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Research Report n.

022 | 21

LA COOPERAZIONE IN TRENTINO: STRUTTURA,


RUOLO E DINAMICHE DURANTE LA PANDEMIA

Coordinatori scientifici:
Chiara Carini, Eddi Fontanari

Ricercatori:
Ivana Catturani
Pieralberto Treccani
Stefania Turri
Margherita Vitali

Progetto realizzato nell’ambito dell’Accordo di


Programma tra Euricse e la Provincia Autonoma di
Trento.
LA COOPERAZIONE IN TRENTINO:
STRUTTURA, RUOLO E DINAMICHE DURANTE LA PANDEMIA
C. Carini, E. Fontanari

Sommario

Premessa 3

Introduzione 5

Parte 1. Dimensioni, caratteristiche e situazione congiunturale delle cooperative e


mutue trentine

La cooperazione trentina durante la crisi sanitaria: un’analisi delle dimensioni


economiche e finanziarie 11
Il lavoro nelle cooperative trentine: dimensioni e dinamiche nei mesi della pandemia 24
Innovazione e processi di crescita nelle cooperative trentine 32

Parte 2. Recenti trend settoriali

Dinamiche evolutive della cooperazione agricola durante la pandemia: un appronfodimento dei


sottosettori produttivi 43
I lavoratori delle cooperative sociali e di lavoro: caratteristiche, soddisfazione e conseguenze del
Covid-19 sul lavorare in cooperativa 51
Le famiglie cooperative: presenza sul territorio e risultati durante la pandemia 60
Il credito cooperativo: la vicinanza al tempo del distanzionamento 66

Conclusioni 75

Bibliografia 79

Ringraziamenti
Si ringraziano il professor Carlo Borzaga per i suggerimenti e i consigli sia in fase di realizzazione delle indagini che
nella revisione del rapporto e Gianluca Salvatori per il suo contributo alla stesura delle Conclusioni. Si ringraziano
inoltre la Federazione Trentina della Cooperazione per il prezioso aiuto nel reperimento dei dati, e tutte le
cooperative e i lavoratori che hanno aderito alle indagini condotte da Euricse. Editing curato da Federica Silvestri.

Si prega di citare questo Rapporto come:


Euricse (2021). La cooperazione in Trentino: struttura, ruolo e dinamiche durante la pandemia, Euricse Research
Reports, n. 22|2021. Autori: Chiara Carini, Eddi Fontanari. Trento: Euricse.


Senior Researcher, Euricse.

PhD, Experienced Researcher, Euricse.

1
2
PREMESSA

Questo secondo rapporto sulla cooperazione trentina ha per Euricse diversi significati.
Innanzitutto vuole essere un segno di attenzione verso i fondatori e i sostenitori dell’Istituto. È vero
che la missione che essi ci hanno affidato era di operare su scala prevalentemente europea e
internazionale, ma ciò non toglie che Euricse debba mettere le proprie capacità di ricerca anche al servizio
della comunità di cui è parte. Siamo quindi convinti che l’avere raggiunto l’obiettivo della dimensione
internazionale non ci esima dal continuare a seguire anche la situazione provinciale.
A seguire c’è ovviamente l’obiettivo non solo di aggiornare periodicamente il valore economico,
occupazionale e sociale della cooperazione nell’ambito della provincia trentina, ma anche quello di
individuarne le specificità rispetto al contesto nazionale e di sottoporre a verifica i punti di forza e di
debolezza ad essa attribuiti. Nella convinzione che cooperatori più informati riescano ad apprezzare
maggiormente le loro imprese e a gestirle al meglio, e che le autorità di politica economica possano
individuare le politiche di sostegno più idonee.
Infine, studiare la cooperazione trentina può aiutare a comprendere meglio il valore e le potenzialità
non tanto e non solo delle singole cooperative, ma anche delle forme e delle esperienze di collaborazione
tra di esse. Studiare la cooperazione trentina significa infatti studiare una realtà che unisce due
caratteristiche che raramente si trovano accomunate: una forte presenza di cooperative non in uno solo,
ma in un ampio numero di settori (praticamente tutti tranne la manifattura). Si tratta cioè di studiare
come funziona o potrebbe funzionare un “distretto cooperativo”, utilizzando i risultati per dare senso
compiuto e concretezza al principio della collaborazione tra cooperative.
Dopo la crisi finanziaria del 2009-11 e la crisi causata da una pandemia che sembra destinata a durare
ancora a lungo molti sono ormai convinti che occorra individuare e costruire un diverso modello
economico. Come ci ha ricordato di recente la Commissione Europea approvando il Piano di Azione per
l’economia sociale questo nuovo modello non potrà non contare su una maggior presenza di cooperative
a tutti i livelli, e dovrà ridisegnare i rapporti tra di esse e gli altri attori. Siamo convinti che anche un
rapporto su una realtà relativamente piccola come il Trentino può offrire spunti interessanti per
individuare la strada da seguire.

Carlo Borzaga
Presidente di Euricse

3
4
INTRODUZIONE
Chiara Carini, Eddi Fontanari

Nel 2020, la pandemia Covid-19 ha colpito duramente le persone e le imprese italiane. Secondo i dati
Istat, dopo il lockdown primaverile, oltre il 70 per cento delle imprese italiane ha registrato una riduzione
del fatturato rispetto allo stesso periodo del 2019 e per nove imprese su dieci la pandemia avrà effetti di
medio-lungo periodo sul sistema produttivo (Istat, 2020b).
Anche i dati provinciali evidenziano difficolta diffuse sul territorio trentino, sia a livello sociale che
economico.
I dati sulla popolazione evidenziano in primis un decremento, in cui il saldo migratorio non è riuscito a
compensare il saldo naturale (Ispat, 2021). Inoltre, la situazione pandemica ha costretto le autorità ad
imporre misure di distanziamento sociale e fasi di lockdown. L’isolamento ha impattato soprattutto sulle
categorie più fragili, quali anziani e adolescenti, per cui le relazioni e la socialità sono un elemento
fondamentale.
I dati provinciali delineano inoltre un quadro di difficoltà economica, con una perdita del PIL a livello
provinciale più elevata rispetto al resto del Paese (-9,8 per cento per il Trentino contro un -8,7 per cento
per l’Italia) (Provincia Autonoma di Trento, 2021).
Tra i settori più colpiti vi è quello legato alle attività turistiche, che nel periodo gennaio-settembre 2020
hanno visto una contrazione delle presenze turistiche negli esercizi alberghieri ed extralberghieri di circa
il 31 per cento (Ispat, 2021b). Il commercio all’ingrosso ed i servizi alle imprese hanno, invece, fatto
registrare un calo più contenuto e inferiore al 10 per cento. Anche il settore delle costruzioni sembra aver
risentito poco della crisi sanitaria, grazie anche alle misure di sostegno varate dal governo, come – ad
esempio – il bonus 110 per cento.

Il rapporto sulla cooperazione trentina

In questo contesto, il nuovo rapporto Euricse sulla cooperazione trentina intende approfondire
l’effetto del Covid-19 sulle cooperative provinciali e la reazione delle stesse alle difficoltà manifestatesi
nel corso del 2020.
Il rapporto si articola in due parti.
Nella prima sezione, partendo dai risultati del precedente rapporto sulla cooperazione trentina che
aveva evidenziato il ruolo chiave delle cooperative nell’economia provinciale, vengono analizzate le
dimensioni del settore cooperativo trentino al 2020 e, al tempo stesso, viene fornito un quadro di lettura
di tali dimensioni anche alla luce della pandemia e delle difficoltà economiche che ne sono scaturite per
le imprese.
La seconda parte, invece, presenta quattro approfondimenti sui principali settori della cooperazione
trentina: produzione e lavoro e sociali, agricolo, consumo e credito.


Senior Researcher, Euricse.

PhD, Experienced Researcher, Euricse.

5
Le fonti dati

Al fine di offrire un quadro il più possibile completo e aggiornato, il rapporto integra dati di fonte
statistica e amministrativa con dati raccolti mediante indagini campionarie curate da Euricse nel corso del
2021.
Fonti principali per l’analisi della performance economica e dei livelli occupazionali sono,
rispettivamente, la banca dati Aida-Bureau Van Dijk e gli archivi dell’Istituto Nazionale di Previdenza
Sociale (INPS)1. I dati estratti dal Registro delle Imprese, dagli archivi della Federazione Trentina della
Cooperazione e dall’Albo delle Cooperative del Ministero dello Sviluppo Economico sono stati utilizzati
per integrare e completare i dati delle suddette fonti.
I dati di fonte amministrativa sono affiancati ai dati raccolti nell’ambito di due indagini condotte da
Euricse e che hanno coinvolto, da una parte, le cooperative trentine attive nei principali settori della
cooperazione provinciale (agricolo, lavoro, sociali, consumatori e dettaglianti) e, dall’altra, un campione
di lavoratori delle cooperative sociali e di lavoro2.
Obiettivo dell’indagine rivolta alle cooperative attive sul territorio trentino era approfondire le
conseguenze della pandemia sulle cooperative al fine di mettere a disposizione della cooperazione e della
politica elementi utili alla programmazione e alla definizione delle politiche dei prossimi anni. L’indagine,
condotta tra aprile e giugno 2021, ha coinvolto 208 cooperative con un tasso di risposta pari al 68,9 per
cento. Le 208 cooperative risultano così distribuite nei singoli settori cooperativi: 45 cooperative agricole,
45 cooperative di consumo, 1 cooperativa di dettaglianti 3, 57 cooperative di lavoro e 60 cooperative
sociali, con tassi di risposta che si attestano al 50 per cento per un unico settore d’attività e con percentuali
ricomprese tra il 60 e il 70 per cento in tutti gli altri settori.
La seconda indagine, invece, ha approfondito condizioni di lavoro, livelli di soddisfazione e impatto del
Covid-19 sui lavoratori di un campione di cooperative sociali e di lavoro trentine. Condotta tra giugno e
ottobre 2021, l’indagine ha coinvolto rispettivamente 211 e 49 lavoratori selezionati casualmente tra
quelli occupati in 12 cooperative sociali e in cinque cooperative di lavoro trentine.
Sebbene il campione originario prevedesse il coinvolgimento di 25 cooperative nell’indagine, il basso
tasso di adesione alla ricerca ha reso necessaria una revisione del piano di campionamento originario4.

Principali risultati

1 Queste due fonti, tuttavia, non solo forniscono informazioni diverse, ma si riferiscono a insiemi differenti di imprese e di ciò è
necessario avere consapevolezza nell’interpretare i dati. La banca dati Aida consente infatti di analizzare le performance
economiche di cooperative e società di capitali – società per azioni (spa) e società a responsabilità limitata (srl) – attive in tutti i
settori d’attività con l’esclusione, tuttavia, del settore bancario. Diversamente, gli archivi INPS ricomprendono i dati di tutte le
cooperative (ivi incluse le banche di credito cooperativo) e le altre imprese private che, nel corso dell’anno esaminato, hanno
attivato delle posizioni lavorative.
2 Il team di Euricse ringrazia tutte le cooperative e tutti i lavoratori che hanno deciso di aderire alle indagini e, così facendo, hanno

contribuito attivamente alla realizzazione di questo rapporto.


3 Per garantire l’anonimato dei rispondenti, nei capitoli che seguono le risposte della cooperativa di dettaglianti sono trattate

unitamente a quelle delle cooperative di consumo.


4 Ciononostante, il numero di lavoratori intervistati per il settore del sociale è tale che si ritiene sia comunque possibile utilizzare

tali dati per perseguire, anche se in via esplorativa, gli obiettivi che l’indagine si era posta. Al contrario, per quanto riguarda le
cooperative di lavoro, dato il numero limitato di questionari raccolti, i dati saranno utilizzati solo per alcune valutazioni
preliminari.

6
Tre sono i risultati di rilievo che emergono dall’analisi della performance economica e dei livelli
occupazionali delle cooperative trentine.
Il primo è dato dal valore aggiunto (PIL) prodotto dalle imprese cooperative e mutue che ha raggiunto
nel 2020 quota 1,6 miliardi di Euro. Redditi che soprattutto nei settori extra-bancari sono stati destinati
per la maggior parte alla remunerazione del fattore lavoro. La cooperazione trentina ha continuato quindi
– anche durante questo delicato periodo storico – a fornire un importante contributo all’economia
provinciale.
Nonostante le gravi difficoltà affrontate – soprattutto da specifici comparti come, per esempio, quello
di produzione e lavoro e quello sociale – le cooperative hanno dimostrato ancora una volta grande
resilienza e tenuta. Da un lato, presentando, nel complesso, nel triennio 2018-2020 variazioni delle
principali variabili economico-finanziarie migliori di quelle delle società di capitali trentine, dall’altro,
mantenendo un buon livello di equilibrio finanziario e riuscendo quindi a garantire le condizioni per la
sopravvivenza dell’impresa a testimonianza dell’elevato grado di solidità raggiunto dalle cooperative
trentine. Basti pensare che solamente il 15,4 per cento delle realtà intervistate ha registrato problemi di
liquidità durante la pandemia.
In questo contesto, la cooperazione trentina ha dimostrato inoltre capacità d’investimento a sostegno
del proprio processo di crescita anche durante la crisi, con variazioni positive del capitale investito anche
tra i settori maggiormente colpiti dalle chiusure e dalle relative riduzioni di fatturato.
Il secondo risultato dell’analisi riguarda l’impatto della pandemia sui livelli occupazionali delle
cooperative. Se tra il 2018 e il 2019 le cooperative avevano registrato un aumento del numero delle
posizioni lavorative attivate, i dati del biennio 2019-2020 evidenziano infatti un rallentamento: tra 2019 e
2020 le posizioni lavorative delle cooperative trentine sono, infatti, complessivamente diminuite del 2 per
cento, mentre il calo si rivela maggiore se si guardano ai dati espressi in termini di lavoratori equivalenti
full-time. Questo calo è riconducibile alla riduzione del numero di ore lavorate determinata dalle chiusure
imposte per il contenimento della diffusione del virus o al calo della domanda dei beni/servizi prodotti
oppure alla minor durata dei contratti o nel turnover dei lavoratori. I dati evidenziano un calo infatti sia
nelle posizioni lavorative a tempo determinato che, in maniera ancora più pronunciata, nel dato degli
equivalenti full-time.
Il futuro non sembra tuttavia nero per i livelli occupazionali delle cooperative. Se le cooperative
agricole e quelle di consumatori e dettaglianti, che meno delle altre sono state colpite dalla crisi,
prevedono una certa stabilità nei livelli occupazionali del 2022, le cooperative sociali vedono già nel breve
periodo una ripresa: una cooperativa su tre prevede infatti di incrementare il numero di occupati.
Il terzo risultato riguarda i processi innovativi innescati dalle cooperative durante la pandemia. Il
risultato principale riguarda il fatto che, nonostante le pesanti ripercussioni sull’intero sistema economico,
l’emergenza sanitaria sembra non aver ostacolato l’innovatività delle cooperative trentine e anzi, secondo
una parte consistente di rispondenti, la crisi sanitaria avrebbe creato nuove opportunità o avrebbe
comunque incrementato il potenziale innovativo dell’impresa, soprattutto nel caso delle cooperative
sociali e di quelle di lavoro. I dati evidenziano altresì che le cooperative trentine hanno preferito puntare
più a un consolidamento della propria posizione di mercato che a spingersi e avventurarsi in nuovi
business e che le innovazioni introdotte rientrano in un preciso piano di crescita e sviluppo dell’impresa
dato che la maggior parte delle cooperative è intenzionata a mantenere le innovazioni introdotte nel
medio-lungo periodo.
La seconda parte del rapporto è dedicata all’analisi di cinque settori cooperativi: agricolo, lavoro e
sociale, consumo e credito. Approfondimenti che, partendo dall’analisi dei dati ricavati dalle fonti sopra

7
elencate, offrono alcuni spunti di riflessione su quale sia stato l’impatto del Covid-19 sull’attività di questi
comparti e, al tempo stesso, riflettono sul supporto che la cooperazione ha dato durante la pandemia e
può dare nella fase di riprese al territorio trentino.
Se il capitolo sulle cooperative di lavoro e sociali pone l’attenzione sulla figura chiave del lavoratore
cercando di approfondire caratteristiche e modalità del “lavorare in cooperativa” mantenendo un occhio
sugli effetti che la pandemia ha avuto sui livelli di soddisfazione dei lavoratori, il capitolo sulle cooperative
agricole intende studiare e approfondire le eventuali differenze in termini di reazione e d’impatto della
crisi tra i vari sottosettori produttivi del mondo agricolo, soprattutto rispetto alle strategie e ai processi di
crescita, prestando attenzione anche ai delicati equilibri con la base sociale.
Il ruolo delle cooperative nel supporto del territorio è al centro anche degli approfondimenti dedicati
alle cooperative di credito e di consumo. Mentre per le prime viene indagata la situazione attuale e la loro
recente evoluzione in termini di presenza sul territorio, erogazioni di credito e “prossimità al socio” nel
periodo del distanziamento, per le seconde viene approfondito il ruolo che le famiglie cooperative hanno
avuto durante gli ultimi mesi nel sostenere le comunità trentine, soprattutto nei territori più periferici in
cui le famiglie cooperative rappresentano l’unico punto di accesso a servizi basilari per la popolazione.
Il rapporto si chiude, infine, con uno sguardo all’ecosistema cooperativo con alcuni spunti di riflessione
conclusivi sul contributo che le cooperative sociali potranno dare nella fase di ripresa e sul supporto che
la Provincia Autonoma di Trento, la Federazione e le società di servizio del settore hanno dato al settore
durante gli ultimi due anni e che potranno dare nella fase di ripresa.

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Parte 1
Dimensioni, caratteristiche
e situazione congiunturale
delle cooperative e mutue
trentine

9
10
LA COOPERAZIONE TRENTINA DURANTE LA CRISI SANITARIA:
UN’ANALISI DELLE DIMENSIONI ECONOMICHE E FINANZIARIE
Eddi Fontanari

Introduzione

In Trentino la cooperazione riveste particolare importanza non solo per il suo peso specifico nel sistema
economico locale (compreso l’indotto stimato in oltre il 13 per cento del PIL trentino, cfr. Euricse, 2019),
ma anche per la dimostrata capacità e reattività di risposta a bisogni emergenti riferiti a soggetti con
svantaggi di natura sia economica che sociale. Questo particolare modello istituzionale e organizzativo
racchiude infatti nel suo DNA non solo il perseguimento di un interesse economico, ma anche –
direttamente o indirettamente – la realizzazione di finalità sociali.
Il modello cooperativo ha dimostrato durante la crisi economico-finanziaria del 2008-09 di essere in
grado di garantire – grazie alla propria funzione anticiclica – rilevanti esternalità positive a vantaggio
dell’intero sistema economico tanto in Italia quanto in Trentino (Istat, 2019; Euricse, 2019; Euricse-Istat,
2021). Le cooperative hanno dimostrato di mettere in secondo piano i margini di gestione (i profitti),
finanche riducendoli, pur di assicurare la soddisfazione dei bisogni alla base della loro costituzione,
salvaguardando – quando non aumentando – insieme ai livelli di attività anche i posti di lavoro, senza
dunque scaricare i costi delle crisi sullo Stato.
Proprio in virtù di queste peculiarità, particolarmente presenti e valorizzate nei periodi congiunturali
negativi, risulta interessante verificare se il sistema cooperativo trentino sia riuscito a fornire una risposta
efficace e distintiva anche in questo singolare periodo storico. Infatti, viste le implicazioni non solo di
natura sanitaria, ma anche economica della pandemia in corso, appare particolarmente utile
l’implementazione di uno studio volto ad analizzare l’evoluzione delle principali variabili economico-
finanziarie in modo da poter portare in evidenza il tipo di risposte e le reazioni messe in campo dal
movimento cooperativo trentino e le conseguenze determinate dalle restrizioni anti-Covid, non solo in
chiave attuale, ma anche prospettica.
Il capitolo parte quindi con una breve ricostruzione delle dimensioni economiche della cooperazione
trentina prendendo a riferimento l’anno 2020 per poi procedere con un’analisi – basata sia sulle
informazioni raccolte attraverso l’indagine condotta da Euricse sia sui dati di bilancio – finalizzata ad
approfondire gli effetti della crisi sulle variabili economiche e sulla situazione finanziaria delle cooperative,
anche in chiave evolutiva.

Struttura del sistema cooperativo trentino

Dati di contesto

Nel 2020 il sistema cooperativo trentino contava al suo attivo 467 imprese ovvero 448 cooperative
extra-bancarie, 15 Casse Rurali e 4 mutue (tabella 1).
Il maggior numero di adesioni alle cooperative trentine si ritrova nei classici settori di “utenza” come il
credito e il consumo con oltre 100 mila soci, mentre nelle cooperative agricole e in quelle di lavoro il


PhD, Experienced Researcher, Euricse.

11
numero di adesioni si aggira intorno alle 17 mila unità, per fermarsi invece intorno alle 9 mila nel comparto
delle sociali e abitazione (figura 1).
Passando all’analisi dei risultati dell’attività di produzione, i settori extra-bancari hanno generato nel
2020 quasi 2,5 miliardi di Euro di fatturato consolidato5 pari a circa 1,5 miliardi di Euro di valore della
produzione così come definito dalle disposizioni Istat di contabilità nazionale (tabella 1). In questo caso, il
contributo maggiore è stato garantito dalle cooperative agricole con oltre 600 milioni di Euro di valore
della produzione, seguito da quello delle cooperative di lavoro con 361 milioni di Euro e delle sociali con
oltre 220 milioni.
La parte formata dal credito e dalle mutue ha prodotto invece 643,7 milioni di Euro di valore della
produzione: 454 il primo e 190 le seconde.

FIGURA 1. NUMERO SOCI DELLA COOPERAZIONE TRENTINA PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. ANNO 2020

140,000 130,075
122,816
120,000

100,000

80,000

60,000

40,000
17,739 17,368
20,000 8,778
0
Agricole Consumo Lavoro Sociali e Credito
abitazione
Fonte: Federazione Trentina della Cooperazione.

TABELLA 1. STRUTTURA DELLA COOPERAZIONE TRENTINA. ANNO 2020. I NDICATORI ECONOMICI IN MIGLIAIA DI EURO
N° coop Fatturato consolidato Val. produzione Val. aggiunto Utile
Cooperative extra bancarie
Agricole 89 930.667 624.592 153.639 8.357
Consumo 67 438.894 168.640 114.375 11.126
Lavoro 97 373.586 361.125 167.383 780
Sociali 106 222.554 221.271 154.208 2.949
Altro 89 470.299 128.294 52.566 8.199
Totale 448 2.436.000 1.503.923 642.171 31.411
Banche e Mutue
Credito 15 - 453.961 342.051 49.947
Mutue 4 - 189.774 138.305 17.592
Totale 19 - 643.735 480.356 67.539
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

5Il fatturato consolidato è depurato dai doppi conteggi legati alla computazione dei consorzi e non contiene i ricavi delle imprese
controllate.

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Spostando invece l’attenzione sul valore aggiunto, ovvero sulla reale capacità di generare nuovi redditi
attraverso l’attività di impresa, la cooperazione trentina è riuscita nel 2020 a superare nel suo complesso
(incluse le mutue) il milione di Euro (1,12), con un contributo del 57,2 per cento dai settori extra-bancari,
del 30,5 per cento dalle Casse Rurali e, infine, del 12,3 per cento dalle mutue.
A questo valore – come già sottolineato nel precedente rapporto (Euricse, 2019) – va aggiunto quello
relativo alle attività svolte dalle imprese controllate dalle cooperative trentine e operanti in provincia di
Trento, che è stimabile in 120 milioni di Euro. In aggiunta, non va dimenticato che le cooperative agricole
ristornano ai soci produttori gran parte del fatturato realizzato sul mercato, importo di cui bisogna tenere
conto. In questo caso, l’ulteriore valore aggiunto generato dalle aziende agricole socie può essere
quantificato in 400 milioni di Euro.
Tenuto conto di tutto ciò i nuovi redditi generati dalla cooperazione trentina nel 2020 si aggirano quindi
intorno a 1,6 miliardi di Euro.
Guardando alle sole cooperative extra-bancarie, di questi nuovi redditi il 79,6 per cento, pari a 510,9
milioni di Euro, è stato distribuito ai lavoratori dipendenti (figura 2). Le quote maggiori si trovano
soprattutto tra le cooperative sociali (93,5 per cento) e quelle di lavoro (91,9 per cento), entrambe
caratterizzate da un’elevata centralità della componente lavoro. Nel 2020, infatti, delle oltre 31 mila
persone occupate, più dei due terzi era impiegato presso cooperative di lavoro o sociali (si veda il capitolo
2 del presente rapporto).

FIGURA 2. REDDITI DA LAVORO DIPENDENTE PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. ANNO 2020. VALORI IN MIGLIAIA DI EURO

180,000
160,000 153,746
144,207 141,900
140,000
120,000
95,678
100,000
81,010
80,000
60,000
36,279
40,000
20,000
0
Agricole Consumo Lavoro Sociali Altro Credito
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

Andando ad approfondire la distribuzione delle cooperative trentine per settore d’attività (tabella 2),
si evidenzia dal punto di vista del numero una concentrazione nei settori del commercio con 121
cooperative, della sanità e assistenza sociale con 81, degli altri servizi con 73 e, infine, dell’agroalimentare
con 47 unità.
Guardando però alla generazione di nuovi redditi (valore aggiunto), l’intermediazione monetaria e
finanziaria rappresenta la branca con il valore aggiunto più elevato, superiore a 480 milioni di Euro, a cui

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segue il commercio con 233, la sanità e assistenza sociale con 143,7, gli altri servizi alle imprese con 75,8
e l’agroalimentare con 53,96.
Nonostante la delicatezza del momento, le cooperative trentine sono riuscite anche ad accantonare
quasi 100 milioni di Euro sotto forma di utili d’esercizio (tabella 1). Da questo punto di vista, nel 2020 si
sono distinte le Casse Rurali e mutue con rispettivamente 49,9 e 17,6 milioni di Euro – pari a oltre i due
terzi del totale degli utili – e le cooperative di consumo con un avanzo di gestione superiore agli 11 milioni
di Euro. Quest’ultimo risultato è in larga parte frutto dell’entrata in vigore delle disposizioni governative
in materia di sicurezza sanitaria.

TABELLA 2. NUMERO DI COOPERATIVE E VALORE AGGIUNTO (IN MIGLIAIA DI EURO) PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. ANNO 2020
Settore N. cooperative Valore aggiunto
Agroalimentare 47 53.884
Altra industria 20 34.995
Costruzioni 21 25.073
Commercio 121 232.999
Trasporti e magazzinaggio 10 32.706
Alloggio e ristorazione 10 20.753
Intermediazione monetaria e finanziaria 19 480.356
KIBS 30 5.855
Altri servizi alle imprese 73 75.762
Istruzione 17 13.324
Sanità e assistenza sociale 81 143.696
Altri servizi alla persona 18 3.123
Totale 467 1.122.527
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

TABELLA 3. RISORSE FINANZIARIE PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. ANNO 2020. VALORI IN MIGLIAIA DI EURO
Capitale proprio Capitale investito7
Cooperative extra bancarie
Agricole 428.163 1.532.833
Consumo 237.705 490.858
Lavoro 138.527 301.752
Sociali 95.632 213.550
Altro 289.705 489.098
Totale 1.189.732 3.028.091
Banche e Mutue
Credito 1.488.974 19.048.961
Mutue 436.450 1.925.425
Totale 1.925.425 21.008.934
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

6 Questo valore, oltre ad essere sottostimato perché non include il valore trasferito alle aziende agricole socie, non contiene la
parte generata dalle cooperative agricole (p.e. ortofrutticole) afferenti alla branca del commercio e vicina ai 100 milioni di Euro
(pari al 42,8 per cento del valore aggiunto generato dal commercio).
7 Ovvero il totale dell’attivo iscritto a bilancio.

