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Note di METODI MATEMATICI DELLA FISICA I Corso di laurea in Fisica A.A. 2008-2009 1. SPAZI DI HILBERT In questo capitolo saranno esaminati prevalentemente gli aspetti geo- metrici della teoria degli spazi di Hilbert, rimandando ad un capitolo succes- sivo le questioni riguardanti gli operatori in esso definiti. La Meccanica Quantistica richiede l’uso di spazi di Hilbert di dimensione infinita, salvo pochi casi in cui le argomentazioni possono essere svolte in loro sottospazi finito-dimensionali. Pertanto, se non diversamente precisato, si intendera di considerare spazi di Hilbert di dimensione infinita, i soli per i quali le complicazioni della teoria che presentiamo hanno senso. Analogamen- te, essendo il caso reale quasi privo di interesse per la Meccanica Quantistica, considereremo solo il caso di prodotti scalari complessi. Il problema delle relazioni tra Fisica e Matematica sara accennato, quando possibile, al solo scopo di comprendere |’utilita dei concetti matematici in- trodotti. 1.1. Spazi lineari normati In un gruppo abeliano useremo la notazione additiva per la legge di com- Pposizione interna. L’elemento neutro sara indicato con 0 e gli altri elementi con lettere greche (vy, y,..., etc.) Per il corpo C dei complessi, il senso delle equazioni bastera a distinguere lo zero dall’elemento neutro del gruppo abeliano. Gli elementi di C saranno indicati con lettere latine (a, b,..., etc). Def.1.1.1. Uno spazio lineare (0 vettoriale) £ & un gruppo abeliano nel quale, per ogni a € Ce ogni € CL, é definito il prodotto ay, con valori in L. Tale prodotto soddisfa gli assiomi lp = 9 (1.1.1) albp) = (ab)p (2.1.2) (a+d)y = ap+bp (1.1.3) a(g+y) = aptay. (1.1.4) Gli elementi di £ sono detti vettori. Se si assume che in L esistano N vettori linearmente indipendenti, ma non N + 1, il numero N non dipende dalla scelta di tali vettori. Si dice allora che £ ha dimensione N. Se non esiste un numero massimo di vettori linearmente indipendenti si dice che £ ha dimen- sione infinita. Spazi lineari reali (analogamente definiti per a,b € R, dove R 2 il corpo dei reali) non saranno mai presi in esplicita considerazione. Def.1.1.2. Uno spazio (lineare) £ 8 detto normato se ad ogni y é asso- ciato un numero reale non negativo || y||, detto ‘norma’ di y, tale che lyll = 0 +e =0, (1.1.5) lleell = lolllell, (1.1.6) le+%ll < [lell+l4]] Gisuguaglianza triangolare). (1.1.7) eguendo la sostituzione y — y — yp in (1.1.7) si ottiene la relazione lle - || = llell—Il 4], che deve evidentemente essere simmetrica in y e . Ne segue la forma equivalente di disuguaglianza triangolare le-vll 2 Ilell-lelll (1.1.8) Def.1.1.3. Una successione {y,} di elementi di uno spazio normato L é detta convergere fortemente ad un elemento y € L se dim |lyn—yl| = 0. (1.1.9) Si scrive e = s—limyn, oppure Yq Fy. (1.1.10) La ragione del termine ‘fortemente’ é dovuta al fatto che in tali spazi & pos- sibile introdurre un modo di convergenza pit debole. Noi perd introdurremo la convergenza debole solo in un contesto pit particolare, in connessione con il prodotto scalare. In genere, la specificazione ‘fortemente’ sara sottintesa, come pure sara sottintesa la notazione ‘s’ (‘strong’) nel simbolo di limite. Po- nendo P = , in (1.1.8) ed utilizzando (1.1.9), si osserva che la convergenza forte implica la convergenza delle norme: Hell = dmlleoll (1.1.11) Def.1.1.4. Si definisce successione di Cauchy in senso forte ogni successione {Pn} CL tale che lim || Pn — Prin || = 0 (1.1.12) fit00 uniformemente per ogni p > 0. Ogni successione convergente & ovviamente di Cauchy. Uno spazio nor- mato £ & detto completo se ogni successione (forte) di Cauchy converge (fortemente) ad un elemento di £. Gli spazi normati completi sono detti spazi di Banach. 