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«Video meliora proboque deteriora sequor» serive il poeta latino (Ov). Solo il Signore agisce direttamente sulla volonta con la grazia adiuvante gostenendola a volere e a decidere il bene. a‘ Quali alfiancatori o succedanei, talora assai utili, si prospettano i motivi ¢ i mezei naturali, come la lealta con se stessi, il rispetto di se stessi, la piena occupazione, la distrazione, la fuga dell'ozio, 1a discipli- na dello sguardo e in genere 1a mortificazione, Ia quale d'altronde par. tecipa anche del piano di azione divino, come accenneremo tosto. 2. NON SOLO AMORE, MA ANCHE TIMORE Il timore 2 via all’amore: initium sapientiae timor Domini (Ps. 110, 10, e Eccli. 1, 16), e pitt chiaro ancora: timor Det initium dilectionis eius (Eccli. 25, 16). Occorre dunque il timore; occorre soprattutto per su- perare difficolta notevoli e vincere attrattive che promettono monti di fe- licita. Con la sola raccomandazione di buon cuore e di affetto al Signo- re non si arriva, in molti casi, Vien detto di non spaventare I'adolescente col richiamo dellinfer- no, perché il groviglio in cui si agita gli é gia gravoso: ma se ha respon- sabilita, perch? non prospettargli la situazione vera nell’eternita e il pe- ricolo di dannazione? Se parla male apposta, se apposta accetta compa- gnie, stampe e divertimenti cattivi, e peggio ancora se li acquista o li promuove, perché non mettergli innanzi I’effettiva tragedia dell’anima? Gesi ha insegnato cosi. E’ un fatto che se non c’era in gioco la vita, — la vera Vita, — molti santi non avrebbero fatto getto della vita quaggit. Basti pensare ai motivi di combattimento e di resistenza di una Santa Maria Goretti, per convincersene. Daltronde @ bene dire che 'innato amore alla verita e alla chiarezza ¢ il nativo stimolo all'ideale ¢ all’eroismo, fa desiderare ai giovani questa decisione categorica e questa fortezza combattiva: essi non sono con- tenti di coloro che compassionano fuori modo e che tendono a scusare situazioni e soprattutto intenzioni davanti al tribunale della coscienza: essi anelano alla autentica liberta di spirito, alla conquista di se stessi, alla liberta interiore, e non fanno questione di fatiche o rinuncie per il raggiungimento di tali beni, una volta conosciuti. In pratica come indurre ¢ favorire il timore di Dio? ie Coi fanciulli si ami Vassoluto: essi non discutono di responsabilita, Perch accettano la legge da fuori, che Ii aiuta a chiarire la legge inte: lore, A loro percid si parli francamente di castigo e di inferno per i cattivi, per color cio& che vogliono fare ¢ fanno il male. Aali adolescenti Vappello al timore del castigo, ¢ quindi delfinfer juando si tratta di mancanza No, pud e deve essere del pari categorico 4! strata Piena responsabilita. Quindi se parlano male di iniziativa, se acqut Stano 0 detengono giornali o figure inopportuni, se si recano a diverti- afr) menti esclusi o sconsigliati, se accettano o peggio promuovono azionj cattive con altri o con se stessi, non ci si balocchi in falsa pieta: sj dimostrino e si mostrino le conseguenze di pena interiore, di sconten. tezza, di disgusto e di sfiducia, e si manifesti il pericolo 0 la condanna dell'inferno, se Ia mancanza fu grave. Cosi fece Gesit, e cosi al seguito di Lui Maestro operarono i Santi, ottenendo risultati di santificazione pacificazione che nessun altro mezzo é in grado di condizionare. Per Ia sensibilita al pudore, e quindi al timore da vergogna, si pos. sono aiutare fanciulli e adolescenti ad ascendere alla liberta interiore col richiamo al pensiero dei grandi, dei genitori, dei superiori. «Che di- esti se lo sapesse papa? L'avresti detto o fatto davanti a mamma?s, Dicono di solito di no: ma intanto viene reso presente alla coscienza quel Dio che & presente sempre per l'essenza; ¢ il timore di Dio segna Yinizio della sapienza, D. Bosco richiamd speso il pensiero: «Dio mi ve de>, E invero non c’é pensiero che penetri pitt universalmente nel tempo € nello spazio, e pit profondamente nella coscienze. 