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Teologia Trinitaria Parte II

Metodo

La chiesa ha sempre aproffondita quanto Dio con la rivelazione ha


mostrado di sé, perche la dimensione storica è intrinseca alla riflessione
teologica. Questo perche nn si può separare TEOLOGIA e OIKONOMIA,
anche in riferimento al assioma di Rahner (la Trinità economica è la
Trinità Immanente).
Attraverso la rivelazione Dio si comunica e la storia diventa storia
della Salvezza.
IN secondo luogo perché nella storia della chiesa si compie
l’approfondimento intellettuale del Dio Uni e Trino.
Le varie culture hanno nei tempi, posto sfide alla conoscenza di Dio e
queste hanno dato risposta di due tipi:
ad intra: con a nascita delle eresie, interpretazione riduttiva e false che
nascono nella chiesa, che pero hanno contribuito ad un approfondimento
verso la conoscenza di Dio con lo scopo di chiarire e difendere la verità.
Ad extra: il confronto con culture esterne hai cristianismo e hai canoni
ebraici ha spinto a rendere conto della propria fede. Le culture diverse
infatti pongono nuovi interrogativi portando anche alla ricerca di un
linguaggio nuovo e mais adeguato.
Cristologia e Trinitaria – sono espressione della crescita interpretativa, e
della ricezione da parte della chiesa, della fede trasmessa. I concili ed i
sinodi ebbero il merito di definire i dogmi e al tempo stesso di aprire a
nuovi interrogativi.

La riflessione teologica Trinitaria si articola in vari fasi:


 PERIODO PRE NICENO – dagli scritti neotestamentari fino al 325. Il
Concilio di Nicea che fu il primo concilio Ecumenico, primo
approfondimento teologico sull’unita e Trinità di Dio, anche primi
errori di interpretazione.

 PERIODO DELL’APPROFONDIMENTO TEOLOGICO- parte dal


Concilio di Nicea e dalle speculazione successive, comprende l’epoca
Patristica e Scolastica e vede il suo centro nei daqui (?)
conseguente ai primi 4 concili: Nicea, Costantinopoli, Efeso e
Calcedonia. I quali sanciscono l’equi divinità del Figlio e dello Spirito
rispetto al Padre e l’ulanita divina del Figlio.

 PERIODO MODERNO- periodo dove se cerca di ristabilire il rapporto


tra TRINITA e STORIA degli movimenti e impatto che questa ha sulla
storia degli uomini. Il ‘900 vede un rilanciò della dottrina Trinitaria che
viene rimessa al centro della fede.
Prima dei primi concili le discussione venivano risolte con una
dialettica intraecclesiale e questo diede il via ai primi errori- Non
momento in cui la dialettica non bastava più se arrivava al concilio.
Questo lungo periodo durerà più meno 1000 anni e vedrà dentro
anche la Patristica e la Scolastica.

PERIODO PRE-NICENO

Primo periodo della storia della chiesa dopo l’epoca apostolica


 Apologisti e Martiri
Dal Primo alla seconda metta del II Secolo.

SAN GIUSTINO (100 – 160ca)


La verità del Verbo è un germe di Cui uomo a ricevuto una parte. Già
i filosofi pre-cristiani ricevettero una parte dei “semina Verbi” Anche i
filosofi pagani erano a conoscenza di quella verità che poi ebbe
compimento con la rivelazione. L’aspetto Trinitario in Gesù e
fortemente segnato della liturgia battesimale ed Eucaristia.

IPPOLITO DI ROMA
Esplicita la struttura Trinitaria della preghiera cristiana, per
sottolineare che tutta l’esistenza della chiesa ha un risvolto Trinitario,
afferma: la preghiera cristiana è rivolta al Padre per mezzo del Figlio
nello Spirito Santo. Puntualizza anche che Padre e Figlio…. ( vedere)

ANCHE SAN POLICARPO DI SMIRNI

Scrive una bellissima preghiera dove rende grazie al Padre per averlo
reso partecipe del martirio do Cristo con lo Spirito Santo.

L’unità della chiesa e dei credenti vieni intuito di Santo Ignazio di


Antiochia, ed e vista come la comunione tra Padre e Figlio.

PRIMI TEOLOGI
2ª Metta dell II Secolo.
In questo periodo si avverte la necessità di un approfondimento
teologico per ciò che riguarda il Padre il Figlio e lo Spirito Santo, per
due motivi fondamentali:
 Difendere la fede apostolica da deviazione ed errori;
 Presentare il mistero Trinitario che appare de cosi difficile
comprensione.

Figure di spicco ed espressione di queste necessita saranno Irineo


di Leon nel confronto con gli gnostici e Origene nel dialogo con la
cultura ellenistica.
IRINEO DI LEONE

Nato a Smirne e morto intorno a 202, nell’opera ADVERSUS


HAERESES difende la fede dalla speculazione gnostiche che
volevano comprendere il mistero di Dio a prescindere dalla fede
della chiesa e dall’incarnazione.

Gli gnostici fanno una speculazione sul pleroma- Per loro


l’essenziale è la conoscenza che Cristo ci ha consegnato e che
può salvare gli psichici liberandole dall’errore originario del
demiurgo, con cui ha creato il mondo.ivelatore serve solo a
trasmettere la conoscenza, tutto il Kerigma e in secondo piano.

Gli gnostici ci davano una interpretazione a tratti mitologico, Irineo


risponde esponendo i contenuti principale della fede, basandosi
sulla scrittura- La rivelazione di Cristo è interpretata in chiave
Trinitaria. Irineo parte spesso dal ruolo del Spirito Santo che
attraverso il Figlio porta al Padre, questa opera avviene nella storia
ed e il rituo della fede cristiana. Tutta la creazione ha un ritimo
Trinitario. Irineo presenta il Padre con due mani che sono il Figlio e
lo Spirito Santo. La riflessione di Irineo è sviluppata molto ai livello
economico, vedendo nell’uomo, l’opera vivente di Dio.

ORIENTE E LA SCUOLA ALLESSANDRINA

Gli Alessandrini si trovavano in un altro contesto cultural,


elaborando delle categoria per esprimere la Trinità a livello
immanente, questa scuola era impegnata nel confronto con la
filosofia greco-ellenistica.
Alessandria era il centro culturale dei primi secoli dell’era cristiana
l’autore FILONE DI ALESSANDRIA sarà fondamentale per un
confronto tra pensiero greco ed ebraismo.
Filone infatti, aveva tentato una sintesi della prospettiva ebraica con
La filosofia greca con la quale si confrontano i cristiani alessandrini
è quella del medio platonismo – que anteciparà il neoplatonismo)

I pensatori medioplatonici si esprimevano in maniera diversa tra


loro, comunque i tratti comuni erano:
 Il recupero del trascendente;
 Ripresa della dottrina delle idee;
 Gerarchizzazione su 3 livelli del divino (1º intellecto, 2º intelleto-anima
del mondo )

I medioplatonici troveranno sistematizzazione con Plotino,


fondatore del neoplatonismo, che fonda la dottrina delle 3 ipostasi
che le caratterizzata da due aspetti:
 L’Uno al di la di tutto;
 Le ipostasi mediatrici tra UNO e mondo

Questa concezione costituiva un punto


Di agganciò con la fede Cristiana.

Sara proprio con il medio platonismo che si confronteranno i Padri


Alessandrini del II e III Secolo.