1.2. Spazi prehilbertiani: proprieta generali Def.1.2.1. Si dice prehilbertiano uno spazio lineare P in cui ad ogni coppia ordinata di vettori y, y & associato un prodotto scalare (y,p) con valori in C. Il prodotto scalare é caratterizzato dai seguenti assiomi: (ev) = We), (1.2.1) (y, ary + a2%2) = a1(y, 1) + 2(, 42), (1.2.2) (vy) = 0, (1.2.3) (¥,~) = 0 seesolose y=0, (1.2.4) Le (1.2.1) e (1.2.2) sono dette, rispettivamente, ‘simmetria hermitiana’ e ‘inearité a destra’ del prodotto scalare. Da queste segue la proprietd di antilinearita a sinistra: (api + any2,%) = a1(¢1,4) + (2, 4)- (1.2.5) Le quantita che, come il prodotto scalare, sono lineari a destra e antilineari a sinistra sono dette forme sesquilineari. Si faccia attenzione al fatto che in genere nei libri di matematica si usa la convenzione opposta: il prodotto scalare @ antilineare a destra e lineare a sinistra. Teor.1.2.1. In uno spazio prehilbertiano P per ogni coppia di vettori y, » vale la disuguaglianza di Schwartz (di Bunyakovskii nella letteratura russa): I@PP S (v4). (1.2.6) Prova. Usando (1.2.3), (1.2.2), (1.2.5) e (1.2.1) si ha, per ogni a € C, 0< (p+av,e+ov) = (vy) +lal(,¥) +2Rela(y,¥)}. (1.2.7) Per ottenere una relazione coinvolgente (p,1)) ¢ necessario eliminare il simbolo di parte reale. Cid si realizza scegliendo a = (y,%)x con z reale arbitrario. Ne segue 2l(y, dP Cb, ¥) + 22l(¢, HP? +(y,¢) > 0. (1.2.8) Per rendere pit significativa (1.2.8), scegliamo il valore di x che minimizza il suo membro sinistro. Escludendo il caso (p,7) = 0, nel quale (1.2.6) & ba- nalmente verificata, la condizione di minimo & z = —1/(1, #) che sostituita in (1.2.8) da (1.2.6). a ¥ interessante studiare per quali casi la disuguaglianza di Schwartz si riduce ad una uguaglianza. § sufficiente considerare (1.2.7) per il prescelto valore a = —(y,)/(p,#). Grazie a (1.2.4), si ha uguaglianza in (1.2.7) see solo se y = —ay. Tale relazione é compatibile con il valore di a prescelto. Si conclude che la disuguaglianza di Schwartz si riduce ad una uguaglianza se € Solo se uno dei due vettori é zero o multiplo dell’altro. Teor.1.2.2. In ogni spazio prehilbertiano la relazione lel = Ve.) (1.2.8) definisce una norma (norma indotta dal prodotto scalare). Prova. Gli assiomi (1.1.5) e (1.1.6) della norma sono ovvia conseguenza degli assiomi (1.2.4), (1.2.2) e della relazione (1.2.5). L’assioma (1.2.7) @ conseguenza della disuguaglianza di Schwartz per mezzo dei seguenti pas- saggi: le+olP (p+4,9+4) =llel?+ lv IP +2Re(y, 4) IeP+I¥P +21 sel +ivl?+2ielivll (hell+ ely’. (1.2.10) a Wiad In termini di norma la disuguaglianza di Schwartz si scrive lel s ied (1.2.11) Come conseguenza di Teor.1.2.2, in ogni spazio prehilbertiano pud essere introdotta una convergenza forte. Ovviamente é teoricamente possibile in- trodure in uno spazio prehilbertiano altri tipi di norma e quindi altri modi di convergenza forte. Salvo diverso avviso, si intendera che la norma e il modo di convergenza siano quelli indotti dal prodotto scalare. Teor.1.2.3. Siano {~,} e {tq} due successioni contenute in uno spazio prehilbertiano P e sia Yn -FpEP, tn RF HeEP. (1.2.12) Valgono le seguenti relazioni: Jim(omé) = (o.8), VEEP (contimuita a sinistra), (1.2.13) dim(én) = (€,y), VEEP (continuita adestra), (1.2.14) lim (ym%n) = (v,) (continuita congiunta). (1.2.15) Foo Prova. Per (1.2.5) e (1.2.11) si ha Ins €) - (%8)1 = Myn-%, 6 len — IIE (1.2.16) IA Il da cui (1.2.13) segue per (1.1.9). L’eq. (1.2.14) segue dalla precedente per simmetria hermitiana. Rimane da dimostrare (1.2.15). Usando la disugua- glianza triangolare per i numeri complessi e la disuguaglianza di Schwartz si ha W \(Pns Bm) — ()] = [(Pns Pn) — (Pas) + (PnP) — (¥,%)| 1(Pns Pn — 4) + (On — 9 P)I I@ns tn — ¥)I+ l(a = 9, %)| Heol en FI + len—e lll dl). (1.2.17) La successione {|| yp, ||} @ limitata perché convergente (y. (1.1.11)). Inolire per ipotesi im || ¥n — ¥ | = Jim || pn — pl] = 0. Ne segue (1.2.15). 0 n-400 IA IA I Teor.1.2.4 (Legge del parallelogramma). Per ogni coppia di vettori y, p di uno spazio prehilbertiano P vale la relazione ly+¥P +lle-ol? = 2del?+i¥l)). (1.2.18) Si lascia allo studente la verifica di questa proprieta, che & soltanto con- seguenza della definizione della norma e della sesquilinearita del prodotto scalare. Confrontare con l’analoga proprieta dei vettori piani (osservando che il modulo di un vettore é una norma). Teor.1.2.5 (Identita di polarizzazione). Per ogni coppia di vettori y, p di P vale la relazione (4) = FYalee +R, e114 (1219) La dimostrazione, fondata sulle stesse proprieta del caso precedente, richiede numerose semplificazioni tra i vari termini. Vedremo in seguito una pid ge- nerale identita di polarizzazione, riguardante gli elementi di matrice di un operatore. Osservazione. L'equazione (1.2.19) potrebbe erroneamente suggerire l’idea che in ogni spazio normato sia possibile introdurre un prodotto scalare de- finito per mezzo di tale equazione. L’errore consiste nel fatto che il primo membro di (1.2.19) non é necessariamente sesquilineare. Jordan e von Neu- mann hanno dimostrato che affinché il primo membro di (1.2.19) sia un pro- dotto scalare @ sufficiente che la norma soddisfi la legge del parallelogramma (v. [1]). Questa condizione non sempre é soddisfatta in uno spazio normato, come mostrera un esempio di § 1.4. Esistono dunque spazi normati in cui la norma non pud essere generata da nessun prodotto scalare. 1.3 Spazi di Hilbert Def.1.3.1. Uno spazio prehilbertiano é detto spazio di Hilbert se 8 completo. La completezza é un requisito indispensabile per ]’interpretazione proba- bilistica della Meccanica Quamtistica, come verra illustrato in § 1.8. 1.4 Esempi di spazi normati, prehilbertiani e hilbertiani Spazio C% (N intero > 0) Si consideri l’insieme C% delle N-ple ordinate di numeri complessi €= (ti, 22,---,2)) 1 = (Yi Yar) (1.4.1) E immediato verificare che le operazioni +n = (ity set+m,-..,tn+yn); (1.4.2) af = (ax, 0%2,..., at) (1.4.3) definiscono in C” una struttura di spazio lineare di dimensione N. La forma sesquilineare N (6) = DL Fats (1.4.4) soddisfa gli assiomi del prodotto scalare. Utilizzando il criterio di Cauchy per la convergenza di successioni di numeri complessi, si verifica facilmente che C% & completo. Si noti il caso N = 1: anche C @ uno spazio di Hilbert. In C™ la disuguaglianza di Schwartz si scrive 2 N DY Fat] In=1 Trattasi della ben nota disuguaglianza di Cauchy che cos{ risulta derivata concisamente. N N S Leal? Do bl? (1.4.5) n=1 n=1 Spazio 1? Si consideri ’insieme /? delle successioni di numeri complessi €=(t15,--.), 7= (Wy ¥y--.), (1.4.6) tali che oo oo Dilan)? < 00, — Silynl? < 00. (1.4.7) nal nat L'addizione, definita per tutte le infinite componenti in modo analogo a (1.4.2), produce risultato in ? poiché la (1.4.7) implica 7 wo SY lento? = Yi(ltal? + lynl? + 2Re (Ent) < 00. (1.4.8) = ist Infatti da eq. (1.4.5) ( scritta con le sostituzioni Z, > |Zn| € yn > [yn|) € da eq. (1.4.7) si ottiene la convergenza della serie 2°, |Zngiq{. Ne segue che la serie o Yin (1.4.9) nl ® convergente. Anche la moltiplicazione per a € C, definita in analogia a (1.4.3), produce risultato in 2. E facile verificare che /? 