9. NON IMPORTA TANTO IL SAPERE QUANTO IL FARE certo che le idee governano lazione. Ed 2 del pari certo che pro- fondita di pensiero € nesso logico di verita irrobustisce i caratteri ge- nuini nella coscienza, nella fortezza, nella libert e nella letizia. Tuttavia, per il tema che andiamo analizzando e relativamente ai soggetti che con- ‘sideriamo, illustriamo alcuni punti essenziali. a) E il st che forma ¢ non il no. Cid & da ribadirsi con chiarezza, Quindi una volta intuito il mirabile piano di Dio nella creazione e nella diffusione della vita, basta. Non oc corre affatto, a maggior fermezza di virti, la conoscenza del male e dello scandalo e delle vie tortuose che conducono all'uno e all‘altro. Tutto cid & almeno perditempo, perché il tempo, anche occasionale, impiegato al Yacquisizione di tali cognizioni, poteva essere speso meglio, Ma & pitt che perditempo: & deposito di materia esplosiva che pud scoppiare nelle circostanze piit impensate, in circostanze addirittura innocue e limpide per i puri di cuore. Quindi non plus sapere quam oportet sapere (Rom. 12, 3), conclude remo applicando opportunamente una raccomandazione paolina, intrisa di umilta, fiducia, fede e semplicita, b) - Non fermarsi alla contemplazione ma arrivare alla decisione, a proposito chiaro e fermo. L’adolescente ritiene spesso risolta una sit intravvide o analizzd ta linea di soluzione. Va di sione. izione morale perch? ne cantato da questa ile - A im Avviene cosl anche nella vita: il progetto di un palazzo, per quanto dettagliato, chiaro ¢ perfetto, non & ancora il palazzo, Quindl simpegnt Yadolescente all’azione conseguente ¢ coerente, anche se costar Si pud cominciare con l'obbedienza, per la quale egli pone quesiti vivi ed ardui; ma si arrivi esplicitamente all'analisi delle occasioni, solitarie 0 sociali, che minacciano la purezza, e a prendervi posizione contro. Si fa intendere che & certo questione di grazia, fondamentalmente, perché la natura non si supera senza questo aiuto dall’Alto; si fa intendere anche che gli incentivi e i pretesti, subdoli o sfacciati, si moltiplicano e pre. mono ovunque, e che la purezza é virta pitt di difesa, custodia, fuga, — i buona salute interiore insomma, — che di conquista mediante atti positivi al pari di altre virti.; ma si fa pure intendere che, per questa sua natura, virti di totalita, di sintesi, di conseguenza. Cid importa mor- tificazione. ¢) La mortificazione cristiana. E’ tanto difficile farne comprendere la necessit ¢ la portata ai gio vani, perché la ritengono un limite o addirittura una decapitazione della gioia. Essa @ invece l'ordinario appanaggio e custode dell’ideale. Se lo ideale @ alto e fermo, la Ppotatura dell'inutile o del pericoloso ne conse- gue logica ¢ facile; diversamente si va incontro a continue nostalgie, fluttuazioni, ritorni che angosciano e scoraggiano. Per stimolarla nella sua portata di difesa si presenta come il grande mezzo proposto da Gesit insieme con la preghiera (cfr. Mc. 9, 28): chi Yaccetta rimane saldo nel carattere cristiano. Essa & doverosa in varie occasioni; ed é facile, perché si tratta di ose distinte dalla persona, che si decidono con un atto di volonta. «Un giornale, una rivista, una conversazione, un film, un ambiente, sono distinti da te: tu puoi allontanarli o allontanartene. Se indulgi, se Scherzi, accetti di inquinarti le ali, e finisci per impeciarti e non essere contento, : «Lo sguardo soprattutto va disciplinato, perch? "immagine accolta on intenzione cattiva (cfr. Mt. 5, 28) agisce quasi deterministicamente im te, a causa dei complessi legami nervosi che esistono nel piano cere- ale tra vista e vie neurovegetative. Osserva gli animali: essi che non ‘anno ragione, reagiscono fatalmente in determinate