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2. Gli scritti principali di Agostino sulla grazia L testi di Agostino: Le diverse question! a Simpliciano (De diversis quaestionibus ad Simmpli dianure), acuta di G. Ceriotti - L. Alici - A. Pieretti (NBA VI/2), Citta Nuova, Roma 1995; Lo spirito e la lettera (De spiritu et littera), a cura di |. Volpi (NBA XVIV/1), Citta Nuova, Roma 1981; Le natura e la grazia (De natura et gratia), a cura di I. Volpi (NBA XVIV/1), Citta Nuova, Roma 1981; La grazia di Cristo e il peccato originale (De gratia Christi et de peccato originalt), acura di I, Volpi (NBA XVIV/2), Citta Nuova, Roma 1981; La grazta e il libero arbitrio (De gratia et libero arbitrio), a cura di M. Palmieri (NBA XX), Citta Nuova, Roma 1987; La corre- zione e la grazia (De correptione ef gratia), a cura di M. Palmieri (NBA XX), Citta Nuova, Roma 1987; La predestinazione dei santi (De praedestinatione sanctoram), a cura di M. Palmic~ ri (NBA XX), Citta Nuova, Roma 1987; Il dono della perseveranza (De dono perseverantiae), a cura di M. Palmieri (NBA XX), Citta Nuova, Roma 1987. La dottrina di Agostino sulla grazia sara presentata secondo due ap- procci diversi: il primo di tipo documentatio, che seguira la ctonologia delle sue opere principal in materia; il secondo di tipo sistematico, che sintetizzera i punti principali della dottrina agostiniana, tenendo conto della sua evoluzione. I due libri a Simpliciano su diverse questioni (397) Fra le opere sulla dottrina della grazia, questo scritto riveste grande importanza perché Agostino stesso confessa che, a partire da questo perio- do (inizio effettivo del suo episcopato), ha corretto il suo modo di com- prendere la necessit’ della grazia. Meditando 1 Cor 4, 7 («Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?»), egli ebbe P’intuizione, in questo anno 397, che la grazia & necessaria anche per il desiderio della conversio- ne e il primo atto di fede in Dio. Fino ad allora, aveva pensato diversa- mente. Inoltre interpreta Rm 7 come la desctizione dell’uomo che non & continuamente sotto la grazia®, Lo spirito e la lettera (412) L’opera verte sulla grazia del Cristo che salva. Questa grazia non signi- eerie Decco eee Facets TE Tec eee re ispirata anche dalla carita; la grazia infatti é in relazione con la catita diffusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo per mezzo di Gesit Cristo (in questo libro, Rt 5, 5 & citato 14 volte). Agostino utilizza anche espressio- ni simili, come «la carita di Dio», «la salvezza del Signore», «la fede di Gesii Cristo»; parla della grazia di Dio, della giustizia ctistiana e del 8 Cir. AcostiNo, Le pp. 151-153, 37 Ip, La spirito ¢ la lettera, 9, 15; 11, 18; 18, 31; 32, 56, a cura di I. Volpi (NBA XVIV/1), Citta Nuova, Roma 1981, pp. 273-275; 279-281; 299-301; 341-345. trattaxioni, TT, 1, 1, a cura di U. Pizzani, (NBA TD, Citta Nuova, Roma 1994, V. GRAZIA... DALLA SCRETTURA ALLA FINE DEL MEDIOEVO 255 dono di Dio, e questo attesta che si trova ancora agli inizi della teologia della salvezza, espressa con il termine «grazia». In una felice sintesi, op- ponendosi esplicitamente a Pelagio, si esprime cosi: Noi al contrario diciamo che Ja volonta umana viene aiutata da Dio a compiere le opere della giustizia nel modo seguente: oltre ad essere stato creato con il libero arbitrio della volont8, oltre a ricevere la dottrina che gli comanda come deve vive- re, 'uomo riceve fin d’ora, mentre cammina nello stato di fede e non di visione, lo Spirito Santo, il quale suscita nel suo animo il piacere Vathore di