14
Allo stesso modo, va sottolineata l’entità del capitale investito nell’impresa che ha superato nel 2020
i tre miliardi di Euro, di cui oltre la metà (1,5) apportata dalle cooperative agricole (tabella 3). A queste si
aggiungono le risorse attivate dalle Casse Rurali e dalle mutue che nel 2020 hanno superato i 21 miliardi
di Euro.
L’aspetto più interessante è dato però dalla composizione del capitale investito nelle cooperative
extra-bancarie, che per più di un Euro ogni tre è costituito da risorse proprie, che nella quasi totalità sono
rappresentate dalle riserve accantonate dalle cooperative trentine nel corso dei decenni. Questa
constatazione giustifica pienamente le tanto discusse e dibattute agevolazioni fiscali, poiché dimostra
come esse abbiano favorito e sostenuto la creazione di solidi fondi indivisibili fondamentali per la crescita
e la sopravvivenza di questa forma d’impresa.

Organizzazione multilivello

Il tratto distintivo della cooperazione trentina è costituito, da un lato, dalla presenza di un unico centro
di rappresentanza del movimento, la Federazione Trentina della Cooperazione e, dall’altro, dalla
strutturazione settoriale multilivello, che assegna ai consorzi (cooperative di secondo livello)
un’importante funzione di coordinamento delle attività delle cooperative di primo grado associate e ciò
con particolare riferimento a specifici settori come quello agricolo o quello del consumo. In questi casi i
consorzi, infatti, si occupano direttamente – per nome e per conto del livello inferiore – della conduzione
di specifiche fasi della filiera produttiva.

TABELLA 4. INCIDENZA DEI CONSORZI SULLE PRINCIPALI VARIABILI INDAGATE PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. ANNO 2020. VALORI
PERCENTUALI

N° coop Val. aggiunto Redditi lavoro Utile Capitale investito Capitale proprio
Agricole 6,7 46,6 54,0 72,6 32,6 27,2
Consumo 1,5 28,6 23,7 20,0 45,2 43,4
Lavoro 1,0 1,7 1,4 61,2 11,7 14,2
Sociali 5,7 5,3 5,7 -4,8 6,3 4,4
Altro 3,4 24,2 29,3 5,8 12,4 13,5
Totale 3,8 19,9 18,0 29,0 27,4 23,8
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

TABELLA 5. INCIDENZA DELLE COOPERATIVE ASSOCIATE ALLA FEDERAZIONE TRENTINA DELLA COOPERAZIONE SULLE PRINCIPALI VARIABILI
INDAGATE PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. ANNO 2020. VALORI PERCENTUALI

N° coop Val. aggiunto Redditi lavoro Utile Capitale investito Capitale proprio
Agricole 89,9 98,3 98,2 100,3 98,2 97,2
Consumo 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Lavoro 79,4 89,1 88,6 85,7 95,0 98,9
Sociali 74,5 89,7 89,8 97,7 86,7 89,4
Altro 65,2 70,9 62,8 94,7 86,5 87,7
Totale 80,6 91,9 90,7 98,1 95,5 95,0
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

La tabella 4 sottolinea chiaramente l’importante funzione dei consorzi in questi due settori, con un
contributo particolarmente rilevante nel comparto agricolo con un apporto del 46,6 per cento del valore
aggiunto e di quasi un terzo del capitale investito, che sale per quest’ultima variabile al 45,2 per cento nel

15
caso del consumo. Complessivamente, il secondo livello organizzativo della cooperazione trentina
apporta il 20 per cento del valore aggiunto e oltre il 27 per cento del capitale investito.
Con riguardo invece al ruolo della Federazione Trentina della Cooperazione, si rileva che le cooperative
non federate, pur rappresentando quasi il 20 per cento delle imprese, non raggiungono neppure il 10 per
cento del valore aggiunto prodotto dalle cooperative trentine e con un’incidenza sul capitale investito che
si ferma al 4,5 per cento (tabella 5). Su questo fronte, le percentuali più elevate di adesione all’organo
federativo si ritrovano tra le cooperative di consumo e agricole.

Evoluzione durante la pandemia

Le chiusure imposte dai provvedimenti governativi per il contenimento della diffusione del virus Covid-
19 hanno colpito maggiormente le cooperative sociali e quelle di lavoro con, rispettivamente, i due terzi
e più della metà delle realtà intervistate interessate da interruzioni forzate dell’attività (tabella 6).
Diversamente, le cooperative di consumo e agricole sono riuscite a garantire continuità di produzione
proprio grazie alla natura di prima necessità dei prodotti e servizi offerti. Le cooperative di lavoro e sociali
risultano infatti le realtà maggiormente interessate da riduzioni del fatturato nel 2020 rispetto al 2019,
con due cooperative su tre che hanno visto ridursi i ricavi, una su tre in maniera significativa (tra il -10 e il
-50 per cento) (tabella 7).
La situazione appare invece completamente differente per le cooperative di consumo con più di due
cooperative su tre che segnalano dal 2019 al 2020 incrementi delle entrate tra il 10 e il 50 per cento e che
trovano spiegazione nella spinta sulla domanda dei prodotti commercializzati dalla distribuzione di
prossimità.

TABELLA 6. DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA COVID-19, LA COOPERATIVA HA INTERROTTO LA PRODUZIONE (O L’EROGAZIONE DEL SERVIZIO) A
CAUSA DI CHIUSURE AZIENDALI IMPOSTE DAI DECRETI PER IL CONTENIMENTO DELLA DIFFUSIONE DEL VIRUS? PER TIPOLOGIA COOPERATIVA.
VALORI PERCENTUALI
Agricole Consumatori e dettaglianti Lavoro Sociali Totale
No 93,3 93,5 49,1 33,3 63,9
Sì 6,7 6,5 50,9 66,7 36,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

TABELLA 7. NEL 2020 RISPETTO AL 2019, COME È VARIATO IL FATTURATO DELLA COOPERATIVA? PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. VALORI
PERCENTUALI

Agricole Consumatori e dettaglianti Lavoro Sociali Totale


Riduzione superiore al 50% 0,0 0,0 5,3 3,3 2,4
Riduzione tra il 10 e il 50% 11,1 2,2 40,4 36,7 24,5
Riduzione al più pari al 10% 22,2 2,2 21,1 28,3 19,2
Stabile 35,6 8,7 14,0 20,0 19,2
Aumento meno del 10% 8,9 19,6 7,0 3,3 9,1
Aumento tra il 10 e il 50% 22,2 67,4 12,3 8,3 25,5
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

16
Tale quadro trova conferma nell’analisi dei bilanci d’esercizio di tutte le cooperative trentine 8 (tabella
8). I comparti maggiormente interessati da riduzioni nei ricavi di vendita sono effettivamente quello della
produzione-lavoro e quello delle sociali (rispettivamente il 67,7 per cento e il 71,2 per cento), con più di
quattro cooperative su dieci che presentano dal 2019 al 2020 un calo di fatturato superiore al 10 per
cento.

TABELLA 8. INCIDENZA DELLE COOPERATIVE CON RIDUZIONE DI FATTURATO DAL 2019 AL 2020 PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. VALORI
PERCENTUALI

Cooperative con Cooperative con riduzione fatturato


Tipologia cooperativa
Riduzione fatturato >10%
Agricole 50,0 15,9
Consumo 6,0 0,0
Lavoro 67,7 41,9
Sociali 71,2 40,4
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

Anche l’analisi del valore aggiunto mostra il medesimo trend (tabella 9), con una crescita
particolarmente sostenuta tra il 2018 e il 2019 – superiore al 7 per cento e con delle punte massime tra le
agricole (+18,8 per cento), le sociali (+7per cento) e le cooperative di lavoro con (+6,2 per cento) – e una
contrazione generalizzata nella generazione di nuovi redditi nel 2020, con l’eccezione del settore del
consumo interessato da un incremento del +10,5 per cento (la variazione nel 2019 rispetto al 2018 era
stata in questo caso dello 0 per cento). È evidente infatti come quest’ultimo comparto abbia beneficiato
della sua condizione di servizio essenziale durante il lockdown, con un effetto sostituzione rispetto ad
altre strutture, come i centri commerciali, e ad altri settori come la ristorazione.
Questo andamento trova corrispondenza nell’evoluzione registrata dai redditi da lavoro dipendente,
interessati da un marcato incremento tra il 2018 e 2019 (superiore a quello del valore aggiunto) – di oltre
il 9 per cento – trainato dai settori visti in precedenza e da una decisa riduzione nel 2020 rispetto al 2019
(-4,9 per cento), particolarmente accentuata nelle altre cooperative, in quelle di lavoro e nelle sociali con
rispettivamente un -11,8 per cento, un -8,8 per cento e un -6,9 per cento.

TABELLA 9. VARIAZIONI DI VALORE AGGIUNTO, REDDITI DA LAVORO E UTILE PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. ANNI 2018–2020. VALORI
PERCENTUALI E IN MIGLIAIA DI EURO

Valore aggiunto Redditi lavoro Utile


18_19 19_20 18_20 18_19 19_20 18_20 2018 2019 2020
Agricole 18,8 -3,3 14,8 26,4 -1,1 25,0 8.982 4.143 8.366
Consumo 0,0 10,5 10,5 0,9 3,0 3,9 7.244 6.506 11.126
Lavoro 6,2 -8,8 -3,1 7,0 -8,2 -1,7 5.411 4.939 792
Sociali 7,0 -6,9 -0,4 8,3 -6,1 1,6 5.334 4.347 2.964
Altro -3,9 2,6 -1,5 6,5 -11,8 -6,0 4.822 6.519 8.182
Totale 7,2 -3,1 3,9 9,4 -4,9 4,0 31.794 26.454 31.430
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

8 L’analisi dell’evoluzione delle variabili economiche (sia delle cooperative che delle società di capitali) è stata condotta utilizzando

un gruppo costante di imprese ovvero, si è incentrata solamente sulle imprese extra-bancarie attive e per cui era disponibile il
bilancio d’esercizio in tutti gli anni dell’intervallo temporale considerato.

17
Ciononostante, dal punto di vista dei redditi generati dalle cooperative, si segnala un saldo positivo
sull’intero triennio 2018-2020, con un incremento del valore aggiunto del +3,9 per cento e dei redditi da
lavoro del +4,0 per cento.
Guardando al risultato d’esercizio, essi mantengono nel complesso valori positivi. Le cooperative di
consumo confermano l’effetto positivo della crisi sul loro settore d’appartenenza (commercio
alimentare), con un balzo dell’utile dai 7,2 e 6,5 milioni di Euro rispettivamente del 2018 e 2019 agli oltre
11 registrati nel 2020.
Le cooperative di lavoro e sociali sono invece – come già emerso – la tipologia maggiormente colpita
con una riduzione del residuo finale, nel primo caso, dai 5,4 milioni di Euro del 2018 ai neppure 800 mila
del 2020, e nel secondo con un dimezzamento degli utili.
In controtendenza risulta invece l’evoluzione dei risultati d’esercizio delle cooperative agricole –
ritornati nel 2020 ai livelli del 2018 – e quelli delle altre cooperative che sembrano aver reagito con un
taglio del costo del personale del -11,8 per cento e, quindi, con una probabile riduzione degli occupati.
Come prevedibile, questi primi risultati mostrano come le conseguenze economiche della crisi Covid-
19 siano strettamente legate alla tipologia dei settori interessati dalle chiusure imposte dal governo. Una
parte rilevante di cooperative di lavoro – ma anche sociali – associa tuttavia la riduzione dei ricavi anche
a un calo della domanda interna e, quindi, non solo all’interruzione dell’attività, ma pure agli effetti
indiretti.
Spostando invece l’attenzione sulle risorse finanziarie investite dalle cooperative trentine (tabella 10),
emerge un continuo trend positivo che è continuato – seppur in misura più contenuta – anche durante la
crisi Covid-19. Un trend trasversale a tutti i settori cooperativi. In questo caso, la maggiore variazione del
capitale investito si ritrova nelle cooperative agricole, con un +14,5 per cento dal 2018 al 2020, nelle altre
cooperative con un +11,7 per cento e nelle sociali con un +9,2 per cento. Quest’ultima variazione risulta
di particolare interesse in quanto le sociali dimostrano di aver continuato a investire nell’attività d’impresa
con la stessa intensità nonostante l’esplosione della pandemia e l’introduzione delle relative restrizioni.

TABELLA 10. VARIAZIONE DEL CAPITALE INVESTITO PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. ANNI 2018–2020. VALORI PERCENTUALI
18_19 19_20 18_20
Agricole 12,4 1,9 14,5
Consumo 1,3 1,1 2,5
Lavoro 3,6 1,6 5,3
Sociali 4,5 4,5 9,2
Altro 4,6 6,7 11,7
Totale 7,7 2,7 10,6
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

Da una veloce comparazione con le società di capitali operanti in provincia di Trento, le cooperative
dimostrano, da un lato, una maggiore capacità di crescita nella fase pre-pandemica (2018-2019) e,
dall’altro, una maggiore capacità di contenimento della riduzione dei livelli di attività durante la crisi
(2020) (tabella 11). La tabella 12 evidenzia, tuttavia, come tanto la dinamica settoriale quanto la differente
concentrazione delle due forme d’impresa nei vari settori d’attività abbiano inciso nella definizione del

18
risultato complessivo durante la crisi9. A titolo esemplificativo, guardando alla branca del commercio, è
evidente come il differenziale tra cooperative e società di capitali in termini sia di variazione del valore
aggiunto che di percentuale di imprese con fatturato in calo 10 sia legato alla differente specializzazione,
nel primo caso, maggiormente orientata alla distribuzione alimentare (cooperative agricole e di consumo).
Ciononostante, come si vedrà nel capitolo sul settore del consumo, la scelta delle cooperative di operare
in zone estremamente marginali e poco servite (e “remunerative”) del territorio provinciale (p.e. le aree
montane) ha rappresentato in questo caso un punto di forza 11.

TABELLA 11. VARIAZIONI DI VALORE AGGIUNTO, REDDITI DA LAVORO E CAPITALE INVESTITO DI COOPERATIVE E SOCIETÀ DI CAPITALI IN
PROVINCIA DI TRENTO. ANNI 2018–2020. VALORI PERCENTUALI

Val. aggiunto Redditi lavoro Capitale investito


18_19 19_20 18_20 18_19 19_20 18_20 18_19 19_20 18_20
Capitali 6,0 -5,3 0,4 5,4 -5,2 0,0 3,9 9,1 13,2
Cooperative 7,2 -3,1 3,9 9,4 -4,9 4,0 7,7 2,7 10,6
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

Anche sul fronte dei redditi da lavoro le cooperative trentine presentano un tasso di crescita maggiore
(tabella 11), con un +4 per cento rispetto al +0 per cento delle società di capitali dal 2018 al 2020. La
riduzione del costo del personale durante la crisi risulta tuttavia simile in entrambi i casi (-4,9 per cento
per le cooperative e -5,2 per cento per le società di capitali).

TABELLA 12. VARIAZIONE DEL VALORE AGGIUNTO E INCIDENZA DI IMPRESE CON RIDUZIONE DEL FATTURATO DAL 2019 AL 2020 PER
FORMA D’IMPRESA E SETTORE ECONOMICO. VALORI PERCENTUALI

Cooperative Società di capitali


Settori economici Variaz. valore % con riduzione Variaz. valore % con riduzione
aggiunto fatturato aggiunto fatturato
Agroalimentare -3,2 74,5 -0,2 61,0
Altra industria 7,8 65,0 -4,6 60,9
Costruzioni -2,3 47,4 -3,4 55,2
Commercio 3,4 17,5 -6,7 58,3
Trasporti e magazzinaggio -10,5 44,4 -1,7 62,3
Alloggio e ristorazione -33,4 77,8 -29,8 82,1
KIBS 3,6 55,2 4,4 43,9
Altri servizi alle imprese -4,5 60,0 -11,6 49,8
Istruzione -0,2 82,4 -28,3 67,6
Sanità e assistenza sociale -6,7 76,5 -17,0 60,0
Altri servizi alla persona -8,8 58,8 -29,6 69,1
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

9 Il 57,8 per cento del valore aggiunto delle cooperative trentine viene prodotto dai settori del commercio (34,3 per cento) e dalla
sanità e assistenza sociale (23,5 per cento); diversamente, nelle società di capitali la maggior quota di valore aggiunto, pari al 42,2
per cento, è generata dall’altra industria.
10 A livello complessivo, le cooperative con riduzione del fatturato dal 2019 al 2020 sono il 53,2 per cento del totale contro il 58

per cento delle società di capitali.


11 L’obiettivo sociale delle cooperative non è infatti la remunerazione del capitale, bensì la soddisfazione di un bisogno (di una

particolare categoria di stakeholder o dell’intera comunità) che, come avvenuto anche durante la crisi del 2008-09, può portare
ad un comportamento economico differente (anticiclico) da quello delle imprese convenzionali.

19
Per quanto riguarda invece il capitale investito, la variazione complessiva mostrata dalle cooperative
trentine risulta inferiore (+10,6 per cento) a quella delle società di capitali (+13,2 per cento). Tale
differenziale è maturato tra il 2019 e il 2020 con le società di capitali che hanno fatto segnare un +9,1 per
cento rispetto al +2,7 per cento delle cooperative. Nella fase pre-Covid, ovvero dal 2018 al 2019, il tasso
di crescita del capitale investito dalle cooperative era risultato invece decisamente superiore a quello delle
imprese for profit (+7,7 per cento contro il +3,9 per cento delle società di capitali).

Situazione finanziaria

Le dinamiche prodotte dall’emergenza sanitaria hanno ovviamente influenzato l’equilibrio finanziario


anche delle cooperative trentine (tabella 13). In generale, è tuttavia interessante rilevare come solamente
il 26,5 per cento delle cooperative trentine intervistate – soprattutto tra le cooperative di lavoro (38,6 per
cento) e sociali (35 per cento) – abbia subìto un impatto negativo sulla situazione finanziaria, anche se le
difficoltà generate sono ritenute risolvibili da ben oltre il 90 per cento delle realtà al massimo in 2-3 anni.
In particolare, è il settore del consumo a dichiarare in due casi su tre un impatto positivo della crisi,
mentre la medesima percentuale di agricole non ha riscontrato differenze. Nonostante il blocco delle
attività e le conseguenti ripercussioni sulle entrate, più della metà delle cooperative sociali e di lavoro
dichiara di non aver osservato un peggioramento dell’equilibrio finanziario.

TABELLA 13. COME HA INCISO L ’EMERGENZA COVID-19 SULL’EQUILIBRIO FINANZIARIO DELLA COOPERATIVA ? PER TIPOLOGIA
COOPERATIVA. VALORI PERCENTUALI

Agricole Consumatori e dettaglianti Lavoro Sociali Totale


Molto negativamente 2,2 0,0 0,0 1,7 1,0
Negativamente 20,0 4,3 38,6 33,3 25,5
Non ha inciso 66,7 28,3 50,9 58,3 51,4
Positivamente 11,1 50,0 10,5 5,0 17,8
Molto positivamente 0,0 17,4 0,0 1,7 4,3
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Allo stesso modo, sono state ancora meno numerose le cooperative ad aver registrato criticità in
termini di liquidità, ovvero il 15,4 per cento delle realtà intervistate (tabella 14). Le percentuali più elevate
di casi critici si segnalano nei settori della produzione-lavoro e delle sociali con rispettivamente il 24,6 per
cento e il 18,3 per cento delle cooperative intervistate che dichiarano problemi di liquidità. Tra le
cooperative di consumo, invece, solamente il 2 per cento ha evidenziato problemi di liquidità.

TABELLA 14. L’EMERGENZA COVID-19 HA CREATO PROBLEMI LIQUIDITÀ PER LA COOPERATIVA? PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. VALORI
PERCENTUALI

Agricole Consumatori e dettaglianti Lavoro Sociali Totale


No 86,7 97,8 75,4 81,7 84,6
Sì 13,3 2,2 24,6 18,3 15,4
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Laddove si sono verificati problemi di liquidità le cooperative sono ricorse in prima istanza al credito
bancario (nel 56,3 per cento dei casi), quindi all’utilizzo di attività liquide presenti in bilancio (34,4 per

20
cento dei casi), alla rimodulazione delle condizioni e dei termini di pagamento con i fornitori (soprattutto
nelle sociali con il 36,4 per cento dei casi e nelle cooperative di lavoro con il 20,6 per cento dei casi) e al
differimento nei rimborsi dei debiti bancari.
L’analisi dei prospetti contabili di tutte le cooperative trentine – ovvero anche di quelle che non hanno
partecipato all’indagine – restituisce una situazione della liquidità positiva sia sul fronte dell’equilibrio di
breve periodo che di quello di lungo con risultati migliori, nel complesso, a quelli delle società di capitali
operanti in provincia12 (tabella 15). A livello aggregato, le migliori condizioni di equilibrio finanziario si
registrano nei settori della cooperazione di lavoro e sociale. Le cooperative di consumo mostrano invece
un indice di liquidità (anche includendo il valore delle rimanenze di magazzino) e di solidità (bilanciamento
tra fonti e impieghi di lungo periodo) inferiore agli altri comparti e sotto il livello di equilibrio (posto a
100).

TABELLA 15. INDICATORI DI LIQUIDITÀ, DISPONIBILITÀ E SOLIDITÀ PER TIPOLOGIA COOPERATIVA E SOCIETÀ DI CAPITALI IN PROVINCIA DI
TRENTO. ANNI 2018–2020. VALORI PERCENTUALI
Liquidità Disponibilità Solidità
2018 2019 2020 2018 2019 2020 2018 2019 2020
Agricole 94 87 90 128 119 122 116 113 116
Consumo 69 68 70 96 92 96 98 95 97
Lavoro 146 144 164 167 167 186 176 176 187
Sociali 172 182 190 177 187 196 139 145 148
Altro 114 113 125 146 145 156 116 118 124
Totale cooperazione 103 97 103 132 126 132 117 116 121
Società di capitali 90 92 100 125 126 136 109 109 111
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

TABELLA 16. DISTRIBUZIONE DELLE COOPERATIVE PER CLASSE DI VALORE DELL’INDICATORE DI LIQUIDITÀ. ANNO 2020. VALORI PERCENTUALI
Agricole Consumo Lavoro Sociali Totale
0-49 2,2 35,6 0,0 3,3 9,2
50-99 48,9 37,8 8,9 8,3 23,8
100-150 40,0 6,7 21,4 13,3 19,9
>150 8,9 20,0 69,6 75,0 47,1
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Registro delle Imprese CCIAA, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo
Cooperative – MISE.

Questa fotografia risulta ancora più chiara prendendo in considerazione i dati delle cooperative
intervistate al 31 dicembre 2020 (tabella 16). L’indicatore di liquidità evidenzia come nel settore del
consumo quasi tre cooperative su quattro siano sotto il livello di equilibrio tra entrate e uscite di breve
periodo; nelle agricole invece il rapporto è di una a due. Ben diversa la situazione delle cooperative di

12 Gli indicatori proposti servono a studiare l’equilibrio di breve e lungo periodo delle imprese. Nello specifico, l’indicatore di
liquidità mette a confronto le uscite monetarie di breve periodo (entro 12 mesi) con le disponibilità liquide immediate (cassa) o
differite (crediti entro i 12 mesi); rispetto al precedente, l’indicatore di disponibilità include anche le rimanenze tra le attività
semiliquide (al pari dei crediti entro i 12 mesi); l’indicatore di solidità intende invece misurare le condizioni di equilibrio di lungo
periodo rapportando le passività consolidate all’attivo immobilizzato. Se gli indicatori assumono un valore compreso tra lo 0 per
cento e il 49 per cento si è in presenza di una situazione di grave squilibrio; tra il 50 e il 99 per cento la situazione è critica; tra il
100 e il 150 per cento si prospetta un buon equilibrio; un valore maggiore del 150 per cento segnala, infine, un equilibrio
finanziario ottimale.

21
lavoro e sociali con la maggior parte delle cooperative largamente sopra tale livello. La situazione
derivante dall’analisi dei bilanci risulta, quindi, differente da quanto percepito e dichiarato dalle stesse
cooperative.
Andando ora ad approfondire il rapporto con il mercato del credito, a livello generale – quindi oltre
che per le suesposte esigenze di liquidità – meno del 16 per cento delle cooperative trentine intervistate
durante la crisi si sono rivolte al sistema bancario (tabella 17). Tale esigenza ha riguardato soprattutto il
settore agricolo (il 30,8 per cento delle cooperative), evidentemente interessato in maggior misura dalla
necessità di intraprendere investimenti di una certa portata (cfr. capitolo innovazione), attivando in talune
situazioni anche più rapporti bancari. In questo caso, infatti, si rileva come il supporto sia arrivato in egual
misura tanto dalle banche di credito cooperativo (60 per cento) quanto da quelle commerciali (60 per
cento dei casi). Dall’altro lato, è risultata invece molto più rilevante ed “esclusiva” la collaborazione tra
Casse Rurali e cooperative sociali (91,7 per cento vs. 8,3 per cento altre banche), di lavoro (86,7 per cento
vs. 33,3 per cento) e di consumo (75 per cento vs. 25 per cento).

TABELLA 17. LA COOPERATIVA HA ACCESO NUOVI DEBITI BANCARI NEL CORSO DEL 2020? PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. VALORI
PERCENTUALI

Agricole Consumatori e dettaglianti Lavoro Sociali Totale


No 69,2 93,3 83,7 87,8 84,1
Sì 30,8 6,7 16,3 12,2 15,9
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

L’aspetto che desta maggior interesse, viste le tante speculazioni fatte sulla credibilità finanziaria delle
cooperative nell’accesso al credito, riguarda però la percentuale di finanziamenti accolti per l’intero
importo che ha superato i nove casi su dieci (93,5 per cento) a testimonianza dell’affidabilità conquistata
sul mercato finanziario da questa forma d’impresa.
Ciò detto, un ruolo importante nel caso delle cooperative di lavoro e sociali lo hanno svolto i prestiti
assistiti da garanzia pubblica a cui hanno aderito rispettivamente il 73,3 per cento e il 50 per cento delle
realtà intervistate (invece solamente un quarto delle agricole).

