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Filippo Broll — broll@outlook.it Crusche del territorio: | molini di Sant Oreola se & ION LA CAP isco [sROESTS: PATE NY it & intziare quesia storia parlando di ruote a pale e a “cassetta” o ancora, il numero di rotazioni delle macine, addirittura di docce con portata di 4000 mmitutti questi elementi concorrono a ‘memoria di una storia della tecnologia rurale spesso tralasciata dall’accademia per la sua eccessiva materialita, per la poca nobilta dei soggetti e addirittura per la sua modemita se stiamo a sentire Parcheologia.’ Eppure questi elementi “tecnologici” non rendono idea di quanto fosse importante per la comunita il mulino o come si dice in valle, mélin. Quindi, assecondando(un atfimo)!’accademia, partiamo da una prospettiva pit aneddotica e folkloristica, etnografica se volete e iniziamo con un detto popolare e il diario di un nostro antico paesano, Celeste Paoli, in modo da raccontare la nostra storia e la storia dei mulini della Valle dei Mocheni. Insomma il detto popolare inizia cosi: 1 molinar el masna la farina/ Fin qui nulla di strano, no? sappiamo di mulini in attivit nella Valle gia a partire dal 1600, grazie alle ‘mappe catastali austroungariche, ben tre stando alla documentazione raccolta da Giuseppe Sebesta? (Clom, Caspito e Masetti) e se ne aggiungono due grazie alla puntuale ricerca di Monica Paoli: Drazeri e Predaromeri Vultimo di esclusivo uso della famiglia Paoli che risiedevano nella localit Volendo essere pit specifici bisognerebbe utilizzare il termine opifici artigianali,;infattiil semplice edificio del mulino, dal tetto spiovente di scandole e dai due muri portanti in calce, differisce dall’architettura di un maso e poteva ospitare altre attiviti come una forgia (Ferar), oppure una segheria (Sega). Tutte le attivita citate si sviluppavano a fondo valle utilizzando la forza motrice del- daFersina. + MOULIN POLI CHE USA I'ACAUR DEL 210 DEI PALAORY o Per approfondire ulteriormente la questione e supportare quanto detto prima sulla “tecnologia” di queste macchine, riporto un passaggio dal diario di Celeste datato 2 maggio 1896: WAL DET BROU “Piove da tutta la notte @ durante il giorno, le valli si sono ingrossate e 'acqua 6 torbida. Abbiamo masnatto io nel mattino, giallo e segalla e dopo le 15 masné i Facchini, frumento e segalla. ll molino fa circa 400 giri la ruota grande 32 giri in lavoro. Il parolotto comed6 i crazedellie il paiolo.” * Giovanni Kezich in introduzione— Giuseppe Sebesta —La via dei mulini 2 Giuseppe Sebesta: chimico, etnologo, scritore e fondatore del museo degli Usi e costumi della gente Trentina. Ha prodotto le prime ricerche antropologiche sulla Valle dei Mocheni !Monica Paoli -“Tagliare le acque”: le machine ad acqua nel comune di Sant’Orsola Un fiume d’acqua tagliato da ruote dentate, a cassetta, a pale che ha atraversato la storia —fondamentale per questa {ntroduzione dal saporaccio popolare. Filippo Broll — broll@outlook.it uo VUOl CON UNA USOLUHIONE MIGUORE? IL DISEGNO E 1 prospetto sud Mulino Clom Si parla dei cereali coltivati ¢ macinati: segalla/segale — giallo'mais - frumento, i pit comuni ¢ resistenti che crescevano in valle e attezione, Celeste parla ##-Oltre della ruota “grande” dunque quella estemna, azionata dal fiume, che girando 32 volte fa ruotare 400 volte la macina, ovvero le pietre che riducono i cerali in farina. Il congegno era del tipo Romano-Vitruviano e prevede che la rotazione avvenga grazie a due ingranaggi, con un numero di denti differenti che si incastrano tra di loro a sostituzione del fuso ~ che permetteva un solo giro di macina per ogni giro di ruota -. Per questo servizio il molinar ovviamente ci guadagnava qualcosa, ma cosa? Andiamo avanti con il detto: el sen tol na cazotina/ el dis che no I’é robar/ Dicendo cosi si fa riferimento all’unitd di misura standard utilizzata; la minela un boccale in legno dabete o larice che quantificava quanto spettava al mugnaio per ogni sacco di farina ottenuto. Le ‘minele ricavate servivano al sostentamento dell’attivita del mugnaio che abitava al primo piano del mulino, dove la struttura dell’edificio permetteva di ricavare, bltre alla stanza della macinatura al pian terrend,anekie un piccolo spazio domestico adiacente a una zona magazzino, Questo tipo di organizzazione si pud notare, ancora oggi, nel mulino dei Masetti anche detto “Molin del Barbe” ristrutturato nel 1899 dai fratelli Oberosler fu Giovanni che potenziarono le macine ¢ ne ricavarono, inoltre, un’ abitazione stabile annessa, dove il mugnaio esercitava tutto l’anno, al contrario degli altri pistrini che lavoravano per lo pitt nel periodo estivo. Filippo Broll — broll@outlook.it 2 Molin de barbe!- pitta of Carfo Laner Il lavoro del mofinar non si limitava solo all’edificio e si espandeva anche al territorio circostante fatto di sentieri e canali di collegamento che necessitavano di manutenzione e, alla stessa maniera richiedeva attenzione flusso del fume, organizzato con un sistema di paratie, ovvero piccole dighe mobili, utili a gestire flusso e intensita dell’acqua e cosi la velociti della ruota. L’adagio, infine si conclude cosi: Ma el dis che I'é l'arte del molinar/ el dis che I'é el so mister/e che con la farina el se manten el moier L’arte del molinar & andata perduta, le minele hanno smesso di spaurire e le tecnologie ora hanno Vimportanza che meritano. Eppure il nostro territorio soffoca con la vegetazione ruote e macine, ora marce ora ferme, che aspettano qualcosa, non il ritorno al lavoro, quella & una strana utopia, ma qualcosa di pit semplice credo, sulla falsa riga del loro ruolo sociale: tomare a esse punto di arrivo di una comunita montana nelle intenzioni di una nuova prospettiva di socialita.

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