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I.T.I.

S Andrea Ponti

Indirizzo Elettrotecnica e Automazione


A.S. 2020/21

PROGETTAZIONE E REALIZZAIONE DI UN
ASCENSORE DIDATTICO CONTROLLATO DA UN
PLC

Alunno: D’Amato Matteo


Classe: 5^ESI

Supervisore del progetto Prof. Tiziano Settimi


Docente Responsabile Luca Fabrizi
1. - PRESENTAZIONE DEL PROGETTO.
Il progetto sviluppato ed assegnato in questa relazione consiste nella progettazione,
programmazione e realizzazione di un ascensore con una scala di comando attraverso una
pulsantiera tutto controllato da un PLC.
La progettazione di questo sistema è stata realizzata attraverso uno studio approfondito
sulla logica cablata, programmabile e del sistema utilizzato per scrivere le righe di comando
durante “injection data” all’interno del controllore. Il PLC andrà a comandare tutti
dispositivi tra il motore, luci led, la apertura e la chiusura delle porte e tutti i sistemi
derivanti.
Per ascensore si intende un apparecchio o sistema di elevazione con una installazione fissa
mediante una cabina che si ferma a piani definiti che si muove lungo delle linee guide rigide
destinato al trasporto di persone. Gli ascensori o elevatori possono essere:

 elettrici (con fune)


 Oleodinamici (noti anche come idrodinamici)

2 - MOTORE IN CORRENTE CONTINUA


Dotato di un motore in grado di trasportare la cabina su e giù per la tromba dell’ascensore
facciamo qualche cenno sul motore in corrente continua

2.1 – MOTORE A SPAZZOLE


Il classico motore in corrente continua è formato principalmente da due parti: lo statore
(parte fissa) e il rotore (parte mobile). Quando la corrente scorre negli avvolgimenti si
genera un campo magnetico intorno al rotore, che crea una forza di attrazione/repulsione
in grado di far muovere il rotore. Esso viene collegato attraverso un albero di trasmissione
al tirante della fune, quando motore viene avviato si crea una coppia motrice che permetta
l’ascesa o la discesa del montacarico.
Le forze che nascono da questa macchina si possono comunque calcolare attraverso delle
formule matematiche, per la velocità di rotazione di fatto dipende da:
 Tensione Applicata.
 Corrente assorbita dal rotore.
 Dal carico applicato.
La coppia generata è proporzionale alla corrente. Di fatto il controllo più semplice agisce
sulla tensione di alimentazione, ma adesso nei sistemi più complessi si usano controlli
automatici di retroazione in grado di leggere le variabili e quindi di generare la giusta
tensione di applicare al motore.

