— “Lo shopping... @ un modo con cui noi cerchiamo il nostro posto nel
mondo. Sebbene sia svolto negli spazi pubblici lo shopping 2 essenzial-
{ mente un'esperienza intima e personale, Comprare & assaggiare, toccare,
iflettere e esprimere il nostro essere attraverso innumerevoli
‘ra cui noi cerchiamo di distinguere cid che ci serve da cid che
iti consapevolmente significa cercare non solo all'esterno, in
un negozio, ma anche all'interno nella memoria e nel desiderio. Lo Shop-
ping @ un processo interattivo attraverso cui noi dialoghiamo non solo
(conte persone, i uoghi e le cose, ma anche con noi stesst.
\ Queste processo dinamico e riflessivo rivela e svela e forma frammenti
di identita che altrimenti rimarrebbero dormienti... Vazione di fare com-
ere & una espressione del sé, un'azione che ci permette di scoprire chi
siamo..." (Benson, 2000, p. 505). ~
4, “Acquisto dunque Sono”
~ Il titolo di questo paragrafo & una citazione del titolo del libro di April
Benson, ma costituisce, altresi, un inciso particolarmente efficace per
‘esprimere il concetto che stiamo proponendo. In realt& sarebbe pid’ oppor
tuno utilizzare la frase “faccio compere cereare di scoprire chi sono”,
ma L'espressione “acquisto dunque sono”, frutto della rivisitazione del fa-
moso detto cartesiano, “penso quindi sono”, implica qualcosa di differen-
te: non suggerisce solo che Jo shopping sia un mezzo per scoprire ’identi-
{4 delle persone, bens) che rappresenti ua ancoraggio alla cerieaza della
“Tore esistenza.
(x Tibro di April Benson, dedicato allo shopping compulsivo, si propone
di descrivere in chiave umoristica, come lo shopping nella vita quotidiana
sia diventato un’attivita dominante e come, per qualcuno, costituisca una
‘vera ¢ propria dipendenza. Lo slogan “acquisto dunque sono” sembrereb-
‘be tiferito, p
cio’, ay 0 ella
pendenicneite dal Tato ch facclano 9 mono acquisti compulsivi. —
Prima di procedere oltre & necessatio concentrasi sugli elementi che co-
stituiscono Iepistemotogia del consumo moderno,
5. Un’epistemologia consumista
~ Esistono due Inoghi comuni che possano costituire importanti punti di
riferimento epistemologici di quelle ipotesi metafisiche che ipotizziamo
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essere alla base del consumismo modemo. Il primo & de gustibus non est
disputandum, ovvero “sui gusti non si discute”: in origine questo modo di
faceva riferimento all’impossibilita di convincere una persona a cam-
i propri gusti alimentari adducendo esclusivamente argomentazioni
stri gusti sono insindac
‘che nessuno ha il potere
non piace.
Il secondo modo di dire, molto conosciuto ma non sempre messo in
pratica, & “il cliente ha sempre ragione”: in passato era il motto dei diret-
che non possono essere e
convincere qualcuno ad apprezzare cid che
ichasing, che lo utilizzavano per comunicate l’elevato livello di reputa~
1 0 la qualith del servizio offerto. Ovviamente tale detto non é stato
tes0 letteralmente, come se fosse un principio epistemologico, ma
2 che, invece, oggi lo sia diventato.
ti in questi due modi di dire son
do Ia (endenza a riffutare sia I’autorit’ tradizionale, sia quella degli esper-
Ul, a vantaggio dello spazio che gli individui reclamano per i loro desideri
¢ preferenze, Tale tendenza ® ravvisal
te, in cui si osserva una rapida cre
ad esempio nel settore della saln-
in cui in atto questa tendenza & quello religioso: qui Pautorita
hiese, nella loro espressione clericale, viene rifiutata a vantaggio
rivendicazione individuale di poter scegliere la propria versione della
nati”, cio® da coloro che ham
cid che veramente “vogliono’
‘Questo 2 esattamente cid che ci si aspetta succeda in una soci
| gratificazione dei desideri ha rimpiazzato la soddisfazione dei bisogn.
AK, The Splrimat Supermarket: Religious Pluralism tn the 27* Century 8 i toto di una
wnferenza organizzata da INFORM and CESNUR, tenvtasi a Londta nel 2001,
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