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in — 11 Probabilismo si accorda con la Prudenza A nostro parere, il probabilismo. Ma I'uso del probabilismo non @ contrario alla legge della prudenza? — Ecco il nostro secondo punto. E’ un'accusa non rara, e riportata con crudezza nella tesi antipro- babilista, recensita dal Camilleri in Salesianwm Ora egli scrive: «Chi nel dubbio morale (...) cerca sinceramente una soluzione (...vuol) mettersi assolutamente al sicuro, con formale certezza, dal peccato, almeno formale (..Ma) finché il probabilismo & ancora una questione aperta, non definita, ed @ anzi contestato da auto- revoli scuole opposte, decidersi a seguirlo in casu, significa acconten- tarsi d'una certezza fittizia, e, percid, d'un rischio reale » (*). Esaminiamo la difficolta: « I probabilismo @ incerto, e quindi se- guirlo @ temerario, cioé contro la prudenza. Infatti solo la coscienza certa & norma direttiva dell’onesta dell'azione; e nel caso della forma- zione della coscienza, mediante un principio riflesso, se questo non é certo, neppure la coscienza, conclusione d'un sillogismo, sar’ certa, non potendo superare il valore delle premesse. Quindi se é incerto il prin- cipio fondamentale del probabilismo (che cioé non pecca formalmente chi rifiuta un’obbligazione, la cui esistenza oggettiva @ gravemente in- certa, sebbene pitt probabile), l'applicazione di questo principio, incer- to, espone al grave pericolo di peccare formalmente, il che costituisce gia un peccato formale. E’ una vecchia difficolta a cui gia S. Alfonso rispondeva affermando che il suo principio era certissimo. Ora noi riteniamo che il probabilismo, per quanto riguarda il suo principio fondamentale: nell'ordine speculativo, & in sb stesso grande- mente probabile, relativamente ai sistemi opposti molto pit: probabile; nellordine pratico 2 senz/altro certo, questa certezza & sufficiente per agire con prudenza (*). Nell’ordine speculativo ci limitiamo a parlare di sistema molto pro- babile, per rispetto all'autorita degli awersari. Nell’ordine pratico ri- teniamo di pieno valore l'argomento teologico, dedotto dall'atteggia- mento della Chiesa, e per il quale mi limito a riportare quanto scrive tun antiprobabilista dichiarato, ma oggettivo, il Deman: un teologo & libero di aderire al sistema che ritiene pitt vero « ma questa libert& non sgiunge al punto di permettere, per es. al teologo tomista, di dire che la morale di §. Alfonso o la morale probabilista sono inaccettabili. Un tal siudizio colpirebbe la Chiesa stessa che ammettendo tali morali, le sot- trae con cid stesso a uma sentenza cosi perentoria ». E pitt avanti: «Quan- do si tratta d'una dottrina morale, diremo che la garanzia della Chiesa ron i riferisco direttamente alla tet! stesso, perch essa non avendo a ee cater Go sutorthecleiastice, fa pubblcata — secondo quanto Gichiara Poutore, i Dott. DALBON, ~ ad modum manuscript, «per concessione fe suggerimanta d'un troppo timoroso Viearlo Capitolare >, Dialira parte it CAMEL LERE rlassume gil argoment! in modo chiaro e It sostlene con 1a gua auteritd, (A. cp. 98. (ACE RODRIGO, 0. c., 1308. — 192 — tale dottrina, da qualsiasi concezione derivi n, ‘atta a condurre alla salvezza chi vi si conforma, Fett Tintenzione formale della Chiesa, quando eschyget® wrenette una dottrina morale, in cui si tratta del fondamento gaye condotta della vita cristiana: essa proclama che in una c’é pericolg a ‘sj, mentre all'altra ci si pud affidare con sicurezza » (*), ‘No lammettere, nellordine speculativo, la probabilita dei sistem morali diversi dal probabilismo, rende fittizia la certezza di questo «i stema, Non si ha la certezza metafisica, ma sappiamo bene che nelle questioni morali, e soprattutto nell’ultimo giudizio pratico, che cost tuisce la coscienza, @ vano cercare la certezza metafisica, mentre basta quella certezza morale che esclude hic et nunc "prudentem formidinem errandi’. E i probabilisti ritengono tale la certezza del loro sistema, Non @ mia intenzione ricordare qui gli argomenti a favore di questa tesi. Li suppongo noti. ‘Ma la certezza degli argomenti esclude veramente « prudentem er- randi formidinem »? Il Camilleri ritiene che non senza fondamento il Dal Bon accusi il probabilismo di temerita. Egli scrive: « Il Dal Bon denuncia la falsa equiparazione d’una coscienza dubbia che temeraria- mente rischia una violazione oggettiva con una coscienza ingenua che totalmente ignora Vesistenza d'un ordine oggettivo divino da rispet- tare. La coscienza del rischio, superando ed escludendo la pura igno yanza, supera ed esclude anche la pura materialita d’un'eventuale effet- iva trasgressione. Alla domanda quindi se, in caso di dubbio specula- tivo insoluto sullonesta intrinseca d’un'azione, si possa procedere con Teese any Soscienza senzatcun peccato, pur col timore di violare una on Grins naturale (non gi assolutamente ignorata, ma probabile, mus ndatamente creduta esistente) l’Autore risponde di no » (*). E il qalieeapeder suo che questo ragionamento gli appare valido. fa ae er che il Dal Bon nega valore ai principi riflessi, € a feicecon fa iene ha ragione nell’affermare che « finch? eo Sicureza mone a ela verit& dal dubbio speculative, non vi & Mit Prsbobils Tease ain determinazione pratica di agire er dubiis abstine » Pe ). Di fatto perd stabilisce il suo pe oat tale, secondo i Comin una posizione nettamente tuzioristica, ma Tr leri, da cadere sotto la condanna di Alessan significa che W conclusioni, & tale sembra essere Bn io U4 Smerario Yuso det Probabilismo? Per esami ‘ conclusion! scare! Presunta temerarieta del probabilismo, 1 tate dal Camilleri: 1) «I dubbi morali fonds! — 193 — dubbio speculativo della onesta sono iniattingipili dalla soluzione pratica probabilistica dei principi riflessi, fondati questi soltanto sulla pura probabilita che non’? vere fd» (*). Rispondo: La