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caPrroLo La “grande recessione” L'ultimo decennio della nostra storia economica é stato pesantemente s dalle cons ienze della violenta crisi finanziaria che, scoppiata nell’autunno del 2008 negli Stati Uniti, ha rapidamente sconvolto le economie reali, prima degli USA e poi del resto del mondo. Tuttavia, chi ha avuto la pazienza di les le pagine precedenti sa bene, ormai, che le radici dei nostri attuali malanni risalgono a molti decenni prima, e non possono percid essere ricercate solo nella grande pandemia che, a seguito della crisi, ha infettato le economie Ji tutto il mondo. Quel che é vero, perd, @ che, dato che Yorganismo della nostra economia era debilitato da tempo, le conseguenze della crisi da noi si sono fate sentire di pit e hanno contribuito non poco al crescente clima di malessere sociale che ha caratterizzato gli ultimi anni 8.1 La crisi Sull’argomento, ormai, @ stato detto e scritto tantissimo. Percid, stavolta, si puo essere brevi: solo pochi punti per aiutare il lettore a orientarsi 8.1.1 Le bolle speculative Si @ soliti dire che la crisi @ iniziata quando é scoppiata la bolla speculativa sui “titoli derivati Semplificando un po’, un titolo “derivato” non é altro che un’attiv ta finanziaria composta da un gruppo di titoli “impacchettati” in un co titolo. Il suo valore, il suo rendimento e la sua rischiosita dipen: dono dal valore, dal rendimento ¢ dalla rischiosita dei titoli contenuti nel pacchetto. Come per qual tolo, anche per i titoli derivati esiste un mercato (una domanda, un’offerta e un prezzo). Anzi 188 Cmo108 mercati ne esistono due: quello primario, dove il titolo viene emesso. e quello secondario, dove, prima dell’eventuale scadenza, il titolo pud essere rivenduto e riacquistato. Dato che esistevano (ed esistono) titoli derivati composti a loro volta da titoli derivati (come nelle scatole cine- si) il legame con i titoli originari si era fatto sempre pit evanescente, sicché le quotazioni dei derivati nel mercato vivevano, in sostanza, di vita propria. Una informazione importante sulle loro caratteristiche (in termini di rendimento e rischio attesi) era quella fornita dalle gran- di agenzie di rating. Queste ultime (Standard & Poors, Moody’s, ec.) godevano di grande prestigio e funzionavano percid da market makers per esempio, alcune important istituziont finanziarie e numerosi fondi pensioni (0 i loro algoritmi) vincolavano le proprie scelte di portafoglio ai loro giudizi. In particolare, un titolo a cui tali agenzie attribuivano la “tripla A” era considerato sicuro (e un titolo che non 'aveva non poteva essere acquistato da quelle istituzioni; 0, se la perdeva, doveva essere venduto). Purtroppo, perd, quelle stesse agenzie erano a loro volta clienti delle istituzioni che emettevano quei titoli (per esempio, ne certificavano i bilanci). L’evidente confiitto di interesse induceva le agenzie a valutazioni “benevole” di quei titoli. E questa, per usare un eufemismo, non era una cosa buona. Negli anni precedenti la crisi i titoli derivati si erano ampiamente diffusi neg USA (ma anche in altri paesi), emessi da numerose istituzioni finanziarie, legati ai mutui subprime, Nei mercati dei prestiti, coloro cui vengono concessi i fondi (i bor rowers) vengono distinti e classificati sulla base della loro capacita di restituirli o delle garanzie che sono in grado di fornire per coprire co- loro che prestano i fondi (i lenders) dal rischio di mancato rimborso (default). 1 borrowers di prima qualita sono appunto quelli che danno il massimo di garanzie. A loro i crediti vengono concessi alle condizioni migliori, in particolare per quanto riguarda il tasso di interesse (prime rate). 