me servizi. Abbiamo assistito infatti a ia una profonda trasformazione di servizi tradizionali (in particolare tutti quelli legati all’intermediazione tra omanda e offerta, con ricadute important su servizi tradizionali, come per esempio il asporto urbano) e all’emergere di ict servizi nuovi di zecca con importanti caratteristiche di “bene pubblico bs La teoria economica definisce “bene public bene (0 servizio St che ha due caratteristiche: quello che la stessa unita del bene puo oa essere “consumata” simultaneamente da tutti i soggetti (per esem- hi ad pio, una trasmissione televisiva); e quello che se una unita del bene eto & automaticamente messa a disposizione di tutti gli altri (per restare all’esempio di prima, la II pensiero corre all’informazione Joogle, Wikipedia), ai social network ( - cebook, Twitter) ec. L’avvento di questi nuovi beni e servizi mete in moto , una fase di rapida evoluzione dei modi di consumo e di altrettanto r apida ‘distruzione creatrice (per usare l'espressione di Schumpeter); ¢ chi rimane ndietro rischia di far la fine, sempre per citare Schumpeter, dei “produttori di finimenti per cavall intes Cambiano i me anismi dell’attivita produttiva. La diffusione delle min ICT nel mondo delle imprese si @ fatta di anno in anno pitt pervasiva e ca ner pillare. I processi produttivi ne sono risultati trasformati nel profondo (con ea una tendenza che continua con velocita crescente). E questo non solo perché a, che le imprese, seguendo (e cercando di anticipare) le tendenze del mercato, o- rientano la loro attivita verso la produzione di nuovi beni e servizi; ma anche no perché le nuove tecnologie tendono a trasformare anche 1: a produzione dei 172 Coono107 beni e servizi tradizionali. I processi produttivi (praticamente tutti) tendono sempre pili a incorporare intelligenza artificiale. Ma soprattutto, grazie al- Jo sviluppo di macchine sempre pid “intelligenti”, diviene possibile delegare loro molti compiti che prima venivano svolti dal lavoro umano. La mec canizzazione, 0 meglio la robotizzazione, non ha investito solo le fabbriche, dove appunto le attivita pit semplici e ripetitive vengono sempre pit spesso affidate alle machine. Ha investito anche le banche e la finanza, a livello “passo” (servizi di pagamento elettronici, sportelli on line, ecc.) e a livello ito” (algoritmi per gestire le scelte di portafoglio, ecc.). Ha investito la medicina e i servizi medici (dalle diagnosi alla chirurgia, con tutto quel che ce in mezzo). Ha investito la gestione dei dati (dalla contabilita alla stati- stica e alle applicazioni dei big data). E via seguitando. Praticamente now ©’ ramo della produzione che non sia stato investito dalle cr. E molto difficile, oggi, prevedere dove Chips & Robots condurranno im futuro ’attivita delle imprese. Tuttavia alcune tendenze che appaiono con solidate sono imiportanti per il seguito dei nostri ragionamenti. Ci limitiamg ‘a segnalarné quattro. La prima riguarda la formazione di capitale. Com Vavvento delle iC, gli investimenti tendono ad avere un sempre minore cols tenuto “fisico” e a incorporare, invece, un sempre maggiore contenuto di ricerca e sviluppo: nelle merci e nella produzione basate sulle 1CT, i chig fanno sempre pid aggio sull’acciaio e il cemento, e V’intelligenza-(yon quella artificial) fa sempre pid aggio sulla forza motrice. La Seconda)cara teristica @ l'accelerazione dell’obsolescenza sia per quanto riguarda i pfodottl (ciascuna versione dei quali viene rapidamente sostituita da un nuovo dello) sia per quanto riguarda i processi produttivi, in cui il technical cha avviene a un ritmo decisamente accelerato, soprattutto se lo si confronta ca quanto avveniva nel secolo scorso. Si pensi alle prestazioni dei personal computer che si usavano anche solo una decina d’anni.fa (e, ancor pid, ai programmi che “giravano” su quei computer). Da allora sembra passata una vita. Ma l'obso- Jescenza ha coinvolto anche imprese nate e cresciute nell’ambito delle IcT. Si pensi, per esempio, al rapidissimo sucesso e all’altrettanto veloce declino di giganti della new economy come Blackberry 0 Nokia. La aspetto con la tendenza, dov r In passate one ne visto che la meccanizzazione, mentre distr icché, alla fine, il saldo risultay Sccupazione complessiva cresceva. Anche ne lla transizione tecr ‘Orso assistiamo all yg one di nuovi lavori (cfr. Moretti 2012), Sara ancora positivo? A) dipende dal futuro >mento la risposta non appare I As80 di crescita del Pil ct E molto dipende dall'effic he si riuscira a mettere