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Dalla Lucerna Sera terza, 51-61 La levatrice di Ancona : Tra le novelle (tute autobiografiche) che In Iucema narra a Eureta, uno studente avidg di conoscenza e convinto assertore della metempsicosi, quella che ha per protagonisne levatrice di Ancona & tra le piit atroci. Come di consueto Ia vicenda 2 vissuta e presentare in prima persona, con la vivezza immediata di una cronaca secentesca sanguinosa e crude. le, dalla donna che ne é testimone suo malgrado, e che costituisce uno dei ritratti femminili pit riusciti di Pona. L’opposizione uomo/donna, acuta nella cultura det XVII secolos traduce nel massacro fervee che i fratli compiono della sorella giovinetia, colpevole a aver trasgredito il codice dettato dalle regole social contemporanee (piit che di aver pecea, to contro la castita). LuceRNA Nacqui in Ancona di una allevatrice,’ donna famosa in quel mestiere quanto altra mai. La quale, dopo fattomi spendere la fanciullezza ¢ la gioventi allegramente in godimenti amorosi (6 che mai mi raccordai d’essere stata vergine), avendo ella cavato 5 oro assaissimo dalle mie membra appiggionate a diversi amanti non senza mio gran contento;? finalmente, al quarantesimo otta- yo anno dell’eta mia, vedendosi ormai decrepita, mi consiglid ad investirmi del beneficio? della sua professione, facendomi a parte de’ pid rari segreti in curare le femine, o facilitando o proibendo 10 il concetto,* 0 procurando o seccando il latte, 0 accrescendo le mammelle o stringendole, o finalmente mantenendo morbido e senza tughe alle donne il ventre, nonostante la pregnezza,° con mill’al- ti suoi segreti versanti® in simil proposito. Ora, dopo addottrinatami molto bene e dopo introdottami nelle 15 case principali, si risolse di morire e lasciarmi. E, cosi, rimasa’ ere- de non meno del buon nome di lei che del suo avere, quale ¢ quan- to si fosse, passava gli anni assai lietamente; se non che il vedermi imbiancato il crine e sparso di rughe il volto, con un petto ormai cadente e con la dentatura disuguale e non pitt candida, mi faceva 20 talvolta piangere amaramente la svanita gioventd, dolendomi mag- giormente che indarno covavano sotto le ceneri della chioma le vie ve brace del cuore,® non meno per se stesso dato agli amori di quello che gid si fosse nel pitt bel fiorire dell’april della vita, Ma co- me disse un galantuomo: 25 Ben pub aver novo amor Veta senile, ma non gid novo amante.? Se non quanto io col guadagno dell'arte mia comperava opera di 1. Nacqui... una allevatrice: da ‘ma incarnazione del! anima che ne Eureta per quatiro sere. 2. contento: “piacere”; la pratica secondo cui le madri Yentavano mezzane delle fli, avviate alla. prostituzio traendo sostentamento ¢ ricchezza dall attivita Gh queste, cea nel Seicento tuttaliro che rara, soprattutto tm i ert socials 3 efce: lverdmente corpo . beneficio: letteralment ‘8 una carica sacra dotata di rendita; si tratta di un'ironica metafora che attinge al linguaggto ecclesiastico. 4. 0 facilitando... il concetto: “il concepimento”, rispetti- mt levutrice; & Pennesi- forma ds luceria intratie- vamente con terapie contr la merihta © com praiche cot —_ Vermunts ryt mas rina fa, prio ee J eovavano. cuore: auto dgrugore cage cenere dei pel & ancora acceso e rome comme brace i cuore, andente ome nella prena vince, 9. en putin ovo amanie: disco di un autre non tent Sato, fore di Pons stem I ema dell donna sensual € desiderosa, invecchiata © percid in difficoltd nel wovare ‘amanti disposti a compiacerla, & largamente diffuso. TAG a ‘avventure™ della narraziy . me: A romanza, la novella, La faba st —_— qualche ruvido, si, ma ne : i pi aint oma et fe uplit alla fan dle nie bce 2 oe nom aeebbel! certo EURETA, a e cel 3 ” mera On duante puleele,* oh quante vedave, oh quante perso LUucERNA A decine. Eu 4 passar er mano con parti ascosi!!* mae * Gecine, Eureta; € casi tali che nd’ tain pericolo, nonché in ave dllavita Bes ers eae ne uno memorabile fra gli altri, voglio diate sunera Dit grazin: ascolterollo volonterissimo. . LUCERNA —Picchiarono intomo alle quattr’ore, una notte, all uscio mio due soldati, e chiamandomi dissero che la tal gentildonna stava per partorire e che senza indugio mi attendeva. E mentovarono'S 40 dama benissimo da me conosciuta e che veramente stava per fi- gliare di giorno in giorno, Io, e perch¢ il mio mestieri comportava a tutte ore ’uscita, e perché doveva molto alla matrona il cui no- me si spendeva, preso subito un pannolino in collo uscii della casa. Costoro dopo che fummo