1 borrowers che non sono in grado di fornire adeguate garanzie vengono contrassegnati appunto con l’etichetta subprime. Nei loro confronti, la scelta razionale dei lenders @ quella di farsi pagare un tasso di interesse pitt alto, ma solo fino a un certo punto. Dato che un subprime borrower, se appunto prevede di fare default nel caso le cose vadano male, @ sempre disposto a sottoscrivere un contratto che prevede un tasso di interesse elevato, per il lender diventa sen- sato rifiutare del tutto il finanziamento (razionamento del credito), in armonia col vecchio detto francese “on ne préte qu’aux riches”. L'in- novazione finanziaria costituita dai titoli derivati ha cambiato questo La“cumoe recession” 189 ato di cose: diventava infatti possibile costruire ¢ commerciare “pac- hetti” costituiti da una pluralita di prestiti prime e prestiti subprim opportunamente mescolati, diluendo il rischio associato a questi ul- timi, Per sdoganare i n prime poteva tornare utile qualche Ulteriore manipolazione finanziaria: per esempio, inserirli in un titolo derivato costituito a sua volta da derivati, magari combinato con ur tuon rating attribuito dalle agenzie; oppure liberarsi rapidamente del rischio rivendendo il derivato a qualcun altro; oppure ancora assicu- rare il titolo presso societa specializzate disposte ad accollars il risch facendo affidamento, come tutte le compagnie di assicurazione, sulla La grande diffusione di questo tipo di mutui negli anni precedenti la crisi lato un forte impulso al mercato immobiliare: se anche il subprime bor disponeva del credito per acquistare una casa, la domanda di abitazioni cresceva € ne faceva salire il prezzo e Yofferta. Ne conseguiva, in generale una importante spinta alla crescita dell’attivita economica. Negli ma anche in altri paesi, come per esempio la Spagna, la domanda di abitazioni aveva fornito in quegli anni un potente volano al resto dell’economia. Altre due conseguenze erano meno entusiasmanti, anche se all’epoca vennero sot ‘ovalutate. Ta prima che si era messa in moto una “bolla immobiliare”,-nel senso appunto'che ufia parte sempre pit rilevante della crescente domanda di abitazioni era giustificata solo dalla diffusione di aspettative che il loro prez zo continuasse a crescere. La seconda era la sempre pid) accentuata fragilité finanziaria del sistema. Cresceva infatti il grado di indebitamento delle gran di banche d’affari: visto che concedere prestiti appariva pit conveniente ¢ meno rischioso di prima (a patto di liberarsi rapidamente dei titoli contenen tii mutui subprime), appariva anche pid vantaggioso indebitarsi (forzando la cosiddetta “leva finanziaria”) per accrescere la disponibilita di fondi da prestare Come mai economia americana, trascinando al suo seguito quelle de esto del mondo, aveva imboccato la strada (cost rischiosa, come poi si sarebbe visto) della deregulation finanziaria.e dell’innovazione finanziaria (nel senso dell’enorme sviluppo-di-nuovi strumenti, primi tra tutti, appunto, i titoli derivati)? Una risposta & che, all’epoca, venivano considerati soprat- tutto gli aspetti propulsivi della deregolamentazione dei mercati ¢ dell’inno- vazione finanziaria. Per quanto riguarda la prima, la motivazione principal era la solita, quella di cui abbiamo parlato quando ci siamo occupati dei van- taggi della globalizzazione (p. 161): pid i mercati (in questo caso finanziar sono liberi ¢ maggiore ~ si riteneva — sara la loro capacita di allocare il risparmio verso gli impieghi pit redditizi e percid pid produttivi. Il “lato oscuro” della liberta dei capitali (p. 163) veniva sottovalutato. Percid; negli anni novantadel secolo scorso, la grande impaleatura di controlli che aveva caratterizzato per oltre cinquant’anni le istituzioni ¢ i mercati dei capitalil americani venne smantellata, E, come abbiamo appena detto, inizialmente la decisione si riveld vantaggiosa per economia (oltre che, ovviamente, pet Ja finanza). Anche per quanto riguardaimnovazione dei derivati, inizialmente ne vents vano enfatizzati gli aspetti positivi, che erano quelli di allargare le possibili di accesso al credito di soggetti che altrimenti ne sarebbero stati esclusi, conseguenze positive sulla domanda aggregata (consumi ¢ investimenti) percid sul livello del Pil Col sistema dei derivati si riduee, per il singolo lender, la rischiosita intrinseca associata al subprime borrower. Questo perché, appunto. il singolo prestito viene inserito in un pacchetto di prestiti, cosa che consente, diversificando il portafoglio, di diluire il