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CAPITOLO 3

L’IMPRESA

Introduzione al governo delle imprese: tipi di società e modelli di corporate governance

Sono stati discussi i concetti di soggetto giuridico e soggetto economico. Focalizzando l’attenzione sulle
imprese, tali concetti possono essere puntualizzati, allo scopo di delineare le diverse tipologie di società e i
modelli di corporate governance.

I tipi di società

Il soggetto giuridico rappresenta la persona fisica o la società che assume diritti e obblighi derivanti
dall’attività d’impresa. È colui che stipula i contratti e risponde di diritti e doveri cha da essi scaturiscono.
L’attività dell’impresa può essere tradotta in termini di obblighi e diritti. È possibile definire il soggetto
giuridico come colui che risponde degli obblighi contratti dall’impresa e che rivendica i diritti maturati a suo
favore. L’ordinamento italiano prevede che il soggetto giuridico possa assumere le seguenti forme:
-nelle imprese individuali è rappresentato dal proprietario/imprenditore, cioè il titolare;
-nelle società di persone è rappresentato da tutti i soci che sono responsabili delle obbligazioni aziendali,
una volta che il capitale proprio sia insufficiente a soddisfare le pretese dei creditori sociali;
-nelle società di capitali il soggetto giuridico è la società stessa in quanto i soci sono tutti responsabili
limitatamente al capitale investito nelle quote sociali o nelle azioni.

La principale differenza tra le società di persone e le società di capitali risiede nel fatto che le prime non
hanno personalità giuridica. Nelle società di persone non c’è distinzione tra l’organismo societario e i singoli
soci. I soci delle società di persone rispondono degli obblighi assunti dalla società di cui fanno parte anche
con il loro patrimonio personale. Le società di capitali hanno personalità giuridica e godono dell’autonomia
patrimoniale perfetta; ne consegue che i soci non vedono coinvolto il patrimonio personale per eventuali
debiti della società, in quanto i creditori possono rivalersi solo sul patrimonio della società.

Le società di persone sono imprese collettive individuate da una ragione sociale, costituite dal nome della
società, dal nome di uno o più soci e dall’indicazione della forma societaria. Nelle società di persone, i soci
rispondo a terzi “in modo illimitato e solidale”. Per tali società non è previsto alcun capitale minimo
necessario per la costituzione.
In una società di persone ogni socio ha il potere di amministrare la società. Le società di persone sono di
solito costituite tra persone legate da un rapporto personale di fiducia. Le più diffuse forme giuridiche di
società di persone sono:
-la società semplice (ss), è la forma più elementare di organizzazione societaria, utilizzabile solo per attività
non commerciali
-la società in nome collettivo (snc), è la forma giuridica adottata per consentire l’esercizio di un’attività
commerciale;
-la società in accomandita semplice (sas), distingue i soci in:
-soci accomandatari: sono responsabili solidamente e illimitatamente nei confronti dei terzi per le
obbligazioni sociali
-soci accomandanti: sono responsabili delle obbligazioni societarie solo proporzionalmente alla quota
conferita. Non hanno diritti sull’amministrazione della società ma partecipano alla divisione degli utili

Dal punto di vista fiscale, nelle società di persone si applica il principio della “trasparenza”, in base al quale
la tassazione dei redditi conseguiti dalla società avviene in capo ai soci. Tra tutti i tipi di società, la sns e la
sas sono forme giuridiche più diffuse in Italia, particolarmente nell’ambito di piccole attività d’impresa.

Le società di capitali acquistano personalità giuridica nel momento dell’iscrizione presso il Registro delle
Imprese dell’atto notarile che ne sancisce la costituzione. Sono individuate dalla denominazione sociale,
costituita dal nome della società, e dall’indicazione del tipo di rapporto societario. La costituzione di una
società di capitale richiede l’esistenza di un capitale minimo che funge da garanzia delle obbligazioni nei
confronti dei terzi che si interfacciano con la società e che faccia da “scudo” rispetto alle responsabilità dei
soci, la cui responsabilità è limitata alle quote conferite nella società.

Le più diffuse forme giuridiche di società di capitali sono:


-società a responsabilità limitata (srl): per essere costituita necessita di un capitale sociale minimo di
€10.000
-società a responsabilità limitata semplificata (srls): è stata introdotta nel 2012 per facilitare le giovani
imprese di nuova costituzione. Per essere costituita necessita di un capitale sociale minimo di €1.
-società per azioni (spa): per essere costituita necessita di un capitale sociale minimo di €50.000, suddiviso
in quote definite azioni.
-società in accomandita per azioni (sapa): è simile alla sas ma è dotata di personalità giuridica. Gli
accomandatari sono gli amministratori della società.
-società cooperativa: legata ai principi della mutualità e della solidarietà, nasce per offrire ai soci la
possibilità di godere di beni e servizi a condizioni migliori rispetto a quelle di mercato
-start up innovative: devono possedere determinati requisiti, tra cui:
-assenza di distribuzioni di utili;
-maggioranza di capitale in mano a persone fisiche;
-oggetto sociale dedicato in modo prevalente allo sviluppo e all’innovazione tecnologica;
-almeno u terzo del personale altamente qualificato o essere titolare di un marchio o un brevetto legato
all’innovazione tecnologica.

Da un punto di vista fiscale, nelle società di capitali si applica il principio della “distribuzione”, in base al
quale le società di capitali sono considerate ai fini fiscali dei soggetti passivi autonomi. Ai redditi da esse
prodotti si applica un’imposta specifica, l’imposta sul reddito delle società (IRES). La tassazione riguarderà
solo gli utili distribuiti dalla società.

I modelli di corporate governance

GOVERNO ECONOMICO

Nelle imprese individuali il governo economico si riassume nel titolare dell’azienda


Nelle società di persone il governo economico è attribuito all’insieme dei soci
Nelle società di capitali la separazione tra proprietà e management è più accentuata. La funzione
imprenditoriale è esercitata dagli amministratori; i soci sono semplici finanziatori poiché apportano capitale
ma non partecipano in modo attivo alla gestione, anche se hanno il potere di nominare e revocare gli
amministratori (o i CdA).

PROPRIETA’ E GOVERNO

L’impresa ha il problema di riuscire a individuare quali siano i processi decisionali che i manager realizzano
e verificare se i risultati conseguiti dai manager siano in linea o meno con le aspettative degli azionisti. Gli
studiosi, perciò, hanno elaborato alcune teorie.

Teoria dell’agenzia: l’impresa non è considerata un’unità economica autonoma oggettivamente osservabile
ma uno strumento di soddisfazione degli interessi della proprietà e del management. Se la figura di
azionista e quella dei manager coincidono, il problema non si pone; in caso contrario, il rapporto tra
azionisti e management può diventare conflittuale. In queste condizioni; gli azionisti possono subire il
potere e le decisioni dei manager oppure controllare i manager, sostenendo i relativi “costi di agenzia”.
Teoria dei diritti di proprietà: azionisti e management esercitano funzioni differenti: i primi assumono il
rischio d’impresa e di selezione del management; i secondi svolgono la funzione di governo. È interesse dei
manager governare le aziende in modo che queste producano risultati positivi e siano attraenti sul mercato.

STAKEHOLDER E CORPORATE GOVERNANCE

Per creare valore per le diverse categorie di stakeholder (non solo i soci, ma anche i dipendenti, i creditori, i
fornitori e i clienti), l’imprese necessita di un sistema di principi, regole, relazioni, procedere e meccanismi
di funzionamento degli organi di governo, detto “corporate governance”.