soluzi i principi riflesss nese fas me ‘one data dai principi riflessi non attinge i dubbio speculativa, ma toglie il dubbio morale, cio il dubbio ultimo pratico della coscienza che giudica se V'azione in conereto, da porsi hie et nunc, @ lecita o illecita. Infatti consideriamo il sillogismo, che dé in forma schematica. La legge dubia non obliga; ma in questo caso Ja legge & dubia; dunque in questo caso non sono obbligato, ciot mi & lecito porre questa azione. Lioggetto del giudizio nella conclisione, for- malmente, non & una verita speculativa, ma l'onest4 o liceitt pratica dell'azione concreta. Ora se le premesse sono vere e certe, il aubbio pratico @ tolto. Ma le premesse valgono? Sono forse fondate sulla pro- babilita che non é verita? Per nulla; la probabilita © meno dell'esister: 7a 0 inesistenza della legge, é un dato di fatto, un presupposto, non & un elemento su cui si basino i principi riflessi, 2) Lawersario sussume: « Abbiamo ritenuto invalido il principio indiscriminatamente e acriticamente assunto dal campo umano e ap- plicato al campo divino: In dubiis libertas » (*). Rispondo: Qui c’8 un’accusa quasi del tutto infondata, Dico quasi del tutto, perché riconosco che nel corso del tempo alcuni probabilisti hanno argomentato basandosi su certe regulae juris, senza considerare abbastanza la differenza tra il campo giuridico umano e il campo pura- mente morale, Ma quellaffermazione cos) generalizzata significa igno- are lo sviluppo storico del probabilismo attraverso quattro secoli. Le regole juris sono state assunte come espressione schematica di alcune conclusioni. Ma non indiscriminatamente: noto come i limiti di applicazione del probabilismo sono stati tracciati con sempre mag- giore esattezza. Ne acriticamente; per giudicare quanto sia falsa que- st'asserzione, basterebbe ricordare le discussioni ¢ le controversie sul principio « melior est conditio possidentis » che i probabilisti puri non accettano nel senso inteso dagli equiprobabilisti. Quindi se le formole adottate si prendono non nel semplice senso giuridico, ma nella retta interpretazione degli autori probabilisti, non & per nulla vero che ci sia stata una semplice trasposizione dal campo giuridico umano al campo del diritto naturale, ¢ la obbiezione perde il suo valore. ; 3) Ed eccoci all'argomento principe, gid esposto prima e cos) rias- sunto: « Coi principi riflessi non si rischia solo una violazione mate- riale, ma si incorre nella temerita formale d'una violazione conosciuta € riconosciuta con fondamento probabile » (*). eetr e E’ nota la difficoltA classica: « Chi si espone al pericolo di violare ‘una legge, pecca », e la risposta consueta, quando si applicano i prin- disonesta intrinseca dell’atto stesso (Toi. p. 114 (9 Toid. p. 114. (9 Tota. p. 14. B = cipi riflessi: « Pecca materialmente, concedo; formalmente, nego », Precisamente questa distinzione viene dichiarata inefficace, facendy forza sulla legge della prudenza. Cosi anche il Peinador: « Obligatig quaelibet quae, inter operandum, alicui apparet ut dubia, certam vim hhabet constituendi hominem in discrimine transgrediendi legem, si da. tur: unde certam vim habet urgendi legem superiorem et universalem prudentiae, quae iubet vitare periculum peccandi » (*) Orbene & fuori discussione che siamo tenuti, e in modo assoluto, ad evitare qualsiasi peccato formale, cio® qualsiasi deliberata e libera vio. lazione dell’ordine morale. Tl peccato formale sta essenzialmente nella cattiva volonta: commette il peccato chi vuole cid che giudica esser pec. cato, Lloggetto che specifica la volonta non @ Voggetto quale & in sé stes. so, ma — come insegna anche S. Tommaso — I'oggetto quale & appre- so; di modo che Yoggetto appreso come bene fa la volont& buona e Yoggetto appreso come male fa la volonté cattiva, comunque sia og. getto in sé stesso ("). Di qui segue che il motivo fondamentale per cui non @ lecito agire con la coscienza praticamente dubbia, sta in cid che chi pone un’azione, dubitando, praticamente, se gli sia lecita o no, ha una volonta ipoteti- camente disposta a commettere un'azione, anche se illecita; ¢ tale vo lonta @ peccaminosa, anche se la legge particolare, di cui si dubita, di fatto non esistesse. Si pud quindi parlare di temerita formale della vio- lazione oggettiva della legge, appunto perché la volont& si pone allo sbaraglio, senza curarsi della moralita dell'azione. Ma se ci si forma la coscienza certa applicando i principi riflessi di uuno dei sistemi morali, si esclude il peccato formale diretto. L'indivi- uo agisce con Ja coscienza certa che gli 2 lecito agire in quel modo; Ia sua volonta & buona; se egli fosse certo che esiste una legge in con trario, osserverebbe tale legge. Rimane, @ vero, il pericolo d’una viola zione oggettiva della legge, se questa di fatto esistesse. Ma tale viola zione oggettiva, pur essendo un male, non @, in sé stessa, a rigor di ter- ‘mini, un male morale; essa non & voluta, tutt’al pit: € permessa. Quindi non & sempre imputabile, come ammettono gli stessi avversari nel caso d'una ingenua ¢ completa ignoranza invincibile, quando cio? non vien neppure in mente l'idea che possa esistere una legge. Se perd si conosce come probabile, o pitt probabile, lesistenza d'una legge, Vignoranza & in qualche modo incompleta. Tuttavia la legge rims ne seriamente incerta, e — secondo il probabilismo — non ha la forza dimporre un’obbligazione soggettiva. Ma poiché si prevede come probabile o pitt probabile la violazione Oseettiva della legge, si commette forse un peccato formale indiretto, (9) PEINADOR, De tu iicio conscientiae rectac, . (roneaee eon ae ‘ide rectae, Madrid, 1941, p. 307. Mlosophia morals ef 8 meta quod est Bor ‘hum potest accipere rationem. a Beha ee Ba ‘mall, vel illud quod est malum, ratlonem bon!, PFOP* ter apprehensionem rationis», 8, Thomas, Id @. to, eB. = 195 — eccato contro « una