You are on page 1of 11

DECADENTISMO

È un nuovo modo di interpretare il mondo che si origina in Francia nei primi anni del
900 e nasce come atteggiamento di pochi, ma verrà poi imitato in Europa e nel resto
del mondo. Da semplice atteggiamento diventa ben presto un movimento letterario,
termine legato al modo di atteggiarsi dei francesi (bohéme). Principale autore di
questo movimento fu Verlaine, colui che iniziò a porsi con un atteggiamento diverso
nei confronti della realtà, quest’ultimo pubblica un sonetto dove mette in evidenza il
declino, come se stesse vivendo un periodo prossimo al crollo. Questa sua sensazione
veniva paragonata ad altri momenti di decadenza (periodo romano, ecc..). Un periodo
di declino perché aveva la sensazione di non essere umano, e di vivere un periodo di
noia, abbandono e privo di qualsiasi novità. Una serie di artisti cominciano a seguirlo
e tra questi ricordiamo Mallarmé e Rimbaud. Quest’ultimi vivevano in modo
irregolare rifacendosi ai modelli francesi bohéme, loro però esaltavano la decadenza
della vita, come un senso di noia che la società stava vivendo, un senso di realtà non
soddisfacente e lo esprimono nelle loro opere. Furono gli storici a definire questo
periodo con il termine “decadentismo”, per esprimere quanto decadenti fossero gli
scrittori nel loro modo di vivere e di atteggiarsi. Questi vedevano qualsiasi opera
priva di significato e vedevano lo scrivere come unico mezzo per vivere, tutto ciò lo
esprimevano nelle loro opere come se questo fosse il momento per cambiare nei
confronti della realtà.

LA VISIONE DEL MONDO DECADENTE


Secondo il positivismo il mondo era costituito da fenomeni che potevano essere
studiati e sottoposti a delle leggi fisse, e che quindi si potesse sperimentare la realtà,
in questo modo l’uomo avrebbe potuto conoscere la realtà attraverso la ragione e la
razionalità. Una novità fu la presenza di Freud che voleva studiare l’animo umano
razionalmente, perché egli era convinto che studiando l’animo umano si potessero
prevenire alcuni atteggiamenti (inizia lo studio della psicoanalisi). Tutto quello che
veniva affrontato era accompagnato da procedimenti razionali e tutto questo dava
all’uomo un senso di soddisfazione e ottimismo nei confronti della realtà. Di
conseguenza in questa fase dove tutto è dominato dalla ragione alcuni scrittori
iniziano ad interpretare la realtà in modo diverso, i decadenti iniziano a guardare il
mondo non con la ragione ma con l’irrazionalità come se si rendessero conto che le
cose che circondano l’uomo non possano essere spiegate razionalmente, assumono
quindi un atteggiamento mistico (ovvero riprendono solo un aspetto dell’
atteggiamento romantico, ovvero bisogna porsi nei confronti della realtà con il
sentimento e i sensi, tutto ciò che non è ragione). Il decadente ritiene che la ragione e
la scienza non possano dare la vera conoscenza del reale, perché l’essenza di esso è al
di là delle cose, per cui solo abbandonando la razionalità si può raggiungere l’ignoto.
Secondo loro le cose della natura che all’apparenza sono tutte uguale, al di là di
queste c’è la loro vera essenza e che l’uomo può scorgerla andando oltre la ragione
(grazie a una particolare sensibilità). L’uomo quindi si deve munire degli strumenti
adatti per identificarsi con il mondo, la vera realtà è una realtà trascendente che si può
scorgere solo con una certa empatia mistica perché diventa una realtà che va oltre le
cose in una dimensione trascendente. Questa concezione della realtà era già stata
formulata da Charles Baudelaire nel sonetto le Corrispondenze dei Fiori del male. I
decadenti si pongono in modo critico perché a quel tempo si producevano opere tutte
uguali solo allo scopo di vendere e quella realtà borghese aveva eclissato lo scrittore,
il quale sosteneva che ogni opera doveva essere unica ed ecco perché iniziano a porsi
in questo modo nei confronti della realtà.