Il concetto di corporate governance permette di:


-definire “le regole del gioco” tese ad una gestione efficiente, efficace ed economica dell’impresa;
-sviluppare le decisioni aziendali;
-identificare le modalità e gli strumenti atti al raggiungimento degli obiettivi strategici.

Il sistema comprende:
-i principi: ispirano i soggetti coinvolti dalla governance nell’assunzione di decisioni, nella definizione degli
obiettivi, nella scelta dei mezzi per il loro raggiungimento nella misurazione dei risultati raggiunti.
-le regole della corporate governance: fanno riferimento alle leggi e ai regolamenti dell’ordinamento
giuridico del Paese nel quale l’impresa opera, oltre che alle regole interne all’impresa stessa, di solito
formalizzate nel documento costitutivo della società.
-le relazioni: includono i rapporti tra gli stakeholder: azionisti, manager, amministratori, autorità di
regolazione, dipendenti e la società in senso lato.
-i processi e i sistemi: indicano le modalità con cui vengono decisi e comunicati gli obiettivi e i connessi
meccanismi di delega delle attività da svolgere, nonché le caratteristiche e il funzionamento del sistema
informativo aziendale, del sistema di misurazione delle performance, e del sistema di reporting.

SOGGETTI DELLA CORPORATE GOVERNCE

Organo con funzione di supervisione strategica


Organo con funzione di gestione
Organo con funzione di controllo

Organo con funzione di supervisione strategica:


Rappresenta l’organo volitivo, che svolge attività di governo ed è formato dai soci e, in alcuni casi, dal CdA
quando la proprietà è frazionata in un numero elevato di individui con poca capacità di incidere nella
definizione delle strategie.

Tale organo:
-individua i valori aziendali, gli obiettivi, le strategie, il profilo e i livelli di rischio dell’impresa;
-definisce i piani aziendali necessari per raggiungere tali obiettivi;
-verifica l’assetto delle funzioni aziendali di controllo;
-approva e verifica la struttura organizzativa e l’attribuzione di compiti e responsabilità;
-verifica il sistema dei flussi informativi;
-controlla che la struttura retributiva e di incentivazione sia tale da non accrescere i rischi aziendali;
-determina la compliance aziendale, ossi controlla la conformità a determinate norme, regole o standard.

Organo con funzioni di gestione

È formato dal CdA e/o dai manager. Tale organo:


-realizza i programmi aziendali necessari per raggiungere gli obiettivi strategici indicati dall’organo di
supervisione strategica, attuando le politiche aziendali;
-attua le attività collegate alla gestione del rischio dell’impresa e ne verifica l’adeguatezza;
-definisce i flussi informativi;
-definisce i compiti e le responsabilità del personale e la struttura organizzativa necessaria per raggiungere
gli obiettivi posti;
-misura il grado di raggiungimento degli obiettivi e gli eventuali scostamenti.

Organo con funzione di controllo

Tale organo:
-rileva eventuali irregolarità nella gestione e nel rispetto delle norme.
-può avvalersi di tutte le unità operative aventi funzioni di controllo all’interno dell’azienda.

Il management per gestire la società si avvale di vari prestatori di lavoro che possono essere classificabili in
dirigenti con potere decisionale, impiegati che svolgono mansioni intellettuali e operai che svolgono
mansioni manuali. È prevista a volte la figura del capoufficio o del caporeparto, definita quadro, come
figura intermedia tra dirigenti e impiegati.

Parte delle regole di corporate governance possono essere rinvenute nelle norme del codice civile, valide
per tutte le aziende, e nelle norme contenute nello statuto, documento che regola i rapporti tra tutti gli
organi societari e gli stakeholder oltre che il funzionamento della società, di cui si dota ogni azienda e che
sono valide solo per essa. La legislazione in vigore prevede tre modelli di corporate governance, denominati
tradizionale, monistico e dualistico.

MODELLO TRADIZIONALE

Prevede:
-Organo amministrativo: può essere rappresentato da un amministratore unico o da un CdA. Esso gestisce
l’impresa seguendo le indicazioni contenute nello statuto e nell’oggetto sociale e rappresenta la società nei
confronti di terzi.
-Collegio sindacale: svolge attività di controllo e di supervisione affinché le decisioni dell’organo
amministrativo siano rispettose delle leggi, dello statuto e delle condizioni di equilibrio economico. Può
anche svolgere il controllo contabile, purché sia espressamente previsto dallo statuto a condizione che tutti
i sindaci siano iscritti all’albo dei revisori contabili, la società non faccia ricorso al mercato del capitale di
rischio e non sia tenuta alla redazione del bilancio consolidato.

È un modello di governance garantista in quanto prevede una netta separazione tra l’attività di
amministrazione e l’attività di controllo

Oltre l’80% delle imprese italiane ha adottato il sistema tradizionale

Esso si applica in modo automatico in assenza di diversa previsione statuaria che opti espressamente per il
modello monistico o dualistico

MODELLO MONISTICO

Prevede un unico organo che si occupa sia dell’amministrazione sia del controllo: all’interno dello stesso
CdA viene creato un Comitato per il controllo sulla gestione, formato da amministratori in possesso di
determinati requisiti (onorabilità, professionalità e indipendenza).

Il controllo contabile è affidato a un organo esterno (revisore unico o società di revisione)

Il modello monistico:
-ha una struttura più semplificata e flessibile rispetto agli altri modelli;
-tende a privilegiare la circolazione delle informazioni tra l’organo amministrativo e quello di controllo, con
risparmi di tempo e costi;
-è il tipico sistema di corporate governance della tradizione anglosassone.
MODELLO DUALISTICO

Prevede:
-Comitato di gestione: ha l’esclusiva responsabilità della gestione e della direzione dell’impresa e compie
tutte le operazioni necessarie per l’attuazione dell’oggetto sociale.
-Consiglio di sorveglianza: eletto dall’assemblea dei soci, si occupa del controllo, della nomina del Comitato
di gestione e di alcuni dei compiti che nel modello tradizionale sono prerogativa esclusiva dell’assemblea
(come l’approvazione del bilancio d’esercizio).

Il controllo contabile è affidato a un organo esterno (revisore o società di revisore).

Tale modello di governance è tipico della tradizione tedesca ed è molto diffuso anche in Francia, in Olanda
e in Finlandia.

La gestione d’impresa

Le imprese possono essere classificate in conformità a diversi criteri. Tra i criteri di più frequente utilizzo, si
annovera quello basato sul settore economico di appartenenza, che consente di individuare imprese del
settore primario, del settore secondario e del settore terziario.

L’attenzione è focalizzata sulle imprese commerciali e sulle imprese industriali, agevolmente comparabili
sotto il profilo della dinamica dei valori originata dalle operazioni di gestione; considerata la rilevanza che
hanno negli odierni sistemi economici, risulta opportuno approfondire le logiche gestionali di taluni
intermediari finanziari.

Le operazioni di finanziamento

Le operazioni di finanziamento consentono di ottenere risorse per avviare il ciclo produttivo e realizzare
beni e servizi da immettere sul mercato.

In base al tipo di vincolo rispetto all’impresa, i finanziamenti possono essere distinti in due categorie:
-finanziamenti ottenuti con vincolo di capitale di proprietà
-finanziamenti ottenuti con vicolo di capitale di terzi

Finanziamenti ottenuti con vincolo di capitale di proprietà

Il capitale di proprietà è avvinto alle vicende dell’impresa ed è conferito da chi l’ha costituita. L’apporto di
risorse a titolo di capitale proprio può configurare durante la vita dell’impresa.
La principale caratteristica del capitale di proprietà è la mancanza di un obbligo di restituzione. Tale
caratteristica assume rilievo poiché le risorse ottenute con vincolo di capitale di proprietà possono essere
impiegate per finanziare investimenti di lungo periodo, caratterizzati da tempi lunghi di recupero.
La seconda caratteristica del capitale di proprietà è la sua remunerazione, che non è definita a priori ma è
residuale ed eventuale:
-residuale, dipendente dai risultati dell’attività (nessuna remunerazione in caso di perdite);
-eventuale, dipendente della scelta di destinare o non destinare gli utili.

