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Macbeth
Macbeth
Frequentemente rappresentata e riadattata nel corso dei secoli, è divenuta archetipo della brama di
potere e dei suoi pericoli.
Per la trama Shakespeare si ispirò liberamente al resoconto storico del re Macbeth di Scozia di
Raphael Holinshed[2] e a quello del filosofo scozzese Hector Boece. Molto popolare è anche la
versione operistica di questa tragedia, musicata da Verdi su libretto di Francesco Maria Piave.
Trama
La tragedia si apre in una cupa Scozia d'inizio Basso Medioevo, in un'atmosfera di lampi e tuoni; tre
Streghe (Le Sorelle Fatali, le Norne) decidono che il loro prossimo incontro dovrà avvenire in
presenza di Macbeth. Nella scena seguente, un ufficiale ferito riporta al re Duncan di Scozia che i
suoi generali, Macbeth, barone di Glamis, e Banquo, hanno appena sconfitto le forze congiunte di
Norvegia e Irlanda, guidate dal ribelle Macdonwald. Macbeth, congiunto al re, viene lodato per il
suo coraggio e prodezza in battaglia.
La scena cambia: Macbeth e Banquo stanno facendo considerazioni sul tempo e sulla loro vittoria.
Mentre passeggiano nella brughiera, le tre streghe, che li stavano aspettando, compaiono a loro e
pronunciano profezie. Anche se Banquo per primo le sfida, esse si rivolgono a Macbeth. La prima
lo saluta come Barone di Glamis, la seconda come Barone di Cawdor, e la terza gli preannuncia che
diverrà re in futuro. Macbeth sembra basito nel suo silenzio, così Banquo ancora una volta le sfida.
Le streghe lo informano che Banquo, d'altra parte, sarà il capostipite di una dinastia di re. Mentre i
due uomini si stupiscono delle parole delle tre streghe, queste svaniscono e un altro barone, Ross,
un messaggero del re, subito arriva e informa Macbeth che questi ha appena acquisito il titolo di
Barone di Cawdor: la prima profezia è così realizzata. Immediatamente Macbeth incomincia a
nutrire l'ambizione di diventare re.
Macbeth scrive alla moglie riguardo alle profezie delle tre streghe. Quando Duncan decide di
soggiornare al castello di Macbeth a Inverness, Lady Macbeth escogita un piano per ucciderlo e
assicurare il trono di Scozia al marito. Anche se Macbeth mostra preoccupazione all’idea di un
regicidio, Lady Macbeth alla fine lo persuade a seguire il suo piano.
Nella notte della visita, Macbeth uccide Duncan.
Macbeth non viene scoperto da nessuno, ma rimane talmente scosso che Lady Macbeth deve
assumere il comando di tutto. Secondo il suo piano, dirotta i sospetti sulle guardie del re
addormentate davanti alla porta della stanza di Duncan, facendo trovare i pugnali insanguinati in
mano loro. Il mattino dopo arrivano Lennox, un nobile scozzese, e MacDuff, il leale barone di Fife.
Il portiere apre il portone e Macbeth li conduce nella stanza del re dove MacDuff scopre il cadavere
di Duncan. In un simulato attacco di rabbia, Macbeth uccide le tre guardie prima che queste possano
reclamare la propria innocenza.
MacDuff è subito dubbioso riguardo alla condotta di Macbeth, ma non rivela i propri sospetti
pubblicamente. Temendo per la propria vita, i figli di Duncan scappano: Malcolm in Inghilterra e
Donalbain in Irlanda. La fuga dei legittimi eredi li rende però dei sospetti e Macbeth sale al trono di
Scozia in qualità di congiunto dell'ex re defunto.
A dispetto del suo successo, Macbeth non è a suo agio circa la profezia per cui Banquo sarebbe
diventato il capostipite di una dinastia di re. Così invita Banquo a un banchetto reale e viene a
sapere che Banquo e il suo giovane figlio, Fleance, sarebbero usciti per una cavalcata quella sera
stessa. Macbeth ingaggia due sicari per uccidere Banquo e Fleance (un terzo sicario compare
misteriosamente nel parco prima dell'omicidio). Mentre gli assassini uccidono Banquo, Fleance
riesce a fuggire. Al banchetto si presenta il fantasma di Banquo che siede al posto riservato a
Macbeth ma solo Macbeth può vederlo. Il resto dei convitati è spaventato dalla furia di Macbeth
verso un seggio vuoto finché una disperata Lady Macbeth ordina a tutti di andare via.
