You are on page 1of 14

Metrica e versificazione italiana

1.  Il verso
Il verso è una parte di testo, regolata dalle convenzioni della metrica. È formato
da un numero definito di posizioni, che in genere coincidono con le sillabe.
La sillaba costituisce l’unità metrica, per cui ad un uguale numero di sillabe
corrispondono versi uguali. Le sillabe possono essere accentate (in questo caso
sono chiamate arsi) oppure no (in questo caso sono chiamate tesi).
Il numero delle posizioni (sillabe) all’interno del verso è regolato da uno sche-
ma astratto che si definisce metro.
A seconda della successione e della regolarità degli accenti, viene scandito il
ritmo di un verso.
Il concetto di ritmo può essere usato su tre diversi livelli nei confronti di un
verso:
> schema metrico, cioè la precisa successione di “forte” e “debole”;
> scansione, derivata dalla successione schematica degli ictus delle parole;
> recitazione (o esecuzione), che consiste nella concreta esecuzione degli ac-
centi al momento della lettura.
I primi due livelli sono caratterizzati da opposizioni binarie (forte-debole, ar-
si-tesi), la recitazione, invece, consente diversi tipi di scelte (sillabe accentate
più o meno fortemente, innalzamento ed enfasi della voce, sillabe prive di ac-
cento). La recitazione non può essere oggetto di studio metrico, in quanto
troppo soggetta ad infinite sfumature. Per fare un parallelismo con la musica,
potremmo dire che la recitazione equivale al fraseggio e all’articolazione, che
ogni esecutore enfatizza secondo gusto personale.
Per quanto riguarda lo studio del ritmo, allora, il livello più pertinente da pren-
dere in considerazione è quello della scansione.
Abbiamo detto che la scansione è la successione ordinata e schematica degli
ictus delle parole.
L’ictus è l’accentazione di alcune posizioni del verso (quelle, appunto, forti) a
danno di altre (che vengono considerate deboli).
Nella rappresentazione grafica degli accenti, si indica con + l’ictus (sillaba ac-
centata = arsi) e con – la sillaba debole (non accentata = tesi).

www.edises.it
2 Discipline musicali

Esempio: Mi dà diletto
l’altrui dolore

In questi due versi quinari abbiamo 5 posizioni (sillabe):

1 2 3 4 5
Mi/ dà/ di/let/to
L’al/trui/ do/lo/re

che si possono riassumere metricamente in questo modo, a seconda del punto


in cui ricadono gli accenti:

-+-+-
-+-+-

- + - + -
Mi/ dà/ di/let/to
- + - + -
l’al/trui/ do/lo/re

2. L’accento
L’accento delle parole
In italiano, ogni parola possiede un proprio accento tonico, che può cadere
sull’ultima, penultima, terzultima (e così via) sillaba della parola stessa.

> Si dice piana (o parossitona) la parola il cui accento cade sulla penultima
sillaba. A questo gruppo di parole appartiene la maggioranza dei vocaboli
italiani:
pace = pa/ce +-
amore = a/mo/re -+-
sorella = so/rel/la -+-

> Si dice sdrucciola (o proparossitona) la parola il cui accento cade sulla ter-
zultima sillaba:
pentola = pen/to/la +--
logica = lo/gi/ca +--

> Si dice tronca (o ossitona) la parola il cui accento cade sull’ultima sillaba:
città = cit/tà -+
lunedì = lu/ne/dì --+

www.edises.it
Metrica e versificazione italiana 3

A seconda, poi, di quante sillabe atone troviamo dopo quella accentata, avremo
parole bisdrucciole, trisdrucciole e quadrisdrucciole:

fabbricano = fab/bri/ca/no +--- bisdrucciola, accento sulla


quartultima sillaba

comunicamelo = co/mu/ni/ca/me/lo - + - - - - trisdrucciola, accento sulla


quintultima sillaba

fabbricamicelo = fab/bri/ca/mi/ce/lo + - - - - - quadrisdrucciola (molto


rara), accento sulla sestulti-
ma sillaba

L’accento dei sintagmi


Nel considerare gli accenti, non possiamo fermarci solamente al livello della
parola. Spesso i gruppi di parole, o “sintagmi”, tendono a costituire un unico
gruppo ritmico, con un’accentazione più o meno marcata. Nel sintagma l’ac-
cento di parola può attenuarsi o addirittura scomparire nell’esecuzione, questo
perché quando si parla, anche accentando le parole in un certo modo, si dà un
senso preciso alla frase. Parlando, infatti, si tende ad accentare di più le parole
semanticamente più forti (il sostantivo rispetto all’aggettivo, il verbo rispetto
all’avverbio) tralasciando l’accento delle parole meno significative.
Esempi:

Sintagma Accenti di parola Accentazione nell’esecuzione


più grande + +- -+-
la mia vita + + +- --+-
come stai? +- +- --+-

Accento secondario
Autorevoli metricologi, fonologisti e fonetisti affermano l’esistenza degli accen-
ti secondari nelle parole. Stiamo parlando di quelle parole particolarmente
lunghe o composte, che nell’esecuzione sembrano avere più di un accento,
uno solo primario (´) e più accenti secondari (`).

Portabagagli = pòr/ta/ba/gá/gli
Finalmente = fì/nal/mén/te
Precipitevolissimevolmente = pre/ci/pi/tè/vo/lis/si/mè/vol/mén/te

Noi diremo semplicemente che la comparsa di questi accenti è legata alla velo-
cità di esecuzione e al tono dell’enunciazione. Ad una velocità normale di pro-
nuncia questi accenti secondari scompaiono.

www.edises.it
4 Discipline musicali

3. Le figure metriche
Come per le parole, anche i versi si distinguono in piani, sdruccioli e tronchi.
Siccome la maggior parte delle parole della lingua italiana è piana, lo stesso
succederà anche per i versi, che per la maggior parte saranno piani.
Nella metrica italiana è molto importante il conteggio delle sillabe del verso
per poterlo classificare, sia in base agli accenti (piano, tronco, ecc.), sia in base
alla lunghezza (quinario, endecasillabo, ecc.).
Nel nostro sistema metrico si contano tutte le sillabe del verso, fino alla sillaba
non accentata (atona) che segue l’ultima sillaba accentata (tonica) nel verso
piano.
Nel mezzo del cammin di nostra vita
+ –
Nel/ mez/zo/ del/ cam/min/ di/ nos/tra/ vi/ta
In questo esempio, tratto dall’Inferno di Dante Alighieri (Canto I, 1), ci trovia-
mo davanti ad un endecasillabo (11 sillabe) piano (una sillaba non accentata
segue l’ultima accentata + –).

Per quanto riguarda i versi sdruccioli e i versi tronchi, invece, si conteranno


rispettivamente una sillaba in meno o una sillaba in più.
Questo significa che nel verso sdrucciolo conta solo la prima delle due sillabe
atone che seguono l’ultima sillaba tonica (l’ultima atona non viene contata).
Ecco l’acqua che scroscia e il tuon che brontola (G. Carducci, Canto di marzo, v. 21)
+ – –
Ec/co/ l’ac/qua/ che/ scro/scia e il/ tuon/ che/ bron/to/la
Questo verso è un endecasillabo sdrucciolo, perché pur essendo di 12 sillabe,
l’ultima non si conta.

Nel verso tronco, invece, bisognerà aggiungere una sillaba, che in realtà non
c’è.
Sguardo cercando il ciel (A. Manzoni, Morte di Ermengarda, v. 6)
+
Sguar/do/ cer/can/do il/ ciel
Questo verso è un settenario tronco: poiché, terminando con una sillaba accen-
tata, se ne aggiunge un’altra nel conteggio.

Dopo aver illustrato in che modo si conteggiano le sillabe dei versi, passiamo
alle figure metriche, che sono quattro: sinalefe, dialefe, sineresi, dieresi.

www.edises.it
Metrica e versificazione italiana 5

Sinalefe e dialefe
La sinalefe è la più importante e frequente delle figure metriche. Si ha quando
due sillabe vicine nel verso (la prima finale di una parola che termina in vocale
e la seconda iniziale della parola successiva) si fondono, formando un’unica
sillaba. In questo modo andranno ad occupare una sola posizione nello schema
metrico del verso. Le vocali in questione, però, conservano la loro pronuncia
distinta. Il fenomeno della sinalefe riguarda, infatti, la scansione delle sillabe e
non l’esecuzione.

Sguardo cercando il ciel


Sguar/do/ cer/can/do il/ ciel

Inoltre, se tra una parola che termina in vocale e un’altra che inizia per vocale, si
trova un altro lessema formato da una sola vocale, questo sarà assorbito dalla sinalefe.