La dinamica dei valori originata dalle operazioni di finanziamento con vicolo di capitale di proprietà inizia
con le entrate per l’ottenimento di capitale e termina con le uscite per il rimborso del capitale conferito,
rimborso che tiene conto anche del reddito generato dalla gestione.

Finanziamenti ottenuti con vincolo di capitale di terzi

Il capitale di prestito è avvinto alle vicende produttive dell’impresa per un tempo predefinito, dovendo
essere rimborsato alla scadenza o alle scadenze convenute; di regola un’operazione di prestito si configura:
-nella fase a pronti, l’impresa beneficia del finanziamento, ottenendo un corrispondente ammontare di
risorse monetarie;
-nella fase a termine, l’impresa finanziata restituisce le risorse ottenute in precedenza, configurandosi in tal
modo un deflusso di risorse monetarie.

Il costo finanziario è rappresentato dall’interesse che può essere corrisposto nella fase a pronti o nella fase
a termine: in entrambi i casi, il pagamento degli interessi determina un deflusso di risorse monetarie.

La durata del finanziamento dovrà essere definita in funzione delle caratteristiche del fabbisogno di
finanziamento da coprire, assumendo rilievo il tempo di recupero delle risorse da investire.

L’ottenimento di un finanziamento è preceduto da un’istruttoria tesa a valutare l’affidabilità dell’impresa


che chiede il prestito. Tale giudizio è espresso da un’agenzia indipendente ed è sintetizzato mediante un
codice che comprende il grado di affidabilità di un’azienda.

La dinamica dei valori originata dalle operazioni di finanziamento con vincolo di capitale di prestito inizia
con le entrate per l’ottenimento di prestiti e termina con le uscite per il loro rimborso. Tale dinamica è
analoga a quella già illustrata per il capitale di proprietà.

Il capitale proprio: la dinamica dei valori

IPOTESI: AUMENTO DI CAPITALE PROPRIO


-Impieghi (come sono state investite le risorse): + liquidità (+ impieghi finanziari);
-Fonti (da dove provengono le risorse): + Capitale proprio (+ fonti finanziarie).

IMPIEGHI FONTI
Impieghi finanziari Fonti finanziarie
Liquidità (+) Capitale proprio conferito (+)

Impieghi economici Fonti economiche

IPOTESI: DIMINUZIONE DI CAPITALE PROPRIO


-Impieghi: - Liquidità (-impieghi finanziari);
-Fonti: -Capitale proprio (-fonti finanziarie).

IMPIEGHI FONTI
Impieghi finanziari Fonti finanziarie
Liquidità (-) Capitale proprio conferito (-)

Impieghi economici Fonti economiche

N.B.: Nella tavola dei valori, il numero indicato in apice a destra dell’importo richiama la corrispondente
operazione rappresentata; tale indicazione è necessaria in modo da individuare agevolmente le singole e
molteplici operazioni che sono svolte durante il periodo. Dopo aver rappresentato le operazioni via via
svolte, il totale degli impieghi deve essere necessariamente pari al totale delle fonti.
IL CAPITALE DI TERZI: LA DINAMICA DEI VALORI

Aumento di capitale di terzi


-Impieghi (come sono state investite le risorse): + Liquidità (+ impieghi finanziari);
-Fonti (da dove provengono le risorse): + Finanziamenti (+ fonti finanziarie).

IMPIEGHI FONTI
Impieghi finanziari Fonti finanziarie
Liquidità (+) Finanziamenti (+)
Capitale proprio conferito (+)

Impeghi economici Fonti economiche

Diminuzione di capitale di terzi


-Impieghi: - Liquidità (-impieghi finanziari);
-Fonti -Finanziamenti (-fonti finanziarie).

IMPIEGHI FONTI
Impieghi finanziari Fonti finanziarie
Liquidità (-) Finanziamenti (-)
Capitale proprio conferito (-)

Impieghi economici Fonti economiche

CAPITALE DI TERZI:
-prestiti a interessi posticipati
-prestiti a interessi anticipati
-prestiti rimborsati a rate (quota capitale + quota interessi)

PRESTITI A INTERESSI POSTICIPATI

Fase a pronti:
-entrata di denaro di importo pari alla quota capitale del prestito +IF (+ liquidità)
-aumento dei debiti di finanziamento +FF (+ capitale di terzi)

Fase a termine:
-uscita di denaro -IF (- liquidità) pari alla quota capitale più la quota interessi;
-diminuzione di debiti di finanziamento pari alla quota di capitale -FF (-capitale di terzi);
-sostenimento degli interessi passivi +IE (+ interessi passivi).

PRESTITI A INTERESSI ANTICIPATI

Fase a pronti:
-entrata di denaro +IF (+ liquidità) pari alla quota capitale meno la quota interessi;
-aumento di debiti di finanziamento pari alla quota di capitale +FF (+ capitale di terzi);
-sostenimento degli interessi passivi +IE (+ interessi passivi).
Fase a termine:
-uscita di denaro pari alla quota capitale -IF (- liquidità)
-diminuzione di debiti di finanziamento -FF (- capitale di terzi).

Le operazioni di approvvigionamento di fattori produttivi

l’approvvigionamento di fattori produttivi implica un sacrificio di risorse monetarie. Il concetto di fattore


produttivo va inteso come l’insieme delle condizioni di produzione acquisite sui diversi mercati di
approvvigionamento e suscettibili a misurazione monetaria.
L’approvvigionamento di fattori produttivi pone l’impresa a contatto con aziende fornitrici, operanti su
mercati in cui si definisce il prezzo di acquisto. L’impresa deve corrispondere al proprio fornitore una
somma di denaro per far fronte all’acquisto dei fattori produttivi.
Il denaro svolge sia una funzione di intermediazione negli scambi sia una funzione di misurazione: la
quantità di denaro impiegata in un’operazione di approvvigionamento di fattori misura il costo degli
acquisti stessi.

Investimento “tecnico”
-approvvigionamento di fattori produttivi  relazioni con mercati di approvvigionamento

Investimento “finanziario”
-connessione finanziamenti a terzi  relazioni con mercati finanziari

In ottica aziendale, il concetto di fattore produttivo va inteso come l’insieme delle condizioni di produzione
suscettibili di misurazione monetaria acquisite sui diversi mercati di approvvigionamento

Mercati di approvvigionamento:
-relazioni con i fornitori:
-scambi monetari
-si cede moneta e si acquista il fattore produttivo

In prima approssimazione, si ipotizza che tutti i fattori produttivi siano pagati contestualmente all’acquisto

Successivamente, si considereranno i pagamenti a dilazione.

