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- Ebraismo -

a cura di

Cantilena - De Mattia - Scannicchio


Prefazione

Si è preferito, data la vastità dell’argomento, sia per agevolare la stesura in se che il lettore, dividere quest’opuscolo di due parti:
Dalla Abramo al 1900 Dal 1900 ad i giorni nostri.
Nella prima parte, l'unica fonte circa l'inizio della discendenza è solamente Biblica, poi con i susseguirsi degli anni, si fa riferi-
mento anche a documenti extra-Biblici.

Indice degli argomenti trattati

Parte Prima - Da Abramo al 1900

• Profilo Storico
• Rapporti Internazionali
• Condizione della Donna

Parte Seconda - Dal 1900 ad i giorni nostri

• Profilo Storico
• Rapporti Internazionali
• Condizione della Donna
• Personaggi di rilievo

Parte Prima - Da Abramo al 1900

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Profilo Storico

Genesi 12-25, tutto ebbe inizio...Abramo era un pastore nomade al quale, secondo la Genesi, YHWH - Dio - chiese di spostarsi
da Ur dei Caldei a Nord, verso Harran (nell’attuale Siria), per poi scendere fino nella terra di Canaan (attuale Israele), la terra
promessa. In Canaan muore Abramo e qui si svolgono le vicende di suo figlio Isacco e suo nipote Giacobbe, poi rinominato I-
sraele. Tra i figli di Giacobbe-Israele risalta in particolare Giuseppe che, venduto dai fratelli come schiavo in Egitto, dopo colori-
te vicende riesce a diventare viceré del paese. Riappacificato coi fratelli invita il clan nomade di Giacobbe a stabilirsi in Egitto.

La vita di questo popolo fu tranquilla fino alla venuta di “Ramses II”, faraone d’Egitto, che costrinse gli ebrei a lavori forzati.
Vi è un secondo grande intervento di Dio a dimostrazione di un progetto in atto; tramite Mosè conduce il suo popolo nel deserto,
quello che sarà il primo esodo.

In ordine cronologico, dopo il libro della Genesi, la Bibbia riporta


“L’esodo”, nel quale vengono raccontate le vicende degli ebrei condotti
da Mosè attraverso il deserto, ricordiamo; tra gli avvenimenti più noti,
troviamo la divulgazione dei “Dieci Comandamenti”, dettati da Dio sul
monte Sinai. Essi non sono solo la base dell’ebraismo, ma anche del cri-

1. Discendenza di Abramo

Sempre seguendo quanto narrato dalla Bibia, alla morte di Mosè , la guida del popolo ebraico passò in mano a Giosuè , che
guidò questi ultimi ad una conquista armata dei territori della terra di Canan - ai giorni nostri, tale regione è frazionata nei se-
guenti stati : Libano, Palestina, Israele e parti di Siria e Giordania. - Il popolo ebreo frazionato nelle dodici tribù, visse sempre in
conflitto con la popolazione che prima abitava quelle terre. L’inizio di uno scontro che a più riprese è ancora oggi, 2011 ancora
in corso. Secondo il Primo libro di Samuele, soprattutto per motivi di difesa dai nemici esterni, gli Ebrei chiesero al profeta Sa-
muele di nominare un re. La scelta, guidata da Dio, cadde su Saul, che fu quindi il primo re degli Ebrei. A Saul succedettero
immediatamente: Davide e Salomone. Nel 606, Il re babilonese Nabucodonosor* mosse contro Giuda e conquistò Gerusalemme il
16 marzo 597.

