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Alfredo Civita STORIA ED EPISTEMOLOGIA “© MIMESIS / FRONTIERE DELLA PSICHE . Genesi della capacita d’amare 3.1 La nascita dell’amore e del legeme dattaccamento 3.2 Dopo il complesso edipico 3.3 Digressione filosofica: Freud e Kant sulla coscienza morale 3.4 Puberta e capacita d’amare 4, Freud e l'ambiente reale 4.1 Digressione filosofica: Freud e la verita Metante Kien 1. Coneetti preliminati 2. Invidia e gratitudine: il concetto di invidia 2.1 Digressione: la fantasia inconscia 2.2 Linvidia eccessiva La posizione schizo-paranoide 4, La posizione depressiva 4.1 Digressione sulla concezione kleiniana 4.3 Complesso edipico precoce e posizione depressiva 5. Osservazior terapeutica ApreNDICE | Melanie Klein vs. Anna Freud Aprenpice II Introiezione, proiezione e oggetto interno Aprenpice III Disturbi di personalita € Organizzazione borderline di personalita ‘Aprenpice IV La scissione onclusive sulla relazione WieneD R. Bion 1. Premessa 2, Elementi beta, elementi alfa e funzione alfa 2.1 Barriera di contatto e schermo beta 2.2 Schermo beta, beni materiali e beni psichici 2.3 Lo schermo beta e la verita 3. Laréverie materna 3.1 L’identificazione proiettiva secondo Bion 3.2 Réverie materna e identificazione proiettiva 87 88 94 101 102 105 108 us us 122 125 128 129 137 139) 140 146 150 155 158 159 164 171 im 175 180 182 185 186 188. 191 3.3 Preconcezione ¢ pensiero 3.4 Réverie, amore ¢ relazione psicoanalitica 4, Identificazione proiettiva motivata o eccessiva e intolleranza della frustrazione 4.1 Il terrore senza nome ¢ la conoscenza 5. Conclusione Donat W. Wivnicort Premessa Unbambino non esiste Feromeni e oggettitransizionali La madre sufficientemente buona e lotigine del falso Sé 5. Oggetto interno e oggetto transizionale: Winnicott e M. Klein Calmare 0 consolare BeNE no un caso clinico 8. La capacita di essere solo 9. Larelazionalita dell'Io 10. Regressione alla dipendenza ‘Dantet.N. STERN 1. Una questione epistemologica 2. La posizione di Stern: un ponte trail bambino clirico e il bambino osservato 3. Il senso del Sé 3.1 quattro sensi del Sé Il senso del Sé emergente Gli altri sensi del Sé 5.1 I senso del Sé nucleare 5.1 I senso del Sé soggettivo ¢ la sintonizzazione degli affetti 5.2 I senso del Sé verbale 6. Il linguaggio: le due face della medaglia 6.1 L’altra faccia della medaglia 7. Origine della psicopatologia Area transizionale e diniego della separazione: 196 198 200 203 2u1 213 213 214 216 221 226 228 231 236 242 245 253 253 284 288 259 260 269 270 275 283 286 289 294 MIMESIS EDIZIONI (Milano ~Udiney ‘wwwmimesisedizioni.it mimesis@mimesisedizioni.it Collana: Frontiere della psiche, x. 96 Isbn: 9788857548777 (©2018 ~ MIM EDIZIONI SRL ‘Via Montaleone, 17/19 ~ 20099 ‘Sesto San Giovanni (MI) Phone: +39 02 24861657 / 24416383 INDICE {IL VALORE CONOSCITIVO DELLA PRECARIETA? LLA RICERCA STORICO-EPISTEMOLOGICA DI ALFREDO CIVITA (Aurelio Molaro) 1 2. Lineamenti di un profilo umano e intellettuale Idee per una filosofa della psicologia 2.1 La psicologia e la sua storia 2.2 La psicologia e il suo intrinseco pluralismo 2.3 La psicologia e la natura della conoscenza psicologica 2.4 La psicologia e il problema del rapporto mente-cervello Spazi fondazionali e decisioni epistemologiche La polivalenza della vita psichica L’immaginazione nella costruzione del sapere psichiatrico L'indagine storico-epistemologica sulla psicopatologia L'ineonscio, il sogno e il senso dell’interpretazione ‘Nota at testi Sezione prima PSICOANALISI E NATURA UMANA: ‘TEORIE E MODELLI ‘SIGMUND FREUD E LA NASCITA DELL’AMORE 1 2, Premessa La teoria delle pulsioni 2.1 La sublimazione 2.2 Natura e funzionamento delle pulsioni 2.3 Classificazione delle pulsioni 2.4 Principio di piacere e principio di realtd 2.5 Conelusione sulla teoria freudiana delle pulsioni 2.6 Digressione filosofica: la pulsione B B 18 19 3 37 38 a4 “9 61 1 nm B 15 78 79 81 85 86 Sezione seconda PSICOANALISI E PSICHIATRIA: ASPETTI STORICO-EPISTEMOLOGICI ‘CHE COSA SIGNIFICA STUDIARE LA MENTE 1. Premessa 2. Chiameré le tre tesi A, Be C 3. Esemplificazioni ‘CoNTRIBITI DELLA FILOSOFIA ALLA PSICOANALIS! Prima PARTE 1. Premessa 2. Adolf Griinbaum Finestra didattica | La teoria freudiana del sogno Finestra didattica | 11 lavoro oniico 3. Paul Ricoeur Finestra didattica | II concetto di pulsione e il modello pulsionale Spcowpa Parte 1, Premessa Finestra didattica | La teoria feudiana della sessualita infantile Finestra didattica | 1! complesso di Edipo Finestra didattica | Transfert e controtransfert 2. Ludwig Wittgenstein Finestra didattica | 1 modelli relazionali tersoggettivi in psicoanalisi 3. Karl Popper ‘Un CONFRONTO EPISTEMOLOGICO TRA PSICOANALIS E TEORIA DELL’ ATTACCAMENTO 1. Premessa 2. Il punto di vista di Fonagy su psicoanalisi e teoria dell’attaccamento 3. Realta fattuale e realta psichica 4, Enfasi sulle prime fasi della vi 5. Sensibilita matema e rispecchiamento 5.1 La sensibiliti matema secondo Bion 5.2 L'identificazione proiettiva 305 305 305 306 315 316 316 317 317 318 322 323 328 328 330 335 338 342 351 352 363 363 364 372 382 387 388 389 5.3 Ancora sulla sensibilita materna secondo Bion 5.4 La sensibilita matema secondo Winnicott 6. Lamotivazione a stabilire delle relazioni 7. Conclusione ‘FENOMENOLOGIA E PSICOANALISI 1. Osservazioni sul concetto di psicopatologia 2. Convergenze tra psicoanalisi € fenomenologia 3. Il setting in psicoanalisi e in fenomenologia 4, Freud e Binswanger 5. Tecnica versus iberta -PSICOANALISI E PSICOTERAPIA COGNITIVA 1. Premesse teoriche 2. Argomenti ed esempi clinici 3. Coaelusioni LE FASI DELLA TRASMISSIONE GENERAZIONALE DELLA PSICOANALISI ‘PARADIGM PSICHIATRICI E PSICOANALIST Introduzione PRIMA PARTE Problemi preliminari 