occasioni. Cos) a Viene per l'adolescente, il giovane, I'tomo quando il loro sguardo ao ia Suidato da motivi superiori, di soccorso per esempio, come in medicina. Pettanto nessun compromesso, né in pubblico né nella solitudine, quan- Manca la motivazione adeguata. é idee’ Pe Tiuscire con maggior garanzia, riempiti Ja mente di grandi idee: con esse ergi in te un formidabile parapetto invisibile ¢ un 2utomati i ie del mondo. Hai provato ta- lore matico, che blocca e seleziona Je scorie ee ales ale ‘ta una grande gioia o un grande dolore? Not = ‘un automa anche in mezzo al trambusto cittadino, senza ac. Corgerti di nulla? Ebene quanto in tali cireostanze vivesti per emozio. he, fa di viverlo per furbizia di organizzazione interiore e per convin Hone. Non girare senza una meta o un proposito: V'animo sia sempre pieno di occupazione metodica, se non proprio di una preoccupazione: Cosi sara difeso come una fortezza. Se invece ti périti di andare a zon. 20 con ali occhi e i desideri schiusi a quanto I'ambiente offre, sei un wioto, e percid sei gia un lordato ¢ un ferito in partenza. Pertanto non considerare riposante lo spasso ozioso senza meta in ambiente equivo. co: & invece spossante, pericoloso e opprimente, ¢ significa rinuncia al proprio governo, pigrizia, vilt& ». gare come Un ulteriore sistema disciplinatore da risultati mirabili ed & la mor tificazione preventiva. Essa @ un allenamento dello spirito ¢ si fonda sull'unita, ciot sul riconoscimento della propria debolezza intrinseca. Consiste nel dirsi di no quotidianamente in qualche cosa di lecito; ren de pronti e generosi al no che si impone per la vita della grazia. Quanti che faticavano nella vittoria su se stessi vi giunsero con facilita e rapi- dita per questa via illuminata dalla fede e sostenuta dalla ragione! Si tratta di piccole rinuncie volontarie, dagli astanti non solo inavvertite ma anche inavvertibili. Eccone qualche suggerimento. «Hai molta sete? Attendi a bere, ¢ Pol, quando sorbirai la bevanda, centellina e sii sobrio. — A tavolino siedi co scante e pigro? Proponiti per un quarto dora d'essere eretto e agile. — Ti arriva una lettera o il giornale? Attendi un po’ prima di aprire ¢ leg: gere, — La preghiera del mattino recitala in ginocchio, adagio. — Aspetta a rispondere a una parola seca, e, a tuo parere ingiustificata, di pap) © mamma o di un familiare o di un compagno. — Socchiudi un mo- mento gli occhi davanti ad una scena cinematografica briosa e serena» Quanti esempi analoghi lungo la giornata, se si ha buona volonta di sc” prirli ed attuarli: cosi si acquista il dominio di sé e si educa 1a volom ta, della quale Ja custodia della purezza pud considerarsi, com'e di fatt®, un aspetto particolare e conseguente, Volendo riassumere in una conclusione chiara e metodologica ° linee d'azione ribadiamo: 1) il ricorso mentale alla preghiera, — speci# mente mariana, di valore affettivo immenso, nell’economia dela Rede ione, — il ricorso alla distrazione ¢ alla compostezza personale, quand? si tratta di prove o tentazioni di fantasia e a riposo; 2) Ia sveltezca et peeps a sé nelle prove lungo la giornata; 3) la disciplina dello sguar toe yn Suge cel ae all ambienti equivoci nelle circostanze norms rnc en a ea ee 4 13 — 4) La Confessione in funzione detia purezza, E' il mezzo sovrano per il ricupero e la te cattolico. Ha il vantaggio di essere segno sieme eflicacie, anzi il pit efficacie strument alla vita soprannaturale. Si volge ai singoli come ogni sacramento; do la parola — ch’ mezzo di comunicazione abituale, — ad un valore altissimo, sacramentale: diventa veicolo di verit somma e di scoperta di Dio, Formatore originario, perché fonte della verita, della bellezza e della bonta cui anela ogni anima . Afinché attinga i fini che le sono intrinseci ottenga i beni che rag- giunsero i Santi, ai rilievi delle pagine precedenti affianchiamo alcune brevi osservazioni sulla sua portata nella formazione positiva dei giovani alla purezza. 