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Capitolo primo Lemergenza ambientale: le voci delle avanguardie 1.1 IL CONTESTO DI RIFERIMENTO Da molti decenni 'emergenza ambientale che investe il nostro pianeta & og- getto di attenzione scientifica da parte di studiosi afferenti a diversi ambiti di ri- Cerca, Sul fronte propriamente umanistico, gli studi convergono nellattribuire la “responsabilita” di tale emergenza al medello socio-economico occidentale clas- sico ¢ ai suoi fondamenti teorici. La superiorit’ dell’ uomo risperto agli aleri esseri yiventi ¢ la sua volont’ di dominare la natura, ha costicuito, fin dall’ancichita, in tucti i contesti culturali, in tutte le riflessioni teoretiche ¢, in particolare, nella speculazione filosofica del mondo classico mediterraneo', il presupposto ogget- T Come osserva Passmore (2003, pag. 266) «Nel corso di gran parte della storia dell’Occidente, i suoi filosofi moral, stoici o cristiani, hanno negato che la relazione dell'uomo con la natura fosse jgovernata da qualsivoglia considerazione morales. Da questo atteggiamento, evidentemente, & derivata la separazione ~ opposiaione tra uomo e natura o, meglio, la convinzione che la natura fosse strumentale ai bisogni umani. Questo convincimento, secondo Hargrove (1990), ha impe- dito lo sviluppo di una prospettiva ecologica nel mondo greco. Lorigine di tale contrapposizione pud essere individuaca, secondo White (1973 [1967], nella tradizione ebraico-cristiana, “respon sabile”, a suo avviso, di avere sottolincaco leccezionalit’ ¢ la superiorita dell’ uomo rispetto agli altri esseri viventi, collocati in posizione subordinata tisperto all’uomo. Cosicché, la tradizione giudaico-cristiana avrebbe rafforzato la convinzione che tutto cid che esiste nel mondo natu- tale sia stato creato ad uso ¢ consumo dell'uomo. Indubbiamente pitt conciliance la posizione di Passmore (1986 [1974}), nel ricordarci che dall’ Antico Testamento possono estrapolarsi due differenti letcure: l'una che considera 'uomo dominatore della natura, la seconda che considera Tuomo benevolo verso di essa 16 Capitolo primo tivo della scienza moderna, Quest’ultima, attraverso un complesso e articolato processo di ricerche teoriche ed empitiche, grazie all'approccio tiduzionistico. meccanicista avviato in Europa nel XVI secolo, escmplificato dal pensiero di Cartesio, ¢ approdata ad una vera e propria «epistemologia del dominio»? (Tal- lacchini, 1996, pag, 12). Da qui & maturata la convinzione che i beni naturali siano risorse per Vesclusiva utilita degli uomini, collocati in una posizione di privilegio rispetto al resto della realea. Lantropocentrismo, su cui ancora ogg si dibatte per sostenerlo 0 per avversarlo, ha condizionato a lungo il contest culturale occidentale ¢ ha legittimato ogni tipo di azione sulla natura, nei limiti in cui @ stato possibile piegare quest'ultima con mezzi e strumenti umani’. Un tuolo determinante & stato svolto dalla tecnica con tutte le sue rivoluzioni, fra cui quella industriale, da considerare, nell accezione negativa, come una degenera- rione parologica del rapporto uomo-natura. Con industtializzazione, espressio- ne delle innovazioni recnologiche, la natura non & pitt, infatti, soltanto risorsa, ma diventa perfino un “pozzo” inesauribile di beni di diversa utilics, “ sconfinato dove esaudire desideri e velleiea. Nel rempo, tuttavia, non sono certo mancate denunce autorevoli in difesa delambiente; si & trattato, perd, di voci solitarie e comunque non rafforzate dagli effecci che lespansione industriale stava producendo A partire dal secolo XIX, in concomitanza con i pr luogo” imi significativi scompensi ati dalla rivoluzione industtiale, le voci di dissenso si fecero pitt numero: seppure non incisive al punto da mertere in discussione sviluppo che il progresso delle cono: I nascente modello di nze tecniche stava per produrre. stenere che I'emergenza ambientale inizi gia nel secolo XIX puo forse sem- brare eccessivo. Tuttavia, le contraddizioni che lo sviluppo industrale, gia a par- tire dal!’ Ottocento, ba portato con sé, non potevano sfuggire a intellettuali ¢ atteggiamento di dominio ha trovato la sua compiuta elaborazione gqella classica, Il meccanicismo cartesiano, infati, conferm® la concezione della natura-oggett hina, cio’, priva di vita e completamente disponibile per gli usi dell’ uomo. Con la mee. canica newroniana la natura fu consacrata a meccanistno perfetto che risponde a precise leggi produce fenomeni prevedibili; 'uomo, dal canto suo, indaga pet comprenderne il Funzionamen. to e sfruttarla 2 suo vantaggio. elle epoche successive a > Ch gid il celebre “inno all’uomo” nell La rivoluzione indus 1837 e ripresa da Fried intigone di Sofocle. iale, espressione coniata dall’economista frances rich Engels nel 1845, fece il suo esordio, come noto, in Inghileerra, non casualmente: una serie di eventi politici, economici, socialie di acquisizioni tecniche ne determi narono l'avvio ¢ ne sancirono il sucesso, grazie ad un modello di sviluppo industriale fortemente nazionalistico (prote otenziare i metcatie i profitti oltremare) (Hobsbawm, 1961). Suc. cessivamente,¢ in tempi divers, interessd il continente europeo; si manifestd dapprima nella sua parte centrale, poi procederte da occidente vetso oriente con caraterstiche diverse nei singol ti ¢ dipendenci dallarmacura produttiva preesistente, dalle vicende poitiche, dallapparaco inanziario, dalla struttura commerciale eccetera. Adolphe Blanqui nel Lemergenza ambientale: le voci delle avanguardie 7 studiosi attenti e sensibili. Si & trattaco di poche voci, spesso inascoltate, afferenti a diversi campi del sapere, fra cui feconomia ¢ la geografia: nelle pagine che seguono ci si propone di offrirne un resoconto, poiché in esse & possibile indiv duare le basi di due diversi modi di intendere la questione ambientale, entrambi ruotanti attorno al concetto di dimire. Il primo intende la scassit’ delle risorse naturali presenti nel pianeta come un possibile limite alla crescita economica; il secondo afferma lincapacita dei limiti fisici e biologici del pianeta di assorbire le conseguenze delle activita umane. 1.2 GLI ECONOMIST! “CLASSICI” E LE RISORSE NATURALI E noto che gli economisti sono tradizionalmente poco propensi ad attribuire Ja dovuta importanza al problema dei vincoli delle risorse naturali. Al contrario, sono pitt inclini a ritenere che il problema della scarsita delle risorse possa esse- re risolto dal mercato ¢ dal sistema dei prezzi, i quali aumentando, segnalano la scarsith stimolando cost il meccanismo della sostituzione, Cionondimeno, i limiti delle risorse nacurali, le terre fertili da mettere a coltura per esempio, fu- rono avvertiti come problema ¢ furono, almeno in parte, oggetto di interesse scientifico di alcuni studiosi di economia politica nell’ Octocento. Questo ambito scientifico, cost come lo si intende correntemente, si sviluppd in Inghilterra a partire dalla prima rivoluzione industriale’ in concomitanza alle intense trasfor- mazioni economiche e sociali che, nel petiodo vittoriano, la societa inglese visse edi cui economia politica si fece portavece. Sul piano strettamente economico, la caratteristica principale della prima rivoluzione industriale & stata la crescita sostenuta della produzione — in particolare tessile e metallurgica — sorretta da un importante processo di innovazione tecnologica, di allargamento dei mercati, di concentrazione dei capitali. Per contro, sul piano sociale, la medesima rivoluzio- ne ha prodotto, in primo luogo, Pascesa di una nuova classe di soggetti, i capi talisti proprietati delle imprese ¢, di conseguenza, un significativo travaso della popolazione attiva dal settore agricolo a quello industriale, con la conseguente trasformazione socio-cultural di larghe masse di braccianti agricoli in operai degli opifici industriali, Sul piano stretcamente tertitoriale, infine, la manifesta- zione pitt vistosa & stata la trasformazione delle citt’ in centri di concentrazione della forza lavoro necessatia per le fabbriche. Questo fenomeno, come noto, si Tp realta le fondamenta possono essere rintracciate alla fine del XV secolo con l'avvio della tcoria economica del mercantilismo, che vedeva nel commercio la principale attivita economica ¢ nel denaro e nell’oro l'unica ricchezza (Nikoli, 1998). Nel senso corrente fa il suo esordio nel Setce- ceento, quando la cultura