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L’impegno americano e lo sbarco in Sicilia - Abruzzo

Il 1943 fu un anno particolarmente favorevole per gli Alleati (G.B. Francia e USA), l’ingresso degli
S.U. nel conflitto si confermò un fattore decisivo, uno sforzo industriale senza precedenti, favorito
dall’alto grado di sviluppo tecnologico dell’apparato produttivo americano.

 Nella prima parte del 1943 (come abbiamo detto), le truppe britanniche in Africa erano state
raggiunte da quelle statunitensi, sbarcate in Tunisia e Marocco. Il pieno controllo della costa
settentrionale africana consentiva ora agli alleati di puntare direttamente al cuore dell’Asse,
e in particolare all’Italia (particolarmente debole). Nel luglio del 1943 gli Alleati anglo-
americani sbarcarono in Sicilia e da lì, rapidamente cominciarono a risalire la penisola, con
altri sbarchi. Lo sbarco degli alleati in Italia, e l’incapacità di bloccarne l’avanzata, gettarono
il governo fascista in difficoltà. La popolazione vedeva gli americani come dei liberatori e
quindi non sapevano bene come reagire. Gli americani puntano alla liberazione dell’Italia e
a raggiungere Hitler e man mano che avanzano nessuno si oppone e nel frattempo la
Germania si prepara creando delle linee di fortificazione. Nell’autunno del ’43 i tedeschi
creano una linea di fortificazione chiamata “linea Gustav” che parte dalla foce del
Garigliano, passa e arriva fino alla foce del Sangro (Abruzzo). Successivamente giunsero
alla linea Gotica (Hitler sperava di servirsi degli ostacoli naturali degli Appennini) (Pisa –
Rimini)

L’impegno americano e lo sbarco in Sicilia - Abruzzo


Ma a segnare definitivamente le sorti della guerra fu la tenaglia che si strinse da est, e da ovest sulla
Germania nazista. Alla fine del 1944 i sovietici avevano recuperato tutti i territori perduti e si erano
spinti all’interno del territorio polacco. Anche a sud i russi entrarono nei Balcani, occupando la
Romania e la Bucarest. Sul fronte occidentale invece gli Alleati (UK e USA) concentrarono i loro
sforzi nell’organizzare “operazione Overlord” infatti il 6 Giugno del 1944 americani e britannici
sbarcarono in Normandia, dove i soldati alleati riuscirono a sfondare le fortificazioni tedesche e
aprendo la strada verso Parigi che veniva liberata il 26 Agosto. Dopo lo sbarco in Normandia Hitler
ha capito l’esito che la guerra avrà e perciò il 30 Aprile Hitler e gli uomini della sua cerchia si
rinchiusero in un bunker, decidendo di togliersi la vita per non cadere in mano sovietica.

La bomba atomica
Nel 1945 il nuovo presidente Harry Truman succeduto a Roosevelt, decise di sganciare due ordini
nucleari sul Giappone (due bombe nucleari). Il 6 Agosto la prima bomba atomica rase al suolo la
città di Hiroshima, il 9, invece, la seconda bomba fu sganciata nella città di Nagasaki, portando il
paese, il 15 Agosto, alla resa.