3 – PROGRAMMAZIONE

3.1 – PLC
Il PLC è letteralmente un controllore a logica programmabile (Programmable Logic
Controller) è computer sfruttato a livello industriale specializzato per la gestione di processi
industriali. Il PLC esegue un programma di elaborazione dati, immessi da segnali analogici o
digitali provenienti da sensori ed attuatori presenti in ambito industriale, nel tempo però si
è espanso anche ad uso domestico per quanto riguarda la domotica per il controllo di una
abitazione nella gestione automatica come riscaldamento, antifurto, irrigazione,
illuminazione, ecc.…
Il PLC è composto principalmente da un alimentatore, una CPU la quale può avere la
memoria RAM incorporata all’interno o separata all’esterno, un certo numero di ingressi ed
uscite digitali, nel caso sono anche disponibili varie schede anche per ingresso di dati
analogici.
3.2 - ALIMENTATORE:
Fornisce le tensioni a 5 V necessarie alle schede, le tensioni a + o - 12 V, le altre
tensioni necessarie, sempre in corrente continua (cc.). Può essere interno o esterno
al PLC.
3.3 - LA CPU:
La CPU è il principale cervello del controllore ed è in grado di assumere nella memoria tutti i
dati in input ricevuto dai vari segnali digitali o analogici collegati, processare il tutto
secondo i calcoli, algoritmi o il sistema organizzato dal programmatore che ne realizza
l’automazione dei dispositivi collegati.
La particolarità di queste CPU è che sono in grado di gestire le modifiche del programma di
gestione del progetto durante il normale funzionamento, una peculiarità molto utile né il
caso di impianti che devono essere sempre attivi.
3.4 - NI MULTISIM 14.0:
NI MULTISIM tramite questo programma di simulazione siamo in grado di realizzare il
programma di funzionamento di un ascensore. Però il problema questo programma che è in
grado di avviare alcuna simulazione del progetto quindi si è dovuto procedere per un
adattamento su un altro programma per verificarne la funzionalità.
3.6 - SCOPO DELLA PROVA:
Lo scopo di questa prova è di realizzare un montacarichi in grado di trasportare materiali
e/o persone da un piano all’altro con la rispettiva pulsantiera di manovra tra i piani, con
l’adeguata segnalazione luminosa per l’indicazione se occupato, libero o a che piano si è
depositato.
3.7 - COMPOSIZIONE DELL’IMPIANTO:
l’impianto è costituito da una serie di dispositivi elettromeccanici di seguito elencati:
 Dispositivo di comando con pulsanti di chiamata (PA, PS, PD) a piano terra a primo
piano.
 Motore sincrono per la salita e discesa.
 Dispositivi di segnalazione luminosa per segnalare la posizione del montacarichi.
 Dispositivi di segnalazione luminosi per indicare porta aperta o chiusa.
3.7 - CICLO DI LAVORO:
L’operatore del piano aziona il pulsante per la salita
1. Esso avvierà il motore che farà salire il montacarichi al primo piano e alla
fotocellula accenderà le spie di segnalazione per la presenza dell’ascensore.
2. La cabina si fermerà al primo piano, dove si attiverà la segnalazione del
montacarichi libero.
3. Arrivato al primo piano, dopo che l’operatore avrà scaricato o caricato la merce
si aziona il pulsante di discesa si chiuderà la porta
4. La cabina scende, la spia di segnalazione avviserà che il montacarichi è
occupato.
5. Arrivato al piano terra la spia luminosa segnalerà il sistema nuovamente libero.
3.8 - ANOMALIA:
 Il sistema si blocca quando la protezione termica scatta.
 Apertura delle porte dei piani.

4 - TRASDUTTORI:
Questi dispositivi vengono anche definiti sensori anche se malgrado la funzione hanno un
significato ben diverso.
I trasduttori sono dispositivi che possono essere di qualsiasi genere e vengono costruiti per
qualsiasi impiego. Sono costruiti per poter convertire una grandezza fisica entrante in un
segnale elettrico uscente; la grandezza fisica uscente varia al variare del segnale entrante,
esse sono legate tra loro grazie a una funzione matematica che può essere più o meno
complessa (chiamata funzione di trasferimento). Quindi conoscendo il valore in uscita e la
funzione di trasferimento si può capire quale può essere il segnale d’entrata e viceversa.
I trasduttori che andremo a vedere sono due in particolare:
 Trasduttori di posizione
 Trasduttori di prossimità
4.1 - TRASDUTTORI DI POSIZIONE:
I trasduttori di posizione sono particolari dispositivi con un apparato elettromeccanico in
grado di convertire la posizione angolare del suo asse rotante in un segnale elettrico
digitale.
Esso è in grado di misurare gli spostamenti angolari, rettilinei o circolari, nonché in grado di
monitorare e regolare la velocità di rotazione e le accelerazioni.
Sono molto utilizzati per i controlli dei processi di industria come per le macchine utensili,
strumenti di misura, bilance e robot industriali.
4.2 – TIPOLOGIE DI ENCODER:
 Tachimetrici
 Incrementali
 Assoluti
4.3 – ENCODER TACHIMETRICI:
Negli encoder tachimetrici viene inserita una traccia a colori bianco-nero fissati sull’oggetto
da misurare la velocita, oppure su una corona rotante viene posizionata una fotocellula e
un segnale luminoso LED. La corona opportunamente forata permette di far passare il
fascio luminoso, in grado di registrare quante volte il fascio passa tra i fori della corona,
l’encoder è in grado, poi, attraverso una funzione lineare stabilire la velocità dell’oggetto
rotante.
Il numero di impulsi contati nell’unità di tempo è proporzionale alla velocità rilevata
durante lo spostamento angolare che il trasduttore misura.
4.4 – ENCODER INCREMENTALE:
Come l’encoder tachimetrico è in grado di registrare e valutare la velocità della girante, ma
a differenza di quello precedente è in grado non solo di valutare una possibile accelerazione
del dispositivo, ma se possiede due corone forate anche di verificare il verso di rotazione
dell’albero.
La loro funzione principale è il conteggio degli impulsi elettrici che stabilisce la posizione
assunta dall’albero però ogni volta che si accende la macchina bisogna trovare il punto di
ZERO o quello di RESET per poter conoscere la posizione di lavoro dell’albero dopo
l’avvenuta accensione.
Quindi ad ogni spegnimento la macchina perderà il valore di ZERO da cui è partita.
4.5 – ENCODER ASSOLUTI:
gli encoder assoluti sono dispositivi molto più costosi rispetto agli altri due e di fatto esso
non è in grado di leggere la velocità angolare, ma ha il vantaggio di dare delle informazioni
che potrebbero andare perse in caso di perdita di alimentazione, serve però una particolare
cura per far coincidere lo ZERO logico con lo ZERO della macchina.

