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GRAND! STRUMENTI Yieline wsdipe aarnert “de faecd CW Cremona, FID ‘Co ‘Cbersolt ~ Wenuhin : di Marcello Villa na lettera scritta dal grande violi- 2) nista Jehudi Menuhin del 20 di- cembre del 1978 indirizzata al liu- TL taio Peter Biddulph di Londra, si porta queste parole: «o ho suonato ed amato T'Ebersolt’ da quando I'bo acquistato dalla Sig.ra Ju- Tiete Exbersolt che viveva a Parigi, una rispettabile si- _guora di quasi novant’anni che suonava il violino da quando ne aveva diciotta. Fw il mio primo Guarneri del Gesire per sempre occupera un posto nel mio cuore. Io ‘ho amato la sua voce ela sua voce ba ricambiato il mio amore e cit. mi ha dato anni di grande soddisfazio- me[...)- Grazie alla disponibilita del collezionista americano Dr. Herbert Axelrod, ho avuto la fortuna di osservare il Guarneri “del Gesi” 1739 ‘ex Ebersolt ~ Menuhin’ ¢ di studiarlo nei minimi particolari effettuando interessanti ri- lievi, Il violino é costruito con materiali tradizio- nali di buona qualita. Il fondo @ in un sol pez~ zo diaceto balcanico con una marezzatura non molto vistosa ma di grande fascino, dilarghez~ za medio-fine, leggermente inclinata verso V’al- to. La tavola armonica @ in due pezzi di abete abbastanza regolare con la venatura di media larghezza che si allarga verso i bordi. I model- lo dello strumento é un ‘classico’ di Guarneri “del Gesit”; comparando il contorno del fon- do con quello del famoso ‘Cannone’ del 1742 ap- 44 ARCH partenuto a Niccold Paganini e conservato a Genova, ho potuto riscontrare una somiglian- za impressionante tanto da poter affermare senz’ombra di dubbio che, per la costruzione di questo violino, ’'autore abbia utilizzato la stessa forma interna. Le punte del fondo sono strette e assai slan- ciate, quasi ad uncino; esse fanno contrasto con quelle della tavola molto tozze e monche. Ad un esame superficiale si potrebbe pensare ad un consumo dovuto al tempo e all’uso ma, osser- vando con attenzione la filettatura che corre pa- rallela al bordo ¢ le punte che ne scaturiscono, si pud dedurre che le punte della tavola sono state modellate fin dall’inizio gia corte e tozze per una scelta stilistica dell’autore. Con il tipico piazzamento inclinato sono di- sposte sulla tavola armonica le /fdi risonanza, assai caratteristiche dello stile di Guarneri “del Gesi”, tagliate con mano virile e spontanea, do- ve gli occhi superiori sono grandi quasi come quelli inferiori. Anche il riccio, con il suo inta- glio estroso ¢ immediato e la simmetria non cu- rata, rivela notevoli affinita con il “del Gest” di Paganini: la mano é senza dubbio la stessa, ri- scontrabile nell’andamento delle volute della chiocciola dove affiorano vistosi segni di colpi di sgorbia, nello scavo del dorso, € nel disegno del profilo, probabilmente un po’ modificato € appiattito vicino all’attaccatura del manico in fa- GRAND! STRUMENTI GRAND! STRUMENTI se di restauro, durante Vinnesto del nuovo manico. La vernice originale non @ molta ¢ distribuita nelle parti concave del fon- do, della tavola vicino al ponticello, delle fasce ¢ della testa: osservando lo strumen- to alla luce della lampada a raggi ultravio- letti si possono osservare estese zone di vernice di restauro ¢ numerosi ritocchi dovutia interventi e riparazioni assai ben fatti che dimostrano quanto questo violi- no sia stato usato. Tl Guarneri ‘ex Ebersolt — Menuhin’ & do- tato di una voce poderosa, con una quarta corda dal timbro caldo e suadente e una pri- ma dalla voce nitida e squillante. Ma cié che pit impressionano sono Pequilibrio fra le corde e la portata del suono che, anche nel la tessitura centrale corre e si fa udire nelle grandi sale da concerto. La figura di Giuseppe Guarneri, detto “del Gesiv” per il simbolo cristologico IHS pre- sente a margine delle sue etichette, é stata appesantita dalla storiografia romantica da aneddoti coloriti che hanno fatto di lui una