rischio. Inoltre, come abbiamo visto, lo sviluppo del mercato dei derivati consente al singolo lender di cedere il prestito rischioso a soggetti pid disposti ad accollarselo. E un discorso analogo si pud fare a proposito dello sviluppo del mercato delle assicurazioni dei titoli I problemi, appunto, sarebbero venuti in seguito. Alcuni elementi, inizi mente sottovalutati, delle forme in cui era avvenuta l’innovazione finanzia potevano far presagire che le cose sarebbero finite male. Innanzitutto, minor rischio per il singolo lender non cortispondeva un minor {rischios stemico?. Questo perché i rischi associati ai singoli mutui subprime (ossia singole probabilita di default) non erano indipendenti ma fortemente cor lati. E questo @ un caso di scuola in cui non vale la legge dei grandi num In secondo Iuogo, la presenza di un crescente mercato per i derivati form va gli incentivi “sbagliati” agli operatori delle istituzioni finanziarie, i qua appunto, erano portati a trascurare le indagini sulla qualita (rischiosita) crediti concessi per massimizzarne invece il numero. Se il reddito del funzionario dipende dal numero ¢ dalle dimensioni dei contratti stipulati e non dal numero e dalle dimensioni di quelli an- dati a buon fine (perché nel frattempo i contratti saranno stati ceduti ad altri) é chiaro che il ruolo allocativo della finanza nel trasferire il risparmio dai lenders ai borrowers si deteriora fortemente. Infine é nella fatura stessa dei derivati, soprattutto di quelli composti a Ig volta da derivati (¢ da derivati di derivati), di nascondere il rischio e pene spachi i mercati; il che perd ne a A volatilita. Visto 16 che il titolo contiene), sono incentivati ¢] acquisti quando i tira ma sono incentivate le vendite quando la tendenza si inv aa, la finanza smarrisce il r i fundamentals e tende sempre pit a essere dominata dalla spec Alla fine le bolle Ovviamente non sis verat ata mpre di essere pitt bravo deg scire dal mercato un attimo prima che si manifesti I tendenza, prima che il bolo di una borsa al terreno all’ors Dor iba < ol ec CX ha venduto in t: d accumulare perdite e a leccar Sia la solvibilita dei mutui subprime, sia la bolla immobiliare, sia Vequilibric finanziario delle banche d’affari si re gevano suk basso livello dei tassi-di nteresse-che veniva assicurato nei primi an ni del nuovo millennio dalla E centrale americana. Quando la Federal Reserve (FED 1 ‘ondo fattore scatenante é stato i non sal la banc fari Lehman Brothers Holdings In che appunto viene comunemente considerata il momento in c1 c Sulla storia del man ‘0 tantissimo, Qi 192 Cooro108 che la stessa cosa possa succedere anche ad altre banche, pud Provor care una “corsa agli sportelli” per ritirare i depositi, corsa che mette in difficolta ¢ rischia di far fallire anche le banche in salute (pegs ancora se le altre banche, per conto loro, non stanno tanto bene). secondo argomento (quello contro il salvataggio). Se una banca (o una cocieta finanziaria) sa di poter contare, in caso di difficolta, sull’aiuto pubblico, perché le conseguenze del suo eventuale fallimento si riper- paoterebbero negativamente su tutto il sistema ~ insomma perché @ too big to fail (troppo grande per fallire) ~il suo comportamento verr& influenzato da questa garanzia, nel senso appunto che la banca non fara tutto quello che deve fare per evitare il falimento: privilegerd le attivita pit redditizie e percid pit rischiose, perché appunto Te even tuali perdite verranno coperte da altri B il tema del cosiddetto moral hazard ben noto alle compagnie di assicurazione. 