8 uno spazio lineare di dimensione infinita e che l’elemento nullo é 1a successione {z,} con £,, = 0,Wn. Come conseguenza di (1.4.9), per ogni & ed 7 si pud definire la forma sesquilineare (n) = Fat (1.4.10) e verificare che @ un prodotto scalare. Lo spazio [? & uno spazio di Hilbert come dimostra il seguente teorema. ‘Teor.1.4.1. Lo spazio /? & completo. Prova. Sia {€;} una successione di Cauchy (forte) di elementi di /?: jim ||&-&|| =0, k=i+p, Vp intero > 0. (1.4.11) Per dimostrare la completezza di |? & necessario dimostrare che esiste un €€P tale che dm |l&-€ | = 0 (1.4.12) Denominate 2; le componenti di &; si ha la disuguaglianza 2 é-& IP. (1.4.13) es tin — thal? S Yo [tin — Tey n=1 Grazie a (1.4.11) essa mostra che, per ogni fissato n, {xin} & una successione numerica di Cauchy. Dunque essa ammette limite finito z,: Tm = jim Zin. (1.4.14) Mostriamo ora che il vettore € di componenti z, appartiene a /?. Allo scopo, consideriamo la disuguaglianza triangolare Wil Wl] < &-& ll. (1.4.15) Essa, tenuto conto di (1.4.11), mostra che la successione {| &; ||} & di Cauchy, quindi convergente e quindi limitata: IG? 0 esiste un intero m, per il quale N DY |sin — tel? < €, VN, Vi > me, Vi > i. (1.4.20) nel In (1.4.20) si esegua il limite per k + oo tenendo fissi N e i. Portando tale limite dentro la somma finita si ottiene N DY [tin — tn? <6, VN, Vi> me (1.4.21) a Eseguendo infine il limite per N — oo in (1.4.21) si ottiene co DY tin — tal? Se, Vi > me, (1.4.22) n=l la quale dimostra (1.4.12). a I seguenti esempi coinvolgono funzioni (complesse di variabile reale) in- tegrabili, dove l’integrabilita é intesa nel senso di Lebesgue. Poiché il valore dell’integrale non cambia se la funzione integranda & mo- dificata in un insieme di misura nulla, gli oggetti di interesse non sono le funzioni stesse, bens{ le classi di equivalenza f di funzioni coincidenti con una assegnata funzione f a meno di un insieme di misura nulla. Diremo che f{ 2 generata dalla funzione f. La scelta di una particolare f all’interno della classe f é indifferente. Spazio L+(a, b) B definito come Vinsieme delle classi di equivalenza f generate dalle fun- zioni f che sono sommabili nell’intervallo [a,b] (coincidente, in caso, con (—00, +00)). In generale, L'(—co, +00) sara brevemente indicato con L'(R) ocon Li. In L*(a, b) l’addizione f +g @ definita come la classe di equivalenza generata da f +g. Analogamente, af & generata da af. L’elemento nullo é generato da f = 0, ma contiene anche le funzioni diverse da zero in un insieme di misura nulla. Si verifica che L'(a,6) @ uno spazio lineare. In particolare, ll {+4 appartiene a L}(a,b) poiché f + g & sommabile se f e g lo sono, come segue da Teor.1.A.5 di Appendice 1A per p= 1: [i+ oles < [iilds+ [told (1.4.23) In L(a,}) si pud introdurre la norma Wat = [fl (1.4.24) Gli assiomi della norma sono soddisfatti: Wil, = 05 [ Ifids=0-5 fe) =0 qo. f=0, leg, = flall/lde = loll 21, létall, < VLl,+lalhs dove l’ultima relazione segue da (1.4.23). La legge del parallelogramma non vale in L'(a,b). Si consideri il seguente controesempio. Siano f e g due funzioni tali che sia f(x)g(z) = 0 q.o in [a,b], pur essendo f #0 eg #0. Si ha I [rrolac= f° iride [olde itl, +lal, (1.4.25) I fall cosf che & i+ oll +Ut- ol = 20 £1, + Molly? ALI + gl + 20 ZIM)» (4.26) in contrasto con (1.2.18). Lo spazio L'(a,b) & completo (si veda ad esem- pio §2.2 in [2]). Procedendo in modo analogo a quanto fatto per L*(a,b), ma utilizzando la proprieta di sommabilita in modulo secondo Riemann, si definisce uno spazio L}(a, b), strettamente contenuto in L'(a, 6) ( vedi osser- vazione 1A.2 di Appendice 1A). Lo spazio L}(a,b) non & completo. 