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CAPITOLO 1

L’ATTIVITA’ ECONOMICA E L’AZIENDA

L’attività economica

Ciascun individuo avverte diversi bisogni intesi quali stati di sofferenza di natura sia fisica sia psichica.

I bisogni hanno la caratteristica della tendenziale illimitatezza originata dalla circostanza che talune
esigenze sono indotte da stimoli esterni; a ciò si aggiunge che l’innovazione tecnologica può rendere
possibili il soddisfacimento di bisogni in precedenza non a vertiti o avvertiti solo allo stato latente.

Tali bisogni sono da considerarsi essenziali, in quanto legati alla sopravvivenza mentre altri sono voluttuari
nel senso di andare oltre la sfera della sopravvivenza. Gli esseri umani si preoccupano di soddisfare prima le
esigenze primarie e poi gli altri bisogni. Assume rilievo anche la distinzione tra bisogni avvertiti nel tempo
presente e bisogni che saranno avvertiti in futuro: i primi implicano decisioni di utilizzo immediato di
risorse, i secondi potranno incidere sulle scelte degli individui in termini di risparmio.

Il soddisfacimento dei bisogni richiede la disponibilità di beni.

I beni sono stati distinti in due categorie:


-beni economici, ossia beni disponibili in quantità limitata in quanto scarsi rispetto alle esigenze degli
uomini;
-beni liberi (o non economici), ossia beni non soggetti al vincolo della scarsità e liberamente disponibili in
quantità più che sufficiente rispetto alle esigenze degli individui.

La distinzione tra beni economici e liberi è stata espressa anche in termini di pagamento di una somma di
denaro da parte degli individui, elemento necessario solo nel caso dei beni economici. La distinzione
assume contorni sfumati, è molto meno netta rispetto al passato: basti pensare all’aria e al problema
dell’inquinamento per rendersi conto che anche l’acquisizione e l’utilizzo dei beni liberi può implicare un
sacrificio di risorse da parte dell’individuo. Classificare i beni in economici o liberi in base al pagamento di
denaro può risultare limitativo. Si può ipotizzare un superamento della distinzione classica, configurandosi
un concetto ampio di bene, teso al soddisfacimento di esigenze sia individuali sia collettive, in cui la
distinzione economica e il concetto di disponibilità limitato siano integrate da altri punti di vista.

Dal rapporto tra il carattere illimitato dei bisogni e la disponibilità limitata dei beni si origina il problema
economico, la cui soluzione presuppone un duplice ordine di scelte:
-definire quali bisogni soddisfare, secondo una scala di priorità;
-selezionare i beni da utilizzare definendo le modalità di utilizzo.

Il primo ordine di scelte è legato ai valori dell’uomo e alla sua sfera psicologica e morale; il secondo ordine
di decisione si configura quale individuazione delle più convenienti vie di soddisfacimento dei bisogni.
Appare evidente come il problema economico non possa essere affrontato da un’ottica esclusivamente
economica: l’attività dell’uomo è unica e le decisioni di volta in volta assunte sono intrise di carattere etico,
tecnico, economico, risentendo delle condizioni temporali e spaziali in cui l’uomo vive.

Solo per finalità d’indagine si tende a isolare l’aspetto economico allo scopo di interpretare l’attività svolta
dall’uomo per soddisfare i suoi bisogni. Tale attività (economica) si configura come un problema di scelta
tra diverse alternative possibili, presupponendo che prima siano stati definiti gli obiettivi che si intendono
perseguire e la disponibilità di valori e conoscenze.

Gli obiettivi devono essere definiti in modo chiaro, devono essere misurabili e deve essere definito anche il
tempo in cui si intende raggiungerli.
La scelta tra le diverse alternative potrebbe essere ispirata a una razionalità assoluta, che presuppone la
conoscenza di tutte le possibili vie di perseguimento degli obiettivi e l’assenza di qualsiasi asimmetria
informativa. Tale logica è astratta, risultando incapace di interpretare i comportamenti concreti, e
focalizzata sull’aspetto economico. Occorre ragionare in termini di razionalità limitata, non assoluta.

Il soddisfacimento dei bisogni e la soluzione del problema economico richiedono che i beni/servizi siano
prodotti, destinati agli individui e consumati.