legge superiore © universale della rudenza », vieterebbe ogni rischio di violazione opgettivay is ie Tl Verme Praeceptum, quo nobis i nitrservandus» (9; se il preoetio Hane inert € pratearns a oe rato; quindi si agisce prudentemente in favore della berta, & soo ee fons ae, stung quanto scrive il Lopez sul : ‘nza umana spetta non obbligare sotto pena di peccato a fare od omettere un‘azione, prima che sia nuk ficientemente manifesta la volonti di Dio, sapiente legislatore » (*) Ma il Dal Bon, che cita il ragionamento del Vermeersch, lo givdica privo di ogni valore, perché rimane sempre « il rischio d'una violazione, detta materiale, dell'ordine divino » e questo — sempre secondo il Dai Bon — non si pud mai tollerare (1), Osservo ancora con il Lopez: « Supposto che di fatto sia violato Yordine oggettivo, tale violazione materiale certamente era stata pre. vista da Dio, sapiente Legislatore e ordinata come parte dell’ordine ge- nerale € supremo con cui viene imposta all'uomo la necessita di con- formare le sue azioni ai dettami della coscienza; infatti non é buona soltanto la coscienza che comanda e Proibisce, ma anche quella che permette; ci sara quella conformita di cui parla $. Tommaso, secun. dum bonum apprehensum, etsi forte desit secundum materiale obiec- tum actus » (*), Lrawersario dira che questa @ una pura supposizione dei probabi- listi; ma, a nostro parere, @ almeno altrettanto probabile quanto Tesi- stenza di quella legge della prudenza, che vieterebbe d'incorrere il pe ricolo di qualsiasi violazione oggettiva. Per noi tale legge & una pura supposizione; come ne provano lesistenza gli antiprobabilisti? 4) Ecco come risponde, riassumendo, il Camilleri: «A principale conferma dell'imputabilita all’uomo di questa temerit&, accettiamo la Motivazione, agostiniana insieme e tomistica, che l'attuale oscurita del- Tintelletto umano, in dubbio circa qualche legge naturale divina & con- seguenza penale d'una colpa, e non condizione originaria della creazione divina; con che resta fuori di applic 1¢ il principio giuridico umano; lex dubia non obligat. Sarebbe ben strano, infatti, che una sequela pe- nale del peccato ridondasse per st a eventuale vantaggio d'una maggiore Iiberta d'azione per il peccatore, qualora la gia probabile legge divina esistesse di fatto» (*). em ol, Mor. 4, Roma, 147, 1, 340. (©) Us LOPEZ: These robcliont or &, Thoma demonstrat, in Pelli 36 «assy p. 2, (©) CAMILLERY, a. ¢4 p. 92 (©) LOPEZ, a, cy p. 3. (©) CAMILLERY, ac, p. 114 — 1% — Concedo che, nello stato attuale di natura decaduta, 'gnoranzg campo morale 2 una conseguenza penale del peccato originale, Mg She guesto non & una colpa personale, Yoscuramento deltintelletig Se proviene, non 2 imputabile allindividuo. Quindi V'ignoranza in bile, qualunque sia Ia sua origine, scusa da colpa. E’ nota al riguar la proposizione condannata da Alessandro VIII: « Tametsi detur ign rantia invicibilis juris naturae, haec in statu naturae lapsae operan ex ipsa non excusat a peccato formali» (*). ‘A insister troppo sugli effetti del peccato originale, forzando la dot trina di §, Agostino, si corre rischio d'incappare in qualche sentenza condannata dalla Chiesa; e nel Dal Bon si trovano proposizioni prossi. me a quelle di Lutero, Baio e Giansenio, come riconosce lo stesso Ca. milleri, nonostante tutta la sua buona volonta d’una interpretazione benigna. Tl Camilleri @ troppo buon teologo per andar tant'oltre e si limita ad osservare: « Sarebbe strano che una sequela penale del peccato ri- dondasse per sé a eventuale vantaggio d'una maggiore libert’ d’azione per il peccatore...». Forse il Camilleri parla di peccatore, nel senso che ‘ogni uomo é concepito in peccato, o vuol sottolineare la sua condizione di creatura decaduta? Prescindendo per ora da questo particolare, I’ar- gomento mi sembra che si fondi su d’una concezione pessimistica (per non dire giansenistica) della natura umana e della libert’, della loro soggezione alla legge. Ora conviene osservare che nella schematizzazione scolastica, é utile Ia distinzione e opposizione tra libert e legge; ma sarebbe erroneo im- maginare la legge come un’entita che stringe l'uomo dal di fuori, e la natura umana come un insieme di inclinazioni malvage (). Legge ne turale ¢ liberté sono entrambe doni elargiti da Dio all'somo per il suo sviluppo. La legge naturale, nel suo fondamento ‘ontologico, s'identifica con il complesso delle tendenze umane, integralmente considerate, ¢ Of dinate fra di sé ¢ in relazione con gli altri esseri. La libert&, supremo dono di Dio, & essa pure elemento essenziale della natura umana razio- nale. E la legge & guida alla liberta per dirigerla al fine ultimo; @ un aiuto, non un antagonista. Ma se la legge é incerta come pud servire di guida? Che se lincer tezza & una conseguenza penale, perch’ farne ricadere il peso sulla li berta se il suo uso @ buono? La penalita dell'ignoranza si fa sentire nella difficolta nella ricerca della verita; ma se non si riesce a scoprire la ve Tita, dovra Tuomo portare una nuova pena dove non c’é una nuova ers? © forse @ un‘irriverenza alla legge, approfittare dell'ignoranza in- — come dice il Camilleri — per mantenersi liberi? Noi ami: (©) DB. 1202, () Ct. ROLLAND, Le jondems in Nouoelle Revue thttopuase By nee omtement Pavchelopique au probebilieme, mo ¢ rispettiamo la legge, quando essa & certa, amore € Tispetto a una legge che probabilmente Camilleri suppone che ci sia una nuova diazione del peccatore? Affinché l'argomento dedotto dall'ignoranza, Jesse, bisognerebbe provare che la liberta Ciaouadq aa nee) iS incerta, sia un peccato, almeno di temerarieti, Ma qui abbiamo ena evidente Ca di principio, perché si Portava l'argomento della se- ela penale, appunto per provare la eta della violazi geek coals cee PI temerarieta della violazione og- Riassumendo osserviamo che le moderne tendenze