12 Spazio L?(a, 6) E definito come L}(a,b) usando per la prescrizione che le funzioni genera- trici siano di quadrato sommabile in [a, }]. Le operazioni e Pelemento nullo sono definiti in analogia al caso precedente. E necessario verificare che £+-g appartiene a L(a,b), posto che f eg vi appartengano. Allo scopo si pud sfruttare il Teor.1A.5 (disuguaglianza di Minkowski) di Appendice 1A nel caso p = 2. Si noti anche che, usando eq. (1A.6) e Teor.1A.4 (caso p = g = 2) di Appendice 1A, si ha f "Fadel | A Fs [ "fae i lglas. (1.4.27) In L?(a, 6) si introduce il prodotto scalare IA lA (ho = [Fode, (1.4.28) dove, come si é visto, l’integrale & convergente. Si lascia allo studente la facile verifica degli assiomi. Osservare che la disuguaglianza (1.4.27) & un caso particolare della disuguaglianza di Schwartz (1.2.6). La norma indotta dal prodotto scalare (1.4.28) & lf = 7 if \fPdc, (1.4.29) che ovviamente verifica la legge del parallelogramma. Lo spazio L?(a, 6) ® completo (vedi ancora Teor.4 di {2}, valido anche per i successivi spazi IP(a,6)). Esso ha un ruolo essenziale in Meccanica Quantistica perché i suoi elementi forniscono le funzioni d’onda che rappresentano gli stati. Lo spazio L2(a, b), analogamente definito sulla base della sommabilita in modulo quadro secondo Riemann é uno spazio prehilbertiano contenuto in L?(a,b). Spazio L?(a,b) (per ogni p reale > 1 e diverso da 2) Si tratta di una generalizzazione utile prevalentemente per applicazioni di carattere matematico. Alle funzioni generatrici si richiede di avere potenza p-sima sommabile secondo Lebesgue in [a,b]. Le operazioni f + g e af sono 13 definite analogamente agli esmpi precedenti. Ci limitiamo ad enunciare le proprieta principali. Lo spazio L?(a, 6) & lineare (la prova che f +g appar- tiene a L?(a,b) richiede anche in questo caso l’uso della disuguaglianza di Minkowski). La quantita definita dalla radice p-sima positiva gl, = (fre) (1.4.30) @ una norma poiché la disuguaglianza triangolare coincide con quella di Minkowski e gli altri assiomi sono di verifica immediata. Si tenga presente che gli spazi L?(a,b) sono completi e che per nessun p #2 vale la legge de] parallelogramma. Percid per p # 2 gli spazi L?(a,b) sono spazi di Banach con norma non generabile da un prodotto scalare. 14 1.5. Sistemi ortonormali completi e serie di vettori In questo paragrafo gli spazi prehilbertiani saranno indicati con il simbolo P per distinguerli dagli spazi di Hilbert H. Def.1.5.1. Assegnata una successione {1;} in uno spazio prehilbertiano P, si dice che la serie D72, Yj; converge ad un vettore pe P seé Y= limon on = ove (15.1) i=1 Si scrive (1.5.2) Per quanto detto a proposito dei limiti di successioni, la condizione di Cauchy nip lim || D> 44 ||=0, uniformemente per ogni p > 0, (1.5.3) pote and & necessaria per la convergenza della serie (1.5.2). Essa & anche sufficiente se P & completo. Def.1.5.2. Una successione {y;} in uno spazio prehilbertiano P & detta sistema ortonormale se & (Gie3) = Bis (1.5.4) dove 6;; é il simbolo di Kronecker _ Jil sei=j 65 = { Oy (1.5.5) Teor.1.5.1. Se {y;} @ un sistema ortonormale in uno spazio prehilbertiano P, la serie D2, |(y;,¥)|? converge per ogni ~ € P e vale la disuguaglianza di Bessel LlooMF < Ww. (1.5.6) 15 Prova. Usando (1.5.4) e le proprieté del prodotto scalare si ha, per ogni N e per ogni pe P, o IA N N @- Les Vv), o- Les v)¢3) ae (¥4)- Yleoa? (1.5.7) Questa condizione di limitatezza dimostra la convergenza della serie a ter- mini positivi D2, |(yi, |? e la disuguaglianza (1.5.6). o Def.1.5.3. Un sistema ortonormale {y;} in uno spazio prehilbertiano P @ detto completo se per ogni y € P la serie DP, (yi, y)y; converge ad un elemento di P ed & © P= Vener. (1.5.8) rast Un sistema ortonormale e completo é detto ‘base hilbertiana’. La serie (1.5.8) é detta serie generalizzata di Fourier. Teor.1.5.2. Se {y;} & un sistema ortonormale in uno spazio prehilbertiano P, le seguenti affermazioni sono equivalenti: 1) {i} 2 completo, 2) Vy, EP si ha cy (9) = SW,eN(eng) (identita di Parseval), (1.5.9) i=1 3) Vy € P siha (v9) x \(vi,y)? (aguaglianza di Parseval). (1.5.10) isl Prova. B sufficiente mostrare Je implicazioni 1) => 2) > 3) => 1). L’impli- cazione 1) => 2) si dimostra moltiplicando a sinistra’per ~ I’eq. (1.5.8) ed 16 usando la continuita a destra del prodotto scalare. Poiché 3) & una specia- lizzazione di 2), basta ora mostrare che 3) => 1). Sfruttando (1.5.4) e le proprieta del prodotto scalare si ha N N le- Lengel? = (9)- Vie)? (15.11) 1 i= Usando !’uguaglianza di Parseval si deduce che il primo membro tende a zero per N -+ oo. Cid dimostra leq. (1.5.8). 0 Come vedremo nel §1.8, |’interpretazione probabilistica della Meccanica Quantistica richiede che lo spazio degli stati fisici sia hilbertiano, poiché il requisito di completezza @ essenziale. Vedremo anche che nello spazio degli stati i sistemi ortonormali completi hanno un ruolo fondamentale. L’esistenza di tali sistemi in uno spazio di Hilbert non é assicurata a priori. Per tale mo- tivo nel seguito essa sara semplicemente assunta. Cid equivale a selezionare solo spazi di Hilbert dotati di una precisa dimensione infinita, come si vedra nel prossimo paragrafo. Teor.1.5.3. Sia {c;} una successione in C e sia {y;} un sistema ortonor- male in uno spazio di Hilbert 1. Condizione necessaria e sufficiente affinché la serie 72, cy; converga ad un elemento di H é che sia a De lel < co (1.5.12) i=1 Prova. Per le proprieta del prodotto scalare e per (1.5.4) si ha ntp ntp xe ceil = be lel (1.5.13) sont antl Pertanto la condizione (1.5.3), necessaria e sufficiente per la convergenza della serie 122, c;y;, coincide con la condizione di Cauchy, necessaria e sufficiente per la convergenza della serie numerica 12, |c;|?. Qo Corollario Teor.1.5.3. Se {y;} & un sistema ortonormale in uno spazio di Hilbert H, la serie D2, (yi, b)y; & convergente per ogni p € H. Lt Prova. La convergenza segue da Teor.1.5.3. tenuto conto della convergenza della serie °°, |(ys, ¥)|? dimostrata in Teor. 1.5.1. o Osservazione. Non é detto che la serie D2 (yi,b)y; converga a. Cid avviene, per ogni y € H, se e solo se il sistema ortonormale {y;} & anche completo. Il prossimo teorema fornisce una condizione caratteristica per la com- pletezza di un sistema ortonormale. La completezza dello spazio @ essenziale per la condizione sufficiente, che é di grande utilita pratica e che sara usata spesso in seguito. Per rendere pit sintetica la sua formulazione, introduciamo Ja seguente notazione: se A é un arbitrario sottoinsieme di H, il simbolo At denotera l'insieme At = {WeH; (¥,0) =0, Vo € A}, (1.5.14) detto ‘complemento ortogonale di A’. Il complemento ortogonale di At sari denotato col simbolo A‘. Teor.1.5.4. In uno spazio di Hilbert 1 un sistema ortonormale {y;} & completo se e solo se il suo complemento ortogonale @ il vettore