CLEMENTE ALESSANDRINO

Esamina il rapporto tra fede cristiana e filosofia, egli fondatore della


Scuola de Alessandria vuole mettere in luce come Dio sia
intervenuto nella storia per guidare quella parte di umanità non
ebrea, che fu preparata alla pienezza della rivelazione attraverso la
filosofia e la ragione e la filosofia illuminata da questa. La fede
Cristiana non svuota la filosofia perché questa e servita a
preparare i greci ad accoglierla.
Clemente nell’opera STROMATA cerca di coniugare insieme i
saperi dell’epoca, non senza difficoltà date dall’incapacità di
comprendere il principio di Tutto, Clemente subisce molto
l’influenza di stampa Platonico che vede Dio come L’UNO, ma
puntando lo sguardo anche su Gesù, Logos della rivelazione.
Su questa impostazione si poggerà ORIGENE, presbitero
Alessandrino, discepolo di Ammonio Sacca (che fu un
Medioplatonico, maestro anche di Plotino)
Egli per illustrare il mistero di Dio afferma che:
 Il punto di partenza è il Padre, Unico Dio in sé, Solo il Padre è
ARCHE, principio di Tutto e da lui tutte deriva compressi il Figlio e lo
Spirito Santo.
 Il Figlio è generato del Padre nella eternità poiché il Padre è
eternamente Padre ed il Figlio eternamente Figlio;
 Poiché il Figlio e Mediatore verso la creazione, Origine parla di atto di
volontarietà rispetto alla generazione del Figlio, che tuttavia non conduce
al subordinazionismo.
 Lo Spirito Santo viene dal Padre mediante il Figlio, ma nella eternità,
è distinto dalle creature, non è passato dal nulla all’essere ma ha una
esistenza eterna come quella del Padre e del Figlio.
 Si ha una linea discendente Padre – Figlio- Spirito Santo, e da
questa si tende a subordinare le creature, ma l’idea di Origine è diversa.
 Origine intende la generazione, fuori dal tempo e fuori dalle categorie
di necessità.
 Origine è il primo a utilizare il termini IPOSTASI: le ipostasi sono
diverse ma sono tutti i tre Dio, accompagnando la divisione da uma
gerarchia.
 La linea di Origine verrà fraintesa e riformulata in senso eterodosso
da Ario.

TERTULIANO E IL LINGUAGIO TRINITARIO

Tertulliano, teologo di lingua latina fu il primo ad utilizzare il termine


TRINITÀ.
È polemico con la filosofia, ma ha una formazione in campo stoico (il
stoicismo era molto diffuso a Roma).
Im polemica con l’eresia monarchiana userà per primo alcuni termini che
nella lingua latina diventeranno canonici:
 TRINITAS- Triade unificata.
 PERSONA- distinta realtà dei tre.
 SUBSTANTIA- unità e uguaglianza di natura.
In particolare il termine PERSONA verrà usato da Tertulliano che era
avvocato e retore, tenendo conto del suo utilizzo in campo giuridico.
Poiché in Giovanni 4,24 si afferma che Dio è spirito e poiché differente gli
stoici tutto ciò che esiste ha un corpo, sottile ma corpo – Quando
Tertulliano afferma che Dio è substantia indica lo Spirito di Dio e quindi il
corpo di Dio: Dio è substantia ma anche tre persone.

Giovanni – DIO È SPIRITO STOICI – tutto è un corpo anche


Lo Spirito è corpo.

TERTULLIANO – Dio è substantia


La sustantia è il
Dio e Spirito Corpo di Dio.

Sul termine persona, abbiamo un enigma etimologico,


probabilmente deriva dall’etrusco PERSU, persona - era la
maschera usata da Persu, il suo strumento di lavoro- Poiché nel
teatro i personaggi portavano maschere fisse ( il brutto, il buono, il
cattivo), persona era la maschera, ma indicava il personaggio, il
teatro era metafora della vita e i suoi personaggi indicano dei mali
sociali.
Tra il I e II secoli, questo termine passa a indicare l’individuo, ha
quindi una funzione molto importante nello stato Giuridico romano.
Tertulliano usa questo termine poiché segue le regole dell’esegesi
prosopografica, secondo la quale un personaggio veniva
riconosciuto anche da termini usati ( procedimento letterario usato
anche da FILONE)
IL termine PERSONA inizia cosi ad indicare anche la distinzione tr
a Padre e Figlio.
TERTULLIANO però, partendo dalla REGULA FIDEI in virtù della
quale noi già li crediamo distinti. TERTULLIANO usa quel termine
per indicare la distinta individualità, poiché egli voleva difendee la
distinzione nell’unita.
Probabilmente anche TERTULLIANO tendeva a posizione
subordinazioniste, arriva comunque ad affermare che:

IN DIO C’è UNA SOSTANZA E TRE PERSONE

Non IN

TERTULLIANO ha comunque una visione corporea

Con questi autori si introducano termini come: IPOSTASI,


PERSONA E PROSOPON che non derivano della scritture, e si
porteranno dietro ambiguità e difficoltà.
ERESIE:MONARCHIANISMO E SUBORDINAZIONISMO

Il problemi che sorgeranno nel III secolo deriveranno da difficoltà


terminologiche legate ai termini che i cristiani avevano a loro
disposizione per esprimere la realtà del Dio UNO e TRINO.

SOSTANZA- Greco – OUSIA – che in realtà doveva essere


tradotto con ESSENZA
Latino - SUBSTANTIA

PLATONI – OUSIA è l’idea


ARISTOTELES- Sostanza è ciò che non se può dire di altro
sostrato ( ad esempio: un uomo nello
specifico, mentre invece le “sostanze
seconde” sarebbero le specie, ciòè la
nozione di uomo in generale)
Nell’opera METAFISICA dá un elenco dei vari significanti del
termini sostanza, in effetti OUSIA va da
una determinazione molto concreta ( il
singolo individuo) ma anche l’essenza
significa quindi sia una cosa una cosa
che l’altra, dipende solo dall’eccezione
che viene data.

SOSTRATO – HIPOKEIMON - si intendi da un punto di vista


lógico ma anche ontologico.

IPOSTASI - Il termine ha origine in ambito medico e significa ciò


che sta sotto, andando a indicare Il
sedimento di un liquido. In greco è ciò
che sta sotto, in latino sarebbe substantia
ma in romano traducano OUSIA con
substantia che invece avrebbero dovuto
tradurre con ESSENTIA.
L’Ipostasi è il farsi reale in senso fisico, il realizzarsi di qualcosa.
L’ipostasi è una sostanza che deriva da un’altra sostanza, rispetto
alla quale è inferiore, tuttavia è essa stessa sostanza in senso
pieno, capace di produrre altre sostanze inferiore secondo le leggi
della processione – questo processo a livello filosofico è chiamato
emanazione, che è il dinamismo con cui una ipostasi deriva da
un’altra ipostasi superiore. ( In Trinità si usa processione)

Il termine è usatto cinque volte nel NT non in senso filosofico ma


per esprimere la realtà di Dio.
In PLOTINO l’ipostasi è una OUSIA che deriva da un’altra OUSIA,
egli esprime questo concetto come un dinamismo del diventare
reale.
Al di la del senso filosofico ipostasi indica anche la realtà che sta
dietro le apparenze cioè il fondamento.

PROSOPON - Non è un termine strettamente filosofico, nel greco


classico significa MOLTO.
Nel II – III Secoli il termine entra nel linguaggio teologico, il suo
limite è di indicare l’esteriorità, a livello antologico, è debole per
questo viene associato a ipostasi, tuttavia indica una realtà che
viene da una realtà superiore, quindi a rischio subordinazionismo.

Altro problema era che in ambito teologico trinitario i termini OUSIA


e IPOSTASI, nei primi secoli sono stati usati in modo
intercambiabile, impedendo di distinguere ciò che è comune al
Padre, Figlio e Spirito Santo da ciò che era proprio e distintivo dei
tre.
Il termine quindi indicando una estoiosita appariva insufficiente
para essere referito alle caratteristiche distintive.

ERESIE
L’eresie si portano dietro la difficoltà delle dispute terminologiche e
culturali.
Nell II- III secoli le eresie riguardano Gesù Cristo e il mistero di Dio.
Hanno origene da due fronti:
 La mentalità greco-ellenistica
 La mentalità Giudaica;
L’idea di un Dio fattosi uomo, morto in croce e l’idea della Trinità
creava non pochi problemi all’ideale di un Dio essenzialmente
UNO, immutabile, trascendente e separato dalla sfera
dell’immanenza.
Le eresie che da queste premesse si svilupperanno, saranno:

 Monarchianismo – c’è un solo Dio dal quale Figlio e Spirito Santo


non sono realmente distinti.
 Subordinazionismo- Figlio e Spirito Santo sono distinti ma non sono
veramente Dio.