1) La confessione é tanto piit formativa quanto piit @ frequente. Per- cid si animi alla confessione settimanale o quindicinale, secondo le ani- me, i problemi e i momenti. 2) Sia sincera. La sincerita non consiste nel dettaglio superfluo, ma nella manifestazione delle circostanze responsabili che Permettono un indirizzo terapico. D'altronde essa, per le mancanze gravi, @ di essenza per il Sacramento, perché rappresenta la genuinita della materia come Ja naturalita dell’acqua per il battesimo. 3) Sia dallo stesso confessore, possibilmente, perché cosi ascende au- tomaticamente a direzione spirituale, la quale mira a scoprire e correg- gere le tendenze ¢ non si limita alle mancanze, che sono episodi; per di Pitt dispone di un piano d’azione in vista di una meta. 4) Si insista sul proposito chiaro e definito. Questo versi su una vir- ti aperta, che cementi attorno a sé l'ideale attraverso un motto; non si trascurino perd le virti: strumentali di cui dicemmo dianzi. E’ un fatto che il Sacramento della Penitenza, per la soprannatura- lita propria e la dovizia di elementi educativi primari, é lo strumento Pitt prezioso a disposizione dei sacerdoti, — della Chiesa, — per la po- sitiva formazione dei giovani alla purezza, e in generale per l'educazio- ne spirituale delle anime. Esso é preziosissimo momento di distribuzione dei misteri di Dio (1 Cor. 4, 1), per Ia benignita del Signore Gesi, del ‘ale siamo sempre ministri per gli altri (cfr. Ebr. 5, 1). D. GEREMIA DALLA NORA S.D.B. fortificazione, E’ tipicamen- € veicolo della grazia, ed in- '0 di formazione delle anime ma in pitt si volge elevan- Abituati e recidivi di Alfredo Boschi importanza tutta speciale, che il capi li "abitue 0 divi” ha nella teologia morale e nella pratice deen eae reat certamente a nessuno. Chiunque ha qualche esperienza delle anime, consente senz’altro con S. Alfonso, il quale osserva (’): « La mas. sima parte della buona direzione de’ confessori affin di salvare i lore penitenti consiste nel ben regolarsi con coloro che son nelloccasione di peccare 0 pure che sono abituati o recidivi, E questi sono i due sco- gli (occasionari e recidivi) dove la maggior parte dei confessori urtano mancano al loro dovere ». Di qui Vopportuno e, in certo modo, naturale e quasi obbligato in- serimento di questo tema nella presente "Tre Giorni’ di Teologia Mo- rale dedicata quest’anno a "problemi morali e pastorali nella luce di S. Giuseppe Cafasso”. E questi due aspetti, morale e pastorale, non sol. tanto sono presenti nell'argomento degli abituati e recidivi, ma hanno in esso un particolarissimo rilievo. Si tratta, dal punto di vista morale, che il confessore si assicuri, quanto moralmente gli & possibile, delle sufficienti buone disposizioni del suo penitente — dolore e proposito — ed eventualmente lo aiuti ad acquistarle, cosi da poter applicare nel suo caso le regole fondamentali circa il dare o negare o differire V'assolu- tione. Dal punto di vista pastorate, si tratta soprattutto di quell'arte psicologica e pedagogica con cui il confessore deve saper accostare le anime, sia per prepararle e disporle a ricevere fruttuosamente il sacra- mento del perdono, sia per impegnarle a lottare contro il peccato ¢ ad attuare nella loro vita cristiana il programma di Gesit "ut vitam habeant et abundantius habeant” ('). Questi semplici accenni spiegano la difficolta, sottolineata da S. Al fonso, che molti confessori provano di fronte ad abituati ¢ recidivi. Alcuni, troppo facili ad assolvere, instaurano un lassismo pratico che non giova a nessuno, e meno che mai al penitente stesso. « E’ cosa da piangere — scriveva §. Alfonso — il vedere la gran ruina che cagionano tanti mali confessori nell’assolvere indistintamente questi recidivi i qua- i, vedendosi cos) sempre facilmente assoluti, perdono Yorrore al pec: (©) Pratica det confessore. Bdiz. a cura det Can, Gius. Plstonl, Modens 194% 2. 