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-inguis1iéa

estinato ai~ocenti dei più vari ordini scolastici


UNICAZIONE·
delle più v~,.ie discipline, comprese quelle tecniche e scientifiche,
volume ill~~tra alcuni dei temi che fondano la trasversalità vlnlo
2ll'educaziQ(le linguistica, da coricepirsi come un asse educativo cui,
scuola, tuì] gli insegnanti possono e devono dare consapevolmente
proprio co~1ributo. L'accentò è posto prima
ullinguag~o in generate, poi sui particolari linguaggi disciplinar,
hlla gestion~ della comunicazione in classe, sulla comprensibilità
UAGGI
=i testi, a Pqrtire dai"
. manuali adottati, sulla scrittura
",

le accomp~gna e rafforza lo studio. . I zione linguistica trasversale


ono tenuti ~resenti i bisogni conoscitivi di chi già insegna
(ji chi si pr~para a insegnare senza avere mai incontrato
::l proprio Percorso formativo temi così rilevanti.
J incipi teorici presentati si intrecciano' a suggerì lenti'
er una di.dattica ch'e non ignori più, come spesso a .cade,
centralWà d i questioni legate alla lingua e ai linguaggi
tutti i process'i i insegnamento e apprendimento.

"istina Lavillio, pro-fessore ordinario all'Università di Cagliari,


:segna Didattica della lingua ita iana nella Facoltà di Lettere
I Educazions linguistica nella 5515. Segretario nazionale del GI5CEL
.12001 al 2004, ha pubblicato tra l'altro Teoria e didattica
~i testi (1990) e ha curato per la Società di Linguistica Italiana
rJolurne La linguistica italiana alle soglie del20DO (2002).
5
I linguaggi delle scienze
e delle discipline specialistiche

5-I
Premessa

Una riflessione su quanto accomuna gli insegnanti di italiano o di lettere


e gli insegnanti di materie scientifiche sul terreno del linguaggio è estre-
mamente importante. Non siamo abituati a farla e, tradizionalmente,
abbiamo vissuto all'interno della scissione tra "le due culture", la cultura
umanistica e quella scientifica, che spesso sembrano non comunicare tra
loro \ per cui, chi possiede l'una pensa di non poter capire l'altra e, in
particolare, di non poter dir niente a proposito di contenuti sentiti come
proprietà esclusiva di ciascuna.
Nel 1986 si è svolto a Vico Equense un importante convegno nazio-
nale del GISCEL sull'educazione "linguistica e i linguaggi delle scienze. li
volume curato da Guerriero (1988), che ne raccoglie gli atti, è stato il
volume della collana "Quaderni del GISCEL", prograrnmaticamente
rivolta agli insegnanti, di minore successo immediato di vendite: evi-
dentemente, da una parte gli insegnanti di lettere e di altre discipline
umanistiche, visto il riferimento ai linguaggi delle scienze, possono aver
pensato di non. essere interessati; dall' altra gli insegnanti di materie
scientifiche possono avere avuto reazioni analoghe rispetto al riferi-
mento all'educazione linguistica. Anche questo è un segnale indicativo
della apparente difficoltà di un intreccio in cui, pure, dobbiamo crede-
re, vincendo le reciproche ritrosie, frutto dell' assenza di una adeguata
formazione comune §ull'educazione linguistica e sui problemi trasver-
sali di linguaggio. .
Bisogna dunque ridimensionare il progetto e rassegnarsi a una inter-

1. Alle "due culture" era intitolato un libretto di Charles P. Snow che ebbe ampia cir-
colazione negli anni Sessanta e che fu spesso discusso in "controcorsi" organizzati nelle
aule universitarie dal movimento studentesco durante il Sessantotto. Su questi problemi
cfr. ora Bernardini, De Mauro (2003).

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COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 5. I LINGUAGGI DELLE SCIENZE E DELLE DlSCIPLINE SPE 'JALISTLCIII':

pretazione riduttiva dell'educazione linguistica, affidandone la gestione tifici e specialistici è costituito dalla terminologia ma, nei testi scritti che
ai soli insegnanti di materie umanistiche e di italiano in particolare? 2 trattano di argomenti scientifici (la scrittura è del resto il canale più
Sono velleitari i programmi scolastici del 1979 e del 1985, i programmi adatto - o addirittura inerente - alla comunicazione scientifica) c'è
Brocca o le indicazioni curricolari per il riordino dei cicli 3, tutti caratteriz- anche la presenza, accanto ai segni verbali, di segni di altro tipo, appar-
zati dall'accezione ampia e larga dell'educazione linguistica su cui stiamo tenenti a linguaggi formalizzati e/o iconici (per' esempio formule e rap-
insistendo? No, a patto che si cerchi di rimediare, come si sta facendo presentazioni grafiche) che - soprattutto quando non si è stati educati a
attualmente, intervenendo nel momento cruciale della formazione di , coglierne la funzionalità - possono contribuire a rendere ancora più
tutti i docenti. Quando si lavora in quest'ottica, si ottengono infatti dei problernatica la comprensibilità dei testi di argomento scientifico, spe-
risultati molto positivi. cie per chi comincia ad addentrarsi da principiante sul territorio dell'u-
Ormai da alcuni anni, prima nei corsi di perfezionamento per inse- na o dell'altra scienza. '
gnanti, poi nella SSIS, come già ricordato nell'introduzione a questo volu- Unil riflessione sul carattere composito e peculiare dei linguaggi
me, faccio questi discorsi con un insegnamento collocato tra quelli' di scientifici può far comprendere meglio alcuni dei fondamenti stessi delle
"area comune" e dunque rivolto a tutti. Ho avuto modo spesso di con- discipline e dei metodi scientifici e, nello stesso tempo, far capire l'inso-
statare l'interesse e la soddisfazione dei futuri insegnanti delle materie stituibile funzione di mediazione-traduzione dei loro significati svolta
più varie, soprattutto di matematica e di fisica, ma anche di economia e dalla lingua.
diritto da una parte, di arte e disegno dall'altra, a cui si rivela, improvvi- Prima di procedere a considerazioni di ordine più generale, si può
samente, l'importanza di uria comunicazione didattica attenta a se stessa partire, a titolo esemplificativo, da brevi osservazioni sul linguaggio della
e quindi attenta alla dimensione linguistica e alla specificità linguistica di chimica, che si presta bene a dar conto della particolare .natura composi-
ogni disciplina; mentre agli insegnanti di italiano si aprono prospettive ta dei linguaggi e dei testi scientifici, quasi mai completamente verbali. E
inedite di progressivo avvicinamento alla comprensione di fenomeni infatti un linguaggio in cui entrano in gioco contemporaneamente, in
quali, ad esempio, quelli che caratterizzano i linguaggi delle scienze. E uno stesso testo (compreso il libro di testo scolastico, dove parte del
sono prospettive inedite o trascurate in una maniera che si rivela para- "sapere" chimico si deposita con lo scopo di essere reso accessibile agli
dossale non appena si consideri che proprio gli insegnanti di italiano studenti):
dovrebbero essere attenti anche alle varietà, pur sempre di italiano, usate a) porzioni di linguaggio formalizzato non verbale, grafico-visivo (l'inse-
per parlare di argomenti scientifici. gnante che vuole rappresentare la struttura di un composto non a caso
scrive la formula alla lavagna);
5.2 b) parti specializzate della lingua verbale (in particolare la nomenclatu-
Carattere composito dei linguaggi scientifici: l'esempio della chimica , ra, o meglio la terminologia, il lessico della chimica);
c) le parole della lingua comune o che sembrano tali, non considerando-
I linguaggi scientifici e tecnici sono lingue speciali e, in particolare, lin- ne l'accezione specialistica. In ogni testo ammontano in genere a non
guaggi specialistici, alla luce di quanto già precisato in 4.3. meno del 93 per cento del totale delle parole che lo compongono. Queste
L'aspetto più appariscente della configurazione dei linguaggi scien- fanno da tessuto connettivo a formule e termini, che risultano calati entro
testi i quali, soprattutto se si tratta di manuali scolastici, dovrebbero esse-
re scritti in modo da' evitare accuratamente di aggiungere difficoltà lin-
guistiche ulteriori e non necessarie (ma non sempre ciò accade) 4.

2. A questa soluzione rinunciataria sembrà approdato, per esempio, il volume curato


da Maria Luisa Altieri Biagi (1994), nonostante proprio la Altieri Biagi sia una studiosa che
ha dato molti contributi importanti nella direzione di un'educazione linguistica più estesa
come quella che in questo volume si ripropone (cfr. Altieri Biagi, 1978).
3. Si tratta delle Indicazioni per la scuola' di base rese pubbliche nel mese di febbraio 4- Perciò è importante che, quando li scelgono per le adozioni, gli insegnanti di ogni
del 2001 dalla Commissione nominata da Tullio De Mauro durante il suo breve mandato disciplina siano particolarmente attenti alla comprensibilità e chiarezza espositiva, oltre
di ministro della Pubblica Istruzione. che alla correttezza scientifica e alla efficacia didattica, dei libri di testo.

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I,tlMIINICiI:t.IONH lll.JNGUilGGI DISCIPLINARI
5 - I LINGUAGGI DELLE SCIENZE E DELLE DISCIPLINE SPECIALlSTJCHE

J Il un IIV l'interamente dedicato al linguaggio della chimica,


un linguaggio formalizzato appartenente a un codi~e ~ere~te, non ~e~-
tlg )/-l'n 't (l987, p. 172) vi individua «quattro specie di linguaggio» cioè,
bale, per quanto in parte" dicibile" con p~role ~ pOI splegabile-tra?~clb~-
p '1' 1)1 lio dire, quattro strati compositi e intrecciati:
le in parole 5. Si tratta di un codice .?rovv~stodi ~lllabuona do~e dllcon~-
cità 6. Ma un'iconicità ancora maggiore SIha nel modelli spazial: (a palli-
l. Lo storico residuale che conserva ancora dei vocaboli non razionali, dalle
pittoresche etimologie,come/vrmico (a causadelleformiche), lattosio (dal latte), ne e/o bastoncini o a sfere compatte e spazio pieno) che tendono a dar
oleico (dall'olio)ecc. conto della struttura tridimensionale delle molecole: ~er m~lecole mol~o
2. La nomenclaturaorganizzata,celebratada Lavoisier,il neologo. complesse si costruisce una vera e propria mappa tridimensionale, grazie
3· La linguascritta.
alla tecnica della diffrazione dei raggi X e al calcolatore. ..
4· Infine, cosa che supera le precedenti espressioni,il graficoo la formula svi-
Tralasciando ora questi linguaggi di altro tipo e tornand~ al soli
luppata, con la riservache con questa formulanon si può costituirel'indispensa-
bile schedario, garante dell'avvenire(da qui la possibile rivincita di un "voco- aspetti verbali del linguaggio della chimica, si può ricordare c~e risalgono
strutturale" miglioratoe alleggerito). ad Auguste Lavoisier le istanze per una "nomen~l~tura" razionale ..Del
1787 è il suo lavoro dal titolo Memoria sulla necesszta ~z.rzf?rmare ~ ~z per-
Occorre precisare che può essere considerata «voco-strutturale» una ter- fezionare la nomenclatura, dove leggiamo che <d'arte di r~glOnare SInduce
minologia trasparente fino in fondo, fatta di voci lessicali nella cui strut- a una lingua ben fatta» e che «una lingua ben fatta, ~a lingua nella ~uale
tura formale entrino in modo ordinato, coerente e ben riconoscibile i si sarà afferrato l'ordine successivo e naturale delle Idee, comportera.u.na
rinvii alle sostanze e alle relazioni che le legano le une alle altre nei com- rivoluzione necessaria e pronta nella maniera d'insegnare». La~Olsier
posti (per esempio, doruro di sodio, acido. acetilsalicilico, amminobenzene sostiene inoltre che «è impossibile isolare la nomenclatura dalla SCIenzae
solforico), La struttura (composta) dei lessemi tende a corrispondere alla la scienza dalla nomenclatura» (citato da Dagognet, 1987, pp. 21-~). ~a
struttura dei composti designati. terminologia da lui proposta sta alla base del linp13ggio .d.ell~chImIc~
Sulla scorta del lavoro di Dagognet (1987), può essere utile inoltre moderna, per quanto si siano poi rilevate qua e la nnprecrsioru o erro:-I
dare un breve sguardo alla storia del formarsi della lingua speciale della nelle sue definizioni. Tale terminologia tende tra l'altro a creare una sene
chimica. Tra l'altro, aprendo una parentesi, si può annotare che la di opposizioni sistematiche nel valore di certi suffissi:
dimensione storica del costituirsi di una disciplina e del suo linguaggio
potrebbe essere utilmente introdotta anche a scuola, entro una educazio- secondo l'importanza della sua partecipazione,l'ossigeno dà l~ogo a sfumature.
A piccole dosi, avremo solamenteun ossido. Una dose maggI.or~,eavremo un
ne scientifica che volesse far capire la vera natura di ricerca continua e di
acido debole (-oso): nitroso, carbonoso, fosforoso ecc. Ancora.dl pru e ienzai sali
soluzione, ma sempre provvisoria, di problemi' che caratterizza il proce- alloraun acido forte i-ico). nitrico, carbonico, murtatzco ec~.DI c.ons~~uenz.a 1s l
dere e lo sviluppo delle scienze. (terziari)degli acidi (binariin -oso) saranno in -ito e 51uelll.
degli aCIdIforti (-ICO)
Dagognet ricorda come già gli alchimisti rappresentassero grafica- in -ato (Lavoisier,citato da Dagognet, 1987, p. 32, corsrvomio).
mente le sostanze con simboli differenti. L'inglese John Dalton (1766-
1844) indicò i metalli con l'iniziale del nome latino corrispondente: Fe Però,
per ferro, Au per oro (lat. aurum) ecc. Lo svedese Berzellus (1779-1848)
propose di adottare come simboli per tutti gli elementi (e non solo per i Lavoisiernon ha potuto risolvereil difficil~, problem~ del V?CO-struttur~le, né
metalli) le iniziali maiuscole dei loro nomi latini, seguiti da una minusco- sfuggire alla minaccia della "babelizzazione . Rivoluzionareil vocabolano non
la nei numerosi casi di coincidenza della lettera iniziale: Na = sodio (lat. significasolo abolire le 'parole antiche, quanto aggiungere ad esse.del.supple-
menti arbitrari. Classificare,sì; denominare,certo; ma [...] a uno scienziatonon
Natrium) (vs. Ne = neo, Ni = nichel), Re = elio (vs. Hg = mercurio).
Appaiono parenti stretti delle sigle e degli acronimi le cosiddette for-
mule grezze o brute, che rappresentano i corpi composti e in cui il nume-
ro degli atomi dei singoli componenti è rappresentato da un indice
numerico in basso, a destra del loro simbolo (es.: H 0). 5. Come capita, occorre ribadirlo, a tutti i codici differenti dalle lingue verbali, che
2 proprio per la loro capacità di tradurre i segni appartenenti a qualunque altro codice sono
Nelle formule di struttura o razionali si ha invece una rappresentazio- dette onnipotenti semanticamente (cfr. 2.3). . .. .. d l
ne grafica dei composti con le valenze strutturali che Il legano. È questo 6. Come si è già visto (cfr. 2.2) i segni iconici sono quelli m cw la parte percepibile e
segno, il suo significante, tende a somigliare per qualche aspetto al significato.

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,
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 5. I LINGUAGGI DELLE SCIENZE E DELLE DISCIPLINE SPECIALISTICHE

è possibile rompere con il passato mediante un decreto, né instaurare la novità Inoltre i termini, rispetto alle parole, hanno una intensione molto
di un ordine o la giovinezza di una semantica trasparente (Dagognet, 1987, p. 53). maggiore, cioè permettono di concentrare in un unico item un significa,
to molto preciso, molto ben determinato/delimitato, che rifugge dalla
Una comunità scientifica, cioè, non adotta all'improvviso una terminolo- genericità o dalla massima estensione che invece hanno o possono avere
, gia differente da quella cui è abituata, deve inevitabilmente fare i conti le parole della lingua comune, molto più ambigue e polisemiche, molto
con la tradizione e con i dislivelli interni di maggiore o minore aggiorna- più vaghe e adatte proprio per questo alla lingua della poesia, come
mento dei propri membri, di affezione o adesione a differenti e sfasati osservava Giacomo Leopardi sottolineando la propria predilezione, in
quadri teorici di riferimento (con le loro consuetudini linguistiche e ter- quanto poeta, per le parole, tanto più "poetiche" e adatte a suggerire
minologiche) ecc. quell'apertura di.sensi di cui il linguaggio poetico non può fare a meno.
August Laurent con il suo Metodo di chimica (1834), per certi versi Ma, nello stesso tempo, Leopardi sottolineava la necessità dei termini
continua, e'stendendola alla chimica organica, l'operazione di reinvenzio- nell' ambito dei discorsi scientifici.-
ne/rif;rma del linguaggio della chimica intrapreso da Lavoisier. Per maggiore chiarezza, si può ricordare che, in generale, la distin-
zione tra in tensione e estensione di significato è fondata sulla capacità dei
Occorre trovare dei nomi che _~bbianoi seguenti requisiti: segni di riferirsi a classi di oggetti più o meno numerosi. Più il significato
l. Essere semplici, eufonici e in armonia con i nomi ai quali siamo già abituati;
2. Poter passare da una lingua all'altra, senza ferime il genio;
è preciso, cioè ha una grande intensione, più decresce il numero di
3. Essere facili da ricordare, tanto da poter abbandonare la nomenclatura oggetti cui il segno può applicarsi. Più, invece, è generico il significato di
attuale e adottare la' nuova, senza fare il più piccolo' sforzo di memoria ecc. un segno, maggiore è la sua estensione, cioè la sua possibilità di essere
(Laurent, citato da Dagognet, 1987, p. 78). usato in riferimento a un grande numero di oggetti. Si può affermare che
l'intensione di un termine è inversamente proporzionale alla sua esten-
Né l'excursus di Dagognet (1987) tralascia Mendeleev e la tavola degli sione e viceversa.
elementi. Piuttosto che continuare a seguirlo passo passo, ci si può limi- La parola cosa, di estensione massima, può essere usata in riferimen-
tare ad un rinvio all'intero capitolo finale del suo lavoro, molto istruttivo to a una gamma amplissima di "oggetti"; non altrettanto accade per
per capire quanto il problema della univocità e coerenza interna della parole come quadro, 'coltello, penna ecc., applicabili solo a "oggetti"
nomenclatura chimica sia lontano dall' essere risolto e non possa essere dalle caratteristiche più delimitate, Questo esempio è ricavato dalla lin-
risolvibile mai del tutto: dietro ogni termine differente proposto per gua comune: rispetto a cosa, le parole quadro, coltello ecc. hanno una
designare quello che è apparentemente lo stesso fenomeno si nasconde intensione di grado più elevato; a maggior ragione, l'intensione aumenta
un quadro teorico e concettuale di riferimento più o meno differente. nei termini, che in genere hanno significati ancora più circoscritti e, nello
stesso tempo, densi: vi si condensa in una sola forma quanto, per essere
5·3 "spiegato" o detto in modo diverso, esige una sequenza di molte parole.
Parole e termini Tra l'altro, prendendo in considerazione quest'ultimo aspetto, capiamo
perché ricorrendo ai termini si realizzi una notevole economia linguistica
Come si è detto, l'aspetto più vistoso della differenza tra i linguaggi spe- (una sola parola, per di più molto precisa, al posto di tante). Anche per
cialistici e la lingua comune è certamente costituito dalla loro nomencla- questo motivo gli specialisti non possono fame a meno.
tura, o meglio dalla'terminologia cui fanno ricorso massicciamente. Ogni disciplina p'ossiede dunque un pacchetto molto consistente di
La distinzione tra parole e termini deve essere tenuta presente preli- termini che aspirano alla monosemia, cioè ad avere un significato univo-
minarmente. Si può parlare propriamente di termini per quelle parole che, co: data una forma significante, nel linguaggio scientifico, o meglio in un
in ambiti specialistici, hanno un significato specialistico. I termini sono determinato linguaggio scientifico,.il significato deve essere privo di
segni in cui il rapporto tra il significante (cioè l'espressione usata per signi- ambiguità, deve essere depurato di quei caratteri che sono invece tipici
ficare) e il significato (il concetto legato a quella espressione) è o tende ad delle parole della lingua di tutti i giorni. La costituzione di una termino-
essere biunivoco. A differenza delle parole della lingua di tutti i giorni, logia rigorosamente monosemica e "razionale" è però solo una aspirazio-
pronte a cumulare su di sé parecchi sensi e significati, aperte dunque alla ne mai soddisfatta completamente, da nessun linguaggio scientifico, dato
polisemia, i termini sono tendenzialmente monosemici, non ambigui. che anche all'interno della medesima disciplina, per lo stesso termine,

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COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 5. I LINGUAGGI DELLE SCIENZE E DELLE DISCIPLINE SPECIALISTICHE

possono esiste~e accezioni differenti documentabili storicamente o, Anche i termini fanno parte del lessico di una lingua e dunque, pur
anche, coesistenti in un dato momento storico, a seconda della corrente rappresentandone un settore molto particolare, sono soggetti, soprattut-
di studi, o scuola, da cui vengono usati. to nel tempo, a fenomeni di erosione, di mutamento o di ampliamento di
TI termine atomo, per esempio, come la sua stessa etimologia suggeri- significato, possono diventare polisemici (e possono così perdere di pre-
sce, è stato a lungo considerato come designante "ciò che non si può cisione), soprattutto quando prendono a circolare al di fuori dell'ambito
ulteriormente scomporre"; solo con la scoperta della scomponibilità del- prettamente specialistico in 'cui sono nati o dentro il quale sono stati
l'atomo questo significato è venuto progressivamente a cadere, ma il ter- ridefiniti. Molti termini, infatti, lungi dall'essere coniati ex-novo, non
mine ha continuato a sussistere legandosi a significati differenti e coesi- sono che parole della lingua comune che subiscono una rideterminazio-
stenti a seconda degli studiosi e della loro concezione dell'atomo stesso. ne e precisazione di significato nel momento in cui vengono assunti
Oppure', in linguistica, si pensi alla particolare polisemia del termine mor- entro un dato lessico specialistico.
lenta, che per la linguistica anglosassone coincide con il segno verbale TI viaggio delle parole dalla lingua comune ai linguaggi specialistici e
minimo, mentre per la linguistica funzionale di marca europea indica l'u- viceversa è un fenomeno che caratterizza costantemente l'uso linguistico
nità segnica minima provvista di un significato meramente grammaticale. e, in questo "viaggio" qualcosa si perde e qualcosa permane: le parole
È insommaimportante sottolineare che la monosemia dei linguaggi che diventano termini si portano inevitabilmente dietro l'alone dei,signi-
scientifici è solo un' aspirazione: non è mai totale, né può esserlo, per i ficati che continuano a possedere nella lingua comune (si pensi a quanto
motivi teorici che Maria Luisa Altieri Biagi o Tullio De Mauro hanno possa essere difficile far capire il concetto fisico di forza a chi non sa
avuto spesso modo di illustrare 7. È questa una sottolineatura di cui spes- sganciarsi dal suo significato .corrente 8); di contro, i termini, se escono
so ci si dimentica; ma può essere fuorviante dimenticare che persino dall' ambito specialistico in cui possono essere nati, ammantano di scien-
nella terminologia di uno stesso linguàggio scientifico ci possono sempre tismo la lingua comune 9 ma perdono rigore e precisione di significato (si
essere fenomeni di sinonimia e/odi polisemia, anche se in misura molto pensi a quanto potessero ricoprirsi di sensi repulsivi quei nanocurie usciti
più contenuta che nella lingua comune. improvvisamente dall' ambito della fisica e passati sulla bocca di tutti
Nei linguaggi tecnico-scientifici prevalgono inoltre la denotazione e la all'epoca del disastro di Chernobyl).
re{erenzialità, cioè la preoccupazione di denotare senza aloni di senso sup- Ciò non toglie che, per essere rigorosi e precisi quanto le scienze
plementare il referente considerato, contenendo il più possibile la conno- richiedono, occorra cercare di evitare il più possibile tali fattori di distur-
tazione che si accompagna sempre agli usi linguistici. In altre.parole, i ter- bo, capire l'utilità della opposizione tra parole comuni e termini, essere
mini sono usati in modo il più possibile "oggettivo" e àvalutativo, entro consapevoli dei processi linguistici e storico-disciplinari che portano alla
un linguaggio che, complessivamente; aspira alla neutralità emozionale. costituzione dei termini.
Ma, analogamente a quanto si è detto per la monosemia, occorre sot-
tolineare che tali linguaggi aspirano alla referenzialità e alla neutralità: non
è il caso di dimenticare gli aloni di connotazione ed emotività che certi ter-
mini possono mantenere per gli utenti, soprattutto se sono parole di uso
comune ridefinite come termini o se sono coniati in modo "analogico", 8. Si potrebbero citare numerosi lavori di Aldo Borsese sulla necessità di una didatti-
ca che favorisca, negli studenti, il passaggio dal senso comune (e dai significati correnti)
passibili dunque di suscitare risonanze persino vagamente "poetiche" (si alla piena comprensione dei significati scientifici che le medesime parole possono assume-
veda la suggestione dei vari croco di sole, germanio drogato ecc.); oppure re entro contesti scientifico-disciplinari precisi (cfr. in particolare Borsese, 1988,1993,1999).
ancora, se sono termini eponimici (cfr. 5.4) in cui si depositano in modo 9. In un' epoca come quella attuale, in cui il prestigio sociale delle scienza è aumenta-
evidente tracce della stessa storia del pensiero e delle scoperte scientifiche to notevolmente, il passaggio dei termini alla lingua comune è facilitato: nessuno oggi rea-
gisce deplorando, come fece Edmondo De Amicis nel suo Idioma gentile (del 1906), che
attraverso il nome di uno scienziato o di urto studioso particolare. parole nate in ambito tecnico e scientifico prendano a circolare correntemente. E interes-
sante ricordare che De Amicis stigmatizzava l'uso di obiettivo (anziché scopo), fenomeno
(anziché caso), fare il bilancio (nel senso di "giudicare"), atmosfera in riferimento a una
situazione culturale o morale: tutti questi vocaboli sono invece «ormai di uso comune in
ogni tipo di discorso e hanno perso ogni fascino di specializzazione e di tecnica. Sono ter-
7. Cfr. Altieri Biagi (1974), fino a Altieri Biagi (1990); De Mauro (1984), ma anche De mini o sintagmi, insomma, che i linguaggi specialistici hanno regalato alla lingua comune
Mauro (1980), fino a De Mauro (2002) e a Bernardini, De Mauro (2003). 0, nella maggior parte dei casi, le hanno restituito» (Porro, 1973, p. 184).

