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Cittadinanza Digitale
Cittadinanza Digitale
Già nel 1997 l’Italia, tramite la Legge Bassanini, si era posta l’obiettivo di
semplificare la comunicazione tra PA e cittadini. Fino al 2005 sono state
emanate diverse norme, successivamente riorganizzate nel Codice
dell’Amministrazione Digitale, promulgato tramite il con decreto legislativo 7
marzo 2005, n. 82. In sostanza è stato il primo strumento legislativo finalizzato
a privilegiare l’informatica nei rapporti tra la pubblica amministrazione italiana
e i cittadini. Da allora è cambiato il mondo, sono arrivati Smartphone e Social
Network, divenuti parti integranti delle nostre vite e anche il CAD necessitava
di evolversi. Il CAD pone le premesse giuridiche per l’attuazione di molti servizi
previsti nel Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione:
il timone della trasformazione digitale del paese, il documento strategico ed
economico che indirizza la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione:
linee operative di sviluppo dell’informatica pubblica, modello strategico di
evoluzione del sistema informativo della PA, e investimenti ICT del settore
pubblico secondo le linee guida europee e del Governo.
Per fare in modo che integrità del contenuto, data e ora di invio siano garantiti,
una volta che il mittente ha compilato il suo messaggio entra in gioco il
suo gestore di pec che, al momento dell’invio, crea un messaggio esterno,
denominato busta di trasporto, nel quale vengono inseriti il messaggio del
mittente e tutti gli eventuali documenti allegati.
Il gestore pec del mittente invia una ricevuta di accettazione al mittente; allo
stesso tempo, invia la busta di trasporto al gestore pec del destinatario che
verifica l’attendibilità della comunicazione pec, consegna il messaggio nella
casella destinataria ed invia al mittente la ricevuta di consegna, o, in caso di
problemi, invia, entro 24 ore, la ricevuta di mancata consegna.
In caso di esito positivo, il destinatario trova nella sua casella pec il messaggio
inviato dal mittente completo di tutti i documenti allegati in completa sicurezza
ed efficienza.
Il mittente, invece, riceve la notifica che attesta che il suo messaggio è stato
ricevuto o preso in carico dal gestore di pec del destinatario.
o È stato spedito
o È o non è stato consegnato
o Non è stato alterato
In ogni avviso inviato dai gestori è inserito anche un riferimento temporale che
certifica data ed ora di ognuna delle operazioni descritte. I gestori inviano avvisi
anche in caso di errore in una qualsiasi delle fasi del processo (accettazione,
invio, consegna) in modo che non possano esserci dubbi sullo stato della
spedizione di un messaggio. Nel caso in cui il mittente dovesse smarrire le
ricevute, la traccia informatica delle operazioni svolte, conservata dal gestore
per 30 mesi, consentirà la riproduzione delle ricevute stesse con lo stesso valore
giuridico.
Un altro degli innumerevoli vantaggi delle pec è quello di poter essere
rintracciati all’interno di alcuni pubblici registri.
Gli indirizzi di posta elettronica certificata sono pubblici: per trovarli, è
sufficiente consultare uno dei registri pubblici (ad esempio, Ini-pec) e inserire il
codice fiscale o la partita iva del soggetto a cui vogliamo inviare una pec.
Il domicilio digitale
Una Smart city” o città intelligente è un’area urbana in cui, grazie all’utilizzo
delle tecnologie digitali e più in generale dell’innovazione tecnologica, è
possibile ottimizzare e migliorare le infrastrutture e i servizi ai cittadini
rendendoli più efficienti.
Allo stesso tempo, e pur occupando uno spazio al 2-3% del totale terre emerse,
per via di questa concentrazione di persone e attività, le città sono responsabili
del 70% delle emissioni di anidride carbonica e sostanze inquinanti nonché di
un’importante consumo energetico e hanno quindi un forte impatto sui
cambiamenti climatici.
Per questo motivo, il modello di smart city della società moderna deve andare
di pari passo con gli obiettivi di efficienza energetica (che include
efficientamento energetico di edifici e aziende) e di sostenibilità ambientale.