Ecco l’acqua che scroscia e il tuon che brontola


Ec/co/ l’ac/qua/ che/ scro/scia e il/ tuon/ che/ bron/to/la

La figura metrica contraria alla sinalefe si chiama dialefe. Essa consiste nel con-
siderare vocali contigue come appartenenti a due sillabe distinte e, quindi, a
posizioni diverse nel verso. Questa figura è tipica della lirica del Duecento.

E io anima trista non son sola (Dante, Inferno, Canto VI v. 55)


E/ io/ a/ni/ma/ tri/sta/ non/ son/ so/la

Sineresi e dieresi
Se due vocali sono presenti di seguito nella stessa parola, di norma occupano
una sola posizione nel verso, formando una sola sillaba. Questa figura metrica
di chiama sineresi.

Lo ciel perdei, che per non aver fe’ (Dante, Purgatorio, VII, v. 8)
Lo/ ciel/ per/dei/ che/ per/ non /a/ver/ fe’

Quando avviene il contrario, e cioè le due vocali vicine presenti nella parola
vengono distinte in due posizioni diverse (formando due sillabe separate),
avremo la dieresi.

Dolce color d’orïental zaffiro (Dante, Purgatorio, I, v. 13)


Dol/ce/ co/lor/ d’o/rï/en/tal/ zaf/fi/ro

La dieresi è indicata con due puntini collocati sulla prima vocale.

www.edises.it
6 Discipline musicali

Altri fenomeni fonetici


Altri fenomeni di seguito illustrati, non sono considerati figure metriche, ma
semplicemente dei fenomeni fonetici, che riguardano la forma della parola e
che non influiscono sul computo delle sillabe. Sono, tuttavia, importanti nella
poesia, perché usati per ragioni metriche e cioè per soddisfare la misura del
verso.
> Elisione: soppressione della vocale finale di una parola davanti alla vocale
iniziale della parola seguente. Si segna con l’apostrofo. Es. anch’io, l’amore.
> Aferesi: caduta di un suono, o gruppo di suoni, all’inizio di una parola. Es.
verno al posto di inverno.
> Sincope: caduta di un suono, o gruppo di suoni, all’interno di una parola.
Es. spirto al posto di spirito.
> Protesi: aggiunta di un elemento all’inizio di una parola. Es. istrada al posto
di strada.
> Epentesi: aggiunta di un suono nel corpo della parola. Es. umilemente al po-
sto di umilmente.
> Paragoge (epitesi): aggiunta di uno o più fonemi alla fine di una parola. Es.
sine per sì, none per no.
> Apocope: caduta di uno o più suoni (vocale o intera sillaba) alla fine del-
la parola. Questa forma fonetica è detta anche troncamento. A differenza
dell’elisione, non è richiesto l’uso dell’apostrofo, tranne in alcuni casi (po’
per poco, mo’ per modo). Es. cuor per cuore, ciel per cielo.

4. I tipi di verso italiani


A seconda del numero di posizioni1 che li compongono, i versi possono essere
classificati in:
> Quinario: verso di cinque posizioni, con accento ritmico principale sulla
quarta sillaba.
Facciamo un esempio, citando il testo poetico iniziale de’ La donna è mobile
di Giuseppe Verdi (Rigoletto, libretto di Francesco Maria Piave):
La donna è mobile
qual piuma al vento,
muta d’accento
e di pensier.
Sempre un amabile
leggiadro viso,
in pianto o in riso,
è menzogner.

1 Si parla di posizioni, poiché il numero delle sillabe non è indicativo, in quanto in versi
sdruccioli o tronchi le sillabe possono essere in più o in meno rispetto alle posizioni reali
accentate.

www.edises.it
Metrica e versificazione italiana 7

Siamo in presenza di due strofe di quattro versi ognuna, che nella scansione
risultano molto regolari, poiché si tratta di quinari, ma con numero di silla-
be differenti, a seconda che siano piani, sdruccioli o tronchi.