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COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 5. I LINGUAGçi DELLE SCIENZE E DELLE DISCIPLINE SPECIALISTICHE

5-4 'permette di reperirne moltissimI - contrassegnati dall' etichetta TS, cioè


Come nascono i termini termini specialistici - per ognuna delle discipline scientifiche prese in
considerazione e a loro volta etichettate (per esempio, chim., fis., matem.
È utile conoscere i meccanismi sfruttati e sfruttabili nei vari campi spe- ecc.). Né avrebbe potuto essere diversamente nel dizionario di uno stu-
cialistici per coniare i termini. I principali di questi meccanismi o proce- dioso che ha lamentato spesso, in passato, i limiti lett{r'ariocentrici della
dimenti sono indicati nella scheda allegata, ricca di esempi per ognuno tradizionale pratica lessicografica italiana dove, anche se presenti, molti
dei fenomeni evidenziati. Si tratta di esempi volutamente disposti alla termini scientifici erano attestati a partire da fonti quasi esclusivamente
rinfusa, pescati da ambiti disciplinari differenti, né tutti esclusivamente letterarie II.
tecnico-scientifici: si tratta infatti di termini che fanno capo a svariate Particolarmente utile, nel GRADIT, è anche il computo distinto, per
discipline scolastiche, comprese alcune discipline come diritto o econo- ogni linguaggio specialistico, del totale delle monorematicbe (le voci
mia. Tutto ciò è funzionale a far scoprire a chi già insegna o si prepara a lessicali costituite da una sola parola) e delle polirematicbe (cioè i les-
diventare insegnante, pur appartenendo a indirizzi e classi concorsuali semi costituiti da quelle che sembrano più parole che però rinviano a
differenti, pur provenendo da itinerari formativi differenti e avendo un unico referente: ferro da stiro, macchina da scriuere, sono polirema-
competenze diverse, quanto ci possa essere di "comune" nelle termino- tiche della lingua comune, ma anche molti termini di svariati linguaggi
logie che sono a ciascuno più note e familiari e quanto possa essere utile specialistici sono costituiti da espressioni polirematiche: teorema di
affrontare in modo simile e complementare il problema didattico del Pitagora, croco di Marte, morbo di Parkinson ecc.).
come fare accedere i propri allievi alla comprensione e all'uso consape- Si è già detto che molte parole della lingua comune spesso vengo-
vole dei termini di cui via via appropriarsi studiando una disciplina.' no ridenifinite come termini all'interno di molti linguaggi scientifici. Il
Bisogna anche aggiungere che però, nella selezione degli esempi linguaggio della fisica, in particolare, preferisce questo procedimento,
raccolti nella scheda, non si è tenuto conto di alcun criterio didattico
r
cioè pesca dalla lingua comune parole correnti e, all'interno della fisi-
quanto alla gradualità o rilevanza dei termini lì cumulati: privilegiando ca, le ridefinisce in modo univoco (per esempio, massa, forza, leva). E
il criterio della semplice pertinenza rispetto ai fenomeni considerati, si può dare il caso che la stessa-parola, presa dalla lingua di tutti i gior-
termini fondamentali e di base sono mescolati a termini molto peregri- ni, sia usata come termine in diversi linguaggi specialistici, in ciascuno
ni, che solo alcuni specialisti conoscono e usano. dei quali assume un significato diverso o parzialmente diverso. Ma ciò
Inoltre, gli esempi riportati sono, oltre che alcuni di quelli più usati può accadere anche nel caso di termini coniati ex-novo, cioè di neolo-
nei numerosi lavori sui linguaggi scientifici (e che spesso 'rimbalzano dal- gismi nati negli ambiti specialistici: formalmente identici, possono
l'uno all'altro) IO, raccolti a man bassa dal GRADIT che, soprattutto grazie avere significati differenti in discipline diverse. È il caso, per esempio,
alla estrema maneggevolezza della sua versione informatizzata in eD-ROM, .di allotropo: in chimica indica un elemento che può assumere forme
diverse e presentare caratteristiche fisiche o chimiche differenti, in lin-
guistica indica una forma dalla stessa etimologia di un'altra, ma che se
ne differenzia dal punto di vista fonologico e talvolta semantico (per
IO, Cfr. almeno Porro (1973), Altieri Biagi (1974, 1990), Cortelazzo (1990), Gotti
esempio, sono coppie di allotropi pieve e plebe; vezzo e vizio). .
(1991), Dardano (1994) fino a ZubIena (2002) che, dopo un'utile sintesi introduttiva sulle I neologismi nati direttamente in ambito specialistico spesso riatti-
peculiarità linguistiche dei linguaggi scientifici, procede a un esame della loro influenza vano una base latina '0 greca; e sono spesso nomi composti che utiliz-
e presenza nella scrittura letteraria di alcuni narratori del Novecento. Può essere, que- zano altrettanto spesso anche suffissi e prefissi o suffissoidi e prefissoi-
sto, un "ponte" da sfruttare per convincere docenti di formazione umanistica eventual-
mente recalcitranti a interessarsi un po' meglio dei linguaggi delle scienze, non foss' altro
che' perché essi sono utili anche per capire e apprezzare meglio la tessitura linguistica
delle opere i cui autori attingono o hanno attinto dai linguaggi scientifici, ricavandone
sia moduli sintattici sia voci lessicali, per piegarli ai propri intenti espressivi e trasfor- Il. Cfr. De Mauro (1977, pp. II4-7), Attualmente, però, abbiamo ormai a disposizio-
marli in una propria personale cifra stilistica. Si può citare, infine, l'importante conve- ne svariati dizionari che finalmente hanno abbandonato l'ottica prevalentemente lettera-
gno su "Lingua italiana e scienze", organizzato dall'Accademia della Crusca di concerto ria che ha guidato a lungo i lessicografi nella costituzione dello stesso inventario dei
con.l'Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL, svoltosi a Firenze dal 6 all'S feb- lemmi (cioè delle voci da spiegare), oltre che dei contesti citati per esemplificarne le
braio 2003 (atti in stampa), accezioni.

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COMUNICAZIONE E LI, GUAGGI DISCIPLINARI 5. I LIN~GGI DELLE SCIENZE E DELLE DISCIPLINI! SPE 'IALI~'I'I :IIH

di (anch' essi perlopiù di derivazione classica) 12, i quali possono cumu- piccolo glossario di base, può offrire un notevole ausilio se non altro alla.
larsi numerosi in uno stesso termine. Ne scaturisce una sequenza memorizzazione e comprensione più immediata delle neoformazioni in cui
fonologicamente (e graficamente) molto lunga, di difficile memorizza- viavia ci si imbatte nello studio di una disciplina.
zione per chi non abbia strumenti etimologici e linguistici per orien- Né si possono trascurare i numerosi'prestiti dalle lingue straniere jo
tarsi 13 e per capire, per esempio, che un determinato affisso può avere Lorestierismi), che entrano 14 nei linguaggi scientifici e che da una parte
un significato costante che modifica in modo simile la base cui viene testimoniano la natura internazionale delle comunità scientifiche, dall' al-
legato. La chimica in particolare si presta ad evidenziare tali meccani- tra fanno capire quali siano i paesi (e le lingue) che, per ragioni storiche e
smi, dato che sappiamo bene quanto sia funzionale a contraddistin- culturali (per esempio di particolare sviluppo della ricerca in un dato set-
guere gli acidi dai sali l'opposizione tra i suffissi -icor-ato pur applicati tore), abbiano di volta in volta contribuito, esportando le loro stesse
a una medesima base lessicale - per esempio, (acido) solforico vs. solfa- parole, allo sviluppo di una determinata disciplina. .
to (sodico) - e a contraddistinguere gli idracidi dai sali l'opposizione Lo stesso discorso vale per i termini che ricalcano, nella loro
tra -idrico e -uro: per esempio, (acido) solfidrico vs. solfuro isodicoi. forma, costruzioni allogene, cioè provenienti da tradizioni linguistiche
Oppure si pensi all'opposizione tra -ico, applicato ai composti di differenti. Si possono oggi, in molte scienze, fare esempi che eviden-
valenza superiore e -oso a quelli' di valenza inferiore - per esempio, ziano la particolare fortuna di costrutti dove, alla maniera inglese, il
(acido) nitrico vs. nitroso, solforico vs. solforoso - o tra -ato e -ito, il determinante precede l'elemento che ne risulta determinato (è un
primo per indicare, in un sale derivante da un ossiacido di un elemen- determinante, per esempio, un aggettivo o un nome con funzione
to metallico con più valenze, la presenza delle valenze più alte, il aggettivale, la cui posizione è in inglese obbligatoriamente anteceden-
secondo la presenza delle valenze più basse (per esempio, fosfato vs. te a quella del nome cui si riferisce): un costrutto come redoxi-poten-
fosfito, solfato vs. solfito). Ma, al di là della relativa costanza di tali ziale sta dunque per "potenziale di redoxi", che corrisponderebbe a
significati, esiste una certa polisernia per i medesimi suffissi: per esem- una costruzione più "italiana". Ma anche molti prefissoidi modificano
pio, -ato, in chimica organica, è usato anche nella denominazione di la base, determinandola, in modo analogo (ossidoriduzione sta per
un sale o di un estere di un acido carbossilico. "riduzione dell' ossido").
Per ulteriori esempi di una suffissazione ricorrente e dal significato Gli esempi distribuiti nella scheda l in rapporto ai singoli fenome-
tendenzialmente stabile, almeno entro-una disciplina data, si può cita- ni considerati, presentano in realtà notevoli dosi di sovrapposizione, o
re, in medicina -osi vs. -ite, dove -osi indica una patologia tendente meglio rispondono a linee di tendenza non sempre isolabili nettamen-
alla cronicizzazione (osteoporosi, tubercolosi), -it~ un processo infiam- te. Per esempio, redoxi-potenziale o ossidoriduzione (o, per uscire dalla
matorio acuto (appendicite, peritonite, epatite). Possono spesso essere chimica, radiotrasmissione) permettono di evitare l'uso della preposi-
apposti alla medesima "base" (nefi'osi vs. nefrite). zione (del/della) che occorrerebbe in un costrutto più nostrano. Sono
Lavorare a scuola sul significato relativamente costante degli affissipiù dunque buoni esempi anche di quella diffidenza per le parole vuote
usati, che sono comunque molto menonumerosi delle basi con cui entra- (tra cui le preposizioni) tipica ancora una volta dei linguaggi scientifi-
no in composizione per costituire molti termini, può permettere dunque ci, che preferiscono condensare in un'unica formulazione densa di
di facilitare la loro memorizzazione e comprensione. Analogamente, spie- significato quanto può invece essere detto in modo più diluito nella
gare l'etimologia (e il significato) dei confissi più ricorrenti, costituendo un lingua di tutti i giorni.
La ricerca di fo'tmulazioni sintetiche spiega inoltre l'alto ricorso a
sigle e acronimi (questi ultimi possono essere distinti dalle sigle vere e
proprie perché risultano dall'unione della parte iniziale e di quella finale
12. Si può ricordare che la differenza tra suffissi e suffissoidi e quella parallela tra pre-
fissi e prefissoidi sta nel fatto che i secondi (suffissoidi e prefissoidi) sono originariamente
(o ancora) delle parole autonome che però possono comportarsi, in composizione con
altre, come suffissi e prefissi veri e propri. Presi nel loro insieme, prefissi e suffissi costitui- 14. E possono subire o meno, in questo passaggio, adattamenti fonologici o morfolo-
S il la classe degli affissi, prefissoidi e suffissoidi quella dei con/issi. gici. L'adattamento fonologico, quasi inevitabile, si ha quando la parola straniera assume
13. E ciò accade sempre più di frequente, data la diminuzione complessiva della una pronuncia dìfferente da quella originaria, quello morfologico quando assume una
onos nza d Il lingue classiche nella società attuale. desinenza propria della lingua d'arrivo.

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\
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 5. I LINGUAGGI DELLE SCIENZE E DELLE DISCIPLINE SPECIALISTICHE

. >

di parole diverse). Si usano soprattutto a partire da diciture in altre lin- nella didattica di discipline scientifiche 17, se è importante fornire agli
. gue e talvolta, a mano a mano che prendono a circolare autonomamente allievi consapevolezze relative alla storia del pensiero scientifico e delle
e ampiamente anche al di fuori di settori specialistici, si perde persino la scoperte/sistemazioni (entro modelli sempre provvisori e passibili di
coscienza della loro natura originaria (per esempio, quanti parlanti sanno revisione) realizzatesi nel tempo in una data disciplina.
che radar è nato come sigla di Radio Detection and Ranging o che laser Notevole è anche la frequenza di termini che coincidono con nomi-
viene da Lightwave Amplification by Stimulated Emission of Radiation?). nalizzazioni: sono nomi astratti indicanti, per lo più, processi o risultati
Ma ci sono anche, a costituire le terminologie, numerose denomina- di processi. Su di essi si spos-ta il significato comunemente veicolato dai
zioni analog~.he, che denominano un oggetto o un fenomeno mediante verbi; sono cioè nomi deverbali, costruiti a partire da verbi (dissociazione
parole di uso comune (si tratta in genere di termini polirematiq), eviden- da dissociare, reazione da reagire). Così, nell'ambito dei linguaggi scienti-
ziandone la somiglianza con oggetti noti e comuni o usando aggettivi fici la semantica del verbo, cioè di quell' elemento che è centrale in ogni
qualificativi legati alle loro proprietà o effetti. Per esempio, il gas povero frase, tende a scaricarsi (e spesso si scarica) sui nomi. Di contro, i verbi
è un combustibile a basso potere calorifico; molte cellule sono denomi- usati sono spesso poveri di significato (si tratta di verbi come essere, con-
nate a partire dalla forma con cui si presentano, che rassomiglia a un sistere, presentare, comportare, dipendere, ottenere ...), tra i quali predomi-
bastoncello, o a una palizzata ecc. Sono termini provvisti di un' alta carica nano i verbi di stato (x consiste, è, è fatto di è un tipo di formulazione
evocativa, di aloni di connotazione e di metaforicità da cui, come si è ricorrente nei manuali di scienze).
detto, i linguaggi scientifici non riescono a liberarsi mai completamente. Talvolta tali nominalizzazioni sono a suffisso zero e comportano
Come molti epistemologi sottolineano, ci sono del resto vere e proprie una forma più breve rispetto a quella del verbo da cui derivano (per
possibilità di "scoperta" scientifica legate a procedimenti metaforici (cfr. esempio, ammortizzo da ammortizzare, scorporo da scorporare). Spesso
Lauretano, 1988): per esempio, gli accostamenti inconsueti di nozioni e testimoniano la notevole diffidenza verso il verbo di cui si è appena
procedimenti possono rivelare analogie o affinità tra fenomeni che, detto; ma analoga diffidenza, nei linguaggi tecnici e scientifici, colpi-
prima di tali accostamenti, non si pensava affatto potessero avere una sce anche le preposizioni, che risultano omesse in termini nati dalla
qualche possibilità di correlazione. giustapposizione di nomi collegati, al massimo, da un trattino, come in
Molti termini, inoltre, sono eponimici, mantengono, con modifi- scambio alogeno-metallo, interruttori fine-corsa, resistenza d'attrito
cazioni o meno, traccia di un nome proprio (per lo più del nome scafo-acqua, estratto-conto. È evidente, per esempio, che scambio aloge-
dello scienziato che ha scoperto un elemento o messo a fuoco un no-metallo permette di "risparmiare" la preposizione tra e la congiun-
fenomeno) 15: il nome di chi, per esempio, ha formulato una regola, zione e che sarebbero presenti nella forma espansa "scambio tra alo-
una legge o ha studiato una malattia può restare tale e quale in polire- geno e metallo"; che estratto-conto permette di risparmiare dal o del
matiche costituite da N + di Nproprio 16 (per esempio, numero di rispetto a un possibile "estratto dal/del conto" ecc.
Avogrado, teorema di Pitagora, morbo di Parkinson); ma gli eponimi pos- La terminologia, l'aspetto più appariscente dei linguaggi scienti-
sono essere costruiti, aggiungendovi un suffisso, a partire dal nome pro- fici, apparentemente crea le difficoltà maggiori per chi incomincia ad
prio di chi ha scoperto un fenomeno o ha classificato/denominato un addentrarsi in un dato territorio disciplinare. Ma in realtà, con qual-
oggetto (in mineralogia, russellite, aragonite); oppure, ancora, possono che accorgimento, si può insegnare a memorizzarla e a controllarla
lasciare inalterato o quasi il nome, per esempio; di chi ha trovato un'u- abbastanza agevolmente, dosandola, raggruppandola in insiemi omo-
nità di misura di fenomeni differenti (volt, ampère). Si prestano ad essere genei e relativi sottòinsiemi, lavorando su affissi e confissi per evi-
considerati in modo privilegiato per introdurre la dimensione storica denziarne i significati costanti ecc. Ed è importante, nello stesso
tempo, far capire come la stessa terminologia scientifica non possa
liberarsi del tutto dei sinonimi (per esempio, l'unnipelzio, chiamato
15· Anche se non si tratta di derivati da nomi di persona, possono essere accostati ai anche hahnnio; i diversi nomi dell'unnilquadio, detto anche, con due
termini eponimici quelli formati a partire da nomi di luoghi, come nel caso di germanio
(da Germania).
16. Con un'abbreviazione consueta in linguistica, N sta, ovv'i~ente, per "nome" (in
quanto categoria grammaticale o parte del discorso, diversa da V, Agg, Prep ecc. che stan-
no, in modo altrettanto trasparente, per verbo, aggettivo, preposizione ecc.), 17. Come giustamente, da tempo, ha sottolineato Altieri Biagi (1974).

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COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 5. I LINGUAGGI DELLE SCIENZE E DELLE DlSCIPLINE SPECIALISTICHE

eponimici, kurciatovio O rutberfordio 18; il diverso valore di -ato ecc.). 3. Prestiti (con adattamento o meno) dalle lingue straniere:
. Anche se è indubbiamente più complesso fare in modo che all'uso cracker, cracking, gel, bit, byte, feed-back, capita l gain, /iscal drag, desarrollo ecc.
Spesso sono:
dei termini corrisponda una corretta padronanza concettuale dei loro
acronimi: gliptal, da glitcerina) + pbtalic "ftalico"; bit, da biinar») + (digi):
significati, è possibile fornire agli alunni alcune piste anche linguistiche
sigle: laser (da Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation), radar
per incominciare ad orientarsi, per consentire loro di arrivare a dominare (da Radio Detection and Ranging).
in maniera appropriata la terminologia che si ritenga utile conoscano.
4. . Costrutti allogeni (calchi da lingue straniere):
parole composte in cui, come in inglese, il determinante precede il determinato (es.:
/
SCHEDA I redoxi-potenziale, per "potenziale di redoxi", cioè di ossidoriduzione; radiotrasmis-
Come nascono i termini sione).

l. Parole della lingua comune -+ termini: 5. Denominazioni analogiche:


abbronzatura, aborto, ascella, fulcro, accensione, acido, additivo, addizione, agente, craco di Marte, craco di sole, gas esilarante, gas povero, uranio impoverito, elettrodo
anello, bagnante, base, carica, chimera, composto, deposito, fiore, galletta, forza, resi- a baffo di gatto, tensione a denti di sega, valvole (a farfalla, a spillo ...), germanio dro-
stenza, attrito, pendolo, azione, reazione, insieme, funzione, piano, peso, massa, ener- gato, cellule (a palizzata, a rotaia) ecc.
gia, lavoro, punto, stato, asse, cerchio ecc.
6. Eponimi:
2. Neologismi di formazione culta o dotta (spesso composti): da nomi propri: volt, obm, ampère.farad, gauss, watt, pascal, tor ecc.
acarofilia, allotropo, meiosi, molecola, ionico, isomero, biodegradabile, unnilquadio, da nomi propri + suffisso: hahnnio (der. di O. Hahn), kurciatovio (da I. V.
centimetro, grammo, metabolismo, elettrocardiogramma ecc. Kurcatov), rutberjordio, fermio, fermione, einsteinio, russellite, bauxite, aragonite,
Particolarmente frequenti le formazioni con: darvinia ecc.
prefissi: ipo-, iso-, per-, sesqui-, para-, meta-, anti-, sub-, pre-, post- ecc. nome comune + determinante costituito da N proprio: degradazione di
prefissoidi: acetil-, allumino-, organo-, auto-çjoto-, micro-, macro-, elettro- ecc. Hoffmann, legge di Boyle, statistica di Fermi-Dirac, numero di Avogadro, teorema di
suffissi: -ismo, -abile, -ibile, -anza, -ale, -ide, -uro, -osio, -aceo ecc., spesso in Pitagora, albero di Portino, morbo di Parkinson, principio di Archimede ecc.
opposizione tra loro:
ico vs. -oso.ferrico, sol/orico vs.ferroso, sol/oroso, 7. Nominalizzazioni:
ito vs. -ato: fosfito, sol/ito vs. fosfato, solfato, dissociazione (gassosa), innalzamento o congelamento (molecolare), determinazione, dis-
ite vs. -osi: artrite, nefrite vs. artrosi, nefrosi soaazione, ionizzazione, reazione, fissione, ossidazione, definizione, sopravvivenza, spo-
suffissoidi: -opina, -fenone, -gramma, -statico, -geno, -etico, -emico, -metro, -scopio ecc. stamento, direzione, valutazione, inclinazione, direzione, misurazione ecc. Spesso sono a
Possibilità di combinare prefissi o prefissoidi e suffissi o suffissoidi nella formazio- suffisso zero: ammortizzo, accollo, affido, indennizzo, progresso.
ne di un termine: ipoclorito, iposolforico, acetilsalicilico, perossiacetico, periartrite,
interplanetario, pluridisciplinarità.

5.4.1. Scavando nei dizionari

Come si è detto, i dizionari, tra cui ora la maneggevole versione inforrna-


tizzata del GRADIT, consentono di fare utili e semplici ricerche terminolo-
18. Unnilquadio, neologismo dotto a base latina, è formato da unus + nil + quad
"quattro" + -io. E uno dei nomi proposti per l'elemento artificiale con numero atomico giche che, disciplina per disciplina, potrebbero essere proposte anche a
10+ Si può osservare che l'esistenza di sinonimi concorrenti è indice, in questo caso, scuola, coinvolgendo direttamente gli alunni.
della relativa' novità della nozione designata, per esprimere la quale, anche a livello Si potrebbe così vedere, per esempio, intanto quali siano gli ambiti
internazionale, non ci si è ancora attestati su un'unica forma. È importante ricordare
infatti che moltissimi termini, in particolare nell'ambito di discipline come la chimica,
specialistici maggiormente presenti con un novero più o meno consisten-
hanno una ampia e uniforme circolazione internazionale, sono pressoché identici (met- te di termini, per poi esaminare il diverso "dosaggio" nelle varie discipli-
tendo tra parentesi piccole oscillazioni grafiche o piccoli adattamenti rnorfologici) da ne delle polirematiche rispetto alle monorematiche, la diversa percentua-
una lingua all' altra. '

108
COMUNICAZIONE E .LINGUAGGI DISCIPLINARI 5. I LINGUAGGI DELLE SCIENZE E DELLE DISCIPLINE SPECIALISTICHE

le di forestierismi (e le lingue da cui provengono), il peso più o meno


massiccio degli apporti del latino e del greco, la diversa datazione nel TABELLA2
costituirsi del grosso delle terminologie disciplinari, il grado della loro Discipline Totale Polirematiche Monorematiche Confissi Suffissi Prefissi
diffusione internazionale, il prevalere degli uni o degli altri fenomeni già
illustrati nella costituzione dei termini, e così via. Biologia 4.829 8IO 3.884 125 5 5
Botanica 9.097 783 8.122 180 II 1
Ciò darebbe utili consapevolezze, anche storico-culturali, sugli svi-
Chimica 13.283 3.721 9.288 234 26 14
luppi della ricerca in questo o quell' ambito scientifico e disciplinare, -
Diritto 4.663 2.391 2.272 - -
documentati dalle stesse parole-termini in cui hanno finito per sedi- Economia 2.622 1.461 I.I60 1 - -
mentarsi. Fisica 5-283 2.659 2·597 25 I 1
Ricchissime considerazioni su tutto ciò sono avanzate da Tullio De Matematica 2·459 1.229 1.225 2 -
3 '
Mauro (1999) nella prefazione e soprattutto nella postfazione al GRADIT 19, Medicina 19.319 +543 14.253 510 5 7
ma si può fare qualche esempio su come procedere passo passo maneggian- Zoologia 7-326 447 6.637 234 7 1
do direttamente il eD di corredo e costruendo delle tabelle, più semplici e
ridotte di quelle offerte da De Mauro ma, insieme, utilmente esemplificati-
ve di quanto, in modo artigianale, può essere fatto dagli e con gli alunni: gli
Da questi dati 21 si nota che i termini più numerosi appartengono, nel-
studenti sono così indotti a scoprire loro stessi linee di tendenza, a fare ipo-
l'ordine, a Medicina, Chimica, Botanica, Zoologia, Fisica, Biologia,
tesi ecc., in un lavoro di ricerca e montaggio dati che consente di riflettere
Diritto, Matematica.
molto più di quanto non permetta la semplice osservazione di tabelle già
Nettamente in testa, quanto ad abbondanza terminologica, stanno
. predisposte da altri.
dunque le scienze fisiche e naturali, grazie anche alla loro vocazione tas-
I dati raccolti nella TAB. 2 indicano, rispetto al totale dei termini, la
sonomica che comporta la necessità di nominare e distinguere un nume-
numerosità delle polirematiche e delle monorematiche nelle discipline
ro elevatissimo di elementi, specie, fenomeni.
prese in considerazione. Ma risultano scorporati (rispetto ai dati del
I termini polirematici sono più numerosi dei monorematici in disci-
GRADIT, che inizialmente li computa cumulativamente inserendoli tra
pline, non proprio scientifiche, come diritto ed economia, ma sono leg-
le monorematiche) anche i confissi e gli affissi (questi ultimi suddivisi
germente prevalenti anche in fisica e sono numerosi in matematica: le
ulteriormente in prefissi e suffissi). Si tratta ovviamente di dati non
due discipline scientifiche nella cui terminologia, di vecchia data, è mas-
"assoluti", che hanno a monte le scelte, per quanto piuttosto ampie, di
sicciamente presente il "riuso", in una rideterminazione semantica, di
tipo lessicografico effettuate dal GRADIT 20: sappiamo del resto che
parole d'uso comune 22, magari accostate le une alle altre nella costituzio-
nessun dizionario, neanche quello più ricco, è mai in grado di dar
ne di termini specialistici polirematici. L'incidenza delle polirematiche è
conto di tutto il lessico di una lingua e dunque neppure di tutta la ter-
minologia di un suo ambito specifico. Il motivo è di tipo linguistico-
teorico: il lessico è sempre, per definizione, una lista aperta, le cui
unità innumerevoli non sono computabili (né dunque elencabili) esau- 21. I dati sono leggermente difformi da quelli ricavabili dalla tav. IO di De Mauro
stivamente. (1999, pp. U80-I). Sono infatti estrapolati direttamente dal CD (versione del 1999) e non dal
data-base, ovviamente non "accessibile altrettanto facilmente, di cui si è servito De Mauro.
Non vengono considerate inoltre né le parziali sovrapposizioni con discipline contigue (o
le "concrezioni" disciplinari come biochimica, astrofisica ecc.), né tutte le varie accezioni
computate da De Mauro, che farebbero incrementare di molto i numeri indicati per ogni
disciplina. Tuttavia, al di là delle differenze di questi dati numerici, ricavati più artigianal-
19· Si veda anche De Mauro (2003), nel VII volume dello stesso GRADIT dedicato alle mente nel modo suddetto, non mutano le linee di tendenza evidenziabili.
parole nuove dell'italiano e corredato di un CD aggiornato. 22. Per la fisica in particolare, si pensi all'azione "fondante" in questo senso svolta da
20. Si pensi ad esempio che la sola terminologia chimica annovera oggi più di Galileo, all'interno di una preliminare opzione di lingua, avendo egli scelto di usare l'ita-
300.000 termini. Altrettanti sono i termini oggi conosciuti per etichettare le singole specie liano anziché il latino in un' epoca in cui quest'ultimo era ancora lo strumento più usuale
vegetali, mentre le tassonomie zoologiche, in rapido incremento, potrebbero arrivare a nella scrittura scientifica, calandolo per di più, spesso, nella forma del dialogo, di lunga
contare, e dunque a distinguere anche nominalmente, decine di milioni di specie diverse. tradizione filosofico-letteraria (cfr. Altieri Biagi, 1984).

no nI
x MUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI
5. I LINGUAGGI DELLE SCIENZE E DELLE DISCIPLINE SPECIALISTICHE

inv C molto inferiore nelle scienze naturali, la maggior parte dei cui ter- linguaggio giuridico 26 o per scoprire la particolare incidenza dei france-
mini è di datazione più recente e in cui si ricorre maggiormente invece, sismi nel linguaggio economico, ampiamente debitore di uno sviluppo
per la loro formazione, a processi di composizione e suffissazione, con il delle scienze economiche in epoche in cui la cultura egemone in Europa
risultato di ottenere parole formalmente molto lunghe, composte da un era quella francese 27.
numero alto di sillabe. Sono termini dall'intensione massima, che aspira- Insomma, anche a scuola, servendosi di dizionari in versione elettro-
no ad avere anche formalmente il massimo della "trasparenza": è esem- nica come il GRADIT (o anche più semplici, come il DISC o altri ancora), si
plare il caso di gran parte dei termini chimici, a monte della cui costitu- possono creare agevolmente - disciplina per disciplina - percorsi molto
zione sta l'operazione di "pulizia" rispetto al vocabolario della vecchia più mirati, itinerari di ricerca-azione che coinvolgano il più possibile gli
alchimia condotta nel Settecento da Lavoisier: si è già ricordato che nei allievi, costruendo con loro quelle lenti linguistiche che sappiamo indi-
nomi dei composti chimici, per esempio, si tende a rappresentarne ver- spensabili per procedere anche all'interno delle discipline scientifiche,
balmente la composizione, in una corrispondenza "voce-strutturale" nel cui vocabolario, di cui non si può fare a meno e che bisogna gradual-
rispetto alla natura degli elementi in gioco 23. mente imparare a conoscere, sono spesso riposti i loro stessi fondamenti
Perciò, controllando la distribuzione dei confissi, si può notare che epistemologici, la loro storicità, la loro problematicità. Tutto ciò può
essi prevalgono nettamente in chimica e in tutte le scienze naturali, dalla concorrere a creare quello "spirito critico" e quel senso della ricerca e
nomenclatura fondamentalmente classificatoria, mentre sono di numero della scoperta che spesso, nella nostra scuola, mancano proprio nella
via via più ridotto in fisica, matematica ed economia; non sono stati regi- didattica delle scienze, troppo spesso ridotte a un insieme di nozioni e di
strati per diritto 24. Salta agli occhi, poi, che il numero dei confissi è di leggi da apprendere, come se i modelli e paradigmi entro i quali tali leggi
gran lunga superiore a quello degli affissi e che tra gli affissi prevalgono i sono valide o sono state definite fossero immutabili: il che equivale a
suffissi rispetto ai prefissi in quasi tutte le discipline. negare quelli che dovrebbero essere gli stessi fondamenti della scienza e
Niente di sorprendente in tutto ciò, ma è utile portarlo all'attenzione dell'educazione scientifica.
di chi può non essere mai stato abituato a considerare così da vicino
fenomeni di questo tipo e può essere indotto a scoprirne la ragione da
5·5
una parte nei caratteri strutturali dell'italiano, dall' altra nella storia della Fenomeni morfo-sintattici e microtestuali
nascita dei termini nelle varie discipline, in epoche parzialmente diffe-
renti e sotto l'influsso di tradizioni linguistico-culturali diverse 25. Caratterizzano i linguaggi specialistici, però, altri aspetti meno appari-
Un esame attento di questi semplici dati numerici può essere utile scenti della terminologia, ma in cui, specie se ignorati o trascurati, posso-
anche per incominciare a cogliere alcune differenze tra i diversi linguag- no annidarsi le difficoltà maggiori (di comprensione e controllo) per gli
gi scientifici e tra questi e quelli del diritto e dell' economia, al cui alunni, anche nel caso in cui risultino superati i problemi di cornprensio-
riguardo possono essere aperte ulteriori piste di ricerca: per esempio,
per rendersi conto di quanto latino resti (formalmente inalterato) nel

26. Può essere persino superfluo fare esempi, dato che molto di questo latino giuridi-
co icasus belli, statu quo, usu capione, extrema ratioi circola abbondantemente, anche se
sempre più spesso "storpiato", in vari ambiti, compresi quelli giornalistici e radio-televisi-
vi, dove può capitare di sèntire vere e proprie mostruosità come aiter per iter (parlamenta-
re), indice di ignoranza del latino e della tendenza a sentire oggi come inglesi (e a pronun-
23· Per l'ambizione di creare una terminologia rigorosamente coerente e sistematica- ciarle come tali) tutte le parole percepite come non italiane, noncuranti del fatto che pos:
mente trasparente da parte di Lavoisier e, successivamente, di altri chimici, cfr. sempre sano provenire invece da altre lingue. Sul linguaggio giuridico cfr. Mortara Garavelli
Dagognet (I987). (zoor), Serianni (2003, pp. I07-n).
24· Ciò non significa, ovviamente, che non si trovino termini dotati di confissi anche 27. Molti termini economici vengono dal francese senza alcun adattamento icorbeille,
in queste discipline: significa solo che la loro rilevanza è di gran lunga inferiore in tali filière, tableau, surplus), altri sono francesismi adattati (partenariato, mobiliare), altri anc,?-
ambiti e dunque non si è proceduto nel GRADIT a una loro lemmatizzazione autonoma. ra sono latinismi, come deficit, approdati al linguaggio economico italiano sempre per VIa
25· Si vedano, ancora una volta, le utilissime e ricche considerazioni al riguardo sia francese. Anche per il peso del latino e l'incidenza delle varie lingue straniere nella forma-
dell'Introduzione sia, soprattutto, della Postfazione al GRADIT (De Mauro, 1999). zione dei tecnicismi (dei molti e vari ambiti distinti nel GRADIT) può essere qui sufficiente
il rinvio a De Mauro (I999).

