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L’ascesa al monte Ventoso di Petrarca

Epistole di un resoconto reale, cosi si ipotizza, descrive la scalata effettuata da


Petrarca e suo fratello Gherardo nell’Aprile del 1336 sul monte Ventoso, situato in
Provenza.
Suddividi il brano in sequenze, attribuendo a ciascuna dei brevi titoli per poi
farne un piccolo riassunto:
1) PARTENZA (v. 1-7): Petrarca e suo fratello Gherardo partirono da casa al
mattino e alla sera arrivarono a Malaucena, alle falde del monte Ventoso situato
nei pressi di Valchiusa nella Provenza nord-occidentale. L’indomani osservarono la
conformazione rocciosa del monte che pareva quasi inaccessibile e pensò alla frase
di Virgilio “l’ostinata fatica vince ogni cosa” e così si incamminarono ciascuno
con un servo.
2) INCONTRO CON IL VECCHIO (v. 7-16): in una valletta del monte incontrarono un
vecchio pastore che tentò di convincerli a non salire per esperienza personale.
Mentre li gridava tutti i possibili pericoli presenti in loro cresceva il desiderio
per il divieto. Il vecchio ormai rassegnatosi li mostro un buon sentiero come
inizio e li disse qualche consiglio nella speranza che li potessero servire.
3) CONTRO VOLONTA’ (v. 16-36): durante la salita Petrarca cercò sempre di
trovare una strada alternativa che fosse pianeggiante, anche se più lunga, ma più
adatta al suo livello e questo lo rattristava sapendo che non era all’altezza di
Gherardo che era molto in forma e ansimate di arrivare in cima con un paso sempre
più avanti.
4) L’ANIMA E IL CORPO (v. 36-60): Petrarca mentre vaga in cerca di una via
migliore si pone delle riflessioni tra la sua anima e il suo corpo, pensando che
non occorra solo la volontà per raggiungere la vetta paragonandola a un obiettivo,
ma serva perseveranza e determinazione.
5) IN CIMA E IN VISTA (v. 61-86): Arrivarono in cima al monte chiamato il
“figliuolo”, probabilmente per antifrasi cioè il “padre” di tutti i monti vicini,
dove riposarono al di sopra delle nuvole vedendo il cielo dell’amata patria Italia,
dove Petrarca ne desiderava il ritorno e nella speranza di un incontro con il suo
vecchio amico Dionigi ovvero a colui che è indirizzata la lettera.
6) AMARE O NON AMARE (v. 86-111): Petrarca è incerto, riconosce di ritrovarsi in
una situazione di conflitto interiore dove sorge il dubbio di ciò che vuole amare
veramente. Il bivio si mostra nella scelta se amare Dio più di ogni altra cosa o
invece amare le cose mondane e fingere di amare Dio. Quanto scritto nella biografia
Petrarca segue la seconda ovvero decide di amare le cose mondane, anche se sotto
sotto ama Dio controvoglia.
7) IL LIBRO (v. 111-133): Si guarda intorno in un panorama mozzafiato anche per
un maggior orientamento dalla sua posizione attuale. Guardando quello spettacolo
meraviglioso, nella mente li affiora il pensiero di dare uno sguardo al libro delle
confessioni dato in dono da Agostino. Petrarca apre a caso il libro e con fretta,
spinta dal fratello ansiosissimo di ascoltare una citazione di Agostino, legge la
frase “e vanno gli uomini a contemplare le cime dei monti, i vasti flutti del mare,
le ampie correnti dei fiumi, l’immensità dell’oceano, il corso degli astri e
trascurano se stessi”. Petrarca stupito di ciò che ha appena letto, anche se ancora
incitato dal fratello a leggere, chiude il libro e non riaprirà più bocca fino alla
fine della discesa del monte per dare spazio al silenzio disturbato dalla continua
ripetizione delle parole appena lette con se stesso.
8) DESTINO UMANO (v. 133-147): Sicuro e sempre più sicuro Petrarca pensò che non
sia stato casuale trovare quella frase, pensandoci si girò verso il monte vedendo
che poi non era così alto rispetto all’infinità della mente umana e questo pensiero
si ripeté molte volte durante la discesa. Questi pensieri lo portano alla domanda
su come sia possibile per un uomo riuscire a frenare quelle passioni che vanno
oltre a quelle terrene.
9) LA SPERANZA NEL PADRE (v. 148-159): tra i vaganti pensieri, tornò alla
capanna da dove era partito accompagnato dal chiarore di luna. Durante la
preparazione della cena svolta dai servi si ritrasse nella sua stanza dove in
fretta, quasi improvvisamente scrisse questo viaggio indirizzandolo al padre.
Mostrandogli che era sua intenzione svelarli tutta la sua vita sia esteriore che
interiore e spera in una preghiera reciproca per il loro riconciliamento. In fine
lo saluta con un addio.

Numero 8:
Secondo alcuni studiosi l’aneddoto autobiografico “l’ascesa al monte ventoso” di
Petrarca non sia vero. In realtà non è così rilevante se non è un’autobiografia
perché l’importante è che a ogni sequenza sia associato un significato morale e
allegorico. L’ascesa al monte rappresenta il percorso che, con il susseguirsi di
esperienze, portano Petrarca all’elevazione interiore ovvero quella spirituale.
L’intero viaggio inizialmente può sembrare come quello di tanti altri viaggiatori,
ma all’arrivo sulla cima dove succede la lettura, delle confessioni, porta a
valorizzare la propria interiorità e non la realtà esteriore e illusoria, chiarendo
il valore allegorico della narrazione nella quale l’azione fisica corrisponde alle
intenzioni della propria anima, per esempio compiendo azioni benevole o cattive in
base alla strada presa dal proprio mondo interiore. Sono presenti anche molti
particolari come la durata del viaggio di tre giorni, valore dal tradizionale
significato biblico e teologico, oppure la data che ci riporta alla prima volta in
cui Francesco incontra Laura, il 26 Aprile 1336. Particolare la scelta del
destinatario, Dionigi che ha regalato una copia del libro delle confessioni a
Petrarca. In fine il più significativo ovvero il fratello Gherardo che rappresenta
una specie di alter-ego che incarna la scelta contemplativa e monastica, modello
che Francesco cerca e vuole seguire, ma la sua titubanza lo allude all’attrazione
dei beni terreni distogliendolo dal vero bene.

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