GLI STRUMENTI IRRAZIONALI DEL CONOSCERE


Se il mistero, l’essenza segreta della realtà, non può essere colto attraverso la ragione
e la scienza, esistono altri mezzi con cui il decadente può arrivare ad essi. Queste
forme della mente che andavo oltre la realtà erano la follia, l’allucinazione, la
nevrosi, queste condizioni potevano essere assunte anche facendo uso di droghe e
alcool. Questi stati di alterazione permettono di vedere il mistero che è al di là delle
cose. Ci sono poi per i decadenti altre forme di estasi che consentono questa
esperienza dell’ignoto, una di queste è il panismo, ovvero diventare un tutt’uno con le
cose della natura. Altro strumento per conoscere questa realtà era l’epifania, ovvero i
miracoli o manifestazioni divine, qualcosa che va oltre la realtà che si percepisce e si
avverte ma che non si vede.

L’ESTETISMO
È un modo di porsi nei confronti della realtà, gli esteti partono dal presupposto che
l’arte la forma superiore, e appunto per questo che va collocata al di sopra di tutti gli
altri, anzi deve assorbirli tutti quanti in sé. L’artista ha un modo di vedere le cose
superiore rispetto a un uomo comune (tutto ciò è quanto sostenevano gli artisti stessi).
Loro non prendono in considerazione i principi o i valori morali che solitamente
venivano rispettati come ad esempio la lealtà, la giustizia (valori che dovrebbero
essere alla base della società). Per loro alla base dell’esistenza esiste il principio del
bello, tutto quello che può essere considerato nella sua esteriorità, si circondano di
oggetti di valore, rari, vivono per raggiungere la bellezza e la perfezione e sono
costantemente alla ricerca di sensazioni rare e squisite. Il bello e l’arte sono cose che
possono essere identificate.
I pittori vivono secondo la loro ispirazione e secondo loro l’arte viene prima di tutto,
e tutto ciò che può dare questa sensazione di bellezza, loro la prendono in
considerazione perché è alla base della loro esistenza. Questo comporta che non
accettino la realtà così com’è e non vogliono scrivere opere civili perché non
vogliono insegnare a nessuno.
LE TECNICHE ESPRESSIVE
L’opera deve essere espressione di ciò che gli scrittori sentono, e non hanno un fine
educativo (come faceva Verga), prendono in considerazione l’aspirazione poetica,
qualcosa che sia perfetto e raffinato ma che allo stesso tempo sia anche misterioso. È
un modo di porsi ostile che si pone in conflitto con la letteratura commerciale che si
stava diffondendo a quel tempo, dove i letterati scrivevano per le editorie. Diventa
una letteratura quasi d’élite e viene ripreso quel distacco tra pubblico e autore, perché
utilizzano un linguaggio molto difficile, pieno di termologie quasi incomprensibili,
non si tratta di un linguaggio spontaneo, ma pieni di enigmi, misteri e richiami al
simbolismo. La sintassi inoltre, non è lineare ma inizia ad essere disorganizzata, e
soprattutto viene utilizzato un lessico particolare usato particolarmente per la loro
musicalità, perché secondo i decadenti la musica è l’arte per eccellenza. Viene così
fuori un atteggiamento discriminatorio nei confronti degli altri autori in quanto si
credono superiori. Nella poesia vengono utilizzate molte metafore e sinestesie, solo
che il paragone che loro instaurano non è facile da capire, la metafora decadente non
è quindi regolata da un semplice rapporto di somiglianza tra due oggetti, ma istituisce
legami impensabili in questo modo il secondo termine di paragone resta spesso
oscuro e misterioso. Ricorrenti sono anche le sinestesie, ovvero l’uso ricorrente di
aggettivi che solitamente non vengono attribuiti a quei nomi, vengono messe vicine
realtà sensoriali diverse.

DECADENZA, LUSSURIA E CRUDELTA’


1. LUSSURIA: Come abbiamo già detto i decadenti vivono in un periodo di
decadenza, questa sensazione di decadenza la esprimono nelle loro opere, però
lo fanno esaltandolo e prendono come punto di riferimento quei periodi storici
dove c’era stato il decadentismo (periodo romano, l’età bizantina..) e li
riprendono nelle loro opere. Altra tematica è la lussuria, infatti esaltavano nelle
loro opere la ricchezza, le cose perfette, eleganti e rare. Il lusso come motivo di
bellezza, ma anche la lussuria vista come amore e scopo di piacere. I decadenti
si ispiravano in ogni caso all’eccesso, erano attirati dal masochismo e dal
sadismo e cedevano nella persuasione e perversione. Loro provavano piacere
nel farsi del male e a farlo ad altri.
2. NEVROSI: Altra tematica era nevrosi, la pazzia mentale, secondo loro questi
stati d’animo davano la possibilità di vedere cose che gli altri non vedevano. I
decadenti esaltavano questo atteggiamento e osservavano la realtà da una
posizione privilegiata.
3. MALATTIA: Accanto alla nevrosi, la malattia è un altro tema decadente. Da
un lato la malattia si pone come metafora di una condizione storica, dall’altro
lato la malattia diviene condizione privilegiata. Accanto alla malattia umana si
associa anche la malattia delle cose.
4. MORTE: ultima tematica è la morte, infatti la malattia e la corruzione
affascinano i decadenti anche perché sono immagini della morte. Venezia è
una delle città che viene presa come modello per i romanzi, perché la vedevano
come una città prossima al crollo.