alquanti passi allontanati, spento d’im- 5 proviso il torchio™ ch’aveano, minacciando d’ammazzarmi s’a- rissi bocca accompagnaronsi con un altro, ¢ avvoltomi il drappo al volto, per lunghi ravolgimenti"? mi condussero ad una casa; nel- la quale arrivati mi liberarono la facia, ¢ assicurandomi d’ogni oltraggio" dissero ch’attendessi a raccogliere il parto d'una giovi- 50 ne, alla cui camera mi condussero. puRETA E dove finira questa istoria? LucERNA In un esito miserabile e tragico. Quella stanza riluceva d'un mesto lume, che, pendente inanzi una sacra imagine con sottl lu- Cignuolo, dava un travaglioso® bagliore che bene si confaceva alla 55 tristeza d’un gemito, sommesso e acuto, che usciva dalle cortine seeemechissimo letto. Al quale avvicinandomi jo, vegeo una gio~ “ime con due occhi anco pregni di lagrime scintillanti d'un vivez~ vine com meno grata che languida, ma con le labbra ¢ con le guuce cos pallid © solr che pareano di bianca cera stata lun- ©. e la polvere. eset See boli ye rivolte2" per lo letto € pareva che ad ogni flebile acento le uscisse anima dalle labbra meze aperte. Sa- Oe ae sadoppid le lugrime,¢ col china la testa. ust poco rese grazie al mio saluto. Interrogata che si sentisse, ms ispose: 6 cae ermersona destinata acento mrt in ut pane i jre e rimorire, Intanto le doglie del si ella sveniva e purea morire ¢ ny ‘ ce fplicay : 322 andavano risuonando pit alti, parto multiplica e gli ome? vane to tea loro, quasi che caduti ivise quart reeco, dopo divisato alq sche cay oa deed Mevietano due fortisinn giovaniy rea in repentina delibe razione, "8 18. ansicurando subito ¥ ella a veers i oltraggio: rasicurandomi che ‘orzo, si, ma vigor fnecine™ rivoluva debolmente™. Hurale, vaniante di Horch: “ia toria ! pee lunghi eavolgesent: auaverso un percore Nk ce e dalle piume la svel- mente vestiti, ¢ per le braccia prendono Vinfel ” ono! barbaramente consegnandola alle mie mar Io, volendo sve- Fare qualche scinilla di wmanita nella fierezea di quet peti, cors ee chio ch'un di loro m’uccidesse. Onde tacqui e attesi che la misera J Passidesse sopra una bassa seranna,”* e con quell’avanzo di vigore iy che pareva che allora nel suo petto si risvegliasse Paiutai a dar fuori iI fglinolo, che eziandio® dalle sordide mostrava sembianze di Nareiso.”” _ Oh avess’ella in quello stante per suo men male esalato Panima! An- zi avesse il bambino misero esalata nell’utero della madre! Perché non 80 si tosto la sventurata cbbe il figliuolo dato alla luce di quella torbida fiaccola che il maggiore degli due ch’assistevano (credo fratelli di lei), preso il bambino ¢ posto in mano della semiviva un rasoio, la costrinse a tagliar la gola all'infante, che gorgogliando miseramente co” vagiti primi e ultimi mandava la voce, il sangue e la vita. Quindi con le pit 85 sozze, barbare e abominande parole che dir si possano a schiava infa- me tolta dal fango de’ lupanari, percuotendola prima di pit ceffate nel volto e stiracchiandole i capegli, strascinandola per il suolo, scuopren- dole quelle parti che la consuetudine asconde,* finalmente a pugna- late centuplicate la uccisero, e me al medesimo modo, nel pannolino 90 con la facia ravvolta, fuor della casa condussero. Da’ cui limitari uscen- do, per riconoscere di giorno l’albergo di quelli Atrei,” la mano san- guigna ancora ¢ dall’utero e dalle ferite trattate alla porta fregai, e do- po, guidata, vicina la casa mia fui lasciata da’ medesimi soldati. Ma per quanto sorgessi di buon mattino e vagando andassi attentamente 95 osservando le porte tutte, non poti®® trovar mai quella che di due fu- nesti cadaveri aveva io veduto far patibolo e tomba. Ora, sospettando i perfidi Lestrigoni* (per quanto si seppe poi) che per alcun tempo, © per congetture o per relazioni, si fosse per iscoprir il misfatto, tennero modo con una vicina mia che, porgendomi cert’esca®® avvelenata, re. 100 stassi in poch’ore consunta, nonché estinta, . Srappano dal keto"; Atte, figio di Pe 23, dale pame te svn iplume nt fequerne metonia lope « Ippodamia, che, animate da eo 2. sya: wo a ln echt, © ane veg aaa: eta wn Bach 2 serontee mn muon ec a sh ey tee, lang ph ae at Sern hte uae se gneranente Mena stn fe Te ee ee pen & eno: cut deinatt a erste rvanes epee da 25. eriandi: “anche 2 Rie tere rte Narciso: persona della miloga cee dene tara besa veg dea progestin ele nciqua di una sorgrnte. m conwund darn me 28. asconder “nawomie, cape 29. Aire tan des prope Jena placentan, rl ae ae wie naa ea eer Catena ete alae he fe

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