11 problema del moral hazard sta. anche dietro la scelta di rifiutare il credito (piuttosto ‘che aumentare il tasso di interesse) ai soggetti che non dispongono 4H adeguate garanzie (collateral). Questo, per lo meno, prima che i “derivati risolvessero (apparentemente) il problema. In questa logica. lasciar fallire una banca @ un segnale dato al mercato (punirne una per educate le altre), Nel caso speeifico di Lehman Brothers, i secon. do argomento ha finito col prevalere. E in effetti le conseguenze del fallimento si sono ripercosse negativamente su tutto il sistema (non ‘lo finanziario ma anche economico; non solo americano ma anche ‘nondiale). Col senno di poi, forse il policy maker americano avrebbe preso una decisione diversa 8.1.2 Dalla crisi finanziaria alla recessione economic Un erollo in borsa, specie se di grandi dimensioni, @ sempre stato consides tan segnale anticipatore di una crisi delle economic reali, ossia. dell’avvent™ ama recessione economica. L’esempio pit famoso @ quello del 29 ottobre 1929 (i famigerato mar- tedi nero) quando crolld la borsa di New York; una data che resta associata alla “grande depressione” degli anni trenta, la pitt grave © prolungata crisi economica del secolo scorso, Nel caso che stiamo esaminando, la caduta dei valori di borsa si trasmise domanda aggregata ¢ percid al Pil pérché influenzd negativamente il Tivs del consumo, dell’investimento e dell’offerta di moneta. La “caanoeneCESSONE” 193 La caduta delle borse non riguardava i soli titoli “tossici”, quelli cio’ che contenevano i mutui subprime. La percentuale dei titoli tossi ci sul totale del capitale finanziario degli Stati Uniti era veramente poca roba. Se fosse stato possibile rintracciare i titoli tossici nella massa di tutti i titoli trattati in borsa, la crisi non sarebbe mai scop- piata. Il punto era che questa identificazione non era pith possibil sepolta da una congerie di passaggi, di derivato in derivato; sicché orm ni titolo era a rischio di contenere una qualche quota di titol ossici. Questa micidiale opacité del mercato finanziario generava una ernalita negativa che tendeva a deprimere tutti i titoli di tutte Prima del 2008 le famiglie americane tendevano a spingere i propri consum contando sul fatto di aver meno bisogno di risparmiare perché il proprio pa- rimonio (titoli e abitazioni) continuava a crescere di valore. Parallelamente cresceva il fenomeno del credito al consumo. L’aumento dei tassi di interess« e la caduta dei valori di borsa misero fine bruscamente a questa tendenza Di conseguenza il livello del consumo fu spinto verso il basso. Il meccanismo che alimentava gli investimenti (prima del 2008) era anch’esso sostenuto dai bassi tassi di interesse ¢ dalla crescita dei valori di borsa. Se prescindiamo un attimo dalle bolle speculative, il prezzo di un’azione (il suo fundamental) riflette il flusso atteso dei dividendi futuri associati all’attivita economica ‘ottostante. Percid quando la borsa sale gli investimenti vengono stimolat Certo, come abbiamo visto, la borsa puo salire anche per la presenza di una bolla speculativa; ma nella dinamica del prezzo di un’azione non @ agevole distinguere quanto dell’aumento @ dovuto a una variazione del fundamen tal e quanto all’effetto della bubble. E sufficiente che anche solo una parte del’aumento del corso delle azioni venga attribuita a un miglioramento dei fundamentals ed ecco che gli investimenti delle imprese si mettono in moto. E naturalmente, quando la bolla scoppia, tutti i programmi di investimento delle imprese vengono ridimensionati, non foss'altro che per cercar di capire quel che sta suecedendo e comunque per aspettare tempi miglior Tanto pitt che aumento dei tassi di interesse ha comunque Veffetto, in quanto tale, di ridurre il valore attuale dei rendimenti futuri (sem plicemente perché questi ultimi vengono scontati a un tasso pit alt E a questo effetto va aggiunto quello dell’aumento dei costi, legato anch’esso alla salita dei tassi di interesse Dopo il 2008, la tendenza alla riduzione dell’offerta di moneta (a parita di moneta immessa nel sistema dalla Banca centrale) era una conseguenza del 194 Como. 8 a fatto che le banche tendevano ad accrescere le proprie riserve. Queste rappre sentano, appunto, la moneta che non circola ma resta inoperosa (non viené “offerta”). Questo aumento era dovuto alla rarefazione dei prestiti interbam= cari (cui le banche ricorrono normalmente per far fronte a fabbisogni tem= poranei di liquidita). Le banche, ciod, erano sempre pit riluttanti a prestare alle altre banche di cui (dopo il fallimento di Lehman Brothers) ignoravang) le effettive condizioni di salute ma su cui, nel dubbio, tendevano a pensa male (perché, come usava dire un importante e longevo politico italiano daly secolo scorso, “a pensar male si fa peecato, ma spesso ci si azzecca”). Insomma, dopo lo scoppio della crisi finanziaria la domanda ager: dell'economia americana era carica di impulsi negativi, provenienti appuntl dal consumo, dall’investimento e dalV’offerta di moneta. Tl meccanismo di trasmissione che va dall’offerta di moneta alla do- manda aggregata si articola in tre canali principali: (i) la moneta influenza il livello del tasso di interesse (maggiore ¢ la quantita di neta in circolazione e pid basso @ il tasso di interesse); (ii) la mo- neta influenza la disponibilita di credito, per le imprese soprattutto, ma anche per le famiglie (maggiore @ la quantita di moneta in cir- colazione e pit abbondante @ il credito); (iii) la moneta influenza il tasso di cambio (maggiore é la quantita di moneta pitt si deprezza il tasso di cambio). In conclusione, quando Vofferta di moneta aumenta la domanda aggregata ne risulta stimolata, ¢ viceversa. ‘Va aggiunto che V'effetto complessivo di questi impulsi cra maggiore de loro somma. Cid era dovuto all’operare di una caratteristica tipica di tu i sistemi macroeconomici, secondo la quale ogni impulso che proviene una qualsiasi componente autonoma della spesa aggregata risulta, alla fis moltiplicato. L'idea dei “moltiplicatori” @ in breve la seguente, Quando un sogget~ to qualsiasi decide, non importa il motivo, di aumentare la propria, spesa, i suoi acquisti rappresentano un incremento di domanda per qualche impresa, che percid accresce la sua produzione, incassa un maggiore fatturato ¢ lo distribuisce ai dipendenti (come retribuzioni), ai creditori (come interessi) e ai proprietari (come dividendi). Tut- ti questi soggetti spenderanno una parte di questi maggiori redditi (quella non destinata ad aumentare il risparmio). Queste loro de- cisioni di spesa si tradurranno in una ulteriore nuova domanda per le imprese, sicché il proceso appena descritto ricomincia. La molti- plicazione della domanda aggregata @ tanto pid grande quanto pid La “ormoe recessone” 195 piccola é la quota del maggiore reddito destinata al risparmio. Natu: mente, per le riduzioni di spesa (che @ il caso rilevante per la cris del 2008) vale un ragionamento simmetrico. Sulla dimensione effettiva dei moltiplicatori nelle economie reali ¢'@ stato un grosso dibattito tra gli economisti, Recentemente le stime, che in precedenza erano state fortemente ridimensionate, sono state nuovamente riviste al rialzo. Per quanto innescata, appunto, da elementi finanziari, la “grande recessione’ che ha colpito dopo il 2008 economia mondiale aveva dunque caratteristiche tiplclon de Seadnaaeelale eves Nod: tated: dekveobdzerlibo-shodalbb della domanda e oferta aggregata, una crisi da insufficienza di domanda si manifesta come uno spostamento a sinistra della curva AD. Considerando il grafico di cui ci siamo serviti tante volte (per l'illustrazione vedi pid avanti a p- 201), dopo lo spostamento l'incontro tra la curva AD ¢ la curva AS (che determina l’equilibrio macroeconomico) avviene a sinistra, in corrispondenza 1 F appunto di un pid basso livello del Pil (recessione). Nel grafico di p. 201 il livello del Pil di partenza @ Y;, identificato dal punto di incontro tra la AD, e la AS\. Dopo lo spostamento sinistra della curva della domanda aggregata, il Pil scende al livello Yo, identificato dal punto di incontro tra la ADo ¢ la AS Nel grafico, invece, i prezzi non cambiano, perché la curva AS @ orizzontale. Se, come si fa spesso, l’avessimo disegnata crescente, i prezzi sarebbero dimi- nuiti (deflazione). Il che, tra Valtro, @ proprio quello che é sucesso. In questo senso, la “grande recessione” aveva caratteristiche molto diverse dalle crisi che avevano colpito le economie mondiali negli anni settanta (vedi capitolo 4), le quali erano state innescate, invece, da shock dal lato dell’offerta. Nei termini del nostro modello una recessione innescata da un § shock si manifesta con uno spostamento in alto della curva AS (vedi Piltustrazione grafica a p. 89). Anche in questo caso l'incontro delle due curve dopo lo spostamento avviene a sinistra (recessione), ma, a differenza del caso precedente, il nuovo livello dei prezzi é pit alto 8.1.3 Il contagio Nate inizialmente nell’economia americana, la crisi finanziaria ¢ la recessione economica si sono rapidamente diffuse nelle economie del resto del mondo. 