La donna è mobile La/ don/na è/ mo/bi/le quinario sdrucciolo


qual piuma al vento, qual/ piu/ma al/ ven/to, quinario piano
muta d’accento mu/ta/ d’ac/cen/to quinario piano
e di pensier. e/ di/ pen/sier. quinario tronco
Sempre un amabile Sem/pre/ un a/ma/bi/le quinario sdrucciolo
leggiadro viso, leg/gia/dro/ vi/so, quinario piano
in pianto o in riso, in/ pian/to o in/ ri/so, quinario piano
è menzogner. è/ men/zo/gner. quinario tronco

> Senario: verso di sei posizioni, con due accenti principali sulla seconda e
sulla quinta sillaba;
Un popolo pieno
di tante fortune,
può farne di meno
del senso comune.
Che popolo ammodo
che Principe sodo,
che santo modello
un Re Travicello.
Giuseppe Giusti, Il Re Travicello

Siamo in presenza di due strofe di quattro versi ognuna. Si noti come il sena-
rio, molto scorrevole e orecchiabile, risulti adatto alla poesia satirica e popo-
lare. I versi sono tutti piani.

Un popolo pieno Un/ po/po/lo/ pie/no


di tante fortune, di/ tan/te/ for/tu/ne,
può farne di meno può/ far/ne/ di/ me/no
del senso comune. del/ sen/so/ co/mu/ne.
Che popolo ammodo Che/ po/po/lo am/mo/do
che Principe sodo, che/ Prin/ci/pe/ so/do,
che santo modello che/ san/to/ mo/del/lo
un Re Travicello. un/ Re/ Tra/vi/cel/lo.

> Settenario: verso di sette posizioni, con accento fisso sulla sesta sillaba e un
altro su una delle prime quattro. Dopo l’endecasillabo, è il verso più usato
nella poesia italiana.

www.edises.it
8 Discipline musicali

L’albero a cui tendevi


la pargoletta mano,
il verde melograno
da’ bei vermigli fior.
Giosué Carducci, Pianto antico

L’albero a cui tendevi L’al/be/ro a/ cui/ ten/de/vi 1 6


la pargoletta mano, la/ par/go/let/ta/ ma/no, 4 6
il verde melograno il/ ver/de/ me/lo/gra/no 2 6
da’ bei vermigli fior. da’/ bei/ ver/mi/gli/ fior. 4 6

Nella parte a destra della tabella, sono indicate le posizioni degli accenti per
ogni settenario. Tutti i settenari sono piani, tranne l’ultimo che è tronco.

> Ottonario: verso di otto posizioni, con gli accenti principali sulla terza e sulla
settima sillaba.
Su ‘l castello di Verona
batte il sole a mezzogiorno
da la Chiusa al pian rintrona
solitario un suon di corno.
Giosuè Carducci, La leggenda di Teodorico

Sul/ ca/stel/lo/ di/ Ve/ro/na


bat/te il/ so/le a/ mez/zo/gior/no
da/ la/ Chiu/sa al/ pian/ rin/tro/na
so/li/ta/rio un/ suon/ di/ cor/no.

> Novenario: verso di nove posizioni, corrispondente per ritmo ad un deca-


sillabo privo della prima sillaba. Presenta accenti principali sulla seconda,
quinta e ottava sillaba.
Svanivano in fretta i problemi
+ + +
Sva/ni/va/no in/fret/ta i/pro/ble/mi novenario piano
> Decasillabo: verso di dieci posizioni, con accenti principali sulla terza, sesta
e nona sillaba.
L’han giurato. Li ho visti in Pontida
convenuti dal monte, dal piano.
Giovanni Berchet, Il giuramento di Pontida

+ + +
L’han/ giu/ra/to./ Li ho/ vi/sti in/ Pon/ti/da

www.edises.it
Metrica e versificazione italiana 9

+ + +
con/ve/nu/ti/ dal/ mon/te,/ dal/ pia/no.

> Endecasillabo: verso di undici posizioni, con accento principale obbligato


in decima posizione. Nel verso, oltre all’accento sulla decima posizione (che
abbiamo detto essere fisso), possiamo trovarne altri secondo questo schema:
– sesta e decima posizione;
– quarta, ottava e decima posizione;
– quarta, settima e decima posizione.

Odora al vento dell’addio la sera


fredda in amore dalla luce morta
ed il cielo si stacca nella vera
lontananza dei monti, in una porta
vuota di luna e di sereno albore.
Sale nell’aria il fresco dei giardini,
l’ampio silenzio delle case in fiore
coi bimbi addormentati sui gradini.