Il fattore generico denaro è investito (impieghi economici), “trasformandosi” in un fattore specifico della
produzione

La quantità di risorse monetarie ceduta nello scambio misura il costo di acquisito del fattore produttivo

Ci= qi x Pi

Ci= costo di acquisto del fattore produttivo


qi= quantità
Pi= prezzo

Il costo rappresenta il sacrificio di risorse per esercitare un’attività di investimento, caratterizzata da:
-necessità del recupero della ricchezza investita;
-insorgenza del rischio (per la possibilità di mancato recupero).
TAVOLA DEI VAORI
-Impeghi finanziari: uscita di denaro (-IF)
-Impeghi economici: investimento per acquisto del fattore produttivo (+IE)

IMPIEGHI FONTI
Impieghi finanziari Fonti finanziarie
Liquidità (-)
Capitale proprio
Finanziamenti
Impeghi economici Fonti economiche
Fattori d’esercizio (+)
Fattori pluriennali (-)

LE FUNZIONI DELLA MONETA

In tutte le ipotesi di scambio, la moneta assume un rilievo centrale, svolgendo una funzione di:
-intermediazione negli scambi (poiché permette di evitare il baratto);
-misura del valore (in quanto indica il costo d’acquisto dei fattori produttivi);
-depositaria del valore (perché consente di conoscere il valore attribuito ai fattori produttivi).

Tuttavia, le operazioni di scambio non implicano sempre pagamenti (e riscossioni) immediate in contanti.

REGOLAZIONE A DILAZIONE

Pagamenti di denaro  possono essere differiti nel tempo per effetto di una dilazione di pagamento
concessa dal fornitore  Debiti di funzionamento (o di regolamento)  sostituiscono temporaneamente le
uscite di denaro, svolgendo le medesime funzioni della moneta in termini di intermediazione negli scambi e
misura del valore

Rappresentazione nella tavola dei valori


I debiti di funzionamento (o di regolamento) vanno rappresentati tra le fonti finanziarie; il tipico esempio di
debito di funzionamento è rappresentato dai debiti verso i fornitori.

TAVOLA DEI VALORI

IMPIEGHI FONTI
Fonti finanziarie
Impieghi finanziari
Liquidità Debiti di funzionamento

L’insorgenza di debiti di funzionamento, dunque, implica la necessità di prestare attenzione a:


-fase della liquidazione dell’operazione di scambio;
-fase del regolamento delle operazioni di scambio.
Infatti, se l’azienda ottiene una dilazione di pagamento da un fornitore, evita l’immediata uscita di denaro.
Poi, decorso il termine della dilazione accordata dal fornitore, l’azienda è chiamata ad estinguere il debito
determinando l’uscita di moneta.

ALTRI IMPIEGHI ECONOMICI

Tra gli impieghi economici si includono anche:


-gli interessi passivi (oneri finanziari) che si devono sostenere per acquisire da terzi la disponibilità
temporanea dei mezzi di pagamento;
-i tributi (oneri tributari) pagati allo Stato e ad altre amministrazioni pubbliche

PRESTITITI A INTERESSI POSTICIPATI

Fase a pronti:
-entrata di liquidità di importo pari alla quota capitale del prestito  + liquidità (+IF)
-aumento dei debiti di finanziamento  + capitale di terzi (+FF)

Fase a termine:
-uscita di liquidità pari alla somma tra la quota capitale e la quota interessi  - liquidità
-diminuzione di debiti di finanziamento per la quota capitale  - capitale di terzi (-FF)
-sostenimento del costo per gli interessi passivi  + interessi passivi (+IE)

PRESTITIT A INTERESSI ANTICIPATI

Fase a pronti
-entrata di denaro +IF (+liquidità) pari alla quota capitale meno la quota interessi;
-aumento di debiti di finanziamento pari alla quota di capitale +FF (+ capitale di terzi);
-sostenimento degli interessi passivi +IE (+ interessi passivi).

Fase a termine:
-uscita di denaro pari alla quota capitale -IF (-liquidità);
-diminuzione di debiti di finanziamento -FF (-capitale di terzi).

PRESTITI RIMBORSATI A RATE

Fase a pronti:
-entrata di liquidità di importo pari alla quota capitale del prestito  + liquidità (+IF)
-aumento dei debiti di finanziamento  + debiti di finanziamento (+FF)

Fasi successive (corrispondenti al momento della scadenza delle rate da rimborsare):


-uscita di liquidità pari alla quota capitale  - liquidità (-IF)
-diminuzione di debiti di finanziamento  - debiti di finanziamento (-FF)
-sostenimento del costo per gli interessi passivi  + interessi passivi (+IE)

Nota: il numero delle fasi successive corrisponde al numero di rate da rimborsare.

LE OPERAZIONI DI INVESTIMENTO FINANZIARIO

Le risorse monetarie affluite all’azienda possono essere investite anche in operazioni di carattere
finanziario, riconducibili alla concessione di finanziamenti a terzi e all’acquisto di titoli pubblici o privati.
Le operazioni di concessione di finanziamenti e di acquisto di titoli determinano una trasformazione
nell’ambito della classe degli impeghi finanziari ossia:
-una diminuzione di impieghi finanziari, espressa dalla concessione di crediti di finanziamento o
dall’acquisto di titoli.

IMPIEGHI FONTI

Impieghi finanziari Fonti finanziarie


Liquidità (-) Debiti di funzionamento
Crediti di finanziamento (+) Debiti di finanziamento
Titoli (+) Capitale proprio conferito

Impieghi economici
Fattori d’esercizio Fonti economiche
Fattori pluriennali

Al momento del rimborso del finanziamento concesso o dei titoli acquistati in precedenza, si configurano:
-un aumento di impieghi finanziari, originato dall’entrata di denaro;
-una diminuzione di impieghi finanziari, espressa dal rimborso di crediti di finanziamento o di titoli (per la
quota capitale).

IMPIEGHI FONTI

Impieghi finanziari Fonti finanziarie


Liquidità (+) Debiti di funzionamento
Crediti di finanziamento (-) Debiti di finanziamento
Titoli (-) Capitale proprio conferito

Impieghi economici Fonti economiche


Fattori d’esercizio
Fattori pluriennali

LE OPERAZIONI DI TRASFORMAZIONE

Le operazioni di trasformazione sono operazioni di gestione interna poiché non implicano scambi con terze
economie. Tali operazioni non originano alcuna variazione di moneta, ossi non determinano né entrate né
uscite di denaro. Esse non sono rappresentate nella tavola dei valori, ma formano oggetto di altre analisi,
nell’ambito della condizione di economicità concernente l’efficienza dei processi produttivi.

PROCESSI E COMBINAZIONE PRODUTTIVE

Combinazione produttiva:
-insieme delle attività ordinate in processi produttivi

Processi produttivi:
-insieme delle attività per l’ottenimento di un prodotto: tanti processi quanti sono i prodotti

FASI DEL PROCESSO PRODUTTIVO


Il processo produttivo può essere suddiviso in più fasi, ciascuna delle quali si caratterizza per un insieme di
attività omogenee che, in ragione delle loro peculiarità tecniche, è opportuno considerare separate sotto il
profilo della produzione e dell’organizzazione.

L’impresa può
-svolgere tutte le fasi che dall’acquisizione dei fattori produttivi portano all’ottenimento del prodotto finito
(ciclo integrale);
-attuare forme più o meno ampie di decentramento del processo produttivo (esternalizzazione).

DISLOCAZIONE SPAZIALE DEI PROCESSI

Dal punto di vista della dislocazione spaziale l’impresa può scegliere di:
-concentrare la sua attività, anche se caratterizzata da differenti processi, in un’unica unità produttiva;
-svolgere l’attività in più unità attuando un decentramento spaziale dell’apparato produttivo

IL DECENTRAMENTO SPAZIALE

In caso di decentramento spaziale, le singole unità produttive possono essere strutturate:


-per attuare le stesse produzioni in luoghi diversi;
-per realizzare in luoghi diversi prodotti diversi.

VANTAGGI E SVANTAGGI DEL DECENTRAMENTO PRODUTTIVO

Il decentramento dell’apparato produttivo, mediante la creazione di unità produttive variamente distribuite


sul territorio:
-da un lato, consente in ciascuna di esse controlli più efficaci e riduce la complessità gestionale e operativa;
-dall’altro, aumenta i problemi di coordinamento e quelli relativi ai trasferimenti, fra le unità costituite, di
uomini, materie prime, servizi e prodotti.

