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2 Proteggere la citta 4. Le mura ele porte Le mura che cingono un abitato non sono di per sé sufficienti a qualificarlo come cite: molti villaggi, fin dalla preistoria, ne sono dotati, mentre molte celebri citta ne sono prive o le realizzano solo in momenti successivi, Cid no- nostante le mura riescono a evocare pit di ogni altro elemento architettonico immagine stessa della cited. Possenti quanto le tecniche del rempo consento- no, le mura sono certamente realizzate per difendere I'interno, ma, con torrie porte monumental, servono anche a proiettareall’esterno I'immagine che la Gitta vuole offre di sé. Cosi ci appaiono le alte mura tustite che cingono gli edifici public e privati della “Cited dipinta,affrescaca sulla parete di un edi- ficio di eth flavia al di sotto delle terme di Traiano sul colle Oppio. Nella men- talita delle societa antiche, in cui religiosit’ ¢ ritualita permeano e scandiscono tutti gi atti della vita associata, le mura sono inseparabili dal fattore religioso ¢ rappresentano un limice carico di valenze simboliche: separano il dentro dal fuori, Jo spazio della civilth e della vita regolamentata dal mondo selvaggio, i cittadini dagli stranieri, i vivi dai morti, Ecco perché in ambito etrusco-italico Incostruzione delle muraé un atto fondamentalmente religioso, normato dalla dottrina augurale secondo un preciso procedimento rituale, Letecniche edilizie utilizzate nelle fortificazioni hanno fatto ricorso a diversi ie a differenti modi di assemblarli, Assai precoce éT'uso dei posati su uno zoccolo di pietra per preservarli dall'umidiea, Il oro impiego ha una notevole diffusione in Asia Minore (Smirne, Ex-vimt sece. 2.C.), in Grecia, nelle colonie greche d’Occidente (Sis, metA vir sec. C,), nelle colonie fenicie (Mozia-Mew, meta v1 sec. a.C,), mentre é rara- mente attestato nel Lazio e in Etruria (Roselle, vir sec. a.C.). L’economicita, la faclita di ripristino ¢ la capacita di ammortizzare i colpi delle macchine belliche (Apollodoro di Damasco, Poliorcetica 157, 7-158, 33 Pausania, Guida della Grecia vin, 8, 8) potrebbero spiegare la loro persistenza in era classica, come ad Atene, ¢ ancora in eta ellenistica, in Oriente (Dura-Europos); nel continente greco (Sparta, Demetridda ¢ Kastro Kallithea) ¢ in Sicilia (Gela). I mattoni cotti trovano i loro primi impieghi tra la fine del rv e il 11 secolo tipi di material mattoni crudi, 69 Mura urbane: funzione pratica e valore simbolico Tecniche edilizi Prime citta greche fortificate Fortificazioni delle citta coloniali Lurbanistica:citta e paesaggi a.C,, inizialmente in muri costruiti interamente in laterizi (Apollon Jonia d’Iliria, Elea, Ravenna e Arezzo, semicotti). Le tecniche che si avvalgono della pietra lavorata vengono classificate in alla forma degli clementi che compongono i paramenti: con blocchi a g multipli si realizzal'opera poligonale, impiegata gia in etd arcaica dalla Greci al mondo colonial, all Italia; quando i giunti sono solo quattro si ottengon invece l’opera trapezoidale e l’opera quadrata, attestata dall’eta arcaica all’ imperiale, In quest’ultima tecnica, i blocchi possono essere disposti, con vari combinazioni, di testa o di taglio a seconda che sia esposta in cortina la facci minore o maggiore; nella pit raffinata opera quadrata isodoma i blocchi son, disposti in filari paralleli tutti di uguale altezza. Nel corso dell’etd classica, i Grecia si diffonde anche la tecnica a émplecton con due paramenti in o quadrata che contengono un riempimento in terrae pietrame. Al muro j pietra dotato di un solo paramento pud inoltre essere addossato un terrapic no 0 agger, soluzione adotrata essenzialmente in ambito italico. Propria del tradizione fenicia e punica é la tecnica a telaio, costituita da catene verti di grandi blocchi, collegate tra loro da file orizzontali di pietre pit piccole, A partire dal 11 secolo a.C. anche nelle fortificazioni si diffonde I’uso dell’o, ra cementizia, un conglomerato di malta e scaglie litiche gettato entro corti di pietre di piccole dimensioni. A seconda della forma del materiale utilize in cortina si distinguono l’opera incerta, con pietre irregolari (torri delle m di Cori-Cora, mura di Fondi-Fundi); opera quasi reticolata e reticolata, co blocchetti di forma troncopiramidale (Saepinum), l’opera vittata, a blocchet ti quadrangolari disposti su filari orizzontali (Spello, Fano-Colonia Fanestris, Nimes); la gettata pud infine essere effettuata entro cortine di laterizi (Aquilei Torino). Caratteristiche delle situazioni di emergenza e dell’ampia disponibi- lita di materiali di spoglio sono infine le strutture che reimpiegano blocchi di varia origine nelle cortine, come nelle mura di Temistocle ad Atene, nella cin pitt ristretta di Selinunte della fine del v secolo a.C. o nelle cinte tardoantiche di Verona, Arleso Barcellona (Colonia Iulia Augusta Faventia Paterna Barcino). Tra le citca pitt precocemente fortificate, tral’etA mediogeometricae arcaica (IX- vu secc.a.C.), rientrano alcuni centri dell’Asia Minore (Smirne, Melia-Melia) delle isole greche (Chio-Chios, Vroulia, Zagora e Hypsili); sul continente en Grecia del Nord le cinte urbane non appaiono invece che nel V1 secolo a.C. Nel mondo coloniale occidentale le fortificazioni cominciano a essere reali zate nel vit secolo a.C. ad esempio a Siris ea Megara Iblea. Qui gia prima del Ja meta del vir secolo a.C, é realizzata, con almeno due fasi costruttive, fortificazione con aggere ¢ fossato, sostituita alla meta del secolo successi da una cinta in opera quadrata, dotata di una fitta serie di torri semicitcolati che riprendono tradizioni locali. Nel v1 secolo a.C. molte altre citt& greche Occidente si dotano di strutture difensive: in Campania, Elea e Cuma; in Ca labria, Locri Epizefiri (Lokréi Epizephyrioi) e Caulonia (Kdulon); in Lucan Metaponto e Siris; in Sicilia, Naxos, Kamarina, Casmene, Selinunte ¢ Hi a-Apo 70 2. Proteggere la citta Anche le popolazioni indigene fortificano i loro insediamenti: in Sicilia, ad esempio, Monte Finocchito é dotato di una cinta a bastioni curvilinei, men- tre a Mendolito la porta meridionale é protetta da imponenti torri a ferro di cavallo (fig. 14); in Lucania in epoca arcaica (Ripacandida) e classica (Satria- no, Oppido Lucano, Serra di Vaglio) sorgono abitati fortificati d’altura con muraa secco, rudimentali ¢ senza torri, combinati con abitati sparsi nelle val- late; in Puglia alla fine del v1 secolo a.C. Arpi presenta un semplice terrapie- no preceduto da un fossato e un muro di mattoni crudi su zoccolo di pietra, mentre le cinte dell’inizio del v secolo a.C. sono in blocchi di pietra, spesso estratta dal fossato antistante, come a Manduria, Altamura e Cavallino. Anche nel Centro Italia le prime fortificazioni risalgono alle origini stesse delle cited, nello stesso ambito cronologico in cui il fenomeno si sviluppa nel mondo greco ¢ coloniale. Tra la seconda meta dell’ vit e la prima meta del vr secolo a.C, a Roma sono realizzate fortificazioni isolate dei singoli colli, ipoteticamente integrate da una linea di aggere tra Quirinale ed Esquilino. Lungo la pendice