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COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 5. I LINGUAGGI DELLE SCIENZE E DELLE DISCIPLINE SPECIALISTICHE

ne dei singoli termini. Ogni insegnante, in fondo, anche quando non uti- tarlo, usare aggettivi qualificativi legati al punto di vista e alla valutazione
lizza considerazioni e "lenti" linguistiche (del tipo di quelle sopra sugge- più o meno idiosincratica di chi parla o scrive; è invece importante che il
rite) che ne facilitino l'acquisizione, si preoccupa in genere di fornire soggetto che produce il testo, parlando di scienze, usi il linguaggio nella
spiegazioni sui termini della propria disciplina. Non è detto invece che si forma più neutra, e quindi più "oggettiva" possibile, in maniera tale da
preoccupi di altri aspetti dei linguaggi disciplinari e così, trascurandoli, fornire, di un oggetto di cui si vogliono dare informazioni di tipo scienti-
non sospetta neppure quanto questi possano contribuire a rendere pro- fico, solo quelle sottoponibili a un controllo intersoggettivo (quindi, per
blematico l'apprendimento dei suoi allievi. esempio, misura e quantità, non certo bellezza, bontà e giudizi di valore).
In ogni linguaggio specialisticoi termini, infatti sono calati entro un tes- È persino ovvio ricordare il valore atemporale del presente indicati-
I suto linguistico fatto di parole e frasi, collegate in una testualità che ha un vo nei testi scientifici. Parlando di scienze noi diciamo che una cosa è
andamento spesso particolare, passibile di ulteriori differenziazionia seconda così, sifa così, che un procedimento si sviluppa in un certo mod~: usia-
delle discipline e delle tradizioni culturali e discorsivedi cui sono debitrici. mo un presente che non ha certo il valore deittico, riferito al momento in
I termini, tra 1'altro, anche nei testi più specialistici e meno divulgativi, cui si parla, del suo uso più normale e frequente; ha invece un valore di
hanno una incidenza percentuale molto bassa rispetto alle scelte lessicali verità generale, sganciato dal tempo. Per esempio, un enunciato come
complessive. Una parte delle restanti parole è costituita da pseudotecnici- L'acqua bolle a cento gradi non è certamente riferito al presente reale del
smi, cioè tecnicismi non specifici o «collaterali» 28, che corrispondono spes- momento in cui si trova chi produce quest' enunciato.
so a scelte lessicali di registro elevato. Danno adito a espressioni stereotipi-
che di sapore tecnico, senza che ci sia una reale esigenza di denotazione 5.502. Rilevanza dei connettivi
univoca, come invece nel caso dei termini veri e propri (per esempio, nel
linguaggio medico: assumere per "prendere", importante "grave, serio", Passando dal piano grammaticale a uno più decisamente testuale, occor-
detto di malattia o di episodio patologico, apprezzare "riscontrare", risposta re ricordare poi che, nell'organizzazione dei testi di argomento scientifi-
"reazione dell'organismo "a un certo stimolo", cavità orale "bocca"). co, sono particolarmente importanti i connettivi, cioè gli elementi che
Molte nominalizzazioni sono spesso tecnicismi non specifici, e si servono a collegare le diverse parti di un testo o di una frase, evidenzian-
possono ricordare a questo punto anche perché, già con le nominalizza- do il rapporto logico-semantico che le lega.
zioni, siamo al confine tra lessico e grammatica. È possibile, in generale, distinguere tipi diversi di connettivi a seconda
del loro valore o funzione. Per esempio, possiamo parlare di connettivi:
. 5.5.1. Spersonalizzazione e atemporalità
logici e di causa-effetto (poiché, dato che, se ... allora, quindi, dunque,
Passando a considerare fenomeni più decisamente grammaticali, si può infatti ecc.);
citare il frequente ricorso a forme impersonali (si osserva, si constata, si avversativi (ma, però, tuttavia, anzi, bensì, mentre, invece ecc.) e con-
produce ecc.) e a costrutti con il passivo (per di più privo di agente, come cessivi (anche se, seppure, benché, per quanto ecc.);
in "è stato osservato che, se x viene posto ... "), che caratterizzano il modo temporali (quindi, poi, dunque, allora, dopo che ecc.);
di procedere dei linguaggi scientifici. Uno dei modi più normali per eli- metatestuali (in primo luogo, secondariamente, per seconda cosa, per
minare il soggetto dell' enunciazione (cioè chi produce il messaggio, 1'e- concludere, insomma ecc.).
mittente) è ricorrere a forme impersonali; ma anche i costrutti con passi-
vo (privi di agente o deagentivizzati) facilitano 1'eliminazione di qualun- Nei linguaggi scientifici, che si realizzano soprattutto in forme testuali
que accenno alla soggettività di chi ha osservato o osserva, misura ecc. espositive e argomentative, i connettivi si rivelano spesso centrali, impor-
un fenomeno. Non ha nessuna importanza, rispetto a un fenomeno tantissimi da controllare e insegnare a capire/controllare. Ogni volta che
scientifico che si osserva e che si descrive, dire se è bello o brutto, valu- si lavora a scuola con i connettivi si scopre che gli alunni spesso li frain-
tendono, non conoscono il valore di un infatti o di un poiché. Tra 1'altro,
) molti connettivi possono avere spesso valori diversi pur restando formal-
28. Cfr. Serianni (2003). Si vedano anche le gustose riscritrure di informazioni banali mente identici: un allora può avere in certi casi un valore temporale, in
in un linguaggio elevato e inutilmente aulicizzante, zeppo proprio di tecnicismi collaterali,
con cui si chiude De Mauro (1980).
alt~i un valore consequenziale; un mentre può avere un valore temporale,

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I

ma anche un valore argomentativo-avversativo. Dobbiamo chiederei altri in una complessiva coerenza logico-semantica, come si realizza il pas-
dunque che cosa capisca chi, leggendo di argomenti scientifici, scambi saggio dal tema di un enunciato a quello dell'enunciato successivo? TI
un mentre argomentativo per un mentre temporale o viceversa. tema può restare lo stesso o deve cambiare ogni volta? Bisogna dire subito
Importanti sono anche i connettivi metatestuali, che segnalano le che la progressione tematica può essere di tipi svariati. I principali sono:
partizioni e l'andamento del testo in cui occorrono, rinviando ad esso in a) con mantenimento del tema in più enunciati successivi;
modo meta-, appunto (per esempio, in primo luogo diremo che, per con- b) con passaggio continuo (lineare) da tema a rema che diventa tema ecc.
cludere ecc.). E importante badarci per (rilcostruire, con il loro aiuto, c) con tema dissociato, disarticolato in diverse componenti indicate da
l'ordine e la rilevanza delle informazioni via via fornite. lettere o punti.
I testi, infatti - e ovviamente tutti i testi fatti di parole - procedono Questi tipi di progressione tematica in genere si avvicendano e com-
linearmente affidando a parole e frasi, una dopo l'altra, una serie di paiono tutti in ogni testo di una certa estensione. Si possono solo evidenzia-
. informazioni che non hanno tutte la medesima rilevanza logico-concet- re preferenze di un tipo di progressione rispetto all'altra a seconda dei testi.
tuali. Esistono però dei modi più o meno espliciti per sottolineare il rilie- Osserviamo i seguenti brani, dove sono evidenziati con il corsivo i
vo di alcune di esse e la secondarietà, se non la marginalità, di altre. Si è temi (in I) o an0e i remi (in 2) di ogni enunciato:
visto che nel parlato la messa in rilievo viene spesso attuata mediante la
voce o l'enfasi; ma anche l'ordine delle parole e le costruzioni sintattiche (I) I legami deboli sono forze di valore energetico relativamente basso che tengono
contribuiscono a istituire una certa gerarchia tra le informazioni fornite. uniti due atomi, e che liberano quindi una scarsa quantità di energia quando se ne
provoca la rottura. Essi sono interazioni di natura elettrostatica, rese deboli talvolta
Per esempio, in una frase complessa (o periodo), l'informazione princi-
dall'ambiente fisico-chimico particolare in cui sono inserite. Sono legami deboli: a)
pale è in genere veicolata dalla proposizione principale; incisi o parentesi il legame a idrogeno b) il legame ionico in presenza di solventi polari cl le forze di
aggiungono spesso informazioni di contorno e "arricchimento", che van der Waals (T. Alescio, C. Garbi, L. Alescio Zonta, Destinazione vita.
però potrebbero anche omettersi ecc. Fondamenti di biologia generale della cellula, Piccin, Padova, 1990, p. I13, corsivo mio).

5.5.3. Progressione tematica (2) Caratteristica delle sole cellule eucariotiche è Una formazione centrale [' . .J chia-
mata nucleo. Il nucleo è il centro di direzione e controllo delle attività della cellula. Esso
è separato dal resto della cellula da una membrana nucleare. Tale membrana è duplice
TIpassaggio da una informazione all'altra, o meglio da un tema all'altro,
e presenta dei pori (R F. Oram, Biologia, Principato, Milano p. 92, corsivo mio)
nella sequenza degli enunciati comporta poi quella che la linguistica del
testo chiama progressione tematica. Ogni enunciato è divisibile in due
In (I) i legami deboli,tema del primo enunciato, è seguito dal rema sono
parti: il tema (ciò di cui si parla, ciò che risulta messo a fuoco) e il rema
forze di valore energetico ecc. Nel secondo enunciato, dopo il punto fermo,
(ciò che viene detto al riguardo). TItema coincide spesso, ma non sem-
c'è essi, che ovviamente riprende coreferenzialmente 30 i legami deboli: è
pre, con il soggetto grammaticale. Per esempio, in Carlo è arrivato ieri, il
un mantenimento del tema, sotto forma di pronominalizzazione (progres-
tema è Carlo (l'oggetto del discorso) a proposito del quale si dice che è
sione tematica del tipo a, dunque); poi, quando si elencano i vari tipi di
arrivato ieri (rema). Carlo è ovviamente, in questo caso, anche soggetto
legami deboli, si passa a una progressione di tipo c, con disarticolazione
grammaticale. Ma in un enunciato come Di Carlo non so niente il tema 1:
del tema (legami deboli) in tre parti introdotte da lettere diverse, in una
Carlo mentre il soggetto è sottinteso (io) 29. TItema, ciò di cui si parla, in
disarticolazione favorita dalla scrittura e frequente soprattutto nello scrive-
genere occupa la prima posizione nell' enunciato; rema è tutto ciò che si
re di argomenti scientifici. La disarticolazione in parti di un tema dato
dice a proposito dell' argomento così introdotto. ,l'' , .'
spesso è anche scandita in paragrafi diversi e/o in linee diverse del testo.
Nella successione degli enunciati in un testo, concatenati gli uni agli
Ciò contribuisce, immediatamente, a una chiarezza e visibilità maggiori.
Nell'esempio (2) abbiamo invece proprio il passaggio lineare da tema
29. li tema può essere considerato il soggetto psicologico della frase. Spesso, anche se
non sempre, il tema coincide con il soggetto grammaticale, distinguibile a sua volta dal sog-
getto logico. Per esempio, in La torta, Carlo l'ha mangiata, il tema la torta è il soggetto psi-
cologico, mentre quello grammaticale è Carlo; in La torta è stata mangiata da Carlo, il sog- 30. Si può ricordare che la coreferenza è il rapporto che, in un testo, si instaura tra
getto psicologico la torta è anche soggetto grammaticale, ma Carlo (che ha compiuto l'azio- elementi differenti (per esempio pronomi, sinonimi, ripetizioni dello stesso vocabolo) che
ne di mangiare la torta) è soggetto logico (cfr. Halliday, 1970; Simone, 1990, pp. 380-8). si riferiscono a un medesimo oggetto di discorso, elevato a referente dal testo e nel testo.

Il6 II?
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 5· I LlNGy,AGGI DELLE SCtENZE E DELLE DISCIPLINE SPECIALISTICHE·

a rema che diventa a sua volta tema. Il nucleo, che fa parte del rema del I genitorisono persone che in genere amano moltissimoi figli e che mostrano,
primo enunciato, diventa poi tema nell'enunciato successivo, risultando quindi, una grande contentezzaquando se ne parla bene
ripreso, ripetuto anche lessicalmente. Poi troviamo un enunciato con
mantenimento del tema perché c'è esso, e si dice che è separato dal resto dove il ne occupa esattamente la medesima posizione e si riferisce senza
della cellula da una membrana nucleare (rema); ma tale membrana nucleare ombra di dubbio al secondo dei due antecedenti teoricamente possibili (i
diventa subito dopo tema. Questo tipo di procedimento, normale nel par- figlz), come ci suggerisce una conoscenza del mondo ben più diffusa e
lato in generale, prevale nel parlare (piuttosto che nello scrivere) di argo- condivisa. Solo che, nel primo caso, pur occupando la medesima posizio-
menti scientifici (cfr. Berretta, 1994). Comporta una ripresa che, tra l'altro, ne, il ne si riferisce invece 'es legami deboli, come risulta chiaro immedia-
ha a che fare con le ripetizioni a eco, tipiche del parlato, dove è fisiologico tamente ai docenti di discipline scientifiche non appena venga proposto
e normale, efficace comunicativamente, ripetere la medesima parola piut- loro questo esempio. Ma la cosa non è altrettanto evidente per tutti, com-
tosto che variare con sinonimi o altro (cfr. 4.2-3). Tutt'altro che da condan- presi i docenti di italiano, che spesso individuano nei due atomi l'antece-
nare, le ripetizioni contribuiscono alla chiarezza del parlato, ma non man- dente possibile. Sono solo gli insegnanti di materie scientifiche a reagire
cano neppure nei testi scritti, anche se nello scritto, in genere, si possono dicendo «Macché i due atomi! Ci sarebbe un'esplosione nuclearels ".
risparmiare parole, dato che, tra l'altro, un lettore ha la possibilità di tor- Esempi di questo tipo permettono di insistere sul fatto che gli inse-
nare indietro a rileggere, "riacchiappando" le informazioni che possono gnanti di materie scientifiche non debbano sentirsi esonerati dal compito
essergli sfuggite in un primo tempo e che, comunque, continuano a per- di guidare i propri allievi nella comprensione (anche linguistica e minu-
manere nel testo. Questa permanenza dei testi scritti è fondamentale per ta) dei testi che trattano di argomenti legati alla disciplina che insegnano,
capire i "lussi" che la scrittura si può concedere. E, da quanto detto fino- e in particolare dei manuali adottati, su cui gli alunni devono studiare.
ra, sarà a questo punto particolarmente chiaro perché i linguaggi scientifi- Le difficoltà, per molti studenti, sono linguistiche prima ancora che
ci, con il loro alto grado di precisione e di densità informativa, siano più e cognitive e a crearle, spesso, non sono i contenuti, ma il modo in cui ven-
meglio legati alla scrittura piuttosto che non all'oralità, e sia loro inerente gono organizzati linguisticamente. I testi di argomento scientifico, in pri-
uno stile (o regi~tro) formale piuttosto che colloquiale e informale. mis i manuali scolastici, spesso non brill~o certo per chiarezza. È allora
utile, da una parte, portare questi problemi all'attenzione dei loro esten-
5·5-4· Ambiguità referenziali e altri nodi problematici sori; ma è anche necessario, dall' altra, che comunque, a scuola, si offrano
agli allievi strumenti per individuame e affrontarne le oscurità.
TI brano (1) è utile anche per evidenziame la notevole ambiguità di tipo Ed è necessario che ad occuparsi di tutto ciò siano gli insegnanti delle
linguistico, evidente se si fa per un attimo astrazione dal contenuto. In stesse materie scientifiche, che dunque devono essere attrezzati, anche lin-
particolare, nel passo: guisticamente, per farlo: devono potersi servire di un pacchetto, per
quanto minimo, di conoscenze metanguistiche utili per trovare, insieme
I legamideboli sono forze di valoreenergeticorelativamentebasso, che tengono agli alunni, le insidie linguistiche nascoste nei linguaggi specialistici. Esse,
uniti due atomi e che liberano, quindi, una scarsaquantità di energiaquando se come si è visto non si annidano solo nella terminologia, calata entro testi
ne provocala rottura
che, anche nel loro insieme, presentano una notevole densità informativa.
Come sappiamo ormai da tempo, la densità informativa è maggiore
è possibile individuare nel ne (di se ne provoca la rottura) un sostituente nello scritto che nel parlato. Si possono fare anche delle piccole ma inte-
testuale, più precisamente una anafora (facendo ricorso alla terminologia ressanti prove per dimostrare che lo stesso parlante, nello sviluppare uno
della linguistica del testo) o, più genericamente, un pronome che costrin- stesso argomento, impiega più parole nel parlato che non nello scritto (cfr.
ge a trovare il suo riferimento (o punto d'attacco) in qualche altro punto 4.2.3). Se usa più parole, significa che diluisce le informazioni, mentre nello
del testo. Ma, da un punto di vista strettamente sintattico, quel ne può scritto ha tutto l'agio di poterle concentrare in un numero inferiore di
riferirsi tanto ai legami deboli, quanto ai due atomi, cioè a due antecedenti
differenti. A consentire l'esatta individuazione della sua coreferenza è solo
la conoscenza dell'argomento, mentre la sintassi non offre alcun aiuto.
31.' Per di più, come è stato spesso fatto notare da fisici o chimici esperti, il brano in
Infatti la struttura di questo enunciato è identica a quella del seguente:
questione veicola informazioni inesatte dal punto di vista scientifico.

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COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 5. I LINGUAG~I DELLE SCIENZE E DELLE DISCIPLlNE SPECIALISTICHE

parole. La maggiore densità della scrittura in genere subisce però un'irn- Può essere interessante dal punto di vista didattico chiedersi se sia
pennata notevole nel caso dei testi scientifici. Inoltre, nel parlare di scien- meglio, per introdurre e far capire ai ragazzi concetti e termini nuovi,
ze, si tende, inevitabilmente, anche ad innalzare il registro (o stile): come si usare definizioni o denominazioni 33. Certo, se concepiamo l'insegnamen-
è già detto, i registri o stili formali di discorso sono molto più adatti di to come qualcosa che costruisce conoscenze e che quindi parte da ciò che
quelli non formali, colloquiali ecc. per parlare di argomenti che, tra l'altro, è immediatamente accessibile a un allievo, per poi guidarlo pian piano
esigono un certo rigore e un controllo continuo del linguaggio usato. verso il nuovo, le denominazioni possono sembrarci più adatte; le defini-
Si può infine ricordare che, nel trattare di argomenti scientifici, si fa zioni hanno comunque, anch'esse, un punto a proprio vantaggio, dato
un ricorso frequente a definizioni, denominazioni, esempi, grafici, illu- che presentano in prima posizione - portandolo immediatamente all'at-
strazioni. Grafici e illustrazioni appartengono ovviamente ad altri lin- tenzione - il termine da definire, cioè la parola nuova che può suscitare
guaggi, diversi da quello verbale, che si deve pure insegnare a controlla- una curiosità immediata. Tra l'altro sembra di poter notare (ma mancano
re. Non sempre, nei libri di testo, grafici e illustrazioni sono perfettamen- dati sistematici al riguardo) una propensione maggiore per le denomina-
te adeguati a rafforzare e a spiegare meglio quanto è detto a parole. zioni in testi scientifici scritti originariamente in inglese o in altre lingue
Talvolta introducono elementi di difficoltà supplementare o si rivelano diverse dall'italiano, in cui il termine risulta introdotto, magari tra paren-
addirittura in contraddizione rispetto a quanto detto a parole 32. tesi, dopo la sua spiegazione; invece nei testi scientifici di autori italiani
Lo stesso dicasi per gli esempi, che per loro natura dovrebbero servi- sembrano prevalere le definizioni. Questo può essere collegato all'atten-
re a far capire meglio quanto si afferma in generale. li ricorso agli esempi zione che da più tempo, in lingue e culture come quella inglese, viene
è fallimentare se essi risultano più difficili e oscuri del fenomeno che prestata ai problemi di comprensione e di facilitazione all'accesso a certi
dovrebbero contribuire a chiarire. Quella degli esempi è una strategia contenuti. E un' attenzione maggiore in certi paesi che non in Italia.
«generalmente. condivisa da coloro che si preoccupano di comunicare in Tra 1'altro, a proposito delle definizioni, si potrebbe suggerire di
modo chiaro le proprie conoscenze» (Lumbelli, 1989, p. 60), ma non ci si inserire nel curricolo scolastico momenti di addestramento degli alunni
può nascondere «che a volte le sezioni esemplificative raggiungono nei alla loro produzione. Dagli studi esistenti sulle definizioni fornite sponta-
testi scientifici un grado elevato di complessità, smentendo in maniera neamente dai bambini (Arcaini, 1983; Lb Duca, 1986) risulta che, quando
radicale l'idea intuitiva di una funzione essenzialmente chiarificatrice - si chieda loro "che cosa vuoI dire x?" (in cui x corrisponde a una parola
semplificante, quindi - dell'esemplificazione», come annota Manzotti che pure conoscono bene), piuttosto che produrre definizioni, ricorrono
(1998, p. 104) in calce all'analisi di esempi desunti da un manuale di alge- subito agli esempi. Mostrano così di non sapersi sganciare dalla dimen-
bra e da uno di botanica. sione concreta e particolare. Ma è importante aiutarli nella loro crescita,
Con la definizione, procedimento ampiamente noto e praticato, un per guidarli verso processi rigorosi di astrazione, di generalizzazione.
termine che pensiamo poco o affatto noto al destinatario viene seguito Questi processi sono gli stessi su cui si basano le scienze, che non fanno
da una spiegazione o glossa (per esempio, il refuso è un errore di stampa). altro che cercare di ricondurre il molteplice a unitario, trovando ed evi-
Le definizioni non stanno solo nei dizionari, ma possono comparire spes- denziando, al di là delle particolarità, i fenomeni più generali, i caratteri
so anche nel parlato; e nel parlato scolastico degli insegnanti compaiono comuni, le invarianti.
in modo massiccio, magari alternandosi alla denominazioni. Considerando definizioni e denominazioni siamo comunque slittati
La denominazione è speculare rispetto al procedimento della definizio- su un livello intermedio tra quello microtestuale delle forme locali, finora
ne perché parte dall'uso di parole più comuni per arrivare solo dopo a considerato prevalentemente, e quello macrotestuale dell'organizzazione
introdurre il nome più preciso, cioè il termine che, a quel punto, risulta già complessiva dei testi scientifici, che merita di essere trattata in uno spa-
spiegato (per esempio, un errore di stampa tecnicamente si chiama un refusoi. zio ben più ampio. Ci si tornerà in seguito, e in particolare nel CAP. 7 di
questo libro.

32. Per questa critica all'apparato illustrativo dei testi scolastici cfr. Lumbelli (1989).
Sui libri di testo in generale, con una ricca bibliografia relativa a testi di varie discipline 33. È un problema già affrontato in Lavinio (2000), dedicato alla parafrasi a scuola.
scolastiche, cfr. Calò e Ferreri (a cura di, 1997). Sui libri di scienze in particolare, Zambelli Sia le definizioni che le denominazioni possono essere definite, da un punto di vista
(a cura di, 1994) evidenzia come molte delle difficoltà nascano, tra l'altro, dall' eccessiva strettamente linguistico, come esempi di parafrasi in cui, dato un termine, lo si parafrasa
densità (e dunque scarsa ridondanza) nella presentazione delle informazioni. ricorrendo a parole più comuni, pur restando all'interno del medesimo enunciato.

120 121
6
La comprensione dei testi

6.1
Premessa

Capire è centrale nella vita di ciascuno. È centrale per sapersi muovere


nel mondo e per costruire rapporti interpersonali soddisfacenti. Ed è
centrale a scuola, non foss' altro perché i processi di apprendimento si
fondano sulla comprensione dei più vari contenuti di studio, proposti
agli allievi nei formati discorsivi o testuali delle lezioni degli insegnanti o
delle pagine dei libri. Senza comprensione non può esserci apprendi-
mento, ma solo, al massimo, studio mnemonico e ripetizione meccanica,
di cui non è possibile né serio accontentarsi; non ci si può limitare a con-
statare che un allievo ha comunque "studiato", pur non avendo capito
gli aspetti più rilevanti di quanto ha studiato né riuscendo a riformularli,
rivelando così di averli fatti propri in una rielaborazione linguistica e
cognitiva soddisfacente l.
Ma quali sono le condizioni in cui la comprensione si realizza?
Una teoria ingenua, che per molto tempo ha contrassegnato le prati-
che scolastiche, lega il capire un testo alla comprensione di tutte le paro-
le che lo compongono. Per cui il possesso di un ampio vocabolario risol-
verebbe tutti i problemi. Le spiegazioni delle parole "difficili" e il cui
significato è difficilmente recuperabile dal contesto sono state ritenute a
lungo la via sufficiente per determinare la piena comprensione di un

1. Non necessariamente, se non si riesce a riformulare "con parole proprie" quanto si


è capito, la scarsa padronanza di questa abilità (linguistica) di riformulazione coincide con
l'assenza di comprensione, ma indubbiamente chi riesce a dar conto a parole in modo sod-
disfacente del contenuto di un testo (con riassunti, commenti ecc.) manifesta sempre che la
comprensione si è realizzata. Per avvalorare questa affermazione si pensi a quanto può
avvenire nella lettura di un testo in lingua straniera: possiamo avere di quella lingua una
conoscenza che ci consente di leggerla e capirla, mentre possiamo non essere altrettanto
sicuri nella produzione linguistica nella medesima lingua. La capiamo, ma non la parliamo.