quel sommo immutabile bene che & Dio, Agostino prende come tema della sua opera il passo di san Paolo «da lettera uccide, lo spirito da vita» (2 Cor 3, 6), ma lo sviluppa commentan- do i primi capitoli della Lettera ai Romani, nella quale, come dice, 'apo- stolo Paolo si mostra un «tenacissimo predicatore della grazia»®, come se non parlasse che di questo argomento®. Agostino stesso si rimproverera di aver parlato «in questo libro pit abbondantemente di quanto forse poteva bastare»“, fatto che indica bene come, anche per lui, si trattava degli inizi di una teologia della grazia. Quest’opera avra un seguito: ai tempi della Riforma infatti, Lutero la rileggeri senza posa, commentando la Lettera ai Romani. Egli si baser’ ampiamente sull’intuizione contenuta in questo trattato Lo spirito e Ia let- tera e sul paragone tra la legge della fede che salva e la legge delle opere (cfr. Rm 3, 27-28), sottolineando la giustizia di Dio, che era compresa da Agostino come misericordia perdonante®. Il concilio di Trento fara sua la distinzione tra la «giustizia di Dio» riferita a Dio che & giusto in se stesso, ela «giustizia di Dio» che giustifica gli uomini®. La natura e la grazia (415) Quest’opera segna un netto progresso della dotirina della grazia in Agostino, cosi come nella storia della teologia. A partire da questo mo- mento infatti il vescovo di Ippona aggiungera il termine «grazia» al titolo di numerosi scritti: segno della nascita di una questione specifica, il termi- ne finisce per inglobare le espressioni utilizzate in precedenza con lo stes- so contenuto, come, ad esempio, «la salvezza di Dio», «la carita di Dio». 3 Ibid, 3, 5, p. 259. % Ibid, 13, 22, p. 287. © Ibid. 7, 12, p. 269. 8 Thid,, 35, 63, p. 355. © Lureno, Werke, WA 54, p. 186. © Decreto sulla giustficaxione, cap. 7, COD, pp. 673-674. I decreto sinvia a La Trinitd, XIV, 12,15, ima la distinzione si trova gia nel trattato Lo spirito¢ la letera, 9, 15; 11, 185 18, 31, 32, 56. 256 VITTORINO GROSSI - BERNARD SESBOOE Agostino, che aveva avuto modo di leggere il trattato di Pelagio La natura, aggiunge al titolo dell’opera del suo avversatio — del quale cita numerosi estratti — la patola «grazia». Egli mette a nudo due interpreta- zioni opposte dell’antropologia cristiana, fondate su concetti diversi di i «natura» e di «grazia». Pelagio atrivava al concetto di «natura umana» facendo appello alla creazione di Adamo, dotato dall’origine di libero arbitrio. Una tale possi- bilita (posse) delPessete umano era per Pelagio un dono di Dio e dungue una grazia, l’attualizzazione (esse) di una tale possibilita dipendeva, al contrario, dalla scelta dell’uomo. Egli si spiegava cosi: Quando si dice che lo stesso potere non @ affatto dell'arbitrio umano, ma della natura, cio’ dellautore della natura, ossia di Dio, com’? mai possibile intendere senza la grazia di Dio cid che si fa appartenere propriamente a Dio? “. Pelagio conclude dunque che la natura umana non ha cambiato condi- zione dopo il peccato delle origin, ma che rimasta integra. Egli ammet- te che Adamo ha nuociuto all’ umanit’, ma solamente in quanto le ha dato un cattivo esempio, non per aver infettato una natura che si sarebbe pro- pagata ormai come ferita dal suo peccato. Se Pelagio metteva in luce i doni di Dio Creatore, Agostino rileva che, per la fede cristiana, sono ugualmente necessari i doni di Dio Salvatore, visto che egli & il Creatore e il Salvatore della natura umana. Egli intende allora per «natura» una «natura concreta», cioé la natura umana cosi come esiste, erede di Adamo. Partendo da questo punto, Agostino sviluppa la comprensione dei concetti di libero arbitrio e di liberta, e precisa quello di grazia del Salvatore. Riferendosi a una metodologia teologica precisa, si spiega in questo modo: © fratello [egli si inditizza a Pelagio senza nominarlo], sarebbe bene che ti ticor i dassi che sei cristiano [...]