90, © Giov,, 10, 10. — 126 — cato seguitano a marcire ne’ mal'abiti sino alla morte» (*). Dattra parte c il pericolo che un confessore severo rigorista indispong, maggiormente il penitente, esasperandolo o facendolo cadere nello soo. raggiamento ¢ nella disperazione ¢, ad ogni modo, allontanandolo dal Signore e dai sacramenti. Ci vuole un giusto mezzo ed un senso di equilibrio morale che sap pia evitare questi due eccessi, agire "fortiter ed suaviter”, a somiglianza del buon samaritano che, chinandosi pietosamente sull’'uomo trovato fe. Tito e mezzo morto sulla strada, ne fascid le ferite, versandovi sopra olio e vino (") «Con questi malati — commenta il Gaume (°) — con, viene soprattutto usare il balsamo fatto dellolio della compassione ¢ dell'incoraggiamento, perch? non si disperino; ma ci vuole anche il vino generoso dei paterni richiami, perch? essi non si trascurino e non Ia. scino smorzare lo slancio e impegno per emendarsi, Perch? costoro so- no contemporaneamente soggetti a due mali tra loro contrari: alla di- sperazione per motivo della grande difficolt che incontrano, o alla presunzione cercando di scusare la loro fiacchezza quasi una reale ¢ in. sormontabile impossibilita ». Di tale senso di equilibrio morale ci hanno dato luminoso esempio i santi: tra gli altri S. Giuseppe Cafasso, specialista del confessionale ¢ nella direzione delle anime. E’ caratteristica, a tale riguardo, la risposta che egli diede un giorno a S. Giovanni Bosco. Questi gli parlava dei si stemi duri forti di un confessore con uno dei suoi penitenti, abituato € recidivo. I Santo lo lascid dire ¢ si limitd poi a commentare: « Tutto aceto? Niente olio? » (*). E soggiunse: « Quando siamo seduti in confes sionale, esercitiamo 'ufficio di Dio misericordioso e bisogna sempre escr- itarlo come un buon padre che riprende il suo figlio disubbidiente ¢ tenta ogni mezzo per richiamarlo al dovere prima di cacciarlo di casa ». Sara in questo spirito, ¢ su questa medesima linea direttiva di un prudente e giusto equilibrio morale, che svilupperemo noi stessi Var- gomento affidatoci da trattare. Degli abituati ¢ recidivi cercheremo in nanzi tutto di fissare la nozione e la psicologia, cosi da poterne com- prendere meglio il grado effettivo di responsabilita e le difficolta che endono loro piti duro il cammino da percorrere per liberarsi dal pec- cato e dalla sua pesante schiaviti e riprendere quota nello spirito. Tale conoscenza del penitente permettera, poi, di studiare e stabilire lattes: giamento ¢ la condotta del confessore a suo riguardo, sia quanto ak Vopportunita di dargli oppure di negargli o differirgli Vassoluzione, sia quanto al paziente e intelligente lavorio da intraprendere per curarne Te piaghe e guarirlo dai suoi mali. ©) Op. ett, a. 68. () Lue. 10, 30 seg, (©) Manuet des consesseurs, 10 éd., Paris 1872, n, 504, ©) Mons. Angelo Grazioli. La pratiea det confessori nello spirito det Beato Cafasso, Colle Don Bosco (Asti), 1914, p. 235. Per maggiore chiarezza e precisione & bene notare che il nostro studio riguarda direttamente e in primo piano il caso classico degli abi- tuati € recidivi, che & quello di chi ripettamente ricade negli stessi pee cati mortali. Ai recidivi in peccati veniali accenneremo in seguito, a parte, Ed egualmente riscrviamo a parte il caso a st stante dei candidati al sacerdozio, secondo Y'osservazione che viene fatta esplicitamente dallo stesso S. Alfonso, il quale cosi serive (): « Cid...che sie detto par- Jando comunemente per gli abituati e recidivi, non corre gia per ordi nandi abituati in qualche vizio (specialmente nel peccato dimpurita) che vogliono ascendere a qualche ordine sacro: poich? per costoro cor, re altra ragione », Premessi questi cenni introduttivi, possiamo senz'altro entrare in argomento, chiedendoci innanzitutto quali