Si delineano tre momenti del processo economico:


-la produzione non va intesa in termini fisico-tecnici, bensì in termini economici (come trasferimento nel
tempo e nello spazio). C’è produzione quando i prodotti sono resi disponibili per il consumo in luoghi e/o
tempi diversi da quelli di produzione. Il problema economico deve essere inquadrato in uno specifico
contesto di ambiente e mercato, implicando che si considerino dati provenienti da esperienze passate e
dati basati su previsioni future.
-lo scambio è stato configurato inizialmente in termini di baratto; in seguito, ha assunto le vesti di scambio
monetario. La moneta consente sia di regolare lo scambio sia di misurare il valore dei prodotti. I prodotti
possono essere ceduti anche a titolo gratuito o con un corrispettivo simbolico per cui lo scambio non è
l’unica modalità di trasferimento i beni/servizi dalla produzione al consumo (scambio atipico).
-i prodotti oggetto di scambio possono essere destinati allo svolgimento di altre attività di produzione
oppure al consumo, consentendo il soddisfacimento delle esigenze umane.

L’attività economica può essere svolta da singoli individui e da organizzazioni di individui, da unità
economiche. L’economia aziendale si occupa dell’analisi, interpretazione e rappresentazione dei fenomeni
in cui si articola l’attività economica svolta da unità economiche che se posseggono determinati requisiti si
chiamano aziende.

L’azienda

Un’unità economica può essere considerata azienda quando presenta tali caratteristiche:
-coordinazione sistemica;
-economicità;
-autonomia;
-durabilità.

LA COORDINAZIONE SISTEMICA

Il concetto di sistema identifica un insieme di elementi tra loro collegati e interdipendenti. Sebbene la
definizione possa sembrare semplice nasconde delle complessità, originate dall’impostazione metodologica
cui si intende far riferimento. Perciò si delinea la contrapposizione tra individualismo e olismo
metodologico.

La prima impostazione considera l’individuo come oggetto primitivo d’indagine, rappresentando l’unico
dato osservabile al quale è possibile riferirsi per studiare e descrivere la realtà sociale; questa idea,
all’estremo, potrebbe negare l’esistenza di macro-categorie (aziende) che si configurerebbero come mere
costruzioni prive di un radicamento degli individui.
La seconda impostazione riflette sul contesto in cui operano gli individui, ritendendo che la comprensione
dell’agire non dipenda dall’atto posto in essere ma dalla capacità di individuare e ricostruire un insieme di
connessione che leghi tutti gli atti.

Il confronto tra queste posizioni è legato alla scelta dell’unità oggetto d’indagine nelle scienze sociali:
l’individuo o il sistema all’interno del quale l’individuo agisce. La principale critica mossa dagli individualisti
ai sostenitori della posizione olistica è legata al rischio di reificazione dell’oggetto di indagine, che consiste
ne considerare il sistema come una mano invisibile in grado di guidare e condizionare il comportamento
degli individui.

Per un aziendalista non è irrilevante assumere a oggetto d’indagine un’unità economica o un’azienda,
considerato che solo in questo secondo caso è possibile adottare principi, regole e strumenti elaborati dalle
discipline aziendali.

Il problema che bisogna affrontare è se l’adozione di un concetto olistico (azienda intesa come sistema)
implichi che l’azienda sia assimilata a organismo vivente. Occorre comprendere se l’adozione di una
prospettiva che intenda rifarsi alla posizione olistica implichi una separazione tra l’attore e il sistema.

Il sistema può essere inteso in diverse accezioni.

Il sistema meccanico, caratterizzato da predefiniti schemi di funzionamento. Tale logica presuppone un’idea
di razionalità oggettiva, poiché assume che il soggetto decisore disponga di informazioni complete e abbia
una conoscenza compiuta delle alternative disponibili. Da ciò deriva la capacità di configurare un
programma rigido di attività, la struttura organizzativa rappresenta l’insieme delle mansioni.

Il sistema organico è orientato alla sopravvivenza, obiettivo perseguito mediante il contributo di ciascun
sub-sistema al soddisfacimento dei requisiti funzionali del sistema medesimo ossia l’integrazione e la
conservazione in ottica interna, l’adattamento alle condizioni di contesto in ottica esterna. Il sistema non
segue solo un percorso ottimale, ma è orientato a una flessibilità basata sull’individuazione della soluzione
più funzionale rispetto alle esigenze. Da ciò deriva la capacità di configurare deviazioni dal programma di
attività, qualificandosi la struttura organizzativa come insieme di ruoli non di mansioni, capaci di
considerare anche la variabilità delle aspettative.