123
C MUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 6. LA COMPRENSIONE DEI TESTI

testo. Ma le cose non stanno semplicemente così, È vero che conoscere il percentuale delle parole conosciute e usate dai singoli parlanti, che altri
significato delle parole è condizione necessaria per la comprensione, ma parlanti non conoscono e usano perché a loro volta hanno interessi e
essa è ben lontana dall' essere sufficiente. Ed è anche vero, del resto, che abitudini differenti, che li portano a conoscere pacchetti differenti di
l'oscurità di una parola può generare problemi di comprensione locali, parole. TI vocabolario 3 che ciascuno controlla è dunque più o meno
che però possono non inficiare la comprensione del tutto testuale in cui ampio, più o meno articolato e ricco e, indubbiamente, conosce un
quella parola occorre e che è ben più importante afferrare per dire di numero inferiore di parole chi ha esperienze culturali più povere, chi
aver capito quel testo, almeno nelle sue linee generali. Inoltre, ad avere pratica meno di altri la lettura, chi vive in ambienti più ristretti e meno
significato non sono solo le singole parole, ma le frasi e le strutture sin- stimolanti.
tattiche in. cui le parole sono calate e, ~cora, i gruppi di frasi, magari Perché allora, se i parlanti di una lingua hanno competenze lessicali
accorpate m un paragrafo o capoverso. E l'interazione di questi significa- così differenziate, tutti capiscono senza grandi difficoltà molti testi,
ti, piuttosto che non la loro semplice somma, a determinare il significato soprattutto quelli dell'uso normale e quotidiano? TIfatto è che esiste un
dei testi nel loro complesso e a fondarne dunque la comprensione, che numero non molto elevato di vocaboli che, al di là delle variazioni sociali
tra l'altro non si riduce agli aspetti strettamente linguistici: aspetti prag- e individuali, sono noti a tutti, costituiscono una conoscenza lessicale
matici, psicologici, sociali e culturali pesano notevolmente sui processi di condivisa. Essi occorrono più e più volte nei testi più diversi, hanno una
comprensione dei testi. frequenza e insieme un grado di "dispersione" molto alto 4: anche nei
In questo capitolo metteremo progressivamente a fuoco questi pro- testi più specialistici costituiscono non meno del 98-99 % delle parole
blemi, a partire comunque dalle questioni più locali, legate alla cono- usate complessivamente.
scenza del vocabolario, per passare poi a questioni più ampie che inve- Costruito tenendo conto della frequenza d'uso, ma con alcuni cor-
stono la testualità. rettivi di tipo qualitativo che hanno portato ad aggiungere le parole di
alta disponibilità, è il Vocabolario di base del!' italiano, cioè un insieme di
6.2
Le parole che si conoscono

Chiunque consulti un normale dizionario scopre, ad apertura di pagina,


3. Al di là dell'uso comune, in cui dizionario e vocabolario sono sinonimi, si può
di non conoscere una percentuale più o meno ampia delle parole lem-
ricordare che in linguistica si distingue tra dizionario, "il volume - o anche il dischetto
matizzate, cioè evidenziate come lemmi (disposti in genere in ordine - che contiene le definizioni della lista di parole selezionate dai lessicografi" e vocabo-
alfabetico) di cui viene fornita la definizione 2 in glosse più o meno este- lario, "il le ico usato in un testo o che un gruppo di parlanti o un singolo parlante di
se. TIfatto è che - come si è già detto - non solo non si sa quante siano le una lingua conosce, depositato in misura più o meno ampia nella sua memoria seman-
parole di una lingua, per cui non possono esistere dizionari "completi", tica". È l'accezione usata quando, per esempio, si dice che qualcuno ha un vocabolario
molto povero, o ricco, o tecnico ecc. In questi casi sarebbe improprio parlare invece di
ma che anche la conoscenza di quelle registrate su un normale dizionario dizionario.
è variabile da un parlante all'altro e dipende dal suo grado di cultura, dal 4. Per dispersione si intende il loro grado di diffusione nei testi più diversi per tipo,
suo livello di scolarizzazione, dal lavoro o dalla professione che esercita, argomento, registro ecc. Considerare anche la dispersione funziona come correttivo e rie-
quilibrio rispetto alla semplice frequenza, dato che, a seconda dei testi considerati, posso-
dai suoi interessi e dai suoi hobby. Questi fattori incidono su una buona
no risultare frequentissime parole che invece non occorrono o non sono altrettanto fre-
quenti in testi di tipo dive~sQ.Perciò il corpus di testi assunto per estrapolare i dati deve
essere internamente diversificato il più possibile e rappresentativo di testi differenti, pro-
dotti in situazioni comunicative svariate e relativi ad argomenti disparati. Considerando
insieme frequenza e dispersione (anzi, moltiplicandole l'una per l'altra) si ricava l'uso. Per
2. E di cui vengono fornite anche informazioni grammaticali, elencate le eventuali la lingua scritta esiste da tempo il LIF, sui cui dati si è basato De Mauro (r980a) per indivi-
accezioni differenti, esemplificati gli usi con citazioni ricavate da fonti diverse ecc. Sulla duare il vocabolario di base dell'italiano. Successivamente, per il parlato, è stato elaborato
ricchezza delle informazioni linguistiche ricavabili dai dizionari, che si dovrebbe insegnare il LIP, cioè la il Lessico di frequenza dell' italiano parlato, a partire dall' analisi di un corpus
a sfruttare pienamente, cfr. Marello (I996), dedicato ai dizionari monolingui per l'italiano; di testi, statisticamente rappresentativi, registrati in quattro grandi città italiane (Milano,
ma utilissimo per gli insegnanti di lingue straniere è anche Marello (1989), dedicato ai Firenze, Roma, Napoli) e considerate come attendibili per disegnare un quadro del parla-
dizionari bilingui. to italiano nel suo complesso.

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COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 6. LA COMPRENSIONE DEI TESTI

circa 7.050 parole che sono note in almeno una delle loro accezioni, quel- lanti non conoscano, dato che designano oggetti, fatti, esperienze comu-
la più diffusa e frequente, a tutti i parlanti italiani in possesso di licenza ni o legati alla vita quotidiana di ciascuno. Include, per esempio, parole
media inferiore. come cuffia, mandarino, missile, partorire, polenta.
Descritto e distinto nelle sue componenti da De Mauro (1980a)5,
questo Vocabolario di base riprende per l'italiano l'idea che sta alla base, Le parole del vocabolario di base, e in particolare di quello fondamen-
per esempio, della individuazione del Basic English o del Français fonda- tale, sono mediamente parole brevi, composte da un numero non molto
mental, costituiti da un insieme di parole raccomandate come quelle da elevato di sillabe. In tutte le lingue, del resto, come da tempo ha eviden- .
imparare per prime per consentire a chi impara quelle lingue come stra- ziato la linguistica statistica, quanto più una parola si diffonde nell'uso,
niere di capire e formulare in tali lingue un gran numero di messaggi anche a partire da un significante originariamente più lungo, tanto più
prodotti nelle situazioni comunicative più comuni. È un vocabolario di- la sua forma tende ad accorciarsi: si pensi all'originario cinematografo,
stinto al suo interno in tre fasce: diventato cinema (e anche cine nel linguaggio colloquiale) o al successo
difilm rispetto a pellicola (cinematografica); oppure alla (ferrovia) metro-
a) Vocabolario fondamentale, costituito dalle prime 2.000 parole più politana, designata sempre più spesso come metro, analogamente a
frequenti e insieme più diffuse, cioè provviste del grado più alto di quanto è successo per il francese (chemin de fer) métropolitain, scorciato
dispersione. Sono quelle note e acquisite almeno alla fine della scuola in métropolitain e poi in métro o per l'inglese (subway) underground, di
elementare e costituiscono, secondo il LIF, il 93,7% delle parole usate in cui è rimasto solo underground che però, essendo ancora una parola
qualunque testo. Più cautamente, De Mauro (1999)le computa tra il 92 e lunga, è stata sostituita da tube nell'uso più frequente. La spinta all'eco-
93 per cento, ma si tratta comunque di una percentuale altissima. Fanno nomia, cioè la ricerca della soluzione più economica rispetto agli sforzi
parte del vocabolario fondamentale, ovviamente, molte parole "gramma- da compiere per ottenere il medesimo risultato, regola tutte le azioni
ticali" (o vuote) come articoli, preposizioni e congiunzioni, ma anche umane. Non sfugge a questa tendenza neanche la lingua 6, anche nel
parole piene come abito, bere, campagna, dente ecc. caso in cui si tratti di risparmiare una apparentemente irrilevante ener-,
gia articolatoria, quell'energia che spendiamo quando proferiamo le
b) Vocabolario di alto uso, costituito dalle successive 2.075 parole di parole. Se la parola è molto frequente, tanto vale risparmiare qualche
maggior uso, reperite utilizzando i medesimi criteri del vocabolario sillaba ...
fondamentale e considerate come note a chi ha la licenza media. Infine, è' necessario ricordare che ammontano a circa 53.0007 le
Sempre secondo il LIF, l'insieme delle parole fondamentali e di alto uso parole facenti parte del vocabolario comune (da non confondersi con
arriva a coprire il 99,7% dei vocaboli presenti in tutti i testi scritti (è quello di base), che compaiono soprattutto in testi scritti e risultano
utile ribadire che i dati del LIF sono ricavati da un corpus di testi scrit- generalmente comprensibili a parlanti di istruzione medio-alta 8.
ti). La percentuale indicata da De Mauro (1999)oscilla invece tra il 97 e Tornando ai dati sopra richiamati, potremmo a questo punto consi-
il 99 per cento. Ne fanno parte parole come bambola, caramella, fegato, derare che, se almeno il 97-99% delle parole usate nei testi in italiano è
friggere ecc. nota ai parlanti provvisti di licenza media, non si capisce perché il pro-
blema del capire sia così rilevante, dato che riguarderebbe una percen-
c) Vocabolario di alta disponibilità, costituito da circa 2.300 parole che, tuale minima - non più dell'I-3% - delle parole in cui possiamo imbat-
pur essendo attestate raramente nei testi scritti, non è possibile che i par-

-'
6. Pur facendo i conti, come si è già detto, con uha altrettanto indispensabile ridondanza.
5. Nelle più recenti delle numerose edizioni (ben 12) di De Mauro (1980a) il 7· Più precisamente, il GRADIT marca con l'etichetta eo (comune) 53.402vocaboli.
Vocabolario di base dell'italiano è stato leggermente ampliato rispetto alle 6.690 parole 8. Vocabolario di base e vocabolario comune, presi insieme, costituiscono il vocabolario
complessive indicatè nella prima edizione. Perciò, qui sopra, sono state indicate le cifre corrente. Una serie di dizionari di uso scolastico, scanditi per fasce di età e di scolarità e
risultanti da questi computi più recenti. Nella undicesima edizione, l'elenco di tutte le dunque via via più ampi, quanto a voci presenti, è quella approntata da Tullio De Mauro
parole che compongono il Vocabolario di base è stato riversato su un dischetto allegato al per Paravia (De Mauro, D'Aniello, Moroni, 1997 per la scuola elementare; De Mauro,
volume, nella dodicesima (del 2003) si è tornati alla sua versione cartacea. Moroni, 1996per la scuola media inferiore; De Mauro, 1997per la scuola superiore).

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COMUNICAzrONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 6. LA COMPRENSIONE DEI TESTI

terci ascoltando o leggendo qualunque testo. Ma le cose, come si è di testi anche molto lunghi, consentono di dispome il grado di leggibilità
detto, non sono così semplici: intanto non tutte le accezioni con cui le °
lungo una scala compresa, tra (leggibilità minima) e 100 (leggibilità mas-
parole del vocabolario di base possono essere usate sono tutte ugual- sima). L'applicazione di tali formule ottiene infatti, in genere, dei risultati
mente "di base", cioè ugualmente conosciute da tutti; in secondo luogo, °
numerici che si collocano tra e 100.
occorre considerare per lo meno la lunghezza delle stringhe frasali in La più nota di queste formule è quella di Flesch, che è stata adattata
cui tali parole sono inserite. Anche intuitivamente, possiamo renderei all'italiano dall'ingegnere Roberto Vacca: adattamento resosinecessario
conto che le frasi lunghe, composte da un numero più alto di vocaboli, per il fatto che mediamente le parole italiane sono più lunghe di quelle
sono immediatamente più" difficili" da capire di quelle più brevi. A ciò inglesi, fra le quali invece abbondano i monosillabi. La formula è la
si aggiunge il fatto che, quanto più una frase è lunga, tanto più è proba- seguente:
bile che sia complessa anche sintatticamente, e dunque comporti la
comparsa di incisi, di subordinate, e di più subordinate incassate le une 206 - (0,6 xS + P)
nelle altre 9.
Quanto detto, spiega perché, nelle varie formule applicabili ai testi dov~ 206 e 0,6 sono delle costanti; S indica il numero complessivo di sil-
per misurarne la maggiore o minore leggibilità, le due principali variabili labe su !OO parole; P indica il numero medio di parole per frase su circa
considerate siano il numero di sillabe (o di lettere) per parola e il numero !OO parole.

di parole per frase. Le circa roo parole considerate sono quelle di vari campioni prelevati
dal testo a intervalli abbastanza regolari (per esempio uno ogni cinque
6·3 pagine, se il testo in questione è un libro), considerando tutte le parole di
La leggibilità brani chiusi dal punto fermo più vicino alla centesima parola.
Ovviamente, più sono numerosi i campioni, più si ottengono risultati
In ambito anglosassone, tradizionalmente molto sensibile alle questioni attendibili.
inerenti la chiarezza dei messaggi e la loro capacità di raggiungere così °
Se i valori ottenuti dall'applicazione della formula sono (o addirit-
un numero molto ampio di utenti, sono stati messi a punto da tempo tura al di sotto dello o), il testo è molto difficile; difficile è un testo il cui
degli strumenti che consentono di "misurare" il grado di leggibilità (e °
indice di leggibilità è tra e 30; abbastanza difficile se il valore è tra e °
dunque di difficoltà più o meno rilevanti) dei testi verbali, e consentono , 40; standard tra 40 e 50; abbastanza facile tra 50 e 60, facile tra 60 e 70,
di collocarli entro una scala che va dal più facile al più difficile, cioè da: molto facile da 80 in su. Sono valori non certo da assolutizzare, ma da
quelli di cui è più semplice e ovvio, dopo averli letti, ricordare le infor- assumere come indice della probabilità che il testo possa risultare media-
mazioni trasmesse a quelli in cui il recupero delle informazioni non è mente come più o meno semplice o complicato.
altrettanto sicuro. Un' altra formula, messa a punto da Emanuela Piemontese e Piero
Vere e proprie formule matematiche, che tengono conto della varia- Lucisano, è la formula Gulpease (dove Gulp sta per "Gruppo universi-
bile lessicale e della variabile sintattica, applicate a campioni significativi tario linguistico-pedagogico" ed ease è la parola inglese che significa
"facilità"):

89 - (Lp/IO) + (3 x Fr)
9. Ciò è ovviamente solo una probabilità dato che, a parità di numero di parole, pos-
sono esserci frasi, anche lunghe, in cui la sintassi sia semplice e paratattica, cioè fatta di
proposizioni legate le une alle altre per semplice coordinazione; oppure la lunghezza di
dove si considerano la lunghezza media delle parole misurate in lettere (e
alcune frasi può essere il risultato di una elencazione. Esse sono più "facili" di quelle che, non in sillabe) e la lunghezza media delle frasi. La formula presenta
fatte dello stesso numero di parole, siano complesse sintatticamente, dunque meno per- ancora una volta delle costanti (89, IO, 3); Lp si ottiene moltiplicando per
spicue alla comprensione immediata. È evidente, tanto per fare un esempio; che una cento il totale delle lettere e dividendo la cifra ottenuta per il totale delle
sequenza come Pioveva e ho preso l'ombrello, poi sono uscito è molto più semplice di
Poiché pioveva, prima di uscire ho preso l'ombrello: il numero delle parole delle due frasi è
parole; Fr si ottiene moltiplicando per cento il totale delle frasi e dividen-
identico (sono 9 parole in ambedue i casi), ma la sintassi più mossa della seconda la rende do la cifra ottenuta per il totale delle parole.
immediatamente più "complicata". Lavorando con questa formula e testando i risultati della sua applica-

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zione SU tre livelli differenziati di scolarizzazione (istruzione elementare, parti più discorsive.e meno "tecniche" , tenendo presente, tra l'altro, che
media, superiore) si è 'constatato che un risultato come 80 indica testi esiston6 ormai aei programmi e dei siti da cui è facile ottenere la misura-
facili per coloro che hanno un'istruzione elementare, per i quali risultano zione automatica della leggibilità 13.
invece difficili testi dall'indice di leggibilità al di sotto di 60; 60 rappre- La leggibilità dei testi, misurabile tenendo conto di dati meramente
senta testi facili per chi ha un'istruzionemedia, 40 per chi ha un'istruzio- superficiali di tipo linguistico, èintegrabile con valutazioni difficilmente
ne superiore. Quanto più si scende, per ogni fascia di istruzione conside- traducibili in dati numerici. Si può badare ad altri aspetti "materiali" del
rata, al di sotto del valore medio di rispettiva "facilità", tanto più aumen- disporsi dei testi sulla pagina: caratteri chiari, non eccessivamente fatico-
ta la difficoltà - e dunque la frustrazione - nella lettura IO. si per la vista, rilievi (o colori) conferiti a punti o parole particolari, para-
Ed è importante parlare anche della "frustrazione": spesso, quando grafi non troppo compatti e scanditi da un uso accorto degli a capo, uso
ci si limita a deplorare la scarsa propensione di molti alla lettura, non ci di titoletti, illustrazioni ecc. Tutto ciò può favorire la reperibilità delle
si chiede se per caso essa non sia legata anche al fatto che venga spesso informazioni fornite e può invogliare alla lettura. Sono aspetti che gli edi-
'sottovalutata l'importanza di scegliere o suggerire, almeno a scuola, per tori per ragazzi e l'editoria scolastica in genere curano attentamente, ma
ogni livello di istruzione e fascia d'età, letture adeguate di testi non che, da soli, senza badare alle scelte linguistiche effettuate, non garanti-
eccessivamente complicati e tali <funon generare, assieme alla frustrazio- scono la leggibilità di un testo. Anzi, spesso possono indurre in errore
ne, un senso di fatica, noia e fastidio per il leggere, destinati a permanere perché possono esserci testi accuratissimi e gradevolissimi quanto agli
anche quando si abbandoni la scuola. Tanti, troppi analfabeti di ritorno, aspetti grafici e molto ostici, invece, nell' organizzazione linguistico-ver-
in fondo, nascono proprio così. bale. Si tratta dunque di non dimenticare mai la doverosa attenzione da
Si sono qui ricordate le formule di leggibilità non tanto per suggerire dedicare anche (e forse soprattutto) a quest'ultima.
una loro applicazione costante nella misurazione esatta della leggibilità
dei testi da adottare e proporre a scuola, quanto per evidenziare l'impor- 6·4
tanza di diventare sensibili agli aspetti, anche più materiali e superficiali, La comprensibilità
che oggettivamente comportano difficoltà di comprensione. Inoltre, nei
testi disciplinari e di studio non si,può fare a meno della presenza di ter- È opportuno distinguere tra leggibilità e comprensibilità riservando a
mini specialistici, spesso lunghi e complessi, che di per sé possono deter- quest'ultima un senso più ampio, benché tra le due nozioni non sia pos-
minare valori di leggibilità bassi II. Ma si tratta anche di vedere se il tessu- , sibile istituire un confine molto netto. Gli ostacoli alla leggibilità, come si
to di parole in cui i vari termini sono calati è il più possibile chiaro e leg- sono considerati finora, sono di tipo meramente materiale e superficiale.
gibile, non presenta inutili difficoltà supplementari 12. Può dunque essere Gli ostacoli alla comprensibilità sono invece di natura più profonda e
utile a chi insegna procedere ogni tanto a verificare la leggibilità dei testi non possono essere misurati in modo statistico-matematico; possono
scolastici (magari prima di decidere. se adottarli o meno),. almeno nelle solo essere individuati sulla base di un' analisi qualitativa dei testi, in
modo da permettere di prevedere il loro grado .di comprensibilità da
parte di utenti di fasce differenti per età, sviluppo cognitivo, scolarizza-
zione, cultura. La comprensibilità è infatti un concetto molto più relativo
della mera leggibilità e ciò che è o può essere comprensibile per alcuni
IO. Cfr., per quanto accennato nel presente paragrafo, almeno Piemontese (1996), cui non lo è affatto per altri.
si rinvia anche per la ricca bibliografia. Per un'illustrazione più sintetica delle medesime Nell' analisi dei testi, per stabilire se essi siano più o meno compren-
questioni cfr. Vedovelli (1995), Piemontese (2002). .
sibili, si deve tener conto di fattori relativi alla loro organizzazione, oltre
II. Come da tempo ha sottolineato Anna M. Thornton in una serie di articoli (pubbli-
cati nella stessa annata della rivista "Riforma della scuola") sulla leggibilità dei libri di che linguistica, logico-concettuale. In particolare, si deve tener conto del
testo scolastici. Cfr. in particolare Thornton (1984). '
12. È uno dei "correttivi" all'applicazione meccanica delle formule di leggibilità adotta-
to da Palombi e Raponi (1984) nel loro lavoro di consulenza per un editore scolastico, che li
ha indotti a suggerire semplificazioni sintattiche e lessicali ovunque fosse possibile, badando
a che tutti i termini specialistici presenti, evidenziati graficamente, risultassero adeguatamen-
te spiegati con frasi non troppo lunghe e con parole appartenenti al vocabolario di base. 13· Si veda per esempio il sito www.eulogos.it.

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nwnero di inferenze necessarie per poter colmare, con le conoscenze dea tramite una sua «lettura rallentata»; oltre al numero delle inferenze
"
(del mondo e dell' argomento su cui si legge) che già si possiedono, quan- di base necessarie per capire, la lettura rallentata considera come «criteri
to il testo va dicendo esplicitamente, in modo da connettere le informa- di valutazione della comprensibilitàx 14 la presenza o meno di una serie
zioni fornite entro una rete coerente e logica. di punti problematici che vanno dall' organizzazione complessiva del
Per capire meglio il concetto di inferenza occorre ricordare che in testo (la più semplice è quella lineare, senza salti logici tra un argomento
ogni testo non è possibile "dire tutto", cioè esplicitare e segnalare passo e l'altro, con un criterio ordinatore nella disposizione delle parti chiara-
passo quanto serve per collegare logicamente tra loro ciascuna delle mente individuabile e seguito con coerenza) a fenomeni testuali e lingui-
informazioni date. In chi legge scatta però sempre una "presupposizione stici più locali. Lucia Lumbelli (1989), tra questi «indicatori testuali delle
di testualità"; il lettore si aspetta cioè che il testo sia coerente -logica- difficoltà di comprensione», che comportano un carico cognitivo note-
mente organizzato - e non sia una semplice accozzaglia casuale di frasi vole per chi legge, segnala:
messe insieme da un computer "impazzito" e di cui sia impossibile dipa-
nare il senso complessivo. La mente di chi legge è attiva durante il pro- l'identità ostacolata, che impedisce di capire che si sta parlando della
cesso di lettura, e interviene a istituire i passaggi logici tra un'informazio- stessa "cosa" pur nominandola in modo diverso, quando non si hanno le
ne e l'altra, colmando con questa attività logico-concettuale i "buchi" conoscenze necessarie per riconosceda come la stessa "cosa", dato che
informativi del testo, che possono essere più o meno ovvi (e cioè facili da queste conoscenze. o informazioni non sono ricavabili direttamente dal
recuperare-ricostruire) e più o meno numerosi. Le informazioni di colle- testo. Per essere più precisi, si tratta di impedimenti al riconoscimento
gamento logico non presenti sono ricavate, oltre che dai significati delle della coreferenzialità tra due elementi del testo. Per esempio, se si legge:
parole usate e dal contesto in cui vengono usate, da quanto è già pre- «il presidente della Repubblica è partito per le sue vacanze. Ciampi ha
sente nella enciclopedia di chi legge. Lenciclopedia è l'insieme di cono- .però rilasciato alla stampa la seguente dichiarazione ... » e non si sa che
scenze, depositato nella memoria a lungo termine, che chi legge possiede Ciampi è.il presidente della Repubblica, il testo non aiuta a ricavare que-
già e cui attinge proprio per collegare/capire i passaggi problematici o sta informazione; .
non detti. il nesso mal segnalato, non segnalato o distante: quando a delle infor-
Per esempio, se leggiamo che «Gianni era rimasto senza soldi, ma il mazioni logicamente correlate corrisponde solo un tenuissimo (oppure
suo regalo per la mamma era bellissimo», siamo portati, con una inferen- nessun) raccordo esplicito; oppure, ancora, nel caso del nesso distante, le
za, a pensare che Cianni abbia speso tutti i suoi risparmi per fare un , informazioni, pur essendo strettamente collegate, sono dislocate a una
regalo alla mamma, anche se questo non è esplicitato 'nel testo: siamo' noi distanza eccessiva l'una dall' altra, tale da rendere difficoltosa l'instaura-
lettori a fare questa semplice inferenza di collegamento tra quanto detto zione di tale nesso. Anche forme linguistiche minute come i pronomi
esplicitamente, attivando il settore della nostra enciclopedia dove è con- sembrano sensibili a tale criterio: i loro riferimenti sono tanto più difficili
tenuta la conoscenza elementare "per fare dei regali in genere si spen- da recuperare quanto più aumenta la distanza, misurabile in numero di
dono dei soldi". È poi solo il testo, nel suo prosieguo, a confermarci o
meno la giustezza dell'inferenza fatta. Le inferenze giuste - che poggiano
su una conoscenza condivisa - che facciamo in continuazione senza
neanche rendercene conto, non entrano in contraddizione con quanto
leggiamo di seguito; ma se, nell'esempio fatto, leggiamo qualcosa come 14. La proposta è di L~mbelli (1989). Lucia Lumbelli ha dedicato numerose ricerche
«Aveva messo da parte per lei la conchiglia più bella raccolta sulla spiag- al problema della comprensione durante la lettura, osservando il comportamento di ragaz-
gia» siamo costretti a correggere l'inferenza iniziale e a capire che zi di scuola elementare e media e registrandone in ricchi protocolli le risposte a sollecita-
zioni di esplicitazione delle inferenze e a domande di comprensione: un utilissimo control-
Gianni, pur essendo senza soldi, ha fatto comunque un bel regalo (non lo on-line (come dicono gli psicologi con una efficace metafora tecnologica) che permette
comprato) alla mamma. di osservare a distanza ravvicinata gli inceppi alla comprensione. E un controllo che inte-
Si è detto che la comprensibilità di un testo viene considerata tanto gra i dati di quello off-line, che si effettua a lettura conclusa e che è quello di gran lunga
praticato a scuola (quando e se si presta una qualche attenzione a questi problemi). La
maggiore quanto più sono semplici e meno numerose le inferenze da
bibliografia sulla lettura è amplissima. Ci si può qui limitare a citare il recente Colombo
fare. Ma in realtà, dato un testo, è spesso molto difficile stabilire quante (2002), da cui si possono ricavare molti esempi di incomprensione raccolti a scuola, con
siano le inferenze necessarie per capirlo, anche se possiamo farcene un'i- utili suggerimenti didattici per prevederli e prevenirli.