Macbeth, sconvolto, si reca dalle streghe ancora una volta.
La paura che ora attanaglia Macbeth lo spinge a mandare dei sicari al castello di Macduff per
ucciderlo, ma una volta li i mercenari inviati scoprono dell'assenza di Macduff (che era andato in
cerca di consiglio in Inghilterra), e allora decidono di uccidere la moglie e i figli.
Lady Macbeth incomincia ad essere tormentata dal peso degli omicidi ordinati, che grava sul suo
subconscio. In una famosa scena, Lady Macbeth cammina nel sonno e prova a lavare via
l'immaginaria macchia di sangue dalle sue mani.
In Inghilterra MacDuff e Malcolm pianificano l'invasione della Scozia. Macbeth, adesso identificato
come un tiranno, vede che molti baroni disertano. Malcolm guida un esercito con MacDuff e
Seyward, conte di Northumbria, contro il castello di Dunsinane. Ai soldati, accampati nel bosco di
Birnan, viene ordinato di tagliare i rami degli alberi per mascherare il loro numero. Con ciò si
realizza la terza profezia delle streghe: reggendo i rami degli alberi, innumerevoli soldati
rassomigliano al bosco di Birnan che avanza verso Dunsinane. Nel frattempo Macbeth pronuncia il
famoso soliloquio ("Domani e domani e domani") alla notizia della morte di Lady Macbeth (la
causa non è chiara; si presume che ella si sia suicidata).
La battaglia culmina con l'uccisione del giovane Seyward e col confronto finale tra Macbeth e
MacDuff. Macbeth pensa con arroganza che non ha alcun motivo di temere MacDuff perché non
può essere ferito o ucciso da "nessuno nato da donna". MacDuff però dichiara di "essere stato
strappato prima del tempo dal ventre di sua madre" e che quindi non era propriamente "nato" da
donna. Macbeth capisce troppo tardi che le streghe lo avevano fuorviato. I due combattono e
MacDuff decapita Macbeth, realizzando così l'ultima delle profezie.
Anche se Malcolm, e non Fleance, sale al trono, la profezia delle streghe riguardante Banquo venne
ritenuta veritiera dal pubblico di Shakespeare, che riteneva che re Giacomo I fosse diretto
discendente di Banquo.
Un soldato
Un portiere
Un vecchio
Lady Macbeth
Lady Macduff
Máel Coluim III mac Donnchada, in gaelico moderno Maol Chaluim mac Dhonnchaidh[1], più
noto con il nome inglesizzato Malcolm III MacDuncan, soprannominato più tardi Canmore
("Testa grossa") o Long-neck ("Collo lungo"), (1031 – Alnwick, 13 novembre 1093), fu re di Scozia
dal 1058 al 1093. Figlio di Duncan I di Scozia regnò per 35 anni ultimo dei sovrani che regnarono
prima dell'avvento del periodo scoto-normanno, divenne uno dei personaggi di William
Shakespeare per la sua tragedia Macbeth.
Al tempo in cui regnò i confini della Scozia non erano come quelli odierni, il nord e l'ovest erano
sotto il controllo della Scandinavia, dei Vichingo-gaelici e dei gaelici. Le aree di pertinenza del
regno di Scozia non avanzarono molto oltre i confini conquistati da Malcolm II di Scozia fino al XII
secolo. Malcolm combatté diverse volte contro il Regno d'Inghilterra in uno scontro che poteva
avere come obiettivo la conquista del regno inglese di Northumbria, un obiettivo che Malcolm non
riuscì a raggiungere.
Il suo risultato più grande fu piuttosto quello di dare vita ad una dinastia che regnò sulla Scozia per
più di mezzo secolo, anche il ruolo di fondatore di una dinastia è più che altro il frutto della
"propaganda" di suo figlio Davide I di Scozia che di una era realtà storica[2]. La sua seconda moglie
Margherita venne santificata nel 1250, a differenza sua Malcolm non è ricordato per la sua pietà
religiosa, ad eccezione infatti dell'Abbazia di Dunfermline non vi sono altri grandi luoghi di culto
legati al suo nome