settentrionale del Palatino, sul finire dell’ vit secolo a.C., viene costruito un primo muro con zoccolo di tufo e alzato in argilla e legno, mentre nuove strutture in pietra e argilla o in opera quadrata si succedono tra vit e VI secolo a.C. Alla meta del vi secolo a.C. la citta si dota di un siste- ma difensivo unitario attribuito a Servio Tullio, le cosiddette Mura serviane, realizzato in opera quadrata di tufo che, con un’estensione di circa 11 km, delimita una delle pit vaste aree urbane del Mediterraneo, Il circuito risulta dalla combinazione di diversi apparati: ’agger con muro di appoggio, atte- scato sull’ Esquilino; la cortina che accentua il dislivello naturale, fungendo da appoggio a una colmata artificial, come nella zona del Quirinales infine il taglio del fianco roccioso dei colli, integrato da tratti in muratura, ipotizzato lungo le pendici occidentali del Quirinale ¢ dell’Aventino. Anche in Etruria il fenomeno delle fortificazioni urbane & assai precoce risente dell’ influenza greca; qui i differenti contesti ambientali determinano soluzioni difensive diverse: in Etruria meridionale, dove le citta sorgono ge- neralmente su altopiani ¢ risultano protette da strette ¢ profonde valli, le for- tificazioni sono necessarie solo per i punti meno protetti, mentre nell’ Etruria settentrionale ¢ interna gli insediamenti, disposti su colline, richiedono cinte muratie estese e complete. Veio ¢ Vulci appaiono provette da terrapieni gid nell’ vit secolo a.C., mentre al vit secolo a.C, si datano le mura di Roselle in mattoni crudi, sostituite da mura in opera poligonale alla met del vi secolo 4.C. Sempre in epoca arcaica sono fortificate altre cite dell’ Etruria setten- trionale: Vetulonia (Vatluna), Volterra (Velashri) e l'acropoli di Populonia (Pupluna), in opera poligonale. Tra le colonie fenicie le prime fortificazioni risalgono all’avvio stesso del mo- vimento coloniale, collocato almeno nella prima meti dell’vitt secolo a.C, Nella penisola iberica si riscontrano alcuni tra i pitt antichi sistemi difensivi, come a Toscanos ¢ a Castillo de Dofia Blanca, nel golfo di Cadice. Qui l'abi- 7 Fortificazioni degli insediamenti indigeni Roma: dalle mura del Palatino alle Mura serviane Fortificazioni delle citté etrusche Mura delle colonie fenicie Curbanistica: cit’ e paesaggi FIGURA 1 Esempi di porta di vi sec. a.C.: a) Megara Iblea (Mégara Hyblaéa), porta Ovest; b) Mendolito, por Selinunte (Selinds), porta Est * Porta Sud, Fonte: Tréziny (2005). tato é difeso da mura che possono raggiungere i 6 m di altezza, provviste di bastioni semicircolari e precedute da un ampio ¢ profondo fossato. L’impian- to é sostituito alla meta del v1 secolo a.C, da un nuovo dispositivo militare con mura “a casematte’, ovvero con spazi interni utilizzati come magazzini ¢ officine. La stessa tecnica, gid impiegata a Cartagine dopo il 650 a.C.,¢utiliz- zata anche nella cinta muraria arcaica di Malaga, Particolarmente imponenti sono le mura di La Fonteta, fiancheggiate da un fossato e dotate di un corpo centrale in pietre sbozzate, rinforzato da paramenti in argilla cruda per uno spessore complessivo di 7 m. Nel Mediterraneo centrale risale alla meta del visecolo a.C. la cinta di Mozia, costruita probabilmente in funzione anticat- taginese e munita di una catena regolare di torri aggettanti. Caratteristiche In eta arcaica, dunque, le fortificazioni svolgono essenzialmente un ruolo delle fortificazioni_—_passivo contro I’assalto dei nemici: i circuiti, che si avvalgono delle difese di eta arcaica offerte dal contesto ambientale, presentano di solito rare torri con funzione di avvistamento; il frequente succedersi di sporgenze ¢ rientranze, oltre ad assecondare la topografia, compensa i pericoli di un circuito rettilineos !’us0 dei fossati difensivi, ricorrente nel mondo coloniale fenicio, appare piuttosto limieato in ambito greco, dove sembra prevalente nelle aree periferiche, ad esempio a Megara Iblea, a Taranto (Zéras), a Samo (Sdmos) e a Vroulia. Lo 72 2. Proteggere la citti ura 2 Atene (Athénai), mura di Temistocle (prima meta v sec. a.C) Fonte: Theocharaki (2011). spessore delle mura assicura lo spazio per un camminamento di ronda, talvolta ampliato dai tetti a terrazza delle abitazioni addossate al muro di cinta, come a Vroulia (cap. 1, fig. 3), e non é generalmente prevista una strada interna che segue il tracciato, come avverra di norma in epoca ellenistica. Le porte sono assali,calvolta protette dal fancheggiamento di uno (Selinunte: fig, ¢, Locri Epizefiri) o due bastioni (Mendolito: fig. 1), oppure tangenziali; queste ulti- me si sviluppano in una sorta di corridoio ottenuto dall’affiancamento di due tratti di mura (a ricoprimento o scee) ¢ offrono il vantaggio di lasciare esposto ai difensori il fianco destro scoperto di chi entra, come a Smirne e a Megara Iblea (Aig. 1a € cap. 1, fig, 5). Un tipo particolare di cinta muraria, gid noto in etd arcaica (Focea-Phokdia, Samo, Roma) e che avra grande diffusione in eta ellenistica, ¢ definito Gelindemauer, ovvero mura che non racchiudono la sola superficie costruita della citta, ma una pitt vasta area. Peril ve il rv secolo a.C. non si registrano sostanziali cambiamenti nella tec- nica difensiva; aumenta il numero delle torri a pianta quadrata o rettangola- re, che hanno la funzione di stabilizzare le cortine, di impedire le scalate degli assalitori e di difendere le porte. Dal 1v secolo a.C. iniziano perd a comparire le torri di artiglieria, dotate di una camera di tiro, riflesso delle innovazioni belliche che vedono la diffusione delle catapulte ad arco per il lancio di pro- iettili di piccolo calibro. Gia nel v secolo a.C. Atene appare dotata di un complesso sistema di fortifi- cazione: nel 479/478 a.C. la citth é cinta dalle mura di Temistocle, costituite da una base in pietra ¢ da un elevato in mattoni crudi (fig. 2), mentre tra il 462/461 e il 4.40 a.C, la comunicazione con il porto del Pireo & protetta dal- le Lunghe mura, due cortine parallele, che si sviluppano per circa 6 km; un terzo muro collega la citta al Falero (fig. 3). B Caratteristiche delle fortificazioni dieta classica Atene: difesa della citta del suo porto Lurbanistica:cittd e paesaggi FiGuRA 3 Atene (Athénai), pianta delle mura (v sec. a.C.) j —| ¢ 7 Fonte: Hellmann (2010). FIGURA 4 Roma, le cosiddette Mura serviane presso la stazione Termini (Iv sec. a.C) Fonte: foto delt'autore. 