antiprobabiliste, in nome della prudenza, si concentrano nel negare i principi riflessi e nel sostenere I’assoluta inviolabilita Oggettiva della legge naturale. Tali argomenti si oppongono non al solo probabilismo, ma a tutti i sistemi morali, e sboccano logicamente nel tuziorismo. Con minor coerenza V’accusa di temerarieta vien rivolta contro il probabilismo dai probabilioristi. Infatti se non & temerario agire nel caso della sentenza pit: probabile per la liberta, perch? sara temerario, quando Ia liberta @ meno, ma pur gravemente probabile? In entrambi i casi il pericolo di violare la legge particolare @ sempre grave, seb in un caso di pitt e nell’altro meno. Ma da questa differenza di grado si pud soltanto conchiudere che la legge della prudenza urge di pid o di meno; € non che la legge non obblighi nel caso della maggiore proba- bilita e obblighi invece se la probabilita @ minore. In entrambi i casi Vobbligazione della legge particolare rimane gravemente probabile. ma dobbiamo uguale non esiste? Oppure il colpa, quando parla di libert& Probabilismo e perfezione Toccherd brevemente un'ultima difficolt’, che vien opposta al pro- babilismo, talora a nome della prudenza. Perché questa guida alla perfe- dione della carita, alla quale tutti siamo invitati nella vita soprannatu- rale, mentre la soluzione benigna dei casi dubbi sarebbe un impedimento alfacquisto della perfezione (“). Il probabilismo non pretende sostituirsi ad ogni altra norma di mo- rale 0 di ascetica: non insegna che agire secondo i suoi principi sia sempre in ogni caso, e per qualsiasi individuo il modo migliore di ten- dere alla perfezione. Si accontenta di definire un punto molto impor- tante per la vita morale, determinando, con metodo scientifico, quali sia- no i limiti dell‘obbligazione soggettiva e pratica, in caso di dubbio spe~ culativo, in modo da escludere il peccato formale, sia mortale che ve- niale. Si esclude con cid Vostacolo alla perfezione essenziale, cio’ alla unione con Dio per mezzo della grazia. Ma, determinando cid che & strettamente obbligatorio, non si esclude che la volonta, guidata dalla pridenza, tenda al meglio, scegliendo di agire secondo cid che & di (©) Cf, PEENADOR, De tudicto consclentiae recta, n. 88 as ck a Oia CM RR, — 198 — puro consiglio, E’ chiaro quindi che il probabilismo non costituisce up impedimento alla perfezione, tanto pit che non sempre in conereto agire secondo la sentenza pitt sicura significa fare cid che & meglio per Vindividuo. Infine osservo che il probabilismo, anziche restringere, allarga, sog. gettivamente, il campo della perfezione cristiana; infatti cid che rimane Soggettivamente libero, ciascuno pud osservarlo per amore, € non sem. plicemente per il timore del peccato (“). Lresempio di S. Giuseppe Cafasso Conchiudo portando a conferma dei miei argomenti l'esempio di S, Giuseppe Cafasso, La sua canonizzazione ci assicura che in Iui non mancd Ja virth della prudenza poich? in «causis confessorum discuti debet dubium an constet de virtutibus theologicis; ..nec non de cardinalibus, prudentia > etc. (can, 2104). Aggiungiamo la testimonianza d'un altro grande santo e discepolo del Cafasso, S. Giovanni Bosco: « Le conferenze di D. Cafasso erano un’eccellente scuola di vita apostolica e di prudenza per ben regolarci nella futura carriera », Orbene il Cafasso non giudicd temerario insegnare ed applicare le sentenze pitt benigne, tutte le volte che lo giudicd pitt opportuno per il ‘bene delle anime; né con cid trascurd la perfezione, che anzi stimold le anime da lui dirette a percorrere le vie dell’amore sino alle pid alte vette. Seguendo le sue orme, non avremo da temere le accuse che, in nome della prudenza, vengono mosse al probabilismo. P. ENRICO TRABUCCHI SJ. () Ct. RODRIGO, 0, c,, 148. la cura dei carcerati di Ruggero Cipolla U1 22 giugno 1947 Pio XII iscriveva nell’Albo dei Santi il Beato Giu- seppe Cafasso. A coronamento dei solenni festeggiamenti in onore del novello San- to veniva indetto, nel novembre dello stesso anno, il Primo Convegno Nazionale dei Cappeliani delle Carceri d'Italia, sotto la Presidenza di 8, Em. il Cardinale Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino. Al termine del Raduno fu deciso di umiliare al Santo Padre una supplica cosi concepita: «I Cappellani degli Istituti di Prevenzione ¢ di Pena in Italia han- no espresso unanime voto che la Santita vostra si degni di nominare Patrono delle Carceri d'ltalia San Giuseppe Cafasso, il quale nella sua vita molto lavoré per il sollievo morale e spirituale dei detenut ». Alla supplica la Sacra Congregazione dei Riti cost rispondeva, il 9 aprile 1948: «Sanctissimus Dominus noster Pius Papa XII, has preces, amplis- simo E.mi ac Rev.mi Domini Maurilii Cardinalis Fossati, Arch, Tauri- nensis commendationis officio suffultas, et ab infrascripto Sacrorum Ri- tuum Congregationis Cardinali Praefecto relatas, libenter excipiens, San- ctum Tosephum Cafasso, Confessorem, omnium Carcerum Italiae caele- stem apud Deum Patronum deputare et constituere benigne dignatus est, Il Santo Padre che, cingendo il capo di Don Cafasso con laureola della santit’, riconosceva ufficialmente Veroicita delle virti praticate dall'umile sacerdote piemontese, con questo decreto metteva in risalto ‘una delle caratteristiche del suo apostolato, che Io ha reso cosi popolare. E’ quindi doveroso in queste giornate di studio, inserite nel ciclo dei festeggiamenti centenari della morte del Santo, trattare anche il vasto campo della cura spirituale dei detenuti, per attingere, dallopera umile ed insieme poderosa da Lui svolta, esempio e conforto. Struttura giuridica delle carceri Prima perd di sondare l'ambiente carcerario nella sua parte viva palpitante, prima cio? di guardare da vicino l'uomo-detenuto, & bene dare uno ‘sguardo, sia pure panoramico, alla struttura giuridica degli Istituti Penitenziari. Bes ‘ Il vigente Regolamento per gli Istituti di Prevenzione ¢ Pena, at- — 200 — tualmente in fase di riforma, stabilisce una prima distinzione tra gli Stabilimenti di Custodia preventiva, destinati ai giudicabili, e gli Stab. limenti di Pena, ordinari e speciali, destinati ai condannati. Gli Stabilimenti di Custodia preventiva sono rappresentati dalle Carceri Mandamentali e da quelle Giudiziarie. Le Carceri Mandamentali hanno sede nei Capoluoghi di Mandamen. to, al fine di rendere possibile la rapida traduzione dei detenuti dinnan. 