INTRODUZIONE ALLE OPERAZIONI DI VENDITA

Ultimata la trasformazione, l’impresa ottiene i prodotti (beni/servizi) da collocare sul mercato mediante la
vendita, rappresentante il momento terminale del ciclo produttivo che consente il recupero delle risorse
investite al momento dell’approvvigionamento dei fattori produttivi.
La vendita si configura quale realizzo delle risorse a suo tempo investite; l’impresa può attivare un nuovo
ciclo di operazioni, alimentando approvvigionamenti di ulteriori fattori produttivi.
Il conseguimento di ricavi rappresenta una fonte economica originata dallo svolgimento dell’attività
produttiva (finanziamento dalla produzione), a differenza delle fonti finanziarie originate da un prestito
necessario per lo svolgimento dell’attività produttiva (finanziamento per la produzione)

L’operazione di vendita configura un ricavo poiché implica un beneficio legato all’afflusso di risorse
monetarie ottenute in cambio della cessione di prodotti (beni o servizi). Il ricavo (Ri) è dato dal prodotto tra
la quantità venduta (qvi) e il prezzo unitario di vendita (pi):
Ri= qvi * pi

Per quanto concerne la dinamica dei valori, la vendita determina:


-un aumento di impieghi finanziari per l’entrata di denaro;
-un aumento di fonti economiche per il conseguimento di ricavi
Tavola dei valori

Impieghi finanziari Fonti finanziarie

Liquidità (+) Debiti di funzionamento


Capitale di proprietà conferito
Crediti di funzionamento Debiti di finanziamento
Titoli

Impieghi economici Fonti economiche

Fattori pluriennali Vendite prodotti (+)


Fattori d’esercizio

Lo svolgimento di un’operazione di vendita potrebbe non determinare una contestuale entrata di denaro:
ad esempio se l’incasso sia posticipato a una data futura, per la concessione di una dilazione di pagamento
alla clientela. Al momento dello svolgimento di un’operazione di vendita, in luogo dell’entrata di denaro si
configura un credito di funzionamento (o di regolamento), che sostituisce temporaneamente tale entrata.
Come detto per i debiti di funzionamento, anche i crediti di funzionamento rappresentano valori che
possono essere assimilati al denaro, svolgendo le sue stesse funzioni.

I ricavi di vendita dei beni e servizi allestiti dall’impresa non rappresentano gli unici realizzi conseguiti
durante l’esercizio. L’impresa può svolgere anche altre operazioni, aventi carattere accessorio, che
implicano il conseguimento di ricavi definiti accessori o complementari.

Si è fatto riferimento all’ipotesi che l’impresa prima acquisti fattori produttivi, poi li trasformi e infine venda
i beni e i servizi allestiti. Può verificarsi il caso in cui la dinamica si sviluppi in senso opposto: l’impresa prima
consegue i ricavi e poi si approvvigiona di fattori produttivi, realizzando il prodotto da consegnare il ricavo
prima di iniziare la lavorazione o alle imprese di assicurazione.
Per quanto concerne la dinamica dei valori originata dal conseguimento di ricavi anticipati, la
rappresentazione nella tavola dei valori non si modifica.

VENDITA DI PRODOTTI CON RESO

In ipotesi di reso su acquisti avremo:


- impieghi finanziari (-crediti di funzionamento)

- fonti economiche (rettifica di ricavi)

VENDITA MERCI CON CREDITO INESIGIBILE

Se, in prossimità della scadenza, il cliente si rende irreperibile e l’impresa ritiene di non poter recuperare
più il suo credito si procede al cosiddetto stralcio del credito.

FASE DEL REGOLAMENTO -Impieghi finanziari (-crediti di funzionamento)


+Impieghi economici (+perdita su crediti)
ALTRE FONTI ECONOMICHE

Tra le fonti economiche anche:


-gli interessi attivi (proventi finanziari) che si conseguono per aver ceduto a terzi la disponibilità
temporanea dei mezzi di pagamento;
- ricavi complementari (es. fitti attivi).

LA TAVOLA DEI VALORI DOPO TUTTE LE OPERAZIONI DI GESTIONE ESTERNA

I valori originati dalle operazioni di gestione sono stati rappresentati separatamente nella tavola dei valori,
che si configura nel seguente modo:

IMPIEGHI FONTI

Impieghi finanziari Fonti finanziarie

Liquidità

Crediti di funzionamento Debiti di funzionamento

Crediti di finanziamento Debiti di finanziamento

Titoli Capitale proprio conferito

Impieghi economici Fonti economiche

Fattori pluriennali Vendite

Fattori d’esercizio

TOTALE TOTALE

LE CATEGORIE LOGICHE DI IMPIEGHI

Impieghi finanziari:
-liquidità
-crediti di regolamento
-finanziamenti concessi
-titoli

Impieghi economici:
-Fattori pluriennali (o a fecondità ripetuta)
-Fattori d’esercizio (o a fecondità semplice)
-spese che anticipano la produzione
-spese che accompagnano la produzione

Tra i fattori d’esercizio, occorre considerare anche gli interessi passivi e le imposte

Fonti finanziarie:
-debiti di regolamento
-debiti di finanziamento
-capitale di proprietà
Fonti economiche:
-ricevi di vendita di beni e servizi

Tra i ricavi d’esercizio, occorre considerare anche gli interessi attivi e i ricavi complementari (es. fitti attivi).

LA COMPETENZA ECONOMICA

Lo svolgimento delle operazioni di gestione ha determinato l’insorgenza e la modificazione delle diverse


classi di impieghi e di fonti. L’articolazione delle fonti consente di comprendere da dove l’impresa ha
ottenuto le risorse mentre la composizione degli impieghi esprime come sono state investite le risorse
ottenute.

Al termine di ciascun periodo amministrativo occorre analizzare l’incidenza delle operazioni svolte sul
complesso delle risorse gestite. Occorre chiedersi se l’attività volta abbia condotto a un incremento della
ricchezza a disposizione oppure abbia determinato una sua riduzione.

Si tratta di individuare fonti e impieghi che possono essere attribuiti al periodo considerato, esprimendo
componenti positivi e negativi di reddito di competenza economica dell’esercizio. Il termine “periodo”
indica un intervallo temporale, il termine “esercizio” individua la porzione di gestione attribuibile al
periodo. È necessario chiedersi, rispetto a ciascuna classe logica di valori (impieghi e fonti), se e in che
misura contribuire alla produzione dell’esercizio considerato o se potrà e in che misura contribuire alle
produzioni da realizzarsi negli esercizi futuri. È possibile raggruppare le diverse categorie di impieghi e fonti
in due aggregati:
-il primo è rappresentato da quei valori che hanno già fornito il loro apporto alla produzione realizzata
nell’esercizio e sui quali l’impresa non può fare affidamento in futuro. Questi vanno attributi alla
competenza economica dell’esercizio considerato;
-il secondo è rappresentato da quei valori che possono concorrere allo svolgimento delle produzioni dei
futuri esercizi e sui quali l’impresa può fare affidamento in futuro. Tali impieghi e fonti non competono
all’esercizio considerato bensì agli esercizi futuri.

-il primo aggregato consente di individuare impieghi e fonti costituenti componenti negativi e positivi del
risultato economico dell’esercizio considerato
-il secondo aggregato consente di individuare impieghi e fonti costituenti attività e passività del capitale
esistenti al termine dell’esercizio considerato, che sintetizzano il capitale di investimento e di finanziamento
su cui l’impresa può fare affidamento per lo svolgimento delle produzioni future.

