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Attivitá 2
Attivitá 2
Dal 196 a.C. hanno inizio per Brescia prolifici rapporti con Roma, benché comunque
la città mai fu soggetta ad una vera e propria occupazione, quanto piuttosto ad una
sorta di alleanza. Questa stessa alleanza permise infatti a Brescia, nell'89 a.C., grazie
alla lex Iulia de civitate (che conferiva la pienezza del diritto romano, assegnandola
alla tribù Fabia) di diventare a tutti gli effetti un municipium, ottenendo così il diritto
latino. Ciò fu possibile anche e soprattutto per aver aiutato i Romani, insieme a
Veneti, Galli e Liguri, a sconfiggere i socii Italici. Nel 49 a.C., allo scoppio della guerra
civile, Aulo Gabinio fu richiamato da Cesare e gli fu affidato il comando delle
operazioni nell'Illirico. Brixia divenne così parte del territorio romano ed ai suoi
abitanti venne data la cittadinanza romana.[14] Non a caso sappiamo del passaggio
della legio X Veneria dalla città in questo periodo.
Brixia era uno dei due terminali della via Mediolanum-Brixia, che la collegava a
Mediolanum (l'odierna Milano) passando anche da Cassianum , e della via Brixiana,
strada romana consolare che metteva in comunicazione il porto fluviale di
Cremona , che si trovava lungo il fiume Po, con Brescia , da cui passavano diverse
strade romane che si diramavano verso l'intera Gallia Cisalpina .
Nel 402 Brescia venne travolta delle orde gotiche di Alarico, fu saccheggiata dagli
Unni di Attila nel 452, mentre nel 476 un guerriero Turclingio di nome Odoacre, alla
testa di un esercito di Eruli, conquistò la pianura transpadana portando alla fine
dell'Impero e facendo entrare Brescia nel suo dominio. Il Regno di Odoacre finì con
l'avanzata degli Ostrogoti guidati dal loro re Teodorico poi detto il grande che nel
493 espugnò Brescia facendone uno dei suoi maggiori insediamenti insieme alla
vicina Verona.
Durante la Guerra gotica (535-553), Brescia, guidata probabilmente dal conte goto
Widin, fu, insieme alla vicina Verona, una delle ultime due città a resistere ai
Bizantini, cadendo nelle mani di Narsete solo nel corso del 561/562.
Ritratto dell'Imperatore Settimio Severo.
Storia longobarda
aree archeologiche
Il nostro punto di partenza per conoscere la Brescia d’età Romana è Piazza del Foro,
una delle piazze più antiche di Brescia attigua a Via Musei.
La piazza del Foro di Brescia insiste sull’area del foro fatto edificare nel I secolo d.c.
dall’Imperatore Vespasiano su uno preesistente di epoca repubblicana. Le indagini
archeologiche indicano verosimilmente che diverse tipi di botteghe, gli antichi
«negozi», sorgessero sotto questi colonnati e che esponessero le vari tipologie
merceologiche presenti in quell’epoca. Pur risalente alla prima età del ferro, come
dimostrano alcuni studi archeologici sui reperti custoditi in palazzo Martinengo, la
piazza ha avuto il suo massimo splendore in epoca romana. All'antico foro romano è
stato attribuito da molti il ruolo di centro della vita civile e religiosa della Brixia
romana, come dimostrano le presenze del tempio capitolino, posto nella parte
settentrionale della piazza, che comprendeva due file di portici laterali di cui è
rimasto qualche segno nella parte centrale della piazza, e della Basilica di cui si
conservano alcuni reperti nei palazzi circostanti. Un'ulteriore dimostrazione della
centralità che questa piazza ricopriva nella vita dell'antica Brixia Romana, è la
presenza dell'antico Decumano Massimo, antica strada cittadina che permetteva i
collegamenti con le altre città della zona di Bergamo e di Verona
Capitolium
Teatro romano
All’esterno, a destra del Capitolium, dopo essere passati attraverso arcate è
possibile visitare il Teatro risalente alla fine del I secolo a. C. costituito dalla
gradinata esterna ed al centro in basso il palco dedicato alle esibizione degli attori
ed artisti vari.Teatro Romano (I sec. d.C.), uno fra i maggiori teatri d’Italia in grado di
contenere sino a 15mila spettatori. Se il Teatro Romano è ancora in attesa di
riqualificazione e viene oggi parzialmente aperto in occasioni speciali, il Tempio
Capitolino, già nel 2013 è tornato ad accogliere visitatori, diventando uno dei
simboli della Brescia antica.
