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MANGROVIE (05/04/2022 16:32)

Pensato, pensatore, pensaturo


Coi piedi in un arteria, bromo di riflesso
L'alba di ricerca, vermiglio è lo specchio
Del binocolo solo scopo immortalar fronde.

Foco pur così lontano, distorce lo sguardo


Abbagliato, quel che avanti di stenti sfugge
Agitato pensiero come quelle torpide
Che di per sè nutrono e sospingono onde.

Solo, sostenuto d'arancio, contrasta lo sguardo


Contorto, deforme e sì preciso
L'insieme di precorsi, affascinano del passato
Di tutte quelle piante, assieme a distanti.

Vento di radici così disparate, in un ricercato


Daffare, e ognuna del fiume ha l'arto reciso
Perso d'obiettivo, come chi ha davanti
Quel disperdersi, timore acuto focalizza lo sguardo

Idro mulina prevista mutazione, cromo di complesso


Oscilla, Kuramoto, il cambio di umori
Metallici? Tra gli animali di quelle fronde
Così mutevoli, occhi a rara invoglia si tuffano coi rami.

Vedo, aborti di volo, cadere nelle fauci.


O altri ancora mangiati dal padre, il tempo
Solo conferme, dai secondi anticipanti i primi.
Mangrovie, o umani questi intrecci.

Il cui fisico viri-descente, fisico di fotosintesi


Procede attraverso perforbecchi, nidi, cacce
Paure, pensieri e abbandoni, finchè arpia elude
Dal nido e il bradipo nelle sue grinfie.

La fame del gaviale, rimarrà inappetente


Occhi che sprofondano in cerca di riposo.
Frustrato, acido di contorno nello scuro blu
Che avvolge tutto, l'integrità del rivo.

Difettoso, liana rappresa del mantenersi vivo


"Ricorda che chi da te attraversa l'uscio
Ha scelto, non l'hai coinvolto, lascialo volare"
Un arrivo? Malsanità, sciami di zanzare.

Guardò le sue bozze, espresse un riso


Sinistro maniacale, appunto si diviso
Nel gesto, io apprezzo, volta rigettarsi nel sale.
Inevitabile uguale, lacrime brozze, confermò un inciso.
L'esistenza è di scale, ogni tasto suona inusuale
BZzzzz ronzio d'armonia mutevole
Eppur mi assale "cosa desideri dal tuo sia attuale?"
Scioccò ricordo d'apparenza socievole.

Pianola, d'impressione d'impronte digitali, opra


Specchio, riguardo, analisi, confronto:
"Non ne ho nemmeno una" lo studioso senziente
"Ma ne vorrei almeno un'altra" risuonò a ragion maturo.

Simbologia e significato

Concettualmente, il poeta si immagina come ornitologo a osservare un paesaggio di mangrovie.


Tuttavia lo scenario nella sua interezza è una metafora: l'intera poesia ruota intorno al pensiero di
armonia, o mancanza della stessa, che si riconosce in numerosi simboli presenti all'interno.
La distribuzione si sviluppa sia a livello orizzontale, il fiume che rappresenta lo scorrere del tempo,
assieme instantaneo e fluido, come reso da numerosi termini (il primo verso, "mulina [...]
mutazione", il cambio dei colori, e "volta rigettarsi nel sale"), non che dall'avvenire di tutto vicino e
attraverso il fiume stesso. Lo scopo iniziale del poeta è "immortalar fronde", vale a dire "gli
obiettivi, il futuro, i desideri" mentre le persone sono rappresentate dalle piante ( "mangrovie, o
umani questi intrecci"), cosa che non riuscirà a mantenersi di fare a breve.