politica si orienta verso il liberalismo, che pone al centro della propria attenzione la societa, vista come un insieme di individui, e non lo Stato, considerato solo una delle sue espressioni 18 Capitolo primo & manifestato in Gran Bretagna fin dalla seconda met del XVIII secolo, per poi estendersi negli altri Stati a partire dalla meta del secolo suecessivo. Ma non solo; tali trasformazioni sono state accompagnate anche da importanti mutamenti de- gli assetti politici. La comparsa e il successo economico-sociale della borghesia, detentrice del capitale imprenditoriale, favori una nuova concezione di Stato. non pitt espressione di interessi dei sovrani, di privilegi di tipo feudale ai quali, fin dal lontano Medioevo, si erano connesse diverse aristocrazie assenteiste e paras- sitarie, La nuova istituzione statuale, sorta dalle rivoluzioni economico-politico- sociali e tecnologico-produttive, dal canto suo mirava a sostenere le istanze della nuova classe emergente che si contrapponeva all’aristocrazia feudale e wertiera, In questo scenario si collocano le opere degli economisti “classici”*: Malthus, stre- nuo difensore dell’aristocrazia fondiaria, Ricardo e Mill, teoricamente orientati da una filosofia politica di tipo liberista (allora all avanguardia) seppure declinata in termini possibilisti, fino ad auspicare, laddove necessario, intervento dello Stato (Cavalieri, 2007). Nel tempo in cui gli economisti classici proponevano le loro analisi, la situazione economica aveva subito mutamenti significativi e ma- nifestato i primi segnali di crisi. Le guerre napoleoniche, per esempio, avevano causato un forte aumento dei prezzi dei cereali, un deterioramento del potere dacquisto dei salari e emergere di ulteriori sacche di poverta. Si consideri, per di pit, che il Regno Unito si era trovato per la prima volta nella scomoda situazione di dover dipendere dai mercati esteri per i prodotti alimentari. Linsieme di que- sti elementi di perturbazione offi lo stimolo per affinare la teoria economica di tipo classico, elaborata dallo scozzese Adam Smith nel trartato La ricchezea delle nazioni apparso nel 1776, € per aprire il dibattito sulla terra-risorsa infinitamente disponibile o piuttosto esauribile; recuperando, in quest ultima ipotesi, la preoc- Come riferisce Keynes (1936) 'espressione “economia classica” fit coniata da Karl Marx per vi i fondacori della teoria che & poi culminata nel pensiero economico di Ricardo. Secondo Marx (si veda i Capizale, Libro 1, sezione prima, cap. 1, 2011 [1867]), economia Politica classica ¢ turta l'economia che a partire da William Petty (1623-1687) (per la sua analisi del valore, ma in realta si trattava di un mercantilista) ha indagato «V’intera connessione dei rap- porti di produzione borghesi, contrariamente all'economia volgare; quest ultima tratta solo della connessione apparente, e porta sempre di nuovo a galla, per rendere comprensibili in maniera sufficiente i cosiddetci fenomeni pitt grossi e per ver comprend. re incontro ai quotidiani bisogni borghesi, il ‘materiale da sempre fornito dall'economia scientifica; ma per il testo non fa altro che sistemare, ndere pedanti e sbandicrare come eterne verit le sciocche e tronfie idee degli agenti di produ zione borghesi sul loro proprio mondo, come il migliore che si possa dare » (pag. 83). Keynes, dal canto suo, considerava come classici autori che hanno adottato, perfezionandola, la tearia di Ri- cardo ¢ aurori di solito considerati come neoclassici o marginalisti: Marshall, Pigou e Edgeworth Secondo Boncoeur e Thougment (1997 [1989]}, il disaccordo sulla definizione e sugli autori da comprendere all'interno dell’economia politica classica deriva dalla discordanza sulle principali problematiche affrontate: se per Marx il nodo centrale era il valore, per keynes era la domanda. Lemergenca ambientale: le voci delle avanguardie 19 cupazione dei fisiocratici di garantire il mantenimento di una base quantitativa pet sostenere 'economia nel tempo”. In questo quadro, uno dei temi central: delle questioni politiche era 'aumen- to demografico, discusso in relazione al conseguente diffondersi della poverta, al sistema di assistenza applicato (basato