Il teatro fu costruito in epoca flavia (69-96 d.C.), forse su strutture precedenti, e
venne integralmente restaurato alla fine del II secolo, quando conobbe il massimo
splendore. Tra la fine del V e l'inizio del VI secolo fu in parte distrutto, ma continuò
ancora per qualche secolo a svolgere funzione di luogo pubblico di riunione.
Il teatro, al modo greco, è adagiato sul declivio del colle e, per meglio adattarsi alla
configurazione del terreno, ha la fronte lievemente inclinata rispetto all'andamento
del decumano. Osservandolo da Vicolo del Fontanone si distinguono in alto le volte
dei vomitori, gli ingressi del pubblico, in basso il livello della scena – forse a due
ordini – e la fossa dei musicanti. Il palco passava sotto l’attuale vicolo, mentre a sud
del teatro possiamo immaginare, grazie alla presenza di alcuni palazzi, il maestoso
edificio-teatro che affacciava sul decumano massimo. In pietra di medolo e marmo,
in mattoni nel più alto ambulacro, è caratterizzato da notevoli dimensioni: si ritiene
infatti che potesse contenere 15.000 spettatori.
Fra il Tempio e il Teatro lo splendido Palazzo Gambara già Maggi. Costruito a partire
dalla fine del ‘300 dalla famiglia Maggi sui resti della platea del Teatro Romano
(notare le fondamenta sul lato est), fu notevolmente ampliato col passaggio del
palazzo alla famiglia Gambara. Contiene affreschi di fine ‘400 e soffitti lignei con
tavolette dipinte (attualmente non visitabile).
Monastero di Santa Giulia
Il monastero di San Salvatore venne fondato nel 753 per volere del duca longobardo
Desiderio e di sua moglie Ansa. Era un monastero femminile e la prima badessa fu
Anselperga, figlia dello stesso sovrano. Il monastero possedeva beni ingenti che
andavano ben oltre il confine bresciano ed era al centro di una intensa attività di
scambio commerciale; entrambi questi aspetti trovano giustificazione nel fatto che
Santa Giulia ricopriva il ruolo di monastero «regio» . Ulteriore prova dell’importanza
di questo luogo di culto è testimoniata dal fatto che la cerimonia di consacrazione
della basilica di San Salvatore, avvenuta nel 763, fu presieduta da Papa Paolo I in
persona . Nella cripta della stessa basilica furono inoltre collocate le reliquie di Santa
Giulia, provenienti dall’Isola di Gorgona, e quelle delle sante Sofia, Pistis, Elpis e
Agape, e dei santi Ippolito e Pimenio, provenienti da Roma . Con l’ascesa al trono di
Desiderio si ebbe un ulteriore impulso allo sviluppo del monastero, con l’intento di
trasformarlo in una tomba dinastica: come affermato da fonti storiche, confermate
da recenti ricerche archeologiche, nella basilica di San Salvatore furono sepolti la
regina Ansa assieme ad altri membri della sua famiglia, probabilmente il padre e due
suoi fratelli .
Dopo la sconfitta di Desiderio e la caduta del Regno longobardo , i Carolingi
confermarono tutti i benefici precedentemente assegnati al luogo di culto, che
proseguì la sua crescita economica ampliando i propri possedimenti in tutta Italia .
Fin dall'età carolingia, il monastero era inoltre proprietario dell'importante porto sul
Ticino di Sclavaria, posto fuori dalle mura di Pavia, allora capitale del Regno d'Italia.
Nel 916 l'imperatore Berengario I concesse alla figlia Berta, badessa del monastero,
la possibilità di realizzare un castello presso il porto .
Nella metà del XII secolo il monastero subì un primo importante rifacimento in stile
romanico: furono ricostruiti i chiostri, la cripta di San Salvatore venne ampliata e
venne edificato l'oratorio di Santa Maria in Solario . La struttura attuale è però da
attribuire all'opera di completamento intrapresa alla fine del XV secolo, periodo in
cui fu completato il coro delle monache, vennero nuovamente ricostruiti i chiostri ed
in cui fu aggiunto l’edificio settentrionale destinato ai dormitori . Nel XVI secolo
venne terminata infine la chiesa di Santa Giulia .
La struttura del monastero nei secoli
Il complesso comprende la basilica di San Salvatore, la cui forma attuale non è quella
voluta originariamente da re Desiderio, bensì un rifacimento datato intorno al IX
secolo . Essa è sovrapposta ad una chiesa preesistente ad una navata e tre absidi . A
sua volta la chiesa sorge su un precedente edificio di epoca romana . Il preesistente
complesso era il monastero dei Santi Michele e Pietro , primo luogo di culto
longobardo databile alla seconda metà del VII secolo e gestito quindi come per le
altre fondazioni monastiche longobarde di quel periodo dai monaci di San
Colombano, poi riformato alla regola benedettina fra la metà del VIII secolo e l'inizio
del IX secolo.