VITALISMO E SUPEROMISMO
Accanto al fascino per la malattia, per la decadenza e per la morte si contrappongono
però tendenze opposte: il vitalismo, che consiste nell’esaltare la vita fino agli eccessi,
vivere la propria vita con stupore. Lo scopo dei letterati in questo caso è quello di
godersi a pieno la vita per raggiungere il bello e sensazioni non comuni, difficili da
provare per gli uomini comuni. Loro si pongono al di sopra della realtà borghese
andando oltre l’etica o la morale, e per questo si credono superiori a tutti e si sentono
in grado di portare avanti imprese e cercano di porsi degli obiettivi che vanno oltre la
vita reale. I personaggi descritti non rispecchiano altro che gli autori stessi, però
quest’ultimi non riescono a raggiungere gli obiettivi sperati. Vivono con delle
maschere per nascondere quella decadenza e sofferenza della società (rifiuto
aristocratico della normalità ). Questo vitalismo verrà poi visto come una malattia
mentale. Il vitalismo vede il suo teorico in Friederich Nietzsche e l’applicazione
letteraria in D’Annunzio. Il vitalismo supero mistico non è che l’altra faccia della
malattia interiore.

EROI DECADENTI
Ecco alcune figura della realtà decadente:
 Primo fra tutti è il cosiddetto artista maledetto che sarebbe l’intellettuale che
non vuole adeguarsi alla realtà dei tempi e va contro tutto ciò, vive in modo
irregolare e in miseria senza una dimora fissa, una vita che porta alla
distruzione fisica e morale (facendo uso di droghe ed alcool).
 L’esteta: il quale vive alla ricerca della bellezza, del lusso, di emozioni sublimi
e che vede la sua vita basata sull’esteriorità, vuole trasformare la sua vita in
un’opera d’arte. Si circondano di cose preziose e comprano tutto quello che è
al di fuori del comune per distinguersi dagli altri.
 L’inetto: (incapace) è colui che non riesce ad adeguarsi alla realtà del tempo
perché si sente diverso, non sente di avere le forze interiori e appunto per
questo si sente incapace di vivere e si sente incompreso. Ma si renderà poi
conto che non è lui ad essere anormale ma sarà la società del tempo che non
accetterà gli artisti dell’epoca.
 La donna fatale: è il personaggio che più condizionerà i personaggi maschili,
è quell’immagine di donna che riesce a dominare e a condizionare, nei romanzi
emergerà la figura di una donna sicura di sé che riesce ad intrappolare gli
uomini più deboli sentimentalmente (si tratta di uomini che non riescono a
rinunciare a determinate relazioni). Sono donne che possono essere attrici, che
hanno una grande personalità e sono indipendenti appunto per questo riescono
a manipolare gli uomini. Sono donne che porteranno a far impazzire l’uomo
portandolo a fare cose contro la sua volontà e finiranno per fargli perdere il
senso della realtà.
DECADENTISMO E ROMANTICISMO
Il decadentismo può essere definito come una seconda fase del Romanticismo, essi
sono infatti collegati tra di loro. Il punto di partenza è lo stesso ovvero il rifiuto della
realtà concreta e l’innalzare l’irrazionalità. I romantici erano guidati da sensazioni
positive e da una energia che li portava a sentire loro stessi, si ribellavano alla realtà
ponendosi degli obiettivi che pensavano di poter raggiungere ed erano certi di poter
portare un cambiamento all’interno della società, cominceranno così a diffondere i
loro valori (assumono forme di impegno politico e sociale). I decadenti al contrario
andavano contro la realtà e non hanno fiducia in se stessi e non hanno nessun
obiettivo da perseguire, e sentono che la realtà sta decadendo. Inoltre l’artista
decadente rifiuta invece ogni impegno e afferma il principio della poesia pura non
contaminata da interessi politici o morali.