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parole interposte, tra la forma piena (o punto d'attacco) e il pronome ponendole domande Qui la ricerca linguistica ha il 'dovere di cercare di
(soprattutto clitico) che la sostituisce 15; rispondere. Né la scuola né gli insegnanti sono esonerati dal considerare
l'aggiunta relativizzante, che serve a circoscrivere la validità. di asser- attentamente tali problematiche, alla luce delle quali è necessario cercare
zioni precedenti, per limitarne la portata avvertendo che non sono di valutare costantemente, tenendole sotto controllo, le difficoltà di com-
opportune eccessive generalizzazioni e schematizzazioni; . prensione e i compiti cognitivi richiesti agli alunni: a partire
l'esempio difficile, che anziché semplificare la comprensione di un dall'(autolcontrollo critico della comprensibilità delle lezioni orali dei
concetto formulato in generale e in modo teorico, finisce per complicar- docenti fino al vaglio attento dei testi da adottare, che bisognerebbe sce-
la, risultando l'esempio più difficile da capire della stessa asserzione da gliere non solo in base alla validità, attendibilità e aggiornamento scienti-
cui prende le mosse. . fico dei loro contenuti, ma anche badando alla loro maggiore o minore
comprensibilità (e dunque chiarezza) per gli allievi.
Tenendo presente l'insieme degli ostacoli alla comprensibilità (e alla leg-
gibilità) finora segnalati, Lumbelli (r989) formula una serie di raccoman- 6·5
dazioni utili per la redazione di testi divulgativi, il cui scopo dovrebbe Lo scrivere chiaro
essere quello di risultare il più possibile chiari a un grande numero di
non esperti dell' argomento trattato. Le regole dello scrivere chiaro, i cui principi ispiratori e le cui motiva-
Ma la ricerca sullo "scriver chiaro" interessa o dovrebbe interessare, zioni dovrebbero apparire abbastanza evidenti alla luce di quanto si è
oltre che il mondo dell' editoria scolastica, anche quello giornalistico e finora detto, possono essere riprese direttamente, con qualche piccola
della comunicazione pubblica. Non a caso si è esercitata nella redazione semplificazione, modifica o integrazione qua e là, da Piemontese (2002,
di "Due parole", un giornale pensato per chi è portatore di qualche han- pp. 37-8), avvertendo che si tratta di una lista aperta, da adattare di volta
dicap (che abbassa notevolmente, di per sé, la soglia di comprensibilità in volta alle necessità comunicative, ai destinatari e agli scopi della scrit-
dei testi "normali") 16, adatto anche a parlanti stranieri che muovano i tura. A monte della produzione di una scrittura chiara non può non
primi passi nell' acquisizione dell'italiano. Oppure, tale ricerca sulla chia- esserci, ovviamente, una chiarezza concettuale e precisa notevole.
rezza riguarda l'ambito della comunicazione pubblica e rivolta, anche Occorre dunque:
istituzionalmente, al grande pubblico, che ha il diritto di capire esatta-
mente, nei suoi rapporti con lo Stato 17 o altri enti 18, le comunicazioni 1. pensare in modo chiaro 19 e poi
che lo riguardano, che pesano sulle sue tasche in termini di tasse o bol- 2. cercare la soluzione linguistica più semplice.
lette da pagare ecc.
È l'esempio di un impegno civile coniugato a quello scientifico, che Queste sono le prime due indicazioni della lista, ma è meglio isolarle per-
si alimenta dei risultati della ricerca scientifica su questioni linguistiche e ché sono di ordine superiore e si configurano (in particolare la seconda)
che, nello stesso tempo, contribuisce a farla progredire, se non altro come quelle da cui tutte le altre derivano. Procedendo, troviamo dunque
queste ulteriori «regole»:

3. essere brevi. Scriverefrasichenon superino,mediamente,le 20 parole;


4. essere precisi e direttrevitando il ricorso a perifrasi (cioèa giri inutili di paro-
15. Sulla complessità dei pronomi atoni (o clitici) dell'italiano cfr. Simone (1983). le) che spessofinisconoper deformareod oscurareil senso;
16. Dall'esperienza accumulata intorno a "Due parole" sono scaturiti, oltre che
Tiraboschi (a cura di, 1994), molti dei principali lavori di Emanuela Piemontese, tyttora
attiva responsabile del mensile che, dopo una pausa di qualche anno, ha ripreso ad essere
pubblicato on line (wwwdueparole.it).
17. Cfr. Fioritto (a cura di, 1997), Piemontese (1999), oltre al Codice di stile
(Presidenza del Consiglio dei ministri, 1993) messo a punto quando era ministro della 19. «Non si può scrivere in modo chiaro se si hanno le idee confuse o conoscenze
Funzione Pubblica Sabino Cassese. . scarse o insufficienti su un certo argomento o, paradossalmente, se si è troppo esperti di
18. Cfr. De Mauro e Vedovelli (1999) per la presentazione del lavoro che ha' portato, esso e non si tiene conto delle possibili difficoltà dei destinatari meno esperti»
tra l'altro, alla semplificazione e maggiore perspicuità delle bollette Enel. (Piemontese, 2002, p. 37).

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5· preferire, a parità di senso, parole di uso comune e, in particolare, del vocabo- Con questa doverosa e inevitabile attenuazione (o «aggiunta relati-
lario di base; vizzante») potrebbe chiudersi per ora questo discorso, ma non prima di
6. preferire parole concrete a parole astratte; avere suggerito un lavoro molto utile didatticamente.
7· evitare inutili forestierismi (ossia narcisismi linguistici), se esistono parole
Si può infatti provare ad "applicare" le regole di scrittura chiara nella
equivalenti in italiano;
8. usare, solo quando inevitabili, termini tecnici, avendo però l'accortezza di
riscrittura di un brano di un manuale scolastico (di qualunque disciplina)
spiegarli brevemente con parole del vocabolario di base; scelto a caso: ne scaturirà una sorta di corpo a corpo con la formulazione
9. evitare inutili pseudotecnicismi; originaria, alla ricerca della forma più chiara e semplice - ma, è importan-
IO. evitare l'uso di sigle, abbreviazioni, simboli e acronimi senza aver dato il loro te sottolinearlo, a patto di non perdere nessuna delle informazioni di par-
scioglimento, la prima volta che si usano; tenza - spezzando le frasi troppo lunghe e semplificandole sintatticamen-
IL evitare parole e locuzioni ammiccanti (per lo più virgolettate) o di origine te, sostituendo il più possibile le parole usate con sinonimi del vocabola-
politica o giornalistica, spesso prive di significato al di fuori di contesti precisi (ad
rio di base, e così via. È un lavoro che si può fare e far fare anche agli
esempio: buonismo, governo balneare);
12;, evitare l'uso diformule stereotipate, cristallizzate, prive di significato reale;
alunni (da soli o in gruppo), anche per esercitarli a un uso flessibile della
13· evitare l'intricatezza linguistica. A tal fine la coordinazione (o una subordina- lingua, alla ricerca delle soluzioni di volta in volta più adeguate. Magari
zione limitata) è preferibile alla subordinazione per evitare frasi incistate l'una per scoprire che qua e là è inopportuno rinunciare a tecnicismi, oppure
nell' altra fino a far perdere di vista la sequenza soggetto, predicato, complemento; che in qualche caso la soluzione migliore è proprio quella originaria,
14· evitare la forma passiva nelle frasi e, usandola, esplicitame sempre il soggetto rispetto alla quale non è possibile reperire formulazioni più soddisfacenti.
logico; Senza contare chenel corso di questo lavoro di parafrasi, sostituzione e
15. preferire la forma personale a quella impersonale;
riscrittura possono emergere facilmente incomprensioni locali del testo di
16. preferire la forma affermativa all'uso delle doppie negazioni (ad esempio: è
chiaro, anziché non può non essere chiaro);
partenza, possibili zone di fraintendimento ecc.: gli alunni potrebbero
17· preferire ripetere anziché ricorrere alla variatio se con questa si rischia di diventare più consapevoli di quanto costituisce un ostacolo alla compren-
creare equivoci o incomprensione; sibilità dei testi su cui devono studiare, gli insegnanti potrebbero scoprire
18. fare attenzione agli usi discriminanti della lingua, anche involontari 20. quante e quali siano le zone d'ombra e gli ostacoli che è loro compito aiu-
tare a rimuovere.
A queste regole pare importante aggiungere almeno quelle relative a un
uso chiaro e coerente della punteggiatura, utilizzandola nel modo più 6.6
"normale" 21 e dando così, in particolare con le scansioni degli a capo, TI processo di comprensione
evidenza all'organizzazione logica del testo, suddividendolo in blocchi
informativi compatti e ordinati. TI discorso fatto finora, fondato sulla leggibilità e comprensibilità, ha
Si tratta comunque, piuttosto che di "regole" da assumere presèrit- messo in evidenza quanto, dato un testo, consente di predire gli ostacoli
tivamente, di raccomandazioni che possono, in certi casi, entrare in che possono comprometterne la comprensione. Ma molto resta ancora da
conflitto l'una rispetto all' altra; mentre, a seconda dei tipi di testo e dire sul processo di comprensione e su come si realizza.
degli argomenti, non si può scendere al di sotto di una certa soglia di Gli studi sull'intelligenza artificiale e la psicologia cognitiva hanno
complessità (anche sintattica), pena la perdita di precisione e chiarezza ormai abbondantemente descritto i caratteri fondamentali di questo pro-
concettuale. cesso, facendo passi' da gigante nella conoscenza dell'attività che lo
accompagna. Grazie alla ricerca volta a simulare e incorporare il più pos-
sibile i procedimenti della mente in macchine intelligenti, si è costruito
anche un modello della mente che ci ha permesso di capirne il funziona-
mento molto meglio che in passato. Questo modello, con buona ap-
20. Si può considerare uso discriminate della lingua tutto quanto è prevedibile possa prossimazione, descrive alcuni dei passaggi fondamentali della nostra
tagliar fuori dalla possibilità di capire una percentuale massiccia di utenti o di gruppi di mente proprio nell'immagazzinare le conoscenze (e i ricordi) e nei pro-
utenti. .
21. Cioè secondo le convenzioni attualmente in vigore. Sulla punteggiatura, oltre alle
cessi di comprensione. ,
raccomandazioni di ~iemontese (1966), cfr. ora il bel manualetto di Mortara Garavelli (2003). Sede della comprensione è la memoria, che si distingue in memoria di

137
I
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 6. LA COMPRENSIONE DEI TEST!

lavoro e memf2rJ(,za lungo termine. La memoria di lavoro è stata a lungo tutto personali, non facciano.sì che venga mantenuto più a lungo un par-
detta memoria a breve termine, ma è meglio utilizzare la dicitura memoria ticolare del tutto irrilevante 23.
di lavoro per evocarne immediatamente la complessa attività che, durante La memoria a lungo termine, in cui vengono depositate le informa-
il processo di comprensione, consiste nell' analizzare e decodificare via via zioni elaborate, non è però "vuota". Articolata in due grandi settori, la
gli input linguistici percepiti (leggendo o ascoltando), dando loro una memoria semantica e la memoria episodica, vi sono depositati da una parte
rappresentazione sernantica. Le informazioni vengono così elaborate e i significati delle parole che già si conoscono (la memoria semantica è una
trasferite nella memoria a lungo termine in un formato che fa astrazione .memoria linguistica), dall'altra le conoscenze di come funzionano e si rea-
dalla forma linguistica particolare con la quale si presentano nell'input. In lizzano fatti ed eventi nel mondo (la memoria episodica si costruisce sulla
altre parole, la memoria di lavoro analizza e riconosce le forme linguisti- base delle mille esperienze quotidiane attraversate da un individuo a par-
che nei loro aspetti fonologico, grammaticale e semantico, elabora i signi- tire dai primi giorni della sua esistenza) 24. L'enciclopedia di ciascun essere
ficati e li trasferisce nella memoria a lungo termine senza preoccuparsi di umano è costruita in questo modo ed è passibile di continui arricchimenti
mantenerli associati ai significanti originari. Ciò sarebbe del resto molto e ristrutturazioni sulla base di esperienze e conoscenze nuove.
difficile, dato che un gran numero di prove sperimentali dimostrano che L'attivazione di questi settori della memoria a lungo termine intervie-
normalmente non si riescono a ricordare esattamente più di sette-nove ne nel momento stesso in cui la memoria di lavoro elabora le informazio-
parole di seguito, nel medesimo ordine e nella medesima identica forma, ni: permette il riconoscimento dei significati linguistici e la comprensione
immediatamente dopo averle percepite .. di quanto di "nuovo" si ricava dall'input alla luce delle conoscenze del
Le informazioni ricavate dall'input, oltre che facendo astrazione dalla mondo che si hanno 'già. Si realizzano dunque due processi paralleli e con-
forma originaria, vengono sistemate di continuo le une rispetto alle altre temporanei, ma di direzione inversa: il processo bottom-up e il processo
durante il processo di ricezione, cioè vengono inserite in una rete di rela- top-doum. il primo, dal basso all'alto, elabora l'input (cioè quanto mate-
zioni e di connessioni che sono anche gerarchiche. In ogni testo ci sono rialmente si percepisce, per esempio leggendo o ascoltando) e trasferisce il
informazioni principali e informazioni secondarie, dettagli più o meno risultato di questa elaborazione nella memoria a lungo termine; il secondo
rilevanti: si può dire che la comprensione è tanto meglio realizzata quanto procede dall'alto al basso, cioè dalla mente e dalla memoria a lungo termi-
più la ricostruzione di tali gerarchie è effettuata dal ricevente, nella cui ne verso l'input, in maniera tale da poterlo elaborare tenendo conto di
memoria a lungo termine restano in un analogo ordine gerarchico. Letto quanto già esiste in memoria e confrontandolo con quanto si sa già. .
un testo, soprattutto se il testo è molto lungo, si constata che non tutte le Perché ci sia una comprensione soddisfacente, è però necessario che
informazioni del testo di partenza sono rimaste in memoria, ma è impor- si realizzi un equilibrio perfetto tra questi due percorsi, il bottom-up e il
tante che vi permangano quelle principali, di ordine gerarchico superiore, top-doum. Infatti, se l'uno prevale sull'altro, insorgono inconvenienti e
che occupano i posti (o i nodi) più in alto nella struttura ad albero che distorsioni della comprensione: se prevale il bottom-up si rimane troppo
può essere idealmente ricostruita per rappresentare l'organizzazione logi- "attaccati" ai dati ricavati dall'input e non si riesce ad elaborarli. Si ricor-
co-concettuale di un testo. È esperienza comune sapere che quanto più dano casualmente, per esempio, particolari irrilevanti senza aver colto il
tempo è passato rispetto al momento della lettura, tanto più il ricordo senso generale del tutto e aver ricostruito la gerarchia di significati del
"sbiadisce" ma, se "a caldo" si era realizzata una corretta ricostruzione testo letto, non si riesce a compiere generalizzazioni e a vedere le connes-
mentale della rilevanza maggiore o minore delle informazioni ricavatene, sioni tra quanto si è letto e quanto esiste già nella propria memoria a
è prevedibile che quelle collocate nei nodi superiori siano le ultime a lungo termine e che proviene da fonti diverse. Se invece prevale il percor-
scomparire: il processo di erosione dei ricordi comincia dal basso 22, a
meno che non esistano ragioni emotive o "affettive" che, per motivi del

23. È opportuno sottolineare che l'aspetto "affettivo", incluso l'interesse per quanto
si legge, gioca un ruolo molto importante nel processo di comprensione.
22. Chi sostiene che per capire/ricordare bisogna anche saper dimenticare mette l'ac- 24. Per l'organizzazione mentale del vocabolario, le relazioni tra le parole che si
cento sul fatto che, data la capienza limitata della memoria (non si può ricordare tutto), si conoscono e gli schemi cognitivi (frames e scripts) cui sono associate cfr. Basile (2001), che
devono saper cancellare proprio gli elementi meno rilevanti. cerca così di evidenziare le relazioni tra memoria semantica e memoria episodica,
"

139
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 6. LA COMPRENSIONE DEI TESTI

so top-dou»i si rischia di appiattire l'input su quanto si sa già, su quanto è Al di là dei singoli oggetti, anche situazioni più complesse, una volta
già n~lla memoria a lungo termine, e non si colgono, dell'input, gli aspetti arrivate alla nostra percezione, vengono trasferite dai sensi alla mente ed
nuovi e differenti che possono arricchire o correggere/ristrutturare quan- elaborate dalla memoria di lavoro, depositandosi nella memoria a lungo
to già si conosce 25. termine nel formato di schemi.
Bisogna aggiungere che le conoscenze depositate nella memoria a Già il grande filosofo tedesco Immanuel Kant (1724-1804) parlava di
lungo termine sono organizzate 'in schemi più o meno complessi, connessi schemi 27 e la nozione è stata ripresa da Bartlett (1932) nel suo lavoro sulla
gli uni agli altri entro una rete rispetto alla quale, per tentare di descriver- memoria. Lo studio di Bartlett può essere considerato l'antesignano delle
li, è difficile isolarli e districarli se non a patto di procedere a grossolane innumerevoli ricerche che hanno affinato tali considerazioni in rapporto
semplificazioni. E però utile tenere presente al riguardo la grande mole di al funzionamento delle intelligenze artificiali e nell'ipotesi che i modelli
studi e di .messe a punto elaborati negli ultimi decenni da diversi studiosi, che ne spiegano il funzionamento siano anche modelli del funzionamento
che sottolineano tra 1'altro come la comprensione derivi dall'attivazione e della mente umana. Ma, come si è già detto, la mente umana è molto più
selezione degli schemi "giusti" - cioè più appropriati per capire un dato complessa e può essere vista come una rete di centri neurali - o moduli-
testo o una data esperienza - che sono la base per poter procedere alle elaborativi (delle cognizioni e del linguaggio) che non funzionano in atti-
inferenze adeguate. vazioni meccaniche e a catena, trasferendo passo passo le informazioni da
un modulo mentale all'altro ma, piuttosto, in un complesso scambio di
6·7 interazioni tra un modulo e numerosi altri simultaneamente+'.
Gli schemi cognitivi Comunque, gli schemi cognitivi, per quanto numerosissimi e inter-
connessi, sono meccanismi economici che ci permettono di elaborare le
Tutti gli schemi di vario tipo presenti nella memoria a lungo termine nostre esperienze con grande risparmio cognitivo; nello sviluppo di ogni
hanno a che fare, innanzitutto, con la capacità di categorizzare, cioè con individuo si creano mano a mano, in base alle mille piccole e ripetute
un aspetto essenziale della cognizione che permette «di giudicare se un esperienz~ quotidiane, ricavandone-le costanti rispetto alle particolarità
oggetto particolare sia o no un caso di una particolare categoria» 26. sempre differenti. Grazie al possesso di tali schemi sappiamo come
Quando un bambino molto piccolo incomincia a dire, per esempio, palla muoverei nel mondo senza doverlo reimparare ogni volta: sappiamo che
o sedia riferendosi a una palla o a una sedia particolari e determinate, a prima di attraversare una strada, anche di una città che non conosciamo
og!Settireali che (proprio quelli, nella loro individua fisicità) vede per la e che visitiamo per la prima volta, ci conviene guardare a sinistra e a
prima volta, magari esposti in un negozio, e che dunque, proprio in quel- destra; che prima di entrare in un cinema dobbiamo pagare il biglietto;
la forma, quelle dimensioni o quei colori e materiale può non aver mai che se ci sediamo a un tavolo di un locale pubblico prima o poi arriverà
visto, manifesta di avere maturato, almeno per tali oggetti, tale capacità qualcuno a chiederei cosa ordiniamo ecc. Sono schemi che, ovviamente,
di categorizzazione. . hanno a che fare non solo con le nostre esperienze individuali, ma
anche con la cultura (in senso antropologico) in cui esse si sono realiz-
zate. TI senso di spaesamento che possiamo provare visitando un paese
diverso dal nostro nasce dal fatto che scopriamo che non sempre i
.25. A chi insegna viene in mente probabilmente una abbondante casistica di esempi nostri schemi sono validi o funzionano esattamente nello stesso modo:
relativi: studenti molto preCISInel ripetere per filo e per segno paragrafi di testi srudiati,
che SIperdono e sono colti da crisi di panico quando si chiede loro di collegare quanto
hanno detto con questioni che dovrebbero essere loro già note, ma non trattate esplicita-
mente nel testo che vanno ripetendo oppure, semplicemente, quando si faccia loro una
domanda la cui risposta non comporta una esposizione meccanica del contenuto di una
27. Non a caso Kant è evocato fin dal titolo del volume di Eco (1997), che tratta que-
parte precisa del manuale. Di contro, esistono anche studenti che si fidano troppo delle
stioni semiotiche rivisitate alla luce dell' enorme sviluppo degli studi cognitivi degli ultimi
loro conoscenze generali (spesso generiche) su un argomento e non vedono quanto sia
decenni, compreso il problema del costiruirsi dei "tipi cognitivi" (cioè delle rappresenta-
possibile ricavare di nuovo da un testo di approfondimento suggerito loro.
zioni mentali) in base ai quali avviene il riconoscimento degli oggetti.
26. ]ackendoff (1989, p. 137). Inoltre, preliminarmente, si-deve tenere presente che «la
28. Si hanno «modelli di elaborazione distribuita in parallelo» (Rumelhart,
c1ass.edegli # oggetti nel mondo # è determinara da complessi principi percettivi e cogniti-
VI» (ivi, p. 71).
McCleliand, 1986) ed è il dibattito tra cognitivisti e connessionisti, che qui si può solo evo-
care (cfr. almeno Parisi, 1991 e Carapezza, Gambarara, Lo Piparo, 1997).
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 6. LA COMPRENSIONE DEI TESTI

per fare qualche esempio restando nella sola più "familiare" Europa, razione fisica degli oggetti e dello spazio 3°. Tali rappresentazioni, ormai
possiamo considerare che guardare prima a sinistra poi a destra per depositate in memoria, vengono poi attivate ogni volta che, di fronte a
attraversare una strada in paesi in cui si guida a sinistra può essere peri- oggetti dello stesso tipo, si tratta di ri-conoscerli sulla base delle e-
coloso per la nostra incolumità e dobbiamo riadattare immediatamente sperienze precedenti; ma iframes sono pronti a complicarsi immediata-
lo schema; oppure possiamo ricordare che in certi paesi non esiste nien- mente in schemata, cioè in quelle rappresentazioni mentali, ugualmente
te di simile ai nostri bar, dove spesso facciamo colazione al mattino con statiche, che includono anche le interrelazioni tra oggetti differenti
un caffè e una pasta (si provi a cercare un locale del genere, senza andar inglobati entro un medesimo contesto spaziale.
lontano, in Germania ... ). Sono esempi banali, ma la natura sociale e Gli scripts 31 sono invece rappresentazioni mentali contenenti la suc-
culturale degli schemi deve essere sottolineata e spiega tra 1'altro perché cessione delle azioni tipiche o il modo tipico di svilupparsi in successio-
siano più complessi da capire i testi prodotti in culture diverse dalla ne di eventi entro situazioni date. La concettualizzazione del tempo e del
nostra, che dànno per scontate conoscenze e comportamenti ovvi per la suo svolgersi si forma probabilmente in un secondo tempo rispetto alla
cultura da cui sono scaturiti ma non così ovvi per chi quella cultura non concettualizzazione dello spazio e alla capacità di raffigurare mental-
conosce 29. mente spazi e ambienti tipici, ma è provato che anche bambini molto
La cultura dunque, anche se non ne siamo molto consapevoli, filtra piccoli possiedono già una serie di scripts. Sono schemi relativi a fatti
la formazione degli scherni e ne determina i contenuti; mentre un altro colti nella loro dinamicità e sono parenti stretti dei plans, schemi co-
filtro, che fa sì che gli schemi cognitivi non siano esattamente gli stessi gnitivi un po' più complessi che includono anche la conoscenza degli
neppure tra gli individui appartenenti alla medesima cultura, è quello scopi per i quali le azioni tipiche (già previste negli scriptst vengono
affettivo-emotivo individuale. effettuate. I plans sono, in altre parole, rappresentazioni mentali di piani
Al di là, comunque, di queste differenze, è possibile distinguere tipi strategici per il conseguimento di un obiettivo 32.
diversi di scherni cognitivi. Gli studi al riguardo, considerati nel loro insie- I MOPs (di cui parla Schank,;I982) sono pacchetti complessi di orga-
me, non presentano un quadro uniforme: da una parte alcuni tipi di sche- nizzazione memoriale in cui interagiscono numerosi scripts e plans. Sono
rni, pur designati in modo differente da studiosi diversi, si rivelano in fondo costituiti da un reticolo di incassamenti gerarchizzati di schemi provvisti
identici (e le loro designazioni diverse possono essere considerate come di connessioni trasversali.
sinonimiche): dall'altra parte, il fatto che un tipo di schema sia designato in Il riferimento a questi vari schemi e alla loro costruzione e attivazio-
modo identico da studiosi differenti non è garanzia che sia inteso/definito ne spiega come si sviluppa la nostra conoscenza del mondo e come la
nello stesso modo. Cercando di mettere ordine in questo magma, possiamo ampliamo in continuazione immettendo negli schemi dati ulteriori rica-
vedere di distinguere frames, schemata, scripts, plans e MOPs. vati dal crescere delle nostre esperienze.
I [rames sono schemi di rappresentazione mentale di oggetti o Ma a questi medesimi schemi si fa frequente riferimento nell' ambito
ambienti tipici, colti nella loro staticità. Sono probabilmente i primi a degli studi psicolinguistici che cercano di spiegare come avvenga la com-
formarsi nel processo di sviluppo e di conoscenza degli esseri umani. La prensione e produzione testuale 33. Utilizziamo infatti gli schemi in
capacità di percepire gli oggetti nella dimensione spaziale si forma pro-
babilmente prestissimo nel bambino: è fondata sulle percezioni sensoriali
immediate (visive soprattutto) che vengono elaborate e mandate in
memoria, creando a poco a poco rappresentazioni mentali della configu-
30. Sulla complessità di questi fenomeni cfr. Bloom, Peterson, Nadel, Garrett (1996). La
nozione di/rame è stata messa a punto da Minsky (1975). Si veda, in italiano, Minsky (1989).
31. Detti anche copioni. Per le prime elaborazioni della nozione di scrip! cfr. Schank,
, 29. Cfr. il racconto esquimese riportato da Schank (1992, pp. 212-3), per dimostrare Abelson (1977). .
32. Per queste sintetiche caratterizzazioni degli schemi finora citati cfr. Evangelisti
che la storia è comprensibile solo se si conoscono certe credenze esquimesi. Lesempio
serve a Schank per ricordare che i bambini, nella lettura, possono non conoscere i fatti di Allori (1992, pp. 16-7)· .
33. Un'utile introduzione a tali problematiche generali si trova m Como e Pozzo (a
sfondo, che sono magari ovvi per gli adulti. Si trovano allora in situazioni analoghe a quel-
cura di 1991) mentre specificamente orientati a illustrare i processi di comprensione
le del lettore adulto, cui una storia risulta confusa perché gli manca la conoscenza cultura-
le del mondo da cui quella storia scaturisce. testuale' sono Schank (1992) e Levorato (1988). •

142 143
COMUNrCAZIONE E LINGUAGGI DrSCIPLINARI

memoria sia per interpretare le situazioni che viviamo e decidere qual è il


comportamento ~1U adatto da tenere, sia per capire i testi. Gli studi in tal 7
senso .so?,o ?rm.a1 t~t? numerosi da permetterei di parlare di una vera e
pr~pna 'pSl~oling~Stlca testuale" 34, intesa come l'analisi dei meccani-
Testi, tipi e generi testuali
srnr tramite 1 q~ali il soggetto umano tratta i dispositivi linguistici per
produrre e/o Interpretare una successione coerente di enunciati.
Vedrem~, dopo av~r parlato dei tipi testuali, come sia possibile tentare di
mett~~e.1ll correlazione CIascuno dei tipi testuali con i differenti scherni
cognmvr che abbiamo fin qui considerato 35.