sulla Speenhamland Law!) ¢ alla crescente pressione fiscale sui proprietari cerrieri che quest ultimo comportava. In partico- lare, gli economisti del periodo avvertirono la forbice che andava aprendosi tra popolazione ¢ risorse ¢ in relazione a questa il problema di sostenere un processo continuativo di sviluppo (De Marchi, 1998) ‘Tra i primi a denunciare la complessa situazione fu Thomas Robert Malthus (1766 ~ 1834) grazie al quale prese corpo lidea che la dinamica della popolazio- ne tende a superare le «risorse concepite come intrinsecamente scarse» (Zagari, 1991, pp. 152-153). Nel Saggio sul principio di popolazione del 1798?, egli si pone in posizione po- lemica risperto all’ortimismo espresso dal suo contemporaneo William Godwin" € propone la cosiddetta “legge” della crescita della popolazione, formulata sulla base di due postulaci fondamentali: la specie umana ha la naturale tendenza alla procreazione e gli alimenti sono necessari alla sua sopravvivenza. Egli riconosce, inoltre, che la disponibilita di cibo aumenta, ma non con la medesima rapidit& con cui cresce di numero la popolazione. Come é noto, secondo Malthus si ver- rebbe a determinare un particolare rapport tra le variabili crescita demogratica e produzione di alimenti disponibili; pertanto, la popolazione «quando non & a seuola fsiocratic, citcoscrtta alla Prancia preivoluzionaria, vedeva nell agricoltura (quindi nei processi naturali, dalla quale essa dipende) il fittore productivo principale, perché capace di fornire un “prodotca netto”, da intendersi come il surplus del ciclo produttivo. Attraverso il sur plus si poteva garantire la sussistenza anche a coloro dediti ad attivita non agricole, Poiché dunque tutte le classi vivono grazie al prodocto netto fornito dallagricoleura, ne deriva che tutto Vordi- namento economico dovesse essere indirizzato alla prosperita di questa. Laspetto interessante sta nell'aver considerato il surplus un dono gratuito della natura, Cfr: Bresso (1993). "In Inghilterra fin dalla fine del 1500 erano presenti leggi orientate a dare assistenza ai poveri, ma erano previste solo per coloro che non percepivano alcun salario. Con la Speenhamland Law, introdotta nel 1795, si stabilirono sussidi da erogare in aggiunta ai salari (ritenuti al di sorco del livello minimo di sussistenza) sulla base di una scala dipendente dal prezzo del pane, per assicu- rare un reddito minimo ai lavoratori agricoli. La legge fu osteggiata, ¢ abrogata nel 1834, perché si riteneva che essa, incegrando il reddito delle fariglie di agricoltori, ostacolasse Ja mobilit’ di questi verso la nascente industria (Toso, 2000). "Il saggio An Exsay on the principle of population, or a view of its past and present effects on human happiness fu inizialmente pubblicato anonimo nel 1798 ¢ poi oggetto di una nuova pitt ampia claborazione nel 1803 (potendo utilizzare peraltro i dati del censimento del 1801), rivista nel 1806, 1807, 1817, 1826. Secondo Godwin fa ridistribuzione della proprieta sarcbbe stata garanzia di abbondanza per tutti, e la crescita della popolazione un bene per la societi perché la proprieta collettiva della terra avrebbe incentivato la produzione. 20 Capitola primo arrestata da alcun ostacolo, si raddoppia ad ogni periodo di 25 anni, crescendo cosi in progressione geometrica» (cit. in Garnier, 1868, pag. 5). I prodotti del- la terra, al contrario, sono soggetti ad una progressione di tipo aritmetico tale da ridurre sensibilmente le risorse disponibili gia nell’arco di due generazioni Quando tutta Ia terra fertile sara stata messa a coltura, «l’aumento della produ- zione deve per necessiti dipendere dal miglioramento delle terre coltivate» (Id., pag. 6), miglioramento che a sua volta richiede tempo ¢ lavoro ¢, in ogni caso, tale risultato sarebbe in contrasto con le naturali attitudini produttive della terra. Dunque, nella visione di Malthus, lincremento della popolazione sari la causa del tracollo economico, ipotizzabile fra Je previsioni storiche non lontane (De Boni, 2007), salvo non intervengano cause che egli definisce di tipo repressive (malattie, epidemie, guerre, fame, ecc.) o non si introducano interventi preven- tivi. La soluzione proposta da