in li nuovi (cfr. Moretti 2018 vocata dall’'avvento di Chips & Rol di mercati globalizzati, jl ruolo syolto 1 dei vecchi lavoratori e di formazione di qu Nella transizione prov | secolo scorso dallindustria durant di transizione dall’econom: ee agricola a quella industriale verra svolto Gi regan’ della conoscenza. Sara. quest’ultimo » funzionare come attrattore ori e, in definitiva, motore della ley 0 a Seattle. Le economic di risorse, creatore dei nuovi la aeons Pensi alla Silicon Vall No saranno condannate al dec ino: si pensi a 174 Cunn0107 Detroit, Per questo @ fondamentale investire in conoscenza (eft. Visco 2014), anche se il processo inevitabile di graduale uscita,dall'industria tradizionale dovra comunque essere gestito (e assorbira percid risorse), dati i rilevantissi mi problemi sociali che vi sono associat, Bi interessante notare, infine, che Teconomnia della conoscenza non si limita a creare (molti) posti di lavoro nel settore, ma attiva un rilevante indotto “locale” di posti di lavoro nei servial (cfr. ancora Moretti 2012). Cambiano i mercati. Abbiamo detto poco fa che un effetto evidente e molto importante) dell'avvento delle 1CT @ quello legato alla loro capacit Gi dar vita a meccanismi che favoriscono "incontro (matching) tra domanda € offerta, Ormai una parte crescente delle transazioni di compravendita viené ‘ntermodiata nel web, Sono nati veri e propri mercati (come il sto di vendite asete on line eBay) e grandi imprese di vendita al dettaglio (Amazon 2 sol jl caso pit eclatante). L’aspetto saliente di questi muovi mercati @ la low capacita di diffondere le informazioni con grande velocita e bassissimi costly abbattendo drasticamente le spese associate allo shopping ‘sintetizza il complesso delle attivita di ricerca del prodotto “giusto tae prezzo), Tutto cid rende pi trasparenti i mercati e ne accresce i! grat diconcorrenza, con un evidente vantaggio per i consumatori. Tl rovesci edaglia @ quello che i nuovi meccanismi di mate! hanno Veffetto di abbattere Ie rendite dei produttori e degli int trndizionali, con la conseguenza che molte attivita che su tali rendite faceva affidamento per garantirsi un equilibrio economico vedono compromess® proprio futuro, Le linee di resistenza delle produzioni tradizionali aggreditl Mlle nuove tecnologie (tun esempio emblematico é quello dei servizi di Gi basano sulle attivita di lobbying e di regolazione. A lungo termine il Io futuro é probabilmente segnato (come é successo ai produttori di finimenti cavalli), ma pud appunto essere ritardato, Dal punto di vista dell’econoy hel sto complesso, questi ritardi sono un male (frenano la discesa della cu TAS e percid la crescita del Pil effettivo e del Pil potenziale). Tl compit 4 gestire il cambiamento, senza frenarlo ma minimizzando le consegucs’ negative per chi ne subisce i cost, spetta alla politica, se lo ritiene opportus e se ne é capace. Tl problema dei criteri da usare per valutare i cambiamenti dal punt vista del’economia nel suo complesso @ sempre stato un argomento scivol@ difficile. L’unico caso non problematico si ha quando il cambiamento & vantaggia qualcuno e non svantaggia nessuno. Si dice in questo caso che vova situazione (nel gergo degli economisti “allocazione”) ¢ Pareto-superi@ rispetto a quella precedente il cambiamento. Purtroppo, perd, i cambian 10 2014), zionale antissi- fine, che oro nel i servizi dente (c acita di anda ¢ a viene vendite né solo la loro r quali grado > della offerta nediar fevano esso il gredite tax 1 loro ti per homia curva pito enze rtuno to di oso he la riore men- Ui valutabili secondo questo “criterio di Pareto” sono m yas sempre qualcuno, magari una minoranza, che ci rimette.. D: rte u aneso teorema dovuto a Kenneth Arrow (un grande economista recente dha eoPats9) dimostra che non esiste un modo universale e ragionevol ciale”) sulla base delle preferenze dei cittadini, E allora? Alors lato che Per esempio, un vecchio criterio formulato dagli economie negli ann Ai | cambiamento @ socialmente vantaggioso. Si rot} ‘Che il eriterio non richiede che l'indennizzo venga effettivameate res lizzato. Quel che conta @ che il cambiamento generi risors addizionali in ra tale da rendere lindennizzo, in linea di principio, possibile La qu re di indennizzare i perdenti (se indennizzarli ed eventualmente it che He La) @ logicamente distinta; appartiene al campo della distribuzione dell nstrse ¢ non a quello della loro allocazione. Un punto questo che, perd la polifica spesso non capisce (0 finge di non capire). Se lo