Il primo aggregato è basato su grandezze flusso, riferite al periodo considerato, il secondo aggregato
conduce all’individuazione di grandezze stock, esprimendone il valore attribuibile al termine dello stesso
periodo.

Si può immaginare che l’impresa, nel corso del periodo considerato, abbia:
-investito risorse monetarie nell’acquisto di fattori produttivi;
-utilizzato tali fattori nei processi produttivi;
-ottenuto prodotti collocati sul mercato.

Se la differenza tra la ricchezza conseguita mediante ricavi e quella consumata a seguito dell’utilizzo dei
fattori produttivi è:
-positiva, l’impresa ha conseguito un incremento di ricchezza;
-negativa, l’impresa ha distrutto ricchezza, non avendo recuperato le risorse investite.
Il risultato economico:
-in prima approssimazione, esprime l’incremento o il decremento che il capitale subisce per effetto delle
operazioni svolte;
-deriva dal confronto tra il valore della ricchezza prodotta nel periodo (fonti economiche) e il valore dei
consumi dei fattori produttivi acquisiti e utilizzati (impieghi economici) per la produzione di quella ricchezza:
-individuazione di impieghi (costi) e fonti (ricavi) che hanno fornito il loro contributo alla produzione
svolta nel periodo, in quanto relativi a processi produttivi che hanno avuto collocazione temporale nel
periodo di riferimento (ossia attribuiti al periodo).
-processi produttivi completati vs. processi produttivi in corso di svolgimento

Processi produttivi completati:


-ricavi conseguiti per i quali è stata resa la prestazione (realizzazione dei ricavi)
-costi relativi ai medesimi processi, relativi a fattori produttivi utilizzati per ottenere beni e servizi la cui
vendita ha alimentato il flusso di ricavi considerati realizzati (inerenza dei costi)

Tali ricavi realizzati e costi inerenti sono attribuiti alla competenza economica del periodo considerato.

Processi produttivi in corso di svolgimento:


-i ricavi non sono stati ancora conseguiti;
-i ricavi sono stati conseguiti ma devono essere ancora effettuate, in tutto o in parte, le prestazioni (fattori
da utilizzare in futuro).

Si rinviano al futuro costi sostenuti e ricavi conseguiti nel periodo ma relativi a operazioni in corso di
svolgimento:
-formazione di “rimanenze”
-anticipazione al presente di costi e perdite future presunte.

Nella Tdv si procede all’isolamento di:


-impieghi economici per fattori d’esercizio
-fonti economiche per ricavi d’esercizio

Individuazione di ricavi e costi di competenza economica:


1. Rettifica dei ricavi: ricavi di competenza e ricavi anticipati
2. Rettifica costi fattori pluriennali: l’ammortamento
3. Rettifica costi fattori d’esercizio: le rimanenze
4. Individuazione di costi futuri presunti
5. Individuazione di perdite future presunti

“Taglio” della tavola dei valori in due prospetti:


-prospetto del capitale
-prospetto del reddito

LA DETERMINAZIONE DEI RICAVI DI COMPETENZA ECONOMICA

La vendita rappresenta il momento terminale del processo, quindi si possono assumere i ricavi conseguiti
durante il periodo come punto di partenza del complesso ragionamento che porterà all’individuazione dei
componenti di reddito di competenza economica dell’esercizio considerato.
Si può assumere che i ricavi conseguiti si riferiscano a processi produttivi già completati e a beni già ottenuti
e ceduti e/o a servizi già prestati. La determinazione del reddito si basa su processi completati,
caratterizzati da ricavi conseguiti e dai corrispondenti costi a essi correlati. I ricavi si configurano quale
momento terminale del processo produttivo, determinando il completamento del ciclo di operazioni
iniziato con l’approvvigionamento dei fattori produttivi. Se ricorrono tali condizioni, i ricavi conseguiti si
definiscono realizzati e sono da attribuirsi alla competenza economica dell’esercizio considerato.

Se l’impresa non ha ancora ultimato e/o ceduto i beni o non ha ancora prestato i servizi corrispondenti,
dovrà provvedere in futuro; l’impresa assume l’obbligo di produrre e/o consegnare beni/servizi in futuro,
configurandosi un “peso” per la gestione futura. Tali ricavi interesseranno l’attività futura e si configurano a
fine periodo quali passività del capitale. L’impresa ha già conseguito il ricavo ma dovrà sostenere dei costi
per approntare i beni/servizi da cedere/prestare alla controparte dell’operazione di scambio. I ricavi
risultano conseguiti in via anticipata (Ricavi per prestazioni da eseguire) e sono da sospendere e rinviare al
futuro.

Nell’ambito dei ricavi d’esercizio conseguiti, occorre discernere la quota concernete prestazioni già eseguite
e la quota relativa a prestazioni da eseguire.
La rettifica dei ricavi consente di individuare:
- nella sezione inferiore della tavola dei valori, i ricavi di competenza economica (ottenuti sottraendo dai
Ricavi d’esercizio conseguiti i Ricavi per prestazioni da eseguire in futuro);
-nella sezione superiore della tavola dei valori, i Ricavi anticipati espressione di prestazioni da eseguire in
futuro.

LA DETERMIANZIONE DEI COSTI DI COMPETENZA ECONOMICA

Occorre determinare i costi che l’impresa ha sostenuto per alimentare tale flusso di ricavi.

La tavola dei valori espone nella sezione superiore gli impieghi economici per l’acquisto di fattori pluriennali
e, nella sezione inferiore, gli impieghi economici per l’acquisto di fattori d’esercizio. Tali fattori possono
essere stati utilizzati per lo svolgimento dell’attività di produzione che ha alimentato i ricavi di competenza
economica. Occorre isolare la quota utilizzata dalla quota da utilizzare in futuro. Si assumono quale punto
di partenza i costi di acquisto dei fattori pluriennali e d’esercizio sostenuti durante il periodo. Il punto di
arrivo è rappresentato dalla determinazione dei costi di utilizzo dei fattori produttivi.

I fattori utilizzati, nel periodo hanno contribuito allo svolgimento dei processi produttivi e configurano costi
di competenza economica dell’esercizio.
I fattori non utilizzati contribuiranno allo svolgimento della produzione in futuro, rappresentando
beni/servizi a disposizione dell’impresa. I corrispondenti costi costituiscono costi anticipati, da sospendere e
rinviare agli esercizi futuri, ai quali forniranno un contributo positivo (generando entrate/ricavi).
Si tratterà di rappresentare nella parte inferiore della tavola dei valori i costi di competenza di fattori per la
parte utilizzata nel periodo e nella parte superiore i costi sospesi per fattori suscettibili di utilizzazione nei
futuri periodi.

I fattori pluriennali: l’ammortamento

Ai fini della determinazione dei costi di competenza economica relativi agli impieghi in fattori pluriennali,
dal valore iscritto nella parte superiore della tavola occorre sottrarre l’importo corrispondente alla quota
utilizzata nell’esercizio (quota di ammortamento), da iscriversi nella parte superiore della tavola residuerà il
valore dei Fattori pluriennali da utilizzare.
La rettifica dei costi per fattori d’esercizio

Ai fini della determinazione dei costi di competenza economica relativi gli impieghi in fattori d’esercizio, dal
valore iscritto nella parte inferiore della tavola occorre sottrarre l’importo corrispondente alla quota da
utilizzare nell’esercizio futuro, da iscriversi nella parte superiore della tavola alla voce Rimanenze o Costi
anticipati. Nella parte inferiore della tavola dei valori residuerà il Consumo di fattori d’esercizio.