1h 2. Proteggere la citta rigura 5 Cartagine (Qrthdst), proposta di ricostruzione delle mura (v sec. a.C.) Fonte: Bondi et al (2009). Nel Lazio meridionale, citt come Corie Arpino (4rpinum) o Norba presen- tano le testimonianze pitt monumentali di mura in opera poligonale, tecnica che continuer’ a essere utilizzata qui in altri centri del Lazio fino al 11 secolo a.C. A Roma, in seguito all’occupazione gallica del 390 a.C. che aveva dimo- strato la debolezza delle fortificazioni urbane, la cinta viene ristrutturata. Le mura, spesse 3-4 m, sono realizzate in opera quadrata con filari di blocchi di tufo disposti alternativamente per testa e per taglio per un’altezza stimabile di 10-12 m (fig. 4). La presenza di torri per l’alloggiamento di macchine ba- listiche presso l’aggere esquilino testimonia I'adeguamento alle nuove tecni- che di poliorcetica del rv secolo a.C. In area punica, a Cartagine nel corso del v secolo a.C. si costruiscono mura poderose a due cortine, interrotte da torri e da una porta monumentale in prossimita della spiaggia (fig. s). A Mozia continuano gli interventi sulle mura del secolo precedente: il loro spessore é progressivamente aumentato da rifasci esterni in pietra e si tamponano le numerose postierle per evitare Vimpatto dell’ariete. Dopo la distruzione del centro ¢ la fondazione di Li- libeo (Lifjbaion) con evidenti finalita militari, questa ¢ subito cinta su tre lati da poderose mura spesse oltre 6 m con torri quadrangolari a intervalli regolari, Un fossato all’esterno del lato settentrionale integra il sistema di- wh) Mura delle citta laziali e ristrutturazione delle Mura serviane Fortificazioni inarea punica Lurbanistica: citta e paesaggi Fonte: McNicol, Milner (1997). 76 2. Proteggere lacitta riauna 8 Populonia (Pupluna),tracciato delle mura in eta ellenistica Fonte: Pulcineti (2010). fensivo, mentre una galleria al di sotto del fossato consente sortite in caso di assedio. Tra fine V e 1v secolo a.C., sempre in Sicilia, sono fortificate anche Palermo (Panérmos) ed Erice (Eryx), mentre a partire dal rv secolo a.C. sono dotati di sistemi difensivi numerosi centri della Sardegna punica, come Sant’Antioco (Sii/ky), Monte Sirai, Thdrros, Nedpolis presso Guspini, ¢ Olbia (Olbia). Inet ellenistica le mura non costituiscono pitt solo un sistema di difesa pas- sivo, ma presentano anche strutture di attacco contro le nuove tattiche di assedio, Machine da getto per il lancio di frecce e proiettili possono esse- re piazzate sia sugli spalti o sulle torri delle mura, sia sulle torri mobili in egno degli attaccanti. Trattati come quello di Filone di Bisanzio (Tratrato di meccanica) forniscono indicazioni sulla progettazione di mura adeguate alla nuova poliorcetica, che trovano puntuale riscontro nelle testimonianze archeologiche. E questa l’eta d’oro delle Geléndemauern gid ricordate: le cinte territoriali si trovano da Demetriade in Tessaglia (fig. 6), a Efeso (Ephesos) (fig. 7) ed Erythrae in Tonia, ad Alinda (Alinda) ¢ Alabanda in Caria, fino a Tarquinia calle mura ellenistiche di Populonia (fig. 8) e di Volterra in Etruria. Cinte 7 ‘Mura di eta ellenistica: dispositive di difesa ediattacco Geléndemauern e diateichismata LLurbanistica citta e paesaggi FiGuRA 9 Apollonia (Apollonia) di Cirenaica, planta della citta greca e romana MUR MEDITERRANEE [pa seis Cl Seats praia 2 dae ene tae pene SGcuse | cane fe sere nse] Fe oe Fonte: Hellmann (2010). cosi ampie risultano tuttavia difficili da controllare, per cui si diffonde I’u- so di muri trasversali o diateichismata che isolano settori ristretti pit facili da difendere in caso di assedio. Tali strutture possono sorgere contempora- neamente al circuito fortificato, come nella cinta ellenistica di Populoni 0 in un momento successivo, Questo é cid che avviene generalmente nell colonie greche occidentali, dotate fin dall’inizio di ampie cinte: Elea, esempio, sarebbe stata suddivisa internamente da un grande muro solo ni 1v secolo a.C. Ad Atene, all’inizio del 1m secolo a.C., un diatéichisma lato occidentale della citta costituisce una difesa supplementare delle mu- ra di Temistocle, in un momento in cui le Lunghe mura hanno perso loro importanza strategica per la sicurezza della citi, Tra i numerosi attestati nelle citta dell’Asia Minore, infine, a Mileto un muro trasver chiude a sud la citta, escludendo la collina Kalabaktepe che fino ad allot ne faceva parte, Tale complessa articolazione richiede tuttavia un num elevato di difensori, cosicché alla fine del 11 nel corso del 11 secolo ac, si diffondono cinte pit compatte con tracciati il pit possibile rettilinel 7B 2. Proteggere la citté rigura 10 Perge, pianta della citta greca e romana oom, “nN Fonte: McNicoll, Milner (1997). come ad Apollonia (Apollonia) di Cirenaica (fig. 9), Dura-Europos (cap. 1, fig. 2), Perge (fig. 10) ¢ Side. Le necessita detrate dalle nuove tecniche militari portano a elaborare schemi geometrici regolari, che suddividono le cortine in brevi tratti disposti in mo- do da fiancheggiarsi reciprocamente: a denti di sega, a cremagliera ¢ ad arco. I primo tipo é attestato ad esempio presso la porta del Trépylon a Siracusa ein tratti delle mura di Mileto, delle mura ellenistiche di Efeso (fig. 7) ¢ a Dura- Europos; il secondo, a Gértys di Arcadia ¢ a Prine (cap. 1, fig. 21); il verzo, infine, nella cinta del 1 secolo a.C. di Zélesia in Campania (fig. 12), € a Pajares- Osuna ¢ a Camorras in Andalusia, Filone ricorda inoltre un tipo cosiddetto “todio”, effettivamente riscontrato nelle mura ellenistiche di Rodi, con corti- ne formate all’ interno da una serie di casematte voltate per il posizionamento delle macchine belliche, che sostengono il camminamento di ronda, La solu- tione é ripresa in altri siti, come a Perge (fig. 12), Side ¢ Siracusa. 79 Mura a denti disega, a cremagliera eadarco Lurbanistica:citta e paesaggi Figura 11 Telesia, pianta della citta romana ary wv Fonte: Tosi (2003). FIGURA 12 Perge,cortina a casematte (fine 11sec. a.C.) Fonte: Nossov (2009). Proteichismata Per ostacolare l’avvicinamento di torri mobili e arieti si diffondono, oltre ai etorri fossati, anche i proteichismata o antemurali, strutture di prima difesa ant poste a tratti strategici del circuito murario, attestati ad esempio ad Ate in combinazione con un fossato, a Thdsos e ad Apollonia d’Illiria, A Selé: 80 2. Proteggere la cita figura 13 Selinunte (Selinds}, porta Nord (fine iv sec. a.C.) elit ae rage" Fonte: Hellmann (2010). FiGuRA 14 Vulci (Velch), porta Ovest (seconda meta iv sec. a.C.) Fant: Moret Sguini (2006), 81 Porte e postierle itté e paesaggi Lurbanistica: FIGURA 45 _Pergee Side, porte con cortile a muri curvilinei (eta ellenistica) SIDE MAIN GATE 120m Fonte: McNicoll, Milner (1997). nunte, nella prima meta del rv secolo a.C., la porta Nord é rinforzata da linea di difesa a due torri quadrate e simmetriche, mentre alla fine del sees lo appare preceduta da un lungo protéichisma a tre livelli e fossato, a cui addossa una batteria d’artiglieria avanzata semicircolare (fig. 13). Un rifl di queste soluzioni tattiche pud essere colto in ambito etrusco a Vulci, ve la porta Ovest, che si apre nelle mura della seconda meta del rv se a.C. addossate a un aggere, ¢ rinforzata con un’opera avanzata che, alla pianta triangolare, ¢ in grado di riparare la porta da machine d’asse arieti ¢ colpi di artiglierie (fig. 14). La stessa strategia di difesa attiva por dotare le vecchie cinte come le nuove di numerose torri nella tradizior pianta quadrangolare, ma sempre pitt spesso circolare, semicircolare, a di cavallo, pentagonale o esagonale, coesistenti anche in una stessa corti Le torti possono avere al piano inferiore feritoie per le catapulte ad arco & piano superiore, aperture pit ampie per le nuove catapulte a torsione ps lancio di pietre. Nel circuito delle mura le porte costituiscono punti sensibili sotto vari as] ti, I varchi che consentono I’accesso