facesse 1 oprio, ne Nisulterebbero grandemente accresciute le possibilita del suo levees ma ne sulterebbero accresciute anche le difficolt 7.3 L’economia italiana prima della crisi el nuovo secolo I fluenzate dai grandi cambiamenti dovuti alla global ne ¢ alla diffusion telle 101 relle dell’Eurozona hanno dovuto anche imparare vivere co} : vincoli (notevoli entrambi unica. £ i tutti questi cambiar A , parci icende di casa nostra. Allor 7.3.1 Risultati deludenti Il prodotto effettivo. In questa nostr liana dagli anni cinquanta del secolo scorsc iodc tati economici sono rimo decennio del Sof rane 176 Carro.07 non ha mai superato il 2%, cifra raggiunta, anzi, jn un anno soltanto (nel 2006); in alcuni anni la crescita é stata largamente inferiore all'1%, appena al di sopra della soglia. del ristagno e della recessione. B.questo nonostant® che, trate seanmato, 1 quadro macroeconomico al contorno fosse, come abbiame notato in precedenza (p. 167), abbastanza favorevole: tassi di interesse It veiti cost hassi,? prezai stabili, domanda mondiale in buona crescita ¢ infine tm rapido allargamento del “mercato interno” all'Burozona. Va aggiunto che le difficlta di crescita in quel periodo sono state essenzialmente nostis In proposito, chi vuole pud rileggersi le cifre riportate ne! Primo capitolo (p. 7) sul confronto tra la nostra erescita e quella degti altri prineipali paesi eeropei. E, se vogliamo allargare il confronto, troviamo che nello stesso: periodo la crescita italiana @ stata sistematicamente pit bassa (per circa due punti percentuali all'anno) di quella media dell’area OCS Una finanza publica piuttosto “allegra”. La spiegazione di quest ristagno del Pil non pud essere fatta risalire all’euro. Come abbiamo visto, infatti, le altre economie che cond tunica hanno conosciuto, nello stesso periodo, tassi di cres maggiori, approfittando, loro si, delle favorevoli condizioni del quadro eco vomive internazionale.' E non pud essere fatta risalire neppure alla peculi ta italiana costituita dall'alto livello del debito pubblico e dal! Tduume le dimensioni. Nel periodo considerato la discesa del debito pubblico Jniviata nella seoonda meta del decennio precedente, @ continuata, sia Pre vvtuno ridotto, passando dal 109,2% (in rapporto al Pil) del 2000 al 105.8% {del 2005, Tuttavia questo risultato non va attribuito a una politi di bila “fo austera (che, come vedremo subito, non c’e stata) ma al basso livello d taeei di interesse e all’effetto delle privatizzazioni. Se consideriamo il debit pubblico al netto di queste operazioni straordinarie la sua diminuzione scom pare: nel 2005 eravamo praticamente sui live del 2000, Del rest stesso intervallo di tempo cera stata una clamorosa diminuzione dell’atti del saldo primario, passato dal 4,8% del 2000 allo 0,37 del 2005; Ricordiamo che il saldo primario @ la differenza tra le entrate fiscali ¢ |e spese pubbliche al netto di quelle per il pagamento degh interessi sul dubito. Se depuriamo le cifre del saldo primario dalle entrate straordi- rnarie otteniamo il saldo strutturale. In questo caso, stando ai caleoli Tall 2000 e11 2007 il tasso di interesse italiano a lungo termine @ rimasto costa mente allineato, con uno spread trascurabile, a quello tedesco Ter una chiara illustyazione dell'andamento divergente del Pil in Ttaliarispett, al res del Eurozona (7 cui andamento, invece, ° in Tinea con quello degli us) Finvio Basta ae Memor! (2017), pp-3 e seguenti (si veda in particolare In Figura 5 a p.5) 10 (ne te che »biamo Sse mai infir ggiunto nostre apitolo ii paesi stesso questo visto, mente Beculia- mza di Bbblico, £105,8% B bilan- Bello dei Bdebito B scom: B. nello Pattivo OMA PRIMA DELLA CRS 1.77 Banca d'Italia, il peggioram 1 periodo conside- centua ancora di pid. Al punto che, 1 io 2003-05, il Un'ulteriore conferma che il segno delle politiche di bilancio di quegli ann rittivo la troviamo nell’andamento del disavanzo che po essere sceso al minimo dell’l,3% nel 2000, riprese spensieratamente « pale Faggiungendo il 4.2% nel 2005; ¢ la troviamo nell’andamento, sempre in quel quinquennio, delle ent 2 diminuzione in rapporto al il) e delle spese primarie correnti (in chiaro aumento) La competitivita. Possiamo cercare di interpretare questo andamento gnante del Pil facendo ricorso al solito modello della domanda e offerta aggregata. Come abbiamo visto pit volte nelle pagine precedenti, il modello nostra che il prodotto non cresce se la curva della domanda aggregata non si Sposta verso destra ¢/o se la curva dell’offerta ageregata