Previsioni

Com’è emerso nel corso di questo primo capitolo, la pandemia ha prodotto uno shock che ha colpito
in particolare determinate attività, soprattutto quelle soggette alle restrizioni imposte dal governo per
limitare la diffusione del virus. Ciononostante, le cooperative trentine hanno mostrato ancora una volta
buone capacità di resilienza. I comparti cooperativi maggiormente colpiti, nello specifico le cooperative di
lavoro e quelle sociali, sono comunque riusciti a contenere l’onda d’urto della crisi, attenuando le
conseguenze soprattutto grazie all’importante crescita registrata nella fase precedente.
Comunque, anche in questo caso la cooperazione trentina presenta riduzioni – soprattutto del valore
aggiunto – inferiori a quelle registrate dalle società di capitali, mostrando inoltre un equilibrio finanziario
soddisfacente. Anche sul fronte dei settori maggiormente penalizzati si evidenzia una costante capacità
di investimento a testimonianza dell’elevata solidità acquisita dalle cooperative trentine.
In prospettiva, le cooperative intervistate si dichiarano, tuttavia, piuttosto prudenti (tabella 18). Ad
essere fiduciose nella ripresa sono soprattutto le realtà maggiormente colpite dal blocco delle attività,
nella fattispecie, le cooperative sociali e quelle di lavoro. Consumatori e dettaglianti si aspettano

22
ovviamente un calo visto che l’aumento registrato nel 2020 era stato determinato in larga parte dalla
particolare situazione determinatasi con la pandemia.

TABELLA 18. RISPETTO AL MEDESIMO PERIODO DEL 2020, LA COOPERATIVA COME PREVEDE VARIERÀ IL FATTURATO NEL 2022? PER
TIPOLOGIA COOPERATIVA. VALORI PERCENTUALI

Agricole Consumatori e dettaglianti Lavoro Sociali Totale


Riduzione superiore al 50% 0,0 0,0 1,8 1,7 1,0
Riduzione tra il 10 e il 50% 4,4 26,1 8,8 6,7 11,1
Riduzione al più pari al 10% 4,4 17,4 5,3 10,0 9,1
Stabile 66,7 45,7 42,1 45,0 49,0
Aumento meno del 10% 15,6 4,3 22,8 25,0 17,8
Aumento tra il 10 e il 50% 8,9 6,5 19,3 10,0 11,5
Aumento superiore al 50% 0,0 0,0 0,0 1,7 0,5
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

23
IL LAVORO NELLE COOPERATIVE TRENTINE:
DIMENSIONI E DINAMICHE NEI MESI DELLA PANDEMIA
Chiara Carini

Nel 2020 la pandemia legata al Covid-19 ha condizionato fortemente l’andamento delle attività
produttive influenzando, di conseguenza, anche l’evoluzione del mondo del lavoro. Secondo i dati
dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat, 2020), il 2020 si è caratterizzato per un forte calo delle ore
lavorate e dell’occupazione, che ha interessato soprattutto i lavoratori a tempo determinato. Dopo una
stagnazione nei primi mesi dell’anno, si è assistito nei mesi del lockdown – tra marzo e maggio – a un
crollo dei livelli occupazionali – soprattutto per il mancato rinnovo dei contratti in scadenza e il blocco
nell’attivazione di nuovi contratti – seguito da segni di ripresa nei mesi estivi che si sono protratti
(debolmente) fino al mese di novembre, grazie anche alle misure di sostegno alle attività economiche
varate dal governo e a processi di adattamento e apprendimento dei lavoratori e delle imprese.

Donne, giovani e stranieri – occupando spesso posizioni più precarie e meno tutelate per di più nei
settori che sono stati investiti più duramente dalla crisi – sono le categorie che più sono state colpite dalla
crisi.

Anche per la provincia di Trento, i dati sull’occupazione confermano il quadro emerso a livello
nazionale (Osservatorio del mercato del lavoro, 2021). Nel 2020 si è registrato un calo di oltre 3.000 unità
lavorative concentrato soprattutto in settori chiave dell’economia provinciale – in particolare turismo e
ristorazione – che ha riguardato soprattutto le categorie più fragili e meno tutelate del mondo del lavoro
come i giovani, occupati in buona parte con contratti a tempo determinato13. Il 2020 è stato un anno di
rottura sia per quanto riguarda le nuove assunzioni che negli anni precedenti la pandemia erano andate
costantemente crescendo, che per la crescita del numero di inattivi che, sfiduciati dalle difficoltà generate
dalla pandemia, hanno abbandonato la ricerca di una nuova occupazione.

In questo quadro, risulta quindi fondamentale approfondire quale sia stato l’impatto del Covid-19 sui
livelli occupazionali delle cooperative trentine che, come evidenziato in precedenti rapporti (Euricse,
2019), impiegano una percentuale rilevante degli addetti occupati in imprese private e sono ampiamente
presenti nei settori ad alta intensità di lavoro. L’analisi del lavoro nelle cooperative offre inoltre uno
spaccato di diversi settori produttivi dell’economia provinciale e permette quindi di riflettere sul diverso
impatto che la pandemia ha avuto sull’occupazione in questi settori14.

Il quadro d’insieme


Senior Researcher, Euricse.
13 Contrariamente ai dati nazionali, a livello provinciale – forse anche per la diversa composizione della forza lavoro a livello
settoriale – l’occupazione femminile ha mostrato cali più contenuti (Osservatorio del mercato del lavoro, 2021).
14 L’approfondimento si basa sull’analisi dei dati INPS relativi a tutte le cooperative che, nel 2020, avevano attivato in corso d’anno

almeno un contratto di lavoro dipendente o parasubordinato, a favore sia di soci che di non soci. All’analisi dei dati INPS sono
affiancati i dati dell’indagine condotta da Euricse su un campione di cooperative trentine e, più nello specifico, i dati delle 205
cooperative che hanno risposto alla sezione del questionario dedicata alle condizioni di lavoro durante la pandemia.

24
Secondo i dati dell’INPS, nel corso del 2020, le cooperative trentine hanno avuto al loro attivo oltre 31
mila posizioni lavorative15, hanno cioè dato lavoro per l’intero anno o parte di esso ad oltre 31 mila
persone. Di queste più di 30 mila erano posizioni di lavoro dipendente (tabella 1). Il dato è determinato
soprattutto dalle cooperative sociali e da quelle di lavoro rispettivamente con il 34,2 e 31,9 per cento delle
posizioni lavorative totali.
Oltre la metà delle posizioni era occupata da donne (55,5 per cento) ed il 15,4 per cento da lavoratori
con meno di 30 anni d’età.
Trasformando il dato sulle posizioni in occupati a tempo pieno e per l’intero anno si ottiene un valore
pari a 17.318, con un 48,0 per cento di donne.

TABELLA 1. LAVORATORI DELLE COOPERATIVE TRENTINE: POSIZIONI LAVORATIVE ED EQUIVALENTI FULL-TIME. ANNO 2020. VALORI
ASSOLUTI E PERCENTUALI

Totale lavoratori Femmine (%) Fino a 29 anni (%)


Posizioni lavorative totali 31.526 55,5 15,4
Posizioni lavorative dipendenti 30.119 56,6 15,7
Equivalenti full-time 17.318 48,0 11,3
Fonte: Elaborazioni Euricse su dati INPS.

L’impatto del Covid-19 sui livelli occupazionali

Se tra il 2018 e il 2019 le cooperative avevano registrato un aumento del numero delle posizioni
lavorative attivate, i dati del biennio 2019-2020 evidenziano un rallentamento dovuto alle difficoltà
indotte dalla pandemia.

FIGURA 1. COOPERATIVE PER ANDAMENTO DEL PERSONALE RETRIBUITO DELLA COOPERATIVA NEL 2020 RISPETTO AL 2019. VALORI
PERCENTUALI

100%
4.4
90% 7.0 13.3 12.5
26.1
80%
70% Aumento superiore al 50%
Aumento tra il 10 e il 50%
60%
59.6 55.0 Aumento meno del 10%
50% 88.9 66.3
Stabile
40% 67.4
Riduzione al più pari al 10%
30%
Riduzione tra il 10 e il 50%
20%
17.5 21.7
Riduzione superiore al 50%
10% 12.5
2.2 4.3
0%
Agricole Consumatori Lavoro Sociali Totale
e dettaglianti
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.
Il quadro che emerge dalle interviste non è tuttavia negativo per tutte le cooperative che hanno
risposto (figura 1). La maggior parte (66,3 per cento) dichiara di aver mantenuto sostanzialmente stabili i

15 Il dato include anche le posizioni lavorative relative a operai agricoli a tempo determinato e indeterminato (OTD e OTI).

25
livelli occupazionali rispetto al 2019, con situazioni, tuttavia, diverse nei singoli settori cooperativi. Si
passa, infatti, da una situazione di stabilità per il 55,0 per cento delle cooperative sociali all’88,9 per cento
per le cooperative agricole, con una punta positiva per le cooperative di consumatori e dettaglianti che,
in quasi il 30,0 per cento dei casi, hanno aumentato il proprio personale retribuito. Al contrario, maggiori
difficoltà si sono registrate per le cooperative sociali e di lavoro che, operando nei settori più colpiti dalla
pandemia, hanno ridotto la propria forza lavoro rispettivamente nel 26,3 e 28,4 per cento dei casi.
I dati dell’INPS relativi alle posizioni lavorative confermano il quadro appena descritto.
Tra il 2019 ed il 2020 le posizioni lavorative delle cooperative trentine sono complessivamente
diminuite del 2,0 per cento e i dati dei singoli settori confermano il quadro generale, eccezion fatta per il
mondo della cooperazione di lavoro che si attesa su livelli leggermente positivi (tabella 2).

TABELLA 2. NUMERO DI POSIZIONI LAVORATIVE ED EQUIVALENTI FULL-TIME DELLE COOPERATIVE TRENTINE. ANNI 2018-2020. VARIAZIONI
PERCENTUALI ANNUALI
Posizioni lavorative Equivalenti full-time
2018-2019 2019-2020 2018-2019 2019-2020
Agricole 7,0 -1,0 20,2 -2,2
Lavoro 3,5 1,2 4,6 -6,0
Sociali 4,0 -5,0 2,8 -11,0
Altre -4,6 -2,2 -2,1 -2,0
Totale 2,2 -2,0 4,5 -5,7
Fonte: Elaborazioni Euricse su dati INPS.

Va tuttavia rilevato che, se i dati sulle posizioni totali non mostrano grandi scostamenti rispetto al 2019,
quelli sui lavoratori equivalenti full-time16 si prestano ad alcune ulteriori riflessioni sull’impatto che il
Covid-19 ha avuto sul regolare svolgimento delle attività delle cooperative e, più in generale, sul lavoro
nelle cooperative trentine. Le variazioni nel biennio si rivelano infatti marcatamente più negative rispetto
a quanto rilevato per le posizioni lavorative e ciò potrebbe trovare spiegazione nella riduzione del numero
di ore lavorate oppure nella minor durata dei contratti o nel turnover dei lavoratori. Fenomeno che risulta
più marcato nelle cooperative sociali

TABELLA 3. NUMERO DI POSIZIONI LAVORATIVE ED EQUIVALENTI FULL-TIME DELLE COOPERATIVE ITALIANE. ANNI 2018-2020. VARIAZIONI
PERCENTUALI ANNUALI
Posizioni lavorative Equivalenti full-time
2018-2019 2019-2020 2018-2019 2019-2020
Agricole 0,2 -0,5 2,4 0,3
Lavoro -5,1 -13,5 -3,4 -17,2
Sociali 3,0 -2,0 1,8 -11,7
Altre -12,1 -14,7 -7,3 -11,1
Totale -2,8 -8,4 -1,6 -12,7
Fonte: Elaborazioni Euricse su dati INPS.
Il dato trentino, comunque, risulta nettamente più positivo – sia per quanto riguarda le posizioni
lavorative che il dato sulle posizioni equivalenti full-time – rispetto a quello delle cooperative a livello

16 Ottenuto rapportando il numero di posizioni lavorative all’effettiva durata temporale del contratto e a carico di lavoro in termini

di ore lavorate. Il numero di lavoratori equivalenti full-time è stato calcolato come rapporto tra il numero di giornate retribuite
nell’anno e il numero di giornate retribuibili. A questo rapporto, per tener conto del lavoro part-time, è stato applicato un
correttivo, dato dal rapporto tra settimane utili ai fini pensionistici e settimane retribuite.

26
nazionale, dove tra il 2019 e il 2020 il calo è risultato superiore all’8,0 per cento per le prime e quasi al
13,0 per cento per le seconde.
I dati relativi all’occupazione femminile delle cooperative trentine confermano il quadro generale
finora descritto (tabella 4). Tra il 2019 e il 2020 si è registrato un calo dell’1,0 per cento delle posizioni
lavorative occupate da dipendenti di sesso femminile, ma il calo sale all’8,0 per cento se si analizzano i
dati in termini di lavoratori equivalenti full-time. La differenza tra i due dati, particolarmente significativa
per le cooperative sociali e di lavoro, potrebbe trovare spiegazione nelle stesse ragioni già ricordate
precedentemente nell’analisi del quadro generale.
Anche la riduzione del numero di lavoratori con meno di 30 anni, sia in termini di posizioni lavorative
che di lavoratori equivalenti full-time, si attesta intorno all’8,0 per cento confermando le difficoltà rilevate
per i giovani sul piano sia nazionale che provinciale (tabella 5).

TABELLA 4. POSIZIONI LAVORATIVE E LAVORATORI EQUIVALENTI FULL-TIME DI DIPENDENTI DI SESSO FEMMINILE NELLE COOPERATIVE
TRENTINE. ANNO 2020. VALORI PERCENTUALI E VARIAZIONI PERCENTUALI ANNUALI
% femmine su totale Variazioni % 2019-2020
Tipologia
posizioni lavorative Posizioni lavorative Equivalenti full-time
Agricole 50,1 -3,0 -5,2
Lavoro 48,8 4,4 -10,4
Sociali 69,0 -3,6 -11,4
Altro 52,2 -1,7 -1,3
Totale 56,6 -1,0 -7,8
Fonte: Elaborazioni Euricse su dati INPS.

TABELLA 5. POSIZIONI LAVORATIVE E LAVORATORI EQUIVALENTI FULL-TIME DI DIPENDENTI CON MENO DI 30 ANNI NELLE COOPERATIVE
TRENTINE. ANNO 2020. VALORI PERCENTUALI E VARIAZIONI PERCENTUALI ANNUALI

% under 30 su totale posizioni Variazioni % 2019-2020


Tipologia
lavorative Posizioni lavorative Equivalenti full-time
Agricole 22,8 -5,9 -4,9
Lavoro 15,0 -5,6 2,0
Sociali 15,1 -1,3 -3,0
Altro 13,9 -15,1 -20,4
Totale 15,7 -7,8 -7,9
Fonte: Elaborazioni Euricse su dati INPS.

Le ore lavorate

Uno dei tratti caratterizzanti la crisi scaturita dalla pandemia è, senz’altro, il calo delle ore lavorate che
si è registrato in modo generalizzato in diversi settori produttivi. Non stupisce quindi che oltre un terzo
delle cooperative intervistate abbia dichiarato, per il 2020, un calo delle ore di lavoro del personale (figura
2). Questa percentuale sale al 55,0 per cento tra le cooperative sociali e al 37,5 per cento tra le cooperative
di lavoro. La differenza tra questi due settori e il mondo agricolo (che registra una sostanziale stabilità del
numero di ore lavorate) e del consumo (che ha registrato invece in quasi una cooperativa su due un
aumento delle ore lavorate) non sorprende se si pensa che due cooperative sociali su tre ed una
cooperativa di lavoro su due hanno dovuto interrompere la produzione (o l’erogazione del servizio) a
causa di chiusure aziendali imposte dai decreti per il contenimento della diffusione dei contagi. Al

27
contrario di cooperative agricole e di consumo che, salvo poche eccezioni, non sono state soggette a
lockdown e a chiusure aziendali.

FIGURA 2. COOPERATIVE PER VARIAZIONI DELLE ORE DI LAVORO DEL PERSONALE REGISTRATE A CAUSA DELLA PANDEMIA COVID-19. ANNO
2020. VALORI PERCENTUALI

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

Totale 54.1 30.7 15.1

Agricole 79.5 15.9 4.5

Lavoro 53.6 37.5 8.9

Sociali 33.3 55.0 11.7

Consumo e dettaglianti 57.8 4.4 37.8

Nessuna variazione Riduzione delle ore di lavoro del personale Aumento delle ore di lavoro del personale

Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Il turnover dei lavoratori

I dati Istat sul mondo del lavoro evidenziano che, a livello nazionale, nel corso del 2020 si è verificato
un peggioramento del saldo tra attivazioni e cessazioni. Sebbene sia le prime che le seconde siano
peggiorate rispetto ai periodi precedenti, è il calo delle attivazioni ad aver decretato il saldo negativo del
periodo. Le misure emergenziali di sostegno alle imprese e al lavoro introdotte dal governo nella
primavera del 2020 hanno invece limitato il numero di cessazioni impedendo la risoluzione dei contratti a
tempo indeterminato.
A tal proposito si rileva che, anche senza il blocco dei licenziamenti introdotto dal governo, oltre il 90
per cento delle cooperative – con un picco del 98 per cento per le cooperative di consumatori e di
dettaglianti – ha dichiarato che non avrebbe comunque ridotto il numero di lavoratori a tempo
indeterminato. Questo è un dato rilevante se si considera che parte delle cooperative hanno avuto
problemi nel sostenere il costo del personale (o di parte di esso) durante la pandemia. Il 43 per cento delle
cooperative (80 per cento tra le sociali e 54,4 per cento tra le cooperative di lavoro) ha infatti fatto ricorso
alla cassa integrazione guadagni, al fondo integrazione salariale o ad altri strumenti analoghi.
Analisi condotte a livello nazionale hanno evidenziato che la pandemia ha fatto sentire il proprio peso
sull’attivazione di nuovi contratti e sul rinnovo dei contratti a tempo determinato scaduti (Istat, 2020).
Su questo fronte, guardando alle informazioni sull’attivazione di nuovi contratti, le cooperative
trentine si discostano parzialmente da quanto emerge dai dati generali sul mondo del lavoro italiano
(tabella 6).
Dall’inizio della pandemia il 61 per cento delle cooperative intervistate ha assunto nuovo personale,
anche se solo il 31,7 per cento l’ha assunto nella misura prevista prima dello scoppio della pandemia,

28
mentre solo il 12,7 per cento ha ridotto il numero di nuove assunzioni rispetto a quanto preventivato a
inizio anno.
Va comunque rilevato che, delle 104 cooperative che avevano previsto di assumere nel corso
dell’anno, solo sette non hanno assunto alcun lavoratore mentre, al contrario, tra le 101 cooperative che
non avevano previsto assunzioni, ben 28 (27,7 per cento) ha assunto almeno un lavoratore.

TABELLA 6. DALL’INIZIO DELL’EMERGENZA COVID-19, LA COOPERATIVA HA ASSUNTO NUOVO PERSONALE? VALORI PERCENTUALI
Agricole Consumatori e dettaglianti Lavoro Sociali Totale
Sì 43,2 60,0 58,9 76,7 61,0
No 56,8 40,0 41,1 23,3 39,0
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Guardando ai singoli settori cooperativi, è nel mondo del sociale che si rileva il maggior numero di
cooperative con attivazione di nuovi contratti (76,7 per cento delle cooperative del settore), anche se
circa un terzo dichiara di aver diminuito il numero di assunzioni rispetto a quanto previsto prima della
comparsa della pandemia (figura 3).

FIGURA 3. PRIMA DELL ’EMERGENZA COVID-19 LA COOPERATIVA AVEVA PREVISTO DI ASSUMERE NUOVO PERSONALE NEL CORSO DEL
2020? VALORI PERCENTUALI

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Agricole 6.8 31.8 0.0 61.4

Consumatori e dettaglianti 4.4 22.2 6.7 66.7


Sì ma l'emergenza Covid-19 ne ha ridotto il
numero

Sì e abbiamo assunto le persone previste


Lavoro 5.4 41.1 8.9 44.6

Sì e la situazione venutasi a creare con il Covid-


19 ha incrementato il numero di assunzioni
Sociali 30.0 30.0 8.3 31.7 inizialmente previste
No, non erano previste nuove assunzioni

Totale 12.7 31.7 6.3 49.3

Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Per quanto riguarda invece il rinnovo dei contratti a tempo determinato in scadenza, è bene ricordare,
innanzitutto, che nel 2020, secondo i dati INPS, il 42 per cento delle posizioni lavorative attivate dalle
cooperative era a tempo determinato o stagionale (tabella 7).
Rispetto al 2019, le posizioni a tempo determinato (o stagionale) sono diminuite, al contrario di quelle
a tempo indeterminato che sono rimaste sostanzialmente stabili. Il dato della variazione delle posizioni
lavorative va letto congiuntamente a quello dei lavoratori equivalenti full-time. Se, infatti, le posizioni
lavorative a tempo determinato sono diminuite del 3,5 per cento, la riduzione registrata dal dato degli
equivalenti full-time è ben superiore (-10,9 per cento) e questo sta ad indicare che non solo è diminuito il
numero di contratti attivati, ma a ridursi è stata anche la durata o il monte ore contrattuale (e ciò si
ricollega a quanto detto nel precedente paragrafo).

29
I dati appena descritti trovano, in parte, una spiegazione nei tassi di rinnovo dei contratti in scadenza:
il 43,4 per cento delle cooperative intervistate ha rinnovato tutti i contratti in scadenza, il 32,2 per cento
ne ha rinnovati solo alcuni e il 12,7 per cento non ha rinnovato alcun contratto in scadenza (figura 4).
L’analisi per settore cooperativo conferma la sostanziale stabilità del settore agricolo, dove circa il 20 per
cento delle cooperative non presentava lavoratori in scadenza nell’anno e più del 60 per cento ha
rinnovato tutti i contratti a tempo determinato in scadenza. Per il settore del sociale, al contrario, poco
meno del 60 per cento ha rinnovato solo in parte i contratti in scadenza, confermando quindi il quadro
emerso relativamente all’attivazione di nuovi contratti.

TABELLA 7. LAVORATORI A TEMPO DETERMINATO (O STAGIONALE) DELLE COOPERATIVE TRENTINE: POSIZIONI LAVORATIVE ED EQUIVALENTI
FULL-TIME PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. ANNO 2020. VALORI PERCENTUALI E VARIAZIONI RISPETTO AL 2019

Posizioni lavorative
Equivalenti full-time
Tipologia % su totale
Var. % 2019-2020 Variazione % 2019-2020
posizioni lavorative 2020
Agricole 64,0 -3,4 -5,0
Lavoro 45,8 3,5 -14,6
Sociali 44,1 -8,6 -15,2
Altro 17,1 -7,8 -0,9
Totale 41,5 -3,5 -10,9
Fonte: Elaborazioni Euricse su dati INPS.

FIGURA 4. LA COOPERATIVA HA PROROGATO I CONTRATTI DEL PERSONALE A TEMPO DETERMINATO O DEI COLLABORATORI ESTERNI IN
SCADENZA NELL’ANNO? VALORI PERCENTUALI

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Agricole 61.4 4.5 13.6 20.5

Consumatori e dettaglianti 35.6 28.9 28.9 6.7


Sì, tutti i contratti sono stati rinnovati

Lavoro 41.1 28.6 12.5 17.9 Sì, solo alcuni i contratti non sono stati rinnovati

No, non si è proceduto alla proroga dei


Sociali 38.3 58.3 0.0
3.3 contratti

Non vi erano dipendenti a tempo determinato


o collaboratori esterni in scadenza nell’anno
Totale 43.4 32.2 12.7 11.7

Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Prospettive per il 2022

Guardando alla ripresa in corso, le cooperative esprimono una certa cautela nel fare previsioni
sull’andamento dell’occupazione nel breve-medio periodo.
Nel complesso, oltre sette cooperative su dieci ritengono che i livelli occupazionali si manterranno
stabili, mentre poco meno del 20 per cento delle realtà intervistate prevede di aumentare il proprio

30
personale retribuito (figura 5). Per poterne comprendere a pieno il significato, le previsioni sugli
andamenti occupazionali vanno tuttavia lette a livello di singolo settore cooperativo. Così facendo, risulta
evidente che tra le cooperative agricole e quelle di consumatori e dettaglianti, che meno delle altre sono
state colpite dalla crisi determinata dalla pandemia, maggiore è la quota di cooperative che prevede di
mantenere stabili i propri livelli occupazionali (rispettivamente l’86,7 per cento e il 78,3 per cento). Va
altresì segnalato che tra le seconde, che forse tra tutte hanno visto aumentare maggiormente il proprio
volume d’affari nel corso del 2020, più elevata è anche la quota di cooperative che prevede di diminuire
il personale retribuito (13 per cento).
Le cooperative sociali, colpite come si è visto nei precedenti paragrafi dalla pandemia, vedono già nel
breve periodo una ripresa: una cooperativa su tre prevede infatti di incrementare il numero di occupati e
solo il 6,7 per cento, al contrario, pensa sarà necessario ridurre ulteriormente i livelli occupazionali.
Alta anche tra le cooperative di lavoro la percentuale di quelle che stimano positivamente l’andamento
dell’occupazione per il 2022, anche se non è trascurabile la quota di quelle che, invece, ritengono che la
congiuntura negativa si protrarrà fino al 2023.

FIGURA 5. PREVISIONE SULL’ANDAMENTO DEL PERSONALE RETRIBUITO NEL 2022 RISPETTO AL 2020 PER SETTORE COOPERATIVO. VALORI
PERCENTUALI

0% 20% 40% 60% 80% 100%

Agricole 2.2 86.7 11.1


Riduzione superiore al 50%

Consumatori e dettaglianti 13.0 78.3 8.7 Riduzione tra il 10 e il 50%


Riduzione al più pari al 10%
Stabile
Lavoro 7.05.3 66.7 19.3 1.8
Aumento meno del 10%
Aumento tra il 10 e il 50%
Sociali 6.7 63.3 25 3.3
Aumento superiore al 50%

Totale 6.7 72.6 16.8 1.4

Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

31
INNOVAZIONE E PROCESSI DI CRESCITA
NELLE COOPERATIVE TRENTINE
Eddi Fontanari, Pieralberto Treccani

Introduzione

La capacità di innovare rappresenta il mezzo più sicuro ed efficace per migliorare la performance
economica di un’impresa e, a seconda della tipologia di innovazione introdotta, può garantire un
efficientamento del processo produttivo attraverso una riduzione dei costi di produzione, oppure
accrescere la competitività sul mercato grazie, per esempio, all’intercettazione di specifiche preferenze di
mercato (soprattutto se di nicchia) e dunque a un conseguente incremento dei ricavi di vendita persino
dando un contributo reale e concreto alla lotta al cambiamento climatico. Solitamente le innovazioni
possono riguardare l’aggiornamento delle caratteristiche o lo sviluppo di un nuovo prodotto/servizio,
processo produttivo oppure interessare le strategie di marketing o, infine, le modalità organizzative
adottate dall’impresa.
Un corretto presidio e una costante alimentazione del processo innovativo possono incrementare la
marginalità dell’attività di produzione aumentando la redditività e, per questa via, la sostenibilità
dell’impresa. L’introduzione di innovazioni attraverso una migliore gestione della conoscenza e del flusso
informativo interno/esterno possono determinare la costruzione di un vantaggio competitivo rispetto ai
concorrenti. Come per tutte le imprese anche per le cooperative il mantenimento delle quote di mercato
guadagnate nel corso del tempo e la possibilità di accedere a nuove fette di mercato o di entrare in nuovi
mercati sono strettamente collegati alla capacità di aggiornare la propria offerta, anche attraverso un
rafforzamento della campagna promozionale e dei canali di vendita.
A tal proposito, risulta sempre più importante la capacità di costruire reti con i principali stakeholder
e, in particolare, con gli apportatori di conoscenza e innovazioni strategiche per l’impresa. Appare infatti
sempre più indispensabile poter contare su un capitale relazionale – soprattutto quando la dimensione
dell’impresa è ridotta – che possa assicurare un costante aggiornamento della base di conoscenza interna
al fine di cogliere le opportunità di crescita e di generazione di nuovo valore.
Vista la centralità e la complessità di questi processi ai fini della sostenibilità e della competitività delle
imprese, il presente capitolo cercherà di approfondire se e come le restrizioni legate allo stato
d’emergenza abbiano condizionato la capacità delle cooperative trentine 17 di innovare18 e di
programmare gli investimenti finalizzati a sostenere la loro crescita nel lungo periodo.