elementi concorrano a for- mare i cosi detti abituati e recidivi I - CONSUETUDINARI 0 ABITUATI E RECIDIVI 1 - Consuetudinari (0 abituati e anche abitudinari) vengono generi- camente chiamati dai moralisti coloro che hanno una consuetudine 0 abitudine di peccato, nei quali, cioé, una data inclinazione cattiva, in seguito al ripetersi delle medesime colpe, é diventata come una secon- da natura, cosicché é per essi certamente pit difficile il correggersi. iit precisamente — con concetto pitt rigorosamente esatto dal pun- to di vista filosofico — il nome di abitudinario indica colui che commet- te con una certa frequenza gli stessi peccati sospinto ad essi da una cattiva inclinazione interna. Ma, dal punto di vista pastorale, si pud anche considerare come abitudinario colui la cui frequenza nel peccare consegue e¢ risulta dalle occasioni in cui si trova: elemento, questo, co- me vedremo, assai importante nella pratica, e del quale il confessore deve tener conto soprattutto nell'imporre e far presenti gli eventuali obblighi ai quali il penitente deve impegnarsi perche il suo dolore e il suo proposito siano sinceri ¢ meritevoli dell'assoluzione. eae Tenendo conto di queste osservazioni possiamo dire che 2 abitudi: nario colui it quale, per un notevole periodo di tempo, cade frequente- ‘mente nei medesimi peccati senza che intercorra tra l'uno e Valtro un lungo intervallo, sia che a tali cadute venga sospinto dalle sue cattive inclinazioni aggravate dalla stessa abitudine viziosa, sia che cada trasci- Nato da cattive occasioni. Non é peraltro facile stabilire quale basti per creare un'abitudine di male. S. atti esterni sotitari in un mese, commessi ‘mesi) con un certo intervallo tra I'uno ¢ altro, tiva abitudine, e che basta anzi un minor numero ——— © Op. cit, n. 70. frequenza di atti si richieda e Alfonso & di parere che cingue per un tempo notevole (34 possono formare la cat- di cadute (per es. una is volta al mese, per un anno) trattandosi di peccati esterni commessi con altri, come 2 la fornicazione. Altri moralisti, tuttavia, richiedono ung maggior frequenza: cid che ci sembra da ritenere almeno per colpe gj sola pensiero (fantasie o desideri cattivi, ecc.) 0 anche semplicemente di parole (bestemmie, ecc.). Per una determinazione concreta su tale pun. to bisogna tener conto di vari elementi. Un primo e fondamentale elemento é il temperamento. Quanto pit uno @ naturalmente propenso ad un vizio (impurita, ira, ecc.), tanto pit facilmente egli contrae I'abito cattivo, e basta un minor numero di atti. Un secondo elemento é l’adesione, piit 0 meno intensa, al peccato in cui si cade: quanto essa & maggiore, tanto pitt rapida e facile & la formazione dell'abito peccaminoso, e tanto maggiormente questo affon- da e allarga le sue propaggini nello spirito. Si comprende cos! 1a forza di quegli abiti che hanno per oggetto cose sensibili, per le quali Yap- petito inferiore suol provare molto trasporto, come sono la lussuria, la golosita, l'ubriachezza. Al contrario, pit difficilmente riescono a radi- ‘arsi ¢ pitt facilmente si possono correggere quei vizi che hanno scarsi punti di appiglio nell'appetito inferiore e risiedono piuttosto nella vo- lonta, perché, immessi quasi per imperio e a forza senza una solida base appoggio, possono egualmente dalla medesima volonta venir rimossi senza strappi troppo dolorosi. Altro elemento @ la qualita della colpa: si tratta di peccati di solo pensiero 0 di parola, oppure anche di opera; di peccati commessi da soli ‘oppure invece con altri? Si pud dire che il numero di atti richiesti per contrarre un'abitudine cattiva cresce in proporzione della facilita che si ha nel fare il male. Cosi si richiede un numero maggiore di atti per i peccati interni, che non per quelli esterni; per le azioni che si commet- tono da soli, che non per quelle che si commettono con un complice. Altro elemento ancora é lo