DECADENTISMO E NATURALISMO
Decadentismo e Naturalismo sono fenomeni culturali paralleli compresenti durante i
primi anni Novanta dell’Ottocento.
Gli scrittori naturalisti sono integrati Gli scrittori decadenti non si pongono
nell’ordine borghese, accettano l’orizzonto come scienziati, e rifiutano l’orizzonte
culturale costituito dal positivismo, e si culturale borghese con le loro scelte
pongono come scienziati nei confronti antiscientifiche e irrazionalistiche.
della realtà.
Le opere degli scrittori naturalisti sono Gli scrittori decadenti non accettano la
guidate dalla loro ragione e razionalità. modernità, essi hanno un atteggiamento di
opposizione e criticano la realtà nelle loro
opere.

SIMBOLISMO
Il simbolismo è alla base del decadentismo, nasce e si diffonde in Francia ed è una
corrente che prevede l’uso simbolico del linguaggio, ovvero utilizzarlo per
raggiungere la musicalità con la massima cura possibile (il linguaggio quindi è
complicato). Con Baudelaire il simbolismo raggiunge la sua massima crescita.
Vengono utilizzate molte figure retoriche che tra di loro non hanno legami.

CHARLES BAUDELAIRE
Charles Baudelaire nasce a Parigi nel 1821 da una famiglia di condizione borghese,
tra i 18 e i 21 anni vive la vita dissipata della bohème letteraria. Il suo atteggiamento
consiste nell’ostentare disprezzo per i valori e le convenzioni sociali comuni,
condurrà una vita irregolare ed immorale (facendo uso di droghe e stupefacenti).
Ebbe poi una relazione con Jeanne che incarna la femminilità tenebrosa e fatale.
Frequenterà vari ambienti letterari, ma a causa della sua vita irregolare preoccupa la
famiglia, che lo fa interdire: è quindi costretto a mantenersi miseramente con una
piccola somma mensile. Per vivere si dedica alla critica dell’arte partecipando ad
anche ad eventi politici. Nel frattempo però il fisico del poeta è distrutto a causa
dell’assunzione di droghe e stupefacenti, così muore nel 1867.

CORRISPONDENZE
La Natura è simile a un tempio, in cui le colonne che vivono (gli alberi) sussurrano a volte
delle parole il cui significato non si comprende in modo chiaro e univoco; l’uomo si muove in
mezzo a simboli inesplicabili e intricati come vere foreste, che intanto lo osservano a loro
volta con sguardi familiari.
Profumi, colori, suoni si collegano tra di loro come fossero dei lunghi echi che da distanze
immense si rispondono, confondendosi però poi in una unità profonda e così vasta e intensa
da sembrare notte.
Ci sono profumi freschi come la pelle di un bambino, dolci come il suono di un oboe, verdi
come *prati; altri profumi invece sono corrotti, ricchi, trionfanti, perché producono sensazioni
molto più intense, come fossero il respiro dell’infinito e sono l’odore dell’ambra, del
muschio, del benzoino: questi profumi esprimono efficacemente le passioni dell’animo e dei
sensi. ( + figure retoriche!!!!)

La poesia parte con una metafora, con la quale l’autore vuole dire che la natura è come un
tempio e che gli alberi sono paragonate a delle colonne. Il mondo è costituito da cose che
sono tutte collegate tra di loro tramite un linguaggio che non è facile da cogliere. La natura
vista come un tempio ovvero che il mondo viene visto come un luogo sacro che deve essere
conosciuto attraverso il contatto con questa realtà che l’uomo deve scoprire. La poesia è alla
base dei principi del decadentismo, sensi che ci mettono in contatto con la realtà (i decadenti
riprendono solo questo da Romanticismo). Questo mistero è la vera essenza delle cose e che
crea corrispondenze tra le cose, che però l’uomo non sempre riesce a cogliere questa realtà
perché si ferma all’apparenza e alla ragione. Nella seconda quartina viene chiarito il
significato del titolo del componimento: i profumi, i colori, i suoni si «rispondono»
reciprocamente, e tutto ciò che esiste in Natura è legato da “corrispondenze”, compone cioè
«una tenebrosa e profonda unità». La sola chiave per decifrare un simile mistero è nelle
parole, ed è data dall’artificio del poeta, dalla sua magia verbale. Le due terzine istituiscono
associazioni e collegamenti arbitrari fra sensazioni appartenenti a sensi diversi: i campi
sensoriali dell’olfatto e del tatto, dell’udito, della vista, stimolati soltanto dalla risonanza che i
«profumi» suscitano nella fantasia del poeta. Viene dunque largamente impiegata la
sinestesia, cioè l’associazione di sensazioni appartenenti a sfere sensoriali diverse, fondendole
in un’unica immagine.

