Professional Documents
Culture Documents
Grazie a questo strumento potè osservare la superficie lunare e fare ulteriori scoperte
come i satelliti di Giove che lo portarono a dimostrare scientificamente la teoria
copernicana secondo cui la Luna ruota attorno alla Terra, ed entrambe ruotano attorno al
Sole.
Queste scoperte vennero esposte nel Sidereus Nuncius (1610).
L’opera gli valse l’offerta di un incarico di prestigio da parte di Cosimo I de’ Medici, dal quale
nel 1610 fu nominato “matematico primario e filosofo” del Granduca di Toscana.
Si trasferì a Firenze, dove si poté dedicare con più impegno allo studio e alla formulazione di
nuove teorie sperimentali, contrastanti con quelle della tradizione aristotelica.
Galilei morì nel 1642 ad Arcetri e venne sepolto nella Chiesa di Santa Croce a Firenze.
LE OPERE
Per un lungo periodo Galileo mostrò una vera passione per lo studio delle lettere; negli anni
in cui soggiornò a Pisa e Padova, pubblicò studi critici sulle opere di grandi letterati come
Dante, Ariosto e Tasso.
IL SIDEREUS NUNCIUS
Il Sidereus Nuncius, pubblicato a Venezia il 12 marzo 1610, deve il suo titolo all’intento
dell’autore di far conoscere lo strumento che ha appena costruito, il cannocchiale, e le
scoperte astronomiche fatte grazie ad esso.
Per ottenere la massima diffusione all’interno della comunità scientifica, l’opera venne
redatta in lingua latina (la lingua comune agli intellettuali europei)
Purtroppo la circolazione del testo fu limitata sia dal basso numero di copie vendute che
dalle dure reazioni del mondo ecclesiastico.
LETTERE COPERNICANE
Un gruppo di quattro lettere, scritte fra il 1613 e il 1615, sono solitamente definite
"copernicane" poiché affrontano il problema del rapporto fra scienza e fede, problema
suscitato dal contrasto fra la teoria eliocentrica, sostenuta da Copernico, e la cosmologia
tolemaico-aristotelica, che era più facilmente conciliabile con alcuni passi delle Sacre
Scritture e che era accettata da secoli come vera dalla Chiesa.
IL SAGGIATORE
Nel 1618, in seguito all’avvistamento di alcune comete, nel mondo scientifico prese vita un
dibattito sulla loro natura. Il primo a intervenire du Orazio Grassi con la Disputa
Astronomica, a cui rispose un allievo di Galilei, Mario Guiducci.
A questo punto intervenne Galilei stesso con Il Saggiatore.
Il titolo dell’opera allude alla bilancetta di precisione con cui gli orafi pesano i metalli
preziosi come l’oro per capire se sono puri davvero o se sono stati mischiati con altri metalli.
Con questa affermazione Galilei voleva sottolineare la maggiore precisione ed esattezza
scientifica delle proprie tesi rispetto a quelle dell’avversario (Grassi).
Così facendo, egli fa cadere l’avversario in frequenti contraddizioni, con l’intento di mettere
in crisi il metodo usato.
L’operazione acquista così, un rilievo anche dal punto di vista stilistico, perché, al latino
scolastico di Grassi, viene contrapposto il volgare toscano che conferisce un’indubbia
vivacità alla prosa galileiana.
In realtà, la tesi sostenuta da Galilei che le comete sono solo il prodotto della rifrazione della
luce dovuta ai raggi solari, è priva di fondamento, mentre quella di Grassi, che le riteneva
corpi celesti dotati di moto circolare, è assai più vicina alla verità.
IL PENSIERO E LA POETICA
Galilei fu il fondatore del metodo scientifico, definito da lui stesso ipotetico-sperimentale, il
cui scopo non era quello di penetrare astratti principi che spiegassero il perché dell'esistenza
del mondo, bensì quello di conoscerne il modo di essere e le leggi che ne regolano il
funzionamento. La natura, secondo Galilei, è soggetta a leggi precise che si possono
ridurre a termini matematici; pertanto l'intelletto umano, sorretto da un metodo rigoroso,
può giungere alla conoscenza di quelle leggi e conquistare verità incontrastabili.
La scienza è in grado, quindi, di decifrare “il libro della natura”, organizzato secondo un
ordine geometrico e scritto in un linguaggio matematico, di capire e rappresentare, cioè, la
struttura fisica del mondo.
Le conoscenze umane non vanno desunte dalla tradizione, ma devono nascere dalla diretta
osservazione del fenomeno oggetto di studio.
Le opere di Galilei si caratterizzano per la chiarezza del ragionamento e per una prosa
scientifica lucida e rigorosa.
L'originalità della scrittura galileiana consiste nell'essere, oltre che in latino, anche in
volgare. Galilei scrisse in latino il Sidereus Nuncius, l'opera con la quale annunciava alla
comunità internazionale dei dotti le sue scoperte astronomiche.
Il pregio essenziale di Galilei è la meticolosa precisione delle descrizioni di fenomeni.
Del resto, attraverso i sensi, usati come strumento della mente razionale che studia e indaga
il grande «libro della natura», si veniva affermando la concezione empirica del sapere,
come l'uso del volgare.
La scienza usciva così dal chiuso delle biblioteche dei dotti per diventare patrimonio di un
pubblico sempre più vasto.
Il volgare "scientifico" di Galilei si basa sulle seguenti caratteristiche:
- l'uso di parole del linguaggio comune ma sottoposte a una rigorosa precisione
semantica
- la presenza di frasi idiomatiche e di espressioni colloquiali vivaci e briose
- il ricorso alla metafora che facilita la comprensione dell'esposizione scientifica;
- l'impiego di una sintassi semplice e rigorosa
Per l'esigenza di farsi capire e di divulgare il più possibile le sue idee e le sue scoperte,
Galilei preferì alla forma tradizionale del trattato scientifico la scrittura dialogica.