Gli effetti della pandemia sull’introduzione di innovazioni


PhD, Experienced Researcher, Euricse.

Collaboratore Euricse.
17 Delle cooperative agricole trentine che hanno partecipato all’indagine condotta da Euricse.
18 È possibile declinare le innovazioni nelle seguenti principali categorie: di prodotto/servizio; di processo; di marketing e

organizzative. Le innovazioni di prodotto/servizio si riferiscono al miglioramento dell’offerta già presente sul mercato o
all’introduzione di nuovi prodotti o servizi; le innovazioni di processo riguardano invece l’aggiornamento di un particolare flusso
produttivo che abbia come risultato un aumento dell’efficienza; le innovazioni di marketing portano a modifiche nelle modalità
di comunicazione, promozione e vendita del prodotto; le innovazioni organizzative riguardano, infine, il cambiamento del metodo
di lavoro e delle pratiche interne sottesi al corretto funzionamento dell’impresa.

32
Sei cooperative su dieci hanno dichiarato di aver introdotto nel corso del 2020 o nei primi mesi del
2021 una o più innovazioni. Le cooperative sociali sono quelle che hanno innovato maggiormente: solo il
20 per cento ha risposto di non aver introdotto alcuna innovazione, contro il 45,5 per cento delle agricole,
il quasi 47 per cento delle cooperative di consumo e il 43,6 per cento di quelle di lavoro (tabella 1).
Le innovazioni introdotte sono state soprattutto di natura organizzativa (quasi 4 cooperative su 10)
seguite da quelle di processo (27,5 per cento) e di prodotto (24,5 per cento); il processo innovativo ha
interessato invece decisamente meno l’area marketing (17,6 per cento), coinvolgendo maggiormente le
cooperative di lavoro (24,0 per cento) e agricole (20,0 per cento).

TABELLA 1. QUALI SONO STATE LE PRINCIPALI INNOVAZIONI INTRODOTTE NEL CORSO DEL 2020 E NEI PRIMI MESI DEL 2021? VALORI
PERCENTUALI

Consumatori e
Agricole Lavoro Sociali Totale
dettaglianti
Di prodotto/servizio 13,6 17,8 23,6 38,3 24,5
Di processo (inclusi strumenti ICT) 25,0 11,1 27,3 41,7 27,5
Marketing/commercializzazione 20,5 13,3 25,5 11,7 17,6
Organizzative 27,3 31,1 34,5 58,3 39,2
Nessuna 45,5 46,7 43,6 20,0 37,7
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Nonostante le pesanti ripercussioni sull’intero sistema economico, l’emergenza sanitaria sembra non
aver ostacolato la propensione a innovare delle cooperative trentine: la maggioranza degli intervistati ha
fornito infatti – a prescindere dalla tipologia cooperativa – risposte neutrali o positive circa gli effetti
dell’emergenza Covid-19 sul processo innovativo. Inoltre, secondo una parte consistente di rispondenti,
la crisi sanitaria avrebbe creato nuove opportunità o avrebbe comunque incrementato il potenziale
innovativo dell’impresa, soprattutto nel caso delle sociali e delle cooperative di lavoro (tabella 2).

TABELLA 2. IN CHE MODO L'EMERGENZA COVID-19 È INTERVENUTA SUL PROCESSO DI INTRODUZIONE DI INNOVAZIONI? VALORI
PERCENTUALI

Consumatori e
Agricole Lavoro Sociali Totale
dettaglianti
Ha creato nuove opportunità 15,9 17,8 23,6 26,7 21,6
Nel complesso, ha incrementato il potenziale
11,4 24,4 25,5 31,7 24,0
innovativo dell’impresa
In nessun modo 68,2 53,3 49,1 31,7 49,0
Nel complesso, ha ridotto il potenziale
4,5 2,2 5,5 10,0 5,9
innovativo dell’impresa
Ha ostacolato e bloccato le innovazioni
6,8 6,7 1,8 10,0 6,4
programmate
Altro 2,3 0,0 3,6 3,3 2,5
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Le difficoltà prodotte dalla pandemia non sembrano, tuttavia, avere complessivamente accresciuto le
occasioni di cooperazione con altri attori economici (tabella 3). Fanno eccezione le cooperative sociali che
nel 47,5 per cento dei casi (il 15,6 per cento nel settore consumatori e dettaglianti, il 9,1 per cento nelle
agricole e il 5,5 per cento in quelle di produzione lavoro) hanno saputo sviluppare e intensificare i rapporti
innanzitutto all’interno del settore di riferimento (89,3 per cento), ma in maniera rilevante anche con
imprese non cooperative (42,9 per cento) e con la Federazione Trentina della Cooperazione (39,3 per
cento).

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TABELLA 3. LE DIFFICOLTÀ PRODOTTE DALLA PANDEMIA HANNO AUMENTATO LE OCCASIONI DI COOPERAZIONE CON ALTRI ATTORI
ECONOMICI? VALORI PERCENTUALI

Agricole Consumatori e dettaglianti Lavoro Sociali Totale


No 90,9 84,4 94,5 52,5 79,3
Sì 9,1 15,6 5,5 47,5 20,7
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Tale peculiarità potrebbe rappresentare uno dei fattori alla base della maggiore capacità delle sociali
– rispetto agli altri settori – di individuare nuove opportunità e di introdurre innovazioni emersa
precedentemente.
Durante la pandemia le cooperative trentine sembrano aver preferito puntare più a un consolidamento
della propria posizione di mercato che a spingersi e avventurarsi in nuove attività.
Le innovazioni introdotte durante la pandemia hanno permesso, infatti, solo al 25,9 per cento delle
cooperative trentine di entrare in nuovi mercati, in maggior misura (16,5 per cento) in ambiti strettamente
legati al core business dell’impresa e non riferiti alla sanificazione e/o produzione di dispositivi di sicurezza
sanitaria (tabella 4). A livello settoriale, a distinguersi maggiormente sono state le cooperative di lavoro
con il 41,9 per cento delle realtà intervistate che sono riuscite – grazie alle innovazioni introdotte durante
la pandemia – ad espandersi in nuovi mercati (seguite dalle cooperative sociali con il 27,2 per cento).

TABELLA 4. LE INNOVAZIONI INTRODOTTE IN QUESTO PERIODO HANNO PERMESSO ALL’IMPRESA DI ENTRARE IN NUOVI MERCATI? VALORI
PERCENTUALI
Consumatori e
Agricole Lavoro Sociali Totale
dettaglianti
Sì, in mercati legati alla sanificazione e/o
4,2 4,2 9,7 6,3 6,3
produzione di dispositivi di sicurezza
Sì, in mercati strettamente legati al core
business dell’impresa e differenti da 8,3 8,3 29,0 16,7 16,5
quelli esplicitati al punto 1
Sì, in mercati diversi grazie ai nuovi
contatti sperimentati e differenti da 4,2 0,0 3,2 4,2 3,1
quelli esplicitati al punto 1
No 83,3 91,7 64,5 72,9 76,4
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

TABELLA 5. QUAL È LA PERCENTUALE DI RICAVI GARANTITA DA QUESTE INNOVAZIONI? VALORI PERCENTUALI


Consumatori e
Agricole Lavoro Sociali Totale
dettaglianti
Fino a 5% 79,2 91,7 64,5 79,2 78,0
Più di 5% fino a 10% 8,3 8,3 22,6 12,5 13,4
Più di 10% 12,5 0,0 12,9 8,3 8,7
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.
Potenziamento dei mezzi ICT

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La spinta all’innovazione (soprattutto organizzativa) – in particolare delle cooperative sociali – sembra
essere stata guidata dall’informatizzazione dei processi: il 68,3 per cento delle cooperative sociali (l’unico
settore in cui tale quota supera la metà dei rispondenti) afferma infatti di aver potenziato i propri mezzi
ICT19. Seguono le cooperative di lavoro e agricole, rispettivamente con il 43,6 e il 43,2 per cento di risposte
positive, mentre le cooperative di consumatori e dettaglianti si fermano al 28,9 per cento (tabella 6).

TABELLA 6. VI È STATO UN POTENZIAMENTO DELL’USO DEI MEZZI ICT O COMUNQUE DELL’INFORMATIZZAZIONE DEI PROCESSI? VALORI
PERCENTUALI

Consumatori e
Agricole Lavoro Sociali Totale
dettaglianti
No 56,8 71,1 56,4 31,7 52,5
Sì 43,2 28,9 43,6 68,3 47,5
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Il potenziamento dei mezzi ICT ha innanzitutto favorito un ampliamento della rete relazionale delle
cooperative trentine con i soggetti ritenuti strategici alla realizzazione dell’obiettivo sociale. Ciò è
avvenuto soprattutto attraverso un rafforzamento dell’interazione con i clienti, in particolar modo tra le
cooperative di consumatori e dettaglianti (nel 61,5 per cento dei casi), e, secondariamente, con un
vantaggio anche – e in misura maggiore nelle agricole (nel 26,3 per cento dei casi) rispetto agli altri settori
cooperativi – nell’instaurazione di rapporti con nuove imprese (tabella 7).

TABELLA 7. IL MAGGIOR UTILIZZO DEI MEZZI ICT HA FAVORITO L’AMPLIAMENTO DELLA VOSTRA RETE DI CONTATTI? VALORI PERCENTUALI
Consumatori e
Agricole Lavoro Sociali Totale
dettaglianti
Sì, con altre imprese strategiche 26,3 7,7 12,5 17,1 16,5
Sì, con il consumatore finale 36,8 61,5 37,5 36,6 40,2
No 36,8 30,8 50,0 46,3 43,3
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

L’informatizzazione dei processi ha assicurato inoltre un efficientamento della gestione e trasmissione


della conoscenza, elemento chiave per il corretto funzionamento dell’impresa oltre che facilitatore
dell’introduzione di innovazioni. In questo caso, a beneficiarne sono state soprattutto le cooperative
agricole con quasi 7 cooperative su 10 che sono riuscite a migliorare il flusso informativo sia all’interno
dell’impresa che verso l’esterno (tabella 8).
Tale effetto risulta tuttavia diffuso anche tra le altre tipologie: per il 40 per cento delle cooperative di
lavoro e di consumatori e dettaglianti e per quasi la metà delle sociali. Un altro 30 per cento di cooperative
di lavoro segnala inoltre di aver implementato l’informatizzazione dei processi esclusivamente per la
gestione del lavoro a distanza con i dipendenti (il 17,1 per cento delle sociali); la stessa percentuale di
cooperative di consumatori e dettaglianti sostiene invece di non aver tratto alcun vantaggio dal
potenziamento dei mezzi ICT (un terzo).

19 È bene osservare che i mezzi ICT erano già ampiamente diffusi nelle cooperative: il 70,6 per cento delle cooperative ne conferma

la presenza anche prima dell’emergenza sanitaria, con percentuali settoriali che variano tra il 57,8 per cento delle cooperative di
consumatori e dettaglianti e il 78,3 per cento delle cooperative sociali.

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TABELLA 8. L'INFORMATIZZAZIONE DEI PROCESSI HA FAVORITO UNA MIGLIORE GESTIONE DELLA CONOSCENZA E DEL FLUSSO INFORMATIVO?
VALORI PERCENTUALI

Consumatori e
Agricole Lavoro Sociali Totale
dettaglianti
Solo interno 21,1 0,0 25,0 19,5 18,6
Solo esterno 5,3 23,1 0,0 9,8 8,2
In entrambi 68,4 38,5 41,7 48,8 49,5
Di nessun tipo 0,0 30,8 4,2 4,9 7,2
È servito solo per gestire il lavoro a
5,3 7,7 29,2 17,1 16,5
distanza con i dipendenti
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

È possibile tuttavia osservare come, in realtà, il potenziamento tecnologico abbia avuto un impatto
significativo soprattutto per le cooperative di lavoro e per le sociali con circa 4 cooperative su 10 che
attribuiscono all’informatizzazione dei processi più del 30 per cento delle innovazioni introdotte negli
ultimi 12 mesi (tabella 9).

TABELLA 9. IN CHE PERCENTUALE LE INNOVAZIONI INTRODOTTE NEGLI ULTIMI 12 MESI SONO DA RITENERSI STRETTAMENTE COLLEGATE ALLE
NUOVE OPPORTUNITÀ CREATE DAL POTENZIAMENTO DELL ’UTILIZZO DEI MEZZI ICT? VALORI PERCENTUALI

Consumatori e
Agricole Lavoro Sociali Totale
dettaglianti
Fino a 10% 57,9 69,2 33,3 43,9 47,4
Più di 10% fino a 30% 26,3 7,7 25,0 22,0 21,6
Più di 30% fino a 50% 15,8 15,4 20,8 19,5 18,6
Più di 50% 0,0 7,7 20,8 14,6 12,4
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Smart working

Una delle innovazioni ICT più diffuse nel periodo pandemico è stata senza dubbio lo smart working. In
quest’ambito, le cooperative trentine si differenziano nettamente a seconda della tipologia: le agricole e
le cooperative di consumatori e dettaglianti, per esempio, hanno continuato a contare sul lavoro in
presenza, scelta evidentemente dettata dalla particolare natura dell’attività; le cooperative di lavoro e
sociali hanno invece preferito in larga misura adottare la modalità di lavoro a distanza, per tutto o parte
del personale. Tale risultato può essere interpretato anche alla luce delle evidenze già emerse in merito
alla gestione della conoscenza e del flusso informativo: le due tipologie di cooperative che hanno sfruttato
maggiormente lo smart working hanno anche riscontrato un rilevante efficientamento interno e hanno
utilizzato gli ICT soprattutto per la gestione del lavoro a distanza (tabella 10). A tal proposito, va anche
ricordato che i settori in cui l’innovazione è maggiormente riconducibile al potenziamento dei mezzi ICT
sono proprio quelli della produzione-lavoro e delle sociali. Ciononostante, non è possibile stabilire una
precisa relazione di causalità, ovvero non è dato sapere se la maggior propensione all’utilizzo del lavoro

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in remoto da parte di cooperative sociali e di lavoro abbia determinato una maggior efficienza oppure se
tale efficienza abbia consentito un utilizzo più intenso dello smart working.

TABELLA 10. LA COOPERATIVA HA ADOTTATO MISURE DI LAVORO A DISTANZA, SMART WORKING O TELELAVORO? VALORI PERCENTUALI

Sì, per tutto il personale Sì, per parte del personale No


Agricole 0,0 38,6 61,4
Consumatori e dettaglianti 0,0 17,8 82,2
Lavoro 19,6 44,6 35,7
Sociali 8,3 71,7 20,0
Totale 7,8 45,4 46,8
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Gran parte delle cooperative trentine ritiene comunque che l’introduzione dello smart working non
abbia inciso negativamente né sul fatturato né sulla produttività dei lavoratori, garantendo anzi – secondo
oltre il 40 per cento delle cooperative intervistate – un effetto positivo su quest’ultima (tabella 11).

TABELLA 11. EFFETTO DELLE MISURE DI LAVORO A DISTANZA, SMART WORKING O TELELAVORO. VALORI PERCENTUALI
Molto Nessun Molto
Su… Negativo Positivo Totale
negativo effetto positivo
produttività dei lavoratori 0,0 12,8 45,9 35,8 5,5 100,0
fatturato della cooperativa 0,0 3,7 80,7 14,7 0,9 100,0
relazioni tra colleghi 0,9 41,3 45,0 12,8 0,0 100,0
relazioni tra i vertici della cooperativa e lavoratori 0,0 23,9 56,9 18,3 0,9 100,0
relazioni tra lavoratori e utenti/clienti 0,9 23,9 55,0 19,3 0,9 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Prospettive

A questo punto, risulta particolarmente interessante capire se le cooperative trentine siano interessate
o meno a mantenere le innovazioni introdotte o se si sia trattato semplicemente dell’implementazione di
misure (temporanee) dettate dallo stato d’emergenza. Nello specifico, è necessario valutare se queste
innovazioni rientrino in un preciso piano di crescita e sviluppo dell’impresa andando poi a verificare e
approfondire le reali intenzioni di investimento.
L’85 per cento delle cooperative intervistate ha risposto che le innovazioni introdotte saranno
mantenute anche nella fase post-Covid confermando quindi la natura strutturale di questi interventi
soprattutto nei settori della produzione-lavoro (100 per cento), agricolo (91,7 per cento) e sociale (85,4
per cento) (tabella 12).
Questi dati evidenziano quindi come la pandemia si sia trasformata in stimolo all’innovazione di lungo
termine per le cooperative trentine, ad eccezione di una parte significativa delle cooperative di
consumatori e tra dettaglianti che dichiarano che le misure implementate durante l’emergenza sanitaria
sono state delle risposte temporanee legate alla necessità del momento. In particolare, l’intervento che
più ha assunto il carattere di eccezionalità è quello legato alla modalità di lavoro a distanza. In questo
caso, anche le cooperative di lavoro e sociali che maggiormente si sono avvalse di questa opportunità

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durante il periodo emergenziale hanno manifestato l’intenzione di accantonarlo una volta conclusa la fase
pandemica20 (tabella 13).

TABELLA 12. LE INNOVAZIONI INTRODOTTE DALL’INIZIO DELLA PANDEMIA SARANNO MANTENUTE NEL TEMPO, ANCHE NEL POST-COVID?
VALORI PERCENTUALI

Consumatori e
Agricole Lavoro Sociali Totale
dettaglianti
No 8,3 41,7 0,0 14,6 15,0
Sì 91,7 58,3 100,0 85,4 85,0
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

A livello generale, sembra comunque emergere un’ulteriore dimostrazione di resilienza e forza del
settore cooperativo trentino che ha saputo – come nelle altre crisi – sfruttare la congiuntura negativa,
trasformandola in opportunità di crescita.

TABELLA 13. LA COOPERATIVA STA VALUTANDO DI INTRODURRE STABILMENTE PER IL FUTURO MISURE DI LAVORO A DISTANZA, SMART
WORKING O TELELAVORO ? VALORI PERCENTUALI

Sì, per tutto il personale Sì, per parte del personale No


Agricole 0,0 11,4 88,6
Consumatori e dettaglianti 0,0 6,5 91,3
Lavoro 7,1 28,6 64,3
Sociali 1,7 43,3 55,0
Totale 2,4 24,4 73,2
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Guardando alle intenzioni d’investimento, la tipologia cooperativa che presenta la più elevata
propensione a investire è quella agricola con quasi tre cooperative su quattro che hanno dichiarato di aver
in programma interventi futuri (tabella 14). Seguono le cooperative di consumo con circa sette
cooperative su dieci.

TABELLA 14. PROPENSIONE DELLE COOPERATIVE TRENTINE A INVESTIRE NEL TRIENNIO 2021-2023 PER TIPOLOGIA COOPERATIVA. VALORI
PERCENTUALI

N° ambiti di investimento Agricole Consumatori e dettaglianti Lavoro Sociali Totale


0 26,7 30,4 54,4 40,0 38,9
1 35,6 39,1 14,0 8,3 22,6
2 13,3 17,4 15,8 21,7 17,3
3 11,1 8,7 7,0 15,0 10,6
4 8,9 4,3 5,3 8,3 6,7
più di 4 4,4 0,0 3,5 6,7 3,8
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021

20Quest’ultima scelta contrasta con gli effetti positivi sulla produttività dei lavoratori dichiarati dalle cooperative ed emersi in
precedenza. A tal riguardo, servirebbe perciò approfondire maggiormente questa questione per valutare adeguatamente tale
aspetto.

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Le cooperative di lavoro risultano invece il settore meno attivo da questo punto di vista, con meno
della metà delle realtà intervistate (45,6 per cento) intenzionate ad investire.
Se le cooperative agricole, di consumatori e tra dettaglianti sono però orientate a intervenire
soprattutto in un unico ambito, le sociali manifestano invece l’interesse a investire in maniera più
complessa e diversificata, in particolare, agendo quantomeno in due/tre ambiti.
Infine, per quanto riguarda la tipologia di investimento, la gran parte delle cooperative agricole, di
consumo e sociali sembra generalmente orientata all’investimento immobiliare, mentre la maggioranza
di quelle di lavoro ha espresso di voler puntare più su investimenti in capitale umano (tabella 15).
Osservando la situazione settore per settore, emerge però una notevole eterogeneità di intenzioni: oltre
all’immobiliare, il 51,5 per cento delle cooperative agricole è intenzionato ad investire nelle linee di
produzione e il 30,3 per cento in tecnologie e digitalizzazione; per il settore del consumo invece
l’investimento in nuovi immobili o il loro ampiamento risulta nettamente prevalente (75 per cento delle
cooperative intervistate), mentre le altre aree d’intervento risultano piuttosto marginali, come capitale
umano e formazione (28,1 per cento) o digitalizzazione (18,8 per cento); le cooperative di lavoro, oltre ai
già menzionati investimenti in capitale umano (61,5 per cento), sembrano anch’esse porre particolare
attenzione agli investimenti immobiliari (46,2 per cento), ma pure a quelli in digitalizzazione (38,5 per
cento) e marketing (30,8 per cento); infine, in maniera speculare alle cooperative di lavoro, anche le sociali
sembrano particolarmente orientate agli investimenti in capitale umano (55,6 per cento), ma con un
interesse specifico anche per il potenziamento degli ambiti di ricerca e sviluppo (38,9 per cento) e
marketing (36,1 per cento).

TABELLA 15. IN COSA INTENDE INVESTIRE LA COOPERATIVA NEL TRIENNIO 2021-2023? VALORI PERCENTUALI
Consumatori e
Agricole Lavoro Sociali Totale
dettaglianti
Nuovi immobili o ampliamento esistenti 57,6 75,0 46,2 61,1 60,6
Linee di produzione 51,5 3,1 11,5 25,0 23,6
Brand, comunicazione e marketing 21,2 6,3 30,8 36,1 23,6
Ricerca e sviluppo 21,2 0,0 11,5 38,9 18,9
Tecnologie e digitalizzazione 30,3 18,8 38,5 27,8 28,3
Capitale umano e formazione 6,1 28,1 61,5 55,6 37,0
Internazionalizzazione 0,0 0,0 3,8 0,0 0,8
Responsabilità sociale e ambientale 12,1 12,5 11,5 22,2 15,0
Altro 12,1 25,0 15,4 16,7 17,3
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

39
40
Parte 2
Recenti trend settoriali

41
42
DINAMICHE EVOLUTIVE DELLA COOPERAZIONE AGRICOLA DURANTE LA
PANDEMIA: UN APPROFONDIMENTO DEI SOTTOSETTORI PRODUTTIVI
Eddi Fontanari

Introduzione

Il settore agricolo e più in generale l’intera filiera agroalimentare hanno rappresentato anche durante
la crisi finanziaria del 2008 un importante “salvagente” per l’economia italiana grazie alla funzione
anticiclica garantita dall’elevata competitività delle produzioni offerte sul mercato, anche in virtù della
particolare vocazione all’export di alcuni comparti (p.e., il vitivinicolo).
La pandemia con l’introduzione di stringenti restrizioni su scala globale ha creato per la prima volta un
blocco alla libera circolazione delle persone con gravi ripercussioni anche sullo scambio delle merci.
Questa situazione ha imposto, tra le altre cose, la revisione delle tradizionali modalità di scambio con
l’urgente necessità di ripensare – oltre l’organizzazione interna delle imprese – anche l’intero modello di
gestione delle transazioni e dei rapporti tra le imprese e tra queste ultime e il consumatore. Un
ripensamento che, se riferito al Trentino, non può che interessare direttamente e innanzitutto le
cooperative agricole data la loro rilevanza nella gestione del comparto.
In proposito, precedenti ricerche (Fontanari, 2018; Fontanari e Sacchetti, 2019) hanno messo in
evidenza l’importanza dell’interazione sociale tra il socio e la cooperativa agricola, soprattutto con
riferimento al rapporto tra l’azienda agricola e il tecnico messo a diposizione dalla cooperativa. Uno dei
possibili problemi collegati all’introduzione della misura del distanziamento sociale – pensata per limitare
la diffusione del virus Covid-19 – è quello di aver in qualche modo intaccato la fluidità di relazione e
scambio di informazioni indebolendo, di conseguenza, il senso di appartenenza e di partecipazione del
socio alle attività e alla vita sociale della cooperativa agricola. Si tratta infatti di delicati equilibri che se
messi in pericolo – soprattutto nel caso specifico di questa particolare tipologia cooperativa – possono
ripercuotersi sulla sostenibilità di lungo periodo dell’organizzazione.
Questo capitolo nasce quindi con l’obiettivo di approfondire – utilizzando sempre i risultati emersi
dall’indagine condotta da Euricse – le dinamiche interne al mondo agricolo per cercare di capire come le
cooperative di questo settore abbiano affrontato le criticità imposte dalla crisi sanitaria provando, in
particolar modo, a mettere in luce eventuali differenze in termini di reazione e di impatto tra i vari
sottosettori produttivi.

Scenario

Come già emerso nella parte generale del rapporto, la filiera agroalimentare, essendo stata inquadrata
come attività essenziale, non è stata particolarmente colpita dalle chiusure imposte dai protocolli di
sicurezza sanitaria. L’unico comparto interessato da chiusure è risultato il vitivinicolo con il 25 per cento
delle realtà che hanno subìto un’interruzione della produzione nelle rispettive strutture di lavorazione.
Il sottosettore agricolo che sembra invece aver beneficiato di una spinta notevole è quello
ortofrutticolo con oltre la metà delle cooperative che segnala una crescita del fatturato nel 2020 rispetto
al 2019, nel 45 per cento dei casi compresa tra il +10 e il +50 per cento (tabella 1).


PhD, Experienced Researcher, Euricse.

43
I sottosettori che sembrano invece aver accusato maggiormente le conseguenze del nuovo scenario
sono il lattiero-caseario con otto cooperative su dieci che hanno registrato una contrazione degli introiti
(in tre casi su dieci tra il -10 e il -50 per cento) nel 2020 rispetto all’anno precedente e il vitivinicolo, con
la metà delle realtà interessate da una leggera flessione (entro il 10 per cento) dei ricavi21.
Le criticità maggiori sembrano però riguardare il comparto lattiero-caseario visto che, anche in
prospettiva, il 50 per cento dei caseifici prevedeva a inizio 2021 di registrare nel secondo semestre (tre su
dieci nel 2022) un’ulteriore riduzione delle vendite, a differenza delle cantine sociali che si aspettano
anche per il 2022 un’evoluzione positiva (o comunque non negativa) del fatturato (tabella 2).