Obiettivi che sono chiaramente espressi nell’Agenda 20 - 30.
Come funziona una smart city
Tra le tecnologie digitali fondamentali per far funzionare al meglio le Smart City
del presente e del futuro c’è sicuramente l’IoT, l’Internet of Things, che ha tutte
le carte in regola per essere applicato su larga scala nei centri urbani.
Per fare questo tipo di analisi e monitoraggio strutturati, una smart city deve
potersi appoggiare su reti di sensori. Sono infatti i sensori a rappresentare le
terminazioni di tutto il sistema intelligente. Sensori IoT ovviamente, capaci di
rilevare ad esempio le condizioni ambientali (come qualità dell’aria, rumore,
umidità) o sensori di movimento ma che integrano tecnologie Internet of
Things per la comunicazione dei dati.
Come accennato in precedenza, però, i dati non devono essere soltanto raccolti
ma, piuttosto, devono essere utilizzati, in modo da poter dare a vita a nuovi
prodotti/servizi utili per le smart city. È chiaro, dunque, che altre tecnologie
fondamentali per lo sviluppo delle città intelligenti sono Big Data e Analytics.
Facciamo qualche esempio concreto: nel campo della sicurezza dei cittadini
l’analisi dei dati raccolti dalle più svariate fonti può permettere di individuare
con esattezza quali aree siano più soggette ad attività criminali e siano dunque
da presidiare maggiormente da parte delle forze dell’ordine. L’analisi dei flussi
di traffico può invece permettere di comprendere quali siano i punti critici della
viabilità e, dunque, di agire di conseguenza.
In poche parole, tutti i dati raccolti dai dispositivi IoT e non solo (pensiamo ad
esempio alla percezione dei servizi pubblici che può scaturire dai social)
possono essere opportunamente analizzati e interpretati per consentire
l’evoluzione in senso smart delle nostre città. Il problema messo in luce
dall’Osservatorio del Politecnico di Milano è che questa modalità non è ancora
automatica nel nostro Paese: ben due comuni italiani su tre non utilizzano i dati
raccolti all’interno dei progetti di Smart City, perdendo importanti opportunità
per abilitare nuovi servizi per i cittadini.
Ma quali sono i dati (i big data) di una città? I dati ad esempio sul traffico,
sull’utilizzo di un certo servizio, ma anche sulla qualità dell’aria, sul livello delle
acque dei fiumi, sulle vibrazioni e i rumori… O, ancora i dati relativi alla
geolocalizzazione di infrastrutture (come parcheggi per disabili, colonnine per
la ricarica dei veicoli elettrici ecc) oppure sulla frequenza di transito dei mezzi
di trasporto o sull’accesso a una piattaforma digitale.
Lampioni intelligenti
Tra i vari cambiamenti che devono essere apportati all’interno di una città per
renderla da semplice cittadina una vera e propria smart city c’è quello
dei lampioni intelligenti, questi si ritroveranno ad essere non più dei semplici
strumenti atti all’illuminazione delle strade, il cui unico collegamento è quello
alla rete elettrica, ma apparecchi in grado di acquisire dati dall’ambiente
circostante, di integrarsi in una rete IoT (Internet of things) e scambiare
informazioni in modo tale da tenere tutto connesso e costantemente
aggiornato.
Immaginate un lampione che offre una connessione wi-fi pubblica, alla quale
chiunque potrebbe connettersi in totale libertà, oppure uno su cui sono
montati dei sensori in grado di rilevare la presenza di automobili nell’area in
cui opera, in modo tale da restituire in tempo reale dati aggiornati sulla
situazione del traffico, queste sono solo alcune delle possibilità ma lo spettro
si estende con sensori per la qualità dell’aria, dell’inquinamento acustico, o
sistemi “push-to-talk” per la sicurezza pubblica che permetterebbero con un
solo pulsante di entrare in contatto con forze dell’ordine o ospedali in caso di
emergenza.