7.1
Tipologie testuali

I testi condividono numerose caratteristiche (prime fra tutte la coerenza e


la coesione I), che "fondano" la loro stessa testualità, cioè che sono ine-
renti alloro stesso essere testi. Ma fa parte della competenza testuale 2,
anche inconsapevole, di ciascun parlante il rendersi conto che esiste una
gamma amplissima di testi differenti per estensione, scopo comunicativo,
argomento, stile ecc.: è un testo un romanzo, una ricetta di cucina, una
legge, una fiaba, un comizio, una conversazione, una predica, un saggio
scientifico, un articolo giornalistico,' una recensione e via citando i moltis-
simi altri generi possibili, nei quali è possibile far rientrare ogni singolo
testo reale. Sulla base dei caratteri che manifesta, soprattutto se pratichia-
mo abbondantemente un genere dato e ci capita di leggere, ascoltare o
produrre molti testi simili, riusciamo a riconoscere, per ogni testo reale, la
classe (il genere) cui appartiene. Oppure, in modo ancora più generale,
parliamo di testi narrativi, descrittivi, informativi, letterari ecc., ricorrendo
I a questo punto a una tipologizzazione più ampia, dato che ognuno degli
) attributi che usiamo è adatto in realtà per qualificare generi svariati: sono
di tipo narrativo tanto un romanzo quanto una barzelletta o un articolo di
cronaca (generi); sono informativi (tipo) tanto un articolo di cronaca
quanto un notiziario radiofonico o una recensione (generi); sono letterari
(tipo) tanto un racconto quanto un poema epico o una fiaba (generi) ecc.
A questo punto. però la competenza del parlante/lettore comune

1. Con qualche eccezione possibile per la stessa coesione, che può mancare in testi
(brevissimi) di natura esclusivamente pragmatica: cfr. gli esempi fatti in 3.5.
2. La competenza testuale può essere considerata parte integrante della competenza
comunicativa, cioè della capacità di usare la lingua in modo adeguato alle esigenze della
34· C~i rinvia, fin dal titolo: il lavoro di Coirier, Gaonach'h, Passerault ({996).
situazione comunicativa in cui i messaggi vengono prodotti. È una competenza chesi può
. .35: Riprendendo e riorganizzando le considerazioni già avanzate in Lavinio (2000)
distinguere da quella meramente linguistica, che riguarda solo la capacità di usare una lin-
CUI SI nnvia anche per ulteriori indicazioni bibliografiche. '
gua rispettandone le regole grammaticali,

145
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7. TESTI, TIPI E GENERI TESTUALI

comincia a rivelare qualche contraddizione interna, dato che, anche solo Se si privilegiano i tipi di vincoli posti al destinatario per la loro
badando agli esempi appena fatti, un articolo di cronaca può essere fatto decodifica/interpretazione e anche per determinare il comportamento
rientrare tanto tra i testi narrativi quanto tra quelli informativi, un roman- del destinatario stesso nel seguire le "istruzioni" date dal testo, è possibi-
zo può essere incluso tanto tra i testi narrativi (a fianco dell'articolo di cro- le disporre i testi lungo una scala che va dai tipi molto vincolanti (leggi,
naca) quanto tra i testi letterari (assieme a una poesia lirica o a un poema regolamenti) a quelli mediamente vincolanti fino a quelli niente affatto
cavalleresco). vincolanti e la cui interpretazione, molto più libera, è inscritta nella loro
Per dominare, descrivere e dare conto della varietà dei testi reali e, stessa espressione linguistica, programmaticamente ambigua e polisemi-
nello stesso tempo, per raggrupparli in classi coerenti di tipi testuali, gli ca al massimo grado, come accade in moltissimi testi letterari 4.
studiosi di linguistica del testo hanno elaborato svariate proposte tipolo- Se si privilegiano gli scopi di lettura (o di scrittura), con intenti emi-
giche. Ne emergono tipologie testuali differenti, perché costruite assu- nentemente didattici, si possono distinguere i testi in funzionali (o prag-
mendo come base per la loro istituzione criteri diversi, ciascuno dei quali matici, immediatamente connessi con il "saper fare" qualcosa: far funzio-
è autorizzato dal fatto che i testi sono costituiti da una costellazione di nare un oggetto, reperire un'informazione, scegliere un itinerario ecc.),
elementi compositi. Isolandone uno, di volta in volta diverso, e as- informativi, di studio, di intrattenimento 5.
sumendolo come criterio di base per l'istituzione di una tipologia, si Se si privilegia la funzione comunicativa pragmaticamente dominan-
ottengono tipologie differenti. te, associata magari alla matrice cognitiva che consente la loro compren-
Se si privilegia il criterio relativo al mezzo o canale (orale, scritto, tra- sione e!o organizzazione, si ottiene una tipologia che distingue i testi in
smesso) usato, si istituisce una tipologia diamesica che distingue i testi in descrittivi, narrativi e argomentativi e che può articolarsi in distinzioni
parlati e scritti, con ulteriori distinzioni interne legate, per il parlato, al ulteriori.
grado di spontaneità o di pianificazione nella progettazione del testo, per Ci si limita qui a menzionare queste tipologie, che non sono certo le
lo scritto al fatto che si tratti di uno scritto per essere letto con gli occhi e uniche individuate e proposte nell'insieme degli studi di linguistica del
integralmente, consultato, da leggere ad alta voce, destinato ad essere testo, ma che sono le più "correnti" e utilizzate anche in ambito didatti-
recitato ecc. co (compaiono in svariate grammatiche e antologie per le scuole), anche
Se si privilegia l'istanza enunciativa (unica o molteplice) che produce se spesso in modo confuso e senza aver tentato di fare preliminarmente
i testi, è possibile distinguere i tipi monologici (con un solo emittente) da ordine nel quadro teorico di riferimento 6. Né, ragionando su alcune di
quelli "dialogici" o bidirezionali 3, cioè dai testi costruiti grazie al contri-
buto di più parlanti che si alternano nei vari turni di parola: ciascuno di
loro dà un proprio contributo alla costruzione di un testo unitario, come
accade in qualunque conversazione. La profonda unitarietiÌ. e unicità dei 4- Per questa proposta tipologica, avanzata da tempo da Francesco Sabatini, cfr. ora
testi conversazionali è del resto dimostrata dalle coppie adiacenti Sabatini (1999).
5. È l'opzione assunta in Ferreri (a cura di, 2002), un'importante ricerca didattica del
domanda-risposta che spesso vi emergono. La coerenza complessiva, ma Giscel tesa a proporre un curricolo di alfabetizzazione nella scuola dell' obbligo e ricca di
anche la coesione, è constatabile solo considerando insieme quanto dice materiali didattici (riversati sul CD-ROM allegato) facilmente adattabili e riproponibili in per-
un secondo parlante in risposta alla domanda formulata dal primo, men- corsi di lettura realizzabili in classi di scuola elementare e media. Intorno a una tipologia
analoga, fondata sugli scopi di scrittura, è organizzato il volume a cura di Calò (2003). Sulla
tre nessuno dei due enunciati preso isolatamente è considerabile testo. problematicità di tale tipologia, che distingue la scrirtura «per comunicare» da quella «per
apprendere» e «per inveritare», secondo una convenzionalità meramente didattica (non si
possono dimenticare le ampie sovrapposizioni possibili tra una scritrura per comunicare e
per inventare, tra una scrittura per imparare e per comunicare ecc.) cfr. Lavinio (2003): que-
3. È la tipologia assunta dal LIP, che poi, all'interno della ripartizione fondamentale sti diversi scopi di scrittura sono, più che esclusivi, di volta in volta predominanti ed è loro
tra testi unidirezionali (o monologici) e testi bidirezionali, distingue tra questi ultimi quelli correlato un pesodifferente assegnato al destinatario (per esempio, un peso maggiore e più
con presa di parola libera faccia a faccia (conversazioni) da quelli non faccia a faccia (con- condizionante nella scrittura per comunicare, decisamente minore in quella per inventare).
versazioni telefoniche) e da quelli con presa di parola non libera, ma regolata da tempi a 6. Un' altra confusione da segnalare è quella terminologica. Si ricorre spesso, infatti,
disposizione e rurni assegnati (assemblee e dibattiti, interviste, interrogazioni). Tra i testi alla dicitura tipo di testo, facendone oscillare l'accezione da un piano più ampio (usandola
unidirezionali vengono invece distinti quelli effetruati in presenza del destinatario (lezioni, come sinonimo di tipo testuale) a uno più circoscritto (come sinonimo di genere). Per non
relazioni a congressi, comizi, omelie, conferenze, arringhe giudiziarie) e quelli realizzati a incorrere in fraintendimenti, in questa sede si eviterà di parlare di tipi di testo, per usare
distanza o in differita (trasmissioni radiofoniche e televisive). coerentemente, invece, la distinzione tra tipi testuali e generi.

. 147
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7. TESTI, TIPI E GENERI TESTUALI
\

esse in particolare, si vuole proporre un quadro rigido che escluda altri I testi orali sono più legati al contesto in cui vengono prodotti, sono più
approcci e classificazioni 7. ricchi di sottintesi e allusioni recuperabili solo grazie alle conoscenze condi-
Due di queste tipologie, la tipologia che distingue i testi in orali e vise dei parlanti; i testi scritti sono meno immediatamente legati al contesto e
scritti e quella che li distingue in narrativi, descrittivi ecc., sono facilmen- sono più espliciti nelle formulazioni linguistiche. Nei testi orali, a garantirne
te e utilmente integrabili, dato che, una volta istituita l'opposizione fon- la coesione, è fondamentale l'intonazione (cioè un fenomeno paralinguisti-
damentale relativa al mezzo, possiamo chiederei quanto e come si diffe- co): nei testi scritti la coesione si affida a elementi esclusivamente linguistici.
renzino i testi narrativi orali rispetto a quelli scritti, i testi espositivi orali I testi orali sono volatili: appena proferiti, a meno che non li si registri,
da quelli scritti (pur restando sempre testi espositivi) e così via. 0, vice- si dissolvono; i testi scritti permangono e possono essere riletti, consento-
versa, una volta stabilito che cosa distingua gli uni dagli altri, su basi fun- no di potercisi soffermare, di poter cancellare o modificare qualcosa prima
zionali e cognitive, il tipo testuale narrativo dai tipi descrittivo, espositivo cheil testo arrivi a destinazione ecc. Halliday (1992) ha giustamente messo
ecc., possiamo chiederei come e fino a che punto ciascuno di questi tipi in evidenza che, nel parlato, siamo di fronte al processo di produzione del
si differenzi nel parlato e nello scritto, inventariando i generi nei quali i testo nel suo stesso farsi; nello scritto resta solo il prodotto (il testo che leg-
diversi tipi si realizzano, per lo meno come tipi dominanti. giamo) di un processo di produzione che pure, ovviamente, c'è stato.
I testi orali, tranne che in casi particolari (ad esempio: conferenze,
7.2 dibattiti), non hanno titolo; i testi scritti normalmente hanno un titolo
La tipologia diamesica che mette in evidenza, in genere, il tema principale di cui trattano.
I testi orali sono mediamente meno pianificati, cioè più spontanei dei
Nella tipologia diamesica, oltre che differenziare i testi orali da quelli scritti, testi scritti e sono più spesso bidirezionali che non "monologici". Molto
occorre evidenziare le differenze interne ai due piani dell'oralità da una pianificati, perché già "dati" (nei loro contenuti più che nella loro forma)
parte, della scrittura dall'altra, senza dimenticare le possibili interazioni tra sono però i testi che si trasmettono di bocca in bocca (fiabe, leggende,
questi piani differenti (e dunque tra le testualità che vi si producono). Tali barzellette) e che, nati spesso in un circuito orale tradizionale (e popola-
interazioni, tra l'altro, contribuiscono spesso notevolmente a caratterizzare i re), non necessariamente hanno una versione scritta.
testi trasmessi a distanza grazie alle tecnologie di cui disponiamo. A questo Le differenti condizioni comunicative spiegano molte delle differenze
punto può essere utile, per maggiore chiarezza, ripetere parzialmente e sin- linguistiche mediamente reperibili tra testi orali e testi scritti. Nel parlato,
teticamente quanto si è già detto in sezioni diverse di questo volume per esempio, la ripetizione (di parole, di porzioni di enunciati, di concetti
(soprattutto in 4.2), introducendo qua e là qualche considerazione ulteriore. riformulati con parole diverse ecç.) è normale e spesso necessaria e com-
L'aspetto più vistoso della differenza tra testi orali e testi scritti riguar- porta una progressione tematica in cui i medesimi temi tornano o posso-
da il materiale costitutivo del piano dell'espressione: fonico-acustico nei no tornare più volte, anche a distanza; nello scritto, soprattutto in lingue
testi orali, grafico-visivo nei testi scritti. Comunque, gestualità e mimica come l'italiano, dove impera la vecchia raccomandazione della retorica
possono essere considerate parte integrante della testualità orale: il mate- classica relativa alla variatio, si tende ad evitare le ripetizioni e a dare alla
riale fonico-acustico si accompagna a materiale percepibile mediante la disposizione dei temi trattati un andamento più ordinato e lineare. La
vista nella gran parte delle comunicazioni orali sviluppate in condizioni di scrittura si serve inoltre di particolari segni diacritici come, tra l'altro, la
visibilità reciproca ("faccia a faccia"). Anche lo scritto può servirsi di ulte- punteggiatura, importantissima per scandire i testi rendendoli leggibili e
riori componenti, non verbali (i caratteri scelti, i colori usati, l'imposta- evidenziandone gli snodi (cruciali in questo senso sono gli a capo).
zione e la scansione della pagina, spaziature ecc.), che. accompagnano e Si può articolare meglio e affinare la distinzione tra testi orali e testi
contribuiscono a evidenziare il senso delle parole scritte. Ma si tratta scritti in una tipologia (cfr. Lavinio, 1990) che evidenzi, oltre che le diffe-
comunque di materiale percepibile esclusivamente mediante la vista. renze, anche le interazioni tra parlato e scritto, che sono evidenti quando
un testo scritto nasce sotto dettatura, quando un testo orale viene pro-
dotto seguendo una scaletta scritta ecc.
7. Cfr. le osservazioni già avanzate al riguardo in Ferreri (a cura di, 2002, pp. 39-41), Questa tipologia dispone i testi parlati lungo una scala che va da un mas-
che vengono qui riproposte. Sul problema in generale, sono sempre utili le considerazioni simo di spontaneità (ad esempio le conversazioni) a un minimo di sponta-
di Mortara Garavelli (198gb). neità (ad esempio: una storia, un aneddoto, una barzelletta: per c rti v [ i il

149
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7. TE~TI, TIPI E GENERI TESTUALI

testo è già pronto, depositato in memoria, e si tratta solo di dargli, ogni volta classica. Rispetto alla tipologia basica, c'è dunque già un tassello in più,
che si racconta" quella" storia, una veste linguistica, mettendoci le parole). quello della esposizione. A questi tipi testuali, la tipologia proposta da
I testi scritti, a seconda delle modalità di ricezione previste, sono Egon Werlich (1976) aggiunge i testi regolativi. La tipologia di Werlich è
distinguibili in testi scritti: una tipologia funzionale e cognitiva insieme, dato che tiene conto, oltre
che del focus dominante nei testi (cioè del loro principale centro di inte-
per essere consultati (ad esempio: elenchi telefonici, dizionari, enci- resse e di organizzazione), della "matrice" o capacità cognitiva correlata,
clopedie); che ne consente sia la comprensione che la produzione.
per essere letti integralmente (ad esempio: saggi, romanzi); Rispetto a quest'ultima tipologia, allo scopo di renderla ancora più
per essere letti come se non fossero scritti, ma detti (ad esempio: dia- comprensiva di una serie di testi che altrimenti ne sarebbero rimasti
loghi entro romanzi e racconti); esclusi (appartenenti soprattutto ai generi teatrali), si può aggiungere la
per essere recitati (ad esempio: sceneggiature, testi teatrali); classe dei testi scenici 8.
per essere detti, cioè letti ad alta voce e dunque ascoltati dai destina- Si ottiene così una tipologia a sei posti, di cui fanno parte:
tari (ad esempio: comunicati e annunci trasmessi nelle stazioni, notiziari
radiofonici) . il tipo testuale descrittivo. Evidenzia fenomeni (persone, oggetti, stati
di cose, relazioni) considerati in un contesto spaziale. Si associa alla per-
Ogni testo scritto può essere oralizzato, cioè letto ad alta voce, ma la cezione che, elaborata cognitivamente, permette di cogliere le differenze
voce da sola non basta a rendere "parlato" quel testo, che può presenta- e interrelazioni di aspetti relativi allo spazio e all'organizzazione nello
re tutti i caratteri più marcati (e complessi) della lingua scritta, del suo spazio di oggetti in genere provvisti di una propria fisicità. Ha un campo
andamento sintattico più tipico e delle sue scelte lessicali; se invece il di referenza di natura statico-spaziale cui, come rappresentazione menta-
testo è stato scritto in modo da prevedere la sua fruizione orale, presenta le (o schema cognitivo) corrispondono soprattutto frames e schemata
una veste linguistica più semplice e breve, più facilmente fruibile nell'a- (secondo la definizione datane in 6.7); .
scolto (come nei casi già citati di annunci da diffondere in pubblico o di il tipo testuale narrativo. È imperniato su azioni (di persone) o su tra-
notiziari radiofonici). Inoltre, certi testi sono fatti per essere letti come se sformazioni di stati di cose, su eventi cioè, che possono riguardare anche
non fossero scritti. Ciò ha a che fare con la mimesi o imitazione del par- oggetti, relazioni e concetti visti nel contesto temporale. E associato alla
lato e facilita il fatto che forme linguistiche tipiche o molto più frequenti capacità di percepire il tempo e di cogliere le interrelazioni e differenze
nel parlato possano essere presenti anche nella scrittura, come accade nei relative ai cambiamenti nel tempo e col tempo. Ha dunque un campo di
testi scenici di cui si parlerà più avanti. referenza dinamico- temporale ed è associato a schemi cognitivi come
scripts, plans e MOPs;
7·3 . il tipo testuale scenico. Evidenzia e mette in scena, dentro il testo,
La tipologia testuale funzionale-ç~gpitiva soprattutto atti linguistici propri o altrui realizzatisi in contesti differenti
da quello in cui il testo viene prodotto. Riporta la parola (per esempio di
A seconda delle funzioni comunicative dominanti nei diversi testi - fun- personaggi) mediante espedienti che fanno in modo che il ricevente sia (o
zioni che è possibile intendere come corrispondenti a rnacro-atti linguisti- abbia l'impressione di essere) di fronte all'evento comunicativo rappresen-
ci (del narrare, descrivere ecc.) - tutti gli studi concordano nell'individua- tato e lo percepisca in u'nlasso di tempo che tende a corrispondere a quel-
re almeno una tipologia basica che distingue i testi in narrativi, descrittivi e lo della sua durata reale, come capita a teatro, dove lo spettatore impiega,
argomentativi. È una tipologia basica, minima e universale, valida per tutte nel sentire parlare i personaggi, lo stesso tempo che gli attori impiegano
le lingue e le culture. E possibile sostenere, infatti, che non c',è cultura in nel proferire le loro parole. Ma ogni citazione dettagliata (soprattutto nella
cui non si producano racconti (narrazioni) e in cui non si usi la lingua per
descrivere (descrizioni) o per argomentare, cioè per sostenere la validità di
un' affermazione, di un' opinione, di un punto di vista (argomentazioni).
Descrizione, narrazione, argomentazione e, inoltre, esposizione, sono le 8. Testi che in Lavinio (1990) erano detti rappresentativi. Da questo lavoro (, p. 78-9).
tradizionali partizioni del discorso prosastico individuate dalla retorica con qualche piccolissima modifica. è ripreso lo schema qui riprodotto ('l'All. 3).
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI

forma del discorso diretto) di parole altrui dentro le proprie deve essere
vista come realizzazione di questo tipo testuale. È legato alla capacità
cognitiva (di tipo metalinguistico) di trattare la parola detta come un
oggetto che si può riprodurre mediante la parola stessa e di rappresentare
la durata di eventi comunicativi, discorsi ecc. in un tempo equivalente a
quello da questi impiegato, verosimilmente, per svolgersi realmente 9. È
parente stretto del tipo narrativo, da cui non a caso spesso non viene
distinto, e condivide con quello il medesimo campo di referenza dinami-
co-temporale, oltre che essere correlato ai medesimi schemi cognitivi;
- il tipo testuale espositivo. È orientato verso la scomposizione (nell'anali-
si) o la composizione (nella sintesi) degli elementi costitutivi di concetti. È
consentito dalla capacità cognitiva del comprendere concetti generali, che
vengono disarticolati nell'analisi, o vari concetti particolari che risultano poi
sintetizzati-ricondotti (nella sintesi) ai concetti generali che li includono e di
cui quelli particolari sono parte. Ha un campo di referenza concettuale,
mentre gli scherni correlati sono soprattutto gli schemata che, a differenza di
semplici rappresentazioni mentali di oggetti iframes), permettono anche di
essere consapevoli delle relazioni e funzioni delle parti che li compongono;
il tipo testuale argomentativo. È orientato sulle relazioni tra concetti
ed è fondato sulla capacità cognitiva di giudicarli, cioè di valutarne il
valore e stabilirne il peso, nella consapevolezza delle relazioni (di simila-
rità, contrasto, trasformazioni) che li possono legare o che li legano gli
uni agli altri. Ha anch' esso un campo di referenza concettuale, mentre gli
scherni cognitivi correlati sono soprattutto plans;
- il tipo testuale regolativo. È orientato a regolare (cioè orientare o
determinare) il comportamento del destinatario (o anche dello stesso pro-
duttore del testo) ed è legato alla capacità di pianificare-prevedere il com-
portamento, composto anche da una serie di azioni in successione. Ha
pertanto un campo di referenza dinamico-comportamentale e, quanto a
scherni cognitivi, ha a che fare ancora una volta soprattutto con plans.

Quanto detto finora si può sintetizzare in uno schema (TAB. 3) dove ogni
tipo testuale risulta correlato a unjocus, a una capacità (o matrice) cogni-
tiva e a generi e forme non jinzionali (testi di uso pratico, riferiti a fatti
reali) e jinzionali (fondamentalmente testi letterari) che ne costituiscon'o
una esemplificazione.

9. Per una illustrazione più ampia di questo tipo testuale, che può includere anche la
rappresentazione di eventi (è il caso della ipotiposi) presentati rninuziosamente, in un
tempo del discorso (di chi ne parla) equivalente a quello impiegato dai medesimi eventi
per svolgersi, cfr. Lavinio (1990, pp. 82-7)·

15
OMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7. TESTI, TIPI E GENERI TESTUALI

I generi, a differenza dei tipi testuali, sono di numero molto più elevato e Tra l'altro, anche i generi non sono quasi mai rappresentativi di un tipo
difficilmente circoscrivibile in una lista chiusa. Mentre si può sostenere testuale allo stato puro. Tanto meno lo sono i testi reali riconducibili a
che i tipi testuali abbiano una valenza transculturale, siano reperibili in questo o a quel genere. La natura mista dei testi, in cui si alternano
tutte le lingue e le culture, i generi hanno una natura storico-cultural- sequenze ascrivibili ora all'uno ora alI'altro tipo testuale, è del resto
mente determinata: variano o possono variare da una cultura all'altra e, implicita nel concetto di dominanza che si è ormai più volte evocato: è
anche nell'ambito della stessa cultura, da un'epoca storica all'altra. Si solo il tipo testuale di volta in volta dominante a permetterei di dire che
può parlare, per i generi, di loro nascita e "morte" (quando non vengono un testo o un genere, considerati complessivamente, sono ora narrativi,
più praticati o prodotti, come nel caso della tragedia classica); non così ora espositivi, ora argomentativi ecc. Nei generi narrativi, per esempio,
per i tipi testuali: si troveranno sempre, in qualunque cultura, generi o pur restando dominante l'attenzione verso eventi idealmente disposti
forme appartenenti ai diversi tipi testuali. sulla linea del tempo, molto spesso compaiono sequenze descrittive che
Igeneri si collocano dunque a un livello di astrazione inferiore rispet- danno conto dello sfondo spaziale (degli ambienti) in cui le vicende si
to ai tipi testuali. Possono essere definiti come configurazioni testuali tipi- sviluppano e, altrettanto spesso, in mondi narrati animati da persone o
che e ricorrenti, come classi di testi. I caratteri fondamentali di un genere personaggi che agiscono e che sono coinvolti negli eventi raccontati,
sono poi reperibili nei molti testi concreti classificabili come occorrenze compaiono porzioni sceniche in cui "sentiamo" parlare i protagonisti
di quel medesimo genere. Ma gli innumerevoli testi concreti, prodotti nel (nel cosiddetto dialogato) come se fossimo a teatro.
parlato e nello scritto, non sfuggono alla possibilità di poter essere ascritti I generi rapportabili ai diversi tipi testuali sono poi distribuiti su due
a un genere o all'altro, a seconda delle caratteristiche che li contraddistin- piani distinti: il primo 'include i generi che hanno per oggetto argomenti,
guono e che possono riguardare l'organizzazione formale, il modo di trat- questioni, eventi del mondo reale, non di mondi di "finzione", cioè
tare l'argomento, il tipo di contesto in cui vengono prodotti, la varietà lin- immaginari o inventati, per quanto più o meno verosimili, come invece
guistica usata e altri parametri ancora che, nel loro insieme o con la loro accade per i generi letterari o finzionali, distribuiti nel secondo piano
presenza o assenza, concorrono a distinguere un genere dall'altro. (l'ultimo dello schema, TAB. 3). Per l'utilità (ma anche la relatività) di
Ai tipi testuali sono però riconducibili anche forme che, nell' accezio- questa distinzione non è il caso di spendere qui troppe parole, ma è utile
ne qui assunta, non giungono ad essere autonome quanto un genere: inglobare anche i generi letterari in uno schema che intende nello stesso
sono più che altro porzioni testuali ben riconoscibili, ma incorporate tempo suggerire la continuità (e dunque il possibile approccio su basi
entro testi appartenenti ai generi più vari. Tra queste, ad esempio, può comuni) tra usi linguistici, forme e generi più "quotidiani" e usi linguisti-
essere annoverata la descrizione: è peraltro difficile individuare generi ci, forme e generi letterari che finiscono per illuminarsi a vicenda nelle
descrittivi, ad eccezione di schede di catalogazione, cartelle cliniche, reciproche specificità proprio se considerati insieme ~ in parallelo, entro
carte d'identità ecc. È un genere descrittivo, inoltre, l'indovinello, per un approccio linguistico-testuale unitario e coerente.
quanto la descrizione degli indovinelli sia "straniata'"? ed esprima in
modo ambiguo e difficilmente riconoscibile le caratteristiche dell' oggetto 7·4
da individuare, mettendone in evidenza dettagli non ovvi e scontati. Tipi testuali e schemi cognitivi
Contrassegnate nello schema con una F, le forme si mescolano ai
generi veri e propri nell' esemplificazione, ben lontana da pretese di esau- Si dia ora uno sguardo alla TAB. 4 II, che schematizza in maniera analoga 12,
stività e dal voler suggerire una distribuzione rigida degli esempi nelle ma ancora più sintetica' e generale, quanto riassunto nella TAB. 3. Per ogni
varie caselle, trattandosi invece, spesso, di collocazioni piuttosto proble- tipo testuale sono riportati i rispettivi campi di referenza (da intendersi
matiche o che possono rivelarsi tali nell'impatto con l'analisi di testi reali.

II. Ripresa da Lavir-io (2000, p. 132), assieme a molte delle considerazioni fatte in que-
sto capitolo, per quanto con snellimenti, semplificazioni e prosciugamenti di numerosi
rinvii bibliografici.
IO. Si evoca qui intenzionalmente lo straniamento, definito da tempo nella teoria della 12. In realtà i caratteri dei singoli tipi testuali nella TAB. 3, per ragioni tipografiche,
letteratura come quel procedimento che consente di "vedere" e "far vedere" la realtà in risultano disposti in verticale, mentre sono qui (TAB. 4) reperibili in orizzonta] .
modo inedito, sottraendola all'automatismo della percezione. .