GABRIELE D’ANNUNZIO
La vita di D’Annunzio può essere considerata una delle sue opere più interessanti: secondo
i principi dell’estetismo bisognava fare della sua vita un’ “opera d’arte”, segnerà la storia
dell’epoca, sarà il massimo esponente del decadentismo. Nasce nel 1863 a Pescara
(Abruzzo) da una famiglia borghese, studiò in una delle scuole più aristocratiche del tempo
a Prato. Una volta compiuti i 18 anni si trasferisce a Roma per frequentare l’università,
comincia a inserirsi in ambienti mondani ma preferendo vivere tra i salotti mondani, decide
di abbandonare gli studi. Si dava al lusso e si dedicava alla letteratura che aveva già iniziato
qualche anno prima, per alcuni anni infatti esercitò la professione di giornalista,
collaborando con vari giornali ed editorie. D’Annunzio acquistò subito grande notorietà sia
per la quantità delle e sue opere narrative, che spesso suscitavano scandalo per i contenuti
erotici, sia per la sua vita altrettanto scandalosa per i principi morali dell’epoca. Iniziò già a
costruire l’immagine dell’esteta che rifiuta la mediocrità borghese rifugiandosi in un mondo
di pura arte e quindi l’estetismo divenne la sua filosofia. Non guadagnando tanto uno dei
suoi principali problemi fu tendere più del dovuto al lusso e appunto per questo dovette
fuggire a Napoli dove lavorò come giornalista, lavorò in particolare con “IL MATTINO”.
SUPEROMISMO E VITALISMO
D’Annunzio aveva un progetto di vita ben chiaro e da i suoi lavori era chiaro quale fosse il
suo obiettivo; adorava mettersi in mostra e privilegiava, essendo un ‘esteta, quello che era il
bello, la sua esistenza era caratterizzata da vicende che potevano rimandare al bello. A
Roma nel 1882 conobbe una grande attrice di teatro Eleonora Duse, la quale gli farà
perdere la testa e con la quale avrà una relazione conflittuale fatta di alti e bassi. Nonostante
si sentisse con Eleonora frequentava altre donne e amava vivere nel lusso, le sue esperienze
di vita erano considerate esaltanti come se fosse lui stesso l’attore (partecipava a dei duelli).
Egli voleva una vita inimitabile, stravagante appunto per questo abbandona l’estetismo,
ambendo a voler diventare un eroe, voleva essere qualcuno che lasciasse il segno, l’autore
cerca così nuove soluzioni, e le trovò in altri miti, in quello del superomismo e del
vitalismo. Il suo scopo era quello di vivere a pieno la sua esistenza, si ispira quindi al
superomismo, ispirato alle teorie del filosofo tedesco Nietzsche, puntava dunque a creare
l’immagine di una vita eccezionale (appunto per questo era estraneo alle realtà). Egli
puntava molto agli interessi del pubblico e la gente era attratta dalla sua vita e ne era
curiosa, nei suoi romanzi cercava di riprendere le sue esperienze di vita siccome piacevano
al pubblico, tutto questo lo faceva con lo scopo di guadagnare (le editorie gli pagavano
somme altissime).
LA POLITICA E IL TEATRO
L’autore acquistò poi una villa in Toscana dove trascorse la maggior parte del suo tempo,
amava circondarsi di cose lussuose per mostrare al pubblico quanto la sua vita fosse
raffinata, bella ed elegante. Questo suo modo di vivere non gli bastava, infatti cercava di
andare sempre oltre, appunto per questo nel 1897 iniziò la sua prima esperienza politica
prima con la destra e poi con la sinistra. Riuscì ad esprimere i suoi valori ed ideali, il suo
modo di comunicare era molto avvincente e le persone cominciarono a seguirlo. Nel
momento in cui d’Annunzio passa al governo, dove al momento stava governando Giolitti,
quest’ultimo però non vedendo bene l’autore, convince quest’ultimo a passare alla sinistra.
Proprio quando era diventato un modello di riferimento fu costretto a fuggire dall’Italia per
problemi con i creditori non riuscendo a far fronte alle enormi spese, e andò quindi in
Francia nel 1910. Tornò poi in Italia quando si stava progettando la prima guerra mondiale,
e iniziò una grande campagna interventista che ebbe un peso notevole nello spingere l’Italia
in guerra. Si arruolò all’esercito nonostante l’età non più giovanile, e attirò su di sé
l’attenzioni grazie ad alcune sue imprese clamorose. Non del tutto contento dell’esito
perché avrebbe voluto una vittoria più trionfante, organizzò una marcia per conquistare
Fiume che era rimasta in mano agli austriaci. Scacciato con le armi nel 1920, il suo più
grande sogno era quello di porsi a capo di una rivoluzione reazionaria, ma il suo posto
venne preso da Benito Mussolini. In questo periodo il fascismo lo vide come un
rivoluzionario, ma poi a causa di quest’ultimo fu costretto a trasferirsi in una villa a
Gordone dove vi morì nel 1938.