 Monarchianismo dinamico
Il Figlio e lo Spirito Santo sono una forza a energia Divina promana
dall’unico princípio (Padre) e che è venuto a dimorare nell’uomo Gesù
per renderlo il Messia.
In questo concezione non c’è distinzione tra Padre e Figlio.

 Monarchismo modalista
Non concepiscono una reale distinzione tra Padre, Figlio e Spirito
Santo. Esponente furono: Noeto, Prossea, ma soprattutto Sobellio
da cui questo filone prende il via.
Affermando che il Padre, Figlio e Spirito Santo sono solo tre diversi
modi di manifestarsi dell’unico Dio che è il Padre, ed è quindi il Padre
a indicarsi e patire in croce sotto la forma del Figlio.

SOBORDINAZIONISMO

Sostiene che Figlio e Spirito Santo sono distinti dal Padre ma


ontologicamente inferiore a Lui.
Vengono quindi posti su una scala scala gerarchica perché
solamente il Padre è pienamente Dio (Come L’UNO del pensiero
Greco). Si distingue dal modalismo che non riesce ad esprimere una
distinzione.
Il SOBORDINAZIONISMO tradisce la verità di fede perché pone
Gesù sul livello ontologico della creazione e non del Padre.
Questo è quello che afferma ARIO presbitero di Alessandria nel IV
secolo, egli estremizza le posizioni di Origine e confonde i concetti di
subordinazione ( una scala gerarchica),con subordizazionismo (atto
creativo che include Figlio e Spirito Santo).
Ario arriverà cosi a affermare che Gesù:
- È la prima creatura voluta dal Padre in vista del Mondo;
- Che vi fu un tempo in cui non c’era;
- Che perciò non è della stessa sostanza del Padre.
Purtroppo le opere di Ario non co sono giunte, abbiamo solo le lettere che
scrisse al vescovo Alessandro de Alessandria, sappiamo pero che grazie
alle sue doti di oratore ebbe un grande seguito, nonostante il suo pensiero
è ambiguo poiché non concepisce la distinzione tra generazione e
creazione. Ario non nega che il Figlio è Dio, pero è inferiore ( visione
ellenistica), il Figlio è una creatura, è Dio ma è creatura, è creato in vista
della creazione del mondo.
La posizione subordinazionista con Ario raggiunge il culmine- Il Figlio è
distinto da Padre ma è di sostanza diversa, divino ma creato,
inferiore al Padre ma superiore al resto della creazione. C’era un
tempo in cui il Figlio non c’era.
Queste eresie sono la testimonianza della difficoltà che ci fu ad
esprimere la novità della verità cristiana. Fu proprio per rispondere a
queste istanze che vennero convocati i primi concili.

Esempio delle due opposte visioni anche ad alti livelli è il frammento che
possediamo della disputa tra i due DIONIGI: Dionigi vescovo di
Alessandria e Dionigi vescovo di Roma.
Con l’inizio di queste eresie c’è l’inizio della separazione tra economia e
immanenza.
PRIMI CONCILI ECUMENICI

CONCILIO DI NICEA
PREMESSA: Ario cerca di spiegare la fede cristiana in forma molto
semplice, inserindola nelle categorie umane: DIO/ REALTÀ CREATA/
MEDIATORE (FIGLIO); in questo modo era facile di spiegare e di capire.
Con l’editto di Milano, il cristianismo diventa RELIGIOLICITA, di
conseguenza le controversia non erano gradite, perche potevano creare
dissidi all’interno dell’imperio, Costantino decide quindi di convocare un
concilio per mettere d’accordo le varie parti ( i concili del 1º millennio
sarrano convocati dall’imperatore, quelli del 2º Millennio dal Papa).
Il simbolo che poi ne emergerà sará un simbolo basatto probabilmente su
quello di Cesareia e rielaborato in funzione antiariana.

 CONVOCAZIONE E SVOLGIMENTO:
Fu convocato nel 325 per rispondere alla questione ariana.
Ne possediamo due testimonianze, quella di Eusebio di Cesarea e
quella di Atanasio (che poi sostituirà Alessandro vescovo di Alessandria
assumendo il ruolo di difensore della fede nicena)
Il Simbolo Niceno compreende 3 articoli:
1º Dio
2º Figlio ( distinto in due parti):
- Il Figlio prima dell’incarnazione, quindi nel rapporto con il Padre e
con il mondo.
- Il Figlio nell’economia della Salvezza
3º Spirito Santo
Il simbolo si conclude con gli anatemi finali che indicano le condane para
eresia (verso Ario)
Comento al testo:
Primo articolo
- la professione nel testo originale è al plurale
- Il simbolo si sprime con la professione seguita dalla proposizione
IN per indicare una partecipazione alla fede trinitaria.
- Il Padre e definito “onnipotente” e creatore delle cose celesti e
della realtà del mondo probabilmente in funzione anti gnostica.

Secondo articolo

-All’inizio del 2º e 3º articolo viene messa una congiunzione E per


intendere che i tre articoli sono coordinati e non subordinati;
- Il Figlio viene detto generatto e unigenito che in un certo senso
sono sinonimi, poiché unigenito significa unico generato.
- Viene ribadito della stessa sostanza del Padre, quindi essendo il
Padre Dio, anche il Figlio è Dio.
- Poiché Ario riteneva il Figlio un Dio minore, viene spiegato come
Esso è Dio mettendo proprio un parallelismo con la luce e
indicando come Dio Vero.
Generato non creato- espressione essenziale del simbolo
Niceno.
Ario – generato e creato sono uguali
Nicea- Solo il Figlio è generato
- Viene infatti definito OMOUSIAS (consustanziale) anche se poi
non viene definito il significa di questo termine;
- Stabilisce che il Figlio è su un altro livello rispetto alla creazione, si
arriva a dire che Egli e il mezzo attraverso il quale tutto è io che è.
- L’essere generato del Figlio indica l’equidivinità del Figlio rispetto al
Padre,
- Si esprime infine il risvolto scatologico che è esposto in maniera
piuttosto sintetico perche Ario non mette in discussione il ruolo del
Figlio nella Economia della Salvezza.
- A Nicea si vuole chiarire l’identità divina del Figlio perche quello è
il problema posto da Ario.
Terzo articolo:
- Viene rebatida la professione di fede nello Spirito Santo
- Sullo Spirito Santo era ancora stato detto poco, quindi non c’erano
errori.
- I simboli di fede non nascono per dire tutto, ma per rispondere a
chi ha creato un problema, per questo del Padre e dello Spirito
Santo non viene detto molto, perché Ario non aveva posto nessun
problema, quindi non serviva sottolineare.

Il Simbolo se conclude con gli anatematismi contro Ario e i


subordinazionisti, vengono infatti usate affermazioni tipiche di Ario.
Nicea risponde a Ario con termini filosofici aprendo numerosi
questioni, infatti il linguaggio Alessandrino diventa un problema.
Siamo ancora nel tempo in cui OUSIA e IPOSTASI sono simili –
Anastasio infatti non userà il termine ipostasi perché era ambiguo.

PROBLEMATICHE APERTE
I teologi ariani compongono una professione di fede filonicena ma
vaga nei termini e questo gli permetterà di essere riammesso nel
clero Alessandrino.
Atanasio ormai divenuto vescovo di Alessandria rifiuta di accettarlo e
cosi verrà mandato in esilio- Ario muore dentro la chiesa e se chiude
la prima fase.
La seconda fase se conclude con la vittoria degli Ariani (perché gli
imperatori guidati dagli interessi saranno più vicini ad Ario che a
Nicea.
Si arriva cosi a Giuliano l’Apostata che ripristinando il paganesimo
permette ai vescovi niceni di tornare dal esilio.
Nicea risolve le cosa a livello dottrinale ma il problema
dell’OMOUSIOS rimane.
I vescovi ariani combattano Nicea perché introduce termini filosofici, a
questi vescovi sarà indirizzata la risposta di Atanasio.
I Padri Niceni, infatti non hanno ellenizzato la fede, anzi vollero
eliminare una visione strettamente ellenistica dall’interpretazione di
Ario.
Utilizzando il termine OUSIA a Nicea si volle partire dalla
preesistenza per giungere all’intento soteriologico – Ario infatti
andando contro Nicea sta minando l’orizzonte di salvezza, se Cristo
non è vero Dio non può salvare.
Intorno al termine OMOUSIOS si svilupperanno problemi e partiti di
pensiero:
- ANOMEI (Eunomio) – rifiuto totale di Nicea, il Figlio è
completamente dissimile al Padre.
- OMEUSIANI (Basilio di …. ) – gruppo moderato Il Figlio è simile
nella sostanza al Padre, ma non uguale (OMOIOUSIOS);
- OMEISTI –(Eusebio di Cesarea) Il figlio e simile al Padre in senso
generico.
Le questioni rimasti aperte riguarderanno IPOSTASI e OUSIA: Se il Figlio
è della stessa sostanza del Padre è anche della stessa IPOSTASI?
Bisogna quindi aprire ad un chiarimento terminologico e approfondire la
questione sullo Spirito Santo.