196 Cron0108 Qualcuno ha ironicamente detto che il “paziente zero”, che come un virus ha infettato, nel giro di qualche anno, l'intera economia mon- diale, @ stato uno sconosciuto pensionato in Florida, cui per primo & stato concesso un mutuo subprime. Iprincipali canali del contagio sono stati due, quello “reale” (attraverso la dow manda aggregata) e quello “finanziario”. I primo @ il meccanismo standard della trasmissione internazionate del ciclo, che si basa sul fatto che le int portazioni di un paese provenienti dal rest del resto del mondo verso quel paese. Il canale agisce nelle due direzionis quando 'economia di un (grande) paese come gli USA cresce, aumentano sue importazioni, che alimentano la domanda aggregata del resto del monda 11 paese da cui parte limpulso viene chiamato la “locomotiva” della fase di espansione. Simmetricamente, quando Veconomia di quel paese va in recessione, le s importazioni si riducono, con le inevitabili conseguenze negative sulla dom da aggregata del resto del mondo. E naturalmente c’é un effetto di ritor il calo della domanda aggregata ¢ del Pil del resto del mondo retroagisce sua volta sulle esportazioni e percid sulla domanda del paese da cui tutto partito. E la recessione si alimenta e si intensifica. Questo meccanismo tanto pid importante quanto pitt i mercati dei vari paesi sono integrati loro. In un mondo sempre pit globalizzato, come era quello del nuovo tl lennio, gli effetti della crisi americana si sono fatti sentire in modo rapido. Intenso: alla fine del decennio il Pil é disceso quasi ovunque. B diminuito negli usa, @ diminuito nei paesi dell’Eurozona (¢ negli altri paesi europei). Non @ diminuito in Cina, che perd ha visto qua si dimezzare il proprio tasso di crescita, contribuendo non poco alla flessione della domanda mondiale. E cosi via. canale principale della diffusione della crisi @ izzazione dei mercati finanziari. I pit importanti mecc sono stati i seguenti. (i) Il mereato dei derivati (e percid quello dei titd “tossici” in essi contenuti) era un mercato globale: molte banche e so finanziarie europe detenevano in portafoglio quote non irrilevanti di q titoli (quando addirittura non si erano fatte a loro volta promotrici delle emissioni). Percid, quando la bolla speculativa @ scoppiata, la campana l suonato per tutti. (i) Quando una banca cade in difficolta, tende inev mente a rivalersi sui propri debitori; ne consegue una rarefazione del credit non solo alla finanza ma, quel che pit interessa ai fini del discorso che stian La“crunoe recession” 197 svolgendo, al resto dell’economia (alle imprese e anche alle fam Jie): Vinari- “inst dei rabinetti del credito ha indebolito la domanda aggregata (const sinestimenti, esportazioni) con quel che ne é conseguito. Una volta innesty, tz anche in Europa, la crisi si @ alimentata dei meccanismi macrocconom llustrati in precedenza, generando a sua volta impulst recessivi sul resto del mondo. Va aggiunto che il canale macroeconomico e quello finanziario si s9n0 Tt forzati a vicenda, In termini generali, quando il Pil si riduce, ne consents ttn calo del risparmio, ossia della materia prima di cui fa uso Ja finanza. Tmevitabile passo successivo @ appunto la riduzione del credito all’econo- mia. In termini pitt specific, una parte non trascurabile di questo credito fnanziava, come abbiamo visto, Vacquisto di abitazioni, La sua rareiaZio™ hha provocato, appunto, lo scoppio della bolla immobiliare Il risultato para doseale & che le banche si sono ritrovate con dei bilanci ricchi di case (avant 9 tun debitore di un mutuo ipotecario non fa fronte i propri impegrs, 1 titore, ossia la banca, si rifa sull’ipoteca) ma poveri di liquidita E siccome Te banche erano a loro volta. debitrici (nei confronti dei finanziatori ¢ dei de- oeitanti), af trovarono esse stesse in forti diffcoltA per