154 155
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7.'TESTI, TIPI E GENERI TESTUALI

come un referente esteso e assunto in senso lato), poi (anziché la matrice testi espositivi e, talvolta, anche di testi argomentativi. Sono solo alcuni
cognitiva o le capacità), vengono indicati gli schemi cognitivi prevalente- dei molti esempi possibili.
mente associati a ogni tipo e, infine, alcuni esempi di "generi" che, rispetto Anche quanto agli schemi cognitivi, si tratta di non assumere rigida-
a quelli meramente verbali, costituiscono una sorta di loro transcodificazio- mente le correlazioni con i vari tipi testuali e le diverse esemplificazioni
ne o di correlato in altri codici. Sono generi non verbali espressi totalmente fornite: i meccanismi cognitivi mobilitati da ogni testo sono sicuramente
in altri linguaggi, come nel caso della fotografia; o generi non esclusivamen- ben più complessi e comportano quasi sempre il ricorso contemporaneo
te verbali, come nel caso dei film, in cui le parole della sceneggiatura si a più schemi di tipo differente. Quelle evidenziate sono mere linee di
accompagnano a immagini, suoni, musica. Sono, addirittura, azioni concre- tendenza, valide solo in maniera molto generale.
te, comportamenti costituiti da azioni o sequenze di azioni, nel caso della Lo schema grafico della TAB. 4, al di là della inevitabile semplificazio-
"traduzione" /messa in atto delle istruzioni fornite dai testi regolativi. ne, permette di visualizzare meglio le correlazioni suddette e, nello stesso
tempo, di evocare le parentele più o meno strette tra un tipo testuale e
l'altro. Si tratta di parentele che si rivelano istituibili a partire dalla
TABELLA 4

TIPO TESTUALE CAMPO RAPPRESENT AZIOl'H TRA!'1SCODIFlCAZIONE


condivisione, da parte di tipi testuali diversi, del medesimo campo di
DI REFERENZA MENTALI (SCHEMI) referenza elo dei medesimi schemi cognitivi.
Queste parentele, tra l'altro, finiscono per spiegare perché non tutti
DESCRI1TIVO statico-spaziale frames scbemata fotografia gli studiosi siano concordi nel ripartirei denominare i vari tipi nel mede-
simo modo: data la condivisione del medesimo campo di referenza, o
NARRATIVO film meglio dellavorìo nell' ambito dei concetti, 1'espositivo è parente stretto
scripts plans dell'argomentativo, tanto che spesso non viene distinto da questo; analo-
dinamico-temporale MOPs
SCENICO rappresentazione teatrale gamente, il tipo scenico è parente stretto del narrativo, con cui condivide
una referenza di tipo dinamico-temporale. Non a caso i generi scenici -
ESPOSITIVO
come commedie, tragedie, sceneggiature - vengono spesso considerati
schemata
come narrativi tout court.
concettuale schema grafico
Ma anche il ritorno del medesimo tipo di schemi in correlazione a
ARGOME TATIVO plans tipi testuali differenti può essere la base per giustificare determinate
parentele. Per esempio, il fatto che gli schemata siano tra i più frequenti
dinamico- sequenza di azioni
REGOLATIVO
comportamentale
plans
e comportamenti reali
ad essere attivati sia per i testi descrittivi sia per quelli espositivi dà forse
conto della vicinanza, spesso sentita intuitivamente, tra gli uni e gli altri:
la scomposizione di concetti tipica dei testi espositivi produce spesso
La fotografia si presta bene a dare un'idea della staticità diframes e scbe- sequenze quasi-descrittive, come si può constatare leggendo le definizioni
mata (che sono già una sorta di "fotografia" mentale di oggetti) contrap- (di un nome di animale, di una pianta) dei dizionari enciclopedici 13.
posta alla dinamicità di schemi differenti, attivati in corrispondenza di Mentre può spiegarsi, data la comune attivazione di plans, la parentela
testi più dinamici rispetto al tipo testuale descrittivo. TIfilm, inteso come tra il tipo narrativo e 9ualche forma argomentativa: si pensi per esempio
narrazione in linguaggio cinematografico, non a caso spesso nasce dalla all'illustrazione scientifica di un esperimento, "narrato" nelle sue varie
trasposizione di testi narrativi (romanzi, racconti) meramente verbali e, fasi, ma a partire dalla presentazione delle ipotesi e dei procedimenti
come quelli, ha a che fare con scripts e plans, senza i quali non è possibile messi in atto per verificarle, dandone conto in modo problematico.
da una parte costruirlo, dall' altra capirlo. TIdocumentario potrebbe esse-
re invece inserito come esempio possibile di transcodificazione o di cor-
relato di testi espositivi (si pensi all'alta divulgazione scientifica di molti 13. Ma è opportuno ricordare che la definizione va invece assunta, entro questa tipo-
documentari delle trasmissioni di Piero Angela). Un (audiovisivo) repor- logia, come una tipica forma espositiva. Per una discussione su alcune delle zone di
tage-inchiesta ben fatto potrebbe essere collocato in corrispondenza di sovrapposizione tra i vari tipi (o "modi") testuali, cfr. Cortelazzo (1994), che adotta una
tipologia simile a quella qui illustrata, ma espungendone il testo espositivo,

{57
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7. TESTI, TIPI E GENERI TESTUALI

Inoltre, nel caso in cui venga meno l'elemento argomentativo-proble- si hanno scherni compositivi ancora più articolati. Solo chi "frequenta"
rnatico, il medesimo tema (il resoconto delle varie fasi di un esperimento un dato genere, cioè solo chi entra in contatto spesso con testi apparte-
scientifico) riceve un trattamento espositivo, pur mantenendo una certa nenti a quel genere, riesce a riconoscerlo per le sue caratteristiche comu-
parentela con il tipo narrativo, anche grazie all'ordine sequenziale-tem- ni.non appena gli capiti di leggere un testo ascrivibile a quel medesimo
porale determinato dalla natura stessa del referente, che in questo caso è genere. Solo il lettore di romanzi gialli, per esempio, riesce a costruirsi
un esperimento sviluppatosi necessariamente in un dato tempo reale. un prototipo mentale di "giallo", in cui la vicenda prende le mosse da un
I testi argomentativi, in particolare quelli che mirano alla persuasio- delitto e la narrazione tende a far scoprire a poco a poco, magari accom-
ne piuttosto che non alla dimostrazione scientifica, sono poi più che mai pagnando e seguendo 1'operato di un investigatore, 1'autore del delitto
collegati a plans, da assumere consapevolmente da parte di chi li produ- con i suoi moventi.
ce, soppesando di volta in volta in anticipo gli effetti sul destinatario In altre parole, la frequentazione di testi di un certo tipo fa sì che si
degli argomenti 14 messi in campo a sostegno di una tesi data e dunque imprimano nella nostra memoria i loro caratteri generali, la loro "archi-
scegliendoli strategicamente in rapporto agli scopi da raggiungere. Si tettura" complessiva. Ciò facilita la comprensione dei testi che apparten-
potrebbe dire che un certo tasso di regolatività (o conatività) è già pre- gono a quel medesimo tipo testuale e, nello stesso tempo, facilita e guida
sente in testi di questo tipo, e ciò li rende in qualche modo parenti dei la produzione di testi del medesimo tipo.
testi regolativi che, ovviamente, sono più che mai correlati ai plans. Mentre gli schemi cognitivi visti finora (jrames, scripts ecc.) hanno un
Continuando a ragionare sullo schema grafico proposto dalla TAB. 4, carattere latamente e genericamente contenutistico, sono cioè legati a un
si può ipotizzare che, procedendo dall'alto verso il basso (cioè dal tipo particolare campo di referenza, gli schemi compositivi generali dei diver-
descrittivo a quello regolativo), si riscontri un peso sempre maggiore del si tipi testuali (e dei vari generi) sono "superstrutture" di carattere emi-
destinatario 15, da definire sempre meglio nelle sue caratteristiche (enci- nentemente formale e retorico 16.
clopedia, convinzioni, mentalità, stili cognitivi ecc.) e rispetto al quale Nel presente volume, destinato a insegnanti di ogni disciplina scola-
calibrare il testo da produrre per facilitarne la comprensione (testi stica e teso a insistere sugli aspetti che dovrebbero far parte delle loro
espositivi), per persuaderlo della bontà di una determinata tesi (testi conoscenze condivise e spendibili sul piano trasversale dell' educazione
argornentativi), per dirigeme il comportamento (testi regolativi). linguistica, ci si può limitare a ragionare sugli schemi compositivi dei soli
testi a dominanza espositiva, argomentativa e descrittiva 17, testi con cui
7.4.1. Tipi testuali e schemi compositivi si ha più spesso a che fare a scuola, frequentati e proposti agli allievi, sia
nel parlato che nello scritto, nell'insegnamento di ogni materia.
Si tratta ora di chiedersi come siano organizzati i vari tipi testuali, cercan- Sono infatti testi a dominanza espositiva, per definizione, sia le spiega-
do di mettere in evidenza gli schemi che sovrintendono alla loro "archi- zioni degli insegnanti sia tutti i manuali scolastici: strumenti 'che gli allievi
tettura" complessiva. dovrebbero imparare ad utilizzare al meglio per apprendere ed accrescere
Bisogna dire subito che tali schemi compositivi sono anch'essi degli le proprie conoscenze. Porzioni argomentative e descrittive emergono
schemi cognitivi, che si costruiscono e depositano nella memoria a lungo spesso, comunque, in questi testi: l'argomentazione per dimostrare un
termine degli utenti di una lingua, a mano a mano che si entra in contat- teorema - per esempio - è cogente in geometria, la descrizione si accom-
to con testi che appartengono ai vari tipi testuali. Sono cioè schemi gene- pagna all'illustrazione di svariati fenomeni nelle varie scienze naturali ecc.
ralissimi, ciascuno dei quali è valido per tutti i generi e le forme apparte-
nenti a un determinato tipo testuale, mentre per i singoli generi o forme

16. il termine superstruttura è usato da van Dijk e Kintsch (1983), al cui riguardo cfr.
Coirier et al. (1996, pp. 73-5 in particolare). Cfr. inoltre Carrell e Eisterhold (1988, p. 225),
che definiscono gli schemi formali come le «conoscenze enciclopediche delle strutture
14. Nell' accezione tecnica della retorica e delle teorie dell' argomentazione. organizzative formali e retoriche di diversi tipi di testo».
15. Si .può azzardare questa ipotesi, benché nella profonda consapevolezza del fatto 17· Rinviando invece, per i testi narrativi, a Lavinio (995) e a Lo Duca (2003, pp. 199-
che il destinatario su cui regolare la produzione testuale di qualunque tipo è sempre impor- 209). Ai tipi testuali su cui ci concentreremo è dedicato in particolare, ma badand ai
tante da tenere presente perché il messaggio risulti efficace e la comunicazione "felice". bisogni di formazione linguistica degli studenti universitari, Lavinio (I998).

159
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7. TESTI, TIPI E GENERI TESTUALI

Impossessarsi dello schema compositivo di tali tipi testuali ha a che quale registro), delle strutture frasali in cui calarle, dello stile ecc. si rea-
fare, dunque, con lo sviluppo delle abilità di studio e occorre, ancora lizza nell'elocutio, nel momento stesso in cui si parla o scrive 19.
una volta, che prima di tutto i docenti siano consapevoli delle compo- Leggendo gli schemi grafici dall' alto verso il basso si ha dunque un'i-
nenti in gioco, in modo da poterle controllare meglio sia nell'{autolcon- dea della successione di operazioni che comunemente si fanno nella ela-
trollo dell' efficacia del proprio parlato espositivo, sia nella valutazione borazione dei testi. Se invece si pensa alla loro semplice ricezione, i
della bontà dei libri di testo, sia per facilitare lo sviluppo e il deposito medesimi schemi sono da leggersi procedendo dal basso verso l'alto: chi
nella memoria degli alunni di schemi strutturali che facilitino la com- ascolta o legge, infatti, si trova di fronte a scelte linguistiche concrete (sul
prensione di quanto studiano e la collocazione dei contenuti appresi piano dell' elocutio), a informazioni disposte nell' ordine che il produttore
nel "cassetto" giusto della superstruttura. Si può anticipare un esem- del testo ha dato loro (dispositio), da cui, per dire di aver capito il testo,
pio a proposito delle descrizioni, i cui particolari possono essere, dato occorre risalire al piano dell'inventio, ricostruendo la logica interna che
il loro frequente andamento enumeratorio, di difficile memorizzazio- ha guidato l'estensore nel raccogliere le informazioni selezionate e gli
ne. Ma, se si possiede una sorta di griglia mentale dove depositare, scopi o intenzioni da cui era mosso nella elaborazione del testo.
secondo un criterio suggerito dal principio organizzatore delle de- Perciò l'interiorizzazione di tali schemi, la loro presenza nella memo-
scrizioni stesse, le informazioni fornite, si riesce a ricordarle molto ria a lungo termine, è utile sia per la produzione che per la ricezione.
meglio e a richiamarle dalla memoria quando si deve dimostrare di
avere studiato. 7·5
Le FIGG. 4, 5, 6 tentano di rappresentare sommariamente gli schemi Itesti argomentativi
compositivi dei tipi testuali argomentativo, espositivo e descrittivo. Al
di là delle loro differenze interne, questi schemi grafici sono impostati Sono a dominanza argomentativa tutti i testi o i segmenti testuali orga-
in modo similare. In particolare, a destra, sono sempre distinti i tre livel- nizzati intorno a una tesi da sostenere, della cui bontà si vuole persuade-
li della inventio, dispositio ed elocutio: tre momenti fondamentali che la re il destinatario, oppure - come accade nei testi scientifici - la cui vali-
retorica classica, ancora una volta, individuava come presenti nella dità si vuole dimostrare. Tra i generi e le forme argomentativi rientrano:
genesi compositiva dei testi 18.
Dato un macro-tema (o oggetto di discorso) di cui parlare nel testo, i saggi scientifici;
l'inventio è la fase della "raccolta delle idee", della scelta di quali cose le relazioni scientifiche, come quelle che si presentano ai convegni
dire al riguardo. È una scelta che in genere viene fatta, soprattutto nel- tra specialisti;
l'ambito della scrittura, preliminarmente, anche se è vero che poi altre le recensioni critiche, in cui si esprimono giudizi e commenti su un
idee possono venire (ed essere aggiunte) cammin facendo nella fase di testo o un evento (per esempio, una mostra, un film) di cui invece, nelle
produzione testuale vera e propria. recensioni esclusivamente informative, ci si limita a esporre il contenuto;
Una volta deciso cosa dire, subentra la dispositio, la decisione relati- i temi scolastici in cui il titolo del tema proponga una tesi (magari
va all'ordine con cui immettere nel testo le singole cose da dire, quali sotto forma di citazione di considerazioni avanzate da fonti autorevoli o
collocare prima, quali dopo e in quale sequenza. Anche questa decisio- presentate come tali) che, in un esercizio di amplificatio, si deve fare pro-
ne non comporta ancora la elaborazione materiale del testo, cioè la sua priaIo fingere di fare propria), facendo ruotare il componimento intorno
formulazione in parole ed enunciati concreti. a quella medesima tesi;
La scelta delle parole (comuni o meno, di quale varietà di lingua, di

19. Si può ricordare inoltre che la retorica classica, arte del discorso orale, considera-
va anche l'actio, cioè la realizzazione del discorso giocata anche utilizzando le risorse della
voce e della concomitante gestualità, alla ricerca di un' esecuzione consapevole dell' effica-
18. Per una presentazione, semplificata rispetto a Mortara Garavelli (I988a), dei prin- cia comunicativa conseguibile mediante questi strumenti. Così come ricordava l'importan-
cipi fondamentali della retorica cfr. Mortara Garavelli (1993). za della memoria, in cui sono già depositati molti dei foci (argomenti e luoghi comuni) da
utilizzare, quasi come pezzi discorsivi già pronti, nella costruzione del discorso.

160 161
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI
7. TESTI, nPI E GENERI TESTUALI

le tesi di laurea 20 (o anche le cosiddette resine):


le discussioni intorno a un problema rispetto al quale gli interlocuto- FIGURA 4

ri intervengono argomentando/sostenendo punti di vista differenti o par- Testi argomentativi


zialmente differenti; TESI da sostenere
le arringhe giudiziarie; o da dimostrare
il dialogo, genere letterario-filosofico;
la poesia celebrativa, tesa a costruire una sorta di monumento verba-. Definizionedel DESTINAT~O e delle OPINIONI CONDIVISE I
le intorno alle imprese di un personaggio (nel mondo classico questi era (che si possono presupporre) N
un eroe o un atleta), citando le sue gesta per esaltarne/dimostrarne la V
"statura" / grandezza. a favore E
N

Nella retorica classica l'argomentazione era il luogo privilegiato della per-


suasione, concerneva la produzione di testi atti a convincere un uditorio.
Ma 1'argomentazione può essere dilatata a includere tutte le dimostrazio-
ARGOMENTI

< contrari (-w"f"~rio"d


T
I
O

ni scientifiche, in cui non si tratta più di persuadere, bensì di dimostrare, D


dati alla mano o (anche) grazie alla semplice cogenza di un ragionamento dai principali ai secondari I
DISPOSIZIONE dai secondari ai principali (cllmax) S
condotto con estremo rigore logico. L'argomentatività è del resto inerente DEGLI ARGOMENTI { misto p
allo stesso modo di procedere della ricerca scientifica, fondata su percorsi ORDINE O
di prove e tentativi e i cui risultati vengono usati come prove ("argomen-
ti") della validità o meno dell'ipotesi da cui la ricerca ha preso le mosse.
Lo scopo per il quale il testo argomentativo viene prodotto va dunque
< COLLOCAZIONE
DELLA TESI nel testo
{all'iniZiO
alla fine
al centro
S
I
T
I
tenuto presente primariamente e mai perso di vista. È collocato in alto, in O
prima posizione, nello schema, assieme al destinatario, le cui "opinioni
condivise", i cui saperi o le cui credenze devono essere anch' essi tenuti
logici e di causa-effetto
presenti prioritariamente: pur potendo non essere esplicitamente formu- (es.: dato che; se... allora, per effetto di,
lati nel testo, pur potendo essere presupposti, chi argomenta prende le dunque, poiché, quindi)
mosse da questa base comune e non dichiarata, facendo leva su di essa.
CENTRALITÀ avversativie concessivi
La tesi da sostenere, che deve essere ben chiara nella consapevolezza (es.: ma, eppure, tuttavia, anzi, o meglio,
dei CONNEffiVI
di chi produce il testo, può trovare una collocazione esplicita in una qua- bensi, benché, anche se) .
lunque delle sue parti. Talvolta, può risultare persino non enunciata
conclusivi E
esplicitamente, ma da ricostruire per inferenza. Ed è inutile dire che, in (es.: Insomma, infine, per concludere) L
questi casi, il testo si presenta immediatamente come di più difficile O
comprensione/interpretazione. U
T
ingUa comune e/o settoriale, I
uso abbondante
soggettiva di figure retoriche,
20. Nella tradizione accademica italiana le tesi di laurea dovrebbero essere frutto di prevalenza della Ia persona
MODALITÀ . ~
un lavoro di ricerca o di sperimentazione. Spesso però si assegnano anche le cosiddette
"tesi compilative", che finiscono per essere testi a dominanza non più argomentativa ma
espositiva. Questo esempio permette di procedere a una sottolinea tura più generale: è
spesso impossibile decidere in astratto se un genere sia o possa essere (in tutte le sue realiz-
di PRESENTAZIONE
< «

oggetnva
."

(argomentazione
scientifica) ~
linguaspeciale, stile neutrale,
prevalenza della 3' ersona,
eventuali citazioni, bibliografia
zazioni concrete) appartenente a un tipo testuale o all'altro. In questi casi, solo l'analisi dei
testi reali permette di individuare il tipo testuale dominante che ne regola la composizione.
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7. TI! TI, TIPI J( (l1(NJ(lil 'l'II,S'\'IIAI,I

La scelta degli argomenti è condizionata anch' essa dalla consapevolezza ta della lingua comune si accompagna in g n r nlln I l' S '11~[\ Il 111111
di quanto può fare presa sul destinatario. Gli argomenti, infatti, nell' acce- modalità soggettiva, in cui compare spesso la prima p rs 113 ( 'hi p 1,,1 , CI
zione della retorica dell' argomentazione, sono le pezze d'appoggio che scrive dice io) e, soprattutto nelle argomentazioni letterari, l'LISO ali 011
rendono convincente o probante il discorso; si deve tener conto, inoltre, dante di figure retoriche (metafore, similitudini ecc.), la scelta di 1II1U lln
dei possibili argomenti contrari o differenti, spesso citati esplicitamente gua speciale (e in particolare di un linguaggio scientifico) si ac mpa 11 I 1\
per essere ridimensionati nel loro peso o confutati, dimostrandone la non uno stile neutro, "oggettivo" il più possibile, in cui la prima p rs na ti I.
validità. In certi generi e testi, compaiono come argomenti intere sequen- , l'emittente non compare, mentre (nei testi scritti) le citazioni di fonti auto
ze di tipo testuale differente: un testo narrativo può fungere da supporto, revoli (auctoritates) e la bibliografia consentono all'emittente di avval 1'(11"
e dunque da argomento, della validità di un principio morale o religioso il discorso fatto, al destinatario di controllarne meglio, passo pass .Ia I i·
da seguire (si pensi agli exempla della predicazione religiosa 21),. una ca interna e, volendo, di verificarne la validità riprendendone l j) nti cl
descrizione (di un fenomeno, di uno stato di cose) può fungere da argo- ripetendo gli esperimenti eventualmente citati. Tutto ciò è important n I·
mento in una dimostrazione! argomentazione scientifica ecc. l'ambito della saggistica scientifica che deve, per essere tale, esibir i pr .
L'ordine con cui disporre gli argomenti a favore della tesi o, even- cedimenti usati per renderli controllabili e iterabili da altri. Nella ma r te-
tualmente, anche quelli contrari (nelle cosiddette confutarioni) può esse- stualità della saggistica scientifica, dunque, troviamo gli aspetti app 1111
re anch' esso differente: si può andare in ordine decrescente dagli argo- menzionati, anche se, disciplina per disciplina, la loro organizzazi 11 "
menti principali, di maggior peso, a quelli via via più secondari, oppure sulla base di questo sfondo comune, può variare notevolmente.
in crescendo (climax), procedendo da quelli secondari per arrivare, alla È appena agli inizi, o comunque affrontato a macchia di leopard ,in
fine, ai principali. Se invece gli argomenti più solidi e convincenti sono modo non sistematico, lo studio più preciso della (macro-Itestualità in ui
posti al principio e alla fine del testo, si ha un ordine che la retorica clas- si calano saperi disciplinari di tipo specialistico. Né, spesso, si distingu
sica definiva omerico o nestoriano 22. Oppure, ancora, l'ordine può essere troppo tra le modalità argomentative della saggistica propriamente sci nti-
misto, con un' alternanza di argomenti principali e secondari che può fica e quelle espositive inerenti alla divulgazione scientifica delle medesim
porre molti più problemi alla comprensione/interpretazione. In questo discipline 23.
caso assumeranno un peso ancora maggiore, ai fini della comprensibilità Gli addetti ai lavori, certamente, finiscono per imparare,· almeno p r
dell'argomentazione, i connettivi che, nei testi argomentativi, sono impregnazione, cioè per frequentazione di testi di un dato ambito discipli-
soprattutto di tipo logico e di causa-effetto, avversativi e concessivi (que- nare, a gestirne i modelli compositivi tipici e a riprodurli, anche inconsa-
sti ultimi soprattutto nelle confutazioni) e metatestuali. pevolmente, quando devono elaborare un testo che tratti di argom nti
Con la scelta dei connettivi si slitta decisamente sul piano dell' elocutio, della propria disciplina. Ma sarebbe meglio, anche per facilitare chi
dove si tratta anche di usare un tipo di enunciazione che può utilizzare o comincia ad addentrarsi da non esperto in un dato campo disciplinar ,
la lingua comune (nelle argomentazioni su temi non specialistici, prodotte avere a disposizione descrizioni dettagliate ed esplicite delle specifich
per sostenere un'opinione personale) oppure una lingua speciale. La scel- testualità disciplinari, fortemente influenzate, nelle loro caratteristich
precise, dai modi consueti di procedere nella ricerca in quel dato ambito
dalla natura stessa delle varie discipline, cioè dalla loro "logica" interna 24.

21. Nel Medioevo erano usatissimi dai predicatori che, dovendo impartire insegna-
menti morali a un pubblico perlopiù incolto e analfabeta, troppo lontano dal poter rag-
giungere i livelli di astrazione che la formulazione di un semplice principio comporta, 23. È la «dimensione verticale» di cui parla Cortelazzo (1990).
ricorrevano a racconti atti a dimostrare la necessità di seguire quei principi, pena cadere 24. Sulla scrittura "accademica" cfr. comunque Swales (1990). De Mauro (a cura di,
tra le fiamme dell'inferno, come accadeva a molti personaggi di tali racconti. Esistevano 1994) presenta numerosi spunti di analisi per la struttura dell' andamento testuale tipico
ampie raccolte di exempla (prontuari per l'uso predicatorio) 'da cui ha preso spesso le nel trattare le informazioni in discipline diverse, in modi che possono variare, anche entro
mosse la novella, sviluppandosi come genere autonomo. i medesimi ambiti disciplinari, a seconda delle lingue e delle tradizioni culturali e retori-
22. Detto così in riferimento al racconto di Ornero nel quarto libro dell'Il/ade, dove che. È poi doveroso, per quanto ovvio, ricordare che anche le forme concrete della comu-
Nestore fa schierare le truppe greche in modo che al centro siano quelle più deboli e nicazione scientifica nei diversi ambiti disciplinari variano nel tempo (Altieri Biagi, 1984 e
meno sicure. Per questi tipi di ordine, con considerazioni relative ai vantaggi e agli incon- Dardano, 1994). Per un approccio didattico ai problemi dell'argomentazione cfr.
venienti di ciascuno, cfr. Mortara Garavelli (1988a,pp. 105-8). Colombo (1992).
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7. 'l'ESTI, '1'11'1 Il lI(Nllltl 'l'I\~'I'tJAI,I

Riportando il discorso sul piano generale, si può insistere sul fatto 7.6
che nella saggistica scientifica, che qui maggiormente ci interessa, ci sono I testi espositivi
anche dei dati inerenti la materialità stessa del testo, individuabili ad
apertura di pagina, che sono immediatamente visibili e che la contrasse- I testi a dominanza espositiva possono essere consid rati al l'O' 'viII Il',
gnano. Si tratta dell'apparato di note, citazioni e riferimenti'bibliografici: argomentazione e descrizione: spesso non presentano W1alin a li I '111Il'
un'argomentazione scientifica deve tener conto di quanto è stato già cazione netta, ora rispetto ai testi argomentativi, ora risp tto li <.iU ·lIi
messo a punto da altri sul medesimo argomento, anche quando propone descrittivi. Ciò è dovuto alle ragioni che si è già cercato di evid nziarc.
soluzioni e prospettive nuove. Nello stesso tempo, è proprio dell' argo- Sono presieduti dalla capacità di analizzare concetti, scinden I li n ,Il'
mentazione evitare la categoricità, per lasciare posto alla presentazione loro componenti costitutive e mettendone in evidenza in modo ordinntu
problematica di ciò di cui si parla. Occorre essere consapevoli che.la le relazioni. Oppure, in modo complementare, sono governati dalla 'UPII-
sistemazione del sapere, anche scientifico, ha uno statuto sempre "prov- cità di sintetizzare più concetti, riconducendoli a concetti più g n l'ali .
visorio" e una validità relativa a un determinato paradigma scientifico- sovraordinati, tenendo presenti gerarchie concettuali e isolando i c il 'Ili
culturale, soggetto a variazioni o anche a "rivoluzioni" improvvise, come che occupano i posti più in alto in tali gerarchie, tralasciando gli altri. "
Thomas Kuhn e con lui molti altri epistemologi da tempo sottolineano. una capacità tanto maggiore quanto più grande è la padronanza del t ma
Il paradosso dell'insegnamento scientifico a scuola è che troppo da trattare, che si deve conoscere e avere compreso al meglio p r pot 'l'
spesso, anziché essere profondamente imbevuto di tali consapevolezze, procedere a organizzare buoni testi espositivi.
tende a costruire, proprio rispetto alle scienze, atteggiamenti dogmatici e La comprensione sta dunque a monte della produzione dei testi esp -
certezze assolute. Anche perché, altro paradosso, i testi con cui, a scuola, sitivi: riassunti, riformulazioni e parafrasi di vario tipo, sommari e apput Ii
si parla di scienza hanno una dominanza espositiva anziché argomentati- possono essere considerati testi espositivi, in cui si esibisce I'avvenut ,
va e (non potrebbe però essere altrimenti) semplificano, con scopi didat- comprensione dei testi di partenza e degli argomenti affrontati. Ma, si
tico-divulgativi, contenuti cui inerisce una dose ben maggiore di proble- può aggiungere, la comprensione è anche il loro fine, rappresenta lo
maticità e "provvisorietà". scopo ultimo di testi espositivi rivolti a destinatari che in genere son in
Uno dei problemi che spesso assillano gli insegnanti di scienze è l'ag- posizione asimmetrica, quanto a saperi e informazioni relative, rispetto a
giornamento dei contenuti dei libri di testo rispetto ai progressi scientifi- chi li produce. Manuali scolastici, dizionari e enciclopedie, saggi divul a-
ci e tecnologici più recenti, che marciano con un ritmo tale da rendere tivi, lezioni, spiegazioni sono gli esempi più chiari di testi espositivi de ti-
spesso obsoleti, da un anno all'altro, i manuali appena sfornati dal mer- nati all'apprendimento.
cato editoriale. Forse questo assillo sarebbe un po' ridimensionato se ci Perciò, nello schema dei testi espositivi (valido in particolare p r j
si proponesse di riuscire comunque a fare intuire o capire meglio in che testi espositivi analitici), è opportuno inserire, sottolineandone la rilevan-
cosa consista il metodo scientifico, magari dando agli allievi la possibilità za, una particolare attenzione verso il destinatario, con l'individuazion ,
di imparare "facendo", toccando con mano, sbagliando e correggendo, preliminare rispetto alla produzione del testo, della sua enciclopedia
provando e riprovando, sperimentando insomma, in laboratori attrezzati delle sue conoscenze pregresse rispetto al tema da illustrare, compres l
di fisica, chimica, scienze naturali 25. I risultati, in termini di apprendi- sue conoscenze linguistiche e terminologiche. Fatte precise ipotesi su
mento e formazione scientifica (lo si dice da tanto tempo, in una scuola questi aspetti, si può decidere da dove partire e che cosa dare per sconta-
che però è troppo spesso logisticamente inadeguata), sarebbero molto to nella trattazioni" di un certo argomento, cercando la chiarezza, ma
più efficaci di quelli che si ottengono affidando l'insegnamento a stru- nella consapevolezza che la chiarezza è un concetto relativo: infatti, a
menti esclusivamente verbali, le cui difficoltà e insidie vanno comunque, seconda delle conoscenze pregresse su un dato argomento, può risultare
sempre, tenute presenti. molto chiaro quanto per altri che non le possiedano nella stessa misura
può essere invece incomprensibile.
In base dunque ad una analisi/costruzione preliminare di un destina-
tario mirato, il tema da sviluppare nell'esposizione va delimitato più o
25. Sull'importanza dell'imparare "facendo" mi limito a rinviare a Cecchini (2004).
meno ampiamente, decidendo, contemporaneamente, quali e quante
Né, tra l'altro, la cosa vale solo per le materie scientifiche. informazioni fornire su di esso. Nei testi espositivi scritti il tema di cui il

166
COMUN1CAZIONE E LlNGUAGGI DISCIPLINARI 7. TESTI, Till TI 'I,NllIU 'l'HSTIIAI.I

testo tratta è peraltro in genere evidenziato già nei titoli. Questi costitui- Ma è rilevante badare soprattutto all'ordine second il qual, liSI ),','. I •
scono poi, per i lettori, una potente guida per la comprensione e la gerar- informazioni. È un ordine che, specialmente nello scritto, mp 1'111 un I
chizzazione delle informazioni: saranno considerate più rilevanti quelle suddivisione accurata dei testi in vari e compatti blocchi inf rmativi r)l'
riferibili al tema del titolo, mentre - di fronte a testi sprovvisti di titolo e temente centrati su un unico sottotema e segnalati spesso an h la l'urti·
in cui le informazioni siano relative a vari temi intrecciati - si può perve- zioni grafiche, dall'uso di colori e caratteri differenti, da tirol tti a mfll'gi.
nire a gerarchizzazioni differenziate di informazioni, come mostrano più ne ecc. Sono questi, come si è detto, espedienti cui ci ha abituato la gl'lln.
prove sperimentali al riguardo. ca spesso molto accurata di molti testi scolastici, che correda l'esp sizio-
ne verbale con numerose illustrazioni, grafici, tabelle, nell'int nt li l'u-i
FIGURAS
litare la ricezione e di creare una interazione e integrazione tra t st V'"
Testi espositivi
bale e apparato non verbale.
N eli'esposizione verbale, l'ordine secondo il quale le inf n 81.i)" i
spiegazione / illustrazione - esposiz~ne analitica
sono organizzate deve essere costruito in modo coerente, second rir 'l'i
di un ARGOMENTO ben riconoscibili. Esistono anche prove sperimentali ch m strano

<
SCOPO
(o TEMA di discorso) come, data la necessità di parlare, per esempio, del clima e d l rili v li
I
memorizzazione / evidenziazione . /' . .
delle informazioni principali - espostzione sintenca N due paesi X e Y, si può scegliere di aggregare le informazioni tematizzun
V
E do i paesi (e dunque parlando prima del clima e dei rilievi di X, pc i di
Destinatario e individuazione della sua ENCICLOPEDIA N quelli di v) oppure tematizzando prima il clima (e illustrandolo p l'
e delle sue CONOSCENZE PREGRESSE sull' argomento T Y) e poi i rilievi (illustrandone i caratteri in X e V). Queste organizzazioni
I
Delimitazione dell' argomento da trattare O differenti, ma ambedue facilmente individuabili, danno risultati di om
prensione molto migliori dei risultati legati a un testo in cui le In d sir» -
Selezione delle informazioni informazioni siano invece disposte in modo aleatorio, in cui si parli, I l'
esempio, prima del clima di X, poi dei rilievi di Y, per tornar a X p '" i
rilievi ecc. 26.
D Più in generale, occorre segnalare, anche metatestualment ,l I nrti-
I zioni del testo mediante connettivi come in primo luogo, in S 01/(/0
S
nella disposizione delle INFORJ'vlAZIONI P luogo, infine oppure mediante numerazioni, lettere in sequenza alfal -il·
ORDINE ed eventuale suddivisione accurata in vari BLOCCHI INFORMATIVI O ca e simili.
con SEGNALAZIONI META TESTUALI delle partizioni del testo S
I Anche nei testi espositivi si può ricorrere sia a una modalità h 11011
T nasconde la soggettività dell'enunciatore, sia a una modalità, più rl' '.
I
O quente, che tende a presentare le informazioni in modo oggettiv n .u-
trale, usando una lingua che può andare da quella più comun piI
semplice sintatticamente e lessicalmente a una lingua speciale di ui, n
seconda dell' argomento, è difficile fare del tutto a meno, ma badan I· Il

<
lingua comune che la terminologia messa in gioco risulti diluita entro riformulazi ni '
(ricorrendo il meno possibile E
L parafrasi e curando l'introduzione di sequenze facilitatrici come s mi i,
MODALITÀ a parole di bassa frequenza d'uso, a tecnicismi ecc.)
O
ENUNCIA TIV A lingua speciale C
prevalente~ente (ma con terminologia diluita entro RIFORMULAZIONI U
oggettiva e PARAFRASI, per lo più segnalate da indicatori T
come cioè, o meglio, più precisamente, con numerosi I
O 26. Cfr. Coirier et al. (1996, p. 98). Inoltre Schnotz (1991) illustra utilmente alcuni prin.
ESEMPI e DEFINIZIONI)
cipi guida per la continuità tematica o per passare in modo uniforme da un tema all'altro,
senza generare salti che interrompano il flusso di pensiero durante la ricezione h•
costringano a passare in modo disomogeneo da una rappresentazione mentale all'altra.