in cite’ rappresentano infatti I’antic zione del prestigio urbano e la sua capacita di controllo della comunicazion tral’interno ¢ I’esterno, Per tali motivi le porte sono soggette, da un lati una ricerca di decoro architettonico e di monumentalita e, dall’altro, stemi di rafforzamento e a espedienti difensivi per rafforzare le interruzis 82 2. Proteggere la citta ricura 36 Siracusa (Syrékus (meta msec. aC) arenes tO Fonte: Hellmann (2010). della cinta muraria, Sulla base degli esempi meglio conservati di et’ elleni- stica sono state elaborate tipologie di porte urbiche che tengono conto del rapporto trai varchi e le cortine o della forma stessa delle porte. Nella prima si possono avere porte assiali, le pits frequenti in ogni epoca, oblique, o tan- genziali, che possono svilupparsi in un corridoio ottenuto dall’affiancamen- to di due tratti di mura. In relazione alla forma sono state distinte porte di tipo lineare semplice o a cortile, di forma rettangolare o citcolare. Le porte a cortile possono assumere la forma a tenaglia a bracci paralleli, a muri cur- vilinei (fig. 5) 0 a imbuto. A Siracusa, la porta del Tripylon, modello unico del tipo a imbuto, viene inserita alla fine del rv secolo a.C. sul lato nord del circuito che, dall’inizio del secolo, cingeva il grande pianoro dell’ Epipole, completato dal forte trapezoidale dell’ Eurialo. Alla meta del 111 secolo a.C. il forte sari poi preceduto da una complessa batteria di artiglieria, rinforzata da numerosi fossati e da altre opere avanzate, tra cui un sistema di gallerie sor- terranee che uniscono il forte al Tripylon (fig, 16). Un nuovo valore strategico assumono anche le postierle, che vengono utilizzate non solo per agevolare le comunicazioni di servizio tra citta ¢ territorio, ma anche per lanciare veloci controffensive nella prospettiva della nuova difesa attiva, al riparo di torti o rientranze delle mura. nelle coperture di porte e postierle che gli architetti militari sperimentano diverse soluzioni, dalla pitt semplice ad architrave mo- nolitico (porta Maggiore di Alatri-Alésrium, porta di Parmenone a Thasos) a quella ad arco ad aggetto, con blocchi sempre pitt sporgenti che riducono progressivamente l’ampiezza dell’apertura (Arpino: fig, 17), fino all’arco che dalla meta del rv secolo a.C. ¢ ampiamente utilizzato per questo scopo: dalla 83 Uurbanistica: cittd e paesaggi figura 17 Arpino (Arpinum), porta ad aggetto (datazione incerta, tra eta arcaica ed ellenistica) Fonte: Adam (1988). FIGURA 18 Elea, porta Rosa (iv sec. a.C) Fonte: Cerchiai, Jannelli, Longo (2002). 84 2, Proteggere la citta pisura 19 Cosa, porta Nord Est (sec. a.C) a Fonte: foto dellautore, Figura 20 Falerii Novi, porta di Giove (seconda meta 1 sec. aC): La protome inserita nel fornice esterno ha finalita magico-religiose Fonte: foto dellautore, porta del Porto a Oiniddai a quelle di Palairos, Exaclea (Herdkleia) al Latmo, Assos fino alla porta Rosa di Elea (fig. 18). Le innovazioni maturate dall’architettura militare in ambito ellenistico Mura appaiono perfettamente recepite nelle fondazioni coloniali di Roma gid delle fondazioni dal mir secolo a.C., come risulta evidente a Paestum e a Cosa, fondate nel coloniali di Roma 273 a.C. Le mura di Cosa, seppure ancora realizzate in opera poligonale, 85 Fioritura delle mura urbane inetd augustea Mura augustee in tralia LCurbanistica: cit e paesaggi FIGURA 21 (Hispellum), mura presso porta San Ventura (fin Fonte: foto dellautore. presentano una regolare disposizione delle torri quadrangolari provviste di camere balistiche, disposte a proteggere ¢ rafforzare i punti deboli (cap. fig. 33), € porte a saracinesca, precedute da un cortile interno (fig. 19). A Paestum la porta della Sirena in questa fase presenta un cortile antistante, ricostruito solo successivamente come cortile interno con saracinesca. A Falerii Novi la cinta, realizzata dopo il 241 a.C. in opera quadrata isodo- ma, é scandita anch’essa da torri quadrangolari e presenta porte a una apertura ad arco, arricchite da elementi decorativi architettonici ¢ scultorei (fig. 20). La municipalizzazione seguita alla guerra sociale si accompagna alla diffusa realizzazione o al restauro di cinte murarie che, per quanto utili nei successivi scontri civili del 1 secolo a.C., rispondono anche a esigenze di riconoscimen- to dello stato giuridico raggiunto. Il fenomeno si completa in eta augustea, quando, nel quadro del vasto riassetto urbano ed edilizio, si assiste a una fio- ritura senza precedenti di mura urbane, non solo in Italia, ma anche in Gallia meridionale ¢ nelle province spagnole. A Spello la cinta degli ultimi decenni del 1 secolo a.C., in opera vittata (fig. 21), & arricchita da porte monumentali, tra cui in particolare la porta Venere, fiancheggiata da due torri poligonali. La porta si articola in uf 86 2, Proteggere la citta pa ae een mr Fonte, Cavalieri Manasse (1986). cortile che filtra il passaggio tra citth e campagna attraverso tre archi, di cui quello centrale pitt alto; i fornici sono sormontati da una galleria fine- strata 0 loggia, che costituisce I’esito di un motivo dell’architettura greca dirv secolo a.C. (porta di Zeus ed Era a Thasos) e che trova una compiuta realizzazione nella porta di Augusto a Fano, con la galleria, oggi perduta, ad arcate inquadrate da semicolonne corinzie. Questo tipo di impianto rappresenta l'evoluzione tardo repubblicana delle porte a cortile: si tratta di un doppio passaggio, con porte a pit fornici, attraverso un cavedio cen- trale cinto da mura. Le alte torri poligonali che fiancheggiano gli ingressi ¢l’articolazione architettonica delle facciate, mosse da gallerie finestrate, conferiscono alle porte urbiche un forte impatto monumentale. Lo stesso modello della porta Venere @ applicato soprattutto nell’ Italia settentrio- nale tra gli ultimi decenni della repubblica ¢ linizio del principato, come ad esempio nella porta Pretoria a Como, nelle porte Palatina e Decumana a Torino € in quella dei Leoni a Verona, che ne rappresenta la forma pitt elaborata (fig. 22). Se le mura di Torino, come quelle di Aosta, assolvono ancora a una funzione difensiva nei confronti delle popolazioni locali, in altri casi l’aspetto simbo- lico diventa preminente: a Rimini, la porta Romana, a doppio fornice con corte di guardia e controporta interna, realizzata nell’ambito delle ristructu- razioni seguite alle distruzioni silane, viene sostituita nel 27 a.C, dall’arco di Augusto, che ha carattere esclusivamente commemorativo ¢ onorifico, in quanto privo di sistemi di chiusura e quindi inutilizzabile dal punto di vista difensivo. Si tratta di un esempio precoce dell’assimilazione tra porta urbica arco trionfale fuori Roma, Archi di ingresso monumentale sono realizzati negli stessi anni, sempre lungo la via Flaminia, anche in centri privi di mura come Ocriculum e Cérsulae (Fig. 23). 