2i al Magistrato competente o Ia visita del Magistrato stesso allo Stabi- limento ove essi si trovano ristretti, in attesa di essere interrogati, La Direzione @ affidata al Pretore e I'assistenza religiosa alla solerzia del Parroco del luogo. Le Carceri Giudiziarie hanno invece sede nei capoluoghi di Circon- dario. Nei centri di minore importanza esistono per lo pi dei piccoli Stabilimenti Carcerari, destinati ad accogliere quei pochi detenuti giu- dicabili a disposizione della locale Autorita, e nei quali, occasionalmen- te, viene destinato qualche condannato a breve pena. I detenuti delle Piccole Carceri Giudiziarie sono distolti dall'ozio per mezzo del lavoro, che si riduce di regola a poche attivita di tipo artigianale. Le funzioni direttive sono generalmente esplicate dal Procuratore della Repubblica del luogo. L'assistenza religiosa 2 affidata ad un Cappellano che, data Vesiguita della popolazione carceraria da assistere, pud dedicarsi anche ad altre attivita estranee alla cura dei detenuti. Nei grandi centri, invece, dove funzionano le Corti d’Assise e le Corti di Appello, vi sono degli importanti Stabilimenti, nei quali anzi- gioreale di Napoli: 1500-2000; Ucciardone di Palermo: 13001800; Regina Coeli di Roma: 1200-1500; Le Nuove di Torino: 650-1200), sono spesso ene sviluppate le lavorazioni carcerarie; & ottimamente organizzata 12 si sia perché il numero dei detenuti s varieta di Corsi, sia perché nelle grandi citta @ pid facile trovare docenti qualificati; ben curata Vassistenee exnitaria, a ta esistenza di ampie ed attrezzate infermerie ¢ In possibilita di ricor Fore Ad Aprezzati professionisti, cos) come & pitt impegnativa Tassister za spirituale, tanto da richiedere Ie oxy i , tant ante presenza di uno o due S* cerdoti. La Direzione tecnica ® alfidag i i doti. La é ad da ok condo La Dine tun Direttore, coadiuvato pice Stabilimenti di Pena possono essere distinti in ordinari € SP Gli Stabilimenti ordinari sono il i Istituti ¢ b i nucleo piit importante degli Istituti Penitenziari, in quanto sono predisposti per accorione f conteumati co = 201 — muni: soggetti non affetti da malattie fisiche, ti anomalie di carattere, capaci quindi di rea jn maniera molto vicina alla norma, In tutti gli Istituti si tengono corsi scolas tare, ed in alcuni, come nella Casa di Rech 0 anche corsi di istruzione Media Inf tati soddisfacenti; in altri si tengono corsi di istruzy al fine di formare artigiani ed operai cpecialiatl Sra ecaeal Gli stabilimenti speciali sono di varieta molteplice, Dagli Stabilimenti destinati ai minor ai Lavoro all'aperto, che danno al detei per gran parte della giornata di condi Javoratore libero. Altra importante categoria di Istituti speciali & quella degli stabil menti di Riadattamento Sociale, che hanno lo scopo di consolidare ¢ di far progredire nei detenuti le doti di socievolezza, che gid avevano ma. nifestato nelle precedenti fasi di detenzione, e prepararli alla vita libera, Vi sono poi le case di punizione e di rigore, le case per minorati fi sici e psichici, ed i sanatori giudiziari, In tutti questi stabilimenti il regolamento penitenziario contempla la presenza di uno o pitt Sacerdoti proposti dall’Ordinario del Inogo e nominati dal Ministero di Grazia e Giustizia, che provvede ad una retri- buzione, anche se modesta, Lart, 142 del su citato Regolamento stabilisce: «Ogni Stabilimento ha un oratorio per il culto cattolico ed almeno un Cappellano per I'eser- cizio di tale culto. I detenuti, che al momento dell'ingresso nello stabi limento non hanno dichiarato di appartenere ad altra confessione reli- tiosa, sono obbligati a seguire le pratiche collettive del culto cattolico». Liannunciata riforma del regolamento Penitenziario tende ad un maggior rispetto della liberta e dignita della persona, per cui verra abo- lito Vobbligo al culto da parte dei detenuti, Del resto tale imposizione & gid praticamente annullata, ed al recluso ¢ concessa ampia facolt& i seguire 0 meno le pratiche collettive del culto. I Cappellani delle Carceri d'Italia hanno un loro Ispettorato Gene- tale, se pure non ne sono definiti giuridicamente nb i compiti né le at- tribuzioni, Tale Ispettorato era stato auspicato dai Cappellani nel primo Convegno Nazionale tenuto a Roma nel 1947, a coronamento dei festeg- giamenti per Ja Santificazione del Cafasso. La carica é attualmente ricoperta da S. E. Rev.ma Mons. Francesco Pieri, Vescovo di Orvieto. fs Ai tempi del Cafasso non esisteva 1a figura del Cappellano. L’assi- stenza religiosa ai detenuti ristretti nelle Carceri Torinesi era affidata ai Parroci locali. Tuttavia il pitt accreditato biografo del Santo, ’Abate di da tare psichiche o da gra- igire ai vari stimoli esterni ici di istruzione elemen- lusione di Alessandria, si svol- feriore © Superiore, con ristl- ri degli anni 18, si passa alle case tenuto il vantaggio di poter godere izioni di vita analoghe a quelle del rial, oltre che dai Confratelli della Misericordia, venivano visitate gg; Sacerdoti del Convitto Ecclesiastico. : 1 Cafasco continud poi sempre ad usufruire di tale privitegio esten, dendolo anche agli altri luoghi di pena della citta, costituito dalle eto, rie, dalle «Forzate» e dal «Correzionale>, Amplid cosi a tal segno Vopers fniziata dal Guala da far dire ad un membro della Compagnia stese, della Misericordia «che Egli