1, Malattia mentale e malattia fisica. Lidentificazione dell’ordine causale nella psichiatria e nella medicina generale 2. Ambiguita del sintomo. Il problema dell’individuazione e della classificazione delle malattie mentali 3. Teoria e terapia. Il ruolo dell'immaginazione 4, Il problema della malattia-modello ‘SeCONDA PARTE I grandi paradigmi esplicativi 1. Premessa: il paradigma come formazione astratta 2. Il paradigma organico 2.1 Il paradigma organico nella medicina antica 392 400 414 419 423 423 428 429 433 435 437 437 439 445 449 463 463 468 410 415 486 493 495 495 498 498 2.2 Esempi di dottrine organicisiiche nel XVII enel XVIII secolo 2.3 Liorganicismo nel XIX secolo. Il pensiero di Emil Kraepelin 3. Il paradigma magico-religioso 4. Il paradigma psicologico RICERCHE FILOSOFICHE SULLA PSICHIATRUA PREMESSA 1. Filosofia della psicologia 2. Lanozione di spazio fondazionale 3. L'influenza della filosofia sulla psichiatria 4, Filosofia, normalita e patologia Caprroto Primo Filosofia e psicopatologia I sesso nell’isteria e la percezione della sessualita 1 pluralismo nella psicopatologia Problemi fondazionali e problemi filosofici Il Mind-Body Problem (MBP) . Generalizzazione versus Individuazione - Gus! 6. Costruzione e narrazione della storia clinica Carrtoto secoxDo Leredita del positivismo: Charcot e Kraepelin 1. Filosofia, scienza e psicologia nel positivismo 2. Le neuroscienze nel XIX secole 3. La psicologia nel positivismo 4. [presupposti filosofici impliciti nella psicologia del positivismo 5. La concezione anatomo-clinica della malattia ela sua influenza sulla psichiatria alla fine del XIX secolo Jean-Martin Charcot: dalle malattie neurologiche all isteria ‘Analisi di una lezione clinica di J.-M. Chareot Osservazioni conclusive sull impostazione di Charcot Emil Kraepelin Il metodo clinico kraepeliniano: analisi di esempi conclusioni Seen 506 510 520 528 533 533 533 533 535 536 537 337 S41 542 543 551 554 558 558 559) 561 363 564 366 569 573 575 578 Caprrovo TER20 Universi del senso: Freud e Binswanger 1, Lamalattiae la vita 2, Freud: il caso Dora 3. La costruzione del caso clinico di Dora. Anal di un esempio Osservazioni conclusive sulla prospettiva freudiana Ludwig Binswanger tra psichiatria e filosofia Binswanger: il caso Ellen West Analisi di un esempio: la morte di Ellen West Freud e Binswanger: breve comparaziune filosofica enone [RAGIONE E IMMAGINAZIONE NELLA STORIA DELLA PSICHIATRIA Elogio della storia della psichiatria La razionalita ippocratica La malattia mentale nell’opere di Ippocrate La malattia mentale nell’epoca del positivismo La malattia mentale nella psichiatria contemporanea INDICE DEI NOMI 584 584 586 591 595 597 01 €05 €09 61s 1s 616 619 «21 7 31 IL VALORE CONOSCITIVO DELLA PRECARIET. LARICERCA STORICO-EPISTEMOLOGICA DI ALFREDO CIVITA Aurelio Molaro Una cosa comungue @ certa: 'uomo non @ il problema pith vecchio © pit costante postosi al sapere umano. Prendendo una cronologia relativamente breve e una circoserizione _geografica ristreta ~ la cultura europea dal XVI secolo in poi = possiamo essere certi che I"uomo vi costituisce un'invenzione recente, Non @ interno ad ess0 € ai suoi segreti che, a lungo, ‘oscuramente, il sapere ha vagato. Di fatto, fra tutte le mutazioni ‘che alterarono il sapere delle cose e del foro ordine, il sapere delle identita, delle dfferenze, dei carateri, delle equivalenze, delle parole ~ in breve in mezzo a tutti gli episodi di questa, pprofonda storia de. Medesimo — uno solo, quello che prese inizio un secolo e mezzo fa e che forse sta chiudendosi, lascid apparire la figura dell'uomo. Non si tra della liberazione d'una vecchia inquietudine, del passaggio alla coscienza luminosa d’un’ansia millenaria, dll’accesso all’oggettivita di ‘cid che a lungo era rimasto preso in fedio filosofe: fu leffetto ’un cambiamento nelle disposizioni fondamentali del sapere. Luomo é un’invenzione di cui Parcheologia del nostro pensiero ‘mostra agevolmente la data recente. E forse la fine prossima, M. Foucautr, Le parolee le cose (1966) 1. Lineamenti di ua profilo umano e intellettuale Poco prima delle considerazioni conclusive del saggio Un confronto epistemologico tra psicoanalisi e teoria dell attaccamento (che conteneva Ja sintesi di una parte delle lezioni del corso di Storia della Psicologia tenuto presso I’Universita degli Studi di Milano nell’Anno Accademiico 2002-2003), a proposito della comprensione — e della conseguente consa- evole accertazione — dei limiti della conoscenza psicoanalitica da pare di 14 Psicoanalisie psichiatria ‘Winnicott, Alfredo Civita (Napoli, 13 aprile 1952 — Milano, 14 dicembre 2017) riconosceva che “di fronte al mistero della vita umana, egli ha tol- lerato di restare in una posizione di precarieta conoscitiva, senza essere sopraffatto dalla necessita, forse narcisistica, di nascondere dietro a un fal- 0 0 artficioso sapere le oscurita insondabili della natura umana” (Civita, 2003, infra, p. 419). D'altra parte ~ aggiungeva Civita — proprio questa consapevolezza, figlia di un’onesta intellettuale comune a pochi studio- si, dell’impossibilita di sistematizzare all’interno di una teoria generale dell'uomo il propo pensiero ¢ il risultato delle proprie ricerche, avrebbe in ogni caso consentito a Winnicott (cosi come, probabilmente, allo stesso Bion) “di pervenire alle geniali intuizioni psicoanalitiche che ognuno gli riconosce” (ibid). Si tratta, come é facilmente intuibile, di considerazioni di natura squisi- tamente filosofica, assai gravide di conseguenze sul piano della costruzione del sapere scientifico sull’uomo in quanto tale, che procedono ben oltre la stretta contingenza di un semplice, per quanto vasto e atticolato, confronto epistemologico tra ia teoria di Bowlby