TEOLOGIA TRINITARIA DEI PADRI CAPPADOCCI

Dopo il problema della subordinazione del Figlio ao Padre (Nicea),


nasce quello dello Spirito Santo.
Nel IV secolo alcuni arrivano a pensare che lo Spirito Santo fosse
come una energia di Dio, che in Cristo era presente in maniera più
eminente e che fosse stato donato agi uomini para santificarli.
Lo pensavano cosi EUNOMIO e gli PNEUMATOMACH (avversari
della divinità dello Spirito Santo).
Saranno i Padri cappadoci a diffendere la posizione ortodossa dal
Concilio Costatinopla I (381).

San Basilio Magno affronterà per primo la questione dello Spirito


Santo affermando che se lo Spirito Santo ci fa figli nel Figlio, allora è
di natura Divina come il Padre ed il Figlio.
Lo Spirito Santo ha la santità per natura e non la riceve per grazia,
infatti già Atanasio affermava che se lo Spirito Santo fosse una
creatura l’essere in lui non ci porterebbe ad una partecipazione a Dio.
Basilio affermerà quindi “ GLORIA AL PADRE, INSIEME AL FIGLIO
CON LO SPIRITO SANTO ; per esprimere la comunione dello Spirito
con Dio.
Altro argomento sul quale interverranno i cappadoci sarà il problema
terminologico per esprimere UNITA e DISTINZIONE in DIO – I
cappadoci danno vita ad una teologia caratterizzata da una accurata
dialettica tra:
- La affermazione della verità di Dio attraverso la ragione umana –
teologia catafatico a positiva
- IL momento del silenzio e della conoscenza del mistero
inesaudibile- teologia apofatica o negativa.
La corretta teologia è quella che tiene in equilibrio queste due dimensioni
come fecero i cappadoci.

SAN BASILIO MAGNO (330- 379)


Nell’opera CONTRO EUNOMIO – Eunomio sostiene che Padre e Figlio
avevano sostanze diverse perche uno è generato e l’altro ingenerato) si
impegna a forgiare espressioni capaci di esprimere la distinta identità di
ciascuno dei Tre e la loro sostanziale unità.
Basilico dá anche una spiegazione del termine:
IPOSTASI: sostanza individuale
OUSIA: sostanza comuni
Basilio spiega questa differenza con un discorso APOFATICO
(comprensibile alla natura umana), spiegando come l’essenza divina è
indefinibile, non possiamo dare categorie all’OUSIA divino – L’essenza
Divina è infatti indefinibile perché se cosi non fosse sarebbe delimitato e
confinato.
Quando si parla di generato o ingenerato ci si riferisce invece all’ipostasi
che invece è una caratteristica propria o al Padre o al Figlio, quindi
caratteristiche immanenti, para lo Spirito Santo Basilico non trova una
qualità immanente, entra cosi nel livello economico e parla di opera
Santificatrice.

GREGORIO DI NISSA
Affermerà che nonostante le caratteristiche proprie non c’è diversità, la
differenza di ipostasi non rompe la comunione di Natura.

GREGORIO DI NAZIANZO detto “il Teologo” esprime l’Unita indivisibile


della Trinità ed esprime i caratteri distintivi dei tre, evidenziando come le
due cose siano tra loro complementari – UNITÀ E TRINITÀ VANNO
INFATTI PENSATE INSIEME: ciascuna persona divina è tutta l’essenza
divina , cosi come ogni uomo è espressioni di umanità non c’è una che va
altri rispetto agli altri.
Le tre ipostasi non vanno pensate in modo materiale, le relazione vengano
infatti riformulate in base all’origine.
Le ipostasi indicano le proprietà mentre l’OUSIA divina è una sola e non
c’è differenza se non la generazione per il Padre e il Figlio mentre lo
Spirito Santo è colui che sgorga (procede) senza essere generato, perché
altrimenti sarebbe Figlio.
Quindi nelle ipostasi vi è una perfetta identità di natura ad esenzione delle
relazione di origine, infatti è proprio la modalità del reciproco rapporto che
le definisce tale come ipostasi divina.
Gregorio inserisce per primo il termine PROCEDERE – EKPOREUSIS e
spiega in termini molto semplice come il Figlio ha origine dal Padre ma non
in senso temporale, poiché è il Figlio l’autore del Tempo.

CONCILIO DI COSTANTINOPOLI I

La riflessione dei Padri Cappadoci sullo Spirito avrà notevole influsso sul
simbolo formulato nel Concilio Constantinopoli I, convocato nel 381
dall’imperatore Teodosio contro gli pneumatomachi.
La sequenza sullo Spirito Santo elaborata da Basilio troverà ecco nel
Concilio Constantinopoli I, che si celebrerà quando Basilio era già morto.
Il simbolo costantinopolitano presenterà delle parti nuove rispetto a Nicea,
in particolare sullo Spirito Santo che a Nicea era stato liquidato in pochi
parole e verranno fatte delle aggiunte per ciò che riguardava anche la
l’umanità di Cristo, in risposta anche ad Apollinare che per salvare la
divinità l’aveva messo in secondo piano l’umanità, erano nate eresie
cristologiche, se produce quindi ad un ampliamento, a Nicea non c’era
stato bisogno perché Ario non aveva messo in discussione l’umanità.

SULLO SPIRITO SANTO


- Viene definito Kirios, Il kirios esprime la divinità e grazia alla
divinità dá la vita, La Vita è data solo da Dio, quindi affermare che
lo Spirito Santo è Kirios equivale a dire che è divinità – La vita non
è solo física ma anche di Grazia.
- La finalità contro gli pneumatomachi è affermare che lo Spirito
santo è vero Dio – non viene usato il termine OMOUSION perché
era un termine associato al Figlio, quindi si cerca di non creare
confusione.
- Come in GV 15,16 si usa “procede” – EKPOREVOMAI, lo Spirito
Santo sgorga da Padre, è una propriet dello Spirito Santo; rispetto
al Vangelo in greco e diversa la preposizione:
GV-
COSTANTINOPLA – EK - mette in risalto come Figlio e Spirito
Santo vengono allo stesso modo dal Padre, è importante il
paralellismo.

- Non si afferma che procede dal Figlio perché il rapporto con lui non
era importante
- Viene detto che CON il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, ma
in greco rende meglio poiché è CON_ADORATO e
CON_GLORIFICATO, come fece Basilio.
- Lo spirito Santo ha parlato per mezzo dei profetti come nell’ AT
solo Dio faceva
- Si crede nella chiesa che è opera dello Spirito Santo
- Si confessa UN SOLO Battesimo perché con esso si entra nella
chiesa
- Si aspetto ciò che verrà (scatologia) per l’opera dello Spirito Santo
nella Chiesa.

Dal punto di vista dogmatico la lettera dei vescovi radunati a


Costantinopoli indirizzata a Papa Damasco e ai vescovi occidentali
nel 382, fu molto importante.
- Viene affermata l’unica divinita di Padre, Figlio e Spirito Santo e
l’unica OUSIA in 3 IPOSTASI Perfette.
- Si trova definita la differenzza tra ipostasi e OUSIA.
 SABELLIO - confonde le ipostasi
 PNEUMATOMACHI E ARIANI- Dividano L’OUSIA

- La lettera infine sottolinea la vera umanità di Cristo e


dell’incarnazione.