TABELLA 1. NEL 2020 RISPETTO AL 2019, COME È VARIATO IL FATTURATO DELLA COOPERATIVA? VALORI PERCENTUALI
Frutticolo Lattiero Vitivinicolo
Riduzione superiore al 50% 0,0 0,0 0,0
Riduzione tra il 10 e il 50% 5,0 30,0 8,3
Riduzione al più pari al 10% 0,0 50,0 41,7
Stabile 40,0 20,0 25,0
Aumento meno del 10% 10,0 0,0 16,7
Aumento tra il 10 e il 50% 45,0 0,0 8,3
Totale 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

TABELLA 2. RISPETTO AL MEDESIMO PERIODO DEL 2020, LA COOPERATIVA COME PREVEDE VARIERÀ IL FATTURATO NEL SECONDO SEMESTRE
DEL 2021? E NEL 2022? VALORI PERCENTUALI

Secondo semestre 2021


Frutticolo Lattiero Vitivinicolo
Riduzione tra il 10 e il 50% 0,0 20,0 8,3
Riduzione al più pari al 10% 5,0 30,0 0,0
Stabile 75,0 40,0 33,3
Aumento meno del 10% 10,0 10,0 50,0
Aumento tra il 10 e il 50% 10,0 0,0 8,3
Totale 100,0 100,0 100,0
Anno 2022
Frutticolo Lattiero Vitivinicolo
Riduzione tra il 10 e il 50% 0,0 10,0 8,3
Riduzione al più pari al 10% 0,0 20,0 0,0
Stabile 95,0 40,0 41,7
Aumento meno del 10% 0,0 20,0 33,3
Aumento tra il 10 e il 50% 5,0 10,0 16,7
Totale 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.
Gli effetti negativi della pandemia sui caseifici sociali trovano conferma anche sul fronte dell’equilibrio
finanziario con tre cooperative su quattro che lamentano un peggioramento della situazione durante la
pandemia (tabella 3). Le realtà intervistate negli altri comparti non segnalano invece – nella maggior parte
dei casi – conseguenze negative della crisi sanitaria sui conti aziendali.

21 L’analisi puntuale dei bilanci d’esercizio delle cooperative agricole trentine conferma le riduzioni di fatturato per i comparti del
lattiero-caseario e del vitivinicolo, seppur con il 63,2 per cento di caseifici e il 100 per cento delle cantine sociali interessati da un
calo dei ricavi dal 2019 al 2020. Il settore ortofrutticolo conferma invece la situazione favorevole con solamente il 23,3 per cento
delle cooperative con riduzione di fatturato.

44
Un attento esame dei bilanci d’esercizio delle cooperative agricole intervistate restituisce, tuttavia, un
livello di liquidità del settore lattiero-caseario estremamente soddisfacente, con il 60 per cento dei
caseifici in grado, al 31 dicembre 2020, di far pienamente fronte alle uscite di breve periodo (12 mesi) e
con un’evoluzione positiva del rating nell’ultimo anno (tabella 4).

TABELLA 3. COME HA INCISO L ’EMERGENZA COVID-19 SULL’EQUILIBRIO FINANZIARIO DELLA COOPERATIVA? VALORI PERCENTUALI
Frutticolo Lattiero Vitivinicolo
Molto negativamente 0,0 0,0 8,3
Negativamente 5,0 60,0 8,3
Non ha inciso 75,0 40,0 75,0
Positivamente 20,0 0,0 8,3
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

TABELLA 4. INDICATORE DI LIQUIDITÀ DEI SOTTOSETTORI AGRICOLI. ANNI 2018–2020. VALORI PERCENTUALI
Ortofrutticolo Lattiero Vitivinicolo
Intervalli di valore22
2018 2019 2020 2018 2019 2020 2018 2019 2020
0-49 5,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0
50-99 45,0 65,0 55,0 70,0 60,0 40,0 50,0 58,3 58,3
100-150 35,0 25,0 35,0 20,0 30,0 60,0 41,7 41,7 41,7
>150 15,0 10,0 10,0 10,0 10,0 0,0 8,3 0,0 0,0
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: elaborazioni su dati Aida-Bureau Van Dijk, Federazione Trentina della Cooperazione e Albo Cooperative – MISE.

Processi di investimento e crescita

La pandemia non sembra inoltre aver messo in discussione – trasversalmente ai settori produttivi – i
piani di crescita della cooperazione agricola. In particolare, il vitivinicolo è risultato il settore più attivo
nell’introduzione di innovazioni anche durante la fase pandemica, soprattutto grazie a diffuse operazioni
di potenziamento delle attività di commercializzazione e marketing (41,7 per cento) e di processo (50 per
cento); solamente una cantina sociale su quattro non ha infatti introdotto innovazioni (tabella 5).
Anche spostando l’attenzione sugli investimenti futuri, le cantine sociali si confermano il comparto più
attivo con quasi il 60 per cento delle realtà intenzionate a intervenire nel triennio 2021-2023 in almeno
tre ambiti (tabella 6). Diversamente, la metà delle cooperative ortofrutticole e dei caseifici sociali dichiara
solamente una tipologia di investimento. In generale, va tuttavia sottolineata la volontà di circa tre
cooperative agricole su quattro di investire nell’attività d’impresa nel prossimo triennio,
indipendentemente dal sottosettore.

TABELLA 5. QUALI SONO STATE LE PRINCIPALI INNOVAZIONI INTRODOTTE NEL CORSO DEL 2020 E NEI PRIMI MESI DEL 2021? PER
SOTTOSETTORE AGRICOLO. VALORI PERCENTUALI
Frutticolo Lattiero Vitivinicolo

22 Si ricorda che l’indicatore di liquidità serve a testare la capacità dell’impresa ad affrontare le uscite monetarie di breve periodo
(entro 12 mesi) con le disponibilità liquide immediate (cassa) o differite (crediti entro i 12 mesi). Se l’indicatore assume un valore
compreso tra lo 0 e il 49 per cento si è in presenza di una situazione di grave squilibrio; tra il 50 e il 99 per cento la situazione è
critica; tra il 100 e il 150 per cento si prospetta un buon equilibrio; un valore maggiore del 150 per cento segnala, infine, un
equilibrio finanziario ottimale.

45
Di prodotto/servizio 10,5 20,0 16,7
Di processo (inclusi strumenti ICT) 15,8 10,0 50,0
Marketing/commercializzazione 5,3 20,0 41,7
Organizzative 36,8 10,0 33,3
Nessuna 52,6 50,0 25,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

TABELLA 6. PROPENSIONE DEI SOTTOSETTORI AGRICOLI A INVESTIRE NEL TRIENNIO 2021-2023. VALORI PERCENTUALI
N° ambiti d’investimento 0 1 2 3 4 più di 4 Totale
Ortofrutticolo 30,0 50,0 10,0 5,0 5,0 0,0 100,0
Lattiero 30,0 50,0 10,0 10,0 0,0 0,0 100,0
Vitivinicolo 25,0 8,3 8,3 16,7 25,0 16,7 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

TABELLA 7. IN COSA INTENDE INVESTIRE LA COOPERATIVA NEL TRIENNIO 2021-2023? PER SOTTOSETTORE AGRICOLO. VALORI PERCENTUALI
Ambiti di investimento Ortofrutticolo Lattiero Vitivinicolo
Nuovi immobili o ampliamento esistenti 57,1 28,6 66,7
Linee di produzione 28,6 57,1 88,9
Brand, comunicazione e marketing 7,1 14,3 55,6
Ricerca e sviluppo 14,3 14,3 33,3
Tecnologie e digitalizzazione 7,1 28,6 66,7
Capitale umano e formazione 7,1 0,0 11,1
Internazionalizzazione 0,0 0,0 0,0
Responsabilità sociale e ambientale 0,0 0,0 33,3
Altro 28,6 0,0 0,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

TABELLA 8. MODALITÀ DI FINANZIAMENTO DEGLI INVESTIMENTI PER SOTTOSETTORE AGRICOLO. VALORI PERCENTUALI
Frutticolo Lattiero Vitivinicolo
Capitale proprio 57,1 0,0 77,8
Prestito da soci 28,6 0,0 0,0
Capitale di terzi (prestiti finanziari) 50,0 57,1 77,8
Contributi pubblici (locali/nazionali/europei) 71,4 71,4 88,9
Altro 7,1 0,0 0,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021

Gli investimenti programmati riguardano in particolare l’acquisto o l’ampliamento di immobili e il


potenziamento delle linee di produzione (tabella 7). Nel comparto vitivinicolo emerge inoltre – in più della
metà dei casi – un particolare interesse a investire in tecnologia e digitalizzazione e nel brand e nelle
attività di marketing23.

23 Una su tre anche nelle attività di ricerca e sviluppo.

46
Per quanto riguarda i canali di finanziamento, le cooperative ortofrutticole e vitivinicole mostrano
l’intenzione di ricorrere in parte anche a risorse proprie, distinguendosi quindi per la capacità di
autofinanziamento degli investimenti programmati, mentre i caseifici sociali sembrano volersi affidare più
al sostegno dei fondi europei e all’accensione di nuovo debito bancario (tabella 8).

Canali di vendita

L’approfondimento delle strategie di vendita (co-marketing) e in particolare dei canali utilizzati dalle
cooperative agricole trentine per la commercializzazione delle loro produzioni non evidenzia particolari
stravolgimenti tra il pre e il post pandemia. Tale situazione sembra trovare fondamento nella scelta dei
partner commerciali fatte in passato, che evidenzia un ruolo prevalente della grande distribuzione in tutti
i comparti agricoli (uscita indenne dalla pandemia in quanto servizio essenziale) e con un ruolo invece più
marginale per l’hotellerie-restaurant-café (Ho.Re.Ca.) che più di ogni altro settore ha pagato il prezzo della
crisi. A ciò si aggiunge poi l’ormai consolidata posizione di specifici distretti agricoli trentini sul mercato
internazionale – p.e. nell’ortofrutta (settore melicolo) e, soprattutto, nel settore vitivinicolo con un peso
dell’export che in quest’ultimo caso raggiunge i tre quarti del fatturato e che la crisi non ha modificato.

Sembra quindi che gli investimenti (in particolare nello sviluppo di un brand collettivo) e le strategie
commerciali intraprese nel corso del tempo abbiano consentito alle cooperative agricole trentine – grazie
alla crescente reputazione e affidabilità – di rimanere un punto di riferimento per la grande distribuzione
(estremamente selettiva ed esigente nella selezione dei partner commerciali) e per i mercati esteri. In tal
senso, si conferma la strategicità e l’importanza per le aziende agricole dell’assetto istituzionale e
organizzativo offerto e garantito dal modello della cooperazione agricola.
Questa solida strutturazione dei rapporti commerciali non ha reso necessarie, durante la crisi,
particolari rimodulazioni delle modalità di vendita. Anche rispetto all’e-commerce, non si segnalano
variazioni significative nell’utilizzo di questo canale – se non nel caso di alcune produzioni minori (con un
passaggio in questi casi anche a quote del 10 per cento del fatturato) – rimanendo quindi uno sbocco
ancora marginale per le cooperative agricole trentine.

Produzione agricola e ambiente

Per quanto riguarda le caratteristiche e gli attributi delle produzioni agricole, la pandemia sembra non
aver influenzato particolarmente le preferenze dei consumatori rispetto a produzioni e processi a basso
impatto ambientale, se non nel comparto ortofrutticolo in cui più della metà delle cooperative intervistate
segnala una leggera crescita di interesse (tabella 9).
Le stesse cooperative sostengono quindi che non vi è stato alcun impatto della crisi sanitaria sulle
decisioni d’investimento in questo ambito (tabella 10). Questo anche perché il comparto ha già avviato da
tempo interventi mirati per la realizzazione di produzioni sempre più “green”. In particolare, il vitivinicolo
risulta il settore che più si è attivato lungo l’intera filiera, agendo sia a monte (riduzione utilizzo fitofarmaci,
introduzione pratiche naturali di prevenzione, miglior gestione rifiuti, ecc.) che a valle (utilizzo energia
rinnovabile, riutilizzo degli scarti di produzione) (tabella 11). In questo senso, si segnalano delle quote di
produzione con metodo biologico particolarmente significative in quattro cooperative su dieci
nell’ortofrutticolo e una su cinque nel vitivinicolo (tabella 12).

TABELLA 9. LA PANDEMIA HA INFLUENZATO ULTERIORMENTE LE SCELTE DEL CONSUMATORE VERSO PRODOTTI E PROCESSI A BASSO IMPATTO
AMBIENTALE? PER SOTTOSETTORE AGRICOLO. VALORI PERCENTUALI

47
Frutticolo Lattiero Vitivinicolo
Sì, ne ha aumentato significativamente l’interesse 5,6 20,0 9,1
Sì, ha portato a una leggera crescita dell’interesse 55,6 20,0 36,4
Per nulla, sono rimaste inalterate 38,9 60,0 54,5
Totale 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

TABELLA 10. COME È INTERVENUTA LA PANDEMIA SULLE SCELTE D’INVESTIMENTO DELL’IMPRESA IN PRODOTTI E PROCESSI A BASSO
IMPATTO AMBIENTALE ? PER SOTTOSETTORE AGRICOLO. VALORI PERCENTUALI

Frutticolo Lattiero Vitivinicolo


Aumentandone la portata 16,7 10,0 18,2
Riducendone la portata 0,0 10,0 0,0
In nessun modo 83,3 80,0 81,8
Totale 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

TABELLA 11. QUALI SONO GLI INTERVENTI REALIZZATI E PROGRAMMATI DALLA COOPERATIVA PER RIDURRE L’IMPATTO AMBIENTALE? PER
SOTTOSETTORE AGRICOLO. VALORI PERCENTUALI

Frutticolo Lattiero Vitivinicolo


Riduzione utilizzo fitofarmaci 64,7 0,0 90,0
Utilizzo fitofarmaci meno tossici 23,5 0,0 60,0
Introduzione pratiche di prevenzione naturali (p.e., insetti antagonisti) 35,3 0,0 90,0
Razionalizzazione consumo idrico 41,2 50,0 70,0
Miglior gestione rifiuti 64,7 0,0 90,0
Riutilizzo degli scarti di produzione (economia circolare) 23,5 0,0 60,0
Utilizzo di energia rinnovabile 35,3 0,0 90,0
Introduzione varietà più resistenti 41,2 50,0 70,0
Altro 47,1 66,7 40,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

TABELLA 12. QUAL È LA PERCENTUALE DI PRODUZIONE BIOLOGICA SUL TOTALE? PER SOTTOSETTORE AGRICOLO. VALORI PERCENTUALI
Percentuale produzione Frutticolo Lattiero Vitivinicolo
<5% 61,1 100,0 81,8
5%-10% 22,2 0,0 0
10%-30% 5,6 0,0 18,2
30%-50% 5,6 0,0 0
>50% 5,6 0,0 0
Totale 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.
Rapporto con i soci

48
Sul fronte del rapporto con la base sociale, tra tutti i settori della cooperazione trentina, il comparto
agricolo è quello che lamenta le maggiori ripercussioni negative in termini di qualità dell’interazione con
i soci (e della loro partecipazione) a seguito dell’esplosione della pandemia Covid-19 (tabella 13).
Nello specifico, le restrizioni introdotte per limitare la diffusione del virus sembrano aver un po’
soffocato la componente relazionale nel rapporto socio-cooperativa soprattutto nel settore
ortofrutticolo, con oltre la metà delle cooperative interessate da tale criticità, e nel vitivinicolo, con
quattro cantine su dieci che ne sottolineano un indebolimento (tabella 14).

TABELLA 13. QUALI SONO STATE LE RIPERCUSSIONI DELL’EMERGENZA SANITARIA SUL RAPPORTO CON I SOCI? PER TIPOLOGIA COOPERATIVA.
VALORI PERCENTUALI
Agricole Totale cooperative
Lo hanno rafforzato 4,5 21,6
Lo hanno indebolito 40,9 28,9
Nessuna 54,5 49,5
Totale 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

TABELLA 14. QUALI SONO STATE LE RIPERCUSSIONI DELL’EMERGENZA SANITARIA SUL RAPPORTO CON I SOCI? PER SOTTOSETTORE AGRICOLO.
VALORI PERCENTUALI
Frutticolo Lattiero Vitivinicolo Totale
Lo hanno rafforzato 0,0 20,0 0,0 4,5
Lo hanno indebolito 52,6 20,0 41,7 40,9
Nessuna 47,4 60,0 58,3 54,5
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

A risentirne particolarmente è stato soprattutto il grado di partecipazione dei soci alla vita sociale e
alle attività della cooperativa (tabella 15), con un impatto più intenso nel comparto vitivinicolo, ma con
degli effetti più o meno marcati in quasi tutte le realtà intervistate (l’84 per cento).

TABELLA 15. LA PARTECIPAZIONE DEL SOCIO ALLA VITA SOCIALE/ATTIVITÀ DELLA COOPERATIVA NE HA RISENTITO NEGATIVAMENTE? PER
SOTTOSETTORE AGRICOLO. VALORI PERCENTUALI

Frutticolo Lattiero Vitivinicolo Totale


Sensibilmente 31,6 30,0 50,0 36,4
Poco 57,9 40,0 50,0 47,7
In alcun modo, è rimasta immutata 10,5 20,0 0,0 13,6
In alcun modo, anzi si è intensificata 0,0 10,0 0,0 2,3
Totale 100,0 100,0 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Vista l’importanza del coinvolgimento del socio nelle attività della cooperativa agricola ai fini di una
maggiore efficienza dell’intero processo produttivo lungo la filiera agroalimentare, sarà quindi necessario
in questa fase delicata di convivenza con il virus studiare e implementare i giusti correttivi utili a risolvere
le criticità che hanno ostacolato la partecipazione dei soci, in modo da recuperare e promuovere
l’attivismo della base sociale nei rapporti con la cooperativa. In questo senso, andranno quindi messi a

49
punto – magari anche attraverso un confronto con i soci – le soluzioni e gli strumenti più congeniali per
colmare il gap relazionale e di inclusione nei processi (di particolare importanza quello innovativo) che
sembra essersi creato durante la pandemia. Quest’ultimo aspetto risulta infatti di fondamentale
importanza per garantire un adeguato livello di competitività e il successo del modello cooperativo in
agricoltura, soprattutto se visto nella sua accezione moderna.

50
I LAVORATORI DELLE COOPERATIVE SOCIALI E DI LAVORO:
CARATTERISTICHE, SODDISFAZIONE E CONSEGUENZE
DEL COVID-19 SUL LAVORARE IN COOPERATIVA
Chiara Carini

Introduzione

Nelle cooperative sociali e di lavoro i lavoratori non solo sono portatori di interesse importanti, ma
rappresentano anche una risorsa chiave per la crescita e lo sviluppo di queste organizzazioni.
Questi due settori cooperativi occupavano, nel 2020, il 68 per cento degli occupati totali, il 70,7 per
cento delle donne e il 64,8 per cento dei lavoratori con meno di 30 anni, delle cooperative trentine.
Per questo motivo, negli ultimi anni il lavorare (e i lavoratori) nelle cooperative, soprattutto sociali,
sono stati oggetto di diverse ricerche che hanno approfondito le caratteristiche del lavoro, la relazione tra
cooperativa e lavoratore e i livelli di soddisfazione dei lavoratori stessi. Queste ricerche hanno messo in
evidenza buoni livelli di soddisfazione dei lavoratori delle cooperative, mediamente più elevati di quelli
dei lavoratori impiegati presso istituzioni pubbliche o imprese for profit, sebbene nelle cooperative si
registrino spesso livelli salariali più bassi (Depedri e Borzaga, 2007). Le stesse ricerche hanno cercato di
individuare i motivi per i quali la soddisfazione nelle cooperative sociali sia mediamente più elevata,
facendo spesso ricorso ai concetti di motivazione non auto-interessata, intrinseca e ai concetti di altruismo
e preferenze sociali (Carpita e Manisera, 2007).
Le crisi sanitaria ed economica innescate dal diffondersi del Covid-19 hanno colpito duramente il
mondo del lavoro in generale e diversi dei settori in cui operano cooperative sia di lavoro che sociali. I dati
oggi disponibili consentono di analizzare solamente l’effetto sui livelli occupazionali delle cooperative
sociali e di lavoro delle prime ondate della pandemia - quella che hanno interessato il 2020 - e sembrano
mettere in evidenza alcuni problemi per le cooperative sociali e di lavoro trentine nel mantenere inalterati
i livelli occupazionali e nel creare nuove posizioni lavorative (si veda il capitolo 2 del rapporto).
Per disporre di un quadro più completo del lavoro in cooperativa non basta tuttavia verificare la loro
capacità di mantenere più o meno inalterati i livelli occupazionali; è anche necessario cercare di
comprendere se e come la pandemia ha avuto delle conseguenze sulle modalità di lavoro e sui livelli di
soddisfazione dei lavoratori.
Per tal motivo in questo capitolo si intende innanzitutto offrire un approfondimento sui lavoratori delle
cooperative sociali e di lavoro trentine, analizzando innanzitutto sia le loro caratteristiche socio-
demografiche che alcuni aspetti contrattuali del loro lavoro, basandosi sui dati delle quasi 20 mila posizioni
lavorative attivate nel corso del 2020 da cooperative sociali e di lavoro trentine secondo i dati disponibili
negli archivi dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale (INPS; tabella 1).
A completamento dell’analisi vengono quindi utilizzate le informazioni raccolte direttamente da
Euricse su un campione di lavoratori impiegati in cooperative sociali e di lavoro trentine nell’ambito di
un’indagine campionaria condotta nel corso del 2021 e che si concentrano sulle condizioni, sulla qualità
del lavoro offerto dalle cooperative e sulla soddisfazione dei lavoratori anche alla luce della pandemia
Covid-1924.


Senior Researcher, Euricse.
24 L’indagine ha raccolto dati per 211 lavoratori impiegati in 12 cooperative sociali e a 49 lavoratori occupati
in cinque cooperative
di lavoro trentine. Il campione originariamente di dimensioni maggiori è stato ridotto per le difficoltà incontrate, dovute anche al

51
TABELLA 1. NUMERO POSIZIONI LAVORATIVE (DIPENDENTI E PARASUBORDINATI) ATTIVATE DALLE COOPERATIVE SOCIALI E DI LAVORO
TRENTINE. ANNO 2020

Dipendenti Parasubordinati Totale


Cooperative sociali 10.452 323 10.775
Cooperative di lavoro 9.936 122 10.058
Fonte: Elaborazioni su dati INPS.

Il profilo dei lavoratori delle cooperative sociali e di lavoro trentine

Analizzando i dati dell’INPS è possibile delineare un profilo dei lavoratori delle cooperative sociali e di
lavoro trentine, sia in termini demografici che in riferimento ad alcune caratteristiche del lavoro e dei
rapporti contrattuali.
Delle oltre 10 mila posizioni lavorative delle cooperative sociali, più di 7 mila (69 per cento) erano
occupate da lavoratrici, il 15,1 per cento da lavoratori con meno di 30 anni, il 25,1 per cento con 55 o più
anni e l’87,2 per cento da cittadini italiani o di un altro paese dell’Unione Europea (tabella 2). Il profilo dei
lavoratori delle cooperative di lavoro risulta simile a quello delle sociali in termini di composizione per
fascia d’età (anche se si registra una quota maggiore di over cinquantacinquenni a discapito della fascia
30–54 anni), mentre si differenzia per una minore presenza femminile (48,8 per cento delle posizioni
lavorative del settore) e per una maggiore presenza di lavoratori provenienti da paesi al di fuori
dell’Unione Europea (24,5 per cento).

TABELLA 2. PROFILO DEMOGRAFICO DEI LAVORATORI DIPENDENTI DELLE COOPERATIVE SOCIALI E DI LAVORO TRENTINE: POSIZIONI
LAVORATIVE PER SESSO , ETÀ E CITTADINANZA. ANNO 2020

Cooperative di lavoro Cooperative sociali


Sesso v.a. % v.a. %
Femmine 4.847 48,8 7.209 69,0
Maschi 5.089 51,2 3.243 31,0
Età
Fino a 29 anni 1.488 15,0 1.581 15,1
30 – 54 anni 5.468 55,0 6.251 59,8
55 anni e oltre 2.980 30,0 2.620 25,1
Cittadinanza
Unione Europea 7.505 75,5 9.114 87,2
Extra Unione Europea 2.431 24,5 1.338 12,8
Totale 9.936 100,0 10.452 100,0
Fonte: Elaborazioni su dati INPS.

Guardando ad alcune caratteristiche contrattuali del lavoro, emerge che poco più della metà dei
dipendenti delle cooperative sociali e di lavoro (rispettivamente il 55,9 per cento e il 54,2 per cento) era

periodo di distanziamento sociale e smart working in essere nella fase di raccolta dati. Il team di Euricse ringrazia tutte le
cooperative e tutti i lavoratori che hanno deciso di aderire all’indagine e, così facendo, hanno contribuito attivamente alla
realizzazione della ricerca.

52
occupato a tempo indeterminato (tabella 3). Si tratta di lavoratori, per le cooperative di lavoro, inquadrati
prevalentemente come operai (81,5 per cento delle posizioni totali), mentre nelle cooperative sociali si
rileva un maggior equilibrio tra inquadramenti al livello operaio (52,6 per cento) e impiegatizio (47,1 per
cento).
Queste diversità nell’inquadramento contrattuale risentono del tipo di attività svolte e dei contratti di
lavoro applicati nel mondo del sociale e nei vari comparti della produzione di lavoro, diversità che possono
essere però approfondite utilizzando i risultati dell’indagine che ha coinvolto un campione di lavoratori
delle cooperative sociali e di lavoro. In merito alla coerenza tra titolo di studio e lavoro (tabella 4), pur
nella consapevolezza che il numero dei lavoratori di cooperative di lavoro che hanno aderito all’indagine
è limitato, sembra emergere una maggiore coerenza tra il titolo di studio e il lavoro svolto tra i lavoratori
del mondo del sociale, tra i quali è anche maggiore la percentuale di rispondenti che svolgono un lavoro
per il quale il titolo di studio posseduto è necessario (56,9 verso 49 per cento).

TABELLA 3. PROFILO CONTRATTUALE DEI LAVORATORI DIPENDENTI DELLE COOPERATIVE SOCIALI E DI LAVORO TRENTINE: POSIZIONI
LAVORATIVE PER TIPOLOGIA DI CONTRATTO , QUALIFICA CONTRATTUALE E TEMPO DI LAVORO. ANNO 2020

Cooperative di lavoro Cooperative sociali


Tipologia contrattuale v.a. % v.a. %
Tempo indeterminato 5.381 54,2 5.840 55,9
Tempo determinato/stagionale 4.555 45,8 4.612 44,1
Tempo di lavoro
Tempo pieno 4.782 48,1 3.172 30,3
Tempo part-time 5.154 51,9 7.280 69,7
Qualifica contrattuale
Operai 8.102 81,5 5.495 52,6
Impiegati 1.652 16,6 4.926 47,1
Altro 182 1,8 31 0,3
Totale 9.936 100,0 10.452 100,0
Fonte: Elaborazioni su dati INPS.