87 ‘Mura urbane nelle Gallie Uurbanistica: citta e paesaggi FiguRA 23 Cérsulae, arco di fiancheggiato da due minori ‘Tra le mura urbane di eta augustea meglio note delle province occidentali sono quelle di Nimes, in opera vittata, con porte monumentali ¢ torti pianta circolare, semicircolare e quadrangolare, Nel punto pitt alto dell mura, la Tour Magne, di forma poligonale a tre piani rientranti, costitui sce un segnale simbolico della romanizzazione ¢ in particolare del sotto stante Augusteum. Fra torri quadrangolari con il lato esterno curvilineo la porta di Augusto reca l’iscrizione con cui il principe “dona” mura porte alla cited; del tipo a cavedio, presenta quattro fornici, di cui i cen: trali pitt alti. Molto simili negli elementi costitutivi, con una galleria al di sopra dei quattro fornici, sono anche le porte di Autun (Augustodunum), dotata, con Nimes e Vienne (Colonia Iulia Viennensis), di una delle cint pitt estese nella Gallia della prima et imperiale, A queste sono paragona- bili per lunghezza, ma ancora pit monumentali, le mura di Treviri n Gallia Belgica, dell’ ultimo ventennio del 11 secolo d.C. Sia la porta Nii a nord, che ripete lo schema a cavedio con facciata a doppia galleria € torri rettangolari con lato esterno semicircolare (ig. 24 ¢ cap. 1, fig. 404)» sia il pitt singolare ingresso est, attraverso la pdrodos dell’anfiteatro ins rito nel circuito murario (fig. 25 € cap. 1, fig. 405), rispondono ora a pit concrete esigenze di difesa. 88 2. Proteggere la citta fauna 24 Treviri (Augusta Treverorum), porta Nigra (ine 4 sec. LC), facciata esterna: torr che fiancheggiano ingresso igra (fine 1 sec. d.C), facciata esterna: Diffusione delle mura urbane in Africa in eta imperiale Uurbanistica: citta e paesaggi Figura 25 Treviri (Augusta Treverorum), plastico del’ingresso est alla cittd attra anfiteatro (Treviri, Rheinisches Landesmuseum) ae Fonte: foto delfautore. FicuRA 26 Voldbilis, porta di Tangeri (seconda meta 1 sec. d.C.) 2. Proteggere la citta figura 27 Roma, tratto delle Mura aureliane (seconda meta i sec. d.C.) conilrialzamento i Onorio (inizi v sec. 4.C.) lungo viale Metronio, presso porta Latina Fonte; Fields (2008). ti coerente con ’edificazione di un ricco quartiere residenziale (fig. 26). Porte a cortile esterno semicircolare a Tipasa e Répidum, come gia quelle di Cherchel (Jol-Caesarea), si inseriscono nella tradizione ellenistica del tipo a tenaglia, Tra la seconda meta del 111 ¢ gli inizi del rv secolo d.C., quando a causa delle incursioni delle popolazioni germaniche la tenuta delle linee fortificate del confine settentrionale diventa pitt difficoltosa, le fortificazioni di Milano (Mediolanum), Verona e Aquileia costituiscono i capisaldi della difesa della Penisola: a Verona é riattivata la cinta cesariana, mentre a Milano le mura tardorepubblicane sono rescaurate ¢ ampliate, fino a inglobare il circos anche ad Aquileia il circuito del 11 secolo a.C. ampliato con un muro spesso quasi 3m, inglobando circo e anfiteatro (cap. fig. 3472). In Oriente, nell'avanzato mi secolo d.C. Nicea (Nékaia) presenta applicate per la prima volta a una cinta urbana forme difensive, come le torri a U, ¢ tecniche costruttive carat- tetistiche delle fortificazioni di frontiera, che serviranno da modello per le fature capitali imperiali, da Nicomedia (Nicomédeia) a Costantinopoli. A questo periodo risale anche la costruzione delle mura di Roma, iniziate nel 271 d.C. a opera di Aureliano e terminate nel 279 da Probo, la pitt lunga cinta del mondo antico, quasi 19 km. Le mura si sviluppano prevalentemente lungo le dorsali dei colli; i varchi, quattordici porte ¢ numerose postierle, vengono a trovarsi nelle depressioni fra un’aleura € Valera, in corrispondenza elle arterie viarie principali. La struttura, con paramenti esterni in mattoni di teimpiego accuratamente selezionati, ¢ alta circa 6 m e spessa 3,50 med é 1 Difesa delle cittd in epoca tardoantica Roma si difende: le Mura aureliane Mura di Costantinopoli Lurbanistica: citta e paesaggi Ficuna 28 Costantinopoli,sezione delle mura di Teodosio n (prima meta v secolo a Fonte: Crow (2007). dotata ogni 100 piedi (29,60 m) di una torre a pianta quadrata, con came superiore per le baliste (fig. 27); sulla sommitd del muro corre il ca semplice, sono inquadrate da torri semicircolari, ripetendo il modello diffu in etd augustea; quelle pit modeste sono inserite in un tratto di mura co preso tra due torri quadrate, Lungo il suo percorso vengono inglobati edifi pubblici e privati monumentali (tra cui l’anfiteatro Castrense e la piramide Caio Cestio), mentre il mausoleo di Adriano, castello avanzato sulla riva. stra del Tevere, diventa roccaforte di difesa per il pons Aelius. La cinta sub nel tempo numerosi interventi volti a rinforzarla; il pitt importante é quel realizzato da Onorio all’inizio del v secolo d.C., quando é raddoppiata I tezza del muro, il precedente cammino di ronda é sostituito da una galle coperta, i due ingressi di alcune porte sono ridotti a uno solo, le torri rialz erinforzate. La precarieta dovuta alla crescente pressione barbarica e alle lorte inte determina in questo periodo un generale intensificarsi degli interventi fensivi, a partire dalla nuova capitale dell’impero d’Occidente, Rav dotata di mura agli inizi del v secolo d.C. Anche Cartagine, fino ad priva di difese, nel 425 d.C., poco prima della conquista vandala, ¢ m da Teodosio 11 di una cinta di difesa con torri, affiancata in alcuni tratti d un fossato, Nello stesso periodo Teodosio 11 realizza a Costantinopoli un complesso stema di fortificazione, unico nel mondo antico, che separa la citta dall'en troterra, estendendosi per 6,5 km dal Mar di Marmara al Corno d’Oro ech sembra recepire le esperienze tecniche delle zone di frontiera. A un g muro fiancheggiato da torti rettangolari o ottagonali si addossa un terrapis no esterno raggiungibile da postierle aperte sui fianchi delle torri. Un seco! 92 2. Proteggere la cittd FIGURA 29 Verona, pianta della citta e fortificazioni attribuite all’eta di Teodorico (fine v-inizi vi sec. d.C) Fonte: Brogiolo, Gelichi (1998). do muro (protéichisma) ¢ prowvisto di piattaforme di tiro su due piani, impo- stati su arcate cieche, ed é fiancheggiato da torri a U alternate a quelle della cortina interna. Un piti basso terrapieno separa infine il proséichisma da un ampio fossato a sezione quadrata, delimitato sul lato interno da un parapetto. Nell’ insieme il sistema difensivo ¢ ampio 60 m esi eleva per 25 m dalla super- ficie del suolo esterno (fig. 28). Le mura di Costantinopoli sembrano fornire un modello anche per altre —_Ultime difese: forme fortificazioni: in Italia, ad esempio, nell’ambito del sistema di difesa del-_e materiali Ja pianura padana attuato da Teodorico tra la fine del v ¢ l’inizio del vi secolo d.C., Brescia e Verona appaiono infatti protette da un antemurale. Verona, in particolare, ¢ dotata di nuove mura, alte quasi 14 m ¢ costruite a breve distanza dalla cinta precedente; il circuito ingloba l’anfiteatro ¢ si estende oltre I’Adige a comprendere parte della collina su cui sorge il teatro (ig. 29). In modo analogo, ad Aquileia la cinta del v secolo d.C. riproduce da vicino il percorso della precedente cortina che nel 1v secolo aveva am- pliato il circuito repubblicano. Dopo la meta del v secolo l’area fortificata 93 “—— Uurbanistica: citta e paesaggi figura 30 Susa (Segusium), porta Savoia nelle mura tardoantiche(iniziw sec