Il sistema in termini di processo (tempo come variabile fondamentale), basato sulle decisioni e sulle azioni
degli individui che mettono in relazione mezzi e fini. La relazione si basa sul concetto di razionalità
intenzionale e limitata, la conoscenza delle alternative è parziale e incompleta, non soluzioni ottime ma
soddisfacenti. La gestione è l’insieme di programmi di azione e la struttura organizzativa è la modalità di
coordinamento e di controllo. L’ambiente deriva dalla scelta del campo d’azione dell’azienda (dall’insieme
delle scelte che riguardano l’approvigionamento dei fattori e delle risorse, la realizzazione dell’output del
processo produttivo e la sua destinazione ai clienti/utenti. L’ ambiente è soggetto a ridefinizioni, che
derivano dall’interazione con altri sistemi e in esso il sistema considerato deve trovare la sua legittimazione
degli ostacoli in termini di vincoli o di contingenze.

Il “modo di operare” del sistema è caratterizzato da:


-la struttura (persone, struttura organizzativa, relazioni ecc.)
-i processi, costituiti da una sequenza coordinata di attività (combinazioni economiche).

Il sistema azienda:
-tende a variare di continuo caratteristiche e comportamenti
-è complesso, per la presenza di variabili umane, organizzative e strutturali.

L’azienda è stata accostata sia al sistema meccanico sia al sistema organico; è importante evidenziare:
-la necessità di chiarire la concezione di sistema che si intende adottare quando si studia l’azienda;
- l’opportunità di riferirsi a uno schema interpretativo ampio e interdisciplinare.

Perciò assume rilievo la valutazione dei risultati conseguiti dall’azienda e della loro adeguatezza rispetto al
futuro, considerando anche il processo che ha determinato l’esito di questi risultati. Questa prospettiva
include anche le nozioni legate all’innovazione tecnologica.
L’economicità  valutazione dei risultati conseguiti dall’azienda e loro adeguatezza rispetto al futuro.

È declinabile in:
-efficacia strategica;
-equilibrio economico:
-efficienza operativa;
-equilibrio patrimoniale-finanziario;
-equilibrio monetario.

EFFICACIA STRATEGICA: capacità di definire e conseguire “obiettivi vincenti”, realizzando <<produzioni


destinate a soddisfare le attese degli utilizzatori>>. La gestione è considerata come l’insieme di decisioni e
di programmi d’azione, programmazione sostantiva, che riguarda gli obiettivi da perseguire, e una
programmazione procedurale, legata alle conoscenze necessarie al conseguimento dell’obiettivo. Quindi
bisogna orientare il sistema delle attività verso il conseguimento di determinati risultati, tenendo conto
delle risorse disponibili e acquistabili.

EQUILIBRIO ECONOMICO: la gestione aziendale si sviluppa attraverso l’acquisizione di fattori da impiegare


nei processi produttivi e la realizzazione di beni/servizi da destinare agli interlocutori: da ciò si originano il
deflusso di risorse monetarie per il sostenimento dei costi di approvvigionamento e un afflusso di risorse
monetarie per il conseguimento di ricavi (COSTI/RICAVI). L’equilibrio economico fa riferimento
all’adeguatezza del rapporto tra tali grandezze (costi=ricavi) per un lungo periodo.

EFFICIENZA OPERATIVA: è espressa dal rapporto tra mezzi e risultati. La valutazione dell’efficienza
presuppone la conoscenza delle relazioni fra input e output, ossia tra risorse immesse nel sistema e
prodotti ottenuti; tale conoscenza potrebbe essere incompleta e imperfetta. La valutazione del grado di
efficienza è condotta in termini di relativa incertezza e di razionalità intenzionale e limitata, richiedendosi
impostazioni basate sulla comparazione nel tempo e nello spazio dei criteri di svolgimento dell’attività.

EQUILIBRIO PATRIMONIALE-FINANZIARIO: la gestione dell’azienda implica impiego di risorse per gli


investimenti da realizzare, generandosi un fabbisogno finanziario. Questo dovrà essere coperto mediante il
ricorso ad appropriate fonti. L’indagine che fa riferimento a questo profilo riguarda l’adeguatezza del
rapporto tra caratteristiche del fabbisogno di finanziamento (risorse investite) e le fonti di copertura.