168
,
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7. TESTI, TIPI E GENERI TESTUALI

denominazioni e/o definizioni dei termini di volta in volta introdotti. quanto studiato, anche per produrre buoni testi espositivi quando deb-
Rispetto ai testi di tipo argomentativo relativi ai medesimi temi, nei testi bano fare una relazione o rispondere alle interrogazioni.
espositivi si realizza, in questo modo, una minore densità informativa: li possesso consapevole di schemi ha a che fare con la metacognizio-
più parole per spiegare/illustrare/ribadire le medesime informazioni che, ne (o conoscenza metacognitiva, che si può identificare con un "sapere
in un 'testo argomentativo, possono essere affidate a un numero molto di sapere" e con la consapevolezza delle procedure attivate per accre-
inferiore di items lessicali. Si può ribadire che nei testi espositivi prodotti scere le cognizioni). Nei. processi di apprendimento, la metacognizione
nel parlato la densità informativa è ancora minore che nei testi scritti, è estremamente' rilevante, come sottolineano gli psicologi. Ma non si
mentre la progressione tematica vede soprattutto un passaggio continuo tratta di "insegnare" gli schemi: si tratta invece di farli scoprire e
da tema a rema che diventa a sua volta tema e che viene ripetuto nella (rilcostruire dagli alunni, inducendoli a lavorare sui testi. Per far sì che,
forma lessicale piena, piuttosto che sostituito da forme anaforiche a partire dai testi, gli allievi ne individuino alcune caratteristiche, com-
pronominali. Berretta (1994) ha osservato che una progressione lineare di presi gli schemi, è sufficiente che l'insegnante formuli consegne ed eser-
questo tipo, con «riprese lessicali - anche a breve distanza - date da ripe- cizi adeguati.
tizioni della testa nominale della prima menzione», ben si adatta al ritmo Per esempio, per far toccare con mano agli alunni quanto sia rile-
lento del parlato espositivo, e fa il seguente esempio: vante l'ordine nella distribuzione delle informazioni in un testo espositi-
vo, li si può far lavorare (in gruppo o singolarmente) a ripristinare l'or-
in questo caso uno non va più a misurare la velocità della luce: la velocità della dine originario degli enunciati di un breve brano presentato dall'inse-
luce è una convenzione umana. gnante già disarticolato in enunciati singoli mescolati in un ordine
casuale.
Ma anche nei testi espositivi scritti è frequente una progressione in cui Per realizzare questa attività, l'insegnante può scegliere un brano dal
il rema diventa tema e viene ripetuto (come nell'esempio fatto) oppure libro di testo e trascriverne su diverse strisce di carta, una a una, tutte le
ripreso anaforicamente mediante pronomi o altri sostituenti. Questo tipo frasi chiuse da un punto fermo. La consegna sarà semplicissima: «rico-
di progressione si alterna con quella, altrettanto frequente, che procede struisci il brano di partenza mettendo al posto giusto, in successione, le
con mantenimento del tema in più enunciati successivi (con l'introduzio- singole frasi». Facendosi guidare dai contenuti e dalla formulazione di
ne, poi, di temi derivati o dissociati, articolati e scanditi da numerazioni ogni frase, gli alunni scopriranno che non possono disporle casualmente,
o lettere). Si è già accennato a tutto ciò (in ).503), e non si ripete qui quan- pena produrre un qualcosa di incomprensibile. Scopriranno la logica
to annotato (in ).).4) a proposito di definizioni e denominazioni, forme sottesa alla disposizione delle informazioni veicolate, così come scopri-
tipicamente espositive. ranno di non poter mettere in posizione iniziale alcuni enunciati (che per
Conviene però ribadire che lo schema proposto nella FIG. ) è molto esempio si aprano con un infatti). I risultati, ovviamente, saranno tanto
generale: una volta evidenziato 1'ordine come essenziale nella dispo- migliori quanto più ci sarà una conoscenza preventiva (da parte degli
sizione delle informazioni, lo schema non indica al riguardo opzioni più alunni) dell' argomento di cui tratti il testo da ricostruire e quanto più le
specifiche. li fatto è che, soprattutto per i testi espositivi, un ordine frasi conterranno connettivi metatestuali che potranno suggerire come
convenzionale più dettagliato è difficilmente evidenziabile facendo astra- ripristinare la sequenza originaria.
zione dagli argomenti trattati, al cui variare corrisponde la dispositio di Se poi si vuole rendere un po' più complesso l'esercizio, si tratta di
volta in volta più comunemente correlata. fornire agli alunni tante frasi semplici in ordine sparso, ma a partire da
Lavorare a scuola con gli alunni aiutandoli a scoprire l'ordine con- un testo che l'insegnante abbia già semplificato, spezzando in frasi
venzionale con cui i contenuti delle varie discipline sono presentati sui monoproposizionali i periodi complessi ed eliminando tutti gli elementi
manuali, guidandoli a prestare attenzione a titoli, titoletti, connettivi di connessione. La consegna dovrebbe essere di questo tipo: «ri-
metatestuali, a ricavare da ogni blocco informativo almeno l'informazio- scrivi/costruisci un testo senza perdere nessuna delle informazioni conte-
ne principale, cui subordinare le altre magari in uno schema grafico, e nute nelle frasi di partenza, ma modificandone la forma quando ciò si
così via, significa facilitare in loro (assieme alla capacità di riassumere) la renda necessario ai fini della strutturazione del testo». I risultati del lavo-
costruzione consapevole di scherni cognitivi adeguati, cui ricorrere, oltre ro degli alunni possono essere poi confrontati con il testo di partenza,
che per capire e sistemare più facilmente e ordinatamente in memoria magari per scoprire che i loro prodotti sono talvolta migliori o n m tto-

170 17'
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7. TESTI, TIPI E GENERI TESTUALI

no a nudo le eventuali pecche, i punti problematici,iIinbigui e i nessi FIGURA 6


non segnalati. Testi descrittivi
, Si tratta ovviamente di dosare e calibrare lavori di questo tipo a secon-
da dell'età degli alunni e del loro sviluppo cognitivo 27, ma è comunque informativa
importante lavorare anche sui testi espositivi per facilitare/promuovere FUNZIONE
argomentativa
quelle abilità di studioche, lo si ripete, sono tanto rilevanti ai fini del suc- o FINALITÀ { decorativa-esibitiva
simbolica '
cesso scolastico.
reale I
N
7·7
I testi descrittivi
DELùV!lTAZIONE
DEL CAMPO O""" < fittivo
V
E
N
T
il tipo testuale descrittivo, come si è detto, si concretizza più spesso in I
una forma che non in un genere a dominanza descrittiva. La forma intrinseche
O
descrizione può comparire, come sequenza ben riconoscibile, nei testi e SELEZIONE

<
generi più vari e per assolvere agli scopi più diversi: dei DETTAGLI comP.a.tative
e delle PROPRIETÀ

<
non intrinseche
uno scopo informativo caratterizza molte descrizioni, tra cui quelle
transitrve
scientifiche;
uno scopo regolativo accompagna le descrizioni che compaiono
nelle istruzioni per l'uso e il funzionamento degli oggetti più vari;
ordine nella disposizione D
uno scopo argomentativo emerge dalle descrizioni dei dépliant turi- I
di dettagli e proprietà
stici atti a convincere che valga la pena di visitare un luogo per le sue bel- S

<~.
P
lezze naturali e storico-artistiche (chiese, monumenti ecc., accuratamente O
PROSPETTICA
descritti) ; S
uno scopo decorativo, di abbellimento del testo è qu~llo raccoman- I
angolazione percettiva T
dato dalla retorica classica per le descrizioni letterarie, dove la descrizio- (o posizione del descrittore) I
ne era concepita come ekfrasis (letteralmente: ,"fuori dal discorso"). La mobile
O
moderna semiotica letteraria, che concepisce un.testo come un tutto uni-
tario di parti fortemente interrelate, sottolinea e scopre le funzioni più
riposte, comprese quelle simboliche, di tutte le descrizioni letterarie, descrizione -lingua
anche di quelle che possano apparire più superflue e che il lettore inge- oggettiva comune
nuo o inesperto (di romanzi, racconti ecc.) possa essere tentato di saltare
a pie' pari;
uno scopo simbolico è evidente in molte descrizioni, in cui paesaggi,
ambienti ecc. tendono a "rassomigliare" un po' ai personaggi, alloro
, "oggettiva"
~r.evalenza
i denotazione) < descrizione
tecnico-
scientifica
-lingua
speciale
E
L
O
C
U

<
MODALITÀ
carattere, umori ecc. di PRESENTAZIONE T
I
soggettiva O
(ricerca - descrizione -lingua
di connotazionel soggettiva comune
e/o letteraria
27. Da alcune prove sperimentali risulta che solo alla fine della media inferiore gli
alunni sono in grado di strutturare un testo espositivo (cfr. Boscolo, 1991).

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COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7. TESTI, TIPI Il GUNI(lH 'j"HSTIIAI.1

Stabilito lo scopo della descrizione, il descrittore deve decidere che cosa Sul piano della modalità enunciativa della descrizion , i p trt av I \
descrivere: se un oggetto reale oppure fittivo (cioè immaginario o fanta- una descrizione" oggettiva" in una lingua comune o in un linguag ri t '.
stico) e, inoltre, se un oggetto particolare, colto nella sua individualità nico-scientifico (come è tipico delle descrizioni scientifiche) oppure una
oppure un oggetto generico, considerato semplicemente come rappre- descrizione soggettiva che ricorrerà alla lingua comune o letteraria e che,
sentante di una classe, e dunque da descrivere negli elementi che caratte- a differenza della prima, privilegerà la ricerca di effetti connotativi rispet-
rizzano tutti gli oggetti della medesima classe, Per esempio, la descrizio- to alla mera denotazione.
ne di un cane riguarda un oggetto che è reale, quella di una chimera o di Questi, molto in sintèsi, sono i criteri organizzativi e le opzioni possi-
un unicorno è relativa a un oggetto immaginario. Se poi il cane viene bili per qualunque descrizione (cfr. FIG. 6). Ma è importante qui sottoli-
descritto come provvisto di caratteristiche che valgono per tutti i cani neare che, se non si riesce a coglierli, si rischia di sottovalutare la rilevan-
(abbaiare, avere quattro zampe, essere domestico ecc.) l'oggetto della za di molte delle informazioni veicolate da una descrizione, e dunque di
descrizione, pur reale, è generico; ma se qualcuno descrive il proprio non capire. Invece, chi ha già cognizione dello schema tipico delle descri-
cane la descrizione sarà di un oggetto particolare, di cui, tra l'altro, non zioni, riesce a sistemare via via le informazioni ricavate dal testo entro tale
avrà molto senso evidenziare i dettagli validi per tutti gli oggetti della canovaccio mnemonico, utile per sorreggerne il ricordo e, nello stesso
medesima classe: si dirà piuttosto che quel cane è affettuoso, ha il pelo di tempo, per produrre, quando necessario, descrizioni del medesimo tipo.
un certo colore, ha determinate abitudini, si potrà dire in che cosa diffe- Non a caso, in molti ambiti, scientifici e non, si è proceduto alla stan-
risce dal cane che magari si possedeva prima ecc. dardizzazione di descrizioni relative alla medesima classe di oggetti. Si
Insomma, una volta "ritagliato" e isolato l'oggetto da descrivere, si tratta spesso di schede da riempire, in cui i dettagli da specificare sono
tratta di decidere quali particolari (o dettagli) nominare e che tipo di pro- già predisposti in un ordine ugualmente prestabilito.
prietà evidenziare per ogni dettaglio (proprietà intrinseche, come nel Ciò avviene, per esempio, per le carte d'identità, dove i dettagli pre-
caso dell' abbaiare, valido per tutti cani; oppure non intrinseche, sotto visti sono luogo e data di nascita, residenza, attività lavorativa, statura,
forma comparativa o meno, valide solo per dei cani particolari). Quando colore dei capelli e degli occhi, eventuali altri segni particolari; oppure
poi si dice anche che effetto producono tali caratteristiche (che, per per le cartelle cliniche, i cui dettagli pertinenti - riferibili alla medesima
esempio, commuovono, suscitano affetto o timore ecc.) le proprietà sono persona, e dunque al medesimo "oggetto" - sono ben differenti, dato lo
da considerarsi transitive. scopo diverso della descrizione; e dove, nella sezione destinata all'anam-
Si tratta poi di decidere in quale successione disporre nel testo i det- nesi, possono comparire sequenze narrative (un caso di tipo testuale nar-
tagli (con le relative proprietà) selezionati. Tutto ciò crea immediatamen- rativo incorporato in un testo a dominanza descrittiva) relative alla storia
te una prospettica. L'oggetto descritto risulterà come disegnato a poco a delle malattie avute dal paziente.
poco dall'ordine (lineare o meno) con cui ne saranno disposti i dettagli. Ancora, in ambito archeologico, per ricondurre a unità e comparabi-
Si avrà una certa linearità quando la loro disposizione seguirà un criterio lità le catalogazioni empiriche del materiale ceramico, si selezionano det-
ben individuabile, corrispondente alla configurazione stessa dell'oggetto, tagli come orlo, labbra, collo, spalla, ventre (o corpo, quando tra spalla e
seguendone la forma fisica e procedendo, per esempio, dall'alto in basso ventre non ci sia soluzione di continuità),fondo, piede, ansa, decorazione.
o da destra a sinistra ecc. Se i dettagli saranno invece disposti in modo Sono dettagli per lo più antropomorfi, che proiettano caratteristiche del
casuale, si avrà una descrizione non lineare, più difficile da cogliere nei corpo umano sulle parti in cui un oggetto ceramico (un vaso, un piatto,
suoi criteri organizzativi. una ciotola ecc.) può essere scomposto 28. Anche l'ordine con cui vengo-
L'ordine stesso con cui procede la descrizione è poi spia, in qualche no proposti è quello più consueto per le descrizioni del corpo umano:
modo, della posizione del descrittore rispetto all'oggetto descritto: la sua procede dall' alto verso il basso ed è il medesimo ordine inscritto nella
"angolazione percettiva" può essere fissa (e la descrizione rivelerà, del-
l'oggetto, particolari "visibili" solo da una posizione determinata, fronta-
le, laterale ecc.: si produrrà una descrizione monoprospettica) o mobile
(come se il descrittore girasse intorno all'oggetto o questo ruotasse
28. Un modello corporeo è del resto assunto spesso, oltre che nella descrizione, nella
davanti a lui: in questo caso la descrizione sarà multiprospettica, come è stessa denominazione degli oggetti più svariati. Basti pensare a denominazioni poliremati-
tipico delle descrizioni dette "a tutto tondo"). che come le gambe del tavolo (o della sedia), il collo della bottiglia.

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COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI 7. TESTI, TIPI E GENERI TESTUALI

stessa espressione idiomatica «squadrare qualcuno dalla testa ai piedi». Si mancanza di informazioni rispetto a materiale semplicemente affastellato
veda per esempio la seguente descrizione di un'olia: nelle vetrine', che caratterizza la museografia più arretrata e provinciale.
Quando non si può né si deve rinunciare ai termini tecnici e speciali-
Orlo arrotondato, labbro svasato curvilineo, gola, corpo ovoide su largo fondo stici, si tratta, come si è detto più volte, di fomirne contestualmente una
piatto. Una (6 due?) anse a maniglia semicircolare obliqua, con sezione a bastono spiegazione chiara, con parole più comuni. A scuola, dove l'appropria-
cella, impostata/e obliquamente sulla parte inferiore della spalla.
zione progressiva di un linguaggio tecnico e scientifico adeguato è uno
degli obiettivi dei vari insegnamenti disciplinari, le descrizioni si eviden-
Si può osservare il linguaggio tecnico di questa descrizione 29 e, insieme, ziano come il luogo privilegiato per l'acquisizione del lessico relativo e,
il suo andamento sintattico, costituito da una successione di frasi nomi- più in generale, anche nel caso non si tratti di descrizioni tecnico-scienti-
nali (cioè prive di verbo).
fiche, come un' occasione per arricchire in modo non casuale il vocabola-
Linguaggio tecnico e frasi nominali si addensano in tutte le descrizio- rio degli allievi.
ni tecnico-scientifiche in genere, depositate su schede impostate secondo
«Descrivere significa quasi sempre attualizzare un paradigma lessica-
criteri che le rendono comparabili anche a livello internazionale. Tra l'al- le latente, sotteso da un sapere referenziale sul mondo»; «ogni descrizio-
tro, è il caso di sottolineare l'internazionalizzazione sempre più spinta
ne si presenta dunque come un insieme lessicale metonimicamente omo-
delle stesse terminologie scientifiche, in svariati ambiti disciplinari; tanto geneo, e la sua ampiezza dipende dal vocabolario di cui dispone l'auto-
che ormai proliferano, almeno a livello europeo, gli enti e le associazioni
re» 30: dato un tema introduttore, identificabile con l'oggetto stesso della
che raccolgono, studiano e propongono terminologie comuni, in modo
descrizione, esso viene disarticolato in una serie di componenti (dettagli)
da facilitare il più possibile la comunicazione scientifica tra un paese e ciascuno dei quali viene nominato e a ciascuno dei quali possono essere
l'altro e tra una lingua e l'altra.
attribuite delle proprietà, espresse ricorrendo ad aggettivi o a sintagmi
Si deve anche ricordare, però, che le descrizioni-schede di molti ogget- verbali (sv). Per esempio, dato il tema giardino, nella sua descrizione
ti o fenomeni sono soggette a variazione "verticale": se destinate a restare
potranno comparire aiuole, alberi (pini, salici ecc.), fiori (rose, gardenie,
tra addetti ai lavori, devono usare un linguaggio specialistico, se destinate a
gigli ecc.), piante, terriccio, siepi ecc. E si parlerà di rose rosse o gialle ec~.
una fruizione più ampia (come per le schede illustrative del materiale (proprietà espresse da aggettivi) o del fatto che le rose sono ancora In
esposto in mostre e musei), devono badare alla propria comprensibilità e boccio, o sono disposte in [ilari ecc. (proprietà espresse da SV, cioè da pre-
dunque saper rinunciare, ovunque sia possibile, a un linguaggio eccessiva-
dicazioni). Inoltre, dovendo dare conto della disposizione delle parti di
mente tecnico. Non sempre gli allestitori di mostre o i curatori di musei un oggetto visto nella sua fisicità e spazialità, altrettanto. prevedibile è la
manifestano questa attenzione per il destinatario: è probabilmente suf-
comparsa, in una descrizione, di connettivi provvisti di informazioni
ficiente visitare qualche museo per raccogliere numerosi esempi di errori
topologiche (ad esempio: a destra, dietro, di fronte, in cima) collegate
pragmatici risultanti dalla presenza di un linguaggio eccessivamente tecni-
all'angolazione da cui 1'oggetto viene percepitol descritto.
co che risulta precluso ai profani. Ciò può capitare, ancora oggi, anche Non sempre, neanche per gli oggetti più quotidiani, si possiede il
nelle esposizioni scientificamente più accurate, ma poco attente ad accom- vocabolario per nominarne le parti e identificarne le proprietà: perciò
pagnare la divulgazione-conoscenza degli oggetti esposti con una esplica-
leggere e produrre descrizioni mobilita e arricchisce competenze lessica-
zione verbale altrettanto "divulgativa". Si fa così l'errore opposto, ma in
li. E, nello stesso tempo, abitua alla gestione di una resa verbale coerente
fondo di segno analogo, a quello costituito dalla sciatteria e dalla totale
delle percezioni spatiali. Anche da queste semplici constatazioni si può
far derivare l'opportunità di un lavoro didattico sulle descrizioni con stu-
denti il cui vocabolario, sia comune che specialistico, è importante cura-

29· Ricavata da un lavoro preoccupato di ricondurre a unità e comparabilità le cata-


logazioni empiriche del materiale archeologico di tipo ceramico (AA.VV., 1980, p. 59). Cfr.
Lavinio (1988-89) per altri esempi e considerazioni relativi a descrizioni prodotte invece in
ambito etnologico (in particolare le descrizioni di manufatti presentano un ordine molto 30. Hamon (1977, pp. 67 e 71). Con «insieme lessicale rnetonimicarnente omogeneo~>
meno rigido), oltre che per le questioni legate all' ottica dell' etnografo o antropologo si intende un insieme di lessemi caratterizzati da vicinanza semantica, o meglio da conti-
descrittore, membro di una cultura "altra", differente da quella osservata. guità di significato (la metonimia è una figura retorica della contiguità),

176
COMUNICAZIONE E LINGUAGGI DISCIPLINARI

.. -_ .-----------
.
----,
--,------ 8
J
re attentamente per accrescerlo e per fare in modo che sappiano usarlo
in modo adeguato, preciso e rigoroso quando sia il caso 31.
- Ma può essere costruita anche una serie di attività didattiche più \L'interazione verbale in classe:
specifiche della semplice letturalfruizione/osservazione di descrizioni.
Può essere molto utile, per esempio, chiedere agli alunni: \ ascoltare e parlare
a) il completamento di un testo descrittivo da cui siano state cancellate
" .-:----------_._---------
molte parole (magari relative a dettagli o proprietà) o molti termini (se si
tratta di una descrizione scientifica). Nello sforzo di individuarli per
ripristinarli dentro il testo "bucato" (in buchi segnalati da spazi uguali da'
8.1
riempire, per non suggerire la soluzione con l'estensione stessa dello spa-
Interazione e interazione verbale
zio vuoto) 32, si attiveranno procedimenti inferenziali, sforzi di memoria,
ricerche e controlli sui dizionari ecc. che determineranno un solido pos-
Prima di parlare di interazione verbale in classe, sviluppando molti degli
sesso delle soluzioni corrette trovate, garantito dal lavoro cognitivo svol-
spunti già impliciti in quanto detto finora, si rendono necessarie alcune
to al riguardo;
precisazioni sulla nozione di interazione in generale e di interazione uer-
b) la stesura di una descrizione, anche scientifica, in cui siano usati ..!2.rJJçjIJ., particolare. .- ..--- •.•..---- -----------
almeno una volta tutti i vocaboli (parole elo termini) indicati nella conse-
Infatti, nel senso comune di chi si imbatte per la prima volta in tale
gna. Ad esempio: "Produci un testo descrittivo in cui compaiano almeno
term~2. 0$2~la_?~~O':tifEn?lèr~~~~,e. ve~-àlè-ill. Clas~~~-_;~br?~~~
una volta le seguenti parole: fiume, lago, montagna, affluente, estuario,
'i:I'rìifsacome re1atlva solo al momento in cui, in classe, si conversa o si
delta, diga, foce" oppure "cellula, membrana, nucleo, citoplasma, micro-
djSéutè:-Si'nscma così, erroneamente, di considerare non interazioriale lo
scopio". Insegnanti di qualunque disciplina potranno così controllare,
~èen-àri~"normale" che viene in mente quando si pensa a cosa capita a
sulla base della coerenza interna del testo prodotto e dell'uso appropria-
scuola: il persistente scenario in cui, nonostante i programmi vigenti e lo
to del vocabolario indicato (pescato magari da un argomento già spiega-
spazio ivi assegnato all'educazione al parlato, il tempo scolastico è occu-
to e fatto studiare agli alunni), l'avvenuta acquisizione o meno di un pac-
pato prevalentemente dalla parola dell'insegnante, che spiega e interro-
chetto più o meno esteso di vocaboli.
ga, mentre gli studenti parlano solo quando sono interrogati.
Ma occorre precisare che anche questo è un tipo di interazione, se
.... -_. __ ... -_ .. partiamo da una definizione di interazione innanzitutto come concetto
sociologico. ~ç'..m.~fatti, «implica due o più perso;eabbastanza
vicine fiSlcamente per percepirereclpr camenfe qùàlsiàsi cosa esse-stiano
e
lacendo-;-iridu-sala-lòroespe( enza eg 'à1trl laeonsapevo ezza di essere
percepiti d~~ 19io>;'I~ C'e gl'a,peresemfllo, mterazlOne SOCl e nello sco~
l'fartiti'ientci ài M-treno affollato di sconosciuti, in una sala d'aspetto, per-
fino in strada, tra passanti ecc., tanto è vero che il nostro comportamen-
to, il modo di muoverei e sistemarci nello spazio, la gestualità ecc. sono
profondamente "regolati" /influenzati dalla consapevolezza della pre-
31. Sull'importanza dell'attenzione al lessico nell'educazione linguistica, sia per quan- senza di altri. Quando poi parliamo di interauone verbale, non facciamo
to riguarda l'italiano che per quanto riguarda lo studio di altre lingue, cfr. Nuccorini (1993) ----------_., ..
e Prat Zagrebelsky (1998).
32. Si tratta di un esercizio di cloze mirato (in questo caso allo sviluppo della compe-
tenza lessicale), ma che mobilita implicitamente, come ogni cloze, anche competenze
testuali. Cfr. al riguardo il lavoro curato da Marello (1989), in cui si dà conto della ricchez- 1. Come annota Giglioli (1971, p. XXVI) illustrando le posizioni di Erving Goffman,
za e utilità di vari esercizi di cloze proposti e sperimentati, con finalità diverse, in classi di sociologo studioso dell'interazione e della comunicazione, i cui lavori sono una pietra
scuola elementare. miliare e un riferimento obbligato in questo ambito di studi.

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