dc) > Fonte: foto dell'autore. si riduce a meno della meta con la costruzione di una possente cortina @ linea spezzata (cap. 1, fig. 344). La tendenza a derivare le soluzioni di dife- sa delle cinte urbane dalle fortificazioni di confine nelle cite’ dell’impero d’Oriente prosegue a Salonicco (Thessalonike) con I’inserimento lungo la cortina di speroni a forma triangolare, adatti a sopportare i colpi dell’ar- tiglieria. Speroni triangolari e torri pentagonali caratterizzano le cortine murarie di numerose citta tra la fine del v e il vi secolo d.C., da Amortum a Sofia (Sérdica) e Durazzo (Dyrrhachium), fino alle Lunghe mura che 94 2. Proteggere la citta ‘Anastasio fa costruire nell’entroterra di Costantinopoli, come difesa sup- Jementare della citta. Nel lungo arco di tempo che va dalla fine del 111 al vr secolo d.C. i centri urbani rispondono dunque al pericolo delle incursioni barbariche con dif- ferenti modalita difensive, anche in base alla loro funzione all’ interno delle riorganizzazioni politiche, militari e amministrative. Molte citta riattivano e rinforzano le mura gia esistenti, talvolta semplicemente addossando una nuova cortina alla precedente, come in mole citta dell’ Italia settentrio- nale (Mantova-Mantua, Iv sec,; Trento-Tridentum, Cividale-Forum Iulii, y sec,), ma anche della Spagna (Barcellona e Mérida-Augusta Emerita, V sec.) ¢ della Gallia (Marsiglia, v sec. Arles, inizi vr sec.). Altre si dotano di nuovi circuiti che spesso restringono I’area su cui concentrare lo sfor- zo difensivo, come in numerosi centri della Gallia (Bordeaux-Burdigala, fine 11 sec.; Tours-Caesarodunum, 1v sec.; Périgueux-Vesunna, IV secs Clermont-Augustonemetum, v sec.), della Spagna (Lugo-Lucus Augusti, fi- ne 11-prima meta rv sec.), dell’ Italia (Susa-Segusinm, inizi 1v sec.: fig. 303 Bologna-Bononia, v-vi1 sec.; Ancona, prima meta del v1 sec.) ¢ dell’Africa bizantina (Tebessa-Theveste, v1 sec.). Ai sistemi difensivi che impiegano doppie cinte, fossati, terrapieni e torri, si aggiungono castelli interni o ad- dossati alle mura, spesso ottenuti fortificando edifici preesistenti, come il mausoleo di Adriano a Roma, incluso nella cinta da Onorio, o gli anfiteatri a Périgueux, Ancona, Verona, Rimini o Roselle (Rusellae). L’utilizzo di materiale di spoliazione costituisce ormai il tratto distintivo di tutte queste tarde strutture difensive. In alcuni casi, perdendo la sua connotazione, la citta intera si riduce al solo elemento di difesa, il castrum: il processo aveva gia avuto inizio nel rv secolo, ad esempio a Xanten dove erano sopravvis sute solo le insulae centrali, o ad Augst (Augusta Raurica), dove, dopo la riduzione del centro gid nel 111 secolo, il castrum Rauracense si era spostato presso il Reno agli inizi del rv secolo. Il fenomeno ¢ ben documentato nell’Italia bizantina, come ad esempio a Oderzo (Opitergium), trasformata in castello a difesa della fascia costiera veneta e a contenimento del du- cato longobardo, o nelle citta abruzzesi, come Penne (Pinna Vestinorum) e Teramo (Interamnia Praetuttiorum): quest'ultima si riduce al castrum Aprutiense, che racchiude il centro episcopale e civile, ingloba teatro ¢ an- fiteatro, abbandonando agli orti il resto della cite’ antica. 2. Isistemi difensi el territor Forme di organizzazione ¢ difesa del territorio sono gia presenti nelle so- ciet& preurbane, come ad esempio i nuraghi che caratterizzano la Sardegna tra la meta del 11 ¢ la meta del 1 millennio a.C. Espressione delle comuni- 1h organizzate per piccoli nuclei territoriali, dominate da un’aristocrazia guertiera e basate su un’economia agropastorale, queste strutture abitative 95 Difesa del territorio nelle civilta preurbane: j nuraghi Controllo del territorio nelle civilta urbane: Sicilia greca ecartaginese Lurbanistica:citta e paesaggi Figura 31 Monte Adranone, pianta dell’ insediamento fondatoda Selinunte ne, vu e ricostruito da Cartagine nel iv sec. a.C. See Fonte: Fiorentini (2005), di carattere difensivo sono costituite da una torre troncoconica al cui in. terno si sviluppano una o pitt camere circolari su pitt piani, con copert a falsa cupola, ovvero con pareti progressivamente aggettanti. I nura presenti sia sulla fascia costiera sia all’interno dell’ isola, si presentano si isolati sia come parte di sistemi difensivi pit articolati, con torri secon: darie, cortili, bastioni ¢ villaggi di capanne in pietra, come nei nuraghi Palmavera, Santu Antine, Is Paras ¢ Barumini, Quest’ultimo @ il caposald di un sistema strategico composto da altri nuraghi disposti lungo le p dici dell’altopiano della Giara di Gesturi, a controllo di un’area ricca risorse naturali, Con lo sviluppo delle civilta urbane, le mura che cingono la citta appaion spesso integrate in un pid vasto dispositivo di difesa, che si estende al terti torio con lo scopo di controllarlo militarmente, ma anche di affermare determinato sistema politico-amministrativo. Nell’ Occidente greco la necessita di fronteggiare le popolazioni locali e scontri tra colonic hanno spinto a sviluppare sistemi di difesa del territori gid dal vir secolo a.C., come i punti di appoggio fortificati dell’entro della colonia di Gela o come la roccaforte Kasménai, edificata nel VI Se ‘ lo aC. da Siracusa sul confine occidentale del suo territorio. Al VI 96 2. Proteggere la ci figura 32 Néa Halos, pianta dell’insediamento (fine 1v-prima meta 1 sec. a.C.) | | | | | Fonte: Hellmann (2010). a.C. risale anche l’impianto fortificato di Monte Adranone realizzato da Selinunte. Il centro, posto in posizione naturalmente difesa a 1.000 m di al- titudine, controlla un territorio che sara perennemente conteso, prima tra Selinunte e Agrigento, poi tra sicclioti ¢ cartaginesi e infine tra questi ultimi ¢ romani, Subito dopo la fondazione, l’abitato & protetto da un’imponente cinta muraria che, dopo la conquista cartaginese della fine del v secolo a.C. viene progressivamente irrobustita da bastioni, contrafforti ¢ un propugna- colo presso I’ingresso meridionale, mentre un ulteriore circuito murario pith interno viene edificato a difesa dell’acropoli (fig. 31). Monte Adranone, in- sieme alle roccaforti di Monte Kronio, Monte Platanella, Monte Sara, San Benedetto e Rocca Nadore, viene a far parte di una serie di punti fortificati con cui Cartagine attua il controllo dei suoi possedimenti nella parte occi- dentale della Sicilia. Nel continente greco, difese del territorio compaiono a partire dalla seconda meta del v secolo a.C., quando Atene installa una serie di postazioni lungo i confini dell’Atticas solo dopo la guerra del Peloponneso, in Attica, come nelle chérai di altre citta, si articolano sistemi pitt strutturati che possono prevedere fortezze stabilmente abitate, fortini o posti di guardia occupati da militari, rorri isolate. Appartiene al primo tipo Ramnunte (Rhamniis), strategicamente collocata a controllo del canale di Euripo; il villaggio, do- tato di un’acropoli fortificata ¢ di una postazione militare (phrotirion) gia nel y secolo a,C., é cinto all’inizio del rv da una grande linea di mura con torti quadrate, Se Pabitato di Ramnunte appare modesto e disorganico, una certa regolarita