artista dotato ma incostante, con una vita da ‘bohémienne’ dove, “genio e sregolatezza” hanno contraddistinto la sua carriera di liu- taio, Si narra di un Guarneri omicida per amore ed ebbrezza da alcool, di un Guarne- tirinchiuso per anni in carcere dove lavora- va con attrezzi di fortuna, tutti temi cari al mito romantico dell’artista. La ricerca seria degli ultimi anni invece ha smentito tutto cid restituendoci la verita storica di un artigiano del suo tempo che, tra le difficolti economi- che della Cremona di allora, cercé di porta- re avanti Pattivitd di famiglia con felici intui- zioni stilistiche e acustiche. Giuseppe Bartolomeo Guarneri nacque a Cremona il 21 Agosto 1698, figlio di Giu- seppe Barbara Franchi é, assieme al fra- tello Pietro “di Venezia” l'ultimo esponen- te della dinastia Guarneri, Il capostipite della dinastia fu Andrea Guarneri (1623 ~ 1698) che, dopo aver fat- to per diversi anni esperienza nella botte- ga di Nicolo Amati, attorno al 1650 apri ot: Marto Via GRAND! STRUMENTI ARCH) 47 GRAND! STRUMENTI una bottega in proprio, insidiando cosi lo stra- potere del suo maestro, rimasto fino ad allora padrone incontrastato del mercato. I suoi figli Pietro (1655 — 1720) detto “di Mantova” e Giu- seppe (1666 ~ 1740) seguirono le orme pater- ne e, mente il primo si trasferi a Mantova, il secondo subentré al padre nella conduzione della prestigiosa bottega di Piazza S. Dome I documenti che permettono di ricostruire, seppure con molte lacune, una biografia seria di Guarneri “del Gesu” ci rivelano una perso- na assolutamente rispettabile, perfettamente in- serita nel tessuto sociale della Cremona di allo- ra, chiamato come testimone di atti notarili, contratti e addirittura di un testamento; cid sembrerebbe sfatare definitivamente la fama di co. I figli di Giuseppe furono Andrea, che mo- riin tenera et, Pietro ¢ il nostro Giuseppe (1698 — 1744), universalmente conosciuto co- me “del Gest”. persona geniale ma poco raccomandabile co struita dalla storiografia posteriore. La sua at- tiviti di liutaio, documentata fin dagli anni ven- ti ebbe i migliori risultati a partire dal 1740 sd IHS MSeambel |S: protenione 0 devonione? Giuseppe Guameri @ universalmente conosciuto per il soprannome “del Gesu" dovuto al simbolo del trigramma cristologico messo a lato delle sue etichette. Perché questo simbolo? Molti studiosi del passato e di oggi hanno tentato di darne una spiegazione. Innanzitutto i simbolo IHS ha avuto nella storia diversi significati. Presso i primi secoli cristiani era la sigla abbreviata del nome greco di Gest, fissandosi poi nella tradizione occidentale come forma sostitutiva del nome latino JESUS. In seguito la sigla IHS sormontata da luna croce e contornata da una raggiera flammante in forma di ‘sole’ ebbe una grandissima diffusione dal secolo XV in poi grazie alla predicazione di Bernardino da Siena, diventando cosi un importante e popolare segno devozionale. A Cremona erano, e sono tuttora molto diffuse, formelle in cotto 0 in marmo con la sigla IHS poste a decorare antiche facciate di chiese @ case di ogni ceto sociale: addirttura nell'archivio della Camera di Commercio di Cremona vi sono depositati marchi e insegne di mercanti del XV al XVI secolo che adottarono l'emblema bernardiniano. In quest'epoca andé via via affermandosi una nuova lettura della sigla IHS come insieme delle lettere di Jesus Hominum Salvator. Alla fine del Cinquecento la sigia IHS venne adottata dalla Compagnia di Gesi,, i celebri Gesuiti, che attribuirono al trigramma il significato nuovo di Jesum Habemus Socium. Essi aggiunsero al trigramma la rove, tre chiodi che alludono alla passione di Cristo e facoltativamente un piccolo cuore. Sulla base di queste conoscenze si é pensato al fatto che Giuseppe Guameri avesse potuto lavorare sotto Vegida dellordine dei Gesuiti, presenti allora in Cremona con un importante collegio con annessa la grande chiesa di S. Maroellino. Essi