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GALILEO GALILEI

Galileo Galilei nacque a Pisa nel 1564 da una famiglia fiorentina.


Il padre, lo avviò a un’educazione umanistica, ma egli manifestò presto la sua predicazione
per le discipline scientifiche (medicina, matematica)
Nel 1589, fu lettore di matematica all’università di Pisa e nel 1592 passò all’università di
Padova.
Questo periodo, malgrado le ristrettezze economiche causate dalle continue richieste di
denaro da parte delle sorelle e dalla madre, fu il più felice della sua vita, perchè, protetto
dall’autorità di Venezia, ebbe la piena libertà di studio, e perché conobbe illustri
personaggi come lo scienziato Paolo Sarpi e l’erudito Giovan Francesco Sagredo.
A Padova, cominciò a interessarsi alla teoria copernicana e a elaborare una sua nuova
concezione dell scienza, grazie al cannocchiale che ricostruì personalmente (strumento
per l’osservazione astronomica) e che presentò al governo di Venezia nel 1609.

Grazie a questo strumento potè osservare la superficie lunare e fare ulteriori scoperte
come i satelliti di Giove che lo portarono a dimostrare scientificamente la teoria
copernicana secondo cui la Luna ruota attorno alla Terra, ed entrambe ruotano attorno al
Sole.
Queste scoperte vennero esposte nel Sidereus Nuncius (1610).
L’opera gli valse l’offerta di un incarico di prestigio da parte di Cosimo I de’ Medici, dal quale
nel 1610 fu nominato “matematico primario e filosofo” del Granduca di Toscana.

Si trasferì a Firenze, dove si poté dedicare con più impegno allo studio e alla formulazione di
nuove teorie sperimentali, contrastanti con quelle della tradizione aristotelica.

Le osservazioni di Galileo esposte nel Sidereus Nuncius, erano davvero rivoluzionarie


rispetto alla alla teologia cattolica.
L’opera infatti fu oggetto di aspre critiche da parte di esponenti della Chiesa e di duri attacchi
da parte dei domenicani.
Nel 1616 un decreto ecclesiastico, invitava Galilei ad abbandonare quella teoria sbagliata e
a non insegnarla, in caso contrario ci sarebbe stata come pena il carcere.
Quindi lo scienziato per alcuni anni si astenne dal pubblicare, ma solo nell'autunno del 1623
diede alle stampe un’opera polemica ovvero il Saggiatore; ad essa fece seguito nel 1623
un’opera ancora più rivoluzionaria, Il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo:
tolemaico e copernicano, nella quale Galilei si schierava a favore del sistema copernicano
contro quello classico, aristotelico-tolemaico.

Non appena Il Dialogo fu pubblicato, ne fu sospesa la diffusione dall’Inquisizione e l’autore


venne processato e condannato.
Galilei, nel 1633 dovette presentarsi a Roma al tribunale dell’Inquisizione e il 22 Giugno
dello stesso anno pronunciò l’abiura delle proprie tesi. La pena stabilita era grave, ma fu
cambiata in domicilio coatto nella sua casa ad Arcetri, sui colli fiorentini.
Nella sua abitazione continuò a lavorare circondato dai suoi allievi più fedeli, fino alla totale
perdita della vista.

Galilei morì nel 1642 ad Arcetri e venne sepolto nella Chiesa di Santa Croce a Firenze.
LE OPERE
Per un lungo periodo Galileo mostrò una vera passione per lo studio delle lettere; negli anni
in cui soggiornò a Pisa e Padova, pubblicò studi critici sulle opere di grandi letterati come
Dante, Ariosto e Tasso.

IL SIDEREUS NUNCIUS
Il Sidereus Nuncius, pubblicato a Venezia il 12 marzo 1610, deve il suo titolo all’intento
dell’autore di far conoscere lo strumento che ha appena costruito, il cannocchiale, e le
scoperte astronomiche fatte grazie ad esso.

Le novità galileiane sono:


- la nuova dimensione dell’universo
- il superamento della distinzione tra i corpi terrestri e celesti
- la scoperta che la Galassia non è “nient’altro che una congerie di innumerevoli
stelle”
- l’esistenza dei satelliti di Giove
- la scoperta dell’affinità tra Luna e Terra

Per ottenere la massima diffusione all’interno della comunità scientifica, l’opera venne
redatta in lingua latina (la lingua comune agli intellettuali europei)
Purtroppo la circolazione del testo fu limitata sia dal basso numero di copie vendute che
dalle dure reazioni del mondo ecclesiastico.