I fattori produttivi non sono in grado di fornire più alcun apporto utile alla produzione futura. I relativi costi
non possono essere rinviati in futuro, restando imputati alla competenza economica del periodo
considerato.

I costi e le perdite future presunte

I costi futuri presunti hanno origine nell’esercizio in quanto correlati ai processi completati nello stesso ma
che si manifesteranno nella loro misura definitiva solo nell’esercizio successivo. Sono determinati in via
presuntiva e sono imputati all’esercizio in chiusura.

Occorre inserire nella tavola dei valori sia tali costi presunti per servizi utilizzati, sia i corrispondenti debiti
presunti tra le fonti finanziarie sommandosi ai debiti di funzionamento.

Le perdite future presunte rappresentano componenti negativi di reddito collegati agli impieghi finanziari
che trovano la propria origine nell’esercizio in chiusura in quanto correlate ai processi completati
nell’esercizio ma che si manifestano in misura definitiva negli esercizi successivi.

Si tratta dei casi di svalutazione di crediti commerciali originati dalle vendite dell’esercizio o di svalutazione
di crediti di finanziamento o di svalutazione di titoli collegati al loro andamento negativo riscontrato
nell’esercizio.

Il calcolo in via presuntiva si lega alla circostanza che la misura definitiva della sarà nota solo al momento
dell’incasso del credito o della vendita del titolo.

Occorre inserire nella tavola dei valori tali svalutazioni, che andranno a sommarsi ai costi per fattori
utilizzati e ai costi futuri, e sottrarre l’importo della perdita dal corrispondente impiego.

I Costi di competenza economica dell’esercizio sono rappresentati da:


-quota dei Fattori pluriennali utilizzati (ammortamento);
-fattori d’esercizio utilizzati;
-costi futuri presunti;
-perdite future presunte.

Dopo questa operazione anche i componenti negativi sono completi

I COMPONENTI DEL REDDITO

Componenti negativi di reddito (costi di competenza economica):


Costi per fattori di esercizio sostenuti
-Rimanenze di fattori
+Ammortamento (quota dei Fattori pluriennali utilizzati)
+Costi futuri presunti;
+Perdite future presunte
=Componenti negativi di reddito
Componenti positivi di reddito (ricavi di competenza economica):
Ricavi di esercizio conseguiti
-Ricavi anticipati
=Componenti positivi di reddito

DALLA TAVOLA DEI VALORI AI PROSPETTI DI REDDITO E CAPITALE

È possibile procedere al “taglio” in due parti della tavola dei valori, ottenendo due distinti prospetti. A
seguito della separazione della tavola, i totali parziali non coincidono; si crea uno sbilancio uguale e
simmetrico sia nella parte superiore sia nella parte inferiore.

Lo sbilancio corrisponde all’Utile di esercizio, rappresentando:


-l’incremento del capitale proprio per effetto della gestione;
-l’eccedenza dei componenti positivi sui componenti negativi di reddito.

IL CAPITALE

Il capitale è l’insieme finalizzato di condizioni di produzione (positive e negative) in un dato momento.

Le componenti positive (ATTIVITA’=Impieghi) sono il complesso delle utilità economiche di cui l’azienda
dispone per lo svolgimento della sua attività

Le componenti negative (PASSIVITA’=Fonti) sono il complesso delle obbligazioni da soddisfare che l’azienda
ha assunto verso terzi

L’attività aziendale genera trasformazioni successive nella composizione del capitale:


-gli approvvigionamenti trasformano il fattore generico denaro in fattori specifici di produzione (beni e
servizi);
-gli atti di gestione interna trasformano fattori produttivi in prodotti;
-le vendite trasformano prodotti in denaro;

Dunque:
-ogni operazione, attraverso l’acquisizione di esperienze e conoscenza, modifica il livello delle potenzialità
disponibili;
-a ogni operazione il capitale si modifica nella sua composizione e nel suo valore
TAVOLA DEI VALORI ALL’1/1/X2

IMPIEGHI FONTI

Impieghi finanziari Fonti finanziarie

Liquidità
Crediti funzionamento Debiti di funzionamento
Crediti di finanziamento Debiti presunti
Titoli Debiti di finanziamento
Cap. proprio conferito
Utile esercizio precedente

Impieghi economici Fonti economiche


Fattori pluriennali Ricavi anticipati
Fattori di esercizio

TOTALE TOTALE

DALLA TAVOLA DEI VALORI AI PROSPETTI DI REDDITO E DI CAPITALE

Determinati i costi e i ricavi di competenza del periodo, si procede al “taglio” della tavola dei valori,
configurando i 2 prospetti del reddito e del capitale ed evidenziando, in maniera simmetrica, negli stessi
l’Utile dell’esercizio X2.

LA TAVOLA DEI VALORI NELL’IMPRESA INDUSTRIALE

È stato illustrato lo sviluppo della tavola dei valori con riferimento al caso dell’impresa commerciale. Nel
caso dell’impresa industriale, l’impostazione proposta potrebbe essere replicata nell’ipotesi che tutta la
produzione realizzata nell’esercizio fosse stata venduta e i due termine risultassero equivalenti.

Al termine del periodo accade che i fattori produttivi siano stati utilizzati nel processo produttivo ma il
prodotto ottenuto non sia stato ceduto e sia in giacenza (rimanenza di prodotti), configurandosi la
possibilità di una cessione in futuro. I processi non sono completi: in assenza di correlazione, i costi devono
essere rinviati al futuro.

In un’impresa industriale possono formarsi:


-rimanenze di materie prime e assimilate, la cui rappresentazione nella tavola dei valori è indicata a quanto
già illustrato per le merci, nel caso dell’impresa commerciale;
-rimanenze di prodotti e semilavorati, la cui rappresentazione nella tavola dei valori segue impostazioni
diverse a seconda che si configuri un incremento o un decremento di rimanenze, espresso dalla somma
algebrica tra rimanenze iniziali e finali.

Ai fini della rappresentazione nella tavola dei valori è opportuno distinguere tra due ipotesi:
-decremento di rimanenze di prodotti (RF < RI);
-incremento di rimanenze di prodotti (RF > RI).
Nel primo caso (decremento di rimanenze di prodotti), la voce “Variazioni di rimanenze prodotti” è iscritta
tra gli impieghi economici, ossia tra i componenti negativi di reddito, svolgendo la funzione di integrare i
costi sostenuti per realizzare i prodotti venduti nell’esercizio.

Nel secondo caso (incremento di rimanenze di prodotti), la voce “Variazioni di rimanenza prodotti” è iscritta
tra le fonti economiche, ossia tra i componenti positivi di reddito, svolgendo la funzione di rettificare
(indirettamente e indistintamente) i costi sostenuti per realizzare i prodotti (materie prime, manodopera
diretta, spese generali industriali), esposti tra i componenti negativi.

LA VALUTAZIONE DELLE ATTIVTA’ E DELLE PASSIVITA’

Le regole della COMPETENZA ECONOMICA:


-risolvono il problema del riconoscimento dei costi e ricavi che vanno rinviati al futuro (aspetto
qualificativo);
-non risolvono il problema della scelta del valore per il quale costi e ricavi vanno rinviati al futuro, ossia
della valutazione delle operazioni in corso al termine del periodo (aspetto quantitativo).

Costi e ricavi da rinviare al futuro sono anche componenti positivi e negativi del capitale di funzionamento,
ossia:
-Attività= beni disponibili da utilizzare e/o vendere in futuro
-Passività= obbligazioni da soddisfare in futuro

In quanto “potenzialità”, vanno valutate in relazione al presumibile svolgimento delle future combinazioni
produttive

Per le attività  valore di realizzo (diretto o indiretto).