. Non stiamo a giudicare se la natura umana non possa essere viziata dal peccato ma, credendo alle Scritture divine che la dicono viziata dal peccato, indaghiamo come cid sia potuto avvenire®. Sebbene non si avveri senza l’intervento della volonta [che siano evitati i peccati], ruttavia perché si avveri non basta la volonta da sola, Agostino cita allora san Paolo, adattandolo: «Se la giustizia viene dalla natura, allora Cristo € morto invano» (cfr. Gal 2, 21), e ancora: «Ecco la vanificazione della croce del Cristo (cfr. 1 Cor 1, 17): “sostenere che senza | i 1 Acostino, La natura ela gratia, 45,53, a cura di I. Volpi (NBA XVII/1), Citta Nuova, Roma 1981, p.4a3 Ibid, 20, 22, p. 405. 6% [bid., 18, 20, p. 401 V, GRAZIA..: DALLA SCRITTURA ALLA FINE DEL MEDIOEVO 257 di essa uno pud essere giustificato mediante la legge naturale e l’arbitrio della volonta”»®. La grazia non @ dunque la possibilita stessa di non peccare, possibilica ricevuta dal Creatore con il libero arbitrio*, non @ solamente aiuto che costituisce la rivelazione di una legge®, non é solamente la remissione dei peccati, ma anche l’aiuto necessario per non commetterli”. Con Papparizione di questo trattato di Agostino, La natura e la grazia, si inaugura, nello sviluppo di questa dottrina, la formazione di un vocabo- lario tecnico che parla della natura umana, erede di Adamo, come «ferita, piagata, danneggiata, rovinata (vulnerata, sauciata, vexata, perdita)”, e della «grazia del Cristo» chiamata direttamente in causa da questo con- cetto di «natura ferita». Il concilio di Trento, nel suo decreto sulla giustificazione, riprendera alcune asserzioni agostiniane di quest’opera: Dio non comanda cose impossibili, ma comandando ti ordina sia di fare quello che puoi, sia di chiedere quello che non puoi”, Dio non abbandona ['uomo] se non é abbandonato da lui (non deserit mist dese. ratur)”. La grazia di Cristo e il peccato originale (418) Sctitto dopo la lettera Tractoria di Zosimo (anch’essa del 418), que- st opera non & nuova per il suo contenuto, ma per il suo titolo, che istitui- sce un nuovo binomio nella dottrina della grazia: peccato originale e gra- zia di Cristo, che corrisponde al parallelo antinomico tra Adamo e Cristo: Per Puno [..] siamo stati venduti come schiavi del peccato per Paltro siamo redenti da tutti i peccati, per I'ano siamo stati precipitati nella morte ¢ per l'altro siamo liberati per la vita; (..] quando dunque sono in causa questi due womini @ propriamente in causa la sostanza della fede cristina. Questi due binomi, che esprimono un medesimo concetto, divennero comuni nella teologia posteriore. Agostino, che dubita ormai delle ambi- gue formule di Pelagio, approfitta di questo libro per commentare due & Ibid, 9, 10, p. 391. 6 Ibid, 53, 59 € 53, 61, pp. 451 © 453-455. © id, 40, 47, p. 437. 7% Tid. 18, 20'e 34, 39, pp. 401 € 425.427 7 Ibid, 53, 62 p. 455. 7 Ibid, 43, 50 € 69, 83, pp. 441 © 485, Cir. Decreto sulla giustificacione, cap. 11, COD, pp. 675-676. Ibid, 26, 29, p.415. Questa idea attraversa tutta Popera agostiniana. Clr. Decreto sulla ginstificaio- ne, cap. 11, COD, pp. 675-676. Ip, La grazia di Cristo e il peccato originale, Il, 24, 28, a cura di I. Volpi (NBA XVIV2), Cita Nuova, Roma 1981, pp. 237-239. 