EQUILIBRIO MONETARIO, riguarda il rapporto tra la liquidità in entrata e la liquidità in uscita, in modo che
le decisioni di spesa possano essere assunte in funzione di adeguate valutazioni prospettiche.

EQUILIBRIO SOCIALE, attiene al livello di soddisfazione, di fiducia e coesione intorno all’azienda e ai suoi
obiettivi manifestato dagli interlocutori operanti nell’ambiente di riferimento dell’azienda. Questo profilo
andrebbe condotto alla luce della responsabilità sociale e degli strumenti di accountability. Il profilo sociale
può essere assorbito dalla condizione di efficacia strategica.

Il carattere sistemico conferito all’azienda implica che i profili individuati non possano essere investigati
separatamente; i diversi profili rappresentano diversi aspetti della complessità economica aziendale.
L’efficacia strategica e l’efficienza operativa rappresentano <l’essenza della logica economica applicata ai
sistemi aziendali>, i profili economico, patrimoniale-finanziario e monetario corrispondo alle diverse chiavi
di lettura delle operazioni di gestione.

L’autonomia

Il concetto di autonomia è strettamente legato a quello di economicità. L’autonomia è la capacità di


assumere le decisioni in condizioni indipendenza, la capacità di garantirsi l’indipendenza economica.

Il termine “indipendenza” vuole sottolineare la relatività del concetto di autonomia: è possibile far
riferimento ai casi di relazioni istituite tra diverse aziende, aventi il fine di agevolare il conseguimento di
obiettivi, ma che implicano dei vincoli all’agire aziendale. Queste relazioni possono assumere forme diverse:
alleanze, accordi tra aziende, gruppi aziendali.

Spostandoci dal carattere di indipendenza, si può basare il termine autonomia come il rapporto tra
dipendenza/potere.

Il concetto di autonomia può essere considerato come tentativo di riduzione della dipendenza e di aumento
del potere nei confronti dei diversi attori del contesto ambientale, ricorrendo sia a strategie competitive sia
a strategie di tipo cooperativo

La durabilità

Il concetto di azienda è di periodo e non di momento


-la produzione di ricchezza o di valore non è limitata a un solo momento
-è necessaria la tendenza a durare nel tempo, anche al di là della vita dei soggetti che la costituiscono

Il tempo è l’elemento discriminante tra le attività aziendali e attività produttive generiche.

È necessario il perseguimento e il mantenimento nel tempo delle condizioni di equilibrio:


-economico
-patrimoniale-finanziario
-monetario

La classificazione delle aziende

Le aziende erano tradizionalmente classificate in:


-aziende di erogazione, caratterizzate dal soddisfacimento diretto dei bisogni umani;
-aziende di produzione (o imprese), caratterizzate dal soddisfacimento indiretto dei bisogni umani.

A queste due categorie ne era aggiunta una terza: l’azienda composta svolgente processi sia di produzione
che di erogazione (azienda pubblica). Questa classificazione ha assunto notevole importanza nello sviluppo
degli studi, perché ha permesso di indagare meglio l’azienda.

Questa classificazione ha mostrato nel corso del tempo una serie di limiti: nella realtà è difficile individuare
aziende di erogazione pura, non è semplice applicare il soddisfacimento dei bisogni umani in maniera
diretta o indiretta.

Qualsiasi attività economica è svolta per soddisfare esigente umane, quindi l’adozione di tale criterio con
finalità classificatorie non è adeguata. In più i concetti di produzione, erogazione e consumo non venivano
precisati nei loro significati.

La classificazione presupponeva che solo le imprese svolgessero attività di produzione. Il concetto di


produzione era legato alla misurabilità in termini monetari dell’oggetto della produzione sia alla finalità di
perseguire un profitto, sovrapponendo concetti che è bene tenere distinti.