Il sacello di Santa Maria in Solario venne integrato al monastero nella metà del XII
secolo . L’edificio ha una pianta quadrata a due piani coronata da un tiburio
ottagonale con una piccola loggia ad archi. L’interno è costituito da due piani
collegati tra di loro da una scala. Il piano inferiore non presenta particolari
decorazioni o motivi particolari, molto probabilmente perché adibito a stanza di
custodia del tesoro costituito da oggetti liturgici e preziosi vari; il piano superiore è
quasi interamente affrescato con scene tratte dalla vita di Gesù e sono riconducibili
all’opera di Floriano Ferramola .
Museo di Santa Giulia
Si tratta di una figura femminile, volta leggermente verso sinistra; è vestita di una
tunica fermata sulle spalle e di un mantello che avvolge le gambe.
È realizzata con il metodo della fusione a cera persa indiretta e risulta costituita da
almeno trenta parti fuse singolarmente e saldate poi tra loro; è inoltre rifinita, come
i ritratti, con strumenti a punta che ne definiscono con precisione i dettagli. Ad essa
è stata poi aggiunta una agemina in argento e rame che ne cinge la capigliatura.
Dovette essere prodotta nel secondo quarto del I secolo d.C. da un’officina
bronzistica di alto livello dell’Italia settentrionale.
La posizione della figura, con una gamba leggermente sollevata e le braccia
avanzate, si spiega con la presenza in origine di alcuni attributi che permettevano di
identificarne il soggetto. Il piede doveva infatti poggiare sull’elmo di Marte, il dio
della guerra, e il braccio sinistro doveva trattenere uno scudo, sostenuto anche dalla
gamba piegata, sul quale erano stati incisi, con la mano destra, il nome e le “res
gestae” del vincitore .
La figura della Vittoria alata è ben documentata nell’arte romana, soprattutto su
monete e rilievi di età imperiale. Il tipo costituisce una variante di una statua della
fine del IV secolo a.C., l’Afrodite di Capua, raffigurata mentre si ammira seminuda
nello specchio che tiene tra le mani. Questo modello venne riprodotto in numerosi
esemplari a partire dal II secolo a.C.
Successivamente lo schema iconografico dell’Afrodite venne trasformato in Vittoria
con l’aggiunta della tunica e delle ali e con la sostituzione dello specchio con lo
scudo sul quale la divinità incide il nome del vincitore. Questa variante godette di
larga fortuna a partire dal I secolo d.C. La Vittoria di Brescia, forse inizialmente
realizzata senza ali, aggiunte in un momento successivo, ne costituisce uno degli
esempi più conosciuti.
Per preservarla da tale sorte, la statua venne nascosta in un’intercapedine del
tempio, motivo per cui essa è giunta a noi.
A partire dal 1826 la fama della Vittoria di Brescia si diffuse in tutta Europa, al punto
che Napoleone III, ospite a Brescia prima della battaglia di Solferino, nel giugno
1859, volle visitare il Museo Patrio e rimase così colpito dalla bellezza della statua
che chiese di poterne avere una copia, ora visibile presso il museo del Louvre. Grato
per l’omaggio bresciano, l’imperatore donò alla città due monumentali vasi in
porcellana di Sèvres, che riportano i ritratti ufficiali di Napoleone III e della consorte,
esposti nel Museo del Risorgimento della città.
In alcune vecchie fotografie si può osservare la statua con un elmo coricato sotto il
piede sinistro e un ampio scudo rotondo tra le mani: sono delle integrazioni,
verosimilmente in gesso, suggerite dallo studioso Giovanni Labus e inserite nella
statua probabilmente nel 1838. Non è noto fino a quando questi oggetti vennero
lasciati, è possibile che siano andati persi nel trasferimento della statua il 13 giugno
1940 durante un allarme aereo, quando la Vittoria alata venne portata nel parco di
Villa Fenaroli a Seniga, a sud di Brescia, per essere protetta.
La Victoire ailée
"La Victoire ailée de Brescia est un des plus beaux, sinon le plus beau
bronze antique qu’on connaisse, et dans un état de conservation
incroyable". La Victoire ailée de Brescia, dont la tête est légèrement tournée
vers la gauche, est vêtue d’une tunique et d’un manteau qui enveloppe ses
jambes. Le pied devait poser sur un casque, peut-être le casque de Mars, le
dieu de la guerre? Tandis que le bras gauche tenait un bouclier, qui
s’appuyait sur la jambe pliée. Sur ce bouclier on avait gravé le nom et les
gestes du vainqueur.