CONCILIO DI COSTANTINOPOLI II (553)

- A livello dogmatico si acquisiscono le istanze del Concilio


Costantinopolitano I – bisognava però chiarire delle controverse
linguistiche:

Greco Latino
IPOSTASI - substantia
OUSIA - SUBSTANTIA
I latini pero per tradure il concetto di IPOSTASI usavano persona -in Greco
era PROPOSON
Nel Concilio di Costantinopoli II verranno assunti questi termini ma non se
ne dà una definizione, chi non accettava le istanze del concilio era
accusato di eresia.
Il concilio afferma che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo hanno una Sola
OUSIA, una sola divinità da adorarsi in tre ipostasi a PROSOPA (persona)

LA QUESTIONE DEL FILIQUE


Il Filioque è ciò che ci divide dalla chiesa ortodossa. Questa controversia
Trinitaria riguarda la processione dello Spirito Santo ed il ruolo del Figlio in
essa.
Il Concilio Constatino I usando il termine biblico EKPOREUOMAI aveva
definito come lo Spirito Santo sgorgasse das Padre ma non aveva definito
nulla riguardo al Figlio e lo Spirito Santo.
Generazione – P F
Processione P SS
F SS (?)
Il Figlio e lo Spirito Santo ricevano entrambi sussistenza da Padre , da cui
provengono, perché sono entrambi in Dio.
La teologia Orientale e quella occidentale in questo campo, si svilupparono
in modo diverso.
TEOLOGIA ORIENTALE
Piu legata all’economia della rivelazione e rispettosa della trascendenza
del Padre, La teologia Orientale è APOFATICA, rimane nel mistero, i
rapporti sono pensati come una discendenza esprimendo cosi la
monarchia del Padre come Fonte della Vita Trinitaria, elemento importante
è la TAXIS, l’ordine, bisogna cioè rispettare l’ordine di discendenza il punti
di vista orientale è quello dell’ UNICO DIO IN TRE PERSONE
Schematicamente è:
P-F-SS
Questa formula in contesto Ariano è letto come subordinazionismo.
Lo Spirito Santo viene dal Padre attraverso il Figlio – Lo Spirito Santo è
l’estremo di Dio, accentuano la distinzione delle persone nell’ordine in cui
nella storia della Salvezza essi si sono rivelate.

TEOLOGIA OCIDENTALE

Soprattutto a partire di Santo Agostino si impegna a penetrare nella vita


trinitaria “ad intra” cioè nell’immanenza – si parte cosi dall’unica essenza
divina che si attua nelle 3 persone: Il Padre genera il Verbo, dall’amore
reciproco tra Padre e Figlio procede lo Spirito Santo.
Il punto di vista degli occidentali è quello delle TRE PERSONE
NELL’UNICO DIO, queste relazione sono espresse nelle schema
circolare.

Padr
Figlio
e

S. S.

Gli Occidentale vedono lo Spirito Santo come vincolo d’amore e legame


tra Padre e Figlio – questo schema introdotto da Agostino, illumina ogni
forma di subordinazionismo, Il padre è fonte e principio de Tutto, Lo spirito
Santo procede dal Padre e dal Figlio è la convergenza dei due, sottolinea
la Unita di essenza,
Lo Spirito Santo che procede dal Padre e dal Figlio e detta FILIOQUE
( e dal Figlio) anche se la sorgente resta il Padre, perché comunque il
Figlio riceve dal Padre la divinità e anche la capacità di spirare lo
Spirito Santo.
Con lo schema circolare si sottolinea che lo Spirito Santo è l’intimo di Dio il
legame d’amore tra Padre e Figlio, privilegiando l’unità e l’equi-divinità dei
tre.
Le due visione non sono tra loro contradditore, ma quasi complementari- lo
sgorgare indica proprio l’origine dello Spirito Santo che è il Padre, il Padre
è la fonte.
Agostino afferma infatti, riprendendo GV 26 che il Padre generando il
Figlio gli dà tutto quello che lui è eccetto la paternità che è proprio del
Padre, la centralità del Padre e sempre tenuta in evidenza. IL figlio tutto
quello che ha lo ha ricevuto dal Padre– Il figlio dal Padre ha ricevuto tutto
(eccetto la paternità), quindi ha ricevuto anche di essere principio dello
Spirito Santo che di conseguenza procede dal Padre e dal Figlio, perché è
il dono di entrambi, il loro amore, la loro comunione.
Il Concilio di Costantinopoli I per parlare dal rapporto tra Padre e Spirito
Santo venne usatto il verbo EKPORENOMAI, sgorgare da una fonte, che
pero non può essere usato in relazione al Figlio perché la fonte è una e ed
Padre è l’unico a generare senza essere generato.
Gregorio Noz. Distingue così la processione che accomuna il Figlio e lo
Spirito Santo dall EKPOREUSIS del Padre e dello Spirito Santo per
indicare la processione i userà il termine PROIENAI.
Nell VII secolo San Massimo il confessore comprenderà che i due modi di
pensare la processione.

Sono due e schemi diversi complementari tra loro: i Padri e il solo,


principio senza principio del figlio e dello Spirito Santo; ma il Padre e il
Figlio sono fonti consustanziale della processione dello Spirito Santo.
Il  latini con una terminologia più povera usarono il verbo procedere a
proposito dello Spirito Santo, sia in rapporto al Padre chi  al Figlio. 
La distanza culturale tra Oriente e occidente e Resi incomprensibili i
rispettivi linguaggi.   anche i occidenti è vivo l’interessi a salvaguardare la
monarchia del Padre, Infatti la formula dal FILIOQUE  (In un contesto in
cui l'arianesimo è ancora fiorenti,  come in occidente,  dove era necessario
riaffermare la consustanzialità  contro tutti gli Ariani che la negavano)
Voleva mettere in risalto il fatto  che lo Spirito Santo è della stessa natura
del Figlio, Senza mettere in causa la monarchia del Padre.

 le due correnti greca e Latina andavano  avanti senza problemi fino a
Carlo Magno,  quando in funzioni polemica con Bisanzio,  decide 
unilateralmente Di aggiungere il FILIOQUE occhi al simbolo Nisseno
costantinopolitano. 

Con Fazio  esplode la controversia,  Egli infatti  accusa in latini di aver 


introdotto un secondo principio, Perché a questo punto ci sono due Fonti, 
per via delle Traduzioni con i EKP . Non si può aggiungere il figlio quindi
va usato PROIENAI. 

  Fazio  affermerà che lo spirito santo procede ¨ Dal Padre SOLO” 


estremizzando la posizione orientale  togliendo del tutto la mediazione del
Figlio.

Costantinopoli - Solo dal Padre non siamo ancora allo scisma.


Latini - Dal Padre e Dal Figlio

La situazioni se precipita quando Umberto di Silva Candida,  legato


pontificio  a Costantinopoli, Lancia un anatema contro  il Patriarca Michele 
Cerulario,  accusandolo  di aver tolto il FILIOQUE  dal simbolo,  mentre
invece nel Oriente non c'era mai  stato. 
 Michele lancia  il contro anatema,   protestando perché i greci erano  stati
scomunicati per non aver voluto  cambiare il simbolo. 
Nel 1453 l'impero Turco conquista Costantinopoli.  l'Impero Bizantino
cerca così un appoggio politico Vivete nella riunificazione dello scisma  un
ottimo mezzo. Si sancisce una formula di unioni che vuole affermare che il
FILIOQUE  non si escludono a vicenda. 
Il popolo non vede bene questo tentativo che in effetti cadrà nel vuoto.  le
cose  rimangono  così Fino al Concilio Vaticano II,  quando si cercherà di
riunire lo scisma. 
Prospettive attuali

Cattolici-  la ricomposizioni è possibili è auspicabile


 ortodossi-  a causa della frammentazione della chiesa ortodossa la
situazione è più complicata,  infatti la grande difformità porta ad una
difficoltà nel dialogo,  anche se dal punto di vista Trinitario  non ci sono
elementi di divergenza.  la posizione ortodossa e variegata:
 chi afferma che il FILIOQUE  E inaccettabili perché da esso deriva il
eccessismo  cristocentrismo cattolico.
 Chi vedi semplicemente due posizioni teologiche diversi
(BULGAKOV)
 Chi come Erdokinov  vorrebbe parlare di SPIROTOQUE Poiché tanti
elementi che riguardano il Figlio vedono coinvolto lo spirito santo- 
questa idea ha trovato buona accoglienza in trinitaria,  E chi c'è
sempre stato il rischio di ragionare per diadi, Erdokinov  invece 
afferma che la trinità non si può pensare e scomposta. 
  per i cristiani Esiste un documento emanato nel 1997 che cerca di
fare chiarezza sui principi condivisi. 