ANDREA SPERELLI
Il primo romanzo scritto da d’Annunzio è “il Piacere”, al centro del romanzo si pone la
figura di un esteta chiamato Andrea Sperelli, il quale non è altro che l’immagine di
d’Annunzio stesso. Andrea è un giovane aristocratico, un artista proveniente da una
famiglia di artisti, vuole trasformare la sua vita in un’opera d’arte però non ha un carattere
tale da affrontare la realtà, è debole e non ha spirito di volontà e finirà per crearsi una realtà
alternativa. Tutto questo perché non si sente accettato dalla borghesia moderna del tempo,
sarà lui stesso ad allontanarsi ed isolarsi, vivendo un mondo etereo, infatti ogni cosa che
vede e vive per lui diventa oggetto di fantasia. L’eroe è diviso tra due immagini femminili,
Elena Muti, la donna fatale che incarna la passione e il lusso ma che non riuscirà ad avere
perché lei non ricambierà il suo amore, e Maria Ferres, la donna pura (donna angelo) che
ha veri sentimenti, che dovrebbe innalzalo e portarlo alla salvezza. Lui è combattuto dal
desiderio che prova per Elena e l’amore che prova per Maria, vive questo conflitto
interiore. Sarà abbandonato da entrambe le donne e resterà solo, dalla prima perché
quest’ultima rinuncerà all’amore in cambio di denaro, appunto per questo sposerà un ricco
inglese (Lord Heathfiel), dalla seconda perché Maria rimarrà delusa da lui. Il personaggio
entrerà poi in crisi. Il narratore interviene spesso e rappresenta l’alter ego dell’autore, il
quale utilizza il discorso indiretto libero (ovvero parlerà in 3a persona). Romanzo molto
diverso da quello di Verga, non c’è più la costruzione oggettiva dei fatti, ma quello che
conta maggiormente ora è l’analisi psicologica.

UN RITRATTO ALLO SPECCHIO: ANDREA S. ED ELENA MUTI


Il passo è tratto da “il Piacere”, dal II capitolo del III libro, qui Elena Muti, la donna amata
di Andrea Sperelli, improvvisamente tronca la loro relazione e scompare, quando ritorna
Andrea capisce che Elena l’aveva abbandonato per evitare il disastro economico della sua
famiglia, sposando un ricco lord inglese chiamato Lord Heathfield, un individuo
ripugnante. Per questo motivo Andrea è deluso ma non solo, è disgustato da come il loro
amore è stato interrotto da un affare economico, e traccia un crudele ritratto di Elena, ma
allo stesso tempo, come uno specchio, traccia il suo stesso ritratto, poiché anche lui
inganna. In questo brano Andrea analizza Elena e si accorge della falsità di alcuni suoi
atteggiamenti, ma è un ritratto “allo specchio”, perché trovava nella falsità della donna la
sua falsità, quindi egli la comprendeva, perché anche lui era così. D’Annunzio comincia a
descriverla, si tratta di una donna che non aveva razionalità in quanto agiva d’istinto, era
consapevole della sua bellezza e la utilizzava per ingannare gli uomini. Elena non sapeva
più se fingeva di provare dei sentimenti o se effettivamente era convinta di provarli (donna
volubile capace di passare da un sentimento all’altro), qui Andrea capisce che il suo modo
di porsi è uguale a quello di Elena, perché fingeva con Maria. Qui d’Annunzio non lascia
completamente la parola ad Andrea, ma introduce i suoi pensieri per prendere le distanze
dal personaggio, con una visione dunque critica verso il suo eroe, ma allo stesso tempo
anche Andrea è critico verso se stesso, questo perché attraversa una crisi dell’estetismo,
mentre nei primi due libri del romanzo l’eroe trasforma ogni esperienza materiale in
un’esperienza estetica dedita al bello e al piacere, ora egli mette in dubbio l’estetismo, che
non è altro che una menzogna.