Da ciò deriva che: le diverse condizioni di economicità erano considerate applicabili solo alle imprese,
mentre avevano scarsa cittadinanza nelle aziende di erogazione caratterizzate da un tranquillo afflusso di
risorse da un lato e da un tranquillo deflusso di tali risorse dall’altro. Questi assunti sono stati messi in
discussione dall’evoluzione della realtà economica che ha reso evidente la necessità di governare tutte le
aziende tenendo conto dell’impatto originato dalle decisioni e dalle conseguenti operazioni sulle diverse
condizioni di economicità. Ciò spiega la ragione per la quale tali condizioni sono applicate anche alle altre
tipologie aziendali.

Il problema di cui si discute presenta rilevanti sviluppi operativi, potendo agevolare la comprensione delle
dinamiche di governo delle diverse tipologie di aziende.
L’impostazione che oggi appare prevalente punta a superare la classificazione tradizionale, tenendo conto
che tutte le aziende svolgono attività di produzione e che <<produzione, erogazione (e consumo)
esprimono prevalenze di attività, e non tipologie differenti aziende.

La distinzione tra le diverse tipologie può essere condotta assumendo quale criterio discriminante la
modalità di destinazione dell’output, intesa come processo finale dell’attività economica dell’azienda; la
distinzione può essere realizzata mediante scambio di mercato (negoziazione bilaterale), oppure mediante
erogazione (destinazione unilaterale senza negoziazione). Il concetto di erogazione può essere
contrapposto a quello di scambio.

Alla modalità di destinazione dell’output può essere aggiunto un ulteriore criterio: il modo mediante cui
esse si rapportano al proprio ambiente specifico. Si possono individuare le seguenti tipologie:
-imprese, aziende che realizzano la loro funzione produttiva operando sui mercati e affrontando la
competizione dal lato sia della domanda sia dell’offerta;
-amministrazioni pubbliche, aziende che cedono i propri servizi a una definita collettività di riferimento
mediante erogazione; il corrispettivo è rappresentato dalle diverse tipologie di tributi;
-aziende no-profit, aziende che possono acquisire la disponibilità di taluni fattori produttivi e cedere beni e
servizi a definite categorie di utilizzatori gratuitamente o a condizioni diverse da quelle caratterizzanti
scambi di mercato, senza fine di lucro;
-cooperative, aziende che operano su mercati particolari e limitati, in quanto soci, oltre ad avere la titolarità
di quote del capitale, forniscono fattori produttivi, compreso il lavoro e sono i destinatari di beni e servizi
prodotti

Le aziende nell’economia digitale

Il sistema cyber-fisico è basato sull’interazione tra uomini e macchine e assume rilievo nelle imprese
industriali. Il termine “Industria 4.0” è impiegato per individuare e definire la nuova rivoluzione industriale
resa possibile delle innovazioni tecnologiche, dall’IoT (Internet of Things) e dall’implementazione dei
sistemi cyber-fisici.

La digitalizzazione dei processi di produzione sta modificando l’economia delle aziende di ogni tipo. Le
imprese digitalmente più mature e avanzate sono in gradi di ottenere risultati migliori rispetto alle altre. La
digitalizzazione sta incidendo sulle logiche gestionali delle aziende pubbliche, determinando maggiore
trasparenza. La digitalizzazione è basata su tre pilastri:
-competenza tecnologica di base che è la componente centrale della strategia aziendale
-agilità, capacità di coniugare flessibilità e rapidità, che consentono la sperimentazione di strade alternative
tese a individuare soluzioni vincenti;
-collegamento tra strategia perseguita e risultati.

Tali pilastri assumo rilievo sia nelle aziende tradizionali sia nelle aziende native digitali. Si tratta di un
ulteriore classificazione delle aziende, che va ad aggiungersi a quelle precedenti, e che assume carattere
trasversale poiché interessa tutte le tipologie aziendali.

Aziende tradizionali: effetti della digitalizzazione sulle imprese e sulle amministrazioni pubbliche.

Nel caso delle imprese, uno studio ha evidenziato che su 3.564 imprese solo il 25% può essere considerato
impresa digitalmente matura. Il 41% ha raggiunto un soddisfacente grado di sviluppo digitale, il 34% si trova
nelle prime fasi. Ciò succede a causa della complessità delle innovazioni digitali, destinate a d avere un
impatto rilevante sui processi interni, a causa dell’aumento della quantità dei dati da gestire. Si pensi
all’impatto su:
-i processi di produzione. La digitalizzazione ha portato a una maggiore efficienza dei processi, il
ripensamento dei prodotti e l’introduzione di servizi pre- e post-vendita, migliorando la capacità di reagire
alle esigenze di mercato
-i processi di reporting aziendale, cui si lega una più efficace gestione del patrimonio aziendale;
-le transazioni e i processi di pagamento.
-i processi di distribuzione logistica, facilitando il tracciamento delle informazioni relative a ciascun bene
lungo l’intera filiera produttiva.