LA PERICORESI

 da Grego PERICOREO - andare intorno, termine utilizzato per primo


da Anassagora Per indicare le interazioni de due principi diversi-  il
termine fu molto usato dagli stoici,  che avevano una visione corporea
della realità.  Il termini andrà a indicare  due realtà uniti e distinte. 
Il Damasceno  riprenderà il termine  pericoresi,  e rispondimi sia
l’unione senza confusione  della natura Divina e di quella umana in
Cristo, sia il rapporto di reciproca esistenza delle tre divine persone.
La pericoresi è una unione senza mescolanza, le persone divine sono
unite, non distinte - Le persone non sono confuse in una unità
monarchiana - una sola parola esprime un concetto evitando agli
caduta.
Il concetto della mutua in- esistenza delle persone divine era già
presenti nei Padri latini: Tutta la Trinità  è presente nel Padre, nel
Figlio e nello Spirito Santo e la linea della pericoresi vieni portata
avanti dai teologi.
La pericoresi è un concetto che avrà una importante ripresa nella
teologia contemporanea.

LA SCOLASTICA MEDIEVALE

La Scolastica Medievale riprende la tradizione patristica- Tommaso


è senza dubbio il vertice di questa epoca, ma importante fu anche il
contributo di Scoto Eriugena, Riccardo di San Vittore e San
Buonaventura.
Il maestro della conoscenza di Dio per lungo tempo è stato ritenuto
Dionigi L’Areopagita, anonimo autore del V-VI secoli, sotto il suo
nome ci sono giunti alcuni libri Areopagita, anonimo autore del V-VI
secoli, sotto il suo nome ci sono giunti alcuni libri, di forte tendenza
neoplatonica, testi sui nomi divini, sulla gerarchia celeste e
ecclesiastica
La mitica con Dionigi diventa sinonimo di esperienza culminante di
Dio,
e approfondimento su Dio.
La teologia di Diogini è totalmente apofatica, va altre agliconcetto
umano (Trinità super divina, super buona…) sostiene che di Dio non
possiamo dire niente, bisogna abbandonare i sensi per unirsi a Dio.
Nel Medioevo pero le cose vanno diversamente, ci si basa sulla
rivelazione che non è chiusura ma apertura a Cristo.

RICCARDO DI SAN VITTORE

Ha dato un notevole contributo al concetto di persona, spiegandone


senso e significato, dando anche un primo contributo per arrivare a
concepire la persona Divina.
Riccardo è il maggiore esponente della scuola vittoriana fondata da
Ugo di San Vittore- Si ispira a Agostino per ciò che riguarda la Trinità,
ma vuole mettere in atto il metodo di Sant’Anselmo – Riccardo pero
vuole riflettere e argomentare senza utilizzare argomenti di altri ma le
potenzialità della ragione umana.
Riccardo parte dalla definizione giovannea DEUS CARITAS EST,
quindi dici se Dio è il bene supremo deve avere la pienezza della
bontà che è l Carità, ma la carità non è mai solo amore per se stesso,
infatti perché sia caritatevole l’amore deve essere rivolto ad altri, ne
consegue che se Dio è Carità, Vuol dire che è molticiplita di persone.
La speculazione di Riccardo riguarderà anche il perché 3 persone e
non 2: il massimo della carità è volere che un altro sia amato come lo
siamo noi stessi, la carità infatti implica amore vicendevole tra chi ama
e chi e amato, ma devi anche esserci un co-amato, una dimensione
interpersonale nella quale l’amore reciproco non cada nell’amore
privato.
L’amore reciproco rischia infatti di essere vicendevole e chiuso, per
questo esige 3 persone.
Ricardo cercherà anche di spiegare il termine persone, egli afferma
che persona dice qualcosa di singolare e incomunicabile.
La sostanza dice un ALIQUIS – qualcosa.
La persona dice un ALIQUID- qualcuno
Persona e qualcuno con caratteristiche individuali.
Riccardo Infatti capisce che è difficile applicare alla Trinità la
definizione di BOEZIO: una sostanza individuale di natura razionale –
La definizione de Boezio, porterebbe infatti al triteismo.
IL Padre infatti donna tutto al Figlio tranne la paternità e viceversa, e
anche lo Spirito Santo ogni relazione distingue ognuno dei tre ma è
incomunicabile. Quando penso alle persona lo devo fare in termini di
relazione e non di sostanza. Riccardo individua il termine
EXISTENTIA.
(EX – da SISTERE – sussistere), ciascuno in quanto existentia , esiste
in quanto parte da qualcun’altro. La persona divina è quindi
EXISTENTIA :qualcosa che in se venendo da Nell’unica natura divina
qualcuno si distingui come esistenza incomunicabile e insostituibile.

TOMMASO D’AQUINO

Frutto più maturo della teologia Trinitaria, del Medioevo in Occidente,


Tommaso tratta del mistero trinitario in diverse opere, anche se da
prospettive diverse.
Tommaso por privilegiando la sensibilità latina di origine agostiniana cerca
di integrare anche quella greca, in particolare la pericopi dal Damasceno.
Tommaso per la sua teologia parta dalla rivelazione e dalla scrittura, in
particolare dalla Rivelazione che Dio fa a Mosè (Es 3,4)
Tommaso evidenzia come in senso proprio, l’Essere è solo di Dio, mentre
tutte le cose hanno l’essere da lui per partecipazione, affermando a retta
distinzione tra l’Essere di Dio e l’Essere delle creature.
Tomasso riesce a pensare le processioni divine non come azione verso
l’esterno (subordinazionismo), ma come azione immanente a Dio, infatti,
quando Tommaso parla di processione non intende per forza
l’EKPOREUOMAI di Giovanni 15,26, ma si referisce a tutti quei termini
che fanno derivare tutto dal Padre. Ma come bisogna interpretare la
processione nella Bibbia?
Tommaso doppo cerca 1000 anni tira in Ballo Ario che interpreta la
processione come causalità efficiente ( il Figlio e effetto esterno del Padre
– che è eresia)
Per Tommaso bisogna quindi trovare analogia con la realtà creata, che
abbia un effetto immanente alla causa.
Tommaso identifica questo nella attività intellettuale dell’uomo: quando
l’uomo pensa infatti, il concetto rimane interno all’uomo, nel processo
intellettuale l’oggetto è interno al soggetto, quindi la processione è l’effetto
di un’azione immanente. Non totalmente esterno come invece sosteneva
Ario.
Il Figlio e lo Spirito Santo sono processione interne a Dio.
Tommaso usa o termine processione con due accezione diverse:
- Come generazione – Il Padre genera il Figlio- secondo l’intelletto.
- Como processione del Padre e del Figlio che fanno procedere lo
Spirito Santo – per l’amore e la volontà.

La processione è una azione immanente dove c’è qualcuno che


agisce, possono essere solo de due tipi:
- Secondo la volontà
- Secondo l’intelletto

La processione è qualcosa di dinamico, ma a senso unico, mentre


la relazione è un rapporto che può essere a doppio senso.