ne avrebbero in qualche modo valorizzato e protetto la sua attvita, diffondendo i suoi violini attraverso la rete di scuole e collegi dei nobil che i Gesuiti stessi avevano in tutta Europa. D’altro canto il simbolo, presente sulle etichette di Giuseppe Guameri, presenta solo il trigramma IHS e la croce ma senza i tre chiodi ‘gesuitici; sarebbe fa escludere questa ipotesi, peraltro non suffragata da alcuna prova documentaria, Probabilmente Giuseppe Guameri mise questo simbolo sulle sue etichette come «un'espressione di devozione o, pit in generale, di un vivo senso religioso» (A. Foglia). Proprio Cremona in quegli anni era infatti interessata ad un grande risveglio dei valori cristiani nello spirto tridentino, ad opera del vescovo Litta che resse la diocesi dal 1718 al 1749. Anche questa ipotesi, che sembrerebbe pid plausibile, va a rafforzare la convinzione che Giuseppe Guarneri fu una persona assolutamente diversa da quella dipinta dalla storiografia ottocentesca. Non una persona geniale © poco raccomandabile, ma un artigiano rispettabile addirittura devoto, Anche la sua morte, a quanto pare non improvvisa, avvenne dopo la confession unzione, a ulteriore conferma della sua ‘normalita’. quando, dopo la morte del padre, si ritrové da solo nella bottega e, senza pit alcun vincolo, diede libero sfogo alla sua creativit’. Gli stru menti costruiti in questi anni sono quelli piti ca ratteristici della sua produzione con le partico- larita del suo stile spinte all’estremo. Il 17 Otto bre 1744 pero anche Giuseppe Guarneri “del Gest” mori per causa non precisata I suoi strumenti, destinati probabilmente ad una clientela molto meno scelta ¢ facoltosa di quella della bottega Stradivari, furono dappri ma considerati di second’ordine rispetto a quel- li del pit stimato predecessore Andrea Guar neri, Poi, nell’Ottocento, i commercianti inco- minciarono ad interessarsi ai suoi violini finché il grande Niccolo Paganini, rapito dalla sonori tae dalla personaliti di un suo violino, l'insepa- rabile ‘Cannone’ 1742, fece salire le quotazioni e la fama delle sue opere in tutta Europa ¢ oltre Egli consacrd cosi definitivamente Giuseppe Guarneri nell’olimpo dei pitt grandi liutai clas- sici, con il soprannome “del Ges” che mai eb: be durante la sua vita. Da allora una lunghissi ma schiera di violinisti possedettero e suonaro: no i suoi violini lasciando il loro nome sui pid preziosi esemplari come: il ‘Danc/a’ del 1726, il ‘Kreisler’ 1733, lo ‘Joachim’ e lo ‘Stern’ del 1737, Vex: Ebersol-Menubin’ 1739, ? Ysaje’ e P Heifetz ex David’ del 1740, il ‘Kochanski’ e il ‘Vieuxtemps del 1741, il Sauret’ del 1743 ed ‘Ole Bull’ del 1744. Oggi i Guarneri “del Gest” rag no valutazioni da capogiro, secondi in alcuni ca si solo a Stradivari, e sono suonati dai pit g giungo. ‘an. di solisti che ritengono la sonorita dei suoi vio- lini insuperabile per potenza e qualita. ll MARCELLO VILLA, Diplomato alla Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona a pieni voli e con una borsa di studio della Fondazione W. Stauffer, per la ricostruzione di un violino barocco alla ‘maniera stradivariana’, ha ottenuto numerosi premier ‘conoscimenti a concorsi nazionali ed internazionali. Un suo quartetto intarsiato,ispirato agli originali dell’Axelrod Quartet’, ¢ esposto stabilmente al Museo Stradivariano di Cremona, al 1999 & fondatore e direttore artistico del'etichetta discogratica MV Cremona, impegnata nella dffusione e valorizzazione del patrimonio musicale italiano inedito, Ha pubblicato diversi studi sui compositori cremonesi del Seicento e Settecento e dal 2002 collabora con la rvista Musica. Nel 2005 ha pubblicato per Edi zZioni Novecento un libro monografico su Marino Capicchioni, del quale é da sempre grande ammiratore. Per ARCHI Magazine ha gia scritto un articolo sulla viola A. Stradivari 1695 ‘Axelrod’ (vedi numero di settembre-ottobre 2007). 49

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