fu il primo ad occuparsi in modo speciate delle prigioni», ; Era necessario dare sisalto a questo particolare, per mettere nella giusta luce Yopera svolta dal Cafasso a favore dei carcerati Egli non aveva ricevuto, come i Sacerdoti di oggi, un'investitura ulficiale che gli imponesse tale attivita. Soltanto 'amore verso quei poveri infelici lo spingeva a passare le ore piit belle del suo apostolato nelle Carceri Torinesi, tanto da ram. maricarsi che non gli venisse assegnata una cella per trascorrervi anche la notte. Dopo questo panoramico sguardo all! ordinamento carcerario della nostra Nazione, non possiamo non riconoscere che il campo di aposto- lato del Cappellano & quanto mai vasto. Non sempre il Sacerdote pud attendere alla sua missione nel modo desiderato, per Veccessivita numerica della popolazione a lui affidata e er carenza di efficaci collaboratori Si pensi ad esempio alla Colonie Agricole, poste per lo pitt nelle Isole Toscane o in Sardegna, estesissime e lontane da ogni centro abi- tato, ove il Cappellano & recluso tra i reclusi, segregato non meno dei detenuti dal consorzio umano, senza neanche il conforto del confessore © del direttore spirituale, solo, a lottare con un ambiente opprimente € pesante per la massa di dolori, di sofferenze, di necessita che non si possono ovviare o risolvere. A completamento di questa rapida rassegna, devono essere ricor- date le sezioni Femminili delle Carceri Giudiziarie e le Case di Pena fem minili, dove le Suore non soltanto provvedono alla custodia delle dete- nute, ma svolgono efficace opera di redenzione. La carita della Chiesa mette la Suora IA dove c’é sofferenza e dolore, dove ci sono lacrime da asciugare ¢ cuori da sostenere, perch porti il sorriso ¢ Ja rassegnazione, la pazienza e la pace. La donna & per sua natura V'angelo di ogni focolare; la donna-Suora é in certi ambienti la luce fra le tenebre, la speranza di ogni tragedia, I'ancora sicura cui tanti ccuori naufraghi possono aggrapparsi . U1 compito del Cappellano quindi assai facilitato e Ia sua presenz™ ¢ richiesta di regola per V'istruzione religiosa, Y'amministrazione dei cramenti ¢ la celebrazione dei Sacri Riti, — 203 — Personale civile € militare nelle carceri Dopo questo esame esteriore degli i di i cacao Hl esate porte dl Case tl Petemone e Pen, Innanzi tutto troviamo nelle Carceri Costituiscono il personale civile: A) - Il Direttore ed i Funzionari Stabilimento, B)- I Medici che in un grande Istituto possono essere diversi, i quanto, oltre che ai Medici di clinica generale, frequentano Tans anche gli specializzati, dal Radiologo al Dermosifilopatico, dall’Odontois. tra allOculista, dalf Otorinolaringoiatra al Cardiologo, C) - Gli Insegnanti, gli Assistenti Sociali e gli Istruttori, D) - Gli Impresari che dirigono te lavorazioni organizzate nelle Car- ceri. In questo personale civile il Cappellano trova sovente un valido aiuto, Lignoranza @ una delle pitt efficienti cause del delitto, cosh come il bisogno & la pitt frequente delle cause occasionali. L’educazione dello spirito, favorendo lo sviluppo cosciente ¢ libero delle facolt& dell'uomo, gli impedisce di soggiacere allistinto che lo get. ta nel fango; il lavoro lo scuote dal suo torpore fisico e morale ed in. duce il suo animo alla rassegnazione. Il personale militare & invece costituito dagli Agenti di Custodia che, per ragioni disciplinari, sono a continuo contatto con i detenuti, e che han. no anche un motto impegnativo: «Vigilando Redimeres, Essi sono, per la maggior parte, uomini semplici, bravi padri di fa- miglia, anche comprensivi, che spesso si commuovono davanti alla sven- tura altrui, ma che non sempre possezgono le qualita necessarie per po- ter rieducare quelli che sono caduti. Accanto all’Agente aperto, che considera il suo lavoro una missio ne e quindi collabora fattivamente con il Cappellano, vi @ anche V'indif- ferente, disciplinarmente irreprensibile, ma che si limita a fare osser- vare il regolamento, incapace di cogliere Yoccasione per spendere una parola buona. In questo campo perd vasti orizzonti si aprono ad un sicuro pro- gresso, Da oltre un decennio funciona, a Cairo Montenotte e Portici, 1a ‘Scuola Militare Agenti di Custodia, sotto la direzione capace ed ocula- ta del dottor Corrado D’Amelio. L’elemento giovane viene plasmato se- condo l'indirizzo delle nuove dottrine ed ogni sforzo tende ad infondere, nel nuovo arruolato, una seria preparazione cristiana. del personale civile e militare. Addetti all’Amministrazione dello Ambiente carcerario E, finalmente, apriamo le porte delle celle. Innanzi tutto, chi sono i carcerati? : . Tanta gente & restia a rispondere o, se-risponde, li definisce reprobi —m4— ¢ nemici della societ&, individui da punire e da tenere segregati per im, i di nuocere ancora. ae a ‘a ritenere il carcerato diverso dal resto dell'umanita, in. capace persino di pensare e di sentire alla maniera degli altri uominj, ‘Omettiamo la trattazione dei detenuti minorati psichici. Questi non sono responsabili delle loro azioni o lo sono soltanto in parte. E la Giu. stizia, dopo aver vagliato con l'aiuto di specialisti a misura delle loro responsabilita, li dichiara totalmente o parzialmente infermi di mente, assegnandoli ai Manicomi Giudiziari per le cure del caso. Ma gli altri? E’ interessante esaminare i detenuti sotto diversi punti di vista. La statistica che desidero esporvi é tratta dalla popolazione carceraria de «Le Nuoveo di Torino. Popolazione media: 800 740 Uorini 60 Donne Esaminiamo ora la popolazione maschile sotto diversi aspetti: Suddivisione secondo reta: a) Inferiori agli anni 25... . . n. 240 b) Dagli anni 25 agli anni 35... n, 160 ©) Dagli anni 35 agli anni 50. . . n, 250 ) Superior agli anni 50... |. 90 Formazione culturale: Analtabed rasa dgscrs, 2 elie Aa 30 Studi clementari. . . . . . . 500 Studi medi inferiori. . . 