LETTERE COPERNICANE
Un gruppo di quattro lettere, scritte fra il 1613 e il 1615, sono solitamente definite
"copernicane" poiché affrontano il problema del rapporto fra scienza e fede, problema
suscitato dal contrasto fra la teoria eliocentrica, sostenuta da Copernico, e la cosmologia
tolemaico-aristotelica, che era più facilmente conciliabile con alcuni passi delle Sacre
Scritture e che era accettata da secoli come vera dalla Chiesa.

I destinatari delle lettere "copernicane" sono il padre benedettino Benedetto Castelli,


monsignor Pietro Dini, che ne ricevette due e Madama Cristina di Lorena.

In queste lettere Galileo sostiene che:


- l’intenzione dello Spirito Santo fu quella di insegnarci “come si vadia il cielo e non
come vadia il cielo”
- Dio ci ha dato i sensi, la parola e l’intelletto con i quali possiamo indagare la realtà
- le Sacre Scritture non sono un trattato di astronomia, ma un messaggio di
salvezza
- le scoperte della scienza e i contenuto delle Sacre Scritture non sono
inconciliabili: entrambe contengono verità esposte in modi diversi, l’una nel
linguaggio che solo gli scienziati sanno intendere e l’altra sotto forma di favole per le
persone non istruita.
Con queste affermazioni Galileo dimostrò di non accettare il consueto primato della
teologia.

IL SAGGIATORE
Nel 1618, in seguito all’avvistamento di alcune comete, nel mondo scientifico prese vita un
dibattito sulla loro natura. Il primo a intervenire du Orazio Grassi con la Disputa
Astronomica, a cui rispose un allievo di Galilei, Mario Guiducci.
A questo punto intervenne Galilei stesso con Il Saggiatore.
Il titolo dell’opera allude alla bilancetta di precisione con cui gli orafi pesano i metalli
preziosi come l’oro per capire se sono puri davvero o se sono stati mischiati con altri metalli.
Con questa affermazione Galilei voleva sottolineare la maggiore precisione ed esattezza
scientifica delle proprie tesi rispetto a quelle dell’avversario (Grassi).
Così facendo, egli fa cadere l’avversario in frequenti contraddizioni, con l’intento di mettere
in crisi il metodo usato.
L’operazione acquista così, un rilievo anche dal punto di vista stilistico, perché, al latino
scolastico di Grassi, viene contrapposto il volgare toscano che conferisce un’indubbia
vivacità alla prosa galileiana.

In realtà, la tesi sostenuta da Galilei che le comete sono solo il prodotto della rifrazione della
luce dovuta ai raggi solari, è priva di fondamento, mentre quella di Grassi, che le riteneva
corpi celesti dotati di moto circolare, è assai più vicina alla verità.

DIALOGO SOPRA I MASSIMI SISTEMI DEL MONDO


Nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo (1632) Galilei espone le proprie opinioni
sui due sistemi, tolemaico e copernicano, senza parteggiare apertamente per il secondo, ma
facendo capire chiaramente la sua ferma adesione ad esso.
Nel "Proemio", egli assume un atteggiamento di grande cautela.

In realtà, Galilei intendeva mettersi al riparo da possibili censure o condanne, consapevole


che, nel corso dell'opera, non veniva soltanto contrastata la tesi geocentrica di
Aristotele, ma lo stesso metodo di conoscenza degli aristotelici, il cui errore più grave
consisteva nell'impostare il discorso su premesse generali indimostrabili e nel cercare poi la
conferma alle loro conclusioni nell'autorità della tradizione. Nonostante l'accortezza usata,
però, il significato dell'opera era troppo esplicito e la Chiesa, nel 1633, inserì il Dialogo
nell'Indice dei libri proibiti.

Il trattato, è articolato in quattro giornate di discussioni, ambientate nel palazzo Sagredo a


Venezia, fra tre interlocutori: Filippo Salviati , Giovan Francesco Sagredo, e Simplicio,
personaggio fittizio dal nome molto significativo.