e quella di Freud e dei suoi successor In esse sembra infattitrasfigurarsi la premessa di un “discorso programma- tico” sui limiti e sulle condizioni di possibilita della conoscenza scientifica (€ dunque non solo strettamente psicologica) sulluomo nelle sue differenti modalita di farsi oggetto di un tale sapere. Riecheggiando Jaspers (1932; 1959), Civita dichiarava poi assai apertamente che “I’uomo ela sua vita sono troppo complessi per diventare l’oggetto di un’ indagine scientifica rigorosae sistematica” (Civita, 2003b, infra, p. 419): d’altra parte, “I'esplorazione co- noscitiva dell’uomo avanza su un terreno impervio, senza carte geografiche, senza punti cardinali” (ibid.), cosi che le conoscenze acquisite di volta in ‘volta dalla genialita di uno sparuto numero di “esploratori”finiscono per rap- presentare linaspettato quanto provvisorio “fascio di luce” di un’émotiun originatasi dal buio delle “‘cautele” e delle “incertezze”. Fuor di metafora, una tale concezione della ricerca scientitica, che lo stesso Civita non ha esitato pit volte a riconoscere come permeata da una certa vena scetticc, comporta tuttavia una sostanziale rivalutazione del /i- rite ¢ della lacuna conoscitivi nei termini di specifici strumenti costitutivi enon diminutivi della conoscenza. In questo senso, l'inesauribilita gnose- ologico-epistemica dell’ uomo in quanto fenomeno capace di assumere se stesso quale oggetto del proprio conoscere sotto una molteplicita di aspetti (ilosofico, psicologico, naturalistico e cosi via) finisce per trovare proprio in una tale precarieté conoscitiva il necessario punto di forza in funzione della definizione di un patrimonio di conoscenze tuttavia difficilmente in- quadrabile nei termini di un autentico “spirito di sistema”. A. Molaro - i! valore conoscitivo della precarieté 15 Come appare evidente, la prospettiva di ricerca incarmata da Civita costi- tuisce — sotto molti aspetti alla stregua di quella fatta propria dal suo mae~ stro, Giovanni Piana — un’ occasione singolare nel quadro del contemporaneo ‘panorama filosofico (e psicologico) italiano. Svincolato tanto dall’obbligo ‘di appartenenza a una specifica scuola ¢ a uno specifico sistema di pensie~ ‘ro quanto ¢alla necessita di mantenere e di coltivare uno specifico campo ‘oggettuale, Civita ha saputo declinate il proprio percorso di ricerca nella fe- ‘dele osservanza dei propri interessi personali, confrontandosi dapprima con ‘problematiche di natura squisitamente filosofica ~ come lesperienza vissu- ‘a (Civita, 1982), la fenomenologia (Civita, 1984a), la natura del comico ‘(Civita, 1984b) e la liberta del volere (Civita, 1987) ~ per poi approdare a una serie di tematiche, che egli stesso aveva cominciato anche a vivere ed cesperire personalmente allorquando aveva abbracciato anche la professione di psicoterepeuta!, legate al rapporto tra mente e corpo (Civita, 1993), allo statuto epistemologico delle scienze psichiatriche (Civita, 1996), ai fonda- menti storici della conoscenza psicopatologica (Civita, 1999a; 1999c), atemi TA questo proposito,risulta particolarmente significativa una letera manoserita su ‘arta infestata della cattedra di Filosofia Teoretica J, inviata il 18 gennaio 1988 dda Civila @ Gabriele Scaramuzza ~ all’epoca professore straordinario di Estetica presso "Universita degli Studi di Sassari ~ e attualmente conservata dallo stesso Searamuzza, nella quale il flosofo e psicoterapeuta italiano presentava al destina- tario, in poche ma assai eloquenti battue, proprio il volume La vofonté eI 'ncon- selo (Civita, 1987), da poco dato alle stampe. Tale volume pud a tutti gi effetti ‘essere considerato come una sorta di “spartacque” nell’evoluzione del pensiero e ella ricerca di Cvita, giacché con esso I'autore abbandonava la pura ricerca filo- sofica a motivo della maturazione di un interesse (ovvero di un'esigenza, definita “rrinurciabile") che lo spingeva con insistenza sempre maggiore verso le scienze psicologiche in generale e verso la psicoanalisi in partcolare. D'altra parte, & 10 stesso ttolo di questo denso libro (peraltro equamente diviso in due parti) ad assu- ‘mere insé ea riassumere il passaggio da un tema di chiara derivazione filosofica (la volonta) a un ambito di studi dal"innegabile sapore psicologico (I"inconscio. Vale la pena, per meglio cogliere nella sua completezza il vissuto esperienziale che ha accompagnato Civita nella stesura e nella pubblicazione di quel volume, ripotare la sopraccitata lettera per intro: “Carissimo Searamuzza, mi permetto di sottoporti il mio ultimo libro: La volontd e linconscio, Non é un libro di esegesi filosofica, ‘ma di filosofia. Questo forse ¢ estremamente presuntuoso (mi procurera certamente qualche delusione), ma il frutto di un'esigenza molto forte e netta che € maturata da sé in questi annie alla quale non posso rinunciare. Ne libro mi allontano anche dalle cancezioni della fenomenologia, sulle quali mi sono formato. Anche questa ‘non @ un'improvvisazione, bens! una evoluzione (tu la giudicherai forse una invo- Tuzione) lunga e anche un poco sofferta. Va da sé che sab felice di conoscere il tuo parere, quale che esso sia (ma siamo tutti pien di cose da leggere e non mi sspetto certo una risposta a breve scadenza). Spero di avere presto occasione di incontrarti per ora ti saluto cordialmente anche a nome di Giovanni Piana”. 