Nel 587, Gerusalemme fu conquistata, ed il popolo deportato in più fasi tra il 597 e il 582 a.C., probabilmente in totale, circa
diecimila, furono insediati dai babilonesi a Tel-Aviv, presso il fiume Chebar, non distante da Babilonia. Il profeta Ezechiele,
anch'egli deportato, secondo quanto testimoniato dall'omonimo libro biblico deve aver tenuto desta la speranza di un ritorno in
Giudea. La situazione dei deportati comunque fu caratterizzata da una relativa libertà e tranquillità, al punto che al momento del
successivo rimpatrio diversi decisero di restare a Babilonia. Nella città mesopotamica di Nippur sono stati ritrovati gli archivi di
una sorta di banca risalenti al 450-400 a.C., e i nomi di alcuni possidenti locali erano ebrei.
Nella diaspora babilonese viene solitamente collocato l'inizio della sinagoga.

Nel 539 a.C. Ciro, re dei Persiani, conquistò Babilonia. Uno dei primi provvedimenti del re fu quello di permettere il ritorno in
patria delle popolazioni forzatamente esiliate dai Babilonesi, tra i quali anche i Giudei. Secondo Giuseppe Flavio, che scrive pe-
rò secoli dopo, gran parte degli Ebrei preferì restare a Babilonia. Il ritorno degli esiliati avvenne sotto la guida di Sesbassar, no-
me aramaico di Zorobabele che in seguito il re Dario fece diventare governatore della Giudea, con al fianco il sommo sacerdote
Giosuè.

* [Giuseppe Verdi, narra di queste vicende nella sua famosissima opera, il “Nabucco”, il compositore prende spunto proprio da queste vicende
per trattare e lanciare messaggi agli Italiani fermento per l’unità d’Italia.]

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L'ellenismo vide anche il fiorire delle comunità ebraiche della diaspora, in particolare in Egitto, in particolare nella città
di Alessandria dove arrivò a contare circa 40.000 individui, forse 1/5 della popolazione. In questa città venne tradotta la Bibbia
in greco (Septuaginta).

Filone di Alessandria (c.a 13 a.C.-45 d.C.) cercò di armonizzare la religione ebraica con la cultura e i concetti greci.

Successivamente, la Giudea divenne uno stato vassallo di Roma senza un re ufficiale, guidata dal sommo sacerdote.

Sotto la dominazione romana scoppiarono tra gli Ebrei numerose rivolte:


nel 6 d.C., quando fu istituita la provincia romana di Giudea, il governatore della Siria Quirinioindisse dietro indicazione di
Augusto un censimento per valutare il patrimonio. Questo scatenò la rivolta di Giuda il Galileo, prontamente repressa.
nel 66 scoppiò una nuova rivolta (Prima guerra giudaica), contrastata prima da Vespasiano poi da Tito, che portò alla conquista
di Gerusalemme e alla distruzione e saccheggio del tempio nel 70. Fu sedata definitivamente nel 74 con la presa di Masada. I
morti complessivi tra gli Ebrei furono circa 600.000, circa metà della popolazione palestinese.
Tra il 115-117 insorsero diverse comunità ebraiche della diaspora (soprattutto Cirene,Alessandria d'Egitto, Cipro con alcuni fo-
colai in Mesopotamia). È conosciuta come Seconda guerra giudaica. Nel 132 insorsero nuovamente gli Ebrei in Giudea, guidati
da Simone Bar Kokheba ("figlio della stella") che si proclamò Messia e fu riconosciuto come tale anche da Rabbi Aqiba. La ri-
volta, nota come Terza guerra giudaica fu sedata nel 135. Secondo le fonti storiche i morti tra gli Ebrei furono circa 850.000, ci-
fra probabilmente esagerata. L'imperatore Adriano vietò l'ingresso a Gerusalemme ai Giudei, "rifondando" la città col nome
di Elia Capitolina. Da allora gli Ebrei vissero principalmente nella diaspora (dispersione), fuori dalla Palestina.

Al tempo di Augusto gli Ebrei nell'impero romano erano circa 4,5 milioni (circa il 7% della popolazione), dei quali solo 1 mi-
lione in Palestina. Con la presa e distruzione di Gerusalemme del 135 gli Ebrei vissero dispersi nelle varie regioni prima dell'im-
pero romano poi dell'Europa.