258 VITTORINO GROSSI - BERNARD SESBOUE affermazioni di quest’ultimo, esplicitandole in senso ortodosso: la prima sulla grazia di Cristo”, la seconda sul battesimo dei bambini, I vescovo di Ippona insiste sulla grazia interiore, evitando di ridurre la grazia al semplice soccorso di una rivelazione proveniente da Dio per Pagi- re etico dell’ uomo: Leggano dungue e comprendano, lo capiscano e lo riconoscano [i pelagianil: non con la legge e la dottrina che risuona dal di fuori, ma con un intervento intemo € o¢- culo, mirabile e ineffebile, Dio non fa negli anim degli uomini solamente delle rive- lazioni perché conoscano la verit’, ma opera altresi per far buone le loro volonta”. Questo é necessario non solo per osservare pit facilmente la legge di- vina — cid che Pelagio ammette —, ma proprio per osservarla”. La grazia e il libero arbitrio (426) Quest’opera nacque da difficolta incontrate dai monaci di Adrumeto in Africa (oggi Sousse, in Tunisia) a proposito della lettura della lette- ra 194, che Agostino aveva indirizzato nel 419 al prete romano Sisto”. A questi monaci pareva che, cos) come la spiegava il vescovo di Ippona, la nozione di grazia espressa in quella lettera rendesse vano e perfino annul- lasse il libero arbitrio dell’uomo. «Per rispondere a coloro che ritengono la difesa della grazia di Dio incompatibile con il libero arbitrio [...] ho scritto un libro — riassume Agostino nelle sue Ritraitazioni — intitolato: La grazia e il libero arbitrio»®™. Da questo momento sorse dunque la difficol- ta, che travagliera per lungo tempo la storia della teologia, nei confronti della comprensione della grazia cristiana propria del vescovo di Ippona. Agostino risponde in maniera quasi catechistica, provando la fede cristia- na con le Scritture, tanto a proposito della necessita della grazia di Dio™ quanto dell'esistenza del libero atbitrio®. Penso di aver disputato abbastanza contro coloro che combattono energicamente la grazia di Dio, la quale non elimina la volonta umana, ma la cambia da cattiva a buona e dopo averla fatta buona la soccorre (cum bona fuerit adinvatur) ®. % Ibid. 1, 22, pp. 137-139. %8 Thid, I 1, Lp. 205. 7 Tid, 1,24, 25, p. 169. 78 Ibid. IL, 29,34, pp. 247-249. Cid che concemne il peccato originale in questo libro & stato analizzato supra, pp. 145-17. 7° Che diventera vescovo di Roma dal 432 al 440, 8 AGosnno, Le Ritrattaxioni, I, 66, cit, p. 241. 8! I, Le grazia e il libero arbitrio, 4, , a cura di M, Palmieri (NBA XX), Citth Nuova, Roma 1987, p33 © Ibid. 2,2, pp. 23-25, ® Thid, 20, 41, p. 81 V. GRAZIA...: DALLA SCRITTURA ALLA FINE DEL MEDIOEVO 259 A partire da questo momento Agostino comincia una tiflessione sulla relazione tra la grazia e il libero arbitrio della volonta umana. «Entrambe le cose sono vere» (utrumque verum est), sottolinea il vescovo di Ippona, come a dire che diciamo il vero sia confessando la necessita della grazia sia Pesistenza del libero arbitrio*. L’apostolo infatti, conclude, «non in- tende parlare né della grazia di Dio sola, né di se stesso da solo, ma della grazia di Dio insieme con lui»®. In questa relazione, «grazia e libero arbi- trio» sta ’equivalente di Dio e dell’uomo e, pitt precisathente, del Cristo Salvatore e dell’uomo™. Dopo aver ripetuto le sue spiegazioni antipelagiane, cioé che la grazia, in senso stretto, non é Ja legge”, non é la natura®, non é la semplice re- missione dei peccati®, Agostino inizia a proporre la terminologia di grazia operante e di grazia cooperante. Per la grazia operante si fonda su questi testi: «la volonta é