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1ª singolare io me mi
2ª singolare tu te ti
dormo = io dormo;
mangi = tu mangi;
vede = egli vede.
Ci sono casi particolari, tuttavia, in cui il pronome deve essere espresso. Ciò avviene:
• quando il verbo presenta la stessa forma per più persone, ad esempio nel congiuntivo
presente:
Approfondimento
Povero me!
Il pronome di terza persona singolare e plurale presenta forme diverse in concorrenza tra loro:
• lui e lei
si usano nel linguaggio comune parlato e scritto per indicare persone e animali:
Chi è stato? È stato lui;
• egli e ella
si usano nel linguaggio parlato e scritto di alto registro per indicare persone:
Dante è uno dei più importanti poeti italiani. Egli ha scritto la "Divina Commedia";
• esso e essa
si usano nel linguaggio parlato e scritto di alto registro per indicare animali o cose:
Il leone è un felino. Esso trova il suo habitat preferenziale nelle savane africane;
possono riferirsi tuttavia anche a persona:
È uno scrittore colto e sensibile, ma anch' esso legato a una forma letteraria superata;
• loro
si usa nel linguaggio comune parlato e scritto per indicare persone o animali:
Loro sono andati al mare;
• essi e esse
si usano nel linguaggio parlato e scritto di alto registro per indicare persone, animali o cose.
Quando ci rivolgiamo a persone con cui siamo in confidenza, si usa generalmente il tu. Con le
persone con cui non siamo in rapporti di familiarità, invece, usiamo i pronomi di terza persona Lei e
(molto più raramente trattandosi di una forma ormai in disuso) Loro, validi sia per il maschile sia
per il femminile:
Nel Meridione è ancora diffusa la forma di cortesia con il pronome di seconda persona plurale Voi.
Esso viene usato anche nella corrispondenza commerciale quando ci si riferisce non ad una persona
fisica, ma ad una azienda, società, ufficio:
Rispondiamo alla Vostra lettera del 4/7 per comunicarVi che accettiamo la proposta.
1. Le forme toniche o forti (me, te, lui, sé, noi, voi, essi, loro' ...), dette così perché hanno un
accento proprio e, quindi, assumono particolare rilievo nella frase; possono essere usate
per parecchi complementi e vengono collocate generalmente dopo il verbo:
Penso a te;
Cerco loro;
2. o deboli (mi, ti, lo, gli, si, la, ci, loro ...), dette così perché non hanno un accento proprio e
per la pronuncia si appoggiano sempre al verbo che le precede (enclitiche) o che le segue
(proclitiche):
Le forme atone, chiamate anche particelle pronominali, vengono adoperate esclusivamente per il
complemento oggetto (Verrò a trovarti = Verrò a trovare te) o per il complemento di termine (Ti
consiglio = consiglio a te). La scelta tra le forme forti o deboli è relativa alle esigenze espressive:
• se si vuole dare rilievo al pronome si usa la forma forte: Per quella partita hanno scelto me
(la forma forte me ha un valore esclusivo: chi parla sottolinea che è stato preferito ad altri);
• se invece si desidera attenuarne la presenza, si usa la forma debole: Mi hanno scelto per
quella partita (con la forma debole mi la frase assume un tono puramente informativo: ci si
limita ad una constatazione).
Approfondimento
• Esso, essa, essi, esse si usano al posto di lui, lei, loro quando si tratta di animali o cose:
Le mie galline non mi danno uova, eppure dedico a esse tante cure.
Questo zaino è eccezionale, con esso ho effettuato molte escursioni.
• Ci, vi, forme deboli di pronomi personali complemento di prima e seconda persona plurale,
equivalgono a: noi, a noi, voi, a voi:
o Queste forme possono avere una funzione avverbiale col significato di: lì, di lì, qua,
di qua, là, di là:
• Ne è una forma debole di pronome di terza persona singolare e plurale e significa di lui, di
lei, di loro, da lui, da lei, da loro:
o Può avere funzione avverbiale col significato di: da qui, da lì, di qui, di là: