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= 167 — Per questo raccomandava: a) di far tutto per amore det Francesco di Sales che soleva dire: Yascendo: se mi chiamate in conte: altare, io mi presento, e, se mi volete mi conoscere la vostra volonth » (°), b) fare sempre la volonta di Dio: «La v i i dicera il Santo, si manifesta con la voce det sop rae quali osservava: in fatto di uffci ecclesiastici e dignita, non chicdere tat nulla come pure mai nulla rifiutare. Qualora poi la ‘vo del Superiore non arrivasse, il sacerdote scelga sempre quel lavoro in cui la gloria di Dio ¢ la salvezza delle anime ne guadagnano di pid » (*), ©) scegliere il posto dove ta gloria di Dio & maggiore: «ll vero sax cerdote — spiegava il Santo — che vuol essere copia conforme del Re dentore, trattandosi di prendere un impiego, di appigliarsi a unoccupa. tione, darsi a un ministero pid che ad un altro, invece di cercare quel- lo che & pitt comodo, che piace di pit, che & pits onorifico, guard dove Ja gloria di Dio ne guadagna maggiormente, cio’ dove si possa fare mag. ior bene » (*), 4) Agire soltanto per il Signore e niente per sé, combattendo gene- rosamente ogni insinuazione di vanita o di compiacenza: «Prima di en- trare nel confessionale — suggeriva i] Santo — fate questo discorso al Signore: Signore, io non intendo altro che la Tua gloria e Ja salvezza delle anime, tutto il resto non mi importa, Patti sempre chiari col Si- gore: tutto per Voi, niente per me. Qualora il demonio venisse per ottenere qualche cosa, rispondergli: sei arrivato troppo tardi: ho gii impegnato la parola col Signore, E quando sorgessero pensieri di vanita od altre miserie, continuate, diceva il Santo, come se nulla fosse avvenuto, senza turbarvi, limitan: dovi a rispondere: nec per te coepi, nec per te desinam » (*). 6) Altro mezzo che il Santo raccomandava assai era la preghiera prima della confessione: « Non dobbiamo mai cimentarci col demonio, né tentare di strappargli di mano le anime, come si fa in questo sacra. Mento, senza I’aiuto della preghiera. Quell’entrare ed uscire dal confes- sionale, come si entrasse ed uscisse da una camera, non é buon segno: jo temo che non si conosca quale campo di battaglia stia rinchiuso in quel palmo di terreno che sta Ia dentro. ie © Quanti cimenti ¢ quanti bisogni per noi ¢ per i penitenti, si pre- sentano improvvisi, incalzanti, da non dare né tempo né tregua! Adun- Signore, secondo Vesempio di San «Mio Dio, se mi volete al pulpito, io ‘ssionale, io ci vado: se mi volete al- in camera, io ci resto: ma fate- () GRAZIOLY, op. cit. p. 38. (2) GRAZIOLL, op. cit, p. 38. (©) GRAZIOLI, op. cit, pp. 38-89. (©) GRAZIOLE, op. cit, p. 39. () GRAZIOLI, op. cit, p. 1. — 168 — jamo mai in confessionale senza aver prima fatto i noste} en et debiti concerti col Signore: non pe ce eer Maria, un Angele Dei, un Gloria: ma sia sempre questo E segnale delle nostre battaglie, il primo colpo che vibriamo contro l'inferno » ("). 7) Ultimo consiglio che S. Giuseppe Cafasso dava al confessore con tanta insistenza era Vobbligo della vigilanza, cio’, principalmente Ia custodia continua, generosa, degli occhi, delle orecchie, della lingua nel. Tascoltare le confessioni (*). La Scienza ; aa In questo argomento sono comprese le seguenti questioni: a) Quale dev’essere Ja scienza del confessore. b) Quale il tempo che il confessore deve dedicare all’ascoltare le sin- gole confessioni. La seconda questione non sembra attinente all'argomento della scienza. Se si considera perd che il confessore pitt conosce la dottrina € pidt sara esperto nel rivolgere domande e nel risolvere questioni, si ve- de la connessione con l'argomento proposto. a) Quale deve essere la scienza del confessore. La scienza del Confessore, secondo il Cafasso, deve essere sufficiente € proporzionata. Afferma anzi: « Rigorosamente parlando e stando ai puri termini della ragione, dovremmo dire che fra quanti sono dotti, il confessore dovrebbe tenere il primo posto; lo esigono evidentemente i titoli che egli porta e le parti che deve sostenere di giudice, di medico € di maestro » (*). Certo il confessore deve conoscere tutte le scienze sacre ma in mo- do particolare deve approfondire la teologia morale, che il Cafasso chia- ma: chiave del ministero delle confessioni. Infatti il penitente, secondo il Santo, si accosta al confessore principalmente per conoscere cid che sia e cid che non sia peccato. Lo studio della morale deve essere conti- nuo ed aggiornato. Quanto errano quei sacerdoti che si accontentano delle Poche nozioni ricevute duranté gli anni di preparazione al Sacer- io. E il Santo conclude: «Lo studio della teologia morale @ ben diverso da cid che ne pensano molti tra gli ecclesiastici; che questo & un cam- Po vasto ed ampio assai pitt che non si creda, che il percorrerlo @ cosa difficile ¢ quasi interminabile; e percid fa bisogno di tempo e fatica e pazienza non ordinaria » (*). Il confessore deve conoscere tutta la morale, Infatti dice il Rituale Romano: « Hujus Sacramenti, (cioé della penitenza), doctrinam omnem Tecte nosse studebit et alia ad eius rectam administrationem necess®- ria», Due cose adunque deve procurar di sapere il confessore (e saperle (©) Ctr. 5, GIUSEPPE CAPASSO, op. et (0) S. GIUSEPPE CAFASSO, op. ces peste” oe (8, GIUSEPPE GAFASSO\ op, ity — 169 — non comunque, tha bene, recte), cio’, tutto cid che forma direttamente Ja materia attinente a questo sacramento: de natura; de necessitate; de ministro; de subiecto; de contritione; de proposito; de integritat de satisfactione; de approbatione; de reservatione; de sigillo; tibus et defectibus confessarii; © poi ancora alla ad eh seston aa ministrationem necessaria. E che cosa & questo di pit? @ tutta intera Ia morale ». (*). Per conoscere tutta ¢ sempre la morale ¢ poterla utilizzare nei di- versi casi con spontaneita e facilita, il Santo esige nel confessore uno studio continuo:: «Credetemi, che per acquistare e conservare questo grado sufficiente secondo i Iuoghi ed i tempi, si ricerca studio serio, lungo, paziente e continuo » (*), Il Santo invita a studiare non solamente i testi di morale, ma anche gli autori e tra questi il suo autore preferito: 8, Alfonso, Per completare lo studio il Santo consigliava di conferire spesso con persone esperte in materia morale ed esortava vivamente alla pre- ghiera, il libro e Vautore che pud ammaestrare pitt di tutti» (*). b) Quale il tempo che il confessore deve dedicare nell ascoltare le singole confessioni. Liunico difetto che & stato menzionato a carico di S. Giuseppe Ca- fasso negli atti del processo diocesano per la Beatificazione, fu la bre- vita con cui ascoltava le confessioni. Era veramente proverbiale. Testi- monia un suo confratello, che ascoltava un numero maggiore di peni- tenti Iuj, che non due 0 tre confessori messi assieme. Breve con tutti lo era particolarmente con le donne e raccomandava ai suoi alunni di non curare molto le penitenti, perché questo serve per provare la loro virti, cio? per vedere se si confessano pid per il confessore che per amor di Dio. Quale il motivo di questa brevita? « Quanto pitt uno sa la morale, diceva Don Cafasso, tanto pitt bene fa ai penitenti e tanto pid presto li confessa » (™). Egli infatti era espertissimo nel rivolgere le domande e gli interrogatori, Breve e chiaro nelle esortazioni, non motivava mai i suoi ordini, Era infatti solito dire: le ragioni si danno nella scuota e non nel confessionale, E ancora: 'obbedienza del perch? non 2 Yobbedienza che Piace al Signore. Perché poi queste esortazioni fossero pitt incisive, le Presentava in modo conciso « Voi sapete, diceva ai sacerdoti, non @ gia una predica lunga, un ragionamento anche profondo, che riesce a trion- fare in simili casi, ma per lo pit: un pensiero, un riflesso, una parola piccante e commovente » (*). Certamente ha favorito tale brevitt anche la ediscretio spirituum» di cui il Santo certamente era dotato: la pron- (#) 8. GIUSEPPE CAFASSO, op. cit. p. 548. (*) 8. GIUSEPPE CAFASSO. op. cit. p. 881, (*) Cir. S, GIUSEPPE CAFASSO, op. eit, p. 881. (®) GRAZIOLI, op. eit, p. 55. (*) Idem, — 170 — tezza con cui giudicava e risolveva le situazioni pitt difficili testime in lui la presenza di questo dono straordinario. Gli uffici del Confessore a La confessione ha due aspetti e Vopera del confessore quindi raggiungere due fini. ; 3 Bie itor! Ia, éutessione estate teucaita per dare il perdono dei cati e procurare la salvezza dei peccatori: per questo il confessore cita Vaficio di giudice: « Amen dico vobis, quaecumque alligaveritis Per terram, erunt ligata et in caelo: et quaecumque solveritis super ram, erunt soluta et in caclo » (Mat. 18, 18). Perd il sacramento della confessione @ stato istituito per riports il penitente ad una vita migliore, per indirizzarlo di nuovo sul sentic della perfezione e della santita. Per questo il sacerdote esercita I’ di maestro per cui illumina l'intelligenza e di medico per cui si sfor di correggere la volonta del Penitente consolidandola e corroboran: nel bene ed allontanando tutte Je occasioni di male. Il Confessore Giudice: Vopera del Confessore giudice si estende tutta la confessione, sia nella preparazione, sia nello svolgimento, Ozgetto del giudizio sono il peccato accusato dal Penitente e le Sposizioni che questo vi Porta, Come giudice quindi il confessore deve saper distinguere la mali del peccato. « La dottrina del Cafasso sul pecente @ chiarissima. Due ele- Be caios Tea iebledon da parte del sogectin per canine al Peccato: Vawvertenza dell'intelletto © il consenso della volonta. Per il rere dmattale awertenza © consenso devon eesce pieni e perfetta- Distingueva nettamente il consen: dal turbamento fisico, dalla insi 4 ee a ani Bato aug apPrensioni di acconsentimenti che qual- ou aeeassamen er Poteva avere, il Santo, per sciogliere comodita di venire solo oa ste 8 een? Hl suo dispiacere ¢ dissene Tae sto & segno, diceva, che la ‘sua volonta er; - il suo Consenso » (“), ae ‘Anz {al suoi alunni i Maestro torinese EP akaztont, op, ce (9 graziots, op a BB fuenti norme: « agli atti Bit atti e, non s '@ compiuti, ma ha mo- ‘anto avveniva in lei, que- ticamente aliena dal dare insegnava di essere molto -m— cits rat eo : ingueva chi i , cost rm te ae materiale e Valtro formale. Il formale & quello che si deve combetrne ed eliminare con tutti i mezzi a nostra disposizione. Il materiale invcce si puo talora tollerare ed in certi casi & proprio necessavio tolleratloe (*, soon i pu avere jn leuni pete a presenza della ona fede 2 ne oppure ad ignoranza sempre invo- tontaria. _ I confessore deve toglicre la buona fede del penitente quando que- sti eredesse, per errore, peccato cid che peccato non & o peccato grave cid che & soltanto peccato leggero, Ancora deve ammonire chi si trova nell'ignoranza vincibile e gra vemente colpevole. Invece quando ci fosse ignoranza invincibile il confessore ha Vobbli- go di istruire soltanto quando vi sia danno per il penitente stesso 0 pet tun terz0 o potesse esservi pericolo di scandalo. E’ naturale che il Santo insegnasse a rispettare la buona fede quan- dbo il toglierla presentasse il pericolo che il peccato materiale diventas- se formale. « In molti casi il confessore, diceva, per misura di prudente carita, deve andare cauto nell'avvisare il penitente del suo errore. Uno di questi sarebbe quando non fosse possibile avere la certezza della ob- bedienza dei penitenti alle nostre esortazioni » (#) Aflermava anzi il San- to che quando il confessore prevede che il penitente non sara obbedien- te, anche se questi interroga, deve eludere la domanda per non togliere Ja buona fede. Elemento che garantisce il buon svolgimento della confessione & Vesame di coscienza che ta precede. Il Santo dava un‘ottima norma adatta a tutte le persone, ‘dalle pit dotte a quelle pi ignorant, per attendere allesame di coscienza. « Figuratevi di essere per morire e do- mandatevi: se avessi ora da partire da questo mondo, cosa avrei che mi esa sull'anima? Quale sarebbe la mia inquietudine pitt grave? Oh! I] ‘cuore, quando @ messo alle strette, parla» (*). E naturale che il Santo ricordasse Yobbligo di confessare il nume- ro dei peccati gravi con le circostanze che ne mutano la specie. Per gli abitudinari, perd, data la grave diffcolta o impossibilita di precisare il numero dei peccati, insegnava che era suffciente una determinazione in genere: quante volte in una settimana, in un mese. 4 Secondo il Santo era necessario specificare le circostanze aggravanti quando queste fossero ritenute tali da tutti i teologi, altrimenti sta il Principio dei probabilisti: lex dubia non obligat, 2 te Tn riguardo alle circostanze circa il sesto, parecchie volte ripet® ai (#) GRAZIOLI, op. cit, p. 61. (®) GRAZIOLI, op. elt, p. 61. (4) GRAZIOLI, op. eit. p. 63. —in— i 4 la seguente affermazione: « se avesse creduto una vera ob, a 1Cederateaiy errogare € fecal splegare dal Penitents in confessio. ne tutte queste circostanze di peccati contro il sesto comandamento, egij hon avrebbe pit: avuto il coraggio di presentarsi a sentire le confes. sioni» ("). : Per il fatto che certi penitenti stanno Jontano dalla confessione per la difficolta di fare un serio esame di coscienza, il Santo esortava j predicatori e i confessori a dire ripetutamente in pubblico che essi sa. Mebbero stati disposti, con opportune interrogazioni, a completare Vesa. me di coloro che avevano difficolta, Insegnava infatti: « Quando uno fa quello che pud e sa, il Signore non pretende di pitt. Inoltre, anche se dovesse mancare Vesame del penitente, c’t sempre da calcolare sull’ope- ra del pio ed illuminato confessore che eventualmente supplisce a quello che il penitente non ha fatto ovvero ha fatto poco bene ». vesame deve essere fatto con una diligenza proporzionata alle cognizioni e alla capacita normale di chi si confessa e non del confes- sore. Deve essere basato pit sul giudizio naturale e sul senso comune delle persone prudenti, che sulle regole e le norme sottili dei morali- stir ©). Circa l’'accusa il Santo raccomandava ai confessori, per quanto fos- se possibile, di non interrompere i penitenti, « Questo, diceva, @ sempre pericoloso e pud ottenere Teffetto, certamente non desiderato, di toglie- re al penitente il coraggio di compiere con sincerita V'accusa di tutti i suoi peccati » (“). Raccomandava ai confessori di preoccuparsi delle confessioni mon- che, imperfette, incomplete che tante volte sono pit dolorose per il confessore che per il penitente. Invitava in quel caso a completare con opportune domande evitando perd le minuziosita inutili ed usando la pit grande carita. I Confessore é obligato ad assicurare l'integrita formale della Con- fessione con opportune domande. Esortava i confessori a non rendere il sacramento della penitenza pitt difficile e pitt pesante di quanto sia gid intrinsecamente per sua na- tura, Usava particolari industrie con i penitenti chiusi o mancanti di sincerita dicendo che gli dispiaceva assai che fossero capitati a con- fessarsi da lui: con un altro confessore avrebbero trovato maggiore con- fidenza e quindi maggiore facilita ad aprirsi. Preoccupazione principale del confessore deve essere quella di ait- tare ad avere un vero e, per quanto possibile perfetto dolore dei propri peccati. Tutti i confessori conoscono il grave, assillante problema dei Pe- ps is sposti o non sufficientemente disposti. I rigoristi sosteneva- 1¢ bisognava senz’altro non assolverli; i lassisti, invece, che bis (4) GRAZIOL, op. eit, p. 63. (4) GRAZIOLY, op. ett, p. 62. () GRAZIOLL, op. eit, p. 06, 1B gnava sempre assolvere. Il Santo presento il suo insegnamento chiaro e preciso « Assolverli, diceva, in queste condizioni @ mettere il sacra. mento in pericolo di nullita ed esporre l'anima del penitente alla ro- vina. Ed allora non rimane che ricorrere subito ad ogni mezzo per convertirli ed indurli a penitenza. Come non volete che uno non sia obbligato a parlare, non sia tenuto a soccorrere il prossimo quando questo si trova nell'orlo dell'abisso e lo pud salvare con tutta como. dith> 7"), @) Le lacrime e i gemiti: « Oh! Quanto vale, diceva, un gemito an- che solo, di un buon confessore, a penetrare un cuore! », « Quante volte, si pud credere, egli avra fatto di cid Vesperienza! Nelle conferenze di morale raccontava un giorno: un peccatore non si arrendeva a nessun argomento del suo padre confessore, Allora questi (e probabilmente sa. 7A stato Iui), si mise a piangere dirottamente. II peceatore ne era com. ‘mosso € per consolare il confessore gli diceva: — Ma, padre, perch? piange lei? Lasci piangere e sospirare me! Sono io che ho mancato, non lei —. La difficolta era stata superata e I'esito della confessione as. sicurato » (*). Altro compito del confessore giudice & aiutare il penitente a fare un buon proposito quatora gid non lo avesse formulato. Per questo rac- ‘comandava di presentare la legge di Dio nella luce della facilita, dato lo aiuto del Signore che non manca mai e la pace della coscienza che pud godere soltanto chi compie la volonta di Dio. Infatti, sempre secondo i Santo, @ pitt difficile continuare nel peccato che compiere il bene. Ai confessori poi che avessero dovuto esigere dai penitenti azioni © tagli molto dolorosi, raccomandava di fare questo con una carit& ec- cezionale ¢ con una comprensione straordinaria, Ultimo atto del confessore giudice @ il perdono. Questo deve essere dato ricordando il paradiso e la misericordia di Nostro Signore Gest. Cristo. I confessore, pitt che sentirsi giudice, deve farsi angelo consola- tore del penitente, incoraggiandolo, esortandolo, facendogli toceare con ‘mano che cosa sia la speranza cristiana. Insegnava il Santo: « Finché vi vita, vi & speranza: questa speran- za da parte di Dio & certa sempre, fino all'ultimo respiro, come era cer- ta al principio dell'uso di ragione. Dio & disposto ad usare misericordia ed 2 tanto it desiderio che ha di perdonare, che si tiene pits offeso det disperare, che uno fa del perdono, che del peccato stesso che @ stato com- messo> (*), It Confessore maestro e medico Per il Cafasso la confessione @ un governo spirituale ed interno delle anime. I superiori ecclesiastici esercitano il governo esteriore nel- Yambito del fine da raggiungere. « Il governo interiore, invece, — se- (#09) GRAZIOLI, op city pas. 6. (©) GRAZIOLI, op. ct, p. Tl. (4) GRAZIOLI, op. cit, p. 77. -14#— condo il Santo — comprende tutto I'uomo e si estende a dar regole a tutte le sue potenze, alle passioni, alle inclinazioni, agli affetti i quali possono essere tanto ¢ cosi vari da partecipare quasi dell'infinito, ¢ per conseguenza richiede nel confessore prudenza pari alle difficolta » (#), In questa luce il confessore deve esercitare I'ufficio di maestro ¢ di medico. Il peceato & errore della mente e deviazione della volonta. Come maestro il confessore illumina la mente; come medico deve sostenere Ja volonta. Il confessore maestro Il confessore, secondo il Cafasso, @ maestro. « ..maestro e pud dir- si in ogni arte e professione, perché tutti vengono da lui: da lui viene Yartista, il contadino; da lui il negoziante, il militare; da lui il ricco e il povero; da lui il laico e il sacerdote; da lui I'avvocato e Timpie- gato; da lui insomma viene ogni sorta, ogni classe di persone e vuol sapere ¢ chiaramente cid che pud o non pud fare, quel che debba o non debba fare, Bastino questi cenni per convincersi pienamente di quanto convenga ¢ quanto sia necessaria la scienza nell’ecclesiastico » (*). Il confessore @ obligato ad istruire il penitente per virti di re gione quando Ja mancanza di istruzione sufficiente mettesse in peri- colo la validit& del sacramento. Sempre poi @ tenuto ad istruire per giustizia o caritd. Il confessore pud infatti definirsi "vir consiliorum”, e tale sara solamente se "vir Dei”. Gli occorre inoltre la vera scienza; non che in confessione debba fare delle prediche, ma deve esortare con precisione e brevita. « Rispondere perd bene ed insieme brevemente non @ cosa facile € da tutti, Solo coloro che uniscono ad una grande pietd una grande scienza ed esperienza, possono riuscire in questo ufficio » ("). 1 buna. seria, Scrondo il Cafasso non basta, « Qui i buon senso non basta. Esso @ si un elemento prezio: indi i esug) eee a n so ed indispensabile, ma ® Yespetienza, Insegna infatti i : f Pe » Insegna infatti il Santo: «La pra tica a sua volta giova moltissimo per applicare le teorie ¢ qui il buon fensg ha un lavoro importante © decisivo (%, ' Giuseppe Cafasso ha dato particolari norm illumi biosi nella fede e i peccatori «im sorte ny UOTE Per illuminare i dub- Tra i dubbiosi i nella fede distingue diverse i a tun suggerimenti: quel che praticano won qn Bor, dando OPP: ina vera vita cristiana ¢ a (®) 8, GIUSEPPE CAPASSO, o ©) S. Giuseppe carasso, (©) GRAZIOLI, op. eit, pb.” (©) GRAZIOLK, op. elt. p. 96 (9) GRAZIOLI, op. cit. po. +B. 850, cit, p. 546, = 115 — vertono dubbi, devono disprezzarli. Quelli invece che conducono una vita mondana on Pi se peccaminosa «contra sextum», devono es- sere invitati alla confessione ed esortati a disprezzare tali dubbi. Qua: ora questo sie Persistesse, piit che combattere un dubbio singolo, esate se lo il Santo richiamare questi alla professione generale z Quanto agli increduli, S. Giuseppe Cafasso non Permetteva che ve- nissero a discutere al confessionale: « Il confessionale non é il luogo i dispute e controversie: se vengono di quelli che protestano di non potere credere, di non riuscire a persuadersi di certe verita, non en- triamo in disputazione: non si finirebbe pitt e non si avrebbe nessun vantaggio » ("), Qualora questi si presentino al confessionale, il Santo esorta ad in- vitarli alla confessione, senza permettere le discussioni. Invitava i con- fessori a dare qualche spiegazione soltanto dopo la confessione. « Don Cafasso insisteva perché si inculcasse nei penitenti il motivo formale della fede cattolica: la veracita di Dio nel rivelare, l'autorita della Chie- sa nel proporre la verita, I fanciulli ed i rozzi, osservava, generalmente non credono per il motivo di Dio rivelante, né per Vautorita della Chie- sa che propone Ia verita, ma perché I’hanno detto il Parroco o i geni- tori, o perché altri credono cosi. Dobbiamo parlare chiaro e dire: « se vostro padre, vostra madre, se il Parroco vi insegnassero diversamente, sarebbe proprio come ci direbbero essi? », « Tale interrogazione, osser- vava, & molto opportuna per fare comprendere come le verita della fede si hanno a credere, non per altro motivo, se non perché proposte. dalla Chiesa e rivelate da Dio» (*). Con i peccatori « in sexto » era assai prudente nel chiedere, fermo. e chiaro nell’esortare. Insegnava infatti: «se vi @ un punto in cui ci ‘vuole prudenza e delicatezza @ nella materia relativa al sesto coman- damento: quindi intorno alla medesima il confessore esca sempre dal confessionale con qualche scrupolo di non aver rivolto abbastanza in- terrogazioni, piuttosto che con ta spina di averne fatte troppe. Su que- sto punto una domanda sola, non strettamente necessaria, non si po- trebbe scusare da colpa» (*). ‘: ‘Con questi peccatori il Santo éra preoccupato di insegnare i mezzi er correggersi. Agli scrupolosi raccomandava con fermezza VYobbedien- za; ai provati dal dolore dava l'esortazione di romperla prima con il peceato e poi di confidare; a quelli che conservavano sentimenti di odio imponeva di pregare per le persone che avevano fatto soffrire. Confessore medico nee Eccezionale & Vimportanza di questo ufficio. Il peccato infatti & er (1) GRAZIOLY, op. cit, p. 108. (®) GRAZIOLI, op. cit, p. 104. () GRAZIOLL, op. cit,, p. 100. — 1% — wiarione della volont’, Il peccatore, per quanto ina volonta debole. Talvolta la mobilita e Yabior tte pesrentimento,velano questa vert. In real al primi peigy, diminuito il fervore, il convertito avverte senzaltro la debolezza det, Sua votont. II confessore deve prevenire questo momento © con i mej Save preoccuparsi di rafforzare Ia volont& debole, I! Santo presenta, ‘versi mezzi: tra questi i principali sono: 2) Le penitenze medicinal: i rigoristi avrebbero voluto sempre ung penitenza propordionata al peccato confessato; S. Giuseppe Cafass in, Pece, si preoecupava di dare al penitente una penitenza possibile, « Cer to la penitenza deve in qualche modo essere proporzionata ai pecca na esea deve essere anzitutto salutare e conveniente. Ora perche sia tale occorre in pratica che il confessore non si ispiri unicamente alle regole ate dagli autori, ma ancora e soprattutto come un buon medico, al. le disposizioni e forze dei penitenti, esigendo dai generosi qualche atto di abnegazione e dai deboli, se @ il caso, anche un solo bacio al Cro. cefisso ». « Se si da al penitente una penitenza, che egli poi non fara, ‘con questo stesso si ha un nuovo peccato ¢ si mette il penitente in peri. colo di ritardare o di odiare la confessione. Cost la penitenza, che do- veva’ essere medicina, diventa invece veleno » ("). Tl Santo ricordava che la penitenza per essere accetta ed effcace deve essere breve nella durata del tempo, determinata nell'opera da compiere ed esterna per quanto possibile, nell'esecuzione. Imponeva co me penitenza a chi aveva trascurato spesso il precetto festivo, di ascol tare la §, Messa, mai di farla celebrare. Raccomandava la prudenza nel dare come penitenze elemosine od offerte ed escludeva che il confes sore indicasse di fare offerte alla sua chiesa o ad opere da lui dipen- denti. b) La mortificazione: non solamente quella necessaria, ma molto in culcava la pratica dei piccoli sacrifici. In riguardo alle penitenze straor- dinarie « diceva, anzi, essere lecito praticarle, anche con pericolo di abbreviare un po’ Ja vita, purché non si trattasse di persona che per i at ae avesse obbligo di conservarsi a lungo a beneficio degli a Pra erates cilici 0 digiuni era solito raccomandare la cor eo a ee @ frequenza ai sacramenti. Per rafforzare 1a volont il feva sulla necessita di accrescere la grazia: per questo 10° comandava di incominciare la giornata con ta S. Messa ed insisteva sulla pets cent «La maggior parte, diceva don Cafasso, dei cri ‘a i sacramenti per due motivi: o perch? non ne ¢? rore della mente ¢ de' tito, presenta sempre w (© cnazioUs, oe, 9 GRAZIOL op. ats pean ine nosce la grande utilita, o perch? ha le riceverli bene » (*), La frequenza alla confessione comporta gra fe ‘ rants, Questa, secondo il Santo, pud eseretrastinata s pee eure ficialita © per mancanza di confidenza nel penitente, Insisteva assai sul. Ja frequenza anche settimanale alla confessione "La conjessione 2 il mezzo pitt efficace di tutti e veramente indispensabile per tenere pura ¢ monda la nostra coscienza”. « Giudizio degno di un Santo e dellespe- rienza di tal confessore. Per quanto riguarda l'eliminazione degli abiti cattivi e Ia lotta contro i peccati di lussuria, la confessione ha un ef- ficacia non minore, e, sotto certi aspetti, pitt immediata e pronta della Comunione » ("). Certo potrebbe introdursi il pericolo della abitudine. Ugualmente perd il Santo, a chi gli obbiettava che la confessione frequente, parti- colarmente nei giovani, potrebbe generare l'abuso, rispondeva: meno male 'abuso che Uastensione. Raccomandava assai la Comunione quotidiana; perd esigeva che questa fosse assai preparata con la vittoria in qualche virtiy 0 con la pratica di qualche sacrificio. Ad una persona, che stentava a ricevere il suo consiglio di comuni- carsi spesso; rispose: « Voglio che faccia sempre Ia Comunione, perch’ non mi fido di lei. La mia confidenza & tutta nella Comunione frequen- te. E quando il demonio wuol fargliela lasciare, non lo ascolti: lo fa- rebbe troppo contento » (*). @) Preghiera: da tutti i penitenti esigeva le preghiere del mattino e della sera. Ai suoi alunni raccomandava di chiedere sempre ai pe- nitenti se avessero recitato con devozione le preghiere del mattino ella sera. « Se vi diranno che sono stanchi, che sono sovraccarichi di occupazioni, che non hanno tempo, non cessate per questo di insistere. In questi casi siano animati a pregare conte possono: nel levarsi da let- to, nello spogliarsi, quando sulla strada vanno 0 tornano dat lavoro, dal- Tofficina, dall'ufficio. Soprattutto, per quanto 2 possibite, siano animati @.cominciare la giornata con la S. Mesa» ("). Raccomandava assai la meditazione, particolarmente dei novissimi, Secondo il Santo quelli che potevano far cid servendosi di un libro disponendo di tempo, avrebbero dovuto praticare in quel modo la medi- tazione. Agli altri suggeriva cinque minuti di meditazione sulla Passio- ne o I'uso delle frequenti giaculatorie. Insisteva assai sull'uso delle in- dulgenze e raccomandava di rinnovare spesso durante il giorno l'offerta delle proprie azioni. il pregiudizio che sia molto diffici- () GRAZIOLI, op. cit. P. (®) GRAZIOLL, op. eit, p. 8. (©) GRAZIOLI, op. eit, p. O1- (©) GRAZIOLT, op. eit, p. 9. — 18 — Il confessore padre : ‘Sia come giudice e ancor pit: come maestro e medico il conf deve sentirsi padre. Tnsegna sempre S. Giuseppe Cafasso: « Il campo perd pit es Jo spazio pressoché immenso in cui ha da spiccare e risplendere nentemente il confessore é la carita, Questa virtii é talmente propria confessore, che Iuflicio di Iui si chiama propriamente ufficio di cari Tale ufficio fu sempre raffigurato dai Padri a quel prezioso aiuto, prestd il buon Samaritano al viandante di Gerico assalito dai la spogliato, ferito e lasciato mezzo morto lungo la strada, figura appunt del povero peccatore. Sc il penitente ha bisogno di molti requisiti confessore, pil di tutto ha bisogno di carita; ed é tanto vero, che i desimi penitenti hanno per abitudine, allorché si presentano, di prima dogni altra cosa: — Padre, mi faccia la carita di sentirmi, ajutarmi! —» (*) «Tre sono i principali punti in cui deve farsi conoscere ¢ lamy giare la carita del nostro Sacerdote: nell’accogliere il penitente; ne Yascoltarlo e nel disporlo » (*). 1) Carita nelt'accogliere i penitent? « Anzitutto, dice il Santo, la carita lo terra sempre disposto ad ac- cogliere i penitenti, sempre pronto ad accorrere quando é richiesto, quasi servo premuroso e sollecito a portarsi Ia ove lo chiama la voce del suo Signore; nessun tempo, nessun Iuogo eccettuato, né di giorno né di notte. Egli @ pronto in chiesa, in camera, dovunque: @ sempre ai cenni di chi lo domanda » (*). Pud sembrare facile accogliere con carité i penitenti: « ma, ricorda il Santo, il farlo sempre, senza distinzione, con ogni sorta di persone, quando uno @ gi stanco, annoiato, con la testa gid occupata di chi sa Quante faccende, quando uno ha dispiaceri, incomodi di salute, non & si facile come si crede: ¢ quante volte una parola, un tratto meno ca- ritatevole in tali occasioni, sfuggito a un povero confessore, pud avere conseguenze funeste, come purtroppo si vede con V'esperienza! Tl pent tente non deve sapere la nostra stanchezza, i nostri malanni, i nostri fastidi, la nostra inavvertenza, percid basta un momento per farsi una idea sinistra 0 meno favorevole, non solo del confessore, ma della Con- fessione medesima » (*), S. Giuseppe Cafasso presenta tre modelli di carit nell’accogliere i penitenti: S. Francesco di Sales, che ai peccatori pia pervertiti era s- lito dire: « Non fate distinzione tra me e voi»; S, Francesco Saverio, che abbracciava piangendo i suoi penitenti; $. Filippo Neri, che non (©) 8. GIUSEPPE CAFASSO, op. cit, p. 561. (#) 8. GIUSEPPE CAFASSO, op. cit. p. 502, (#8. GIUSEPPE CAFASSO, op. cit. p. 362, (*) 8. GIUSEPPE CAPASSO, Il Santo esigeva carita nel confe: <1) prestarsi a confessarli con la maggior prontezza e fecily 1 i 1 cit’; cogliere tutti egualmente senza distinzione alcuna; io darei pou a fare una sola preferenza, ed & quella di co i uomi fr a oa rf nfessare piuttosto gli uomini ‘sore ¢ in particolare suggeriva: it hanno arrivare a quella decisione, quelle particolari circostanze, secondo il Santo, sarcbbe bene coogi tall persone con grande bonta, esponendo con garbo e delicaterza Tim. pedimento che vieta di ascoltarle, e fissando Vappuntamento per un prossimo incontro. Il Santo esortava ad accogliere con bontd i penitenti ignoranti srossolani, quelli sopraffatti da paure, inquietudini e affann, gli ost nati ¢ i pertinaci. Diceva: « Se, per esempio, uno non si inginocchia nel confessarsi, sulle prime non diciamogli niente; tutt’al pit facciamo. ali un invito cortese col dirgli: — Sembra che sia in una posizione in. comoda: si inginocchi e star& meglio. — E se accetta, bene, se no th iamo avanti » (*). 2) Caritd nel ascoltare i penitenti Il Santo presenta una gamma assai interessante di penitenti: « Ve ne sono di quelli sopraffatti da paure, da inquietudini, da affanni e che @ nessun conto vogliono quietarsi; certi altri sono duri, ostinati, per- tinaci, che non la vogliono cedere; chi & prolisso, noioso, minuto nello spiegarsi, quasi da far morire d'inedia; chi @ talmente parco, che ci ‘wuol tutto a cavargli le parole; chi si contraddice, chi ripete; chi & pron- to, vivace, da prender fuoco ad ogni parola; chi, al contrario, @ languido, flemmatico, freddo da non poterlo scuotere in alcun modo. Come cavar- sela con tutti questi? La carita trova modo di farsi tutto a tutti per gua- dagnarli al Signore: « Omnibus omnia factus sum, ut omnes facerem salvos », come diceva I'Apostolo » (*). Secondo il Santo non & mai lecita 'asprezza in confessionale. Al Quesito: se non si possa mai parlare con un po’ di tono, ed anche con qualche asprezza in confessionale, rispondeva: « Con gravita, con bre- Vit&, sempre; con fermezza anche irremovibile, molte volte; con asprez- 2, con durezza, mai. Al confessore devono essere sconosciute le cattive maniere di trattare e di parlare; egli deve essere sofferente, caritatevole (2) 8, GIUSEPPE CAFASSO, op. cit. . 564. (©) GRAZIOLI, op. cit. D. 13. (™) 8. GIUSEPPE CAFASSO, op. ct, p. 868. — 180 — ando hanno incomodi ributtanti e quando : f si con tut, anche ondezze e fetore > (*) frovang infer fare il confessore anche con quelli che non sana ita deve fed Cpe disordinati nell’esposizione delle colpe e citano tani fessarsi, sono (o> Talla interessano I'accusa. In questo caso, eo e circostanze fe : a werarli, occorre insegnare loro coi destrezza, senza rimpro Me confescar si bene. 3) Carita nel disporre i penitenti al dotore Deve essere maggiore la carita nel confessore, secondo S. Giusep Cafarco. nel disporre i penitenti al dolore. Di fronte a questo distinges Guattro sorta di penitenti: « Gli uni sono buoni, o si presentano gia pen {iti e pienamente disposti, altri no, ma si lasciano disporre; i terzi che non si possono ridurre presentemente, ma ci lasciano speranza di ri Gurli altra volta; gli ultimi, poi, sono quelli coi quali non possiamo far niente e nemmen concepire speranze per altre occasioni » ("), I primi devono essere incoraggiati. Verso i sécondi il confessore ha il dovere di carita di disporli al dolore. In che modo? Risponde il Santo: « Quando il confessore abbia le qualita volute, quando sia buono, dotto e principalmente pieno di carita, trovera il mezzo adatto per operar questo tentativo di salvezza. Senza estendersi in un discorso che finir& per annoiare, si faccia un ‘cenno un po’ infuocato sulla vita infelice che conduce, sul peso del peccato, sull'incertezza che di per di Io circonda, sul rimorso e sul do- lore che un tempo dovra provarne, sulla facilita dell’emendarsi, sui beni, sulla pace, tranquillita e quiete che acquisterebbe, su quel contento, quella gloria, quel paradiso che potrebbe gia contar come suo... Un pen- siero o l'altro facilmente lo indurra a risolversi » (*). I terzi devono essere invitati a ritornare, con tutta la dolcezza pos- sibile e con il pit grande rincrescimento di non poterli assolvere in quel momento, Verso gli ultimi il Santo suggeriva un atteggiamento eroico: «II sacerdote che & posto a far le veci, le parti in terra di questa misericor dia si grande, faccia un ultimo sforzo e cerchi nella sua carit& un pen siero da dar loro come un ultimo filo di speranza in questa fatal par tenza: — Figlio, come m’accorgo, noi non ci vedremo piit in questo mondo, perd ci rivedremo un di nell’altro; se sei contento, 0 vivo ae Bagi sempre per te. Figlio, tu sei infelice, perche sei oe ane te emt se piss Eorats un a ee nee iresti pentito, perdonato, sares 3 inves Sei sullorlo detVinferno, e chissd domani cosa sarah ai te; prega 14d ae © Idem, ©) 8. Giuseppe. car geo ae ch aa, (8. GIUSEPPE CAFASSO, op. ct” pp. 866-09. ist che mi perdoni, ¢ che presto io non abbia a render conto di te. Figlio, io morro presto, prega che io mi salvi, perché giunto in paradiso vogli¢ far tanto per te, che un giorno abbia a vedere anche te ad arvivarvi, Alle volte, un sentimento di questo genere bastd senz’altro a formare un penitente e far cadere una rocca che pareva incrollabile » (*), Secondo il Santo, la carita del confessore, che & padre, deve essere « benigna, sollecita ,industriosa, che cerchi, che tenti ogni mezzo per impedire le offese del Signore ¢ salvare, se fosse possibile, tutti quanti i peceatori » ("). Mons. AMILCARE PASINI aa ° ISEPPE CAFASSO, op. cit., pp. 569-870. ISEPPE CAFASSO, op. cit., B- 870. ae a2

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