Malthus, che era anche uomo di chiesa, consisce nel controllo della crescita demografica ritardando il pit: possibile i matrimoni ¢ astenendosi dalle pratiche sessuali prematrimoniali ed extramatrimoniali. Linsie- me delle cause repressive ¢ degli interventi preventivi venivano definitis Postacolo immediato alla popolazione I richiamo a Malthus appare doveroso soprattutto perché ha posto il proble: ma dell insufficienza delle terre fertili a sostenere la crescita demografica. In quel- la particolare situazione, la sua reale preoccupazione era ostacolare le leggi sui po- veri, considerati i primi artefici del loro miserevole destino che non poteva essere aggirato o contrastato con forme di assistenza. La concezione britannica appare dunque influenzata da una forte avversione ai sistemi egualitaris non a caso poco dopo la pubblicazione del saggio furono elaborate proposte di riforma della legge suii poveri, abrogata poi nel 1834, di cui Malthus fu ritenuto Pispirarore” Lopera malthusiana sulla popolazione rappresenta uno dei pilastri su cui l'in glese David Ricardo (1772-1823) poggid la sua concezione sulla rendita della terra, vale a dire sulla fonte di reddito generata dai titoli di proprieta e non da prestazioni productive. Il tema & con indubbia evidenza centrale non solo nel pensiero di Ricardo, ma caro a tutti gli economisti del periodo che “percepivano” la rendita con preoccupazione'?, Il contesto storico nel quale tale teoria si ascri- ve & quello della crisi del grano (alimento principale delle classi lavoratrici, ma non solo) che l'Inghilterra dovette affrontare tra la fine del °700 e i primi anni dell’800. In questo quadro farono approvari, nel 1815, alcuni emendamenti alle corn laws (leggi sul grano) per proibirne l'importazione ogniqualvolta il prezzo del grano interno eta superiore a 60 scellini per quarter, con il preciso scopo di proteggere i proprietari terrieri dalla competizione estera, errara (1854) Si veda F Solo con J.S. Mill prese avvio una ragionata critica presente anche nel successivo pensiero marginalista (Nassisi, 1986). sae | Lemergenza ambientale: le voci delle avanguardie 21 Ricardo formuld la sua teoria, evidentemente politica, allo scopo di combat- tere gli interessi dei proprietari agrari e per opporsi alla legge sul grano, la quale impedendone l'importazione favoriva l'aumento dei prezzi dei beni alimentari quindi del costo del lavoro per la classe imprenditoriale che rappresentava. Ben- ché la teoria fosse stata elaborata per promuovere il commercio estero e contra- stare il sistema agricolo interno, considerato un freno allo sviluppo economico!? (Palloix, 1970), al suo interno & comunque possibile recuperare l'idea ricardiana del limite delle risorse (beni alimentari, esemplificati dal grano).. Ricardo riflette sul problema della rendita nel Essay on the influence of a Low Price of Corn on the Profits of Stock, appasso nel 1815, per poi ritornarvi nell’op- era On the Principles of Political Economy and Taxation del 1817. Come noto, agli inizi del XIX secolo i fattori fondamentali della produzione erano: la terra, che i proprietari terrieri afficravano agli imprendicori; il capitale, investito dagli imprenditoris il lavoro dei braccianti, i cui salari erano a livello di sussistenza. Secondo Ricardo la quantita di terra a dissosizione della popolazione per la pro- duzione di beni necessari al suo sostentamento era limitata. Inoltre, i tetreni erano caratterizzati da differenti livelli di fertilira, quest ultima intesa non solo come capaciti produttiva, ma anche come condizione che ne rendeva possibile la piena utilizzazione: vicinanza ai mercati, a sorgenti idriche, ecc. (Gioia, Perti, 2002), Nella prima fase di sviluppo dell’economia venivano messi a coleura i ter- reni pit fertili, la cui offerta era eccedente rispetto alle necessit’ alimentari della popolazione. Nel corso del processo di sviluppo il sistema economico vedeva Crescere i profitti ei salari, ma contestualmente aumentava anche la popolaziones dal ché la necessita di incrementare la produzione agricola mettendo a coltura non solo tutte le terre fertili ma anche quelle meno produttive e sfruttando inten- sivamente quelle gid in