far fronte ai profi” impegni di pagamento. Una delle conseguenze spec fiche pid importanti della crici del 2008 & stata proprio l'entrata in sofferenza del sistema delle banche E questo sia negli USA che in Europa 8.2 La risposte della politica economica Di fronte all’esplodere della crisi ¢ della recessione, i poticy makers da wit parte ¢ dallaltra dell’ Atlantico non sono rimasti con le mani in mano. Le {qnestioni urgenti erano sostanzialmente due: (#) contrastare @ caduta del li ivto dell'attivita economica; (ji) affrontare la drammatica crisi delle banche L'idea che si dovessero salvare le ban stata molto criticata negli USA che nei paesi europei. Non si apprezzava (eufemisn ci dovessero essere utilizzati per salvare i “banchier? opsiderati (in parte a regione) tra i principali responsabili della cx Probabilmente quasi tutti i banchieri hanno pagato trepp: |e loro responsabilité. Il salvataggio delle banche andava tenut®, Pe distinto da quello dei loro dirigenti: il primo era indispensabi’é, © condo no. La crisi delle banche, infatti, rischiava di mettere in Mot iin peticoloso “effetto domino”. Metteva in difficolta le compagile di nssicurazione (soprattutto quelle che si erano impegnate Per assicursts titoli net portafogli delle banche). Metteva in diffcolta i fondi pest sine ¢ i fondi di investimento, i quali gestivano una grossa Percent uale 198 Crn0108 del risparmio delle famiglie americane e i cui attivi erano costituiti da titoli obbligazionari e azionari con prezzi in forte calo. Metteva in dif- ficolta, naturalmente, il sistema delle imprese. Infine, ma forse primo per importanza, metteva a rischio il risparmio dei depositanti e dei sottoscrittori di titoli (e degli azionisti). Insomma, per dirla in modo un po’ brutale, i soldi delle banche non sono dei banchieri (i quali indubbiamente, vengono pagati troppo, anche quando lavorano molto male) ma delle famiglie. Conviene, allora, mandare a fondo le banche? Di fronte a questi problemi, le strategie adottate negli USA e in Europa (¢ itt particolare nell’Eurozona) sono state molto diverse. 8.2.1 Negli Stati Uniti Le difficolta del sistema bancario americano, principalmente le banche dai fari, ma al loro seguito anche le banche di depositi, erano gid largament presenti prima della crisi di Lehman Brothers; ma esplosero dopo il suo fall mento. Esse riguardavano sia la liquidita (per i motivi richiamati in precedes za) sia i bilanci (un’altra delle conseguenze della caduta dei corsi delle azio e dei valori di mercato dei titoli in portafoglio), che a loro volta contribuivam ad aggravare i problemi di liquidita. Governo e Banca centrale non hi esitato a mettere a disposizione in misura adeguata liquidita e finanziamentiy [loro interventi furono tempestivi e spensero rapidamente i principali focal della crisi finanziaria. Anche per quanto riguarda 'impegno contro la rece sione I'Amministrazione americana e la Banca centrale hanno fatto, a det di molti, le cose giuste, sostenendo energicamente la domanda aggrega E questo nonostante gli ostacoli continuamente opposti all’amministrazia Obama dagli esponenti del Partito repubblicano che controllava sia il Sena che la Camera dei rappresentanti. La Federal Reserve si @ impegnata in una politica monetaria espansiva misura tale da pid che compensare il calo dell’offerta di moneta che proven dal sistema bancario (su cui vedi a p. 193). Questa politica consent} un stico calo dei tassi di interesse nominali (che arrivarono praticamente a zet™ ¢ una graduale riapertura dei canali del credito. Il governo federale ha fatto sua parte con una politica di bilancio con un chiaro segno anticiclico, ba su un calo del prelievo fiscale e con un deciso impegno nella spesa soci (con al centro la riforma sanitaria). La politica economica arhericana durante la recessione ha ricevuto nm~ merose opposizioni e critiche. A parte la violenta ostilita nei confronti dell'amministrazione Obama proveniente dalla destra populista gui- data dal Tea Party e Vopposizione (sempre rigida e spesso ottu da dio ley Pas che pre Natural: aumento

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