Storicamente furono particolarmente importanti le comunità di Ebrei della penisola iberica (Sefarditi), dalla quale furono però
espulsi nel 1492, e dell'Europa centro-orientale, concentrata in particolare in Polonia.

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Rapporti Internazionali ed Interreligiosi

Il popolo ebreo, è conosciuto anche come il popolo "Senza Terra", questa definizione deriva dai suoi continui spostamenti e
frazionamenti in più comunità disperse in tutto il mondo causati da guerre e rivolte.

Verranno ora analizzati i rapporti che ebbero gli Ebrei con i popoli circostanti.

Come detto in precedenza, verso il 1200 a.C. gli Ebrei intraprendono la rioccupazione della Palestina. Sotto la guida
di Giosuè conquistano prima Gerico e, dopo una lunga e sanguinosa lotta riescono a conquistare Gerusalemme sotto Re David.
Dopo la morte di Salomone, successore di David e ultimo re della dinastia ebraica, ha inizio il periodo di decadenza del popolo
ebraico. Dopo poche generazioni, infatti il regno si divide in due parti: il Regno di Israele e il Regno di Giuda, che in momenti
diversi cadono sotto dominazioni straniere. Comincia così fin da adesso la diaspora, infatti consistenti comunità ebraiche risulta-
no in Egitto e in altre aree del Medio Oriente già dal 400-300 a.C.

Così divisi, i due regni vengono invasi prima dagli Assiri e successivamente dai Babilonesi nel 607 a.C. Da questo momento
ha inizio la serie di eventi che porteranno alla diaspora ebraica, come abbiamo già accennato.

La "cattività babilonese" (607-537) termina con la conquista di Babilonia da parte dei persiani il cui re, Ciro, permette il ritor-
no degli ebrei in Palestina. Ma non esiste più uno stato ebraico e il potere viene esercitato, di fatto, dalla casta sacerdotale e dal
gran sacerdote. Il crollo dell'impero persiano, a opera di Alessandro Magno (332), inserisce la Palestina nel regno ellenistico
dei Tolomei d'Egitto (312): ad Alessandria si insedia una numerosa comunità ebraica nella quale si fonde, in una sintesi origina-
le, tradizione biblica e cultura greca.

Verso il 63 a.C. avviene l’invasione del territorio ebraico da parte dei romani; la Giudea diventa prima uno sta-
to vassallo dell’impero e poi una vera e propria provincia di Roma.
Gli ebrei interagirono in prima persona con la persona di Gesù Cristo (egli stesso era ebreo), nella quale però non riconobbero
il loro salvatore annunciato dalle scritture, e ne causarono perfino la morte.
La situazione non migliora con la dominazione romana; anzi la tragica conclusione delle due grandi rivolte ebraiche nel 70 d.C.
e nel 135 d.C., porta a un abbandono in massa della Palestina da parte degli Ebrei. Le fonti antiche parlano di 600 mila morti e di
decine di migliaia di Ebrei venduti come schiavi. Il Tempio (costruito da Salomone, distrutto dai Babilonesi e molti secoli dopo
ricostruito) viene di nuovo e definitivamente distrutto (ne resta ancora oggi il solo “muro del pianto”); la stessa Gerusalemme
viene vietata ai figli di Israele. Ha così inizio la Grande diaspora, ovvero l'emigrazione verso il nord Africa e l'Europa (e succes-
sivamente verso l'America) di quella parte del popolo ebreo che andò a cercare fortuna altrove.