caratterizza invece il centro fortificato di Sunio. Tessaglia ¢ Macedonia offrono esempi elaborati di citta-fortezza: all’inizio dell’eta ellenistica, Néa Hélos, che con una serie di altri siti fortificati consente a Farsalo (Phérsalos) di controllare l’Acaia Ftiotide, presenta un sistema di 7 Fortezze, fortini posti di guardia e torr isolate in area greca Rete di insediamenti militari nei territori delle citta etrusche Curbanistica: cittd e paesaggi assi viari ortogonali ed é circondata da mura con torri sui quattro lati retti nei, mentre due lunghi tratti di mura raggiungono la sommita dell’actopo formando una punta triangolare (Aig. 32). L'impianto ortogonale c: rizza anche numerose postazioni avanzate in territorio nemico alla pe del mondo greco, come Olbia (Olbéa) di Provenza, fondata da Marsigh intorno al 340 a.C. I fortini occupati esclusivamente da guarnigioni militari si collocano pref ribilmente su speroni o strapiombi a sentinella di punti vulnerabili, sopra tutto nelle zone di frontiera, come quelli che nel 1v secolo a.C. control confini tra Attica e Beozia (Eleuthérai, Siphai, Phylé, Panakton). Nello st vazione, il Dema. Piccole fortezze sono numerose anche in Asia Minore, ve talvolta sono difficilmente distinguibili dalle residenze rurali fortifica frequenti in Licia, Lidia e Caria. Letorri a pianta quadrata o circolare appaiono talvolta costruite a presidio: posizioni scrategiche o lungo le strade. A Efeso, ad esempio, le corti, realizzat con la stessa tecnica impiegata nelle mura urbane, sono costruite a control lo delle strade di accesso ¢ appaiono sicuramente legate al sistema difensi della citta. Se dunque le torri fanno parte di pit ampi sistemi difensivic s legate visivamente tra loro per la trasmissione di segnali luminosi, altre possono essere connesse allo sfruttamento rurale come parte di aziende vistamento necessario soprattutto nelle arce soggette alla pirateria, come Cicladi, dove sono particolarmente numerose. Nelle arce etrusche, a seguito di estese colonizzazioni interne tra IV ¢ IIIs colo a.C,, intorno alle metropoli sorge una rete di oppida e castella, insedia menti dalle dimensioni estremamente limitate ¢ di carattere spiccatam militare, in cui si pud osservare l'adozione di soluzioni di una certa co di Vulci la piccola fortezza di Rofalco presenta invece sul lato pid esp una poderosa cinta muraria, su cui si succedono a intervalli irregolari torri quadrangolars l’unico accesso é protetto da un bastione triangola sormontato da una sorta di piccola torre di avvistamento. Attorno alla me! del v secolo a.C. Populonia impianca lungo la costa ¢ all’Elba un sistema d fortezze d’altura, strettamente connesse alla volonta di creare un dispositi 98 2. Proteggere la citta FIGURA 33. Chesters (Cilurnum), pianta del forte sul vallo di Adriano (prima meta 1! sec, d.C.) Fonte: Napoli (1997). di controllo dei bacini di approvvigionamento costieri ¢ insulari, che offro- no risorse alimentari, idriche e mineratie, All’Elba due tra le fortezze me- glio note, Monte Castello di Procchio e Castiglione di San Martino, poste in posizione strategica su colline interne a controllo delle baie costiere, pre- sentano pianta rettangolare delimitata da mura a secco che ampliano il pia- noro artificiale, Le tracce di una violenta distruzione nel corso del 111 seco- lo a.C. segnalano la presa dellisola da parte dei romani, che ricostruiscono subito Castiglione di San Martino per riutilizzarne la posizione a controllo della rada di Portoferraio. Con la progressiva conquista del!’Iealia nel corso dell’etd repubblicana, Ro- ma presidia i territori acquisitie le aree alleate con la fondazione di colonie di diritro romano ¢ latino. In particolare, Je colonie di diritto romano sino alla fine della Seconda guerra punica sono fondate come punti permanenti di difesa lungo le coste,e percid dette maritimae, di cui l’esempio pit antico 99 Roma e il sistema delle colonie Castrae castella Fortificazioni lineari tungo i confini Lurbanistica: ctta e paesaggi & Ostia, del 1v secolo a.C. (cap. 1, fig. 28). Esemplare appare il “vallo” cost tirrenico alle cui estremit’ si pongono le colonie latine di Pzestum ¢ Can punteggiato di colonie maritimac, da Sinuessa a Castrum Novum, e dispieg to in funzione anticartaginese nel corso del 111 secolo a.C, L'estendersi del dominio romano amplifica, insieme ai territori, i sistemid loro difesa, dalla progressiva distribuzione degli accampamenti militar province fino alla strutturazione dei complessi dispositivi di frontiera dell imperiale. I forti legionari, i castra, presentano pianta rettangolare con ang arrotondati e sono protetti da fossati e da un circuito difensivo scandito, torri, All’interno, all’incrocio delle due strade principali ortogonali, di una fortemente decentrata (via principalis), si trovano il quartier gener (principia) ¢ la residenza del comandante (praetorium). Le aree delimita avviene a Mainz, Strasburgo (Argentoratum), Vienna (Vindobona), Petro (Carnuntum) ¢ Budapest (Aquincum). Roma non ha fatto uso sistematico di fortificazioni lineari lungo i co! dell’ impero: talvolta spazi immensi sono demarcati da confini naturali, le catene montuose del Cauicaso e del Tauro in Oriente, o il corso di gr di fortificazione veri e propri e quelli che rappresentano limiti privi di spicata fanzione militare, ma piuttosto di controllo politico ed econo: segnando il limite giuridico dei possessi romani, Nel primo tipo rient merosi ostacoli, tutti di dimensioni eccezionali, come i valli di Adriano tonino Pio, che attraversano la Britannia da costa a costa. II vallo di Adria esteso da New Castle on Tyne (Pons Aelius) all’estuatio del Solway, si com pone di un muro, realizzato per 45 miglia romane in pietra e per le res 31-con blocchi di torba per un’altezza che raggiunge i 5-6 m, con la merlat che protegge un probabile camminamento (fig. 34). Scandiscono la struttura 16 forti, circondati da almeno un fossato ¢ da un’alta cortina con tori, men- trea distanza di un miglio si distribuiscono i fortini che proteggono le port alternati a due torri di guardia, Un fossato bordato di aggere fancheggia lato nord del muro, mentre a sud un'ampia fascia a esclusivo uso militare delimitata da un fossato a fondo piatto affiancato da due scarpate di terrae interrotto dalle strade di accesso ai forti, Lo spostamento del dimes pitt a nord 100 2. Proteggere la citta Figura 34 Il vallo di Adriano presso il forte di Housesteads (Vercovicium; prima meta 11 sec. d.C.) Fonte: foto dellautore. FIGURA 35 _ILvallo di Antonino Pio a Watling Lodge: tratto del fossato (meta 1! sec. d.C.) Fonte: Crow (2012). 