- Salviati, portavoce dell'autore, sostenitore della teoria copernicana, è convinto


dell'utilità di un sereno confronto di idee e si dichiara pronto a riconoscere eventuali
suoi errori.
- Simplicio rappresenta la tradizione e difende le teorie aristoteliche e tolemaiche con
tanto ostinato attaccamento ad Aristotele da risultare patetico.

- Sagredo, il padrone di casa, è un seguace della "nuova scienza". Ha il ruolo di


moderatore, ma presto fa da spalla a Salviati di cui condivide argomentazioni e
prove. Si prende facilmente gioco di Simplicio, arricchisce il dialogo di numerose
digressioni e introduce alcune proposte metodologiche, come quella di riformulare,
all'inizio di una nuova riunione, gli argomenti trattati il giorno precedente o quella di
discutere a parte eventuali questioni insorte, al fine di non rendere troppo complicata
e frammentata la discussione.

I DISCORSI E DIMOSTRAZIONI MATEMATICHE


Poiché l'Inquisizione aveva proibito la stampa degli scritti di Galilei, nel 1638 a Leida, in
Olanda, furono editi i Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze
attinenti alla meccanica e ai movimenti locali.
L'opera è la più importante dal punto di vista scientifico.

IL PENSIERO E LA POETICA
Galilei fu il fondatore del metodo scientifico, definito da lui stesso ipotetico-sperimentale, il
cui scopo non era quello di penetrare astratti principi che spiegassero il perché dell'esistenza
del mondo, bensì quello di conoscerne il modo di essere e le leggi che ne regolano il
funzionamento. La natura, secondo Galilei, è soggetta a leggi precise che si possono
ridurre a termini matematici; pertanto l'intelletto umano, sorretto da un metodo rigoroso,
può giungere alla conoscenza di quelle leggi e conquistare verità incontrastabili.
La scienza è in grado, quindi, di decifrare “il libro della natura”, organizzato secondo un
ordine geometrico e scritto in un linguaggio matematico, di capire e rappresentare, cioè, la
struttura fisica del mondo.

Le conoscenze umane non vanno desunte dalla tradizione, ma devono nascere dalla diretta
osservazione del fenomeno oggetto di studio.

Base di tale metodo è l'osservazione sperimentale, dalla quale deriva la definizione


dell'ipotesi.
Tuttavia per giungere alla formulazione di una legge scientifica, l'esperimento e l'ipotesi non
sono sufficienti; bisogna tradurre l'esperimento in una deduzione matematica, cioè in una
formulazione in termini matematici del fenomeno che va verificata.

LA NUOVA PROSA SCIENTIFICO-LETTERARIA

Le opere di Galilei si caratterizzano per la chiarezza del ragionamento e per una prosa
scientifica lucida e rigorosa.
L'originalità della scrittura galileiana consiste nell'essere, oltre che in latino, anche in
volgare. Galilei scrisse in latino il Sidereus Nuncius, l'opera con la quale annunciava alla
comunità internazionale dei dotti le sue scoperte astronomiche.
Il pregio essenziale di Galilei è la meticolosa precisione delle descrizioni di fenomeni.
Del resto, attraverso i sensi, usati come strumento della mente razionale che studia e indaga
il grande «libro della natura», si veniva affermando la concezione empirica del sapere,
come l'uso del volgare.

La scienza usciva così dal chiuso delle biblioteche dei dotti per diventare patrimonio di un
pubblico sempre più vasto.
Il volgare "scientifico" di Galilei si basa sulle seguenti caratteristiche:
- l'uso di parole del linguaggio comune ma sottoposte a una rigorosa precisione
semantica
- la presenza di frasi idiomatiche e di espressioni colloquiali vivaci e briose
- il ricorso alla metafora che facilita la comprensione dell'esposizione scientifica;
- l'impiego di una sintassi semplice e rigorosa

Il sorgere, con Galilei, della prosa scientifico-letteraria non fu un fenomeno soltanto


italiano.
Tant’è che Cartesio, che contribuì non poco ad arricchire la lingua francese di chiarezza
stilistica e di precisione lessicale.

Per l'esigenza di farsi capire e di divulgare il più possibile le sue idee e le sue scoperte,
Galilei preferì alla forma tradizionale del trattato scientifico la scrittura dialogica.

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