16 Psicoanalisie psichiatria di filosofia delle nevroscienze (Civita, 1999; 2007e) e ai grandi problemi del sapere psicoanalitico (Civita, 2011) e fenomenologico-psichiatrico (Ci- vita, Molaro, 2012; Molaro, Civita, 2012). A cid si aggiunge un importante ccapitolo della storiozrafiafilosofica pitt recente, legato alla figura di Enzo Paci (Civita, 1983). Senza timore di smentita, dunque, possiamo certamente riconoscere che in ciascuno di questi ambiti Alfredo Civita ha saputo ofirire un contributo imporante, evidentemente mai decisivo 0 definitivo (in piena coerenza con il suo discreto e ragionevole scetticismo) eppure sempre gra- vvido di nuovi possibili sviluppi e assai volentieriforiero di ulterior spec:fici approfondimenti, come cercheremo di argomentare. ‘Ora, nella varietde nell originalita di un tale percorso possiamo ritrovare ‘un sottile Leitmotiv,attraverso il quale sara possibile — seppure nella limita- tezza dello spazio cke ci ¢ concesso — leggere alcuni episodi significativi del percorso intelletuale di Alfredo Civita, Si tratta, sotto ogni punto di vista, di cid che non potremmo definire altrimenti che un interesse (ovvero una “pas- sione”) per la nafura umana, che egli ha inteso e saputo declinare nel qua- dro di un programma di ricerca a cavallo tra filosofia e psicologia. Dovendo necessariamente circoscrivere il nostro discorso, ci concentreremo in modo particolare sug aspett pit originali del contributo offerto da Civita nell'am- bito della storia e dell’ epistemologia delle scienze psicologiche ¢ nel quadro pitt generale di una riflessione sulla natura umana, con particolare riguardo alla sua filosofia deila psicologia (con le problematiche ad essa connesse), all'idea di spazio fondazionale e ai temi di filosofia della mente legati al rapporto mente-cervello, al ruolo dell’ immaginazione nella costruzione della teoria scientificae alle indagini storiche sul sapere psicopatologico, oltre che al problema dello statuto epistemologico dell’inconscio psicoanalitico e al ruolo concesso all’interpretazione. In Civita I’interesse storico-epistemologico per le scienze psicologiche (¢ in esse facciamo rientrare tanto la psicologia tout court, quanto la psi- coanalisi e la stessa psichiatria) si accompagna, quasi naturalmente, a un indiscutibile interesse clinico. In questo senso, non si pud non riconoscere come loriginalita il rigore metodologico propri dei contributi di C.vita si uniscano a una notevole capacita di far convergere la riflessione teorica con la pratica clinica, alla quale egli aveva peraltro cominciato a dedicarsi a partie dagli ultimi anni Ottanta del XX secolo e grazie alla quale nello stesso Civita sembrano effettivamente convivere due anime distinte ma tra loro in costante relazione dialettica: un’anima filosofica ¢ un’ anima clini- ca. La prima, derivata dalla sua formazione universitaria — egli, matricola. 139452, si laurea in filosofia con Giovanni Piana nell’ Anno Academic 1974-1975 con une tesi non a caso dedicata agli “Aspetti fenomenologici A. Molaro =I! valore conoscitivo della precarieta 7 nella psicologia di W. James” — era andata cosi intrecciandosi, in un dia- lego rigoroso ma mai conflittuale, con la seconda, dovuta alla sua specia- lizzazione in psicologia e all’inizio di un'attivita professionale parallela a quella accademica. In fondo, é proprio in forza della sua formazione floso- fica (e forse soprattutto fenomenologica: si pensi, in modo particolare, alla tematica dell’ Zrlebnis) che Civita ha potuto “migrare” — come egli stesso ha pit volte riconosciuto — verso ambiti di ricerca autenticamente psicolo- gicie pid specificamente psicoanalitici. Cid tuttavia non ha affatto permes- so, come emergera dalle nostre considerazioni, che egli neutralizzasse 0 aecantonasse il proprio indispensabile background filosofico: al contrario, Civita ha saputo conservare e mettere a frutto gli elementi peculiari della sua formazione filosofica in funzione un serrato confronto epistemologi- co con le stesse scienze psicologiche, nei confronti delle quali la filosofia non poteva che tradursi in un’ indagine sui fondamenti. D'altra parte, come scrive nelle considerazioni introduttive alle sue dense Ricerche filosofiche sulla psichiatria (la cui prima edizione risale al 1990), non si pud nega- re come le stesse discipline psicologiche, nella loro pluralita, “presenti- no effettivamente un interesse filosofico e siano inoltre suscettibili di una trattazione che, senza mai trasformarsi in un*indagine psicologica vera € propria, conservi in ogni caso le peculiarita teoriche e metodologiche di un approccio puramente filosofico” (Civita, 1990, infra, p. 533). In questo contesto, il rigore proprio di una serrata indagine epistemo- logica sulle scienze psicologiche non pud prescindere — nella prospettiva di Civita ~ da una solida conoscenza storica delle linee di sviluppo della paicologia, della psicoanalisi e della psichiatria nella loro duplice dimen- sione teorica e pratico-clinica, Come tale, infatt, la ricerca storica - che in Civita non & mai fine a se stessa ~ rappresenta necessariamente ls con- dizione di possibilita di un’attitudine critica che si traduce in un esame dei _fondamenti, vale a dite in un esame delle modalita di elaborazione teorica edi conseguimento e applicazione dei proprrisultati (ovvero ereazione di conoscenza) da parte delle singole discipline psicologiche. Nella prospet- tiva di Civita, dunque, la storia ~ lungi dal configurarsi come una sterile e autoreferenziale “ricerca d’archivio” ~ non pud che farsi fivzzionale (come @ giusto che sia) all’epistemologia, nel quadro della sua imprescindibile relazione con il pensiero ¢ con I’azione. Si consideri, per esempio, il caso della psicopatologia: “la conoscenza storica non ha qui un valore puramen- te informativo, ma ha il duplice scopo di mostrare come sono nate, si sono evolute e consolidate le attuali categorie psicopatologiche, e di ricostruire lagenesi dei problemi intorno ai quali ruotano i dibattti dei nostri giorni” (Civita, 1999a, p. 9). Pit in generale, come vedremo, la conoscenza dello 18 Psicoanalise psichiatria sviluppo