preparata dal Signore» (Prv 8, 35 LXX); «é Dio che suscita in voi il volere e Poperare» (Fil 2, 13); «vi fard osservare e mettere in pratica» (Ez 36, 27). E spiega: E certo che noi osserviamo i comandamenti, se vogliamo; ma poiché «la volonta preparata dal Signore», bisogna chiedere a lui di volere tanto quanto @ sufficiente perché volendo facciamo, E certo che siamo noi a volere, quando vogliamo; ma a fare si che vogliamo il bene é lui [...] E certo che siamo noi a fare, quando facciamo; ma é lui fare si che noi facciamo, fornendo forze efficacissime alla volont’®. A proposito della grazia cooperante, scrive: [Dio] prepara la volonta, ¢ cooperando porta a termine quello che operando ha iniziato, Perché 2 proprio lui che dando Vinizio opera affinché noi vogliamo, e poi nel portare a termine coopera con coloro che gia vogliono. [...] Dunque egli fa st che noi vogliamo senza bisogno di noi; ma quando vogliamo, e vogliamo in ma- niera tale da agire, coopera con noi. Nella stessa opera, Agostino raccoglie numerosi testi biblici sulla cari- ta, che considera come Pequivalente dell ispirazione della grazia. Ripren- dera e articolera questa mediazione nell’opera seguente: La correzione e la gratia, scritta ai monaci di Adrumeto, e che eclissera in qualche modo il trattato La grazia e il libero arbitrio™. & Toid,, 21, 42, p. 85. © bid, 5, 12, p. 39. 86 Cfr. I, Le Lettere, 214, 2, a cura di L. Carrozzi (NBA XXTID, Citta Nuova, Roma 1974, p. 547. ® Ib, La groxia e il kbero arbitrio, 12, 24 ¢ 19, 40, cit,, pp. 55-57 € 79-81. ®8 Toid,, 13, 25, pp. 57-59. ® Tid, 13, 26, p. 59. % Tbid. 16, 32, p. 69. 3 Ibid, 17.33, p. 71 & Hl trattato Le grav e il libero arbitrio & timasta wn’ opera praticamente sconosciuta. Il aico Hario ct informa che anche i monaci di Marsiglia non la conoscevano (cfr. Lettera 226, 10 nel corpus delle Lettere agostiniane, cit, pp. 671-685), ed @ un peceato, perché quest opera avrebbe potuto sviluppare, tra Agost 1no e i suoi fettor, un altro dialogo sulla grazia e la liberti dell uomo. 260 VITTORINO GROSSI - BERNARD SESEOUE, La correzione e la gratia (427) Quest’opera, che presenta una sintesi del rapporto tra la grazia di Dio e il libero arbitrio della volonta umana, rimane lo scritto teologico pit importante — e il pit arduo — sull’antropologia cristiana, nel cristianesimo latino del v secolo. Questo vale soprattutto per i capitoli dal 10° al 12°. Dato il suo carattere conciso e talvolta anche teologicamente rigoroso, almeno quanto il trattato I principi di Origene, le incomprensioni e le cri- tiche a riguardo di quest’opera sono state, lungo i secoli, molto numerose. Sostanzialmente, esso tratta del modo della cooperazione («co-azione» della grazia col libero arbitrio, senza che la grazia possa rendere vano guest’ultimo, o annullarlo, Il vescovo di Ippona, seguendo il metodo delle guaestiones, elabora i fondamenti della dottrina cristiana della grazia, che pud essere sintetizza- ta brevemente in questo modo: —Luomo consegue ¢ realizza le possibilita della sua liberta in forza della grazia, e non viceversa: «Non é sicuramente con la liberta che la volonta umana consegue la grazia, ma & piuttosto con la grazia che consegue la liberta, insieme a una dilettevole stabilita e a una invincibile fortezza per perseverare»®, — Dio, creando gli angeli e gli uomini, dette alla loro vita «un ordina- mento tale da dimostrare in essa prima quale potere avesse il loro libero arbitrio e poi quale potere avessero il beneficio della sua grazia e il giudi- zio della sua giustiziay™. — Adamo € stato creato nella