Il voto del Gran Consiglio: Mussolini in minoranza


All’interno del gruppo dirigente fascista, cominciò a farsi strada l’idea che, per salvare il paese
dall’imminente catastrofe, si dovesse agire subito, sacrificando la figura del Duce per salvare la
patria. Fu così che alcuni esponenti del Gran Consiglio del fascismo si ribellarono per cambiare la
situazione, perciò decidono le sorti del Duce liberandosene e riportare al potere il re (Vittorio
Emanuele II) il quale formalmente comandava lo Stato e appoggiava Mussolini. Quando però il
partito si ribella contro il Duce, il Re decide di ripresentarsi come figura al potere, contrario al
fascismo. Fra i principali ispiratori dell’iniziativa ricordiamo Dino Grandi, la cui statura intellettuale
e politica lo aveva reso sospetto agli occhi del Duce, che lo aveva allontanato dall’Italia
riservandogli la carica di Ministro degli Esteri in un primo momento, e poi come ambasciatore in
G.B. Lo stesso genero di Mussolini (Galeazzo Ciano), mostratosi sempre ostile nei confronti della
Germania nazista, aveva appoggiato l’iniziativa di Grandi. Il Duce giunse alla decisiva prova della
riunione del Gran Consiglio, convinto ancora una volta, di riuscire a imporre la propria autorità, ma
le cose andarono diversamente in quanto i membri del G.C. votarono a favore di Grandi.
Il governo Badoglio
Il passo successivo compiuto da il re Vittorio Emanuele II fu l’immediata nomina alla guida del
governo del maresciallo Pietro Badoglio. La nomina di quest’ultimo e la fuoriuscita di Mussolini
ebbero un enorme impatto sull’opinione pubblica. Ma molti italiani si illusero che la guerra fosse
finita, che la dittatura fosse caduta, le piazze quindi si riempirono di folle festanti e gioiose. Ma
l’illusione della pace durò pochissimo, in quanto in un discorso Badoglio, annunciò che la guerra
sarebbe continuata e che chiunque avesse assunto atteggiamenti contrari sarebbe passato per le
armi. Nel frattempo lo stesso Badoglio, avviò delle trattative segrete con gli Alleati, che portarono
alla firma dell’armistizio di Cassibile, siglato il 3 settembre e reso pubblico l’8 settembre del 1943.
Il quale prevedeva che l’Italia non era più in guerra con la Germania ma a fianco degli anglo-
americani. Hitler considererà l’Italia traditrice poiché quest’ultima non aveva ancora sciolto il
patto con la Germania, ordinando all’Italia di la resa delle armi. Coloro che si rifiutavano furono
passati per le armi, molti altri vennero disarmati, fatti prigionieri e spediti nei campi di
concentramento in Germania. Non solo il re, la sua famiglia e i suoi più fidati collaboratori,
temendo di essere arrestati dai tedeschi, abbandonarono Roma alla volta di Brindisi, che era già
stata liberata dagli anglo-americani, dove insediarono il Regno del sud lasciando i sudditi in balia
degli eventi.

La Repubblica di Salò
Il 12 settembre 1943, su ordine del Fuhrer, Mussolini venne prelevato e condotto in segreto a
Monaco di Baviera, città nella quale rimase per alcuni giorni discutendo con Hitler le sorti
dell’Italia. Quest’ultimo dopo aver minacciato Mussolini che se non si fosse ricostituita
immediatamente l’alleanza italo - tedesca, l’Italia avrebbe conosciuto una sorte peggiore di quelal
della Polonia. Hitler prese dunque una decisione, infatti il 23 settembre la Repubblica sociale
italiana, nota anche come Repubblica di Salò. Si trattata di uno stato “fantoccio”, i cui confini
corrispondevo a quelli delle regioni della penisola controllate dai soldati del Reich. La scelta
repubblicana indicava la volontà del Duce di recuperare le origini sociali, rivoluzionarie e
repubblicane del fascismo, lasciando intendere che la sconfitta e il crollo della “rivoluzione
fascista” erano imputabili alla monarchia. In realtà la Repubblica sociale italiana, si configurò fin da
subito come una sorta di protettorato della Germania. Moltissimi italiani, tra cui giovani soldati,
vennero utilizzati dai tedeschi per operazioni di repressione contro qualsiasi forma di resistenza al
nazifascismo.

La questione del “tradimento”


Bisogna inoltre ricordare, a proposito della Rsi, che i tedeschi consideravano gli italiani come
traditori, per questo motivo i tedeschi agirono sempre con estrema diffidenza, non riconoscendo
all’alleato nessuna forma di autonomia, e anzi, imponendo vere e proprie autorità civili e militari.
Per questo motivo usarono comportamenti feroci e aggressivi per quanto riguarda
l’amministrazione dei territori che giudicavano infesti dai “banditi”  così chiamavano i partigiani.
(significa “colui che si è schierato da una parte”, il partigiano si distingue dal soldato perché è un
combattente irregolare, non appartiene a un vero e proprio esercito, ma appartiene a un movimento
di “resistenza”.

