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LA FAVOLA D'ORFEO RAPPRESENTATA IN MVSICA Tt Carneuale dell’Anno upevit, Nell’ Accademia de gl’ Innaghiti di Mantonas ; | Sotto i felici aufpizi) del Serenifs. Sige Dvo a benigniflimo lor procettores « $e In MANTOVA, per Francefco Ofannas Stampator Ducales . 16076 Con licenza de’ Superior sdacsttassths ale oe od PROLOGO. os LA MVSICA, Wed L mio Permelfo amato a voi ne vegno Tnéliti Eroi, fangne geatil di Regi , ff Dicui narra la Fama eccelfit pregi » " N@ giugne alver perch’é tropp'alta il frgna To la Mufica’ fon, ch'ai-dolci accents SO far roe ogni turbate core, Et hor dinobil ira, ¢ bor d'amore Poffo infiammar le pid gelate menti s To sh Cetera d’or cantando foglio Mortal orecchia lufingar talbora , E in quifa tal deParmonia fonora De le rote del Ciel pid Palme inuoglio , Quinci a dirui @ ORF 20 defio mi fprona, D’ OnFeo che trafte al fuocantar le feré, E feruo fe PInferna a fue preshiere, Gloria‘imimortal. di Pindo é d’Eliconas, Hor mentre i canti alterno horlicti, hor mefti, Non fimona augellin fra quelte piante, Né soda in quefte rime onda fonante, Et ogni auretta in fuo camin § arrefli. a2 eftTO 4 ATT O : ATTO PRIMO. Saad PASTORE, ‘N. quello lieto e fortunate iorkg ch pollo fire agli, soar fe, Del nofiro Scmideo cantiam Pafkori Con st foani. accenti bay fien degni d OX¥2.0 nofiri conceuti. gai fat’é pictofa Pag alma gid sh fdegnoft De la bella Ey ryprces Oggi fated felice- ORFEO nel fendi le, per cui gid tanto Der queftefelue ba fefivato, € panto» Dunque in si lieto ¢ fortunato giorng. chi pofte fine a gli amorofiaffannt Deb nostro Semideo eantiam Paftord » Con si foawi accemi, Che fiendegni dO ¥ z0 nofti conkenti, GCHORO, PENT Imeneo,deb vieni, E lata face ardeme. Sia ETT ie am oom nagnannerneer etree soniemeeamaormainmn PRIM OF 3 Sia quafi vn Sol najcente Chapporti a quefti amanti i di ferent » lunge homai difgombre De gli affanni e del duol lenebbie e Pombret NINFA. SE bonor di Parnafo, amor del Cielos L Gentil conforto'a feonfolato core , Voftre cetre-fonore : ‘Squarcino d ogni nube il fofco veloe & mentre ogi propizio al voftro On¥ES Inuochiamo Fineneo, 3 Si ben temprate corde €o'l voftro fuon, noftr armonia s*accorde. “CHORO. ASCLATE i monti Lafeiate i fonti Ninfe-vexzofe ¢ liete 5 € in questi prati eA i balli vfati Legyiadro il pié rendete+ Qui mirdil Sole W oStre carole Pit vaghe affai di quelle, Onda la Lona A Pavia brena Danzano in Ciel be Fella. +i A 3 Poi & avT To Poi di bet fiori Per. voi S bono © Di questi amanti il crine, Chor de i martivi Dei lor defiri Godon beati il fines. PASTORE. eA ts gentil cantor s'a tuok Lamenti- Gi felts lagrimar quelle campagne, Perc’bor ab-fuon de la femofa cerva Now fai teco gioiv le valli ei poggi? Sia teflimon del core Qualche lieta canzon che detti Amores. ORFEO. R OSA del Ciel, gemma del giorno,e degna Prole di lui che PV ninerfo affrena, Sol ch'il tutto civcondi e'l sucto mivi-, Da gli Slellantt gint Dimmi-vedefth mai eAlcun dime pik fortunato amantes ? Fa ben felice il giorno Dio ben che pria ti vidi, E pia felice Ubora Che per te fofpirai Poicbal mio fofpirar tu fopira$ti Feliciffime it punto Che la candida mana [ Regus PRIMG: Pegno di pura fede ame porgefti « ‘Se tanti Cori baneffi Quant occhi bait Ciel fereno, e quante-chiome: Sogliono i Colli bauer P Aprile e'l Maggio Colmi fi farien tutti e traboccanti Di quel piacer ch'oggi mi fa contento. EV:RIDICE. T° non dird qual fia Nel tuo gione ORF £0 la gioiamig, Che non bd mecoil core, , Ada teco Haffiin compagnia d Amores Chiedilo dunque a lui s'intender brami Quant6 lieta? givifea, € quanto Pami« CHORO. eASCLATE i moni Lafeiate i fonti Ninfe vezzofe e licte & in queflt pratt Ai bali vfatk Leggiadro il pie rendete_», Qu) mini il Sole Votre carole Pik vaghe affai di-quelle, Onda la Lang wf Paria brine Desxgne ie Cieble Steller, 44 SHORO. 