Molti Ebrei dispersi si rifugiano in Europa, soprattutto in Spagna, Italia, Germania, Francia. Successivamente, nel secondo
millennio dell'affermazione del Cristianesimo in Europa, il popolo ebraico va incontro a maggiori problemi, infatti vengono ac-
cusati di deicidio poiché la morte di Cristo, secondo i cristiani, è stata causata dal popolo ebraico. Va però detto che fino al seco-
lo XI la convivenza tra Ebrei e Cristiani era per lo più pacifica e costruttiva.
L'atteggiamento della Chiesa nei loro confronti è stato fin dal principio duplice: agli ebrei vengono attribuite le colpe di mi-
scredenza e deicidio, ma non c'è dubbio che essi sono stati prima dei cristiani il popolo eletto e che attraverso i loro profeti Dio
ha dettato l'Antico Testamento, la base del Vangelo. La Chiesa è perciò favorevole alla loro progressiva emarginazione dalla vita
civile, ma è contraria a sopprimere la loro libertà di culto.
Gli Ebrei, in molti luoghi, possono esercitare solo il commercio della roba usata e praticare il prestito ad interesse.
Quest’ultimo è ufficialmente vietato dalla Chiesa che lo permette però a chi, come l'ebreo, non appartiene alla comunità cristia-
na. Il fatto è di incalcolabile importanza: in un'epoca in cui si passa dall'economia di baratto a quella di mercato, il controllo de-
gli investimenti e della circolazione monetaria assicura un ruolo finanziario e commerciale primario a chi lo detiene. Il prestito
serve sia ai nobili e alle prime Signorie, che hanno bisogno di continui finanziamenti per le guerre, sia al popolo minuto, le cui
misere condizioni di vita lo costringono a ricorrere a piccoli prestiti per sopravvivere.

Il IV Concilio Lateranense (1215) stabilisce che gli ebrei devono vivere in quartieri separati (che prenderanno in Italia il nome
di ghetti) e portare un segno di riconoscimento, consistente per gli uomini in cappelli di foggia e colore particolare
(giallo o rosso) o un disco di panno sul mantello; le donne dovevano avere un velo giallo sul capo, come le prostitute. Queste
disposizioni rimangono per lo più inattuate per oltre un secolo.

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La peste nera che si diffonde in Europa nel 1348 è nuovo motivo di persecuzione. Gli ebrei sono infatti incolpati di diffondere
la malattia avvelenando i pozzi, rimanendone essi immuni. Se la prima accusa è falsa, la seconda nasce da un'osservazione pro-
babilmente fondata. Gli ebrei vivono già raccolti e isolati in un'unica zona della città (il ghetto) e seguono, per motivi religiosi,
particolari e rigorose norme alimentari ed igieniche. È possibile quindi che, proprio grazie a questi elementi, la pestilenza non
trovi terreno fertile nelle loro comunità. La calunnia, che nasce e si diffonde in Germania, provoca massacri e fughe. Molti ebrei
fuggono dal centro Europa e trovano rifugio anche nell'Italia settentrionale, in particolare nelle comunità
di Venezia, Padova, Ferrara e Mantova. Il numero degli ebrei che vivono nella nostra penisola sale a circa cinquantamila su un
totale di 11 milioni di italiani. Nel corso del Medio Evo, le legislazioni relative agli Ebrei in Italia sono variabili di luogo in luo-
go: in alcune località, come ad esempio a Forlì, potevano possedere terreni e fabbricati.

Successivamente nel 1492 in Spagna, i re cattolici Ferdinando e Isabella decidono di cacciare dal loro regno tutti gli ebrei che
vi abitano. Furono cacciati 300.000 individui. La "nazione ebrea" resta così al bando delle comunità cristiane per molti secoli.
Soltanto nel 1781 L'imperatore d'Austria Giuseppe II emana una patente di tolleranza (atto legislativo che concede la libertà di
religione ai gruppi non cattolici tra cui gli ebrei) per gli israeliti, mentre la Rivoluzione francese pronuncia a sua volta la piena
equiparazione degli ebrei agli altri cittadini nel 1791.
La "emancipazione" degli ebrei è successivamente sancita nel corso dell'Ottocento dagli altri Stati europei, tra cui il Regno di
Sardegna nel 1848, ilRegno d'Italia nel 1861, la Gran Bretagna nel 1866, la Germania nel 1870. In Italia, il primo ebre-
o Presidente del Consiglio fu Alessandro Fortis(1905-1906).

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