La Resistenza tra spontaneità e organizzazione


Dopo l’8 settembre infatti si moltiplicarono le prime bande partigiane, formate per lo più da ex
soldati sbandati, e da giovani antifascisti. Queste bande combatterono per lo più in montagna,
lontano dai centri abitati, dov’era più difficile per i nazifascisti l’azione di controllo e repressione.
Queste bande si occupavano inizialmente di opere di guerriglia e sabotaggio , d’interruzione delle
linee ferroviarie e telefoniche. Tra il 1943-44 cominciarono a prendere vita le prime forme della
Resistenza che, nella primavera del 1945, avrebbe condotto il paese alla liberazione dalla dittatura
nazifascista.
Gli scioperi del 1943 e del 1944 e la resistenza organizzata
Un contributo essenziale alla lotta partigiana venne dagli scioperi organizzati nei maggiori
stabilimenti industriali del nord del paese, in particolare a Milano e a Torino. Si trattò di un evento
molto importante in quanto migliaia di operai entrarono in sciopero, rivendicando aumenti salariali
e la fine della guerra, rifiutandosi di recarsi in Germania a lavorare nelle fabbriche del Reich. Questi
scioperi furono un vero e proprio atto di insubordinazione di massa, una sfida alla dittatura. Ma
molti di questi operai vennero arrestati e deportati nei campi di concentramento tedeschi.

 Il 9 settembre l’antifascismo italiano compì una scelta di grande importanza, ovvero costituì
il Comitato di liberazione nazionale (Cln), insieme a tutti gli altri partiti antifascisti.
(parliamo del partito comunista, socialista, il partito d’azione, la Democrazia cristiana e così
via). Di fronte alla crisi dello stato e del governo Badoglio, incapaci di difendere la sovranità
nazionale, il Cln propose di rappresentare un’alternativa democratica, in modo tale da
costruire un’altra Italia, più forte e coraggiosa, in grado di liberarsi del fascismo e
dell’occupazione tedesca, grazie all’aiuto degli Alleati. A Roma nel frattempo iniziavano i
primi atti di Resistenza armata all’occupazione nazista, tra i quali il più importante fu
l’attentato di via Rasella del 23 settembre 1944. La rappresaglia tedesca contro la
popolazione civile fu terribile, per ogni soldato ucciso tedesco, sarebbero stati fucilati 10
civili (per un totale di 335 di italiani innocenti). Solamente il 4 giungo del 1944 gli
americani fecero ingresso a Roma, trovando la popolazione stremata.

Il Comitato di liberazione nazionale


Successivamente sempre nel 1943 il Cln redasse un documento programmatico che precisava gli
obiettivi politici e strategici della lotta antifascista:
 Assunzione di tutti i poteri costituzionali dello stato
 Sostegno militare agli alleati
 Appello al popolo italiano, per decidere la forma istituzionale del nuovo stato.
Una questione importante che il Cln dovette affrontare nei mesi successivi fu quella del suo
radicamento sul territorio nazionale, dove al sud era ancora in corso un processo di liberazione da
parte degli Alleati, e dove al centro-nord si era inserito l’esercito tedesco e le milizie fasciste della
Rsi. Fu per questo che il 31 Gennaio 1944, il Cln centrale di Roma e i Cln delle altre regioni
affidarono al Cln di Milano la direzione politica della Resistenza nelle regioni del Nord. Dunque il
Cln di Milano venne ribattezzato Comitato di liberazione nazionale Alta Italia, assumendo così i
poteri di governo. Questo Comitato verso la metà del 1944 istituì un organismo di comando militare
al quale affidò il compito di coordinare le operazioni delle varie formazioni partigiane.

La svolta di Salerno e la fine di Mussolini


Il Comitato di liberazione nazionale Alta Italia, dopo aver unificato le formazioni partigiane nel
1945, a guidare l’insurrezione generale ch porto il 25 Aprile alla liberazione del paese. Si trattò di
un’iniziativa di grande valore militare e politico ma soprattutto simbolico perché i partigiani,
liberavano con le armi le principali città del Nord prima che vi entrassero gli Alleati, dimostrando
che la guerra non si riferiva solo allo scontro tra gli eserciti stranieri sul suolo italiano, ma che era
stata anche una guerra popolare contro il fascismo e il suo alleato tedesco. Di fronte all’imminente
caduta della Rsi, Mussolini abbandonò Milano cercando rifugio in Svizzera. Il Comitato di
liberazione nazionale Alta Italia decise il 28 Aprile di fucilare Mussolini insieme all’amante. I due
corpi vennero trasportati a Milano ed esposti in piazza, dove un anno prima i nazifascisti avevano
appeso i cadaveri di 15 giovani partigiani.

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