Semafori intelligenti
Ciò però non basterebbe, i dati raccolti da un unico semaforo non sarebbero
sufficienti a determinare le condizioni del traffico e ad assicurarne la giusta
scorrevolezza, è così che entra in gioco la connessione alla rete IoT, che farebbe
capo ad un’intelligenza artificiale atta a raccogliere ed elaborare i dati dai
semafori, ma anche dalle automobili, che dovrebbe comunicare la direzione in
cui si tanno spostando, la velocità, etc. L’intelligenza si occuperebbe poi di
incrociare i dati e di utilizzarli per regolare il funzionamento della rete stradale.
Smart parking
Immaginate un sistema, sempre connesso tramite una rete IoT, in cui i vari posti
di parcheggio, muniti di una centralina, sono in grado di comunicare tra loro e
aggiornare la loro situazione, rilevando se sono occupati o meno. Tramite
un’app sui cellulari, o perché no, compresa direttamente all’interno del
computer di bordo delle automobili, saremmo in grado di visualizzare una
mappa che indica tutti i posti ancora liberi e di “prenotarli” in modo tale da
potercisi in tranquillità e trovare lo spazio pronto per noi.
Niente più giri infiniti alla ricerca del posto libero, finite le attese per aspettare
che qualcuno liberi il suo posto, oltre ad una diminuzione dello spreco di
carburante, quindi meno spese e meno inquinamento. I vantaggi non
riguarderebbero esclusivamente chi cerca un parcheggio, ma anche le forze
dell’ordine, i vigili sarebbero ampiamente facilitati nel rilevare effrazioni o
violazioni, il sistema potrebbe identificare un’automobile che si sta iniziando a
spostare senza il proprietario a bordo, ed allertare i vigili che conoscerebbero
benissimo la posizione di partenza del veicolo e che quindi potrebbero
intervenire in modo più repentino e indirizzato.
Smart car
Cosa sono le smart car? Le smart car sono auto “intelligenti”, che hanno
funzionalità automatizzate da diversi punti di vista. In un imminente futuro le
nostre automobili entreranno integralmente a far parte del sistema IoT. Al
giorno d’oggi sono già molteplici i sensori montati a bordo che permettono
alle auto di rilevare parecchi dati, come la distanza dai bordi della strada o dalla
macchina di fronte la nostra, il grado di attenzione del conducente o il suo tasso
alcolico, la posizione geografica dell’automobile stessa e via dicendo. Un altro
esempio di smart car, o auto intelligente, sono le auto a guida autonoma,
ovvero veicoli senza conducente che si guidano “da soli”.
La grande differenza è che questi dati rimangono isolati nel sistema e vengono
sfruttati solo internamente per la regolazione delle sue stesse funzioni, in una
smart city verrebbero condivisi con l’intera città, incrociati con quelli degli altri
utenti della strada, per creare un’esperienza di utilizzo delle reti stradali
migliore, più fluida e sicura. Immaginate ad esempio, un camion che sia in
grado di rilevare la stanchezza del conducente e che, incrociando i suoi dati
con quelli rilevati dall’intelligenza artificiale della città, possa segnalare il punto
di sosta libero più vicino, o un sistema che, in relazione alle informazioni
acquisite dalle altre automobili, possa consigliarci la strada meno trafficata e
sicura per raggiungere la nostra meta. Questi erano solo alcuni esempi di ciò
che potrebbe apportare l’integrazione delle automobili in una smart city.
Smart buildings
Uno degli aspetti più cruciali per le smart city è senza dubbio rappresentato
dalla mobilità, di persone ma anche di merci. È evidente, infatti, che gli
spostamenti di cose e persone all’interno delle città, sono sempre più frequenti
e numerosi, con un impatto notevole sia dal punto di vista della qualità dell’aria
che della vivibilità e fruibilità delle nostre città.
Una città smart può offrire servizi a valore aggiunto, come un miglior servizio
di trasporto pubblico, e migliori infrastrutture, ad esempio un sistema di
illuminazione pubblica adattivo. Ma può anche monitorare meglio situazioni di
difficoltà, edifici con problemi strutturali o ponti e strade da manutenere. E
controllare real time i consumi di energia, acqua e gas.