O/do/ra al/ ven/to/ dell’/ad/dio/ la/ se/ra 4 8 10


fred/da/ in a/mo/re/ dal/la/ lu/ce/ mor/ta 4 8 10
ed/ il/ cie/lo/ si/ stac/ca/ nel/la/ ve/ra 6 10
lon/ta/nan/za/ dei/ mon/ti, in/ u/na/ por/ta 6 10
vuo/ta/ di/ lu/na e/ di/ se/re/no al/bo/re. 4 8 10
Sa/le/ nell’/a/ria il/ fre/sco/ dei/ giar/di/ni, 6 10
l’am/pio/ si/len/zio/ del/le/ ca/se in/ fio/re 4 8 10
coi/ bim/bi ad/dor/men/ta/ti/ sui/ gra/di/ni. 6 10

Sulla destra sono annotate le posizioni sulle quali ricadono gli accenti prin-
cipali.
L’endecasillabo è il verso più usato nella tradizione metrica italiana, il più
duttile e versatile, che conserva sempre la sua musicalità, ma, essendo di
struttura più variabile rispetto ai precedenti, non è molto cadenzato.

L’enjambement
Generalmente, ogni verso coincide con una frase di senso compiuto. Quando,
però, una parte della frase, strettamente legata con quello che precede, conti-
nua nel verso seguente senza pausa, avremo l’enjambement.

Forse perché della fatal quiete


tu sei l’immago a me sì cara vieni
o sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni

www.edises.it
10 Discipline musicali

e quando dal nevoso aere inquiete


tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
U. Foscolo, Alla sera

Nella poesia italiana questo è un fenomeno notevole quando la fine del verso
cade all’interno di un gruppo di parole strettamente collegate tra loro, come,
ad esempio, sostantivo e aggettivo.

La rima
La rima è un’altra caratteristica che i versi possono avere. Unisce due o più
versi che terminano con parole identiche a partire dall’ultima vocale accentata.
Per indicare le rime si usano le lettere dell’alfabeto. Ci sono diversi tipi di rime:
> rima baciata: AA BB CC DD
Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
G. Pascoli, La cavalla storna

> rima alternata: AB AB


Forse perché della fatal quiete
tu sei l’immago a me sì cara vieni
o sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni
e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all’universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.
U. Foscolo, Alla sera

> rima chiusa (o incrociata): ABBA


Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
di quei sospiri ond’io nudriva ‘l core
in sul mio primo giovenile errore
quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono,

www.edises.it
Metrica e versificazione italiana 11

del vario stile in ch’io piango e ragiono


fra le vane speranze e ‘l van dolore,
ove sia chi per prova intenda amore,
spero trovar pietà, nonché perdono.
Petrarca, Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono

> rima incatenata: ABA BCB


Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense.
Queste parole da lor ci fuor porte.
Dante Alighieri, Inferno, Canto V, v. 103

> rima interna: si fa rimare la parola finale di un verso con una parola all’inter-
no del verso successivo.
La donzelletta vien dalla campagna
in sul calar del sole,
col suo fascio dell’erba; e reca in mano
un mazzolin di rose e viole,
onde, siccome suole, ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
G. Leopardi, Il sabato del villaggio

> rima equivoca: si ha quando nella strofa troviamo due parole di uguale suono
ma di significato diverso.
Quand’ io son tutto volto in quella parte
ove ‘l bel viso di Madonna luce;
e m’ è rimasta nel pensier la luce
che m’arde e strugge dentro a parte a parte.
Petrarca, Canzoniere

> assonanza: è una rima imperfetta, nella quale le vocali sono uguali e le
consonanti diverse.
Carnevale vecchio pazzo
s’è venduto il materasso.
G. D’Annunzio, Carnevale

www.edises.it
12 Discipline musicali

> consonanza: è una rima imperfetta, nella quale le consonanti sono uguali e
le vocali diverse.
Qual è quel cane ch’abbaiando agogna,
e si racqueta poi che ‘l pasto morde,
ché solo a divorarlo intente e pugna.
Dante Alighieri, Inferno, Canto VI, vv. 28-30

> versi sciolti: si hanno verso sciolti quando essi non rimano tra loro.
Le strofe
I versi sono raggruppati tra loro in strofe. Le strofe possono essere di diversi
tipi:
> distico: strofa di due versi, generalmente in rima baciata o alternata;
> terzina: strofa di tre versi in rima incatenata;
> quartina: strofa di quattro versi in rima alternata o incrociata;
> sestina: strofa di sei versi con rime varie;
> ottava: strofa di otto versi endecasillabi, i primi sei in rima alternata, gli ulti-
mi due in rima baciata;
> stanza: è la strofa della canzone. È formata da due parti: fronte e sirima, colle-
gate tra di loro da un verso chiamato chiave;
> strofa libera: il numero dei versi non è fisso.