nullo, cioé {ei}? = {0}. Prova. Se {y;} & completo, un vettore %o € {y;}+ ammette la rappre- sentazione (1.5.8). Ne segue che é nullo. Se {y;}+ = {O}, si consideri, per ogni y € 7, il vettore yp definito da Yo = 9 — D321 (5, P)Gs, dove la serie & convergente per Coroll. Teor.1.5.3. Usando la condizione di ortonormalita e la continuita del prodotto scalare si ha, per ogni i (Pao) = (09) — Sle 0s = = (P19) — (pay) =0. (1.5.14) Ne segue #, = 0 e quindi eq. (1.5.8) che stabilisce la completezza. o 18 1.6. Dimensione ed isomorfismi Per distinguere tra diverse dimensioni infinite é necessario ricorrere ai numeri cardinali ‘transfiniti’. Questi sono definiti per associazione a parti- colari insiemi di infiniti elementi. L’associazione ad altri insiemi é soggetto alla seguente regola: hanno lo stesso numero cardinale transfinito di elementi (in breve, la stessa cardinalita) tutti gli insiemi di uguale potenza, cioé tutti gli insiemi che si corrispondono in modo biettivo. Per esemplificare, basterd considerare due soli cardinali transfiniti: No (alef zero), associato all’insieme Z* degli interi positivi, e 8 (alef), associato all’insieme R dei numeri reali‘. Per note corrispondenze biettive, l’insieme Z degli interi ha cardinalita No. Lo stesso dicasi per ogni insieme numerabile di insiemi numerabili. Ha in- vece cardinalita 8 ogni intervallo di R (finito o no), come pure R?,R®, etc.. L’insieme dei cardinali transfiniti ¢ ordinato in base alla seguente regola: il cardinale associato all’insieme A é minore di quello associato all’insieme B se esiste una funzione iniettiva da A a B, ma non viceversa. In base a questo ordinamento & Ng < X. Per definire la dimensione di uno spazio di Hilbert #1, & necessario genera- lizzare il concetto di sistema ortonormale completo per mezzo della seguente definizione. Def.1.6.1. Sia a l’elemento generico di un insieme indice A, non neces- sariamente numerabile. Un insieme {y,} di vettori di uno spazio di Hilbert H 2 detto sistema ortonormale generalizzato se é (Pa Ys) = { ; aay (1.6.1) Liinsieme {y,} @ detto completo se la relazione (ya) = 0, Vae A, (1.6.2) implica p = 0. Si definisce dimensione hilbertiana (o semplicemente dimen- sione) di #1 la cardinalita dell’insieme indice A. Osservazione. Perché la precedente definizione di dimensione abbia senso 1Ogni insieme di cardinalitd No detto ‘numerabile’. 19 é necessario verificare: i) che ogni spazio di Hilbert ammette almeno un sistema ortonormale com- pleto generalizzato; ii) che ogni altro sistema ortonormale e completo ha la medesima cardinalita. E stato dimostrato che il secondo punto & sempre vero”. Quanto al primo, la dimostrazione é possibile solo utilizzando I’assioma di Zorn’, Spazi di Hilbert che violano l’assioma di Zorn (come ogni altro insieme non-Zorniano) sono considerati di minore interesse matematico. Si ricorda anche che se lo spazio H. & soltanto prehilbertiano, il punto i) non pud essere dimostrato neppure ricorrendo all’assioma di Zorn. Teor.1.6.1. Lo spazio J? ha dimensione No. Prova. Consideriamo la base canonica {€;} di [?: & = (Bir Tiay---ins--)y Tin = Sine (1.6.3) Questo sistema é ortonormale: (8, &) =< TinTin = xs bindjn = 555- (1.6.4) Esso, inoltre, @ completo: se 7 = (y1,y2,...) € 7, avendosi (1) = Sbate= vi, Vi; (1.6.5) nal vale 'implicazione (Gn) = 0 Vien =0. (1.6.6) Pertanto la dimensione di J? & la cardinalité di {&}, ciod No. o Omettiamo la dimostrazione del seguente teorema, pit complicata. 2Vedi [3], Teor.4 di § 10. 3 Vedi [2], Cap.3 Appendix, pag 151.

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