UNA FANTASIA <<IN BIANCO MAGGIORE>>


Elena, con un biglietto, ha invitato Andrea ad attenderla in carrozza tra le undici e
mezzanotte davanti al palazzo Barberini dove abita. Durante l’attesa Andrea si abbandona a
una fantasia intorno all’altra donna che egli desidera ovvero Maria Ferres (donna
angelicata, opposto di Elena). In questo brano c’è la menzogna dell’estetismo attraverso la
creazione di immagini poetiche che in realtà mascherano desideri carnali. Emerge in questo
brano l’ambiguità dell’autore nei confronti del suo eroe, si tratta inoltre di un brano
simbolico e lo capiamo da:
 L’autore insiste sul colore bianco, il colore della purezza rappresentato da Maria.
 Anche i nomi delle due donne sono simbolici, Maria il nome della donna angelicata,
allude a quello della Vergine, Elena invece rappresenta la donna fatale che con la sua
bellezza affascina gli uomini.
 I bruni capelli della donna (Maria) si contrappongono al bianco e rivelano quindi la
presenza della carnalità anche nella donna angelicata, evocando l’dea di peccato in
opposizione alla purezza.
 Le fantasie erotiche espresse in termini sacrali (amen, ave).
Qui d’Annunzio mette in evidenza come tra il protagonista e l’autore non ci sia
differenza, come se descrivesse se stesso come un alter ego. Sperelli si sofferma sulla
descrizione dell’ambiente, è presente la scapigliatura perché descrive la realtà come
vorrebbe lui, parallela e immaginaria, però non lo fa in sintonia con la realtà ma in
contrasto. Si coglie perfettamente in questo testo la differenza tra la narrativa
dannunziana e la narrativa verista e realista, 1. ad un intreccio di fatti oggettivi si
sostituisce sempre di più l’interiorità del personaggio, la vicenda si svolge entro la sua
psiche, 2. di fronte alla presenza di oggetti materiali, si sovrappone un’altra presenza
ovvero quella simbolica.

SUPEROMISMO E NIETZSCHE
Il superomismo è legato a d’Annunzio e sarà colui che teorizzerà questa teoria e la porrà
alla base della sua esistenza. Egli riprende da Nietzsche questa idea e la farà sua,
apportando delle modifiche. Durante il periodo in cui si faceva all’estetismo, questo non
riusciva a soddisfarlo, perché non si accontentava della sua vita immaginaria, e ad un
certo punto d’Annunzio si distacca dall’estetismo perché voleva che tutto fosse concreto.
Il nuovo personaggio del superuomo creato da d’Annunzio, aggressivo, energico, non
nega la precedente immagine dell’esteta, ma la ingloba in sé, conferendola una funzione
diversa. In realtà d’Annunzio non riesce ad adeguarsi e nasce in contrasto con la società
ed ha idee aristocratiche, voleva creare una classe sociale superiore nella quale possano
entrare tutti coloro che fanno parte di un élite. Lui pensava che ci fosse una categoria di
uomini superiore, che grazie alle loro capacità, potevano creare un impero simile a
quello romano. L’idea del superomismo è l’idea di una persona in grado di porsi e di
dominare, superiore per creatività, ha spirito d’iniziativa . La principale differenza tra
esteta e superuomo, è che il primo creava una realtà immaginaria, mentre con il
superuomo d’Annunzio vuole dominare la scena. Lui propone quindi l’idea del letterato
come vate, cioè l’intellettuale che si pone come un profeta, cioè dà insegnamenti giusti
per guidare la società e per costruire un governo migliore, non si tratta di un intellettuale
che si nasconde ma che partecipa alla vita politica. Con il superomismo d’Annunzio crea
l’idea di un uomo che vuole essere superiore, rivoluzionario e che in qualche modo
vuole mettersi a capo della società.