stotico delle scienze psicologiche diviene volentieri occasione di uuna maggiore e pit profonda “consapevolezza teoretica” dei presupposti fondazionali costitutivi di ogni ipotesi e di ogni teoria ¢ responsabili dei ‘suoi risvolti applicativi in senso tecnico-pratico, 2. Idee per una filosofia della psicologia Se, in generale, si riconosce nell’epistemologia una rflessione filosofica sulla conoscenza scientifica, anche nella prospettiva di Civita risulta quan- to mai fondamentale operare una ferma distinzione tra questo importante ramo della filosofia e la gnoseologia, 0 teoria della conoscenza. D’altra parte, se quest’ultima assume quale proprio oggetto di indagine il problema ‘generale della conoscenza (a prescindere dalle caratteristiche o dai conte- nnuti particolari del conoscere in quanto tale), I’epistemologia ~ che Civita sovrappone, in larga parte alla flosofia della scienza ~ si cocupa in manie~ ra specifica delle problematiche connesse alla conoscenza scientifica e alle sue applicazioni. Come tale, infatti, ’epistemologia ha a cuore lo studio del processo di formazione della conoscenza scientifica, tanto sotto l’aspet- to delle procedure metodologiche quanto sotto l'aspetto delle procedure tecnico-strumentali in forza delle quali tale conoscenza viene ottenuta. A cid si aggiunge (anche nel quadro di considerazioni sociopolitiche, etiche € iche) l'analisi tanto dei risultati teorici della ricerca scientifica (ipotesi e teorie), quanto dei risvolti applicativi posti in essere da tai risultati L’applicazione di un’indagine epistemologica alla psicologia é resa ar- ‘dua — come lo stesso Civita sottolinea nelle considerazioni introduttive alla sua Filosofia della psicologia (Civita, 2003a, p. 281) dalla concomitante presenza di diverse tipologie di problemi, tra i quali si possono a rigo- re menzionare ora I'intrinseco pluralismo delle scienze psicologiche ora Passenza — peraltro conseguente al medesimo pluralismo — di una vera e propria tradizione consolidata di indagini epistemologicxe sulla psicolo- gia. Nella sua accezione piil ampia e non circoscritta (come generalmente accade) alle sole scienze cognitive (O’ Donohue, Kitchener, 1985; Bechtel, 1988a; Botterill, Carruthers, 1999; Marconi, 2001; Marraffa, 2003) 0 anco- raalla filosofia della mente (Bechtel, 1988b; Di Francesco, 1996, 2000; Di Francesco, Marraffa, Tomasetta, 2017; Perconti, 2017), il concetto stesso di “filosofia della psicologia”, chiosa Civita, “é di difficile caratterizza~ zione. In realta, come esistono non una ma diverse psicclogie, allo stesso ‘modo esistono diverse filosofie della psicologia” (Civite, 2003a, p. 281). Conseguentemente, un serio domandare filosofico sullo statuto epistemo- ‘A. Molaro - il valore conosctivo della precarieta 19 logico della psicologia (¢ in generale delle scienze psicologiche) dovra necessariamente procedere ~ soprattutto se tale domandare intende porsi al di la di riduttive caratterizzazioni e scelte “scolastiche” ma nel quadro complessivo di un’indagine sulle diverse antinomie epistemologiche con- nesse alla rflessione psivologica (Marhaba, 1976) — considerando innanzi tutto gli aspetti storici della psicologia, per poi procedere, come vedremo, alla considerazione di un sostanziale pluralismo come fattore limitante ma al tempo stesso costitutivo (e non distruttivo) della conoscenza psicalogica. Acid dovranno aggiungersi, necessariamente, due ulteriori essenziali nodi problematici, connessi alla natura stessa della conoscenza psicologica e al grande tema del rapporto tra mente e cervello. Sulla base dell'esplici- tazione di questi quattro ordini di problemi sara finalmente possibile — in questa prospettiva — delineare i contomi di una filosofia della psicologia tuttavia gravida di ulteriori implicazioni problematiche, legate tanto alla complessita della natura umana, ovvero alla sua polivalenza, quanto alla condizione di intrinseca debolezza delle stesse scienze psicologiche rispet- to, com’é facilmente intuibile, alle pid solide e affermate scienze matema- tiche o fisico-naturali, 2.1. La psicologia e la sua storia Secondo Civita, la psicologia esibisce una sua propria peculiacita epi- stemologica gia a partire dalle modalita attraverso le quali essa ¢ nata € sié sviluppata storicamente. In questo senso, non si pud negare come sia difficile, ancora oggi, riconoscere la preminenza di uno specifico modello epistemologico pienamente capace di rendere conto dell’estrema comples- sitd e della straordinaria varieta degli orientamenti psicologici cie sono andati sviluppandosi soprattutto a partire dagli inizi del XX secclo. Esi- ste, in questo senso, la possibilita di una pluralitd di approcci storiografici (Lock, 1996) che tuttavia generalmente converge — in ossequio a una tra- dizione divenuta ormai classica (Boring, 1950, pp. 315-347) ~ nel ricono- scere nella fondazione del primo laboratorio di psicologia sperimentale di Lipsia (1879) da parte di Wilhelm Wundt (1832-1920) l'inizio ufficiale della psicologia cosiddetta scientfica, che si é andata configuranéo come disciplina autonoma e indipendente in modo particolare dalla filosofia. Cid nonostante, non si pud negare — come puntualizza lo stesso Civita =i fatto che la ricerca psicologica come tale affondi le proprie radici in un passato ben pit lontano rispetto alla seconda meta del XIX secolo: d’altra parte, “in ‘mancanza del nome che la designa, l’ambito della psicologia ha una st cosi lunga che, se volessimo esaminare tutte le maniere di considerare I'a- 20 Psicoanalisie psichiatria rnima umana, un campo di disperante vastta ci si spalancherebbe dinanzi; fe, quel che é peggio, sarebbe di difficilissimo accesso” (Mueller, 1976, . 