grazia di Dio, in una condizione triplice- mente differente dalla nostra, che & erede del suo peccato: poteva non morire (posse non mort, o prima immortalitas), non conosceva la lotta della carne contro lo spirito, poteva non peccare (posse non peccare, 0 prima libertas)”. —Peccando con il suo libero arbitrio, Adamo ha perduto questa condi- zione primitiva, trascinando dietro di sé tutto il genere umano, ragione per cui nessuno nasce pid nella condizione originale di Adamo innocente. ~ Chiunque sia liberato da una simile erediti lo deve solamente alla grazia del Cristo*. Collegando qui, definitivamente, il Cristo redentore 2 AGostino, La correzione e la grazia, 8, 17, a cura di M, Palmieri (NBA XX), Citti Nuova, Roma 1987, p. 141. Ibid, 10, 27, p. 195. °° Ibid., 11,29, p. 159. % Ibid., 10, 28, pp. 157-159. Pet Agostino, che rnccoglieva certamente una tradizione del giudeo- ‘ristinnesim, anche Adamo fu salvato dalla grazia del Cristo. Clr. Opera incomprta contro Giuliano, VL, 12.6 22, a cura di I. Volpi (NBA XIX/2), Citta Nuova, Roma 1994, pp. 1061 e 1129. V, GRAZIA..; DALLA SCRITTURA ALLA FINE DEL MEDIOEVO 261 alla liberazione della liberta di ogni uomo, Agostino precisa la differenza tra la grazia ricevuta da Adamo e quella che ci é donata nel Cristo. Quella di Adamo eral’ aiuto senza tl! quale Adamo non poteva perseverare nel bene nel quale era stato creato, che Agostino chiama ladiutorium sine quo non”, la grazia del Cristo al contrario dona non solo di poter perseverare, ma la perseveranza stessa, che Agostino chiama lafuto per il quale si persevera, Padiutorium quo. Il vescovo di Ippona, profondamente toccato dall’azio- ne della grazia che ridona all'uomo una liberta liberata“dal condiziona- mento della concupiscenza, arriva a dire: Dungue si é prestato soccotso alla debolezza della volonta umana cos che essa sia mossa dalla grazia divina in manieta indeclinabile e insuperabile (éedeclinabiliter et insuperabiliter); percid, per quanto debole, non viene meno e non é vinta da alcuna avversita®, E Ia bonta del Cristo che opera questa liberta: «E, chi amd i deboli pi di colui che si fece debole a vantaggio di tutti, e a vantaggio di tutti per la sua debolezza fu crocifisso?»”. Tl trattato La correzione e la grazia di Agostino sara ampiamente utiliz- zato nel XVII secolo, soprattutto da Giansenio, che ne fara la chiave della sua dottrina. Dalla sua lettura si perverra allora alla celebre distinzione tra la grazia sufficiente € la grazia efficace. La grazia di Adamo, indicata dal vescovo di Ippona come Padrutoriumt sine quo non, sara cosi assimilata alla gratia sufficiente, mentre la grazia di Cristo, indicata come l’adiatorium quo, alla grazia efficace. In altre parole, la questione della grazia data ad ‘Adamo innocente e dopo di lui, per mezzo del Cristo, a tutta 'umanita, si era gia trasformata nel Medioevo in una questione sulla natura interna della grazia, ma con Giansenio si andra ancora pitt lontano, con la modi- ficazione della terminologia agostiniana in quella della grazia sufficiente c/o efficace. Ci si domandera allora in virti di che cosa la grazia @ suffi- ciente e/o efficace. Perché, paradossalmente, la grazia detta «sufficiente» & quella che concretamente «non é bastata». D’altra parte, quale spazio lascia alla liberta la grazia detta «efficace» e perfino «invincibile»? Si fara cosi una lettura del trattato agostiniano nello spirito di opposi- zione tra grazia e liberta, fatto che condurra logicamente a pensare che la grazia &

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