Tommaso vuole vedere se le relazioni divine sono reali o no-


Aristoteles sosteneva che le relazioni sono degli accidenti e
possono avere caratteristiche diverse. Tommaso ritiene essenziale
stabilire se la relazione è di ragione.
Tommaso dice quindi che la relazioni in Dio sono reali e non di
ragione, perché fondate sulle processioni che in Dio sono reali
perché intrinseche alla natura di Dio.
Tommaso riprende i due linguaggi che gli erano stati trasmessa
dalla tradizioni: quella di Agostino sulla relazione e quella di
derivazione greca sulle ipostasi.
La persona divina è quindi:
RELATIO- elemento che distingue la persona
SUBSISTENS- posizione ontologica della persona, si passa così
ad una concessione di persona che implica la relazione, almeno
del punto di vista trinitario.
Queste relazioni esistono, hanno un loro essere, non un essere
diverso l’una dall’altra, ma un unico essere in Dio.
Ma quante sono la relazione in Dio?

- Tra Padre e Figlio – Paternità abbiamo due relazioni perché


- Tra figlio e Padre – Filiazione posso guardare il rapporta da
entrambi le parti

Per lo Spirito Santo (divisione data dai tomisti)


- Padre, Figlio – Spirito Santo – spirazione – spirazione attiva
- Spirito Santo – Padre, Figlio – processione- spirazione passiva.
Tommaso vuole chiarire che cosa è “persona” divina, Tommaso interpreta
la definizione di Boezio e cerca cosa è la base, cioè il concetto di
individuo
INDIVIDUO – cioè che è indistinto in sé stesso è distinto dagli altri.
Quindi l’essere persona è considerarci nella propria individualità, in ambito
umano la distinzione è data da carne, ossa e anima, quindi indistinto in sé
stesso ma distinto dagli altri.
Quale è la distinzione in Dio?
In Dio la distinzione è data dalla relazione relazioni di origine. In Dio la
distinzione è fondata su relazione reali, dove l’essere coincide con
l’essenza divina.
In Dio infatti le relazioni sono sussistente e questo evita monarchianismo e
subordinazionismo.
La differenza è di sostanza:
- Il Padre è tutto identico al Figlio tranne nella Paternità
- Il Figlio è tutto identico al Padre tranne nella figliolanza
La paternità\figliolanza è l’elemento che costituisce e distingue il Padre e il
Figlio. LA PERSONA È UNA RELAZIONE SUSISTENTE.
La spirazione attiva invece è una relazione NON sussistente, perché lo
Spirito Santo è tale solo perché è in relazione con il padre e con il Figlio,
mentre Padre e Figlio sono in relazione a prescindere dallo Spirito Santo.
Tommaso vuole evitare la categoria dalla sostanza.
Tommaso elabora altri concetti a livello trinitario ed afferma che le persone
divine hanno proprietà personali esclusiva. Una caratteristica viene resa
proprio ad una persona, me le caratteristiche non sono proprietà perché le
proprietà sono inscindibili dalla persona e non sono intercambiabili.

SANTO AGOSTINO

Agostino si colloca dopo Il concilio Costantinopolitano I, ebbe una vita


piuttosto dissoluta, avrebbe voluto incontrare Ambrogio, ma non si riesce,
cosi un sacerdote gli consiglia di leggere dei libri, Le Enneadi di Plotino,
quindi scritti neoplatonici.
Durante questa lettura ha una illuminazione che gli permetterà di fare un
percorso interiore, vede interiormente una luce.
Questa luce abbagliante lo acceca, ma può sentire, attraverso questa luce
entra in sé e può vedere con gli occhi dell’anima.
Agostino attraversava una crisi scettica e con questa esperienza arriva a
dubitare di se stesso e non di Dio, inizia allora un itinerario che lo porta a
cogliere quella luce, ma ha bisogno de un mediatore che è Gesù Cristo,
Dio tra gli uomini.
Questa esperienza teologica è raccontata da Agostino nel VIII libro delle
“CONFESSIONI” dove sono narrati i fatti prima del battesimo. Agostino
sente la voce di Dio e riporta la citazione biblica di Es 3,14 e in quel
momento capisce chi è quella luce e nasce in lui il desiderio di mettersi in
cammino.

IL DE TRINITATE
È una opera scritta dal 399 al 420, è un trattato composto da 15 libri che
ebbe una storia piuttosto travagliata, come si invece dal Prologo (che in
realtà era una lettera che Agostino scrive al vescovo Aurelio e poi utilizzata
come prologo dell’opera):
qualcuno rubò questi scritti prima che l’opera fosse completata e li
pubblicò – Agostino seccato per non creare confusioni decide di
correggere il 12 libri già usciti e di continuare gli altri 3 fino a portarli a
pubblicazione.
L’opera dapprima venne richiesta ad Agostino dalla chiesa primitiva, infatti
la teologia Trinitaria latina aveva bisogno di questo di questo
approfondimento. Agostino prima di battesarsi era retore imperiale e
professore di retorica, quando diverrà vescovo la sua diocesi era molto
piccola, ma lui era una personalità molto importante e quindi veniva
consultato. Agostino infatti era un teologo in cui l’esperienza spirituale,
l’esperienza di vita e la riflessione teologica sono una cosa sola. Per capire
la teologia di Agostino bisogna tenere in considerazione anche la sua vita.

Il De TRINITATE si può dividere in 3 parti:

1- Libri 1,2,3 e 4 – è quella della REGOLA DELLA FEDE , Agostino


dice che per conoscere la Trinità bisogna partire dalla fede fondata
sulla scrittura, dall’economia, dell’opera della salvezza dove appare
evidente l’azione del Padre del Figlio e dello Spirito Santo.

2- Libri 5,6 e 7 – è quella dell’INTELLIGENZA DELLA FEDE, dove pone


la questione di come poter illustrare la Trinità a livello immanente
(relativo cioè al suo ESSERE e non ALL’OPERAARE come per la
Trinità economica)

3- Libri da 8 a 15- vuole condurre il lettore a fare una esperienza di fede


e desidera cha anche il lettore possa fare esperienza della trinità.

Il DE TRINITATE è anche un trattato cristologico perché Cristo è


mediatore della Trinità.
LIBRO I

Per conoscere Dio dobbiamo partire dalla fede, utilizzando la ragione;


Agostino individua 3 tipi di errore che non patano dalla fede e
arrivano a considerazione errati:
1- Parlando di Dio partendo da considerazione corporee;
2- Parlando di Dio attribuendo affetti dell’anima umano;
3- Hanno una idea di Dio come una sostanza immutabile, insistano
troppo sulle loro congetture perché passano dalla fede.
Agostino dice che anche nella scrittura bisogna stare attenti poiché
si usano vocaboli particolari, ma ci insegna come interpretarla con
intelligenza per giungere alla conoscenza della fede.
La fede è il punto di partenza- La giustizia della fede deve portare
a fare esperienza. Agostino invita tutti a mettersi in cammino sulla
via della carità, poiché gli errori hanno ricadute sulla fede.
Dopo aver dato l’introduzione che bisogna partire della fede,
elenca i nomi da usare nei confronti di Dio, lo scopo e il piano
dell’opera, la disposizione d’animo di chi vuole leggere l’opera,
comincia ad esporre i contenuti.

- Agostino fa una cosa che per coloro che si erano formati nel
neoplatonismo è sconvolgente e cioè per esprimere la distinzione
nell’unità parla al negativo: Il Padre, Il Figlio e lo Spirito Santo CON
LA LORO PARITÀ NON SONO TRE DEI MA UN DIO SOLO.
Questo modo di esprimersi mostra anche la libertà intellettuale di
Agostino che non era vincolata alla sua formazione.
In questa fase è ancora attaccato al dato di fede e svilupperà tutta
sulla relazione.
Agostino divide la Trinità immanente ed economica.
Espone il lavoro fato precedentemente scrivendo quello che era
stato studiato dai Padri latini e greci. Usa i termini di Nicea parte da
Padre, Figlio e Spirito Santo che sono la medesima sostanza
benché il Padre non è Figlio, il Figlio non è Padre e lo Spirito Santo
non è né Padre né Figlio, sono distinti perché uno non è altro
(linguaggio de negazione).
Agostino esprime anche il distinto operare che non è una
separazione. Agostini presenta la fede in modo paradossale:
DISTINTA E INSEPARABILE.
- Agostino problematizza ciò che è espresso nella fede cristiana.
Poiché in Occidente se era ancora detto poco dello Spirito Santo,
Agostino non dedica una sezione ma lo approfondisce con le varie
tematiche gettando la base per la tradizione latina pneumatologica.