11). Si pensi, a questo proposito, oltre alle tradizioni culturali dell’E- {gitto, dell’Ind.a, della Cina e del mondo orientale in generale, anche alla sterminata riflessione occidentale — che in questo senso é unica ad avere elaborato un’idea di psicologia come scienza dei fenomeni psichici Iela alle scienze della natura — dal pensiero greco a quello cristiano, dal razionalismo cartesiano all’empirismo inglese, dal romanticismo tedesco allo spiritualismo francese. La grande discriminante tra queste ricche ¢ fon- damentali tracizioni di ricerca e la psicologia wundtiana si ritrova, come & roto, nella decisa demarcazione tra filosofia e psicologia da una parte e tra psicologia e fisiologia dall’alira, e dunque nell’ utilizzo e nell'applicazione i rigorose procedure sperimentali nel processo introspettivo, le quali pre~ suppongono una rigida divisione del lavoro tra sperimentatore e soggetto sperimentale (Wundt, 1896; Mischel, 1970; Bringmann, Ungerer, 1980; Farr, 1983; Danziger, 1990, pp. 24-88; Soro, 1991). (Ora, non @ certamente questa la sede per un’indagine accurata degli svi luppi dell’ approceio wundtiano all’analisi dei fenomeni psichici (si pen: in modo particolare allo strutturalismo, al funzionalismo e al comporta- ‘mentismo), ecsi come delle principali scuole psicologiche che si sono av- vicendate 0 sovrapposte in ambito occidentale nel corso del XX secolo (come la Gestaltpsychologie 0 il cognitivismo, cosi come la psicoanalisi © la riflessolegia pavloviana 0 ancora la scuola storico-culturale di Lev 2 In questo contest, tra le posizioni storiograficamente pid condivisitili si pud ‘menzionare quella espressa da Thomson (1968, p. 12), secondo il quale“una sto ria dela psicologia dovrebbe a prima vista prendere le mosse dll’operae dal pen- siero di ccloro che, in quanto psicologi, si differenziarono per primi dai filosofi, ai fisici, dai fisiologi (0 dagli scrttoridotat di tendenze speculative, come Co- leridge). Questo programma non appare per® affato attuabile. La psicclogia non hha avuto un inizio netiamente delimitato ¢ semplice, e gli influssi che ne determi- narono il sorgere devono venir individuati assai indietro nel tempo. Il problema i decidete fino a qual punto del passato dobbiamo risalire e, dal momento che nella maggior parte delle storie della psicologia la tattazione inizia con il dicias- settesimo secolo, se non addirittura con il periodo greco-romano, la dec'sione non & semplice. Appare tuttavia non irragionevole prendere le mosse dagi inizi del diciannovesimo secolo. In quegli anni la maggior parte degli infussiatibuibili a periodi pi remoti vennero assorbitieintegrati negli scrttfilosoficie scientific e nel pensiero d’autori che furono i predecessori immediat della prima generazione i psicologi. Dal momento che soltanto negli ultimi due decenni dell’Ottocento la psicologia si configura come disciplina indipendente e chiaraments definita, prendere come punto di partenza approssimativo l'anno 1800 equivale a rendere possibile un esame dei presupposti da cui trasse sviluppo questa nuova scienza”. A. Molaro =I! valore conoscitivo della precariets a ‘Wygotskij e la psicologia evolutiva di Jean Piaget): la bibliografia disponi bile al riguardo é estremamente ricca e ampiamente accessibile. Cid che & fondamentale sottolineare, in questo contesto, é che “tutti gli orientementi psicologici menzionati includono, al di la della loro specializzazione, una concezione generale della mente e del comportamento umano” (Civita, 2003a, p. 296), nel quadro — come si vedra pitt avanti — di un sostanziale intrinseco pluralismo che tuttavia non ha un carattere cumulativo, ma ha conosciuto (¢ forse ancora conosce) anche important mutamenti. Sulla base di queste premesse, Civita procede poi alla valutazione delle pos- sibili applicazioni dei modelli epistemologici di Thomas Kuhn, Imre Lakatos, e Gaston Bachelard all'universo teorico e pratico della psicologia, considerato rello sviluppo della sua costituzione storica. Tale applicazione risulta oltre- modo problematica in ordine a tutti e tre i modelli epistemologici. Nel caso di Kuhn e della relazione da lui stabilita tra paradigms e rivoluzion’ in embito scientifico (Kuhn, 1962; 1977), & opportuno sottolineare il ruolo del consenso ‘della condivisione che l'autore di The Structure of Scientific Revolutions rico- nosce quale carattere essenziale del sapere scientfico compreso all’interno di un determinato paradigma: in questo senso, “se é vero che la storia della psico- logia é stata ed & tuttora una storia di rivoluzioni, & anche vero che nessuno de- gli orientamenti emergent é riuscito a guadagnarsi il consenso unanime della ‘comunita scientifica e professionale” (Civita, 2003a, p. 296). Cid vale, in tutta cevidenza, anche per la psicologia cognitiva, al cui iterno—nonostante lindub- bio ampio consenso di cui attualmente gode soprattutto a livello aceademico =sirritrova tuttavia una pluralité di orientamenti anche sensibilmente differenti tra loro oltre che una notevole apertura multidisciplinare, che come tale genera ulteriori problematicita a livello epistemologico. A cid si deve poi aggiungere fatto assolutamente non trascurabile — la galassia di approcci psicoterapeutici cche caratterizza ancora oggi la psicologia clinica e che assai volentierié incline a.un certo tipo di “antagonismo”: si pensi, solo per fare qualche esempio, alle notevoli differenze non solo metodologiche ma anche tecnico-pratiche riscon- ttabili tra psicoterapia psicoanalitica, cognitivo-comportamentale e sistemico- relazionale, le quali muovono, peraltro, da differenti concezioni dell’uomo € da altrettanto eterogenee visioni del disturbo mentale (Cionini, 1998). Una tale situazione, lungi dal considerarsi come ascrivibile a un determinato peradig- ma epistemologico, sembra pid configurarsi come preparadigmatica, dove lo sviluppo di una scienza é simile a quello delle arti a motivo della presenza di scuole e orientamenti differenti e in competizione tra loro, come nel caso (cui allude lo stesso Kuhn) dello studio de! movimento prima di Aristotele ¢ della statica prima di Archimede, oppure dello studio del calore prima di Joseph Black o della chimica prima di Robert Boyle (Kuhn, 1962, pp. 34-35). 