Nel caso delle amministrazioni pubbliche è sufficiente il richiamo ai processi di e-government, caratterizzati
da diversi livelli di maturità. Sono state individuate tre fasi:
-la prima implica la presenza online dell’amministrazione pubblica;
-la seconda prevede la fornitura di servizi online, consentendo ai cittadini di inviare informazioni, grazie
all’integrazione verticale dei sistemi informatici;
-la terza implica un’integrazione orizzontale tra agenzie o dipartimenti.

La digitalizzazione è destinata ad avere un impatto sia sui processi decisionali di politici e manager pubblici
sia sul rapporto tra l’amministrazione pubblica e i cittadini.

Aziende native digitali, focalizzando l’attenzione sulle imprese, si stanno configurando modalità
organizzative centrate su piattaforme. Sono strutture elastiche, capaci di incrociare processi di diverse
aziende e di queste con i consumatori, che risultano connessi in un ecosistema digitale. La tecnologia rende
possibile una collaborazione tra le parti interessante, mediante interazioni uomo-macchina, consentendo di
raccogliere grande quantità di dati, utilizzati per offrire pubblicità, servizi e prodotti personalizzati sul web.
Le imprese digitali sono in grado di individuare il comportamento di acquisto del consumatore e realizzare
una lista di suggerimenti personalizzati.

Questo processo interessa soprattutto il rapporto tra imprese e consumatori. Le imprese digitali stanno
tentando di intensificare anche il collegamento con i fornitori, condividendo conoscenze nelle relazioni
business-to-business, aprendosi a nuovi modelli di collaborazione con i dipendenti (smart working).

La digitalizzazione sta avendo un impatto sul lancio di nuovi prodotti, sui processi decisionali e sui processi
di distribuzione. Trasformare un’azienda significa modificare il suo modus operandi, i processi, le abilità e le
competenze. Significa creare nuovi ruoli, applicare una nuova visione strategica e riformulare la cultura
stessa.

L’azienda e l’ambiente

Il riferimento all’ambiente si configura quale step ineludibile sia per comprendere le scelte di progettazione
organizzativa sia per interpretare correttamente il funzionamento e i risultati delle aziende.

La configurazione del concetto di ambiente potrebbe apparire agevole e lineare, potendo intendersi con
tale espressione tutto ciò che è “esterno” all’azienda. Questo però poteva essere corretto solo in tempi
passati quando l’ambiente era considerato non influente rispetto alle scelte di progettazione organizzativa.
Si può fare riferimento alle diverse concezioni richiamate in precedenza che sono accomunate proprio dal
superamento di tale concezione.

La concezione di sistema meccanico appare coerente con un concetto di ambiente stabile.


In coerenza con la concezione di sistema organico, è riduttivo considerare l’ambiente solo alla tregua di un
“fornitore” di risorse e informazioni nel senso che la sua rilevanza per l’azienda va oltre il tema della sua
“conservazione” nell’ambito del sistema organico, l’azienda tende a ricorrere poco alla gerarchia,
prediligendo team multifunzionali in modo che i problemi possano essere affrontati dove sorgono.
Se ci si muove nell’ambito della concezione che interpreta il sistema aziendale quale processo di decisioni e
di azioni, il concetto di ambiente si configura quale prodotto delle scelte di definizione del campo d’azione.
Le scelte relative al campo d’azione si inseriscono nella definizione dell’orientamento strategico di fondo
che è declinato lungo tre dimensioni:
-il campo di attività cui l’impresa si ritiene vocata, che consente di comprendere quali siano le coordinate
spazio-temporali e quali-quantitative della mission aziendale;
-i fini e gli obiettivi di fondo, che consente di comprendere quali siano i modelli di comportamento adottati
e le finalità perseguite dagli organi di governo, declinati lungo le dimensioni reddituale, competitiva e
sociale;
-la filosofia gestionale e organizzativa, che consente di mettere a fuoco il modo d’essere e di funzionare
dell’azienda, indagato nei suoi profili organizzativi e gestionali.