7 8 A TT O : CHORO. PINT Imenco, deb vient, €la tua face ardente ‘Sia quafi-vn Sol nafeente CHrapporti'd questi amantii di ferent, € lunge homai difgombre Degli affanni € detduol le nebbiee P ombre. ‘ PASTORE. Miz Sil noftvo gioir dal Ciel derina Come dal Ciel cid che qua gik wincontva Ginfto e bien che diuoti Gli offviamo incenfie voti . Dunque al Tempio ciafcun viuolgai palf A pregar lui nela cui defira & il Mondo, Che lungamente il noktro ben conferui CHORO. NM CVN non fia che difperato in preda ‘Si doni al duol benche talbor n’affaglia Pofjente 3} che noflra vita inforfen « Che poiche nembo rio grauido il feno D’atra tempesta-inovridita ba it «Mondo, Diiega il Sol pin chiaroi rai lucenti, E dopo Pafpro gel dei Verio ignisdo este di fior la Primanera i camph » Orfeo PRIMO. Onveo di cui pur dianzi Faron cibo i fofpir, beuanda i! pisnto, Oggi felice é tanto ‘Che nulla é pie che da bramar gti awangi« Ma perche tat givire Dopd tanco martire? Eterni Numi Fofir opre eccelfe occhio mortal non vedle, Che splendente caligine le aderabra 5 Pur fe lece fhiegar penfiero inserno Sol per cangiarlo oue V'error fi feopra, Direm, chin queSta guifa Mentrei voti € ORFEO fecondail Cielo, Prova vuol far di fua vired pik certa. Bil flfvr le miferie & picciol pregio, Mal cortele girar di forte amica ‘Suol dal aritto camin traviar Palme, ‘Oro cosi per foco & pit pregiato. Combattuto valore Godra cos) di piss fublime bonore2. we Hl fine del primo Atta. “Syae, 6 ENS. S677" ATTO SECONDO. shad ORFEO. BPLTG CC O pur ch'd voi visorns 8] ag Care felue e plage amatey ess} Da quel Sol fatte beate Cree” ‘Per cuifol mic notti baw gioruo. PAST.ORE. M: RA chia fe walletta Lombra Oxreo di que’ faggi, Hor ch’infocati rageé Febo da Ciel fattias - SA quelle exbofe Sponde Pofianci yen vary modi Ciafeun fua voce fnodi Al mormorio de Ponds « DVE PASTORI, N quefio praro adorno Ogni feluaggio Nume Sonente ha per coflume Di far licto foggiorng Quit SECONDO. . Bulan Dio de’ Paftori : Svdi talhor -dolente Rimembrar dolcemente Suoi fisenturati amor. DVE PASTORL UI le Napee vezzofe (Schiera fempre fiorita ) Con le candide dita Fur vifle @ coglier rofer. CcCHORO. VN QVE fa degni OR¥EO Dp Del fuon de Paurea lira Quefli campi one ffira Aura d'odor Sabeo, ORFEO. 1 ricorda 8 bofebi ombroft De’ miei langhi afpri tormenti, Quando: faffi @ mici lamenti Riftondean fatt piccofi 2 Dite, allhor non vi fembrai Pik d'ogni altro fconfolato ? Hor fortuna ba Sil cangiata, Ed ha volti in fefla i guii. Vii gid mefloe-dolente, Hor gicifco, ¢ quegli affanni se _aA TT O Che fofferti bd per tan? anni Fan pitt caroil ben prefentes ‘Sol per té bella Ev RipicE Benedico il mio tormenta, Dopo’ duol vid pits contento Dopé'l mal vid pit felice> « PASTORE: RA, deh mira Onteo, che. ogni intorna n M ‘Ride'l bofco eridei pratoy Segui pur col plettro aurato D addolcir Patan beato giorno: MESSAGGIERA. HI cafo acerbo, abifato empio.e crudeley Abi Sielle ingiuriofe, abi Cielo auaro. PASTORE. AL faon dolente il lieto di perturba? MESSAGGIERA. ASS A, dunque debbio Mentre O RFE O Con fue note il Ciel confola Con le parole mie paffargli il cores PASTOREW VESTA é Siluia gentile Q Dolciffima ‘compagna Be SECONDO! B Delabella Evninice :dquanto din vif Dolorofa : bor che fia ? deb fommi Deb Non torcete da noi benigno il guardo MESSAGGIERA, AST OR lafeiate il canto, Chiogni noflra allegrezga in doglia ¢ voltas ORFEO. DONDE vieni? one vai? Ninfa che porti? MESSAGGIERAG TE ne vengo OnEEO Meffaggiera infelice Di cafo pis infelice e pin funeSto. Latnabella Evnrorce. Orf. Ohime che odo? La wa diletta Spofae morta. Orf. Obimens « MESSAGGIERA. 