non si sposta verso I basso. Alf'nizio di questo capitolo abbiamo visto da cosa sono governate le posizioni delle due curve quando l'economia si trova Partecipare a una injone monetaria. Per sfruttare a pieno la crescita del “mercato interno” eu ropeo e l'andamento vigoroso della domanda del resto del mondo, Veconomi taliana di quegli anni avrebbe dovuto mantenere una competitivita prezzi & costi unitari) in linea con quella dei nostri concorrenti. Invece cosi non @ stato. Nei primi anni del secolo il nostro paese ha infatti registrato crescenti bassivi delle partite correnti, ovvero ha importato dall’estero (nonostante ehe il sno del Pil frenasse le importazioni) pitt merci di quelle che riusciva & vendere al resto del mondo. Questo significa che in quegli anni la nostra economia ha continuato a perdere competitivita. Lo testimonia, del resto. ‘andamento del tasso di cambio reale. Dopo la grande svalutazione del 1993, 95 ~ svalutazione nominale ma anche reale, perché contrariamente g quanto cra avvenuto in passato 'inflazione dei prezzi era stata tenuta sotto controllo. Si era entrati in regime di cambi fissi (prima) e di moneta unica (poi). E ta quel momento il tasso di cambio reale ha cominciato a rivalutarsi Dato che il cambio nom ormai irrevocabilmente fisso, cié significa che in Italia costi unitari e prezzi crescevano pit che all’estero, In altre parole, da quel momento i nostri prodotti tendevano a diventarc sempre meno appetibili rispetto a quelli del resto del mondo. Stando ai calcoli della Banca d'Italia, tra il 1995 e il 2005 c’@ stata una rivalutazione reale di oltre 10 punti. E questo spiega appunto perché, nello stesso periodo, Partite correnti siano passate da un surplus pari a tre punti di Pil a un 178 Caon0107 deficit di pari ammontare. Come abbiamo visto, in regime di moneta unica i passivi delle partite correnti vengono compensati da flussi in entrata di capitali ester In quegli anni l’economia tedesca continuava a registrare crescenti sur- plus delle partite correnti e di conseguenza i suoi capitali prendevano la via dell'estero, finanziando i passivi delle partite correnti di molti paesi dell’Eurozona, come la Spagna, la Grecia e, appunto, I'Ttalia. Il problema, per Vitalia di quegli anni, era che i capitali provenienti dal paesi dell’Eurozona che erano in surplus privilegiavano il finanziamento del disavanzo pubblico (acquistando buoni del Tesoro) invece che gli investimens ti delle imprese. Poco male se il disavanzo pubblico si fosse tradotto ial investimenti, ma cosi non é stato. L’occupazione e la produttivita. Gli unici dati in controtendenza di quel periodo erano quelli sulla disoccupazione (che tra il 1998 e il 2007 dimly nu) nettamente, passando dall’11,5% al 6,2%) e sull’occupazione (tra il 2008 ¢ il 2007 in Italia vennero creati 2,4 milioni di posti di lavoro aggiuntivd La tendenza all’aumento dei posti di lavoro era in corso gia da qualche ann (tra il 1995 ¢ il 2000 Poccupazione era gid aumentata di oltre un milione @ unita), ma appunto si accentud nei primi anni del nuovo millennio, Anch questi dati, perd, non possono essere assunti come un segnale di salute det Veconomia italiana. E cid per due motivi principali. I primo @ che in qu anni vennero creati soprattutto posti di lavoro “atipici”. La maggiorat dei miovi assunti, ciod, non entrava nel mereato del lavoro con un contrat standard a tempo indeterminato ma, appunto, con altre figure contrattua contratti a tempo determinato, contratti part time, contratti di lavoro “pa subordinato” e varie altre figure contrattuali, caratteristiche della crescent galassia del cosiddetto “lavoro precario”. Il secondo motivo @ che in qi anni cresceva l’occupazione ma, appunto ~ come abbiamo visto prima cresceva il Pil. In conseguenza di questo andamento divaricato si ¢ avuto ristagno, se non addirittura un calo, della produttivita del lavoro. In tut i primi dieci anni del secolo, la produttivita del lavoro del settore mani turiero non ha mai raggiunto 1'1% di crescita annua; anzi, nella maggior degli anni si registrata una variazione negativa dell'indice. In un certo seq so, questo andamento @ una banale implicazione del fatto che la produttivi del lavoro @ il rapporto tra occupazione e Pil, sicché, se il numeratore menta ¢ il denominatore no (o comunque aumenta di meno), @ inevitabiled il rapporto diminuisca. Quel che andrebbe spiegato, semmai, @ il perché questo andamento divaricato (ci proveremo tra poco). Intanto notiamo

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