sforzo, maggiore o minore, di resistenta ¢ reazione alla tentazione ¢ al peccato. E’ evidente che chi pit resiste ¢ combatte pid rende difficile al vizio di dominarlo. Infine conta molto anche la durata del ripetersi delle colpe 0 ¢# dute, Altra forza ha un abito cattivo formatosi solo da qualche settim= na, e altra, ben pitt grande, un vizio che tiranneggia ormai da mesi © da anni. E’, del resto, opportuno osservare che non necessariamente né scl pre il cadere molte volte in un medesimo peccato costituisce un Ver? © proprio abito vizioso: cid pud, infatti, avverarsi soltanto in un limita! periodo di tempo per circostanze del tutto particolari (crisi spiritual, ambiente, ecc...) senza che si ripeta pit in seguito, almeno per hungo te Po € quale strascico continuativo delle precedenti cadute. 2. - Analoghe osservazioni valgono per i cos} detti "recidivi”; costoro, V'aggravante di ricadere dopo che, nella confessione, gid « Sut illuminati, gustaverunt etiam donum caeleste, et participes facti sU™ aa = 129 gpiritus Sancti > (°), esige una pity attenta cat se anne, sot, una categoria a parte, ‘Materialmente parlando, pud essere Weegee, cade nel medesimo peccato,fosse pure uns sola rer unaue t i prescinden- do dalla circostanza se cid avvenga prima o dopo la confessione. In tal senso, saa ogni consuetudinario 2 anche necessariamente un re- cidivo; non perd viceversa, potendo uno ricadere una 0 qualche volta, senza che con cid egli contragga propriamente un abito cattivo. Formalmente, tuttavia, e in senso proprio si chiama "recidivo” co- Ini che, dopo 1a confessione, ricade nella stessa o quasi stessa maniera senza emenda ("). Anzi, secondo una pitt comune e pit esata defi sono veramente recidivi soltanto coloro i quali ricadono spesso — si di. rebbe continuamente — nei medesimi peccati (impurita, bestemmie, ecc.) gia piit volte confessati, senza dare nessun segno, 0 quasi, di emenda- zione anche solo iniziale, che dica, da parte toro, un qualche sforzo di buona votonta. Accettando noi stessi quest'ultima definizione, possiamo ritenere in pratica — proprio al contrario di quanto dicemmo sopra per l'accezione semplicemente materiale del termine recidivo — che ogni recidivo sia, o finisca almeno per essere, un abitudinario, ma non viceversa. In altre parole, i recidivi formali non sono che un sottogruppo degli abitudinari, che appunto si distinguono in abitudinari semplici oppure recidivi. Que- sti ultimi, oltre ai due elementi che essi hanno in comune con gli abitu- dinari semplici (frequente ripetersi dei medesimi peccati — per un no- tevole periodo di tempo), ne hanno un terzo, proprio e caratteristico, che il ricadere nelle medesime colpe, senza nessun o quasi nessun segno diemendazione, dopo ripetute confessioni. Abitudinario semplice & ad es. chi, presentandosi la prima volta a confessarsi, si accusa del vizio della bestemmia: egualmente chi ritorna a confessarsi di questo vizio, senza Presentare miglioramenti, per le prime confessioni. Ma, se costui conti- nua nella sta abitudine cattiva, nonostante che pitt © pit volte vada a confessarsi (sia pure a lungo intervallo di tempo tra una confessione € Taltra, come @ il caso dei cos) detti «pasqualini»), certamente si deve considerare recidivo. ‘ Ma ci sembra inutile insistere su questi conceti, tanto pit che, ute Questione chi debba ritenersi recidivo, esistono frai toate ee 4 pensiero dottrinale e, nella valutazione concreta ¢ pratica, Vt Pi) Te Sere benissimo diversita di giudizio in questo 6 sel Se aan dw 1a difficotta, perd, non @ tanto qui — dove, in fin Se rat oa duce a una semplice questione di icasellamento a i quest able tenti — quanto piuttosto nell’afferrare 10 stato psicologiee fr ‘hati e recidivi, perch® da esso dipendono le disposy a © cr. Ebr, 6, 4 se. © Cf. 8, Afonso, op. city n. 65. tutela, tanto che i moralisti

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