TABELLA 4. IL SUO TITOLO DI STUDIO È COERENTE CON IL LAVORO CHE SVOLGE? LAVORATORI DELLE COOPERATIVE SOCIALI E DI LAVORO.
VALORI PERCENTUALI
Cooperative di lavoro Cooperative sociali
Sì, è necessario 49,0 56,9
Sì, anche se non è necessario 20,4 23,2
No 30,6 19,9
Totale 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sui lavoratori delle cooperative sociali e di lavoro trentine. Anno 2021.

Passando al numero di ore previste contrattualmente, dai dati INPS emerge che il 51,9 per cento delle
posizioni lavorative totali attivate nel corso del 2020 dalle cooperative di lavoro e il 70 per cento di quelle
attivate dalle sociali erano a tempo ridotto (tabella 3).
Analizzando più nel dettaglio il dato, risulta evidente come il lavoro a tempo parziale sia ancora una
questione strettamente connessa al lavoro femminile: la quota a part-time sia tra le lavoratrici delle
cooperative sociali che di lavoro è prossima al 79 per cento, mentre tra i lavoratori di sesso maschile tale
percentuale scende rispettivamente al 47,9 per cento per le prime e al 26,5 per cento per le seconde.

53
Tuttavia questo ampio ricorso al part-time non è da interpretare di per sé negativamente: è
neecessario infatti comprendere se si tratti di una scelta volontaria del lavoratore oppure, al contrario, se
sia imposto dall’organizzazione (tabella 5).
Dall’indagine condotta sui lavoratori di cooperative sociali25 trentine risulta che solo per il 30 per cento
dei lavoratori intervistati il lavoro part-time è stato imposto dalla cooperativa per esigenze organizzative.
Si tratta nella maggior parte dei casi di una proposta fatta al momento della stipula del contratto (25,8
per cento) e, solo in misura ridotta, di un cambiamento imposto in un secondo momento (2,4 per cento).
Quasi quattro lavoratori su dieci (nella quasi totalità donne), invece, dichiarano di lavorare a tempo
parziale per scelta, soprattutto per conciliare il lavoro con i carichi familiari. Solo una quota minoritaria di
lavoratori dichiara di lavorare a part-time perché svolge un secondo lavoro (6,5 per cento) o per conciliare
il lavoro con esigenze di studio.

TABELLA 5. PER QUALE MOTIVO LAVORA A TEMPO PARZIALE? RISPOSTE FORNITE DAI LAVORATORI DELLE COOPERATIVE SOCIALI. VALORI
PERCENTUALI

Motivazioni % lavoratori delle cooperative sociali


Mi è stato proposto dalla cooperativa fin dall’inizio e ho accettato anche se
25,8
preferirei lavorare a tempo pieno
Lavoravo a tempo pieno e avrei preferito continuare, ma la cooperativa mi ha
2,4
ridotto l’orario
Svolgo un secondo lavoro 6,5
Sono in pensione e svolgo qualche attività 0,0
Studio/seguo corsi di formazione professionale 2,4
Malattia, problemi di salute personali 0,8
Per prendermi cura dei figli, di bambini e/o di altre persone non autosufficienti 33,9
Altri motivi familiari (esclusa cura dei figli o di altre persone) 5,6
Avere a disposizione più tempo libero 12,1
Altro 10,5
Totale 100,0
Fonte: Indagine Euricse sui lavoratori delle cooperative sociali e di lavoro trentine. Anno 2021.

Soddisfazione del lavoro e impatto del Covid-19

Come ricordato nell’introduzione, diverse ricerche hanno analizzato le motivazioni che hanno spinto i
lavoratori verso il lavoro in una cooperativa sociale e la loro soddisfazione per il lavoro svolto e hanno
evidenziato come la soddisfazione complessiva sia il risultato di un mix di fattori sia economico-materiali
che non-monetari legati alla realizzazione personale, a una particolare vocazione sociale o ad altre
motivazioni personali, psicologiche e sociali.
Guardando al contesto trentino, e più specificatamente al campione di lavoratori delle cooperative
sociali coinvolti nell’indagine, i dati presentati nel paragrafo precedente sulle motivazioni alla base della
scelta del lavoro part-time anticipano già uno degli aspetti chiave nella scelta di un lavoro: la
volontà/necessità di bilanciare la vita lavorativa e quella familiare/personale (con un voto medio di
importanza pari a nove, in una scala da uno a dieci; tabella 6).
Anche gli altri aspetti del lavoro proposti al lavoratore nel corso dell’intervista, siano essi di carattere
materiale-economico o più di carattere personale e intrinseco, vengono considerati come mediamente

25Meno di dieci lavoratori di cooperative di lavoro hanno dichiarato di essere a tempo parziale. Per questo motivo sono qui
analizzate solo le risposte fornite dai lavoratori delle cooperative sociali.

54
molto importanti nella scelta di un lavoro. Tra tutti, oltre al bilanciamento lavoro-vita, spicca il punteggio
medio relativo alle relazioni con i colleghi (9) e i superiori (8,8) e il riconoscimento del proprio lavoro da
parte dell’organizzazione in cui si è occupati (8,9).
Il livello d’importanza attribuito ai singoli aspetti non sempre, tuttavia, trova un riscontro nel livello di
soddisfazione dichiarato e, quindi, relativo all’esperienza lavorativa vissuta in cooperativa.

TABELLA 6. IN GENERALE, QUANTO RITIENE IMPORTANTI I SEGUENTI ASPETTI IN UN LAVORO? E, GUARDANDO AL SUO LAVORO IN
COOPERATIVA, QUANTO SI RITIENE COMPLESSIVAMENTE SODDISFATTO SUI SEGUENTI ASPETTI DEL LAVORO? PUNTEGGI MEDI ATTRIBUITI DAI
LAVORATORI DELLE COOPERATIVE SOCIALI (SCALA DI VALUTAZIONE DA 1 A 10)

Importanza, in termini Soddisfazione rispetto al


generali, in un lavoro lavoro in cooperativa
La retribuzione 8,0 5,7
La stabilità del posto di lavoro 8,7 7,9
Il carico di lavoro 8,2 6,7
L’ambiente fisico del posto di lavoro (sicurezza, igiene, ecc.) 8,5 8,1
L’autonomia e indipendenza nel lavoro 8,4 7,8
Gli avanzamenti e le prospettive di carriera 7,7 5,9
La relazione con i colleghi 9,0 8,0
La relazione con i superiori 8,8 7,5
La crescita e formazione garantite dal datore di lavoro 8,6 6,8
Il coinvolgimento nelle decisioni dell’impresa 7,9 6,1
Il riconoscimento del lavoro da parte dell’impresa 8,9 6,4
Il bilanciamento vita-lavoro 9,0 7,1
Fonte: Indagine Euricse sui lavoratori delle cooperative sociali e di lavoro trentine. Anno 2021.

Se, nel complesso, la soddisfazione media per il proprio lavoro è elevata (7,8 in una scala da uno a
dieci), la soddisfazione media per i singoli aspetti del lavoro risulta piuttosto variabile.

TABELLA 7. DA QUANDO LAVORA IN COOPERATIVA HA RICEVUTO OFFERTE DI LAVORO CHE HA RIFIUTATO? RISPOSTE FORNITE DAI
LAVORATORI DELLE COOPERATIVE SOCIALI. VALORI PERCENTUALI

% lavoratori delle cooperative sociali


Sì, offerte relative a posizioni lavorative con un miglior trattamento economico 10,9
Sì, offerte relative a posizioni lavorative con un miglior profilo lavorativo 5,7
Sì, offerte relative a posizioni lavorative simili alla mia attuale posizione 30,8
Sì, offerte relative a posizioni lavorative peggiori rispetto alla mia attuale posizione 7,1
No, non ho ricevuto offerte lavorative 45,5
Totale 100,0
Fonte: Indagine Euricse sui lavoratori delle cooperative sociali e di lavoro trentine. Anno 2021.

Il livello medio di soddisfazione, infatti, è molto buono per quanto riguarda i rapporti con colleghi e
superiori, la stabilità (nonostante l’elevato ricorso a contratti a tempo determinato; tabella 3) e
l’autonomia del lavoro, mentre raggiunge (o supera di poco) la sufficienza per quanto riguarda il carico di
lavoro, il coinvolgimento nelle decisioni della cooperativa e il riconoscimento del proprio lavoro da parte
dell’organizzazione. Valori più bassi invece si registrano per la retribuzione e le prospettive di carriera che,
mediamente, vengono valutate come insufficienti. Risultato questo che dovrebbe far riflettere su quanto
poco sia valutato il lavoro sociale non solo nel paese, ma anche in Trentino, non tanto dalle cooperative
ma da chi ne acquista i servizi, in particolare le pubbliche amministrazioni.

55
Dei 211 lavoratori di cooperative sociali intervistati poco più della metà ha ricevuto in passato offerte
di lavoro e, nonostante i livelli insufficienti di soddisfazione sulla retribuzione e sulle prospettive di
carriera, rispettivamente il 10,9 e il 5,7 per cento ha rifiutato offerte lavorative con un migliore
trattamento economico o un migliore profilo lavorativo (tabella 7).

I livelli retributivi

Non stupisce che la bassa soddisfazione media per la retribuzione si rifletta nel fatto che il 61,1 per
cento dei lavoratori delle cooperative sociali intervistate ritiene la propria retribuzione complessivamente
inadeguata (tabella 8).
Il dato risulta ben inferiore al dato raccolto a livello nazionale dall’indagine europea sulle condizioni di
lavoro condotta da Eurofound26, secondo la quale il 27 per cento dei lavoratori italiani non si ritiene
soddisfatto della propria retribuzione, mentre il 46 per cento si dice soddisfatto e il rimanente 28 per
cento né soddisfatto né insoddisfatto.

TABELLA 8. RITIENE CHE LA SUA RETRIBUZIONE COMPLESSIVA SIA GIUSTA RISPETTO AI SEGUENTI FATTORI. RISPOSTE FORNITE DAI
LAVORATORI DELLE COOPERATIVE SOCIALI. VALORI PERCENTUALI

% lavoratori delle cooperative sociali


Meno del giusto Giusto Più del giusto
Il Suo titolo di studio 59,7 37,0 3,3
La formazione ed esperienza lavorativa 54,0 38,4 7,6
La responsabilità e gli incarichi che Le sono attribuiti 51,2 40,8 8,1
Lo stress e le tensioni che il lavoro Le causa 55,9 36,5 7,6
La Sua fedeltà alla Cooperativa 39,8 45,5 14,7
La retribuzione degli altri lavoratori della Cooperativa 39,3 55,5 5,2
La retribuzione di lavoratori di altre organizzazioni private
43,6 48,8 7,6
con una posizione simile alla Sua
La retribuzione di lavoratori di altre istituzioni pubbliche
55,5 28,4 16,1
con una posizione simile alla Sua
Le retribuzioni dei superiori della Cooperativa 22,3 66,4 11,4
Le possibilità economiche della Cooperativa 30,8 62,6 6,6
Il costo della vita 68,7 19,9 11,4
Le Sue necessità personali e familiari 52,1 41,2 6,6
Complessivamente, considerando tutti i precedenti aspetti 61,1 34,6 4,3
Fonte: Indagine Euricse sui lavoratori delle cooperative sociali e di lavoro trentine. Anno 2021.
Il giudizio complessivo dei lavoratori delle cooperative sociali trentine risente in particolare del giudizio
negativo sulla retribuzione rispetto al costo della vita (inadeguata per il 68,7 per cento degli intervistati),
al proprio titolo di studio (59,7 per cento) e al carico di lavoro e allo stress che ne deriva (55,9 per cento).
Va tuttavia rilevato come la percezione di equità della retribuzione vari quando si chiede di confrontare
il proprio stipendio con quello di lavoratori simili in altre organizzazioni e con i livelli retributivi di altri
colleghi e superiori all’interno della cooperativa. Il primo confronto mette in evidenza come la percezione
di iniquità sia legata soprattutto al confronto con i livelli salariali di lavoratori con posizioni simili alla
propria, ma impiegati in istituzioni pubbliche (55,9 per cento). Il secondo evidenzia una minore
percentuale di intervistati che ritiene iniqua la propria retribuzione rispetto alle possibilità economiche

26Più informazioni disponibili nel database online dell’indagine https://www.eurofound.europa.eu/data/european-working-


conditions-survey.

56
della cooperativa (30,8 per cento), alle retribuzioni degli altri lavoratori della cooperativa (39,3) e dei
propri superiori (22,3 per cento).
Sebbene i dati presentati in questo paragrafo trovino riscontro in indagini condotte a livello nazionale
negli anni passati (Depedri e Borzaga, 2007), non si può escludere che sulle valutazioni espresse dai
lavoratori abbia inciso anche la pandemia e le difficoltà che ne sono conseguite per i lavoratori di molti
settori, ivi inclusi i settori del sociale e dell’assistenza sociale.
Non stupisce quindi che il 37 per cento degli intervistati abbia dichiarato che, rispetto al periodo
precedente la pandemia, il proprio carico di lavoro è peggiorato e che, per quasi il 25 per cento degli
intervistati, è risultato più difficile conciliare il lavoro con la vita familiare/personale (figura 1). Le
condizioni di precarietà e difficoltà derivanti dalla pandemia hanno impattato negativamente – sebbene
per una percentuale di lavoratori minore rispetto ai due aspetti sopra citati.

FIGURA 1. COME RITIENE SIA VARIATA, RISPETTO AL PERIODO PRECEDENTE L’EMERGENZA COVID-19, LA SUA SITUAZIONE LAVORATIVA IN
RIFERIMENTO AI SEGUENTI FATTORI? RISPOSTE FORNITE DAI LAVORATORI DELLE COOPERATIVE SOCIALI. VALORI PERCENTUALI

0 20 40 60 80 100

La retribuzione 9.0 85.3 5.7

La stabilità del posto di lavoro 9.5 82.9 7.6

Il carico di lavoro 37.0 55.5 7.6

L’ambiente fisico del posto di lavoro … 14.2 51.7 34.1

L’autonomia e indipendenza nel lavoro 10.4 80.1 9.5


peggiorata
Gli avanzamenti e le prospettive di… 10.0 83.4 6.6 invariata
La relazione con i colleghi 14.2 72.0 13.7 migliorata
La relazione con i superiori 9.0 81.0 10.0

La crescita e formazione garantite dal… 18.0 72.0 10.0

Il coinvolgimento nelle decisioni … 13.7 78.7 7.6

Il riconoscimento del lavoro da parte… 13.3 78.7 8.1

Il bilanciamento vita-lavoro 24.6 62.1 13.3

Fonte: Indagine Euricse sui lavoratori delle cooperative sociali e di lavoro trentine. Anno 2021.

Prospettive

Per completare la panoramica sul lavoro nelle cooperative sociali e di lavoro trentine è interessante
considerare anche le intenzioni e le prospettive dei lavoratori intervistati (tabella 9).
L’indagine campionaria condotta tra le cooperative trentine evidenzia infatti che, nonostante le
difficoltà emerse con la pandemia per quanto riguarda il carico di lavoro e la conciliazione vita-lavoro e
l’insoddisfazione per i livelli retributivi, quasi un lavoratore su sei delle cooperative sociali intende restare
il più possibile a lavorare nell’attuale cooperativa. A questi si aggiungono altri tre lavoratori su dieci che
puntano a restare ancora per qualche anno. Ancora maggiori sono le percentuali di fedeltà,
rispettivamente il 77,6 e il 20,4 per cento, tra le cooperative di lavoro, sebbene tale dato vada interpretato
con cautela dato il numero ridotto di questionari raccolti tra i lavoratori di tale settore cooperativo.

57
TABELLA 9. QUALI SONO LE SUE INTENZIONI LAVORATIVE FUTURE NELL’ATTUALE COOPERATIVA? VALORI PERCENTUALI

Cooperative di lavoro Cooperative sociali


Restare il più a lungo possibile 77,6 58,3
Restare ancora per qualche anno 20,4 32,2
Restare ancora qualche mese 0,0 4,7
Dimettermi il prima possibile 2,0 4,7
Totale 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sui lavoratori delle cooperative sociali e di lavoro trentine. Anno 2021.

Le motivazioni che potrebbero portare ad accettare un’ipotetica offerta di lavoro riaccendono


l’attenzione sui fattori che si sono rivelati come critici per i lavoratori delle cooperative sociali27, ossia il
trattamento economico e la coerenza tra il proprio percorso formativo e il lavoro svolto (tabella 10).
Un terzo dei lavoratori intervistati (31,8 per cento) indica infatti che potrebbe accettare un’offerta di
lavoro nel caso di un migliore trattamento economico, mentre poco meno di un altro 30 per cento indica
la coerenza tra lavoro e formazione quale possibile motivazione per cambiare lavoro. Nuovamente la
percezione del proprio lavoro come precario risulta praticamente ininfluente.

TABELLA 10. NEL CASO RICEVESSE IN FUTURO UN’OFFERTA LAVORATIVA QUAL È IL MOTIVO PRINCIPALE CHE LA SPINGEREBBE AD
ACCETTARE ? RISPOSTE FORNITE DAI LAVORATORI DELLE COOPERATIVE SOCIALI. VALORI PERCENTUALI SUL TOTALE DI LAVORATI CHE
DICHIARA L’INTENZIONE DI CAMBIARE LAVORO
% lavoratori delle cooperative sociali
Precarietà dell’attuale lavoro 4,5
Migliore trattamento economico 31,8
Posizione lavorativa più qualificante per le proprie
27,3
conoscenze/competenze
Posizione lavorativa con maggiori prospettive di carriera 11,4
Orario più flessibile 2,3
Vicinanza al luogo di lavoro 5,7
Altri motivi 17,0
Totale 100,0
Fonte: Indagine Euricse sui lavoratori delle cooperative sociali e di lavoro trentine. Anno 2021.
Conclusioni

L’utilizzo congiunto di dati di fonte INPS e dati derivanti dall’indagine condotta su un campione di
lavoratori di cooperative sociali e di lavoro offre un quadro abbastanza completo delle caratteristiche dei
lavoratori nelle suddette cooperative ed aiutano a meglio delineare e comprendere le caratteristiche
sostanziali e fondati del lavoro nei comparti del sociale e della produzione e lavoro, mettendo in evidenza
però anche alcuni aspetti che, come emerso persino in precedenti analisi, si confermano essere fonte
d’insoddisfazione per i lavoratori.
Il Covid-19 e le difficoltà lavorative ed economiche che ne sono derivate non sembrano aver scalfito
particolarmente le convinzioni dei lavoratori in merito alle relazioni con i propri colleghi e superiori e al

27 Non viene fornito il dato per i lavoratori delle cooperative di lavoro dato il numero limitato di risposte fornite a questa domanda.

58
riconoscimento del proprio lavoro da parte dell’organizzazione, hanno aumentato invece carichi di lavoro
e lo stress, rendendo più difficile conciliare la vita lavorativa con quella personale e familiare, fattore
questo che risulta basilare per i lavoratori intervistati. Si tratta quindi ora di capire e riflettere su come il
protrarsi della pandemia stia incidendo sulle condizioni di lavoro, in particolare sui livelli di stress-correlato
che molti dei lavoratori hanno vissuto in questi mesi di crisi sanitaria ed economica, e come le cooperative
si stiano organizzando per far fronte alla fase di ripresa e al mutato contesto economico-sociale scaturito
dalla pandemia e a come tutto ciò si rifletterà sulla vita dei lavoratori.

59
LE FAMIGLIE COOPERATIVE:
PRESENZA SUL TERRITORIO E RISULTATI DURANTE LA PANDEMIA
Chiara Carini, Margherita Vitali

Introduzione

L’ultimo rapporto di ricerca Euricse (2019) ha approfondito il ruolo che le famiglie cooperative hanno
(o potrebbero avere) all’interno delle comunità quali veri e propri presidi di comunità “a condizione che
riescano effettivamente a integrare le funzioni economiche con quelle sociali”. Questo soprattutto nelle
aree montane e più remote della provincia dove i punti vendita delle famiglie cooperative, se
opportunamente valorizzati, possono essere fondamentali per la sopravvivenza delle piccole comunità
garantendo servizi basilari agli abitanti e dando loro la possibilità di vivere il proprio territorio (Euricse,
2019).
La pandemia derivante dal Covid-19, e le restrizioni alla mobilità che ne sono scaturite, non hanno fatto
altro che confermare e rendere ancora più manifeste le conclusioni a cui si era arrivati con la precedente
analisi, offrendo un’occasione alle famiglie cooperative per rafforzare ulteriormente il proprio rapporto
con la base sociale.
Per questo motivo, l’analisi proposta nei seguenti paragrafi intende, innanzitutto, aggiornare al 2020 il
quadro della cooperazione di consumo in Trentino approfondendo la distribuzione dei punti vendita delle
famiglie cooperative nel territorio provinciale, anche in chiave comparata con la presenza sul territorio di
altri operatori della distribuzione alimentare al dettaglio. In secondo luogo, l’analisi offrirà alcuni dati
sull’impatto del Covid-19 sul fatturato delle famiglie cooperative e sulla relazione tra le cooperative e i
propri soci.

Le famiglie cooperative nel territorio trentino

La copertura capillare del territorio provinciale, soprattutto delle aree montane o più periferiche della
provincia, è un elemento chiave per garantire un servizio essenziale alla popolazione di questi territori.
Nel 2020 le famiglie cooperative trentine gestivano 355 punti vendita distribuiti in oltre il 90 per cento dei
comuni della provincia trentina (153 comuni su 166). Di questi, più di 200 negozi rappresentavano l’unico
esercizio del paese e, come evidenziato nella tabella 1, in 92 comuni le famiglie cooperative operavano
come unico negozio alimentare di prossimità: in 70 comuni vi erano punti vendita appartenenti ad
un’unica famiglia cooperativa e in 12 vi erano più famiglie cooperative attive sul territorio comunale.
La copertura capillare del territorio, anche per quanto riguarda le zone più periferiche della provincia,
è confermata dall’analisi dei comuni trentini per grado di urbanizzazione28. Le famiglie cooperative erano
presenti in oltre il 90 per cento dei comuni classificati come “zone rurali o zone scarsamente popolate” e,
in poco più della metà di questi comuni, le famiglie cooperative rappresentavano l’unico negozio di
prossimità.


Senior Researcher, Euricse.

Collaboratrice Euricse.
28 Classificazione proposta da Eurostat che classifica i comuni secondo tre gradi di urbanizzazione – alta, media e bassa – sulla

base della densità demografica e il numero di abitanti valutati entro griglie regolari con celle di un chilometro quadrato. Per
maggiori informazioni: https://www.istat.it/it/archivio/137001.

60
Se i punti vendita delle famiglie cooperative non sono solo negozi destinati alla vendita di prodotti
alimentari, ma anche un potenziale riferimento per la comunità che può fornire altri servizi essenziali per
la popolazione, allora è utile non limitarsi a classificare i comuni per la densità di popolazione, ma guardare
anche al grado di centralità dei territori in termini di distanza dai servizi essenziali (istruzione, salute,
mobilità)29. In tale ottica, i dati confermano il ruolo fondamentale delle famiglie cooperative nelle aree
più marginali della provincia. Le famiglie cooperative erano presenti in tutti i 14 comuni classificati come
ultra-periferici, in nove di questi rappresentando l’unico negozio di prossimità, così come in 36 dei 68
comuni classificati come periferici (tabella 2).

TABELLA 1. NUMERO COMUNI TRENTINI PER GRADO DI URBANIZZAZIONE E PRESENZA DI PUNTI VENDITA DELLE FAMIGLIE COOPERATIVE O DI
ALTRI OPERATORI COMMERCIALI. ANNO 2020. VALORI ASSOLUTI

Città o zone Piccole città e sobborghi o


Zone rurali o zone
Presenza punti vendita GDO densamente zone a densità intermedia di Totale
scarsamente popolate
popolate popolazione
Solo una famiglia cooperativa 0 7 63 70
Più famiglie cooperative 0 2 10 12
Famiglie cooperative più altri operatori 1 20 50 71
Solo altri operatori 0 0 4 4
Nessun punto vendita 0 1 8 9
Totale 1 30 135 166
Fonte: Elaborazioni Euricse su dati Sait, Federazione Trentina della Cooperazione ed Istat.

TABELLA 2. NUMERO COMUNI TRENTINI PER CLASSIFICAZIONE IN AREE INTERNE E PRESENZA DI PUNTI VENDITA DELLE FAMIGLIE
COOPERATIVE O DI ALTRI OPERATORI GDO. ANNO 2020. VALORI ASSOLUTI

Centri Aree interne


Presenza punti vendita GDO Totale
Polo Cintura Intermedio Periferico Ultra periferico
Solo una famiglia cooperativa 0 8 23 30 9 70
Più famiglie cooperative 0 4 2 6 0 12
Famiglie cooperative più altri operatori 1 13 26 26 5 71
Solo altri operatori 0 1 1 2 0 4
Nessun punto vendita 0 1 4 4 0 9
Totale complessivo 1 27 56 68 14 166
Fonte: Elaborazioni Euricse su dati Sait, Federazione Trentina della Cooperazione ed Istat.

TABELLA 3. CARATTERISTICHE DELLA POPOLAZIONE NEI COMUNI TRENTINI PER GRADO DI URBANIZZAZIONE. ANNO 2020
Totale Popolazione 65 anni N. medio N. medio abitanti % over 65 su
popolazione e oltre abitanti over 65 popolazione
Polo 120.641 27.475 120.641,0 27.475,0 22,8
Cintura 147.787 31.423 5.473,6 1.163,8 21,3
Intermedio 165.868 36.919 2.961,9 659,3 22,3
Periferico 95.413 22.126 1.403,1 325,4 23,2
Ultra periferico 15.716 3.899 1.122,6 278,5 24,8
Fonte: Elaborazioni Euricse su dati Istat.

29Per maggiori informazioni sulla definizione delle aree interne si veda: https://www.agenziacoesione.gov.it/strategia-nazionale-
aree-interne/.

61
È un dato da non trascurare se si considera che, nei comuni delle cosiddette aree interne della
provincia, risiede un abitante trentino su due e che, nei comuni periferici e ultra-periferici, si concentra
poco più del 20 per cento della popolazione residente in Trentino (tabella 3).

L’impatto del Covid-19

Come già più volte ribadito in questo rapporto, la pandemia derivante dal Covid-19 ha sicuramente
modificato fino a stravolgere, in alcuni casi, l’andamento di molte imprese. I bisogni delle persone e le
modalità attraverso cui questi vengono soddisfatti sono mutate; causa principale le grandi restrizioni nella
mobilità territoriale. L’impedimento alla libertà dei singoli individui di spostarsi tra i diversi comuni
all’interno della propria provincia o regione, ha fatto sì che le singole realtà esercitanti in un determinato
comune diventassero l’unico riferimento per gli abitanti della zona, favorendo lo sviluppo e la crescita
della loro attività e produzione.
Così è stato per le famiglie cooperative trentine. In un periodo di isolamento forzato come quello
affrontato con l’arrivo dell’emergenza sanitaria nei primi mesi del 2020, le famiglie cooperative trentine
hanno quindi rappresentato l’unico punto vendita “accessibile” sia per quanto riguarda l’acquisto di beni
alimentari (e non), ma anche per beneficiare di una serie di servizi di interesse generale per una fetta non
trascurabile della popolazione trentina30.