101 Lurbanistica: citta e paesaggi Figura 36 I Tractus Italiae circa Alpes nella Notitia Dignitatum Fonte: Napoli (1997). circa 37 miglia romane, tra l’estuario del Forth ¢ quello del Clyde. I mt fiancheggiato a nord da un fossato e da un aggere, ¢ composto da blocchi torba su una base di pietra (fig. 35); alto oltre 3 m, & coronato da un cammii di ronda in legno e incorpora piattaforme di torba utilizzate per I'accensio di faochi segnaletici. Fortini in corrispondenza delle porte e forti per le ru pe, circondati da fossati e dotati di torri in legno, si distribuiscono lungo linea sud del muro, collegati da una via militate. Tra quelle che combinano pitt sistemi difensivi rientra anche la grande ope! in terra della Mesia Inferiore, che tra il 11 e il 11 secolo d.C. taglia la De broudja dalla riva destra del Danubio al Mar Nero. Il suo fossato estern¢ largo 13 m dissimula, dietro un aggere di terra alto 4 m, un fossato intern largo 9 ¢ profondo 4,5 m; circa ogni chilometro l’aggere é integrato da forti quadrangolari, a loro volta cinti da una scarpata e da un fossato, e da fortis rettangolari disposti in modo irregolare in prossimita di passaggi nacurali. Nelle opere lineari che costituiscono barriere senza grande valore difensivo, forti sono dissociati dal corpo dell’opera, costituita da ostacoli semplici (p lizzate, opere in terra, muri, aggeri senza fossato), difficilmente in grado resistere a un conflitto armato, Rientrano in questo secondo ¢ assai pit pio gruppo le opere sui confini germano-retico, transalutano in Dacia, al 102 2. Proteggere la citté 1a dell’ Alutus, affluence del Danubio, quelle di Seghia Bent el Krass sul limes della Numidia e il muro di Djebel Cembé su quello della Mesopotamia. Il i- mes germano-retico, dal Reno a nord di Mainz al Danubio presso Ratisbona (Castra Regina), & costituito in eta domizianea da una semplice strada asso- ciata a torri di legno ¢ fortini di terra ¢ legname, connessi con percorsi che at- traversano la linea di confine. In eta adrianea la linea di frontiera, dove non & segnata dal corso di un fiume, viene marcata con una palizzata, Antonino Pio avanza in alcuni tratti la linea di confine di qualche decina di miglia ¢ sosti- tuisce con torri di pietra molte delle precedenti torri di legno, mentre Marco Aurelio completa la palizzata sul confine retico, Nel corso del secolo succes- sivo nel tratto germanico la palizzata é integrata da un bastione in terra con fossato, mentre in quello retico & affiancata o sostituita da un muro in pietra di modeste dimensioni e privo del cammino di ronda. Lo scarso valore stra- tegico caratterizza anche il muro di Djebel Cembé sul dimes mesopotamico, connesso forse con la riorganizzazione frontaliera dioclezianea, 0 il fossato della Seghia sul dimes della Numidia, realizzato prima della fine del 111 secolo .C., che, largo solo 2-3 m, @ il pitt stretto che si conosca. Sul limes africano le opere lineari fanno sistema con forti, fortini o torri collocati lungo le piste a sorveglianza dei passaggi obbligati e dei punti d’acqua, regolando la circola- zione delle pactuglie, gli scambi commerciali o i movimenti di transumanza. Tra le ultime opere lineari romane, le mura delle Alpi Giulie, installate verso la fine del rv secolo d.C. ai confini dell’Italia, non marcano un confine poli- tico, ma appaiono come un compromesso tra le barriere difensive ele barriere di controllo (fig. 36). Pur trovandosi in posizione fortemente strategica, a sbarramento di tutti gli accessi naturali, e dotate di un camminamento di ronda, non sono in realta difese da un numero di forti adeguato a proteggere Ja Penisola dalle invasioni ormai in atto. Riferimenti bibliografici Per le fortificazioni ¢ Ia poliorcetica greche: WINTER (1971); GARLAN (1974): LAWRENCE (1979); LERICHE, TREZINY (1986); VAN DE MAELE, FOSSEY (1992); HELLMANN (2010). In particolare per I’eth arcaica: FREDERIKSEN (2011). Per l’eta llenistica: MCNICOLL, MILNER (1997); www.greckarchaeology.org, Per le mura di ‘Atene: CONWELL (2008); THEOCHARAKI (2011). Per la Cirenaica: GARLAN (1985). Notizie anche negli studi pits ampi sull’urbanistica ¢ l’architercura greche: GRECO, TORELLI (1983); GRECO (1999a). Per I’er& arcaica ¢ classica: LIPPOLIS, LIVADIOTTI, ROCCO (2007). Per le colonie greche d’ Occidente: PUGLIESE CARRATELLI (1996); MUGGTA (1997); CERCHTAT, JANNELLI, LONGO (2002); MINA (2005); MERTENS (2006); TREZINY (2011); GRAS, TREZINY (2012). Informazioni aggiornate sulle for- tificazioni fenicie e puniche: BONDI et al. (2009); HELAS, MARZOLI (2009). Gli atti del xxv Convegno di studi etruschi e italici del 2005 (La cittd murata in Etruria, 2008) offrono un quadro delle pitt recenti acquisizioni sulle fortificazioni urbane 103 Ultime fortificazioni lineari Lurbanistica:cittd e paesagg! in Exrura, in particolare per i centr di Veio, Tarquinia, Vale, Roselle, Popilon Volterra, Per una sitesi: BARTOLONt (2012), Sulle singole cit: FONTAINE (iy i Per Perugia: RONCALLI (1990). Per Veio: FONTAINE (1993). Per Tarquinias ie TAINE (1994), Per Voltera: PASQUINUCCI, MENCHELLI (2001). Pet Populonis, BENVENUTY (2006). Per Valet MORETTI SGUBINI (2006), Per Arezz0: Consus, (2000). Per le mura poligonali dei centri erruschi laziali: ATTENN1, BALDASSARRs (2012). Riferimenti alle mura per I’et romana, in Italia e nelle province: SOMMELLA (1988); GROS (2001); GROS, TORELLI (2010), Per un esempio di tappresentazione di cited cinta da mura: La ROCA (2000). Studi specific per singoli centri ury. 1, QUILICT GIGLI (2001); in particolare per Paestum, CIPRIANI, PONTRANDOLFO (2010). Per la Transpadana: BONETTO (1998). Per la Venetia et Histria: ROSAD, (1990b). Perl’ Umbria: QuiLicr, QUILICT GIGLI (2002). Peril Latium Vetus: uur. 1 (1994b). Per Nimes: VARENE (1992). Per Treviri: Trier (2009). Perla Maureta REBUFFAT (1974). Per I’Africa Proconsolare: BULLO (2002). In particolate, per Ro- ma: oltre agli studi storici di RICHMOND (1930) € SAEFLUND (1932); CARANDINI, CARAFA (2000); CARANDINI (2006); CIFANI (2008). Per le cinte urbane tardoan- tiche: JOHNSON (1983). Sintesi con uno specifico riferimento all'ambito italiano: BROGIOLO, GELICHI (1998); da ultimo, in una prospettiva pit ampia, BROGIOLO (2011), Per trattazioni specifiche riguardanti le fortificazioni tardoantiche della Gal- lia: MAURIN (1992); HEIJMANS (2006); LOSEBY (2006). Della Spagna: BELTRAN DE HEREDIA BERCERO (2002); FERNANDEZ-OCHOA, MORILLO (2005), Per IIta- lia: DEMEGLIO (1992, 2002); ZANINI (1998); CHRISTIE (2001). Per l’area orienta- le: Row (2001). Per Verona: CAVALIERI MANASSE, HUDSON (1999). Per Milano: CERESA MORI (1993). Per Aquileia: BONETTO (2004). Per Roma: COzzA (1987); MANCINI (2002). Per Costantinopoli: CROW (2007). Per Périgueux: GIRARDY- Cantar (1996). Per Xapten: SCHADLER (2004). Per Kaiseraugst: SCHWARZ (2004), Per il riuso a scopo difensivo di edifici per spettacolo: LIVERANT (2010). Sulle fortificazioni della civiltd nuragica: CONTU (2006). Per il sistema di difesa dell’Attica: OBER (1985). In particolare, per il Dema Wall: MUNN (1993). Per Ram- nunte: PETRAKOS (1999). Per Nea Halos: REINDERS, PRUMMEL (2003); REINDERS (2006), Per l’Asia Minore: DEBORD, DESCAT (1994). Per Monte Adranone: F10- RENTINI (2005), Per la roccaforte di Kasmenai: MERTENS (2006). Per le difese del territorio in Etruria: PULCINELLI (2010); BARTOLONI (2012); CAMBI (2012). Pet le fortificazioni lungo i confini dell’impero romano: NAPOLI (1997); KLEE (2006); RUDILOSSO (2009), In particolare sul limes afticano: TROUSSET (2004). Su quelli britannici: BREEZE (2006, 2007). Per esempi di forti sul vallo di Adriano: CROW (2004); BIRLEY (2009). 104

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