2 Psicoanalisie psichiatria Nel caso di Lakatos (1978), la definizione di programma di ricerca pro- sgressivo comporta la presenza di un hard core (oveero I"insieme degli as- siomi fondamentali e delle ipotesi ritenute accettebili senza riserve dagli scienziati), di una cintura protettiva (owvero l'insieme delle ipotesi “au- siliarie” su cui é possibile lavorare per migliorare lo stesso programma di ricerca) e di una euristica positiva (owvero l’insieme di consigli e soluzioni diproblemi e teorie, legati alle anomalie emergenti nella cintura protettiva, che consentono un sostanziale miglioramento del programma stesso). Ora, nella prospettiva di Lakatos i programmi di ricerca si dicono progressivi ‘quando — in forza della loro rigorosa scientificita —consentono di predire i risultati sperimentali e possiedono contenuti teorici ed empirici tali da ga- rantire lo sviluppo delle conoscenze (al contrario dei programmi di ricerca degenerativi, le cui predizioni non si avverano ¢ le cui ipotesi ausiliarie hanno essenzialmente uno scopo difensivo). Anche in questo caso, come gidnel caso di Kuhn, secondo Civita risulta sostanzialmente implausibile e opinabile V'applicazione di questo modello epistemologico alla storia della psicologia: si pensi, al riguardo, al ruolo dell’esperimento nella ricerca psi- cologica e al suo utilizzo (peraltro discontinuo e certamente non comune @ tutti gli orientamenti psicologici) mai pienamente inquadrabile nei termini della rigorosa metodologia sperimentale propria delle scienze natural. Per cid che concerne Bachelard (1934; 1938), il concetto di rottura epi- stemologica pud essere stricto sensu inteso nei termini di una rottura tra la conoscenza “generale” (ostacolo epistemologico’ prodotto dal senso 3 Scrive infati Bachelard che “quando si ricercano le condizioni psicologiche dei progressi della scienza, ci si convince ben presto che é in termini di ostacoli che bisogna porre il problema della conoscenza scientifca. E non si tratta di consi- derare ostacoli estemi, come la complessita e la fugacita dei fenomeni, oppure @incolpare la debolezza dei sensi e dello spirito mano, perché & all'interno dell'atio stesso del conoscere che, per una specie dinecessita funzionale, appa- jono Ientezze e confusioni. E qui che mostreremo slcune cause di stagnazione « persino di regresso della scienza; qui ne riveleremo le cause di inerza; ¢ tutte 4queste cause le chiameremo ostacali epistemologici” (Bachelard, 1938, p. 11). ‘Come tali, dungue, gli ostacoli epistemologici possono essere concepiti come quel retagai del senso comune, psicologicamente condizionati da istint, emo- zioni, abitudini e tradizioni che resistono pur essendo scientificamente sorpas- ‘ati: in questo senso, nella prospettiva di Bachelard, una “psicoanalisi del sapere coggettiva” avrebbe garantito una sorta di catarsi intellettuale affettiva dello scienziato (definta atto epistemologico) in funzione della rimozione di quegli ‘ostacoli inconsci e della concomitante promozione dello sviluppo scientific. Sulla rflessione di Bachelard, nel quadro dei rapport tra epistemologia e storia della scienza, vedi in modo particolare Canguilhem, Lecourt (1969), Geymonat (1975) e Redondi (1978). A. Molaro =I! valore conoscitive delta precarieta 3 ‘comune ¢ rafforzato dalla filosofia) e la conoscenza scientifica e, soprat- tutto, come rottura con le teorie scientifiche precedenti. In questo senso, si pud affermare che per Bachelard ~ che ha indubbiamente e originalmente anticipato buona parte delle riffessioni di Kuhn e Feyerabend (Hacking, 1979; Gutting, 1989) — Ia scienza si sviluppa tanto per rotture can la co- noscenza generale quanto attraverso rotture con le teorie scientifiche pre- cedenti. Anche in questo caso, nel quadro della conoscenza psicologica e in modo particolare in riferimento all“impresa” wundtiana, il concetto di rottura epistemologica nel senso di Bachelard non pud che risultare — no- nostante le apparenze — del tutto inadeguato: “é sufficiente aver presente che dell"imponente opera teorica e sperimentale di Wundt non @ rimasto oggi pressoché nulla. Fu piuttosto una rottura simbolica che trasmetteva tun messaggio innovativo: se la psicologia vuole affermarsi come scien- za, deve basare la teoria sull’esperimento” (Civita, 2003a, p. 298), D’altra parte, chiosa ancora Civita, “la psicologia, compresa la stessa psicologia sperimentale, ha tanti altri volti, Detto altrimenti e pensando a Bachelard: il ruolo di Wundt non é paragonabile a quello di Einstein” (ibid.). Liinapplicabilita dei tre modelli epistemologici di Kuhn, Lakatos e Ba- chelard, lungi dal favorire una conclusione certa circa lo statuto epistemo- logico delle scienze psicologiche nel loro sviluppo storico, apre di fatto un ordine di problemi connessi con il loro intrinseco pluralismo. A cid unisce, tuttavia, una prima provvisoria considerazione, il cui senso ultimo pud essere compreso soltanto alla luce dell’imprescindibile relazione tra ricerca scientifica e contesto socio-culturale all’interno del quale la stes- sa ricerca scientifica si origina: sensibile alla lezione di Foucault (1966), Civita non pud che riconoscere che “una dottrina psicologica prevale su uraltra in quanto fornisce un’immagine dell’ uomo e della sua posizione nel mondo pit vicina sia alla sensibilita comune, sia alla sensibilit e alla cultura dominante nella comunita scientifica e filosofica” (Civita, 2003a, p. 299). Cid implica ipso facto la presenza, in ogni orientamento psicologico, i una peculiare e assai spesso vincolante Weltanschauung. 