L’impatto sul fatturato

Riflessi positivi si sono avuti, innanzitutto, sui risultati economici della maggior parte delle famiglie
cooperative. Secondo i dati forniti dal bilancio della cooperazione trentina e del Consorzio Sait31, la
situazione post pandemica ha in realtà favorito un aumento delle vendite del 20 per cento rispetto al 2019
con un aumento del valore della produzione di 28,1 milioni di Euro e dell’utile che è passato da 1,8 milioni
a 2,2 milioni di Euro tra il 2019 e il 2020.
Anche i dati raccolti nell’ambito dell’indagine condotta da Euricse sottolineano, come già ricordato nel
primo capitolo del rapporto, un aumento del fatturato in oltre il 90 per cento delle realtà intervistate. Un
aumento che per due cooperative su tre si è attestato tra il 10 e il 50 per cento.
L’analisi dell’andamento del fatturato delle famiglie cooperative per tipologia del comune in cui la
cooperativa ha sede legale32 evidenzia che l’incremento maggiore si è registrato nelle famiglie cooperative
con sede nelle aree cosiddette centrali della provincia. Variazioni positive si registrano anche per le
cooperative con sede in comuni classificati come aree interne intermedie e periferiche, ma non per quelle
con sede nei comuni ultra-periferici (figura 1). Dato questo che potrebbe evidenziare come il
confinamento delle attività produttive e le limitazioni agli spostamenti hanno in alcuni casi costituito un
handicap, soprattutto per quanto riguarda le realtà nei comuni più piccoli. D’altro canto, alcune delle
piccole attività di vicinato potrebbero aver visto ridursi il fatturato per il blocco del turismo. Basta
ricordare che, tra giugno e agosto 2019, le famiglie cooperative delle zone più turistiche hanno registrato

30 A tal proposito si veda il precedente rapporto Euricse sulla cooperazione trentina (2019) per un’analisi del ruolo della
cooperazione di consumo nella gestione di servizi di interesse generale per la comunità.
31 https://www.cooperazionetrentina.it/it/news/120-bilancio-sait-cresce-il-fatturato-alle-famiglie-cooperative-oltre-5-milioni-
di-ristorni.
32 I dati a disposizione non consentono di analizzare il fatturato dei singoli punti vendita che avrebbe consentito un’analisi più

puntuale e precisa per tipologia comunale. Tuttavia, si ritiene che l’analisi per sede legale della cooperativa possa comunque
fornire alcune indicazioni interessanti in relazione alla connotazione dei territori.

62
un fatturato intorno ai 7 milioni di Euro, dei quali più della metà si stima derivanti dalla presenza dei
turisti33.

FIGURA 1. VARIAZIONE ANNUALE TRA IL 2019 E IL 2020 DEL FATTURATO DELLE FAMIGLIE COOPERATIVE TRENTINE PER TIPOLOGIA DEL
COMUNE IN CUI HA SEDE LA COOPERATIVA. VALORI PERCENTUALI

20
14.3 14.4
Variazione 2019-2020

15 10.2
10 5.3
5
(%)

0
-5 -1.7

Fonte: Elaborazioni Euricse su dati Bureau Van Dijk.

Il rapporto con i soci

Nel 2020 i soci delle famiglie cooperative erano quasi pari ad un quinto della popolazione residente in
Trentino34. Se tra il 2019 e il 2020 il dato dei soci delle famiglie cooperative ha registrato un aumento di
un migliaio di unità, ciò che appare interessante è analizzare il peso dei soci delle famiglie cooperative
nelle singole aree della provincia. Il dato dell’incidenza dei soci sulla popolazione risulta infatti superiore
nelle aree interne, con un peso quasi doppio rispetto ai comuni considerati più centrali nella provincia
(tabella 4).

TABELLA 4. NUMERO DI SOCI DELLE FAMIGLIE COOPERATIVE PER TIPOLOGIA DEL COMUNE IN CUI HA SEDE LEGALE LA FAMIGLIA
COOPERATIVA. VARIAZIONE ANNUALE E PESO SULLA POPOLAZIONE RESIDENTE. VALORI PERCENTUALI. ANNO 2020
Variazione 2019-2020 (%) Soci/popolazione (%)
Centro 0,80 15,8
Polo 2,50 18,2
Cintura -0,96 13,9
Aree interne 1,01 27,7
Intermedio 1,06 26,9
Periferico 0,91 30,1
Ultra periferico 1,16 21,7
Fonte: elaborazioni Euricse su dati della Federazione Trentina della Cooperazione.

TABELLA 5. QUALI SONO STATE LE RIPERCUSSIONI DELL ’EMERGENZA SANITARIA SUL RAPPORTO CON I SOCI? VALORI PERCENTUALI
Cooperative di consumo Totale cooperative
Lo hanno rafforzato 56,8 21,6
Lo hanno indebolito 15,9 28,9
Nessuna 27,3 49,5
Totale 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.
A supporto dell’idea secondo cui le limitazioni Covid-19 hanno favorito lo sviluppo dell’azione delle
famiglie cooperative, cambiamenti non si registrano solo nel numero di soci, ma anche nel rapporto tra

33 https://www.cooperazionetrentina.it/it/news/120-bilancio-sait-cresce-il-fatturato-alle-famiglie-cooperative-oltre-5-milioni-
di-ristorni.
34 Il dato è da considerarsi puramente indicativo in quanto un soggetto potrebbe essere socio di una o più famiglie cooperative.

63
cooperativa e soci. I dati dell’indagine condotta da Euricse sulle famiglie cooperative mostrano come, per
quanto riguarda le cooperative di consumo, questo si sia rafforzato per il 56,8 per cento, dato ben
superiore rispetto alla media dell’intero movimento (solo il 21,6 per cento delle cooperative trentine;
tabella 5).
Non è difficile immaginare come l’area in cui questo rapporto si intensifica sia quella dei servizi di
distribuzione legati alle limitazioni di movimento e servizi legati alla salute, rispettivamente 88 e 36 per
cento (tabella 6).

TABELLA 6. SE IL RAPPORTO CON I SOCI SI È RAFFORZATO, SPECIFICARE IN CHE MODO. VALORI PERCENTUALI
Cooperative di consumo Totale cooperative
Nuovi servizi legati alla tutela della salute 36,0 27,3
Servizi telematici prima assenti 4,0 15,9
Misure di sostegno in caso di difficoltà economiche del socio 32,0 25,0
Servizi di supporto legati alle limitazioni di movimento delle
88,0 56,8
persone (p.e. consegna a domicilio)
Altro 16,0 31,8
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Al contrario, la frequenza della vita partecipativa attiva dei soci stessi risente negativamente, ma non
sensibilmente, delle conseguenze dell’emergenza sanitaria, probabilmente per via dell’obbligo di restare
a casa e socialmente distanziati. È interessante però vedere come questo rapporto si sia in parte rafforzato
per quanto riguarda la delineazione di nuovi bisogni. Come già detto precedentemente, la pandemia ha
sicuramente portato grandi cambiamenti in questo senso, e le famiglie cooperative garanti di un certo
tipo di prestazioni hanno collaborato con i propri soci al fine di definire quali prestazioni siano quelle più
rilevanti (tabella 7).

TABELLA 7. LA PARTECIPAZIONE DEL SOCIO ALLA VITA SOCIALE/ATTIVITÀ DELLA COOPERATIVA NE HA RISENTITO NEGATIVAMENTE. VALORI
PERCENTUALI

Cooperative di consumo Totale cooperative


Sensibilmente 25,0 24,5
Poco 34,1 39,2
In alcun modo è rimasto immutato 15,9 23,0
In alcun modo anzi si è intensificato soprattutto nell’individuazione
25,0 13,2
e soluzione di nuovi bisogni
Totale 100,0 100,0
Fonte: Indagine Euricse sulle cooperative trentine. Anno 2021.

Conclusioni

Il bilancio del 2020 per le famiglie cooperative è sicuramente, nel complesso, positivo. Viste le
limitazioni ai movimenti e alle attività introdotte per contenere la diffusione del Covid-19, le famiglie
cooperative, nel corso del 2020, si sono ritrovate improvvisamente a supportare la popolazione
garantendo servizi fondamentali nei territori di riferimento, soprattutto nelle aree interne che, per
definizione, sono caratterizzate da perifericità dai centri e bassa densità abitativa e necessitano quindi di
una particolare attenzione a livello provinciale.
Per quattro cooperative su dieci, la pandemia è stata un acceleratore di innovazioni e ha creato nuove
occasioni di rinnovamento ed aumentato il potenziale innovativo dell’impresa, mentre per sei cooperative

64
su dieci il maggior ricorso ai canali di vendita online hanno consentito di rafforzare il legame con l’utente
finale. L’analisi proposta in questo capitolo conferma i risultati di quella condotta nel 2019, mettendo in
evidenza la funzione economica e sociale che la cooperazione di consumo svolge in Trentino soprattutto
nelle aree più disagiate e sottolinea ancor più come le famiglie cooperative abbiano un ruolo non solo
economico, ma anche sociale in questi territori.

65
IL CREDITO COOPERATIVO:
LA VICINANZA AL TEMPO DEL DISTANZIAMENTO
Ivana Catturani, Stefania Turri

Introduzione

Descrivere l’andamento del credito (cooperativo e non) in un anno caratterizzato da una pandemia
non è compito semplice. Oltre alle immediate ricadute sanitarie e demografiche, con la perdita della
speranza di vita ridotta di oltre un anno e tornata ai livelli del 2012, le misure per il contenimento
dell’epidemia hanno colpito in misura importante l’economia anche a livello locale.
Le imprese hanno registrato in generale un calo dei flussi di cassa e soprattutto una crescente richiesta
di liquidità. Il sostegno dato dalle misure a livello sia governativo che provinciale si è sostanziato in
moratorie e nuovi crediti con garanzie pubbliche. Tuttavia, l’indebitamento bancario è rimasto lo
strumento principale per la raccolta di liquidità. Il tasso di crescita dei prestiti al settore privato non
finanziario, infatti, ha fatto registrare un aumento e “la dinamica è stata sostenuta dalle banche con sede
in regione, maggiormente esposte verso i settori più colpiti dalla crisi economica” (Banca d’Italia, 2021).
In questo contesto nuovo e imprevisto, gli attori economici hanno dovuto riprogettare il proprio ruolo.
Tra questi, il settore bancario è stato chiamato a rivedere i suoi modelli di attività per adeguarli alle
trasformazioni in atto e renderli più sostenibili aumentando, in particolare, il proprio livello di efficienza e
intervenendo sulla governance (Marroni, 2021).
Le misure governative congiuntamente ai bassi tassi di interesse hanno permesso di mitigare
l’aumento dei nuovi crediti deteriorati. A livello nazionale, la consistenza di crediti deteriorati è aumentata
dell’1,5 per cento nel 2021. La condizione patrimoniale delle banche rimane solida con un rapporto tra il
capitale di migliore qualità e gli attivi ponderati per il rischio sostanzialmente in linea con il 2020 (pari al
15,5 per cento). Un dato emerge in maniera chiara: durante la pandemia si è registrato un aumento dei
depositi, sia da parte delle famiglie (+7 per cento) che da parte delle imprese (+16 per cento) rispetto al
2020. Questo è il risultato, da un lato, dell’incremento dei prestiti e, dall’altro, della riduzione dei consumi
(Marroni, 2021). Questo andamento, legato all’emergenza, dovrebbe ridimensionarsi. Tuttavia, descrive
una situazione in cui imprese e famiglie riducono il rischio e gli investimenti, come conseguenza
dell’incertezza e dei timori legati ad una situazione imprevedibile e del reale blocco delle attività
economiche.

La risposta del credito cooperativo italiano

Al credito cooperativo è da sempre riconosciuta una funzione anticiclica, una capacità di sostenere
l’economia durante fasi congiunturali negative.
Alla fine di aprile 2020, durante il periodo più difficile, le BCC risultavano essere l’unica presenza
bancaria in 650 comuni, per il 95 per cento caratterizzati da popolazione inferiore ai 5 mila abitanti e per
il 16,5 per cento da popolazione inferiore a 1.000 abitanti. La vicinanza alle comunità, oltre che fisica, si è


Collaboratrice Euricse.

Experienced Researcher, Euricse.

66
manifestata nel supporto creditizio con oltre 30 miliardi di Euro di nuovi prestiti e con 342 mila richieste
di moratorie deliberate, pari a 41 miliardi di Euro.
Durante la fase di congiuntura negativa, le BCC-CR sono state in grado di migliorare i dati sulla qualità
del credito, con una riduzione delle esposizioni deteriorate. Lo stock di sofferenze è diminuito del 26,3 per
cento nel 2020; le inadempienze probabili si sono ridotte del 13 per cento. La copertura del credito
deteriorato ha raggiunto livelli più elevati rispetto a quelli dell’industria bancaria italiana (circa il 58 per
cento rispetto ad una media del 51,2 per cento), così come il CET1 ratio che a giugno 2020 registrava una
percentuale del 18 per cento contro il valore dell’industria bancaria che si fermava al 14,8 per cento. Il
patrimonio a livello sia di BCC-CR che di gruppi bancari cooperativi risulta leggermente rafforzato grazie
ad un utile in linea con quello del 2019.

In un momento in cui la distanza è diventata la nuova normalità, per affrontare la crisi pandemica il
credito cooperativo ha sfruttato il suo modello di business, basato su relazione e vicinanza territoriale.
L’approccio prudente adottato durante la pandemia si legge nell’aumento delle rettifiche di valore,
cresciute di oltre il 46 per cento e nella riduzione delle spese amministrative, ridotte del 4,7 per cento. A
giugno 2020, i soci risultavano in crescita del 2 per cento rispetto all’anno precedente, dato che sottolinea
la capacità del credito cooperativo di creare relazioni anche in periodi difficili. Va tuttavia sottolineato
come solo il 6 per cento sia rappresentato da soci con un’età al di sotto dei 30 anni, mentre è ancora
maggioritaria la quota di soci che contano 65 anni e più (63 per cento).

Il credito cooperativo trentino e la prova imposta dalla pandemia

Il credito cooperativo trentino, che nel corso degli anni ha avviato una fase di profonda
riorganizzazione sistemica e di efficientamento, risultava costituito nel giugno 2021 da 15 Casse Rurali,
con 255 sportelli bancari ben distribuiti sul territorio provinciale. La copertura è infatti ancora abbastanza
capillare. 144 comuni trentini (su 166), con un’incidenza di 0,5 sportelli per mille abitanti, risultano infatti
serviti da almeno una Cassa Rurale e nove Casse Rurali hanno anche sportelli localizzati oltre i confini
provinciali: in totale sono infatti 50 gli sportelli fuori provincia, in particolare nelle province di Belluno (con
12 sportelli), Bolzano (5), Brescia (14), Verona (11) e Vicenza (8).

Il ridimensionamento in termini di numerosità degli istituti di credito si iscrive in un processo avviatosi


con la crisi finanziaria del 2008 e che ha avuto un’accelerata dal 2016, con la riforma del sistema del credito
cooperativo a livello nazionale. A questo andamento ha fatto seguito, pur se a livello più contenuto, una
riduzione nell’ultima annualità del numero di soci, registrando a differenza del passato un’nversione di
tendenza. Nello specifico, circa la metà delle Casse Rurali trentine ha registrato dall’inizio alla fine del 2020
una riduzione della numerosità della base sociale.

Se dunque, a seguito del ridimensionamento, le Casse Rurali trentine hanno raggiunto un livello
minimo dal punto di vista della numerosità, è interessante capire se e quanto gli stessi istituti sono stati
in grado di supportare famiglie e imprese durante il periodo pandemico.

Il 2020 si è presentato infatti per il credito cooperativo come il primo importante banco di prova per il
suo nuovo assetto. La riduzione del numero di banche in nome dell’efficienza potrebbe aver influito
negativamente sulla prossimità relazionale delle stesse, elemento da sempre distintivo del credito
cooperativo e, in aggiunta, la creazione del gruppo bancario potrebbe aver disorientato i soci, per la
complessità della nuova struttura. Il tutto considerando che la pandemia, imponendo un nuovo rapporto
con i soci e con i clienti, potrebbe aver avuto ricadute rilevanti non solo sui bilanci, ma anche sul modo di

67
“far banca”. La domanda è quindi: le Casse Rurali trentine sono riuscite a mantenere la loro natura di
banca di prossimità, nonostante la pandemia e il riasseto istituzionale? E quali sono state le ripercussioni
della pandemia, in termini strutturali ed economici, sul sistema del credito cooperativo trentino?

La prossimità al tempo del distanziamento

Come ricordato in precedenza, il processo di riorganizzazione strutturale è proseguito. A fine 2020 il


numero di Casse Rurali nella provincia di Trento è passato da 17, a fine 2019, a 15 35. Le aggregazioni sono
inoltre continuate nel corso del 2021 e continueranno nel 2022, dati i già annunciati accordi in questo
senso. Le ragioni dietro a questi processi non sembrano essere sempre legate a situazioni di criticità degli
istituti, ed è presumibile che siano piuttosto da imputare ad una pianificazione strategica del gruppo che
guarda al mercato e ad un miglioramento in termini di costi e benefici, dunque delle performance sul
territorio servito.
Dal lato della presenza sul territorio, è interessante guardare al numero degli sportelli presenti e alla
loro variazione. Nell’ultimo anno gli sportelli bancari risultano diminuiti in valore assoluto, passando da
262 a fine 2019 a 255 nel 2020. Questa diminuzione ha interessato 5 comuni e solamente in un caso la
chiusura ha comportato una scopertura del servizio di sportello, rimanendo tuttavia in loco un ATM per
le operazioni di base. La riduzione degli sportelli dal 2015 è stata più netta per le Casse Rurali e questo
processo si è acuito tra il 2018 e il 2019, segnale forte della ricerca di efficienza e riduzione dei costi (figura
1).
Ciononostante, gli sportelli delle BCC-CR rimangono quelli più presenti in Trentino, rappresentando il
63,9 per cento del totale degli sportelli bancari. In 112 comuni le Casse Rurali rappresentano l’unico
sportello bancario e, se nella maggior parte non si riscontra una sovrapposizione tra Casse Rurali (tutti gli
sportelli afferiscono ad una sola BCC), in otto comuni sono presenti sportelli afferenti a due Casse Rurali,
in due comuni sono presenti sportelli di tre Casse Rurali diverse ed in un solo comune si riscontra la
presenza di quattro Casse (Federcasse, Punto Regioni Trento, aprile 2021).
Per quanto riguarda la base sociale, il numero di soci, pur rimanendo molto elevato e importante,
registra a fine 2020 una diminuzione, passando da 129.778 ad inizio 2020 a 129.223 alla fine dello stesso
anno, a fronte tuttavia di un calo anche della popolazione provinciale36.

Tale fenomeno dovrebbe suscitare alcune riflessioni, data la specificità di banca locale e vicina alle
comunità. Ad esempio, un tema da tempo centrale nel credito cooperativo è la ancora contenuta capacità
di questo modello di attrarre soci giovani, aspetto sul quale le Casse Rurali dichiarano tuttavia di investire.
A fine 2020 i soci persone fisiche vedono una presenza maggioritaria di over 50, che costituiscono il 65,2
per cento del totale (contro una media del credito cooperativo nazionale del 63 per cento) ed una ancora
contenuta quota di soci under 30, pari al 6,5 per cento (in linea comunque con la media del credito
cooperativo nazionale pari al 6 per cento). Considerando la popolazione trentina al di sopra dei 16 anni, i
soci di BCC-CR rappresentano a fine 2020 il 27,9 per cento del totale, con una perdita relativa dello 0,1
per cento rispetto al 2019. Queste oscillazioni non minano l’incidenza dei soci sulla popolazione che
rimane stabile negli anni (era del 27,8 per cento nel 2013).

35 Mentre le banche complessivamente presenti con almeno uno sportello in Provincia di Trento sono 40.
36La Provincia Autonoma di Trento ha registrato infatti un decremento relativo della popolazione pari all’1,2 per mille e che, per
il primo anno, non è stato compensato dal saldo migratorio positivo (dati Ispat: La popolazione residente in Trentino al 1° gennaio
2021 - Dati provvisori).

68
FIGURA 1. ANDAMENTO NUMERO DI SPORTELLI E DI CASSE RURALI DAL 1980 AL 2020. (ANNO BASE 1980)

200
180
160
140
120
100
80
60
40
20
0
1980

1991

2002

2006

2017
1981
1982
1983
1984
1985
1986
1987
1988
1989
1990

1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001

2003
2004
2005

2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016

2018
2019
2020
Sportelli delle casse rurali Casse rurali

Fonte: Elaborazione dati Federazione Trentina della Cooperazione.

Considerando i dati di ogni singola banca, si osserva che otto Casse Rurali hanno visto diminuire la
propria base sociale: incrociando i casi in diminuzione con le dimensioni degli istituti, non sembra però
emergere un legame tra le due variabili. Infatti, si osserva che sia l’aumento più importante nel numero
di soci (in percentuale del 2,6 per cento) che la diminuzione più significativa (del 3 per cento) si registrano
in due Casse con caratteristiche dimensionali simili per valore totale dell’attivo (medio-grandi) e con sedi
nelle valli.

Dunque, è possibile affermare che le trasformazioni strutturali, che hanno ridimensionato in maniera
significativa il numero degli sportelli e degli istituti di credito, non hanno portato ad un significativo
allontanamento della relazione con i soci. Tuttavia, il credito cooperativo trentino, in termini di nuovi soci,
pare essere in una fase di stallo, su cui nemmeno la creazione del gruppo bancario è riuscita ad incidere.

Questa limitata se non assente capacità del credito cooperativo ad accrescere la base sociale è
spiegabile con la crisi del modello di prossimità, dovuta non solo alla riduzione dei servizi fisici (sportelli e
filiali), ma anche per la più lenta capacità di cogliere le innovazioni portate dai servizi digitali e online. La
prossimità, infatti, viene oggi sempre più declinata nell’offerta di servizi bancari disponibili direttamente
al socio dalla propria abitazione, per attrarre soprattutto soci e clienti giovani. Tuttavia, rimane un
nocciolo duro di soci, per cui la Cassa Rurale rimane un luogo fisico, identificabile e in cui lavorano persone
conosciute, a cui rivolgersi per sbrigare operazioni quotidiane.

La crisi legata all’emergenza Covid-19 ha comunque agito da stimolo nel promuovere un modello di
banca cooperativa che propone la prossimità in maniera diversa. Da un lato, nuovi servizi bancari
disponibili online a prezzi ridotti rispetto alle operazioni fatte allo sportello, dall’altro, servizi offerti in
filiale su appuntamento e con maggior capacità di personalizzazione. Questo modello richiede uno sforzo
di innovare il vecchio paradigma legato al modello cooperativo e di credito relazionale. La vicinanza oggi
si lega alla presenza sul territorio di rappresentanti della governance bancaria, alla creazione di vantaggi
per i soci ed i propri familiari che vadano oltre i rendimenti sui tassi, all’organizzazione di momenti
aggregativi e di socialità legati alla peculiarità della base sociale di ogni singola Cassa, a proposte formative
e di consulenza professionali e personalizzate che favoriscano le imprese del territorio.

69
Un nuovo sistema di fronte ad una crisi nuova

Più che una crisi, la pandemia ha rappresentato uno shock al sistema che ha stressato i suoi indicatori-
soglia e ha messo per la prima volta le Casse Rurali riunite nel gruppo bancario di fronte ad un evento
inaspettato e diffuso. La risposta è stata guidata dall’attore pubblico che ha sostenuto l’economia sia con
liquidità che con le moratorie sui pagamenti.
Leggendo i dati di bilancio delle Casse Rurali, risulta chiaro come la pandemia abbia enfatizzato processi
già in essere. Il credito cooperativo coadiuvato dal sostegno pubblico ha giocato un ruolo decisivo al
sostegno dell’economia locale. La situazione di emergenza sanitaria ha portato a dover operare in
condizioni del tutto impreviste, che hanno richiesto flessibilità e capacità di adeguamento alla
mutevolezza delle condizioni di mercato.
Allo stesso modo sono cambiate le modalità di interlocuzione con la clientela e le modalità di
erogazione dei servizi bancari: non più un libero accesso agli sportelli ed un rapporto stretto e vicino con
il cliente, peculiarità cui le Casse Rurali hanno sempre dato particolare importanza, ma la necessità di
ricevere la clientela solo su appuntamento. D’altro lato questo ha permesso di svincolarsi da un modello
a volte anacronistico, puntando a strumenti informatici più innovativi e ampliando le modalità di incontro
con i clienti.
Uno sguardo d’insieme evidenzia come, dal lato dei finanziamenti, i prestiti bancari al settore privato
non finanziario – le imprese principalmente – nel corso del 2020 abbiano registrato un aumento trainato
dai sostegni pubblici all’economia. Nei bilanci 2020 delle Casse Rurali trentine i crediti lordi alla clientela
privata, sottratte le società finanziarie, sono aumentati tra il 2019 ed il 2020 del 2,7 per cento, con un
peso maggiore delle imprese, che registrano un aumento del 3,8 per cento. Queste ultime sono un
elemento importante per il credito cooperativo trentino rappresentando più della metà dei crediti lordi
totali erogati dalle Casse Rurali (precisamente a dicembre 2020 per il 53,9 per cento).
In merito alla suddivisione per forma tecnica, i dati evidenziano l’aumento nella richiesta di liquidità
da parte della clientela (figura 2). Mentre i crediti in conti correnti e i pagamenti salvo buon fine (sbf) sono
diminuiti (-27,9 per cento), risultano in aumento i mutui e gli altri rapporti (+13,4 per cento).
Sul fronte delle famiglie, la richiesta e l’erogazione di credito ha segnato un lieve aumento (gli importi
mostrano infatti una crescita pari all’1,5 per cento) nel corso del 2020. È possibile che tale aumento sia
dato dalla richiesta di prestiti per l’acquisto o la ristrutturazione di immobili, che ha trainato anche la
ripresa del settore delle costruzioni, ma hanno probabilmente influito in misura significativa anche le
moratorie, che di fatto non hanno portato ad una riduzione dell’ammontare dei crediti erogati nei bilanci
delle Casse Rurali e, dal lato delle famiglie, hanno permesso di ridurre il rimborso dei debiti.
I settori che registrano aumenti dei prestiti concessi più marcati sono quelli più colpiti dalle chiusure
imposte per frenare la diffusione del virus, ossia la ristorazione e i servizi di alloggio (con una variazione
annua in aumento pari all’11,8 per cento e con un peso del settore particolarmente importante sul totale
dei crediti emessi dal sistema del credito cooperativo trentino, pari al 22,2 per cento) e i servizi di noleggio,
agenzie viaggio e supporto alle imprese (+10,6 per cento, ma con un peso di questi settori sul totale dei
crediti erogati pari solo all’1,4 per cento) (tabella 1).

70
FIGURA 2. TOTALE DEGLI IMPIEGHI LORDI EROGATI DALLE CASSE RURALI TRENTINE SUDDIVISI PER FORMA TECNICA. DICEMBRE 2020

TOTALE Crediti a Clientela 10.0% 90.0%

Conti correnti e sbf


Totale imprese 16.2% 83.8%
Mutui e altri rapporti

Totale settori non produttori 2.9% 97.1%

Fonte: Elaborazione dati Federazione Trentina della Cooperazione.