uso. E evidente che a fronte di terreni meno fertili dimi- nuiva la quanticd di prodotto e, di consegsenza, cresceva il suo prezzo per effetto delPincremento dei costi sopportati per sostenere la produzione. In questa fase si manifestano i rendimenti dectescenti che, non solo impediscono di espandere la produzione agricola al livello necessatio a soddisfare il fabbisogno alimenta- re della popolazione, ma incidono anche sulla distribuzione sociale del reddito, favorendo le rendite fondiarie a danno dei proficti (Cavalieri, 2007). La contra- zione di questi ultimi riduce i fondi disponibili per Finvestimento e, in assenza di progresso tecnico, il sistema si avvia verso la stabilica, cio’ verso quello che per Ricardo era da considerate un'eventualith angosciante: lo “stato stazionario”. 1] concetto di “stato stazionario” divenne tema di indagine per John Stuart Mill (1806 — 1873), dal quale @ possibile trarre interessanti spunti di riflessione circa il rapporto societa-ambiente. Come & noto egli fu il grande teorico del si- ‘ Eloquente il seguente passaggio: «l diritti di p:otezione, che impediscono limportazione del grano, sono tutti viziosi, sopractutto per il fato che ci obbligano a dedicate una quanti relativa- mente maggiote di lavoro ad una ugual produzione» (cit. in Palloix, 1970, pag. 41). Capitolo primo stema economico-sociale liberale, oltre che un attento osservatore del momento storico ¢ dei corrispondenti eventi politici e sociali sui quali pare opportuno compiere qualche considerazione, Intanto il contesto storico nel quale si trovo ad operare & quello della Gran Bretagna della seconda met dell’Ottocento, so- stanzialmente diverso rispetto a quello vissuto dai suoi predecessori: erano state abolite le leggi sul grano, quelle sui poveri erano state emendate", la ctisi eco- nomica successiva alle guerre napoleoniche poteva considerarsi risolta e il libero commercio si avviava ad essere basilare per economia inglese (Barber, 1967) Ciononostante, nuove crisi ¢ nuovi problemi, erano ormai ineludibili. II processo di industrializzazione non regolato e la conseguente emancipazione degli aperai ~ che aveva portato alla nascita, nel 1848, delle Thade Unions, sotto la pressione dalle idee socialiste — costtingevano alcuni teorici del liberalismo classico a mi suratsi con nuove istanze politico-sociali ¢ ad adattare l’impianto della dottrina liberale ad una societa con evidenti segnali di ctisi (Meglio, 2008). Mill comprese il cambiamento in corso e «grazie al suo pensiero il liberalismo riuscl a mettersi in sintonia con i problemi della societ di massa» (Prospero, 1999, pag. IX). In quella che pud essere considerata la sua opera pit importante e famosa, Prin- ciples of Political Economy" (1848), nello specifico nel Libro TV capitolo 6, eg in- troduce la sua personale visione dello stato stazionatio. Su tale questione oltre David Ricardo si era imbattuto anche Adam Smith, [altro teorico di spicco della scuola economica classica; con molta preoccupazione, entrambi ritenevano che la crescita economica non sarebbe potuta essere infinita, ma avrebbe raggiunto uno stato di stazionarieta, ossia di equilibrio. Questo perché i miglioramenti tecnici e scientific, Paccumulazione del capitale, la concorrenza ¢ la teoria dei rendimenti decrescenti della terra, avrebbero determinato una compressione dei profitti. Mill, al contrario, non solo criticava I eccessiva preoccupazione dei propri predecessori per la crescita, ma addiritcura giudicava Pavvento dello stato stazionario come un fatto positivo ed auspicava che le future generazioni potessero accontentarsi di vivere in uno stato stazionario molto prima di trovarsi costretti a subirlo. Nella sua visione, la condi- zione stazionaria, una volta impedita la crescita della popolazione, avrebbe favorito il progresso morale e sociale perché la societ& avrebbe potuto perfezionare arte di vivere se non pitt ossessionata dal desiderio di accumulare ricchezza. «cis scarcely necessary to remark that a stationary condition of capital and population implies no stationary state of human im- provement. There would be as much scope as ever for all kinds of mental culture, and moral and social