Nel caso dell’encoder assoluto il disco è suddiviso in settori che andranno a comporre un
codice binario (o codice Grey).
Il disco sarà diviso in 2 corone circolari, ogni settore avrà un n (numero) di areole che a
seconda che esse siano o meno opacizzate indicheranno rispettivamente se sono un 1
logico o uno 0 logico.

5 – TRASDUTTORI DI PROSSIMITÁ:

questi sensori di prossimità sono in grado di poter rilevare la presenza di un oggetto nelle
medianti vicinanze in un determinato campo senza che vi sia un effettivo contatto fisico.
La distanza entro il quale questi sensori possano rilevare degli oggetti viene chiamata
distanza di rilevamento nominale.
Questi trasduttori, per la loro vasta gamma di modelli, sono applicati in tutto il mondo sui
controlli per i processi industriali, macchine utensili o strumenti di misura.

5.1 – PRINCIPI DI FUNZIONAMENTO:

Possono essere realizzati basandosi su vari tipi di tecnologia:


 A sensori induttivi;
 A sensori capacitivi;
 A sensori ottici;
 A sensori ad ultrasuoni;
 A sensori magnetici;

5.1.1 – SENSORI INDUTTIVI:


Sfruttano il fenomeno dello smorzamento di un campo elettromagnetico per effetto delle
correnti indotte (correnti di Foucault) in materiali conduttori posti nelle loro vicinanze.

I sensori a principio induttivo si suddividono in due categorie: autoamplificati e non


amplificati.
- I sensori autoamplificati si dividono a loro volta in sensori a corrente continua e sensori a
corrente alternata.
- I sensori non amplificati sono costituiti da un oscillatore e vengono utilizzati per ottenere
segnali a basso livello atti a comandare un amplificatore separato .

5.1.2 – SENSORI CAPACITIVI:


I sensori di prossimità a principio capacitivo, o sensori capacitivi, sfruttano la variazione di
capacità parassita che si crea tra sensore ed oggetto da rilevare. In corrispondenza di una
determinata distanza dell'oggetto dalla faccia sensibile del sensore, entra in oscillazione un
circuito e l'insorgere o il cessare di tale oscillazione viene sentito da un rilevatore di soglia
che comanda un amplificatore per l'azionamento di un carico esterno.

5.1.3 – SENSORI OTTICI:


I primi sensori ottici funzionavano con luce visibile.
Essi impiegavano generalmente come sorgenti lampade a filamento e rilevatori di tipo a
fotoresistenza. Questi dispositivi comportavano tuttavia alcuni inconvenienti fra i quali la
durata limitata della sorgente (alcune migliaia di ore) e la velocità di risposta modesta.