LIBRO QUINTO

Agostino nei libri 1-4 considera la Trinità economica, nei libri centrali (5-7)
tratta quella immanente.
Agostino parte dalla logica aristotelica, egli infatti era un retore, argomenta
quindi prima dal punto di vista linguistico poi da quello ontologico.
Agostino partendo dalla Trinitaria istituisce il concetto relazionale.
Agostino (in senso linguistico) afferma che Dio è sostanza a essentia e
che in Greco questo è detto OUSIA.
Ai Latini il termine essenza non piaceva, preferivano sostanza (perché era
qualcosa che potevano identificare praticamente)
Secondo Agostino invece sostanza non era indicato perché indicava
qualcosa che poteva essere soggetto a cambiamento e quindi non
esprimeva qualcosa espresso al massimo grado, lui comunque userà
anche sostanza perché era un termine già di uso.
Agostino parte dall’etimologia da termini essenza, ossia radice del verbo
ESSERE, che è il verbo con cui Dio si è presentato. Agostino espone
questi questioni terminologiche come indubbie.
Successivamente pone i dubi tirando in ballo gli ariane che portavano dal
fatto che in Dio non ci sono accidenti e usavano le categorie aristoteliche:
TUTTO ciò che predichiamo di Dio è a livello sostanziale ossia il Padre è
ingenerato e il Figlio (a livello di sostanza) è generato allora la loro
sostanza è diversa.
Agostino pero dice che non basta contrapporre passi della scrittura, ma
bisogna smontare le tesi ariane a livello teologico-concettuale.
Agostino passa poi all’argomentazione, cercando di aprire una via su
sostanza e accidenti, partendo dalla cose mutevole nelle quali applica la
logica aristotelica.
Nel Mondo creato infatti, sono presenti o le sostanze o gli accidente
poiché è un rapporto verso qualcosa, ma allo stesso tempo è lontano dalla
sostanza, infatti la relazione non modifica la sostanza.
Parte infatti a spiegare facendo una riflessione antologica sulle parole
Padre e Figlio.
PADRE – dice una relazione non si è Padre senza Figlio;
FIGLIO- è in relazione al Padre, infatti non c’è Figlio senza un Padre.
Questi soni due termini relazionali ma non assoluti, in Dio infatti Questi
sono termini relativi perché essendo la generazione eterna, il Padre è
sempre Padre ed il Figlio e sempre Figlio. Il Padre non è mai stato Figlio e
il Figlio mai Padre.
Agostino da quindi una svolta decisiva alla categoria della relazione
aristotelica.
Anche nella scrittura dobbiamo distinguere i termini assoluti da quelli
relazionali. Dio è nome assoluto, infatti il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo
Spirito Santo è Dio ma insieme sono UNO SOLO DIO e non tre dei, questo
distingue il nome assoluto da quello relativo, che è sempre al singolare
perché posseduti dall’unico Dio.
Agostino distingui quindi Padre, Figlio e Spirito Santo in base alla
relazione, ma se i nome devono esprime una relazione (come Padre e
Figlio) Spirito Santo in che relazione è poiché che sia SPIRITO SANTO
possono essere attribuiti sia al Padre che al Figlio?
Agostino trova che per lo Spirito Santo è usato anche il termine DONO e
capisce che la relazione è quella il dono infatti è tale solo se c’è una
doppia relazione tra chi dona e chi riceve. La concezione tra Padre e
Figlio è la base per la pneumatologia latina.

LIBRO OTTAVO

Ultima parte del DE TRINITATE sull’esperienza della fede. Agostino vuole


aiutare i lettori a fare esperienza della Trinità, con diversi modalità.
In primo luogo spiega come e dove poter fare esperienza.
Dice Agostino che se vogliamo fare esperienza dobbiamo capire cosa è il
vero amore, quello agapico espresso da Giovanni. Poiché tutte le forme di
amore dove c’è un sfondo egoistico è concupiscenza.
Agostino non svaluta le varie prove cosmologiche per affermare l’esistenza
di Dio, ma dice che se partiamo dall’esterno para arrivare a Dio, veniamo
invece trascinati lontano.
Agostino si sofferma sul concetto di amore, se io amo, questo amore deve
essere rivolto all’altro. Io non posso conoscere bene il fratello, ma conosco
l’amore con cui l’amo il fratello.
Se vogliamo fare conoscenza di Dio, dobbiamo amare il fratello. Se la
perfezione dell’amore è amare il fratello, vuol dire che Dio che Dio in
questo amore è compreso.
Amando il fratello con amore agapico io sperimento un amore che mi
trascende e questo amore viene da Dio. Chi non ama non ha conosciuto a
Dio, perché DIO È AMORE.
Amando il fratello sperimento l’amore che mi trascenda e conosco Dio. In
questo modo io posso conoscere meglio Dio che il fratello.

CHI DIMORA NELLA CARITÁ DIMORA IN DIO


Agostino va avanti pero: quando vedo la carità non vedo la TRINITÀ?
Si, ma come?
Quando dico amore (secondo Agostino, quindi amore per l’altro), amore
come CHARITAS, suppone tre cose: uno che ama, altro che è amato e
l’amore che une i due.
Quindi l’amore è il vincolo tra amato e amante.
Non esiste un amore autentico senza questa Triade.
Agostino considera vari livelli dall’amore:
1º amore coniugale - quell’amore che unisce due esseri (siamo al livello
di EROS). Siamo al livelli più bassi e carnali, ma Agostino vede la triade
anche in questo livello.
2º l’amore di amicizia (la Filia) – che non coinvolge la dimensione fisica,
ma è a livello spirituale, è un legame dell’anima. Anche qua c’è la triade
dell’amore.
3º Per elevarci più in alto, a livello di Dio che implica vedere la carità, ci fa
capire che se Dio è amore, come dice Giovanni, SE VEDI LA CARITÀ
VEDI LA TRINITÀ.
Agostino attraverso l’amore ha trovato il luogo e la via dove cercare, anche
se ancora non ha trovato quello che cerca. Agostino dice che queste
riflessioni ci devono bastare.
Cosi chiude il libro VIII, ma dal IX al XV Agostino comincia il discorso sulle
similitudini psicologiche, cioè un’indagine sull’anima umana.
Agostino individua tante triadi nell’anima umana, una é MEMORIA-
INTELLETTO-VOLONTÀ, che è una triade immagine della TRINITA che
c’è nell’uomo.
Queste triadi sono delle similitudini di quello che Dio è. I libri del D.T
ebbero grane influsso nella storia del pensiero soprattutto in Trinitaria.
Agostino elabora due vie diverse, una é quella dell’amore e l’altra é quella
delle triadi che fa un analisi del singolo soggetto umano.
LIBRO XV

Ci spiega il motivo del bisogno di riposo che descrive nel libro VIII.
Fa una specie di riassunto del cammino fatto fino qui.
Fa una analisi critica e ci dice l’importanza del libro VIII, secondo Agostino
è un libro di svolta.
Il discorso della Caritas è frutto della rinnovata esperienza della luce.
Questa luce è ora Charitasn (amore stesso)
Questa luce abbaglia il suo Spirito e Agostino capisce che non puo
raggiungerla cosi vuole riposo.
La luce che ha sperimentando gli ha fatto conoscere Dio Caritas
Allora aggiunge una digressione dal libro IX al XIV, dove ci sono la
moltitudine che ci possono dire qualcosa del creatore. Quindi attraverso le
perfezioni create possiamo vedere quello che è Dio creatore.
O sottofondo di Agostino rimane un sottofondo neoplatonico
intersoggettivo, mentre ma non le avene gli servivano categorie aperte alla
relazionalità. Ripiega su un discorso dell’animo umano che gli fornisce
tutte le categorie di cui ha bisogno per rifletere.

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