progress; as much room for ‘La concessione di sussidi non era pitt subordinata alla residenza entto il territorio di una par- rocchia, "1 Principi si compongono di cinque libri: Producione, Distribuzione, Scambi, Influenza del pro- 700 della societi, Influenza del governo, Lemergenza ambientale: le voci delle avanguardie 23 improving the Art of Living, and much more likelihood of its being improved, when minds ceased to be engrossed by the art of getting on» (1848, pag. 66). Ageiunge, inoltre, che le stesse tecniche a servizio dell’industria favorivano Paccumulazione della ricchezza soltanto a vantaggio delle classi medie; per con- tro con Pavvento dello stato stazionario la tecnologia avrebbe prodotto l'effetto positivo di alleggerire la fatica dei lavoratori abbreviando i tempi di lavoro olere a trasformare i sistemi ¢ i metodi di produzione dei beni. «Even the industrial arts might be as earnestly and as successfully caltivated, with this sole difference, that instead of serving no purpo- se but the increase of wealth, industrial improvements would produ- ce their legitimate effect, that of abridging labour. Hitherto it is que- stionable if all the mechanical inventions yet made have lightened the day's toil of any human being. They have enabled a greater popu- lation to live the same life of drudgery and imprisonment, and an in. creased number of manufacturers and others to make fortunes. They have increased the comforts of the middle classes. But they have not yet begun to effect those great changes in human destiny, which it is in their nature and in their futurity to accomplish» (Ibidem) La teoria dello stato stazionario, quindi, non solo considerava che la crescita economica fosse incanalata in un percorso ove il traguardo di fatto ineludibile, ma addirittura sosteneva che Parresto della crescita avrebbe favorito l'afferma- zione di una societd i cui valori prioritari dovevano essere il rispetto dell’uomo e della natura, In tale quadro, inoltre, Mill vedeva con timore il rischio che la natura potesse essere distrutta dall’aumento illimitato della ricchezza e della po- polazione e privata delle sue stesse attivich naturali (oggi diremmo alterazione dei cicli naturali). Nel pensiero di Mill & dunque presente «un’etica dello stato stazionario» (L touche, 2012, pag. 30 ), che pud essere accolta anche dai fautori dello svilup- po sostenibile. L'aspetto pitt rilevante di questa visione & costituito dal concerto di benessere sociale, indubbiamente un metro di valutazione della sostenibilita dello sviluppo di un sistema economico. Lattenzione alla dimensione sociale scaturisce, peraltro, dalla sua disponibilita a discutere i problemi sociali ins nel sistema economico ¢ a valutamne le possibilit’ di azione politica. Sempre nei Principi, infacti, egli tratta della possiblita di contrastare i salari troppo bassi!®s : i | | : i | | ! | | ' / | Pur convinto della necessita di aumentare i redditi dei lavoratori,riteneva tuttavia che dovesse essere la concortenza a stabilire i prezzi di ogn. bene, quindi anche quella del lavoro. Sull’argo- mento si veda: De Boni (2007) Capitola primo non solo, contempla anche un discreto numero di eccezioni al laissez-faire, di cui comungue fu sostenitore: dailistruzione publica, accanto a quella privata, agli ospedali pubblici, alla regolata assistenza ai poveri A questo punto, perd, ¢ opportuno chiedesi perché Mill — che certo non era animato da uno spirito rivoluzionario ed anticapitalista — abbia espresso con autentica convinzione un'idea di Stato non solo opposta a quella allora predomi- nante, ma da taluni ritenuta finanche “eretica’. La risposta si pud cogliere tra le righe dei sui Principi, dove ammette di non essere affascinaro dal modello di vita sociale di quell'epoca, caratterizzato da scontri e lotte per poter andare avantis la situazione era vissuta come no dei pitt tristi sintomi del progresso industriale. «I confess 1 am not charmed with the ideal of life held out by those who think that the normal state of human beings is that of struggling to get on; that the trampling, crushing, elbowing, and treading on each other's heels, which form the existing type of social life, are the most