2.2. La psicologia e il suo intrinseco pluralismo Parafrasando William James (1909) ~ al quale peraltro, come si é gia ricordato, egli aveva consacrato la sua tesi di laurea, poi conflutta nella Filosofia del vissuto (Civita, 1982, pp. 67-126) ~ Civita riconosce che “gli psicologi sono sempre vissuti e tuttora vivono in un wniverso pluralisti- co” (Civita, 2003a, p. 300), all’intemo del quale in ogni caso sembrano convivere, ci sentiamo di aggiungere seguendo Mecacci (1992), differenti ad Psicoanalisi e psichiatria Research Traditions (Laudan, 1977). Una tale condizione solleva, secon- do Civita, problematiche di ordine teorico e problematiche di ordine pra- tico. Se queste ultime sono strettamente connesse con la grande varieta di terapie disponibili (e addirittura con la possibilita di ricevere diagnosi, prognosi e trattamenti affatto differenti fra loro) sulla base della specifica formazione del terapeuta (medico-psichiatrica, psicoanalitica, cognitivo- ‘comportamentale, sistemico-relazionale, ma anche gestaltica, transaziona- le, bioenergetica e psicobiologica), la questione sollevata dalle problema- tiche di ordine teorico pud essere riassunta dalla domanda circa il perché ddiun tale pluralismo nelle scienze psicologiche: un pluralismo — beninteso —a motivo del quale ancora oggi si discute, in un contesto “balcanizzato” (Bevan, 1991), circa la possibile coerenza tra singole scelte teoriche e rela- tiva compagine metodologico-pratica (Mecacci, 1999, pp. 43-52). A questo proposito, Civita individua tre possibili risposte. La prima di esse, definita 4 Nella prospettiva del filosofo della scienza statunitense Laurence (Larry) Lav ddan, considerato trai principali esponentidellepistemologia neopragmatista i pparadigmi kuhniani ei programmi di ricerca weorizzati da Lakatos convergon0, quasi sinttizzandosi,nell'dea di tradizione di ricerea. Secondo Laudan, infat, “ogni discplina inteletuale, scientifica 0 non scientifica, ha una storia rcca di tradizioni di ricerca: empirismo ¢ nominalismo in filosofa, volontarismo e ne- cessitarismo in teologia, behavirismo e freudismo in psicologa,utlitarsmo © intuizionismo in etica, marsismo e capitalismo in economia, meccanismo e vi- talismo in fisiologia, per ricordame soltanto poche. Queste tradizioni di ricerca hanno varie caratteristiche in comune: 1. Ogni tradizione di ricerca ha un cero numero di teore specifiche, che I'esemplificano e parzialmente la costtuiseo- zo; aleune di quest terie sono eontemporanee fa loro, alte si succedono nel tempo. 2, Ciascuna tradizione di ricerea appare caratterizzata da alcuniimpegni -metafsit e metodologici che, vel loro inseme, individuano la tradizionestessa € la dstinguono dalle alte. 3. Ciascuna tradizione i ricerca (a diferenza delle singole specific tore) passa atraverso un certo numero di divers edetagliate (¢ spesso reciprocaments contaditore)formulazioni; in genere he una lunga Stora, che si svolgeattaverso un notevle periodo di tempo (a differenza delle tcorie, che spesso hanno una vita breve)” (Laudan, 1977, p. 101). In questo senso, ciascuna Research Tradition pud essere compresa nei termini di “un insieme di Imperative interdzioniontologici e metodologici" (Laudan, 1977, p. 102), ov- vero “wn insieme di asunti generaliriguardant le ent edi procesi present! num certo dominio ai studio, ed i metodi approprati che si devono usare, per indagare su problemi e costrure le teorie in tale dominio” (Laudan, 1977, pp. 103-108), Applicata all'ambito delle seienze psicologiche, una tale impostazione epistemologica permetterebbe, almeno in linea generale, un significativo supe- ramento dei limiti dati da una concezione dello sviluppo strico della psicologia in senso linear, tutavia salvaguardandone (ovvero confermandone Iintinseco pluralismo, con relativi progress, tanto a livlloteorico quanto, evidentemente, sul piano eminentemente pratico-linico, ‘A, Molaro - I valore conascitivo della precarieti 25 ‘monocratica, fa leva sulla sostanziale “giovinezza” della psicologia, la cui ‘maturazione comportera di fatto la scomparsa della condizione pluralist- in termini kuhniani, la fase preparadigmatica attuale lascera il posto a una fase di scienza normale quando saranno superate le differenze (pit linguistiche che sostanziali) che attualmente caratterizzano i diversi orien- tamenti. La seconda risposta, che Civita definisce ecumenica, riconosce nei diversi orientamenti psicologici la “copertura” ovvero l’esaurimento conosci specifici ambiti della mente e del comportamento umani {questo senso, il pluralismo — lungi dal costituire il motivo di una pericolosa frammentazione del sapere psicologico—ne diviene volentieri occasione di articolazione armoniosa, come avviene peri singoli tasselli di un mosaico. Da ultimo, la terza risposta, di tipo democratico,& fatta propria ed espressa da Civita nei termini seguenti La tesi centrale é che il pluralismo in psicologia non costituisce né una situa- zione storicamente contingente, né una situazione di serena armonia. I! plurali- ‘smo @ intrinsecamente connaturato allo studio psicologico ~ ¢ anche filosofico = dell'vomo. La mente e il comportamento umano sono oggetti polivalenti, che si prestano per loro natura a essere conosciuti in modi non solo diversi ma spess0 anche incompatibili tra loro. L’uomo pud essere visto, concertualizzato e descrit- to in maniere different. Si pensi a Wundt, a Freud, a Watson, a Neisser: ciascuno

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