2 2. mi. 182 Studi medi superiori =. |... om, 22 Laureate aie Son ee een he 6 Formazione professionale Senza una specializzazione . . . . nm. 240 Operai specializati. . . . | | on 350 Artigiani in proprio. © 5. |) on 140 Professions...) |) on 10 Secondo taspetto giuridico Reati contro il patrimonio n. 403 Reati contro la persona (omicidio, Je. sioni, oltraggio, violenza) . . , n. 200 Reati contro la morale. . . . |, 105 Al reat 9 So. be aa Aspetto famitiare: a) Sposati n. 440 che vivono con Ia moglie. . m, 202 ~ 205 — Separati dalla moglie. |, 14) che vivono con convivente. | m 97 b) Celibi n. 300 je che vivono soli o con famiglia che vivono con convivente Relativaniente agli inferiori degli anni 9) Wil at NON 28 rr Bene fb) Orfand) 57 EES ricnd Set ge ©) Che hanno famiglia | | | Dt gy Mi limito ad esaminare la popolazione femminile n, 200 n. 100 sotto as z ridico: (n. 60 donne) a Reati contro la vita (omicidio, aborto, esioni, ecc) NE ec eee suet C12, Reati contro la morale n 23 Reati contro il patrimonio - 18 Altclineatiie, cltscaeas din aus: Dean AF Secondo l'aspetto clinict Nelle Carceri Giudiziarie di Torino funziona un servizio dermo- venereo, In un anno sono stati effettuati 827 prelievi di sangue su uomini: 6 detenuti sono stati riscontrati affetti da Iue. Su 112 prelievi di s: 13 cast di Iue, Questo da un punto di vista scientifico, ‘Ma per il Sacerdote il carcerato @ un uomo che ha sbagliato, un fratello che & caduto, Nel momento tormentoso della tentazione questi infelici non han- no saputo adoprare nel giusto senso il dono magnifico della liberta. Alla virtit hanno preferito il vizio, al bene il male: e sono caduti. * Sovente Ia caduta fu determinata da passioni insane e travolgen- i; qualche volta pero fu favorita da sollecitazioni esterne: freddo ambiente familiare, fame, disoccupazione, vita sotto Ie stelle. E li troviamo 1, in un mondo eterogeneo di miserie, di fragilita, in un agglomerato di individui che soffrono: alcuni esclusivamente per 4a liberta perduta, altri perch? tormentati dal pensiero insistente della Vergogna e delle tristi condizioni nelle quali giacciono le persone care, altri ancora perché rosi dalla coscienza del male commesso. Detenuti recidivi La massa di reclusi sulla quale volgiamo lo sguardo seve on a Sere divisa in due grandi categorie: recidivi e primari (430 reci 310 primari), : te sania & interessante, perché colui che ha gid conoscite ‘angue effettuati su donne sono stati riscontrati — 206 — to il carcere si trova in condizioni evidentemente diverse da chi iny hha violato la legge per Ia prima volta. Egli infatti ha maggiori sibilitt di adattamento alla vita carceraria ed & psicologicamente pre. disposto a sottoporsi alla espiazione della pena. La maggiore possibilita di adattamento nei recidivi pud trasfor, marsi addirittura in una abitudine, quando la permanenza in carcerg diventi, come spesso accade per certe persone dedite al reato come fad una professione vera e propria, una normale periodica parentesi dj vita, ‘Vi sono degli individui, dediti specialmente ai reati di borseggio, di truffa e di furto, che ritengono il loro sistema di vita quasi non qj. sonesto, assolutamente non vergognoso. ‘Accettano a pena passivamente, come un incidente naturale dj un rischioso lavoro. Sono questi gli elementi pit: difficili a smuover anche se non disdegnano le pratiche religiose. Il Sacerdote deve essere prudente innanzi ai loro facili entusiasmi, perché purtroppo il loro animo non sempre @ tormentato dal pentimento né tanto meno ant mato da propositi di un onesto futuro. A tali individui il carcere non fa impressione e pertanto su di essi @ molto difficile agire efficacemente. Conoscendo la vita carceraria, ricorrono a tutti gli espedienti per stare meglio; si destreggiano nei meandri della legge gia violata con perizia inimmaginabile, per ottenere la liberta provvisoria, la scaden- za dei termini, l’attenuazione della colpa. Vi sono persino detenuti, dotati di personalita forte e perversa, che tengono i compagni in continua soggezione. ‘Una parola sarcastica e mordace di costoro pud in un momento distruggere Veffetto di una predica, annullare il Iungo e paziente le voro che il Sacerdote svolge per conquistarsi la fiducia dei detenuti. Racconta S. Giovanni Bosco che il nostro Santo, per disporre i carcerati_ a celebrare una festa in onore di Maria SS., aveva impie- gato un‘intera settimana ad istruire ed animare i detenuti di un re Parto, dove erano circa 45 dei pia famosi fuorilegge. Quasi tutti avevano promesso di accostarsi alla confessione alla vigilia di quella solennita, ma venuto il giorno stabilito nessuno sit solveva ad adempiere la promessa, San Cafasso rinnovo linvito, ma fosse rispetto umano od altro vano pretest, nessuno si voleva com Il Cafasso, ridendo, si avvicind ad uno, che a vista sembrava il pit robusto dei carcerati, e, senza profferir parola, con le sue piccole Jo piglid per la folta e Junga barba. — Non vi lascio pitt andare, sapete, finch? non siete venuto 2 Com fessarvi. = Ma io non voglio confessarmi, non sono preparato. — Io vi preparerd. 