1 vn fiorito prato Con Paltre fue compagne Gina cogliendo fiork ‘Per farne vna ghirlanda d le tue shionita Quando angue infidiofo Bera fra Perbe afcofo Le punfe vn pid con velenofo dente, Sd ecco immantinente Scolorigi'il bel vifo e ne’ fuoi luo Spat, 14 A-T TO Sparir que’ lampi,ond’ella al Sol fea fcormo. Albor noi sutte shigottite e mefte Le fummo intorne richiamar tentando Gli Sirti in lei froarrith Con Ponda frefea ¢ co poffenti carmi ; Ma nulla valfe, abi laffa, Ch'ellaii languid lumi alquanto aprenddy E té chiamando ORF EO, Dopd vn graue fofpiro Spire fra quefte braccia , ed io vimaft ‘Piewa il car di pictate e di fpauento. PASTORE. A HI cafo acerbo,abi fato empio e cvudele, Ahi Stelle ingiuriofe, abi Cielo auaro PASTORE. amare nouella Raflembra Vinfelice vn muto fofto, ‘Che per ixoppo dolor non pud dolerfi « PASTORE.. i A HI ben haurebbe mn cor diTigre,o d'Orfe Chi non fentiffe del tuo mal pietare, ‘Primo @ogni tua ben mifero amante « ORFEO, SECONDG. a5 ORFEO. Y fe’ morta mia vita, ed io refpivo? Tu fe’ stu fe pur ita Per mai piltnon tornare; ed io vimango? No, che fei verfi alcuna cofs ponno Nandré ficuro @ pik profondi abiffi, E inteneritoil cor del -Ré deVombre Meco trarrotii a riueder le Stelle: © fe cid negherammi empio deftino Rimarré tevoin compagnia di morte, A dio tera , adio Cielo, Sole a dias CHORO. HI cafe acerbo,abi fato empio e erudele;. Abi Stelle ingiuriofe, abi Cielo auaros Non fi fidi buon mortale Di ben caduco e frale Che toflo fugge, € Feito A gran falitail precipizio? prefRo. MESSAGGIERA. M2 jo ch'in quefla lingua HO portato il coltello Cha fuenatad 0 RF EO Panima amante, Odiofa di Paftori & dle Ninfe; Odisfa a me Heft, one ms'afcondo ? Rottola infauta it Sole Rugs 16 AT TO Fuggird fempre, e in folitario Speco Mexerd vita al mio dolor conforme.. CHORO, Gy ne confola abi laffi? O pur chine concede Ne glt occhivn vino fonte Da poter lagrimar conte connien{i In quefto mefto giorno, Quanto pits lieto gid tant’ bor pik mesto ? Oggi turbo crudele . T due lumi maggiori Di quefle noflre felue E¥RIDICE, & ORFEO, L'vna’ punta da Pangue , L'altro dal duol trafitto, abi laffi ha Spenti : Ahi cafo acerbo, ahi fato:empioe crudele y Abi Stelle ingiuviofe; abi Ciel auaro. ©Mta dove, ab doue hor fano De la mifera Ninfa Le belle ¢ freddemembra , Che per fuo degno albergo Quclla bel? alma eleffe Chioggi-e partita:in fu'd florir de giorni eAndiam Paftori andiama ‘Pietofi ad vievousele s E di lagrime amare a SECONDO: 17 a] douuto tributo Per. noi fi paghi almeno al corpo efangue « ethi cajo acerbo, abi faso empio e cradele, Abi Stelle inginviofe, abi Cielo auaro. (Ma qual funebre pompa Degna fia CEvRIDICEE Portino il gran foretro Le Grazie in vélle neva, E con lor chiome Sparfe Le UMufe fconfolate _ Lacéompagnin cantando Con flebil voce i fuoi paffati pregiy Di Nubi il Ciel fi cinga E con ofeura pioggia Pianga fopra il fepolero: E poich'egli haura pianto Languida luce Sieghi , E lampada funcfla Sia di si nobil romba il Sol dolente < Abi cafo acerbo, abi fato empio e crndele, ethi Stelle ingiuriofe, abi Cielo auaro. Qui Gi mura la Scena, AES, Al fine del fecondo Atto ; “78 ATT oO ATTO TERZO. Dated ORFEO, SPCORTO da te mio Nume. Speranza vnico bene KS De gli aflitti mortali, homai fon ginnto 4 quefiiregni tencbrofi e mei Dowe raggia di Sal glareai non giunfe >. Tu mia compagna e duce Per cost ftrane e feonolciute vie Reggeliiil paffo debile e tremante Ond'oggi ancora ipera Di rineder quelle beati tuck Che fole a li occhi miei portano il giorno. SPERANZA, CO Patra palude, eccoil noccbiero Che trabe gli irti ignudi éPaltra fonda, Dou'ba Pluton de Pombre il vafto impero« Oltra quel nero Stagno, olera quel fume, In quei campi di pianto e di dolore , Deftin crudele ogni tuo ben Vafcondes . Hr d’vopo dd’ vn gran core ¢ dyn bel canto. To TERZO. ap Tofin qui PhO condosto, bor pit nom lice ‘Teco venir, ch'amara leggeil viera Legge feritta co'lfertoin dave fof ‘De l'ima reggia in sit Lorvibil foglia Che°in quefie nate il fiero fenfo efprime, Lalciace ogni {peranza “voi ch’entrate. Dunque fe Habilito bai pur nel core Di porre il pie nela Citta dolente , Dare men fuggo € tarno WA Prfato joggiorno » ORFEO. OVE, ab done ten vai V nico del mio cor dolce conforto ? Poiche non lunge bomai Del mio lango caniin fi [eopreil porto, Perche ti parti em’ abbandoni, abi laffo, Sw perigtiofo paffo ? ‘Qual: bene bor pit m'auanza Se fuggi ta dolciffima Speranza ? CARONTE. oO TP chinnanzimorte a quefle rine Teimeraria te’n vieni, arveflai paffi: Solear quefPonde ad buom mortal non daffi, Ne pud co’morti albergo haner chi vine . Che 2 vuoi forlenemico al mio Signore Corbero tar da le Tavtaree pores 2 Ba Qrapir ‘vo ATT O “0 vapir brami fua cara conforte Diimpudico defire acce{o il core? Pon freno al folle ardir, ch’enti’al mio legna Non accorrd pik mai corporea falma, Si degli antichi oleraggi ancor ne Palma Serbo acerba memoria ¢ ginflo fdegna. ORFEO. Pp OSSENTE Spivtoe formidabil Nume, Senza cui far paffaggio a Paltra rina Alma da corpo fciolea in yan prefume ; Non vin’ io nd, che poi di vita & prina Mia cara Spofa il cor none pimeco, & fenza cor com*effer pud cb’ig viua» 2 ed lei vole'ha'l camin per Pacr cieco, A EInferno non gid, ch owimnque Haffi Tanta bellegza it Paradifs ha foco. OnFx0 fon io, che CEYRIDICE i paff Seguo per quefle tenebrofe arene , Doue giamai per buom mortal non vaffi « © dele luci mie luei ferene, Syn voftro fyuardo pud tornarmi in vita, Abi chi nega il conforto dle mie pene 2 Sol tu uobile Dio pen darwai dita y Ne semer dei, che fopra vn'aurea Cetra Sol di corde foaui armo le dita, Contra cui tigid’alina in nan s'impetrad SECONDO- at CARONTE: EN folletica alquanta B Dilettandomi il core ‘Sconfolaté Cantore 41 tuo pianto e'l tno canto. - ‘Ma lunge, ab lunge fia da quefto petto s ‘Pieta di mio valor non degno affetto + ORFEO. HI fuenturato amante, Sperar dunque non lice Chrodan miei preghi i Cittadin @ Anerno? Onde qual ombra errante D'infepolto cadauero infelice , + Prino fard del Cielo e del Paferno ? Cost yuol empia forte Cin quefii orvor di morte Da te mio cor lontano Chiami to nome in uano , E pregando, e piagnendo mi confumi @ Rendetemi’) mio ben Tartavei Numi . i dorme , ela mia cetra Se pictd non impetra NeVindurato core ,almeno abbattepi Le Giganiee falangi, al furore Dele lot braccia ferreo fren ponelli. vAllbor che Penspia guerra Moffé co fuoi gran figlial Ciel la Terta. CHORD. VOHE padre Lieo Baffareo Te chiamiam con chiari accenti, €uobe liete ¢ ridenti 7 Te lodiam padre Lenco” Hor Chabbiam coimo it core Del tuo dixin furore. BAG QVINTO: 35 BACCAN TE: ENZ A te Palma Dea che Cipro bonora S Fredda ¢ infipida fora, 0 d'ogni human piscer gran condintento E @ogni affliuto cor dolce contento . CHORO. VOE padre Lico Baftareo Te chiamiam con chiavi accenti, Euohe liete ¢ videnti Te lodiam padre Leneo Hor Chabbiam colmoil core Del tuo dinia furore. rea teD U fine del quinto Ano.

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