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Nietzsche

Nietzsche è un filosofo classico che ottenne la cattedra di Lingua e letteratura greca presso
l’Università di Basilea.
Una delle sue opere maggiori è “La nascita della tragedia” pubblicata nel 1872.
Nel 1883 pubblica la prima e la seconda parte di “Così parlò Zarathustra” a cui segue la terza parte
nel 1884.

LE FASI DEL SUO PENSIERO:

Il pensiero di Nietzsche viene convenzionalmente suddiviso in alcune fasi che possono essere
considerate come tappe transitorie di un pensiero in divenire e sono:
 Gli scritti giovanili del periodo wagneriano-schopenhaueriano che comprendono anche “La
nascita della tragedia”.
 Gli scritti intermedi del periodo “illuministico” o “genealogico”.
 Gli scritti “del meriggio” o di “Zarathustra” che comprendono “Così parlò Zarathustra” e i
relativi frammenti pubblicati postumi.
 Gli scritti degli ultimi anni o del “tramonto”.

LA NASCITA E LA DECADENZA DELLA TRAGEDIA:

“La nascita della tragedia” è un’ opera estetica che si occupa dell’arte nella quale il filosofo vuole
parlarci dello spirito greco e partire da questo intende produrre un’immagine sulla vita umana in
quanto secondo lui l’essenza della vita è il tragico.
Il suo tentativo è quello di dare un’interpretazione della vita attraverso l’arte che è uno strumento
capace di trasmettere il senso della vita.
Nietzsche accoglie il concetto di Schopenhauer che la vita sia dominata da una forza profonda e
inconscia che l’uomo non può dominare però allo stesso tempo la rielabora dando vita ad una
visione nettamente dualistica: la distinzione tra apollineo e dionisiaco.

Con questa coppia di opposti Nietzsche intende indicare i due impulsi di bade dello spirito e
dell’arte greci:
- L’apollineo: che scaturisce da un impulso alla forma e da un atteggiamento di fuga di fronte
al divenire, si esprime nelle forme limpide e armoniche della scultura e della poesia
epica.
 È come il sonno, il velo di Maya, in quanto è la rappresentazione illusoria, ordinata,
armoniosa della vita. 
(Apollo dio della luce e della razionalità dispiegata e della misura)
- Il dionisiaco: che scaturisce dalla forza vitale e dalla partecipazione al divenire, si esprime
nell’esaltazione creatrice della musica e della poesia lirica. Il dionisiaco è il carattere
originario della grecità. (Dioniso dio dell’oscurità, del caos e dell’ebbrezza)
L’apollineo nasce come fuga dalla visione dionisiaca della realtà, dal tentativo di sublimare
il caos nella forma, nell’ordine, in modo da rendere accettabile la vita. Nonostante l’uomo
fugga di fronte al caos e all’imprevedibile, è quella dionisiaca la vera realtà: le cose non
hanno un senso o uno scopo.
Quindi, la cultura occidentale, basata sulla grecità, è trasfigurazione sublimata, è
rinunciataria, antivitalistica, menzognera, illusoria. Infatti secondo il filosofo è il dionisiaco
che rappresenta il senso profondo della vita, intesa come intreccio inestricabile di gioia e di
dolore.
Il rapporto tra apollineo e dionisiaco è caratterizzato da varie fasi: 
1. In un primo momento, nella Grecia presocratica, l’impulso apollineo e l’impulso
dionisiaco convissero separati e opposto.
2. In un secondo tempi, nell’età della tragedia attica, i due impulsi si armonizzarono tra
loro, dando origine a capolavori sublimi. Più in particolare Nietzsche afferma che la
genesi della tragedia greca risiede in un <<coro dionisiaco che di nuovo si scarica in un
mondo apollineo di immagini>>: con ciò egli intende dire che il dramma tragico diviene
veramente tale quando è rappresentato tramite una serie di “immagini” che trasformano
in un mondo di ideale compiutezza e bellezza l’essenza caotica dell’esistere.
3. La successiva sintesi tra apollineo e dionisiaco avviene nella tragedia di Euripide nella
quale vince lo spirito apollineo che trionfa sul dionisiaco. La decadenza della tragedia
funge così da spia rivelatrice della decadenza della civiltà occidentale nel suo complesso
e trova il suo simbolo nell’opposizione tra spirito dionisiaco e apollineo ovvero tra uomo
tragico portato a dire <<si>> alla vita e uomo teoretico portato a violentare la vita con
<<la sfera dei suoi sillogismi>>.

Quindi Nietzsche di Schopenhauer riprende la tesi del carattere doloroso e raccapricciante


dell’essere ma ne rifiuta la tematica dell’ascesi, contrapponendo alla noluntas schopenhaueriana un
atteggiamento di entusiasta accettazione dell’essere nella globalità dei suoi aspetti.

PROSPETTIVISMO la filosofia di Nietzsche si caratterizza per il prospettivismo. Si tratta di un


carattere che Nietzsche addotta sin dalle sue prime opere ed è una posizione relativista dei punti di
vista ovvero è la convinzione del fatto che non esistano fatti ma solo interpretazioni, il mondo non
ha più un unico senso perché ne acquisisce molti altri e le stesse cose che possono essere viste da
vari punti di vista. Non esiste un unico criterio di verità e di falsità. Con questa visione si vuole
criticare la filosofia positivista nata nel 1830 con l’opera di Auguste Compte “corso di filosofia
positiva che era espressione della nuova società industrializzata e della nuova classe borghese che
proponeva un pensiero anti-metafisico in quanto affermava che l’unica realtà era quella dei fatti.

ANTI-STORICISMO Nell’opera intitolata “Sull’utilità e sul danno della storia per la vita”
Nietzsche afferma il suo anti-storicismo ovvero si schiera apertamente contro lo storicismo
sostenendo che l’eccesso di storia indebolisce le potenzialità dell’uomo. Però pur criticando lo
storicismo e l’eccesso di memoria storica Nietzsche riconosce non solo il danno ma anche l’utilità
della storia nelle tre possibili forme della storia:
- La storia monumentale: è utile funge da stimolo agli uomini d’azione però tra i suoi limiti
troviamo la tendenza alla mitizzazione infatti tende a cancellare alcuni avvenimenti del
passato oppure stimola l’entusiasta al fanatismo e il coraggioso alla temerarietà.
- La storia antiquaria: è utile perché conserva e venera la memoria storica però il suo aspetto
negativo consiste nella tendenza a mummificare la vita ossia nella propensione a paralizzare
l’agire e a ostacolare ogni progetto di cambiamento.
- La storia critica: è utile perché il critico non si fa schiacciare dal peso della storia e vive il
presente in quanto aiuta a rompere con il passato. Il suo aspetto negativo consiste nella sua
presunzione di poter tagliare i ponti con il passato dimenticando che noi siamo il risultato
delle scelte delle precedenti generazioni.

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