6 tirare in un angok a ei SS Sa Se a nny bestemmiando ricusava ai confessarsi, dopo andava dat et” emt gal predicando di non essere mat stato cof fell fe wins oo E tanto feve © disso che tuti si ridussero a fare la lore connie © tanto Questo episodio insegna ai Cappetlant ats so allrontare certi . E’ questa la verita che conforta, che sostiene, persino che esalta, Il ragionamento teologico @ chiaro: nel carcerato & presente la figura del Cristo. Nel detenuto convertito, purificato dall'azione sacramentale tor nato Cristo, ¢ tornata la sua Grazia, che fluisce nelle fibre dello spiri- to redento. Ma Gesii @ presente anche nel deliquente incallito. Sembra un pa radosso, sembra una bestemmia, perché @ tanto difficile vedere Gest nel peccatore ostinato; eppure fra il criminale ed il Moribondo del Gol- Bota intercorrono delle vicinanze misteriose ed ineffabili. Mormoravano i Farisei 1 ep AVete Visto? Mangia con i peccatori... E’ andato a casa di Simone il lebbroso... Si ® inginocchiata dinanzi a lui la Maddalena, sensitiva, appassionata, ¢ lui si & curvato verso di lei e le ha detto: — Donna, ti sono rimessi § tuoi peccati — », Ha baciato il traditore Ma perch?? Perché @ fon quelle che sono al si ¢ lo ha salutato con il dolce nome di amico. assai pitt preziosa la moneta perduta che icuro dentro Jo scrigno; ¢ molto pitt cara Ia Pecorella Smarrita che non le novantanove che sono dentro il chiuso; & molto piit amato, accoratamente ‘mato, il figliolo ribelle minore, che non il maggiore, erede, al sicuro dentro la casa. mani pen isatto su cui paiono dipinte tutte le sozzurre dell” «Ho bisogne der bal Yello di Gesiy, che con acento accorato grida: dentro Pormen act Vostro aiuto per riportare questo tralcio disseccst0 ‘organismo del mio corpo mistico », Questo lamento : allendo Vinvito ai Gers gommosS0 San Giuseppe Cafasso, che 80° sit & di Yamic te della forea, dei « santi imojece vemta Hamico del carcerat, il pre -m1— rezza, quanto amore egli am tne Te egli usava nello svolgimento del penetrato un giorno in un camerone ove giacer, ame gitesi sul pasliericeio, questi cominciarono a schemine Ou infelici gi allora prese una sedia e si allontand dicendo: « $¢ non mi role per Yostto compagne, lascate almeno che io rimanga (ont eerie to in tanto dava | anto in ta ‘a loro un'occhiata ed insensibi si sot ae Say RO ne une, i! Signore mi manda a te per sollevarti dalle tue pene, Fil sacle per mezzo mio restituirti quella pace, quella tranguillita che ica ta godevi ». E con queste ed altre simili parole riusciva a rabbonire il recal- citrate, Laltro, quasi spiacente di vedersi trascurato: < E dime ait domand®, non sa che farsene? Non mi wole per compagno? nn” © E consolati cosi entrambi dal Cafasso, si prepararono per il gior no seguente alla confessione ¢ comunione, Con il sorriso sulle labbra trascorreva gran parte della giomata nelfatmosfera tremenda del carcere, Non mancavano i bitboni ¢ gt ingrat. « Signor Cafasso, stasera venite da me perch? voglio riconciliarmi con il Signore ». E Cafasso accetta. Ecco schiude Ia porta, e sente rovesciarsi sopra il capo un liquid ributtante, mentre scoppia una risata satanica «Ah! 2 Ia pioggia », egli dice. Esce, prega il portinaio della prigio ne di prestargli un qualsiasi mantello, se lo pone sul capo e ritorna dicendo: « Ora si che pud piovere ». Ed ascolta la confessione di quel Povero disgraziato che di fronte a tanta umilta era rimasto convertito. Questi episodi ci fanno rivivere il profumo e la semplicita dei Fio. retti di S. Francesco. E con S, Francesco consentitemi di concludere questa esposizione. E’ una licenza che mi prendo volentieri, pensando che anche il Santo Padre, nell'udienza del 28 giugno scorso, concessa ai Sacerdoti del Convitto, parlando del Cafasso ha citato 8, Francesco. Cavalcava Francesco, innamorato di arte, di bellezza, di ricchezza, jn quel lembo di paradiso terrestre che é Ia terra umbra. Sente il campanello di un lebbroso. Ogni lebbroso aveva un cam- Panello ed aveva l’obbligo di agitarlo percht la gente si accorgesse del- Ja sua presenza, perch® non inorridisse alla vista delle sue piaghe, per ché potesse allontanarsi da lui e fuggire, onde evitare qualunque pos- Pee aia: f ha spronato il suo cavallo; Ma S. Francesco non & fuggito; non ami si & fermato ad attendere il povero lebbroso che ha steso Ta sun ‘mano rattrappita, gli ha mostrato Ia sua facia deforme, gl sto Telomosina, ‘ 7 ‘ha tolto dal borsellino la moneta, Jasciandola ca- —22— ‘mano del povero che gli stava davanti, satin la scena: il lebbroso guarda ill suo benefattore Yespressione della gratitudine, del ringraziamento. T due sguaeg™ incontrano. Un pensiero attraversa la mente del cavaliere: un peng ro terribile e sublime. : Egli ha dato lelemosina; ma questa carita non completa, Una voce interna gli dice: « Francesco, non basta, Tw hai dato lebbroso il tuo avere, ma egli ha bisogno di altro. Egli ha bisops che gli dimostri che non hai schifo di lui, della sua faccia deform, ¢y suo alito nauseabondo, Egli ha bisogno del tuo volto, non del tug ¢e naro; e soltanto baciandolo gli dimostrerai che sei fratello, lui ugual a te e tu uguale a lui». S. Francesco scende da cavallo, avvicina il suo volto a quello de lebbroso, e con Ie sue labbra tocca quella faccia, stampandogli scoc. ccante il bacio della fraternita. La cariti ha bisogno di amore, in quanto si tratta di dare non quello che si ha o che si pud avere, ma quello che si Donare se stessi! I Santi hanno fatto cosi. San Cafasso ha fatto cosi. Ed @ alla luce sfolgorante del suo esempio che possiamo sintet zare la missione del Sacerdote fra i carcerati in due parole: « Credere ed Amare », Credere nelle capacita di redenzione di chi ha sbagliato una volta, credere ancora di pit in chi ha sbagliato cento volte, credere ma: srado le delusioni e le sconfitte, Ogni Cappellano ha il ricordo di resurrezioni inaspettate, costanti € luminose. E amare! Amare con viso aperto e con cuore fresco ogni vom che giunge nella cella del carcere per attendere una sentenza 0 Pt espiare una condanna. Amarli tanto, amarli tutti, anzi uno ad uno. Si potranno scrivere volumi sui mezzi di redenzione dei travial € del loro ricupero alla societa, ma il segreto piti vero di tale rede zione sta solo nell'amore. Che essi si sentano amati! Ai lati del Moribondo del Golgota stanno due ladron to, Yaltro ostinato, 1p eentto Gest dice: « Oggi stesso sarai con me in Paradis™ Freie siunge immediato, incondizionato. per la ree Sarees ostinato, non una parola di condanna. Pel @ morto sulla Croce. P, RUGGERO M. CIPO Cappeliano delle Carceri Giudiziarie di

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