Le 4 strofe successive introducono gli elementi più importanti per il tema dell'armonia: i 4 elementi
naturali (la prima parola di ogni strofa), tutti correlati al tempo o alle persone, poichè legati
all'ambiente naturale che il poeta/ornitologo sta osservando; il fuoco è ciò che è lontano e
inarrivabile pur influendo su di noi, la terra è il poeta, il vento è "ciò che non quadra, che non è
armonico", e l'acqua è lo scorrere del tempo.
La presenza di animali (i pensieri che si annidano nelle persone) e le loro conseguenze (ovvero che
possono spezzare la forza interiore, "i rami o il tronco, annidandocisi", di una persona, facendo
cadere i rami nel fiume, o essere fonte "fame, fauci", di altri pensieri ancora, più turpi e aggressivi),
l'intreccio che le piante hanno tra loro (ovvero che le persone si legano ad altre, ma come il fiume
più spostarsi, abbassarsi o alzarsi, le mangrovie, da esso così dipendenti, possono morire o
allotanarsi, complici gli animali o meno), l'abbassarsi progressivo dello sguardo del poeta (il suo
continuo cercare ragione nella vita e nei complessi delle altre persone, sia la sua catarsi, timidezza
interiore, o catalisi delle sofferenze altrui nei pensieri).
"Kuramoto" è il un nome di un modello matematico cui viene usato per esprimere la sincronia,
rapportando un insieme di fattori che legano l'oscillazione di una singola particella o corpo, a quelle
di particelle o corpi circostanti ad essa collegati, spiegando così come questi arrivino a oscillare con
lo stesso ritmo nel tempo, ossia sincronizzarsi attraverso legami.
Questo concetto è simbolicamente ripreso in "BZzzzz" dove, sebbene sembri solo un ronzio, due
lettere sono maiuscole di proposito per indicare la reazione Belousov-Zhabotinsky, ovvero un
composto chimico i cui componenti reagiscono molto a lungo e ritmicamente (contrariando il
principio dell'entropia) arrivando a cambiare colore più volte oscillando dal giallo, al verde, al blu
(questi ultimi colori presenti nel testo), invece di uniformarsi in un nuovo composto. La reazione è
costituita da componenti vari, pur essendo almeno presenti Bromo (un metallo liquido di color
arancio bruno, da cui il primo colore nella poesia) e un acido.
L'intreccio armonico di tutti questi componenti è racchiuso sempre nello stesso "sguardo", negli
stessi "occhi" (termini presenti in ognuna delle 4 strofe).
A livello personale, il poeta imprime il suolo ("solo") con sè stesso: "contorto deforme e sì preciso"
sono aggettivi con cui spesso egli si definisce a sè stesso e agli altri; L'autore continua accennando
al suo fascino per il passato e le ragioni delle persone, "quelle piante, assieme a distanti" (che si
mantengono distaccate pur essendo vicine ad egli in qualche elemento).
L'unico elemento che spezza questa armonia sono le radici (che creano "vento" ossia vuoto,
siccome esse rappresentano una persona che "non trovando il fiume" (essendo esposte all'aria) non
trova il tempo, hanno troppe cose da fare, e i pensieri passano via senza trovare ristoro, mentre la
persona (la mangrovia con le radici esposte all'aria) soffre silenziosamente. Simbolicamente, le
radici (dove l'uomo vorrebbe incontrare le sue esperienze ma non riesce perchè troppo occupato)
sono l'unico elemento dove non c'è armonia, poichè non c'è ordine, non c'è contatto con la reazione
BZ (l'acqua che cambia colore), e i propositi "seccano" all'origine.

Proprio su questo punto si sofferma il poeta nelle strofe successive. L'ornitologo osserva cautamente
gli animali davanti a sé elencando “aborti di volo, cadere nelle fauci” (ovvero i tentativi di liberarsi
dei pensieri nel loro fallire per colpa di pensieri più gravi ancorati al passato, quest’ultimi
rappresentati dal gaviale più avanti) e “altri ancora mangiati dal padre, il tempo”: oltre al
riferimento al mito di Crono che divora i suoi figli (cioè il tentativo di evitare il futuro, una
profezia) è anche un riferimento naturalistico agli uccelli che in genere sacrificano giù dal nido o
divorano i loro pulcini più deboli, malnutriti o abortiti dal guscio, per garantire meno infezioni e in
generale meno spreco di risorse per la prole, e infine anche un riferimento a chi perde i figli prima
di sé.
Quest’ultimo aspetto è ricordato nel verso successivo “solo conferme [la morte], dai secondi
anticipanti i primi” (cioè la generazione successiva che anticipa la precedente appunto) ma ha anche
un altro significato, ovvero: “coloro che sono troppo affrettati per la loro stessa sanità” [bruciano le
tappe, siccome i “primi” (comunemente chiamati “minuti”, unità di misura superiore al secondo in
cronometria) vengono superati dai secondi, cosa impossibile siccome un minuto è composto da più
secondi, come a dire “è impossibile che un secondo valga sessanta volte sè stesso”].
L’ultimo verso della sesta strofa spiega come le piante siano metafora delle persone, riprendendo il
titolo, esattamente come “fisico viri-descente [“viri”; “dell’uomo” in latino, viridescente è
italianizzazione di “viridescent” [ENG] significante “tendente a diventare verde], fisico di
fotosintesi [ripete il concetto]” , ovvero gli uomini sono come le piante.
Allo stesso modo spiega come gli animali siano i pensieri che spesso danneggiando la nostra stessa
incolumità, paragonando episodi animali a timori umani. Sebbene non sia specificato, il fiume si
presume sia diventato di colore verde, essendo il verde il colore tipico dell’ambiente in questi versi.
“Finchè arpia elude dal nido col bradipo nelle sue grinfie”: il bradipo rappresenta un pensiero pigro,
che faccia fatica a muoversi da lungo tempo nel presente (siccome vive quasi tutta la sua vita nei
rami più bassi degli alberi) e l’arpia rappresenta un’immagine veloce che lo porta via verso l’alto,
“alleggerendo” la pianta.