Definite le scelte dell’azienda riguardanti l’attività da svolgere l’ambiente dell’azienda sarà rappresentato
dai processi realizzati da altre aziende che possono condizionarne l’attività.
Questa concezione consente sia di comprendere i profili di unicità di ciascuna azienda sia di valutare il tipo
di relazioni che l’azienda instaura con l’ambiente.
Assume rilievo il concetto di task environment e l’analisi dell’ambiente è condotta mediante l’individuazione
delle aziende e degli stakeholder il cui comportamento può generare incertezza per l’azienda considerata.
Tale individuazione si basa sulle relazioni di scambio che l’azienda considerata intrattiene con altre aziende.
L’individuazione del task environment non deriva da scelte unilaterali dell’azienda. Da ciò conseguono
alcuni aspetti rilevanti.
In primo luogo la configurazione del campo d’azione e del task environment consente di ampliare
l’orizzonte verso una prospettiva interaziendale; l’analisi delle relazioni che ciascuna azienda intrattiene con
gli attori del proprio task environment consente di spiegarne il comportamento e di comprendere meglio i
risultati raggiunti.
In secondo luogo, la gestione delle relazioni di scambio e delle interdipendenze, consente di individuare
tutto ciò che può ostacolare il conseguimento degli obiettivi aziendali. Tali ostacoli possono essere stabili
per un periodo significativo (vincoli) oppure possono mutare nel corso del tempo e essere più difficili da
controllare (contingenze). Vincoli e contingenze sono espressione della dipendenza di un’azienda da altre
aziende del proprio task environment. La dipendenza può essere considerata come il rovescio del potere.
In terzo luogo, l’azienda cercherà di ridurre la dipendenza e di aumentare il potere mediante strategie
competitive e cooperative.
Nella concezione di sistema aziendale inteso quale processo di azioni e decisioni, l’ambiente non può essere
assunto come un dato. Esso deriva dai processi di scelta del campo d’azione che possono subire modifiche
nel tempo. La scelta del campo d’azione non è un atto unilaterale e diventa operativa solo se l’azienda
acquisisce consenso e legittimazione al perseguimento dei propri obiettivi nei confronti degli attori che
popolano l’ambiente.

Il soggetto giuridico e il soggetto economico. La coalizione dominante

Il sistema aziendale si configura quale processo di azione e decisione, da cui discendono diritti e obblighi.
Assume rilievo l’individuazione del soggetto giuridico, ossia del soggetto cui possono essere imputati tali
diritti e obblighi.
Fatta eccezione per le imprese individuali, in cui il soggetto giuridico coincide con la persona
dell’imprenditore, negli altri casi di aziende che operano nell’interesse di una pluralità di persone, il
legislatore si preoccupa di definire l’entità cui attribuire i diritti e gli obblighi. Tale entità è il soggetto
giuridico, rispetto al quale va identificata la persona che ne assume la rappresentanza.
Assume rilievo anche il concetto di soggetto economico.
Tradizionalmente, il concetto economico è stato definito come colui cui appartiene il potere volitivo, nel
tempo sono state proposte diverse definizioni.
Una prima impostazione indentifica il soggetto economico con la proprietà del capitale investito, anche se
può accadere che ad assumere le decisioni sia una coalizione che detiene una posizione di maggioranza.
Una seconda impostazione riconduce il soggetto economico a colui che esercita il massimo potere
decisionale.
Una terza impostazione indentifica il soggetto economico con l’insieme di persone che ha un interesse
primario nell’azienda.

Tali impostazioni offrono una soluzione al problema che rischia di apparire determinista, laddove <<il
soggetto economico appare come non individuabile a priori>>. Una teoria sul soggetto economico deve
essere valida, utile. Ciò richiede che si ponga attenzione a una molteplicità di fattori, propendendo per
l’adozione di una nozione aperta di soggetto economico. Ciò equivale a interrogarsi sulla composizione
della coalizione dominate, che chiama in causa la configurazione degli obiettivi che si ha intenzione di
perseguire.

Questi obiettivi dimostrano che il concetto di soggetto economico deve essere definito considerando lo
specifico contesto spazio-temporale dell’azienda; riesce a comprendere come il soggetto economico sia
composto da diversi attori.

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