desirable lot of human kind, or anything but the disagreeable symptoms of one of the phases of industrial progress» (Ibidem). Laumento della produzione, quindi della ricchezza, é sicuramente un obietti vo importante ma da perseguire soltanto nelle nazioni meno sviluppate; altrove 2 economicamente pitt utile una migliore distribuzione, la quale necessita, come mezzo indispensabile, di una severa riduzione demografica. «lt is only in the backward countries of the world that increa sed production is still an important obje dvanced, what is economically needed is a better distribution, of which one indispensable means is a stricter restraint on population» (Jbidem) Una societa migliore di quella presente, perfettamente compatibile con lo sta- to stazionario, avrebbe una classe di operai ben pagata, nessuna enorme ricchez. za, eccetto quel tanto che é stato guadagnato durante la vita, una gran quantita di persone esonerate dalle peggiori fatiche e con il tempo a disposizione nece a coltivare i piaceri della vitae darne esempio alle classi in condizioni meno fa- vorevoli Con queste riflessioni, si ponevano le basi dei programmi politici della fine dell’ Ottocento e dei primi del XX secolo, fondamentali per i t ¢ le rivoluzioni politico-social inti cambiamenti 0. Lemergenza ambientale: le voci delle avanguardie 1.3 It MBTABOLISMO DELLA NATURA: LE APERTURE DI Kart Marx # GLt APPROFONDIMENTI DI SERGE} PODOLINSKIJ Sulla scia delle questioni sociali aperce dalla rivoluzione industriale comincia a proporsi Pideale di una nuova forma di vita economica e sociale capace di andare oltre quella liberale, sempre pitt percepita come espressione dell’egoismo degli individui. Incesprete fecondo, come é noto per i particolari risvolti politici fe culturali prodotti dalle sue istanze teoriche, fu Karl Marx (1818 ~1883), eco homista, filosofo, ma anche storico ¢ sociologo. La sia opera, dai Manoscritsi cconomico-filosofici (1844) al Capizale (libro 1 1867) & ricca di spunti, riflessioni ¢ argomentazioni che esprimono, ditemmo oggi, una sensibilita ecologica. Si tratta, forse, di unfinterpretazione estrema ma considerata l'epoca storica non azzardata. Del resto a lui si ri una delle contemporanee correnti di pensiero ambientali- sta: ecomarxismo, rappresentato dalla rivista nordamericana Capitalism, Nature and Socialism diretta da James O’Connors Le question’ ambientali non erano sicuramente prioritarie nelle sue teorizza- ioni, né si ponevano all'attenzione della sociera problematiche ecologiche ur- genti cost come quelle attuali, Non c? dubbio che il suo interesse per ambiente Ele risorse naturali si collocasse all’interno della teoria dei confi di classe € dello sfruttamento del proletariato; ciononostante egli non mancd di riconoscere Pimpatto ecologico determinato dall'economia capitalista, n€ gli sfugg! il ruolo delle risorse naturali nel proceso economico. Bellamy Foster nel saggio Marx Ecology Materialism and Nature (2000) ha chiatito ¢ dimostrato che la questione ambientale era git avvertita da Marx ¢ Engels. Entrambi, ad esempio, mostrano turvavanaata consapevolezza degli effetti dell'urbanizzazione ¢ dell industrializz zione sulla salute publica, in primis quella degli operai, ¢ sulla capacita di assor- bimento della natura. A quest ultima, Marx dedica numerose tiflessioni. Nel primo dei Manoscritti economico filosofici (1844) scrive: «Loperaio non pu produrre nulla senza la natura [...] Questa la materia su cui si realizza il suo lavoro, su cui il suo lavoro agisce, dal quale e per mezzo del quale essa produce [...]. Che !uomo viva della natura vuol dire che la natura 2 il suo corpo, con cui deve stare in costante rapporto per non morirey (cit. in Madotto, 1991, pp. 52-53) ‘A partite dal lavoro di Alfred Schmidr del 1962 The concept of Nature in Marx (pubblicato in italiano da Laterza nel 1973), non pochi studiosi hanno rilerto Marx in un'ottica ecologista. Si vyedano, ad esempio, Hans Magnus Enzensberger (1976) — probabilmente tca i primi a leggere Marx da questa prospettiva; Howard Parsons (1977); Enrique Leff (1986); James O’Connors (1989); Reiner Grundmann (1991); Ted Benton (1996)

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