TABELLA 1. CREDITI LORDI ALLE IMPRESE PER FORMA TECNICA E RAMI DI ATTIVITÀ. VARIAZIONE ANNUALE PERCENTUALE E PESO DELLA
FORMA TECNICA SUL TOTALE. VALORI PERCENTUALI. ANNO 2020

Mutui e altri
Conti correnti e sbf Totale crediti
rapporti
Var. Peso % Var. Peso Var.
Peso
2020 - sul 2020 - % sul 2020-
%
2019 % totale 2019 % totale 2019 %
1) Agricoltura, silvicoltura e pesca -4,2 8,9 4,0 91,1 3,2 12,6
2) Estrazione di minerali da cave e miniere -24,0 31,6 0,9 68,4 -8,6 0,5
3) Attività manifatturiere -29,0 19,6 21,2 80,4 6,4 15,2
4) Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata -56,6 6,1 7,1 93,9 -1,6 0,8
5) Fornitura di acqua; reti fognarie, gestione rifiuti e risanamento -20,5 15,0 16,7 85,0 9,1 0,7
6) Costruzioni -29,4 31,2 8,8 68,8 -6,9 13,7
7) Commercio all’ingrosso e al dettaglio -28,8 20,0 16,1 80,0 3,1 14,4
8) Attività immobiliari -25,2 17,5 1,1 82,5 -4,8 7,4
9) Attività dei servizi di alloggio e ristorazione -28,9 6,7 16,6 93,3 11,8 22,2
10) Trasporto e magazzinaggio -26,8 18,5 19,7 81,5 7,1 3,6
11) Servizi di informazione e comunicazione -35,3 15,8 20,7 84,2 6,2 1,1
12) Attività finanziarie e assicurative -8,0 9,9 4,8 90,1 3,4 0,5
13) Attività professionali, scientifiche e tecniche -29,2 15,3 21,6 84,7 9,6 3,1
14) Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese -36,6 14,2 26,1 85,8 10,6 1,4
15) Amministrazione pubblica e difesa, istruzione e sanità -34,3 7,6 37,7 92,4 27,1 1,1
16) Attività artistiche, sportive e ricreative -50,1 14,3 8,5 85,7 -7,1 0,6
17) Altre attività di servizi -45,8 6,9 14,2 93,1 6,1 1,1
Totale rami attività economica -27,9 16,2 13,4 83,8 3,8 100,0
Fonte: Elaborazione dati Federazione Trentina della Cooperazione.
Dal lato della “quantità” del credito, durante la pandemia è aumentata l’erogazione di liquidità ad
imprese e privati. Questo dato nasconde due elementi chiave per leggere la situazione reale. Il primo, è
che la domanda di liquidità per il 2020 è servita più a far fronte alle spese correnti che per investimenti e,
quindi, ha una natura di breve periodo e non un’ottica di sviluppo nel medio e lungo termine. Il secondo,
è il forte intervento pubblico che ha supportato gli istituti di credito nell’affrontare la domanda di liquidità.
Probabilmente, nel caso fosse mancata tale forma di aiuto, le banche avrebbero potuto essere meno di
supporto al tessuto economico locale.

71
La qualità del credito prosegue il suo processo di miglioramento. A livello aggregato, le politiche di
riduzione dei crediti deteriorati (o Non Performing Loan, NPL) realizzate tra dicembre 2019 e dicembre
2020 hanno avuto successo. Se, a fine 2019, infatti il credito deteriorato pesava sul totale dei crediti per
il 9,3 per cento, a fine 2020 la percentuale è scesa al 7,7 per cento. Hanno inciso positivamente su questo
risultato le operazioni di cessione e gli stralci dei crediti deteriorati, che hanno di fatto portato ad una vera
e propria pulizia dei bilanci delle Casse Rurali dai crediti difficilmente esigibili e, di conseguenza, diminuito
l’incidenza del deteriorato (in particolare delle sofferenze) sul totale dei crediti emessi. Oltre a produrre
un impatto positivo sui bilanci, la cessione dei crediti è stata incentivante per molti istituti, dati i benefici
introdotti con il decreto “cura Italia” che ha previsto, a fronte della cessione, la possibilità di convertire
parte delle imposte anticipate in crediti d’imposta.
Le situazioni che costituiscono il credito deteriorato sono in particolare tre: le sofferenze, le
inadempienze probabili e le esposizioni scadute37. Tra questi, la variazione negativa più importante sul
totale è data proprio dalle sofferenze, che nel credito deteriorato costituiscono le partite con minore
probabilità di rientro, e che sono passate da un peso del 29,9 per cento sul totale del deteriorato, al 25,2
per cento. Guardando poi alla suddivisione del credito per tipologia di clientela, emerge – in generale –
una diminuzione dell’incidenza del deteriorato sul totale e tale miglioramento è stato più marcato per le
imprese, ed in particolare per quelle non finanziarie, per le quali l’incidenza è passata dal 14,7 per cento
(sempre a fine 2019) al 10,9 per cento (a fine 2020). Le operazioni di stralcio e di cessione sembrano aver
interessato maggiormente i crediti nei confronti delle società non finanziarie e della categoria degli
artigiani e altre famiglie produttrici. Nel primo caso, si registra infatti una diminuzione dell’incidenza delle
sofferenze sul totale del deteriorato dell’1,2 per cento (portando le sofferenze sul totale dei crediti emessi
per questa tipologia di clientela al 2,9 per cento) e, dal lato delle inadempienze probabili, del 2,4 per cento
(con un’incidenza di queste sul totale dei crediti per la categoria dell’8 per cento). Per gli artigiani e le altre
famiglie produttrici la diminuzione è andata ad incidere quasi totalmente sulla riduzione delle sofferenze,
che si attesta al 2,7 per cento del credito deteriorato (con una diminuzione rispetto al 2019 dell’1,2 per
cento).
Una nota merita lo strumento della cessazione dei crediti, da poco introdotto come strategia di pulizia
degli NPL anche dalle Casse Rurali. Se, da un lato, questo strumento si rivela molto efficace per migliorare
i bilanci degli istituti di credito, passando a terzi l’onere e il rischio connesso all’esigibilità dei crediti non
rimborsati, dall’altro, pone una riflessione sulla sua compatibilità con la prossimità e il credito di relazione,
che caratterizzano il credito cooperativo. La leva tradizionale per la riscossione dei crediti, quella della
moral persuasion, ha perso potere con la crescita dimensionale degli istituti di credito cooperativo e con
l’adeguamento alle nuove norme, con il conseguente allentamento del legame diretto tra banca e
socio/cliente. Questa evoluzione ha portato ad una “spersonalizzazione” del rapporto creditore/debitore
dove la storia creditizia del socio e la conoscenza diretta perdono rilevanza rispetto alle hard information
scritte nei bilanci. La conseguenza diretta è il passaggio del rapporto infruttuoso ad un istituto terzo.
Passando ad analizzare i bilanci delle Casse Rurali trentine dal lato della raccolta, un fenomeno pare di
particolare interesse: il fabbisogno di liquidità, cresciuto nel periodo della pandemia soprattutto da parte
delle imprese, è stato accompagnato da un calo notevole degli investimenti. Le imprese sono quindi
particolarmente impegnate con le spese correnti, mentre le risorse rivolte a strategie di lungo periodo
subiscono una contrazione. Tuttavia, la riduzione degli investimenti è un processo non legato solo

37 La differenza risulta essere sostanziale, dato che, se le sofferenze sono esposizioni verso soggetti in stato di insolvenza o in
situazioni che sostanzialmente sono equiparabili a tale stato, le inadempienze probabili sono esposizioni per le quali la banca
ritiene improbabile, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, di ottenere integralmente, mentre le esposizioni
scadute e/o sconfinanti deteriorate sono posizioni che risultano scadute o eccedono i limiti di affidamento da oltre 90 giorni e
oltre una predefinita soglia di rilevanza.

72
all’ultimo anno. In Trentino, dal 2011, le imprese hanno registrato una riduzione degli investimenti e sono
riuscite a recuperare il valore di quell’anno solo dal 2016. Questo avrà conseguenze nel medio termine,
perché incide sulla capacità di innovare e di competere sui mercati, con un prevedibile impatto negativo
soprattutto sulla capacità di concorrere a livello internazionale.
Dal lato famiglie, il 2020 ha fatto registrare un aumento dei risparmi. Questo dato va letto
congiuntamente al dato sulla riduzione dei consumi, dovuta in particolare alle restrizioni date dalla
pandemia. A livello economico l’impatto è ben visibile: nella raccolta diretta delle Casse Rurali trentine si
registra infatti un aumento complessivo del 6,3 per cento rispetto al 2019, che per le imprese risulta pari
al 21,3 per cento, mentre per la categoria delle famiglie consumatrici, risulta pari al 2,8 per cento. Queste
ultime pesano sul totale della raccolta diretta per il 72,8 per cento. Il risparmio gestito (che costituisce la
parte più importante della raccolta indiretta) a livello aggregato mostra un aumento importante dal
dicembre 2019 al dicembre 2020, pari al 14,5 per cento, con una forte incidenza dei prodotti assicurativi
e dei fondi comuni. Tuttavia, la raccolta indiretta pesa sulla raccolta complessiva per circa il 32 per cento
e, per questo motivo, la sua incidenza sulla variazione totale della raccolta risulta essere meno impattante.
Ciò nonostante, la crescita della raccolta complessiva registra un aumento del 7,5 per cento, contro un
aumento dei crediti lordi totali del 2,4 per cento. Da qui è facile dedurre come i bilanci delle Casse Rurali
trentine abbiano registrato un incremento importante della raccolta complessiva, che in percentuale è
pari al 5,8 per cento e che in valori assoluti risulta essere di 29,2 milioni di Euro.

La pandemia: un’occasione per reinterpretare la vicinanza?

Il sistema delle Casse Rurali trentine ha risposto alle nuove esigenze in ambito di igiene pubblica con
una totale riorganizzazione del sistema di approccio al cliente. Grazie anche alla nuova struttura che
fornisce più strumenti e risorse più flessibili, le Casse Rurali si sono dimostrate in grado di far fronte
all’emergenza dal punto di vista dell’operatività bancaria ed hanno dimostrato la propria vicinanza al
territorio in diversi modi. Hanno cercato di essere d’aiuto alle comunità nel momento dell’emergenza,
attraverso iniziative che vanno oltre a quelle di tipo strettamente bancario quali le concessioni di
moratorie a privati e imprese e l’adozione delle misure attivate a livello provinciale quali “Ripresa
Trentino”.
Molte Casse Rurali hanno avviato delle raccolte fondi volte ad aiutare i presidi ospedalieri e para-
ospedalieri della propria zona. In diversi casi gli istituti di credito cooperativo in collaborazione con enti di
Terzo Settore da esse costituiti hanno dato avvio a raccolte fondi e donazioni, che hanno portato
all’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari nelle diverse sedi, ad altre strutture sanitarie e alle Aziende
pubbliche di servizi alla persona, in particolare alle case di riposo, un aiuto importante. Il sostegno si è
inoltre concretizzato nello stanziamento di fondi direttamente da parte delle Casse e nella donazione di
attrezzature, dispositivi e macchinari, mediante i fondi beneficenza. Le iniziative a sostegno della
comunità si sono infine concretizzate anche in altre modalità, come quella dell’organizzazione di progetti
in ambito culturale e divulgativo38.
Rispetto alle modalità, è interessante notare come talvolta talune di queste iniziative siano state
adottate in rete da diversi soggetti, anche con l’azione condivisa di più Casse Rurali con altre associazioni
e realtà del territorio, come, ad esempio, i Gruppi della Croce Rossa Italiana, i Corpi dei Vigili del Fuoco
Volontari e le sezioni del Soccorso Alpino. Tutto ciò a testimonianza della reale capacità di fare rete con
altri soggetti sul territorio di competenza, peculiarità delle banche di prossimità, che conoscono a fondo
le comunità servite ed il tessuto economico e sociale del luogo.

38 Emergenza Covid. Tutte le iniziative delle BCC, Federcasse dati aggiornati al 4 novembre 2021.

73
Conclusioni

Il credito cooperativo viene da una stagione di grandi cambiamenti, di cui la crisi finanziaria del 2007
ha rappresentato un punto di non ritorno. Anche se i valori alla base del modello cooperativo rimangono
saldi, l’adeguamento normativo e la competizione sul mercato hanno reso necessario l’adeguamento del
business model. In particolare, le esigenze di efficientamento e di rafforzamento degli indicatori di capitale
hanno in parte ridimensionato il ruolo della prossimità e del rapporto personale tra banca e socio. In
questo contesto si è inserita la pandemia, che per essere affrontata ha imposto misure di distanziamento
sociale. Questo avrebbe potuto incrementare ulteriormente il distacco tra banca cooperativa e soci e
clienti. Tuttavia, quello che si rileva è che le Casse Rurali hanno risposto con una nuova forma di prossimità
caratterizzata da tre elementi: il primo è la flessibilità, per venire incontro alle esigenze della clientela ed
offrire sempre più servizi personalizzati; il secondo è l’ascolto delle richieste come strategia per definire i
progetti da finanziare con un approccio partecipativo; il terzo è la rete, la collaborazione con altre realtà
del territorio per iniziative più strutturate ed efficaci. Paradossalmente, quindi, le richieste di
distanziamento hanno portato ad una rilettura della vicinanza che sembrava essersi un po’ affievolita negli
ultimi anni, ma che torna molto presente nelle strategie sociali delle Casse Rurali del 2020.
La sfida per le Casse Rurali e per il credito relazionale più in generale resta quella di muovere da un
modello tradizionale di vicinanza legata alla presenza fisica verso una vicinanza intesa come commistione
di obiettivi ed interessi. In questa nuova interpretazione della prossimità, i soci dovrebbero sentire vicina
la propria banca – anche se questa ha lo sportello situato in un comune diverso – grazie ai servizi offerti
di tipo bancario e non, grazie al sostegno di iniziative locali che beneficino la comunità in senso lato (e non
solo i soci), grazie alla condivisione di progetti di tipo sostenibile a livello sia sociale che ambientale, e
soprattutto, grazie alla governance. Quest’ultimo elemento, baluardo della forma cooperativa, gioca un
ruolo fondamentale nel declinare questa nuova vicinanza, grazie alla creazione di comitati locali di
rappresentanti che non si occupano di attività bancaria, ma che curano tutti quegli elementi peculiari che
riguardano il rapporto con i soci, con le loro esigenze e con le loro aspettative. In questo si sostanzierà la
differenza tra il credito cooperativo e il credito non cooperativo.

74
CONCLUSIONI
Chiara Carini, Eddi Fontanari, Gianluca Salvatori

Le analisi presentate nei precedenti paragrafi hanno delineato un quadro preciso dello stato delle
cooperative trentine nel 2020 e forniscono una serie di elementi e indicazioni che dovrebbero
rappresentare la base per individuare la via della ripartenza delle cooperative trentine, così come
dell’economia locale.

La crisi sanitaria ha prodotto degli effetti estremamente complessi impattando in maniera drastica
sulla struttura economica e sociale della società trentina ed ha portato ad un ripensamento degli stili di
vita, della vita sociale, familiare e lavorativa, del rapporto con l’ambiente, ovvero di tutta una serie di
paradigmi su cui si basa la società moderna. Questo è, e sarà, terreno d’elezione per la cooperazione che,
vista la sua logica bottom-up, potrebbe cogliere e rispondere alle nuove istanze sociali emergenti meglio
di altri operatori.

Le analisi proposte nei singoli capitoli mettono in evidenza le difficoltà sostenute da alcuni settori, ma
anche le sfide e le opportunità che la pandemia ha posto alle cooperative per dimostrare il proprio ruolo
non solo economico, ma anche di sostegno alle comunità in cui esse si trovano ad operare. Sfide che la
cooperazione sembra aver accettato o a cui servirà prestare particolare attenzione nel prossimo futuro.

Le innovazioni introdotte

La crisi economica innescata dalla pandemia sembra abbia favorito un ammodernamento e


l’introduzione di innovazioni organizzative (“soft”) in certi settori come, per esempio, nelle cooperative
sociali o in altri – come nel settore agricolo – non ne abbia interrotto il percorso di crescita e di
applicazione delle tecnologie che avevano programmato.

Molte delle innovazioni introdotte dalle cooperative danno un contributo diretto al perseguimento di
obiettivi di crescita più sostenibile ed equa, soprattutto per quanto riguarda la lotta al cambiamento
climatico e il sostegno delle comunità in cui le cooperative si trovano ad operare.

Se le cooperative agricole hanno infatti riservato grande attenzione alla tematica ambientale (p.e.,
processi a basso impatto, utilizzo di energie rinnovabili, pratiche di economia circolare, introduzione
progressiva del biologico), le cooperative di consumo e le Casse Rurali sono state punti di riferimento per
le comunità e le imprese locali.

Per quanto riguarda, invece, le cooperative sociali e di lavoro gli investimenti sembrano essere
focalizzati sulla digitalizzazione e sulla formazione dei lavoratori. Su questo fronte, l’indagine sui lavoratori
delle cooperative sociali e di lavoro ha segnalato delle criticità per quanto riguarda il carico di lavoro e lo
stress correlato. Sarà importante quindi valorizzare – ove possibile – modalità come, per esempio, lo smart
working, che non ha comportato problemi in termini di produttività durante la pandemia, ma la cui
introduzione definitiva potrebbe facilitare la conciliazione tra vita lavorativa e familiare. Allo stesso tempo,
l’attività formativa potrà accrescere il livello di capitale umano favorendo una più elevata produttività del


Senior Researcher, Euricse.

PhD, Experienced Researcher, Euricse.

Segretario Generale, Euricse.

75
lavoro in un’ottica di miglioramento anche dei livelli retributivi. Dall’altro lato, invece, l’intenzione delle
cooperative agricole di continuare a investire in produzioni sempre più green potrà certamente dare un
contributo alla lotta contro il cambiamento climatico.

Il rapporto con i soci

Un altro elemento estremamente delicato riguarda il rapporto con i soci. In alcuni casi, i processi
innovativi scaturiti con la pandemia hanno portato ad un rafforzamento dei legami con i soci. È questo il
caso delle Casse Rurali che hanno puntato su un altro tipo di prossimità (servizi telematici, appuntamenti
personalizzati) che potrebbe avvicinare i giovani, consentendo di superare le difficoltà che il credito
cooperativo sta vivendo da parecchio tempo ad ampliare la base sociale.
Facendo però attenzione allo zoccolo duro che predilige ancora il luogo fisico. La sfida sarà quindi
quella di trovare un giusto equilibrio tra queste due posizioni in modo da non perdere la propria funzione
di banca di prossimità. Peculiarità che le Casse Rurali hanno mostrato anche durante la crisi facendo rete
con le altre organizzazioni del territorio per fornire adeguato supporto alle strutture sanitarie e socio-
assistenziali.
Anche per il settore del consumo la crisi si è trasformata in un’opportunità per rinsaldare il rapporto
con la propria base sociale e il territorio. Mettendo in evidenza l’importanza di perseguire la strada dei
SIEG anche dopo la pandemia. Situazione diversa per le cooperative agricole che hanno vissuto da questo
punto di vista un periodo più critico dato che, nella loro accezione moderna, la partecipazione del socio si
sostanzia nella partecipazione alle riunioni tecniche o nel rapporto personale con il tecnico. Le restrizioni
introdotte – come l’indagine dimostra – hanno allentato questo legame. Servirà quindi trovare delle
soluzioni condivise che possano colmare questo divario relazionale.

L’ecosistema

Parlando di ripresa non si può non spendere alcune parole conclusive sull’ecosistema in cui le
cooperative trentine sono inserite. Se è vero che le cooperative hanno dimostrato di poter assumere un
ruolo di supporto delle comunità è altrettanto necessario che l’azione delle cooperative venga
facilitata/agevolata dall’azione di organizzazioni ed enti che ruotano intorno alla vita delle singole
imprese.
In primis la Federazione Trentina della Cooperazione. I dati dell’indagine condotta da Euricse sulle
cooperative trentine mettono in evidenza che, durante il 2020, la Federazione ha rappresentato il
referente principale al quale si sono rivolte sette cooperative su dieci per raccogliere informazioni su come
gestire la propria attività durante l’emergenza pandemica. Referente principale per tutti i settori, ad
eccezione delle cooperative di produzione e lavoro che hanno preferito rivolgersi principalmente a propri
consulenti.
I consorzi di appartenenza hanno rappresentato un punto di riferimento soprattutto per le cooperative
agricole e quelle di consumo, mentre le cooperative sociali hanno trovato una fonte di informazione negli
uffici provinciali.
Parlando di Provincia Autonoma, solo 67 cooperative tra quelle intervistate – soprattutto, nell’ordine,
cooperative sociali, di consumo e di lavoro – hanno utilizzato una o più misure attivate dalla Provincia a
sostegno alle attività produttive durante l’emergenza Covid-19.

76
Com’è apparso chiaro dai dati presentati nella prima sezione del rapporto, la maggior parte delle
cooperative non ha sofferto di problemi di liquidità legati all’interruzione della produzione (o l’erogazione
del servizio) a causa di chiusure aziendali imposte dai decreti per il contenimento della diffusione del virus
e ciò potrebbe essere il motivo principale del limitato ricorso agli incentivi provinciali.

Le prospettive future

La fase aperta dall’emergenza pandemica ha probabilmente superato il momento di maggior criticità,


ma gli effetti sul sistema economico e sociale sono destinati a durare ancora a lungo. Per la precisione,
allargando lo sguardo oltre i confini del Trentino, si vede che la crisi indotta dall’emergenza Covid-19 si
colloca al termine di un arco temporale iniziato con la crisi finanziaria del 2008-09, che ha scosso in
profondità il quadro di riferimento delle politiche pubbliche e dei modelli imprenditoriali. La conseguenza
più evidente è che l’intervento del programma Next Generation EU, in deroga alle politiche di austerità
che avevano contraddistinto l’uscita dalla prima delle due crisi recenti, non sarebbe stato neppure
immaginabile senza il cambiamento di prospettiva che si è venuto affermando in questo decennio, a
Bruxelles e nelle capitali degli Stati membri. La grande massa di risorse, che nei prossimi cinque anni
saranno disponibili per investimenti e riforme, rappresenta il segnale di un nuovo approccio alla crescita
europea, che modifica sostanzialmente il paradigma dello Stato minimo e del mercato protagonista
assoluto che in precedenza ha dominato in modo incontrastato. Il Patto di stabilità e la riduzione del
debito non sono più il dogma insuperabile al quale il governo europeo si attiene inflessibilmente.
Quella che si vede, in grande sintesi, è la messa in discussione del modello economico fondato
esclusivamente su comportamenti competitivi e su imprese orientate alla massimizzazione del profitto.
Mentre è venuto progressivamente in primo piano il ruolo non marginale dell’economia sociale e dei suoi
attori, che includono a pieno titolo le cooperative (le quali, anzi, costituiscono la componente
maggioritaria di un settore che per l’Unione Europea rappresenta quasi il 10 per cento delle attività
economiche). Un chiaro segnale in questo senso viene dalla recentissima approvazione del primo Piano
di azione europeo per l’economia sociale, che la Commissione europea ha posto allo stesso livello di
importanza delle strategie già adottate per favorire la transizione ecologica e la transizione digitale.
L’economia sociale è entrata a far parte delle politiche per lo sviluppo industriale ed economico
dell’Unione Europea, con un riconoscimento istituzionale che è premessa di una serie di programmi e
misure per lo sviluppo del settore. Da periferico e datato, il modello economico delle organizzazioni a
matrice cooperativa assume oggi un rilievo centrale, come non avveniva da molti decenni.
In questo quadro, anche il nostro Paese sarà chiamato a dotarsi di una strategia per sostenere il
consolidamento e l’ulteriore rafforzamento dell’economia sociale, a livello nazionale così come anche
regionale e locale. Per quanto il PNRR non sia esplicito in proposito, le prospettive di scenario e le
tendenze europee lasciano immaginare che anche in Italia il tema assumerà sempre maggiore rilevanza
per le politiche pubbliche. È ormai un orientamento generale sempre più diffuso e sarebbe
incomprensibile che non si verificasse anche nel nostro Paese, che sotto molti aspetti ha spesso anticipato
le tendenze dell’economia sociale, tanto grazie a iniziative dal basso quanto per innovazione legislativa.
Per il Trentino, dove il sistema cooperativo è diffuso e robusto come anche questo rapporto conferma
(ad esempio, con il sorprendente dato di un basso ricorso da parte delle cooperative ai ristori pubblici
previsti per le imprese colpite dagli effetti dell’emergenza pandemica), si tratta di un’occasione
importante. Di quelle che si presentano una volta nella vita, probabilmente. Perché la discussione sul
cambiamento del paradigma di sviluppo, apertasi in questa fase post-crisi, è destinata a segnare le
strategie e le politiche per lungo tempo ancora. Il punto è allora quello di cogliere appieno l’opportunità

77
che questa transizione offre, non limitandosi staticamente al business as usual, ma piuttosto posizionando
il sistema cooperativo sul fronte più avanzato delle nuove richieste sociali, delle nuove attività
imprenditoriali, delle professioni e delle competenze che emergono come conseguenza della
trasformazione dei modelli di produzione e di consumo.
Se c’è un tema che i numeri di questo rapporto non possono fare emergere, perché non riguarda
l’andamento economico o la reazione all’emergenza Covid-19, è proprio la capacità di gestire attivamente
il cambiamento, senza aspettare che questo si imponga con soluzioni già definite e magari modellate su
altre forme organizzative e imprenditoriali. Il rapporto mette in luce un sistema cooperativo in buona
salute – ovviamente, in relazione al periodo difficile che abbiamo vissuto – e, come si usa dire, resiliente.
Ovvero, capace di recuperare le posizioni pregresse, ritornando allo stato ante-crisi. Tuttavia, per
affrontare il periodo che si apre davanti a noi non basterà la sola resilienza. Occorrerà una capacità
inventiva nuova, una forza innovatrice che non sia soltanto il risultato di piccoli aggiustamenti
congiunturali. In ciascuno dei settori di cui si compone il sistema cooperativo trentino – dal credito
all’agricoltura, dal consumo alla cooperazione di produzione e lavoro, alle cooperative sociali – c’è ampio
spazio per questo lavoro di innovazione. La base strutturale di partenza e il comportamento durante la
crisi giustificano una visione positiva del futuro, purché maturi una consapevolezza diffusa che si è entrati
in uno scenario nuovo, in cui nessuno può vivere di rendita. Non la società trentina, non le istituzioni
dell’autonomia, non i soggetti economici, e neppure naturalmente la cooperazione.
I tempi che abbiamo dinanzi richiederanno di affrontare sia problemi già noti, ma ancora irrisolti se
non addirittura aggravati, sia problemi nuovi, come gli effetti del cambiamento climatico, l’inverno
demografico, e la crescita apparentemente inarrestabile della disuguaglianza, con le fratture sociali che
ne derivano. La novità è che le idee per affrontare questi problemi non vengono più cercate
esclusivamente nel campo delle teorie che sostengono il primato dell’auto interesse e del profitto. Per i
principi cooperativi si apre una nuova stagione di occasioni. Serve però la capacità di sintonizzarsi su
questa nuova fase e trasformare la resilienza in slancio in avanti. Quanto più i fondamentali sono buoni,
tanto più è grande la responsabilità di non lasciar passare inutilmente questo momento.

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