LE VERGINI DELLE ROCCE


Il romanzo le vergini delle rocce segna una svolta radicale. D’annunzio non vuole più
proporre un personaggio debole, tormentato, incerto ma un eroe forte e sicuro che va
senza esitazioni verso la sua meta. Il protagonista è Claudio Cantelmo, ed è il
superuomo di questo romanzo, lui vorrebbe cambiare il mondo per creare un’Italia
diversa, così va alla ricerca di una moglie con cui generare il futuro superuomo, che vive
isolata in una antica villa ormai prossima al crollo, si tratta di una famiglia aristocratica
che sembrerebbe legata al passato. Claudio deve scegliere fra le tre figlie del principe
Montaga, ma questa scelta è profondamente ambigua: dietro i propositi eroici e trionfali
pare celare un’attrazione verso la decadenza e la morte. L’eroe sceglie Anatolia che
sembra tra le tre quella più elegante e raffinata, ma questa non può seguire l’eroe nel suo
cammino di gloria, perché è legata al triste destino della sua famiglia, deve accudire la
madre, i fratelli deboli e malati e il vecchio padre. L’eroe sceglie quindi Violante,
descritta come una donna fatale che porterà al fallimento l’uomo. Si tratta quindi di un
racconto nel quale l’eroe parte alla ricerca ma che non arriva ad una conclusione, in
quanto non riesce a portare a termine la sua missione, inoltre deve fare i conti con le
malattie e la morte.

IL PROGRAMMA POLITICO DEL SUPERUOMO


Cantelmo è un nobile disgustato dalla società dell'epoca e sogna uno stato d'élite, in cui
immagina di generare il futuro re di Roma (il superuomo), colui che doveva essere
destinato alla guida dell'Italia verso la conquista del mondo. In un primo momento si
dedica all'arte e alla letteratura, che sostituisce l'azione; successivamente si dedica alla
ricerca di una donna che gli darà come figlio il superuomo. Conosce una nobile casata
borbonica in cui ci sono tre sorelle isolate. In realtà non sceglie nessuna delle tre sorelle,
ma resta in loro contemplazione. Cantelmo sa toccare le corde giuste sia per convincere
gli intellettuali, che hanno perduto il loro tradizionale prestigio sociale, sia per
sollecitare l'aristocrazia, che si sta invilendo nella nostalgia di un passato glorioso.
Il suo discorso si sviluppa in tre sequenze:
-La proclamazione dell'ideologia politica del superuomo, impregnata di estetismo e
senso della superiorità dei pochi sui molti, inoltre sostiene che è necessario che ci sia
una differenza tra le classi sociali e i più ricchi devono essere nobili per discendenza.
-L'appello ai poeti, invitati a difendere la Bellezza e la tradizione (i libri, le statue, le
tele) che da essa deriva, a non contaminare la poesia con argomenti troppo bassi, e a
rendersi coscienti della propria superiorità intellettuale.
-L'appello ai patrizi a non scendere a patti con la gestione democratica della politica. I
nobili devono rivendicare la propria naturale superiorità di stirpe, che non può
mescolarsi con l'esistenza comune e volgare: essi per esempio non dovranno accettare il
sistema delle votazioni, altrimenti si ritroveranno governati dai loro sarti, cappellai,
calzolai, secondo lui gli intellettuali si devono munire di sarcasmo ed ironia per criticare
la società del tempo. *
Il brano è costituito da due diversi elementi(atto d'accusa) (invito all'azione).Atto di
accusa: lo sdegno verso lo spettacolo indecoroso della politica contemporanea.
D’Annunzio critica la democrazia e la borghesia e il Governo che vorrebbe difendere i
principi dell’uguaglianza. Gli spiriti eletti come lui affermano che bisogna difendere le
classi sociali come lui e quindi non la democrazia ma l’aristocrazia. Appello: il
superuomo non sta inerte a guardare cosa accade; prende l'iniziativa per modificare la
realtà. Il fatto che si rivolga ai poeti e ai patrizi, è evidente che di fatto sta cercando di
persuadere la folla e seguirlo. Proclama politico: l'ammirazione per le forme di vita e di
potere aristocratiche e superiori ( il re, il papa, i nobili) è mista a tristezza, perchè esse
appaiono ormai rovinate in nome del principio di uguaglianza. Per questo il superuomo
invita i nobili ad agire, subito, per affermare una visione aristocratica del mondo e del
potere.

L’ALCYONE
L“Alcyone” è l’opera in cui il poeta dimostra la sua massima capacità artistica. In questo
libro l’autore celebra la stagione estiva, che simbolicamente rappresenta la fase più
rigogliosa nella vita di un uomo. Il libro, che in sostanza è una raccolta di liriche, si
compone di 88 testi ed è suddiviso in cinque sezioni. Gli argomenti principali che
ritroviamo nell’Alcyone sono tre:
 il Recupero del mito (D’Annunzio restituisce alla Natura la verginità e la vitalità
che il mondo moderno ha distrutto);
 lo scambio tra Uomo e Natura (l’uomo riesce ad identificarsi con gli elementi
naturali);
 esaltazione della parola: attraverso questa gli uomini possono creare altri miti e
indagare i misteri più profondi della natura.

You might also like