Per le passività  valore di presumibile estinzione.

LA VALUTAZIONE DELLE ATTIVITA’

Principio guida: contributo al futuro flusso di ricavi (entrate) che deriverà dalla partecipazione dell’attività ai
processi produttivi.

Tale contributo può esprimersi in modo:


-diretto per gli elementi destinati alla vendita (es.: merci e prodotti finiti) e all’incasso (crediti);
-indiretto per gli elementi destinati ad essere impiegati nei processi produttivi (es.: materie prime, prodotti
in corso di lavorazione, semilavorati non vendibili, fattori pluriennali).

Determinazione del valore di realizzo

Convenzionalmente, il valore di realizzo di un’attività si determina come quota dei futuri ricavi
proporzionale al peso del costo per essa sostenuto rispetto al costo totale, ossia
CA : CT = VR : RT da cui
VR = (CA * RT)/CT
-CA = costo dell’attività
-CT = costo totale delle combinazioni cui la risorsa partecipa
-VR = valore di realizzo
-RT = ricavi totali attesi dalle combinazioni cui il fattore partecipa
Esempio: Si determini il valore di realizzo diretto della merce A, sulla base delle seguenti informazioni:

Costo di acquisto della merce A 60

Costi necessari per vendere la merce:

Trasporti/Assicurazioni 5

Provvigioni 5

Servizi vari 10

Costo totale 80

Costo Attività (CA); Costo Totale (CT): 80; Prezzo presunto di vendita (RT) = 100.

Valore di realizzo diretto della merce A:


CA : CT = VR : RT ossia 60 : 80 = VR : 100
da cui: VR = (RT * CA) / CT
ossia VR = (100 * 60) / 80 da cui VR = 75

Esempio: si determini il valore di realizzo indiretto della materia prima X, sulla base delle seguenti
informazioni:

Costo di acquisto della materia prima X 50

Costo di acquisto della materia prima Y 40

Costo del lavoro 25

Costi energia 25

Altri costi 10

Costo totale 150

Costo Attività materia X (CA) = 50; Costo totale (CT) = 150; Prezzo presunto di vendita (RT) = 120.

Valore di realizzo indiretto della materia X:


CA : CT = VR : RT ossia 50 : 150 = VR : 120
da cui: VR = (RT * CA) / CT
ossia VR = (120 * 50) / 150 da cui VR = 40

Determinazione del “valore ragionevole”

Flusso di future entrate finanziarie che, con un accettabile grado di probabilità, può essere ricondotto alla
presenza dell’attività.

Valore originario (o valore storico)  costo: soglia minima delle prospettive di recupero (altrimenti non
sarebbe stato sostenuto).
Valore di realizzo: valore di recupero atteso (sulla base delle previste future dinamiche aziendali).

Nell’ipotesi fisiologica (costo < valore di realizzo), sarebbe “non ragionevole” (In quanto “troppo
improponibile”), attribuire all’attività un valore:
-inferiore al valore originario (o valore storico o costo);
- superiore al valore di realizzo.

1) Valore di realizzo (VR) superiore al costo attività (CA)


----------------------- valore di presumibile realizzo
spazio dei valori ragionevoli
--------------------------------------- costo dell’attività
2) Valore di realizzo al costo dell’attività
---------------------------------------- costo= valore di presumibile realizzo
3) Valore di realizzo inferiore al costo dell’attività
---------------------------------------- costo dell’attività
------------------------ valore di realizzo (unico valore ragionevole)

La determinazione del valore di realizzo (diretto e indiretto) secondo la metodologia illustrata in


precedenza no è sempre agevole, considerate le difficoltà di calcolo di alcune grandezze (quali, per
esempio, il costo complessivo della combinazione produttiva).

Pertanto, nella prassi spesso si adottano impostazioni semplificate, in cui il valore di realizzo è espresso
dal costo di sostituzione o dal valore di realizzo netto del fattore produttivo in rimanenza:
- il costo di sostituzione è il costo di riacquisto o di riproduzione del fattore in normali condizioni di
gestione ed è applicato per le materie prime, i semilavorati di acquisto e le materie sussidiarie e di
consumo
-il valore di realizzo netto è il prezzo di vendita al netto dei costi di completamento e di quelli diretti di
vendita (quali, per esempio, il costo per le provvigioni di vendita, il costo dei trasporti, di imballaggio e
così via); è applicato per merci, prodotti finiti, prodotti in corso di lavorazione e semilavorati di
produzione.

LA VALUTAZIONE DELLE PASSIVITA’

Principio guida: valore di estinzione (entità delle risorse che si presume saranno necessarie per
estinguere la passività).

Passività pecuniarie non in valuta = valore nominale;


Altre obbligazioni, come passività pecuniarie in valuta, passività presunte (es.: rischi) = miglior stima dei
futuri esborsi finanziari.

Determinazione del “valore ragionevole”

Flusso di futuri esborsi finanziari che, con un accettabile grado di probabilità, può essere ricondotto alla
presenza della passività.

Valore originario: soglia massima delle prospettive di esborso (altrimenti non sarebbe stata assunta)

Valore di presumibile estinzione: valore di estinzione atteso (sulla base delle previste future dinamiche
aziendali).
Nell’ipotesi fisiologica (valore di presumibile estinzione < valore originario), sarebbe “non ragionevole”
(in quanto “troppo improbabile”), attribuire alla passività un valore:
-superiore al valore originario;
-inferiore al valore estinzione.

A) Passività pecuniarie non in valuta


valore originario = valore di presumibile estinzione  manca uno spazio dei valori ragionevoli
(unico valore ragionevole = valore originario = valore di presumibile estinzione).
B) Passività in valuta
1. Valore di presumibile estinzione < valore originario
------------------- valore originario
spazio dei valori ragionevoli
----------- valore di presumibile estinzione
2. Valore originario = valore di presumibile estinzione
Manca uno spazio dei valori ragionevoli (unico valore ragionevole = valore originario = valore di
presumibile estinzione)
3. Valore originario < valore di presumibile
---------- valore di presumibile estinzione (unico valore ragionevole)
----------------- valore originario
C) Rischi (Passività presunte)
Manca un valore originario  manca uno spazio dei valori ragionevoli (unico valore ragionevole =
valore di presumibile estinzione)

LA VALUTAZIONE E IL “NON DANNEGGIAMENTO“ DEL CAPITALE

L’attribuzione al periodo in chiusura di contributi reddituali positivi in corso di formazione porta a


distribuire potenzialmente come dividendo una “nuova ricchezza” che potrebbe poi non trovare conferma
nelle future dinamiche aziendali.

La mancata attribuzione al periodo in chiusura di contributi reddituali negativi in corso di formazione porta
a non trattenere in aziende le risorse che potrebbero poi risultare distrutte per effetto di circostanze già in
essere.

In entrambi i casi, si “danneggia” il capitale, con la conseguenza del potenziale pregiudizio alla
sopravvivenza economica dell’impresa.

LA VALUTAZIONE E IL PRINCIPIO DI “PRUDENZA”

Quale, tra i possibili valori ragionevoli, risulta preferibile?

Occorre:
-non attribuire al periodo in chiusura redditi positivi aleatori (utili in corso di formazione);
-attribuire al periodo in chiusura redditi negativi (perdite in corso di formazione);

Tra i valori compresi nello spazio dei valori ragionevoli, sono preferibili:
-i minimi valori ragionevoli per le attività (minimo importo ragionevole per i costi da rinviare al futuro);
-i massimi valori ragionevoli per le passività (massimo importo ragionevole per i ricavi da rinviare al futuro).

Minimo reddito ragionevole assegnato al periodo

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