5. Le forme poetiche
Le forme metriche finora descritte sono usate nelle forme poetiche. Di seguito
un glossario delle forme poetiche più diffuse.
> La canzone
La canzone antica (o petrarchesca) è un componimento di lunghezza varia-
bile, composto da cinque o più stanze, chiuse da un congedo. I versi utilizza-
ti sono gli endecasillabi e i settenari. Dal Cinquecento ha cominciato il suo
processo evolutivo, sfociando, nell’Ottocento, nella canzone libera (o leo-
pardiana), in cui endecasillabi e settenari si alternano senza uno schema
fisso.
Una canzone petrarchesca è Chiare, fresche e dolci acque, di F. Petrarca.
Una canzone leopardiana è A Silvia, di G. Leopardi.
> Il sonetto
Il sonetto è un componimento di 14 versi endecasillabi, composto da due
quartine in rima alternata o chiusa, e da due terzine con schema metrico
vario.
Un sonetto è A Zacinto di U. Foscolo.

www.edises.it
Metrica e versificazione italiana 13

> La ballata
È una forma di poesia destinata al canto e alla danza. È composta da un ri-
tornello di introduzione, seguito da due strofe (o stanze), e si conclude con
la ripetizione del ritornello.
Una ballata è Il trionfo di Bacco e di Arianna di Lorenzo de’ Medici.
> La canzonetta
È una variante della canzone. Presenta versi brevi, in genere settenari, con
strofe più brevi rispetto a quelle della canzone.
Una canzonetta è Meravigliosamente di Jacopo da Lentini.
> La lassa
È una forma poetica, tipica della poesia epica medievale, composta da una
serie di versi decasillabi o dodecasillabi, in rima o assonanza. Il numero dei
versi è variabile, a seconda della grandezza dell’episodio che racchiude.
> Il sirventese
È un componimento che appartiene al genere basso, di argomento morale,
religioso o politico, generalmente di tipo narrativo. Non ha una struttura
fissa, ma si basa sulla rima concatenata.
> La terza rima
È la strofa usata da Dante Alighieri nella Divina Commedia. È costituita da
tre endecasillabi, in rima incatenata.
> L’ottava
Fu probabilmente inventata da Boccaccio ed è la forma tipica della narrazio-
ne lunga in versi. È costituita da otto versi endecasillabi.
> Il madrigale
È un componimento molto in voga tra il XIV e il XVIII secolo di argomento
amoroso. Era formato da due o tre strofe di tre endecasillabi ognuna e da
due endecasillabi in rima baciata.
> Lo strambotto
È un componimento monostrofico, in genere di sei o otto versi endecasilla-
bi, di argomento generalmente amoroso e satirico, sviluppatosi nel XIV se-
colo in Sicilia e in Toscana.
> La frottola
È un componimento la cui caratteristica è l’affastellamento di pensieri senza
nesso e quasi senza senso, in un metro irregolare. Le frottole letterarie, o motti
confetti, sono spesso filastrocche di proverbi in versi settenari rimati a coppia.
> L’ode
È un componimento poetico di contenuto nobile e profondo, privo di uno
schema metrico preciso e vario nell’utilizzo dei versi, che possono essere
settenari, ottonari, decasillabi, ecc.
Si sviluppò nel Cinquecento ad imitazione dei classici greci e latini. È stata
molto utilizzata da poeti come Foscolo, Parini, Manzoni, Carducci, Pascoli e
D’Annunzio. Se tratta di argomenti civili o religiosi prende il nome di Inno.
www.edises.it
14 Discipline musicali

Un’ode è Il cinque maggio di A. Manzoni.


> Il melodramma
In letteratura, il melodramma è un testo poetico destinato alla musica. Ha
una sua rilevanza ed indipendenza rispetto alla musica soprattutto per quan-
to riguarda i componimenti di Metastasio. Negli altri casi si parla di libretto
d’opera.

www.edises.it

You might also like