Ottava strofa: Il gaviale torna nel suo passato (“occhi che sprofondano”) dove rimarrà per sempre e
similmente il poeta cerca riposo. Il fiume, come il cielo, è diventato blu (la reazione BZ, ma anche il
semplice riflesso dell’acqua), con il cambio cromatico che rappresenta come i pensieri dell’uomo ne
possano alterare umore e scelte di vita.

La nona strofa introduce il lettore al riposo disturbato del poeta, che concluderà il poema più avanti.
Il poeta si descrive come una liana rappresa (cioè poco robusta, piena di liquidi, vischiosa, emotiva)
quindi difettosa. L’azione compiuta dell’arpia è ancora presente nel poeta ed è corrisposta da due
osservazioni (presentate col discorso diretto) fatte al poeta in tempi recenti: “Ricorda […] volare”: -
Sappi che chi nonostante i tuoi sforzi decida di andarsene dalla tua vita significa che ha fatto la sua
scelta e tu devi saper prendere le tue, senza inseguirlo. – e – Cos’è che desideri davvero nella tua
vita? -
Parole che sebbene ascoltate fanno fatica a radicarsi velocemente nel poeta, che dubita sia un
qualcosa in sé concluso, ma per il momento risulta un’armonia (“BZzzzz”) che è in combattimento
nel disordine, come un uomo che lotta nel sonno contro le zanzare. Il poeta, nella metafora
ornitologo “osserva le sue bozze” (scrive, o riflette) con un “riso, sinistro maniacale”, separati nei
versi per esprimere doppio significato: “la risata è cupa, quasi maniacale” (il poeta riflette, si deride,
o si compatisce) oppure “mentre ride, il poeta [mancino di mano] opera di mano rapidamente” (il
poeta scrive, e “maniacale” starebbe a intendere il fatto che non scriveva da molto tempo).
“Nel gesto, io apprezzo, volta rigettarsi nel sale”: volta rigettarsi nel sale significa “che il fiume
raggiunga il mare” (che il tempo finisca, il termine dell’universo, ovvero l’unica certezza
dell’esistenza) ovvero l’unica conferma che il poeta “sa di sapere”.
“lacrime brozze, confermò un inciso” (pianto sporco, che lascia una traccia) è un riallacciarsi ad
“acque torbide”, a riprendere il fatto che il letto del fiume è scaglionato dalle acque dello stesso,
cioè che le azioni sono legate da causa effetto e non si può tornare indietro, ma significa anche, a
livello personale, “essermene reso conto solo adesso mi fa piangere dal male” unito a “scioccò
ricordo di apparenza socievole” (gli vengono in mente le persone con cui pensava di avere dei
legami).

La dodicesima e ultima strofa è invece, se posta con la metafora precedente, il bradipo, cioè la
convinzione del poeta che fatica ad andarsene (assieme a “volta rigettarsi nel sale”) perché nel poeta
da molto tempo. “Pianola […] opra”: “come impronte digitali su un pianoforte, ogni persona ha
lasciato una traccia in me, che agisce” [pianoforte, come il rapace, un altro simbolo spesso presente
nelle opere dell’autore], concetto che si collega alla strofa precedente “L’esistenza è di scale, ogni
tanto è inusuale”.
Le ultime quattro strofe sono molto legate concettualmente, come una presa degli artigli del volatile
sul bradipo similmente alla stessa metafora presente nella poesia.
Infine gli ultimi tre versi. Le conseguenze delle persone e le risposte che il poeta sa dare a sé stesso:
“Specchio […] confronto” sono gli elementi che il poeta richiede tra sé e gli altri, mentre “non ne
ho nemmeno una” risponde confusamente alla seconda osservazione “non ho neanche un desiderio
nella vita, non ti saprei rispondere”, mentre “ma ne vorrei almeno un’altra” risponde alla prima
domanda.

La risposta in sé è di multipla interpretazione (data l’origine confusa): potrebbe essere “vorrei


almeno un’altra risposta oltre la morte”, “vorrei almeno un’altra persona che non fugga da me”,
“vorrei avere un’altra osservazione” (non ho riflettuto abbastanza), oppure “vorrei ci fosse un’altra
arpia”, inteso come il fatto che le due osservazioni abbiano rimosso un peso al poeta ma egli stesso
senta che c’è ancora un altro bradipo da rimuovere.
Lo sviluppo è ancora reattivo e presente, perciò l’ultima strofa rimane aperta…

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