5.1.4 – SENSORI AD ULTRASUONI:


I sensori di prossimità a ultrasuoni sfruttano l'emissione di impulsi sonori a frequenza
elevata (40 - 200 KHz) per rilevare la presenza di oggetti posti nelle loro vicinanze grazie
all'eco dovuta alla riflessione degli ultrasuoni da parte degli oggetti stessi. Il segnale emesso
è costituito in genere da un treno di impulsi viaggianti alla velocità del suono nell'aria (340
m/s circa).
L'onda riflessa è rilevata da un analogo trasduttore la cui funzione è quella di riconvertire i
segnali acustici in segnali elettrici.

5.1.5 – SENSORI MAGNATICI:


I sensori di prossimità magnetici sono costituiti da due lamine di materiale ferromagnetico,
all’interno di un contenitore in atmosfera di gas inerte. Le lamine sono rivestite con un
materiale che migliora la conduttività e indurisce la superficie, per prevenire la formazione
di microsaldature e micro crateri nel punto di contatto. Le lamine sono posizionate ad una
piccola distanza fra loro.

6 – BILANCIO DELLE POTENZE NEL MAT (Motore Asincrono Trifase):

6.1 – CHE COS’È IL MAT:


Il motore asincrono trifase è una macchina elettrica in grado di trasformare una potenza
elettrica in una meccanica.
È una macchina chiamata anche motore a induzione, formata principalmente da due parti
lo statore e il rotore.
Quando si avvia il pulsante di avviamento e la corrente scorre all’interno della cassa
STATORICA (parte fissa) al cui interno contiene un pacchetto di lamierini statorici con delle
scanalature, si forma un campo magnetico rotante che interagendo con il ROTORE (parte
mobile).
Quando il campo magnetico rotante taglia le barre del rotore, si crea quindi una forza
elettromotrice (o coppia) che comincia a farlo ruotare in un campo indotto.

6.2 – POTENZE, PERDITE E RENDIMENTO:

I parametri estratti dal funzionamento a vuoto e di cortocircuito sono necessari per il


calcolo delle potenze e del rendimento del motore. Attraverso un circuito equivalente nel
quale all’interno inserire tutte le variabili necessarie, con il quale studiare i fenomeni
elettrici che si verificano.
In questo circuito i parametri induttivi rappresentano le induttanze di dispersione primarie
e secondarie (Xd1; Xd2) mentre quelli resistivi sono le resistenze vere e proprie dei rispettivi
avvolgimenti (R1; R2).
6.3 – PERDITE NELLO STATORE:

Perdite per effetto joule nello statore

circuito equivalente a carico del MAT

Perdita nel ferro dello statore

Quando la macchina è a pieno carico essa assorbe dalla rete una potenza attiva, reattiva e
apparente.

• Padd = perdite addizionali (sono di varia natura e di


complessa attribuzione, legate ad esempio a flussi che si
concatenano con parti meccaniche). Sono definite per
convenzione pari allo 0,5% della Pass

Padd = 0,5%·Pass

• Pfe = perdite nel ferro (isteresi, correnti parassite,


flussi dispersi, corrente di magnetizzazione)
• PJ1 = perdite per effetto Joule nello statore

6.4 – PERDITE NEL ROTORE:


Perdite per effetto joule nel rotore
Perdite nel ferro nel rotore

Nel quale:

• Pj2 = perdite per effetto Joule nello


rotore.

Le perdite nel ferro di rotore di fatto sono trascurabili in quanto la frequenza delle correnti
di rotore sono molto basse, ne consegue una X2 piccola.

6.5 – POTENZA MECCANICA:

La potenza meccanica o Pm è la risultante della potenza trasmessa detratte dalle perdite


del rotore.
Le potenze meccaniche passante e resa in funziona della coppia meccanica disponibile
all’albero motore, ottenendo la potenza passante.

Pm=2·π·(n2/60) ·C
6.6 – POTENZA RESA:
• La potenza fornita dal motore viene definita potenza resa o potenza nominale

• Si ottiene sottraendo dalla potenza meccanica le perdite per attrito e


ventilazione (Pa,v)

6.7 – rendimento:
• Il rendimento è il rapporto tra la potenza resa e la potenza assorbita

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